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«Dal grido alla parolay: Ferranza poetica e teorica di Edouard Glissant Alessandro Corio Indie! fa cos, col vostro nome inchiodato alla follia, che il ‘mare comincid. Les Indes! Non le teorie, le ideologie, i poteri ~ non un sistema 0 uun'idea del mondo bensi enorme mescolanza, dove non si tratta né di rendere omaggio al primo lamento né di con- senza fino. La parola gridata del mondo, in Edouard Glissane (morne Bezaudin, Martini nel corso della sua vita e del suo vastissimo progetto letteratio, poetico € filosofico, ha ascoltato incessantemente i grido del mondo, cercando di trascriverlo, di tracciarlo e intagliarlo, con pazienza e precisione, ¢ di tra~ durlo in modo inesausto nella sua scrittura, per contribuire alla nascita di tun linguaggio nuovo e, con esso, di «una nuova regione del mondo» (Gli sant 2006a). A partire dalle prime opere poetiche ~ Um champ dies * Dove non & indicato diversamence in italiano dei test di Glissant liografia, sono nostre le traduzioni in ‘ScRETTURE MIGRANT. 4 2010) 174 Alessandro Caria (1953), Les Indes (1956) ¢ Le Sel noir (1960) — questa scrttura allascol- to ha attraversato le forme del c c0 litco di un mondo nuovo che viene alla luce, ti della scoperta ¢ "immensa follia della conquista, del- >. La intensa densita Linguistica, formale e sim- bolica che caratteriza la sua poesia, erede della grande stagione simboli e surrealista, ha poi cercato la via di un pensiero all'altezza della vita infinita di un mondo in perenne rivoluzione tremante cambiamento. Per questo ~ da Solel de la conscience (1956) a Philosophie de la Relation (2009) ~ egli ha sperimentato instancabilmente uno stile di pensiero e di scrittura che resistesse alla tentazione di prendere il mondo con sé, di ad- domesticarlo e rinchiuderlo in un sistema metafisico, per lasciarsi invece trasportare, sconvolgere e mutare dalle sue stesse forzetelluriche e antro~ piche. Da quell'arco o «campo disole non inventate» (Glissant 1953, 57), arcipelago caraibico, che percorre ’Atlantico dalla Florida alle coste del Venezuela, sorta di «prefazione al continente» (Glissan: 1995a, 12) ame- ricano, al divenire caotico, violento ¢ fecondo del rutte-mondo (Glissant 1994 e 1995b), il suo itinerario poetico e intellertuale non & stato certa- mente lineare e progressivo, né tant la modalit’ di relazione all alter dei conquistatori ¢ dei coloni freccia» (Glissant 1995; te indagato e lasciato affi ne, che si& éVintuizione e la vis 169), che nel paese e nel ‘modo assolutamente im- a frontiera fragile € tremante, pronto ad essere rassorbito e inghiortto in ogni momento — come la sua casa natale sul morne Bezaudin nell’entroterra martinicano?® ‘a germogli ele genate di es inlinate, condorte a vela,tipiche del ne termine ercolo che indica le colline ele ature dll entroerr,ricoperte di vegetazione twopicalee un tempo ifugio dei marrons, li schiav fuggii dalle piantagioni SCRETTURE MIGRANT. 4.2010) «Dal grido alla parole» 175 Glissant, infatei, proprio nella fragilita dell origine, nel venir meno delle vecchie certezze legate alla genealogia, alla filiazione, a L identicde alla lingua, sirivela enorme potenzialita che Puomo, oggi, dev essere in grado di cogliere. La comunita o il popolo che viene — «cid che ci manca nel mondo» (Glissant 2006b, 108) ¢ che si dovra inventare incessantemente ~ dovri farsi carico di questa infinita apertura ¢ lasciar- sialle spalle la falsa trasparenza e Pastrazione anestetizzante dell’Univer- sale, per immergersi, rischiosamente