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Weber Bench in vita fosse considerato uno storico e un economista, Max Weber considerato uno dei fondatori della

a sociologia moderna, assieme a Karl Marx ed mile Durkheim. Mentre Durkheim, seguendo Comte, apparteneva alla tradizione positivista, Weber, come Sombart, avvi la tradizione ermeneutica nelle scienze sociali, una rivoluzione antipositivistica, in quanto sottolineava la differenza tra scienze naturali e scienze sociali, attribuendola al ruolo delle azioni sociali umane. Molte delle sue opere furono raccolte, revisionate e pubblicate dopo la sua morte. Interpretazioni fondamentali furono prodotte da grandi sociologi come Talcott Parsons e C. Wright Mills. Buona parte della ricerca di Weber si concentr sullo sviluppo del capitalismo moderno. Sub l'influenza di Karl Marx, ma ne critic molti aspetti: respinse, ad esempio, la concezione materialistica della storia e attribu una minore importanza al conflitto di classe. Secondo Weber, infatti, le idee ed i valori influiscono sulla societ allo stesso modo delle condizioni economiche. Egli cerca di indagare su quali basi il potere politico esercitato all'interno di uno stato riesca a legittimarsi creando forme di consenso. La problematica della natura e dell'origine del capitalismo era largamente dibattuto nella cultura tedesca degli ultimi anni dell'Ottocento, soprattutto a partire da Marx. Erano stati da poco pubblicati da Engels il secondo e il terzo libro de Il Capitale di Marx, e le teorie marxiste cominciavano ad essere accettate da economisti e storici, sia che le si volesse confutare, sia che le si volessero avvalorare. Weber giungeva all'analisi del capitalismo moderno dall'analisi del capitalismo antico, che era stato oggetto dei suoi studi di economia politica. Weber riconosceva il carattere del capitalismo moderno nel razionalismo economico, concepito come l'aspetto economico di un pi generale processo di razionalizzazione, che comportava l'organizzazione razionale dell'impresa, la tendenza razionale al profitto sulla base del calcolo del capitale, la redazione di bilanci preventivi e consuntivi, la separazione tra impresa e amministrazione domestica, l'impiego del lavoro libero, l'esistenza di un libero mercato. Ma accanto a questi elementi, egli indicava un aspetto che, dal punto di vista marxista, si direbbe sovrastrutturale: lo "spirito del capitalismo", ovvero una specifica mentalit economica che, secondo Weber, affonda le sue radici nel terreno della religione. Il problema di Weber quello di spiegare "il particolare carattere del capitalismo occidentale e, in seno a questo, di quello moderno, e le sue origini". Non era nuova l'osservazione, anzi la constatazione, del pi avanzato grado di sviluppo economico e civile in generale della societ in cui si erano diffuse le confessioni riformate. Weber ne trae spunto per impostare la sua nuova tesi del rapporto tra la mentalit capitalistica e l'etica protestante, in particolare del calvinismo. Il credente di queste confessioni convinto che la sua salvezza o la sua dannazione siano decretate da Dio e dall'eternit e non dipendono dalle sue opere - cerca una conferma della grazia divina, e la trova nel successo economico. Il compimento del proprio volere nel mondo voluto da Dio ad accrescimento della sua gloria nella sua rinascita un segno della "grazia". Si caricano, quindi, di significato religioso l'operosit, lo zelo, la coscienza rigorosa e severa, che si traducono nella concezione della professione come vocazione e in una condotta di vita metodica. Weber prende in esame i protestanti e il loro grande successo economico a partire dal Cinquecento. Il termine chiave per capire questo fenomeno il termine tedesco Beruf, che significa tanto "vocazione" quanto "lavoro", termine che non ha un corrispettivo nella lingua italiana, caratterizzata dal retaggio cattolico nella cui etica non viene considerato per il raggiungimento della grazia il ruolo, o il semplice "mestiere" che Dio ha assegnato ad ogni individuo nella societ. Per i protestanti la salvezza decretata da Dio (giustificazione per fede) e non la si ottiene in virt delle proprie opere; un

