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CAPITOLO 11 Materia ¢ movimento in un mondo nuovo { Tra il 1630 il 1632 Descartes scrisse il lavoro che a suo parere dava forma al suo sistema di filosofia naturale, ¢ al quale si riferiva con orgo> lio come al «mio Mondo».' L’opera tratta la nuova cosmologia richie= sta dai concetti cartesiani di materia e movimento. Nel capitolo 8 abbia- mo visto come Papprocco alla metafsica, l'analisi del cgito, porto Descartes a concludere in favore di una radicale distinzione tra mente € materia, Exgli identificava la materia con T'estensione e sosteneva che tutte le ca ratceristche di quella fossero riducibili a quest'unica proprieti. Si pone- va quindi la questione di mostrare come peso, impenetrabliti, durezza € altre evidenti proprieta della materia potessero derivare unicamente dal estensione. Per quanto un simile progetto possa apparire logico, pale semente contrasta con il senso comune ¢ lesperienza quotidiana, perché se l'universo fisico & esteso in ogni luogo, come vuole Descartes, allora esiste ovunque materia, il vuoto & impossibile, ¢ i luoghi apparentemente vuoti sono ontologicamente (cioé realmente) pieni. Tra una pietra ¢ un uguale volume di spazio vuoto non vi é pitt una differenza di genere, ma. semplicemente di densiti. Non una questione di. sensazione Avendo una simile conecrione della materia, Descartes non pud pi affidarsi alle rivelazioni dei sensi, Per scongiurare la fiducia nelle sensazioni, II mondo si apre con un capitolo intitolato «Sulla differenza fra le nostre sensazioni e le cose che le producono», giustficando cosi la trattazione del Vargomento in un’ opera scientifica. Descartes non vuole convincerci a dif fidare di cid che vediamo, udiamo o tocchiamo, ma vuole piuttosto con gliarci di non supporre che gli oggetti della vista, dell’udito e del tatto si simili alle sensazioni che riceviamo ¢ che ci permettono di conoscerli, Le parole sono onde sonore che non hanno alcuna somiglianza con il signifi- cato evocato nella nostra mente. Infatti, come osserva Descartes, non solo comprendiamo un'idea senza soffermarci sul suono che la annuncia, ma se conosciamo pit di una lingua, ci pud capitare di non riuscire a dite in «quale lingua abbiamo sentito un concetto per la prima volta. La situazione © analoga per gli altri sensi. Vediamo un viso sorridente 0 preoccupato, mentre quello che i nostri occhi percepiscono sono labbra piegate all'insi © sopracciglia aggrottate, e descriviamo una piuma come capace di provo- care solletico, quando nella piuma non vi é altro che estensione € movi- mento. Descartes si serve dell'immagine di un soldato che, reduce da uno scontro, pensa di essere rimasto ferito. Viene portato di corsa da un medico, i viene tolta Yarmatura esi trova che una correggia o una fibbia gli preme- vano sulle costole. «Se il suo senso del tatto, nel fargi sentire questa correg- sia, gliene avesse anche impressa immagine nel pensiero, non sarcbbe stato nnecessario che un chirurgo gli dicesse quale era la causa del suo dolore»? Possiamo capire per quale motivo Descartes si preoceupava di sottol neare la differenza tra la natura delle nostre sensazioni ¢ la realta ontolo- tgica degli oggetti che le causano. Cercava un compromesso con l'episte- mologia dalla quale la sua analisi della materia non poteva svincolarsi. Nel ‘Mondo egli non dice che si tratta di una posizione in netto contrasto con Vanalisi dele sensazioni presentata nelle Regole, dove sosteneva che gli oggetti fisici imprimessero la loro forma nell'immaginazione, garantendo quindi Voggettivita delle informazioni dei nostri sensi.’ Proprio perché sta argo- mentando contro le sue stesse precedenti tcorie, Descartes ¢ quasi noioso nell'insistere che non perveniamo alla conoscenza del mondo fisico esami- nando una fedele istantanea sulla nostra retina o ricordando un suono vivido nici nostri timpani. Descartes vuole evitare che i suoi lettori si arenino, per cosi dire, allo stadio in cui egli stesso si trovava circa tre anni prima. Fiamma celeste ¢ fuoco terreno Chiarita la situazione epistemologica, Descartes affronta nuovamente il problema del fuoco, di cui dice di conoscere solo due fonti: le stelle in ciclo ¢ il comune fuoco sulla terra. Dal momento che le stelle sono al di fuori della nostra portata, volgiamo lo sguardo a un pezzo di legno in fiamme. Alla luce di quello che Descartes ha appena sostenuto sulla inaffidabilita uci nostri sensi, ci aspetteremmo che analizzasse in termini rigorosamente 4quantitativi ¢ sperimentali i modi in cui avviene la combustione. Al con- 260 ‘CAPTTOLO UNDICESIMO, ttario egli prende in esame quello che vediamo per concludere che quanto si trova al di sotto della soglia della visione é di identica natura, B facile vedere a occhio nudo come la fiamma, quando brucia del legno 0 qualche altea materia simile, ne muova le particelle (..) In siffatto legno immagini pure qualcuno, se cosi gli aggrada, la forma del fuoco, la qualita del calore e l'azione che lo brucia come cose completamente diverse 'una dall'altra; 10, poiché temo di errare, supponendo qualche cosa di pit di quanto vedo dovervi necessariamente essere, mi limito a concepird il movimento delle sue par* In akte parole, il movimento non é solo una condizione necessaria, ma anche sufficiente per lesistenza del fuoco. Ma questi concetti devono essere collocati nel contesto scientifico del secolo xvu Per Descartes ¢ i suoi con temporanei ~ anzi, per chiunque fino a Lavoisier alla fine del secolo xvit