certo, nella «material densa della 90, 109). trenta ta raccolte poetiche, romanzi, sagg, scr lo ha spinto ad abandonare renacement ica, per quanto macstosa ¢ feconda, d Ragione, della Coscienza e 2 con sorprendente anticipo rispetto alla produzione teorica degli ultima anni (dai cultura ai postcolonial seudis rie critiche della glo- pianeta, avrebbe dato luogo. Glissant siero e la sua poesia, sempre congiunt novella o in una visione teleologica o apocalittica; senza cedere nemme- no al mero abbandono ludico, al gioco postmoderno dei significanti dei simulacri e soprattutto senza mai celare «la miseria del mondo» (ivi, 152), gli aspetti pitt dolorosie lancinanti del presente. La sua somma, pur producendo instancabilmente analisi, cone flessioni, miti, paesaggi e personaggi, ha mantenuto fino alPultimo un nucleo fondamentale ed essenzialmente poetico di sospensione e di avol- to: una parola all'ascolto del grido del mondo. SCRETTRE MIGRANT 42010) 176 Alesandro Corio Lopera-mangrovia tun paese, ¢ se domandiamo qual @ que- >mbiamo nell'oscuro non sradicabile portando sulle nostre gambe e braccia delle cicat lebil. Mahagony La scomparsa recente di uno dei maggiori scritrori del nostro tempo, riconosciuto e consacrato in tutto il mondo — un «intellettuale totale», per usare la celebre formula coniata da Bourdieu per Sartre ~ ci pone fronte a un senso di vastitae al tempo stesso di compiutezza e grandis 18 delfopera, quasi i deci ati nei prossimi anni). La sua persona si amman- i anni di un’aura quasi sacerdotale, assumendo talvolea luna postura messianica e una presenza, del corpo e della voce, che tra- smetteva una saggerza non distaccata, ma sofferta ecarica di passione. Il suo sguardo severo, continuamente in cerca di lontananze e scavato tra le rughe di un volco che 1 della foresta tropicale ~ il mahogani,il figuier-maudit, Vacomat — incu- teva riverenza, lasciando trasparite al contempo una formidabile ospiea- lira e umanita. vena a sempre aru fama cautore dificil (noione di cul? ene i quello dei concerti ¢ suoi procedimenti dis: testi estremamente densi e aff € non, e per tutti coloro che si interessano alle problematiche della glo- balizzazione, del dialogo interculturale, delle minoranze, del razzismo della migrazione. Allo stesso tempo, per, esi fatcanoa inserts in un pit ampio mercato fronti di un certo sa della difficolta di dlificai e affe Dobbiamo comunque segnalate il ruolo importante 2 editrici medio-piccole, che fondamentali, sia teorici che hanno pubblicato in questi anni su Dal ido ala parole» 7 narrativi, che costituiscono un importante punto di partenza per la rice- zione di questo autore nel nostro paese. Una delle cratterstiche peculiar della sua produsione & i non pre- econcluse, ma scritture, composto da testi narrativi in cui si inseriscono, spesso senza soluzione di continuita, frammenti di riflessione teorica e, viceversa, da saggi che inglobano spezzoni lic, metafore e figure, personaggi che pren- chee a parol (criticando lautore o lo seritore) rifesioni in versi~ caso proprio del Traité du tour-monde, che si presenta come ur! galisima ced efficace sintesi, ulteriormente elaborata e perfezionata nei testi successivi, di svariati generi e stli, Nell’estesa saga romanzesca che inizia nel 1958 con La Lézarde, itornano in continuazione personages Fa- iogh arabole ed elementi simbolici, spesso narrati da angolature differenti e contrastanti, ma anche frammenti liti- poesie, ativando a esplodere in Tutto-mondo (1995b) igogiosaeslegata di tegstr, forme cregimi discorivi. Con- siderata