indizio per capire se si sar o meno salvati il successo professionale che si ha nel corso della vita, come se dal successo nel lavoro si potesse avvertire il proprio essere graditi a Dio. Sicch quella che il protestante compie un'autentica "ascesi intramondana", per cui egli strumento di Dio nel mondo: chi lavora con dedizione per tutta la propria vita e riscuote grande successo pu ritenersi salvo. Da ci nasce secondo Weber il capitalismo moderno, non gi da particolari condizioni materiali, storiche ed economiche (come sosteneva Marx). La teoria weberiana dell'origine dello spirito capitalistico rovescia le teorie marxiste del rapporto tra struttura economica e sovrastruttura; del resto, Weber aveva gi polemizzato con la concezione materialista della storia negli scritti metodologici. Bisogna per sottolineare che l'opera di Weber non si propone neppure di sostenere un qualsivoglia primato di fattori spirituali su quelli materiali. Dalla sua ricerca egli trae la conclusione che vi uno stretto rapporto tra lo sviluppo del capitalismo moderno e l'etica economica del protestantesimo. Alla stessa conclusione giungeva per via negativa, mostrando negli studi sull'etica economica delle religioni universali (confucianesimo, taoismo, induismo) raccolti poi nella postuma "Sociologia della religione", come in nessun'altra civilt che non fosse l'Occidente moderno si sia verificata una correlazione come quella che si stabilita tra etica protestante e mentalit capitalistica. Importante il suo intervento nel campo della sociologia urbana. Nelle sue analisi, la questione che la vita sociale nelle metropoli industriali sia largamente dominata dal pensiero razionale viene tematizzata in modo pi completo. Per Weber la citt essenzialmente uno spazio economico: in quanto luogo dominante del consumo, della produzione e del commercio; in quanto in citt che si concentrano le funzioni di controllo del sistema economico. Dalle trattazioni di Weber emerge anche un concetto generale di cui si serv per lo sviluppo delle sue teorie: quello di concetto ideale o idealtipo, modello d'interpretazione dei fenomeni scaturito dall'analisi di realt concrete. Spesso un termine estratto dal suo contesto culturale e/o storico che, applicato a realt diverse, permette di individuarne tratti comuni apparentemente dissimili. Ne sono un esempio termini ricorrenti nello studio delle religioni come sacrificio, Mana o Dema. I concetti idealtipici sono utili per spiegare i condizionamenti della realt.

Durkheim Secondo Durkheim, per diventare scientifica la sociologia deve studiare i fatti sociali, ovvero quegli aspetti della vita quotidiana (e sociale, per l'appunto) che influenzano le azioni degli individui proprio con gli stessi metodi con cui si studiano i fenomeni scientifici. Durkheim infatti convinto che la realt sociale possa essere adeguatamente interpretata soltanto se si capaci di uscire dal recinto della speculazione teorica per immergersi nell'indagine empirica. Durkheim studi a fondo la religione. Il sociologo, inoltre, deve liberarsi dei suoi preconcetti e studiare i fatti sociali come un osservatore esterno. Durkheim convinto che la sociologia abbia una funzione concreta di diagnosi e cura dei mali della societ, proponendo soluzioni per la "guarigione" analogamente a quanto avviene da parte della medicina per la cura delle malattie; l'organicismo di Durkheim, tratto fondamentale del suo pensiero, incanaler poi gli studi del semiologo inglese Herbert Spencer, che di fatto con Durkheim vedeva il sistema sociale come un essere vivente autonomo. I fenomeni sociali devono essere analizzati con una visione olistica, non singolarmente ma come parti di un tutto, allo stesso modo di come avviene per lo studio biologico di un organismo vivente. Sotto questo aspetto la societ qualcosa di pi della somma delle sue parti, cio degli individui. Coniato come motto del proprio approccio il principio: "Studia i fatti sociali come cose!", Durkheim presta attenzione allo studio rigoroso degli oggetti e di qualunque evento della societ. Durkheim considera i valori e i costumi come un tessuto connettivo per la societ. Determinante a questo proposito il suo influsso nella ricerca della storia delle religioni: individu infatti negli elementi del religioso l'espressione della volont sociale, che si concretizza nel concetto di sacro (inteso come "separato" dalla realt che gli si oppone, il profano). Durkheim, a partire da questi presupposti, arriver a definire la religione come "quel sistema di credenza e pratiche relative a cose sacre che uniscono in una comunit sociale coloro che vi aderiscono". Durkheim introdusse il termine "coscienza collettiva" per indicare l'insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri di una societ. Per quanto riguarda gli studi sull'economia, egli analizza soprattutto la divisione del lavoro, ovvero il farsi strada di differenze sempre pi complesse e influenti tra le varie posizioni occupazionali. Pian piano, il lavoro viene considerato da Durkheim come il principale fondamento della coesione sociale, ancora prima della religione. Inoltre, con la divisione delle attivit, gli individui diventano sempre pi dipendenti gli uni dagli altri, perch ognuno ha bisogno di beni forniti da coloro che svolgono un lavoro diverso dal proprio. Secondo Durkheim, la divisione del lavoro prende gradualmente il posto della religione come principale fondamento della coesione sociale.

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