nella sua interezza, insomma, ci troviamo di fronte ad un’ opera- mangrovia che, pet essere compresa e apprezzata a fondo, dovrebbe esser letta nella sua articolata complessita e che richiede, come Glissant stesso apace di salt, spo ‘Questa caratteristica intrinseca della sua lerebbe pertanto un progetto edito- uativo € omogeneo, che si occupasse e stilistici che la delle riprese che ne fanno una sorta i complesso ¢ ininterrotto macrotest. “Avvertiamo comunque I'urgenza di tradurre edi leggere Glissant og- gi nel «nostrom Iuogo. In gran parte dell occidente, infatti, con caratteri- stiche peculiati e particolarmente problematiche in Italia, si mostra sem- scrittura,? su cui torneremo, Fiale e di traduzione pitt estes0, oo della totalith dell i fon 50 a che et, ma ero giovanissimo, ho sognato di aver svilupparo che si awvolgeva suse steo, innocentemente ma con trionfale progressivamenteisuoi propri sensi. La ripetizione ne era iio, on. Pee rumen qualche eo ho empreimegute quel testo (Cl sant 20062, 19). SCRETTURE MIGRANT 42010) 178 Alesandro Corio pre pitt evidente la necessith di ripensare in maniera complessa ¢ corag- tite della comunita, delle relazioni e de- » della memoria € che un potente serbatoio ie figure, di provocazio- i, visioni utopiche e riflessioni possiamo attingere per riplasma- ;ostro immaginario della relazione tra enoi» e gli altri, tra il luogo ingua che abitiamo, e che ci abitano, ¢ il mondo; per uscire final- cui si fondano ancora le narrazioni domi- idinanza e delle frontiere. nanti della nazione, della ci Luniverso muto della schiaviti e Virruzione nella modernise In questo universo muto, la voce ¢ il corpo sono la prose- cuzione di una mancanza, . a Ma cid che abbiamo in comune, ¢ lirrusione nella moder- ita, Le Discours antillaié Esiste un centro vuoto, un abisso storico e mem: sperso, in rapporto al quale la parola siti ela forza del suo sorgere, in un legame inscindibile al tempo stesso impossible etragico. Un nucleo di silenzio,assenza e ver- tigine, situato al margine estremo e al tempo stesso nel cuore del tempo storico costruito dalle mitologie fondanti dell’occidente. Nei confront di questo abisso la patola poetic si colloca in una tensione che, per di- nel lavoro della forma, deve egualmente resi- ¢ annichilente de silenzio ¢ sfruttarla, tra- sformandola in linguaggio, mito, imo, metafora, narrazione, figura 0 ‘Come fa giustamente notate Elena Pessini in un suo saggio recente (Pessini 2007), Glissantgioea, non solo in questo pasa polisemia del termine poursuiore, che ud avere il significaro di (in)seguire'fperseguire ’proseguire. SoRITTURE MICRA 42010) Dal gido alle parolee 179 concetto. Questo abisso-matrice, da cui scaturisce ciato dal primo schiavo fuggiasco — il «marron primordial» — in rappor- to al quale si deve necessariamente costruire il senso e la pratica di un enireo, ® la «Trattav e simplacabile universo muto della » (Glissant 1981a, 472). Tl nucleo tragico e indomabile della poetica glissantiana, che lega la necessita della parola come volonta di soggettivazione e di intervento nel ‘mondo, «una parola arida, difficile (ivi, 27), ad una mancanza origina- ria, era git espresso chiaramente e con linguaggio vibrante nella seconda raccolta di saggi, LTntention poevique: Grido lanciato al mondo dal pit alco morne e che il mondo non udi, golail mio Tinguaggio, ‘mancanza, poi volontd di mutare (Glissanc 1969, 44) Il rapporto tra storia, memoria e linguaggio assume dunque, per i discendenti della schiavici e pit in generale peril soggetto colonizzato, la forma di una doppia e speculare mancanza: una mancanza della storia ¢ tuna mancanza del linguaggio. Questa presenza lancinante di un’assenza, scurlo e furore» che dissemina le sue tracce nel pacsaggio e nella ps che strappa il velo del tempo lineare e uniforme, @ uno dei nuclei del- Pesperienza poetica di Glissant e sara al centro di alcune delle sue opere itt importanti — come Le Discours anzillais (1981) ~ ma anche tensa sperimentazione sul piano del linguaggio e delle forme nar- ~ in romanzi come Malemort (1975) ¢ La Case duu commandeur (1981) — esprimendosi a tratti con accent faulleneriani: Il ciclone del tempo annodato laggit nel suo fondo: dove & successo , che si tinua traduzione. La Rel 8, Si trata, comung) vimento é cid che si realiza assolutamente. La Relazione é movimento» (ivi, 157). Si pone Faccento cos, in modo deciso, sul caractere dinamico, tra- sformativo ¢ incompiuto della Relazione e della creolizzazione, su wle de- flagrazioni, le esplosioni di cui non abbiamo ancora cominciato a coglie~ re il principio o 'economia e di cui non possiamo prevedere la passione» sentire al fatto che Pente cambi permanendo, noi un assoluro. Cid che permane nel cambi scambio, forse innanzitutto la propensione o l'audacia di cambiare> (ivi, 158). Tale propensione e audacia del cambiamento, con tutti rischi e gli SCRUTTURE MIGRANT 4 (2010 «Dad gio all parole» 203 aspetti violenti e dolorosi che Glissant ¢ ben lungi dalloccultare (come no chiaramente taluni passaggi de I! grido del mondo), consente di identita, nel suo essere originariamente scissa, allalterit— che non é pura esteriorit’, ma la attraversa nel suo stesso for- ‘marsi e modificarsi. La fro , spingendo a una questo processo conflittuale, ‘ma fecondo e imprevedibile, che la frontiera — pro ant propone di chiamare creolizzazione. B questo uno sgtandi insegnamenti che proprio quei uoghi fragili ¢ trema «mondi-frontiere» nati dall'incontro, spesso violento ¢ tragi tienze e culture differenti, possono consegnare come testimonianza ¢ of- ferca votiva, priva di qualsiasi valore morale e gerarchia assiologica, al fur turo dell umanith, Nel'ultimo kner, Glissant scrive: «La frontiera & come una. che, lungi dall’inghiottire i contrari che ha su torno, fi dilata, i espone all’infinito del loro sconve 1996, 31). Ogni singolarita, cost come ogni comunita, ha bisogno della diversita e dello straniero, di opacitirriducibili e ingovernabili dai pote- ari € che continuamente, producendo conffito, lotta, scam- bio e cambiamento, la arricchiscono ¢ la rafforzano mutualmente. Come afferma in unintervista col filosofo Frangois Noudel mann: 25 Seguendo la teorizeazione degli sil di pensero proposta dal tcorico della lertera- ‘ura Giovanni Bortiroli, il pensiero di Glissant, perlomeno nelle sue form ia ccomplesse, non rientraaffato nella banale esaltazione del molteplice, contrappostoal- di eva ma in quella logcasctionale econgiuntiva, una ee i ciano nel w SCRITTURE MIGRANT» 42010) 204 Alessandro Covio traniero [...] 2 colui sando comunque me se J che un progresso e una gran prova di civilta é che lo straniero. lo stampo republ Ia concezione del cittadino per Faltro ce. Mi sembr utzzione, perché se lo straniero: J]non ho pitt bisogno di lui, non porta con s ho ucciso in quanto straniero. (Noudelmann 2002, 81-82). Bibliografia ‘Agamben, G. (1989) Quel che resta di Auschwitz. Larchivio e il tstimone, Tori- no, Bollati Boringhieri. 969) Le Jeu die monde, Paris, Les Editions de Minuit. Bachtin, M. 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