i fuoco era una naturale sostanza fisica come l'acqua o Varia, Dove noi vediamo un processo di ossidazione, vale a dire la combinazione di oss geno con un'altra sostanza e la relativa emissione di luce e calore, quelli vedevano una manifestazione delle proprieta del fuoco. Per questo motivo Descartes continua a dire che il movimento delle partcelle di legno deve essere provocato dalle piccolissime ¢ velocissime particelle di fuoco. Que- ste possono essere invisbili, ma dal momento che esiste un unico tipo di ‘materia, in linea di principio possono essere esaurientemente descritte nella terminologia propria dei corpi macroscopici in movimento. Descartes rico- nosceva, turtavia, che le piccole partielle di fuoco devono aivere una velo- ith considerevole per supplire alla loro «esigua grandezza». Un simile discorso sembra condurre a una determinazione della relazione quantita- tiva tra la loro dimensione ¢ la loro velocita al fine di stable la loro dire- zione. Ma troviamo solo ribadito, come gia nella Diattrica, che velociti € direzione sono variabili completamente indipendenti: Non aggiungo da quale lato ciascuna [particella] si muova, perché se considerate che a forea di muovers equal che leery lve cea quale il movi- mento deve avvenire sono due cose del tutto diverse e che possono sussistere I'una indipendentemente dall atra (come ho spiegato nella Diottrica), vi sar’ facile giu- dicare che ciascuna si muove nel modo che le é reso meno difficile dalla disposi zione dei corpi che la circondano’ Questo brano é interessante per due ragioni. Prima di tutto, ci viene detta che la distinzione tra movimento ¢ direzione stata spiegata nella Diottrica, © in secondo luogo, ci viene assicurato che rammentando tale distinzione non avremo alcuna difficoltd a comprendere che una fiamma va verso l'alto piuttosto che verso il basso semplicemente perché i compi circostanti fanno in modo che per lei sia pitt agevole salir. Circa il primo punto, effettivamente la distinzione & stata introdotta nella Diottrica, ma MATERIA E MOVIMENTO IN UN MONDO NUOVO 261 senza essere giustificata. Al contrario, avevamo la chiara impressione che ‘ssa dipendesse da una trattazione generale della fisica cartesiana che sarebbe stata affrontata nel Mondo, Sembrerebbe quindi che Descartes ci trascini in un carosello accademico. Il secondo punto, vale a dire l'asserzione che il fuoco viene espulso dai corpi circostanti, necessita pure di una spiega- Zione. Dal momento che la direzione non é legata direttamente a dimen- sione e velociti, occorre spiegare perché il movimento verticale avviene con pit facilita di quello orizzontale, ma Descartes rimanda la discussione fino all'analisi del peso alla fine del Mondo Corpi. duri e conpi fluidi Per il momento, nel capitolo 3 del Mondo Descartes preferisce svilup- pare il suo concetto di materia assumendo che non solo le particelle del fuoco, ma ogni particella di materia sia in movimento (in qualche modo € fino a un certo punto), ¢ che questo movimento universale si conservi in quanto fondato sull'immutabiliti divina, che egli prendera in considera- zione successivamente nel capitolo 7. Inizialmente desidera farci notare la differenza che sussiste trai liquidi ¢ i solidi Pensate [noi diremmo «supponcte+] che ogni corpo pud esser diviso in parti estre- ‘mamente piccole, Non é affatto mia intenzione determinare se il loro numero sia infinito 0 no, ma non vi é dubbio che, almeno tispetto alla nostra conoseenza, ‘ss0 sia indefinito, ¢ possiamo supporre che siano parecchi milioni le parti conte. rnute nel pil piccolo grano di sabbia percepibile dai nostei occhi* Se due particelle si trovano a contatto senza muoversi, possono essere separate solo con una certa forza, mentre se sono in moto e si toccano solo accidentalmente, é sufficiente una forza molto piccola per dividerle. E invero non ne occorrera alcuna se «il movimento con il quale esse pos- sono separarsi da sole & uguale 0 maggiore del movimento con cui si vuole separatle».’ Quindi i corpi duri sono composti di particelle a riposo, i fluidi di particelle in movimento. Questa strategia di pensiero é valida solo se supponiamo come Descartes che la velociti di un corpo in movimento sia una quantita puramente scalare, vale a dire dotata soltanto di un valore €non di una direzione. Un lettore moderno ha immediatamente la sensa- ione che la facilita con cui Descartes risolve il problema della durezza si ‘ottenga a un prezzo troppo alto, ma Descartes pensava di avere trovato tuna brillante soluzione del problema della coerenza dei materiali senza invo- care alcun tipo di «colla © cemento», mentre presupponeva che chiunque altro dovesse ricorrervi.* I corpi sono duri solo perch¢ le loro part in con- 262 CAPITOLO UNDICESIMO ‘i tatto rimangono ferme. Ma se il movimento é sufficiente per rendere fluido lun corpo e per dare la sensazione del fuoco, perché non veniamo scottath all aria? A questa domanda retorica Descartes replica che ‘non bisogna prestare attenzione esclusivamente alla velocita delle ma anche alla ieee nee ¢ che sono le parti pit! piccole a formare i on id fluid, ‘mentre sono le pitt grosse ad avere maggior forza di bruciare e in poor di agire sugli altei compi.” Non cié offerto alcuno sviluppo quantitativo, ¢ il lettore & lasciato di fronte al problema di sapere che cosa significhi essere pid grande in questo contesto, ¢ perché i corpi iii grandi hanno un aumentato potere di pene- trazione quando sono pitt pesanti. Si ha qui Vimpressione, come prose: guendo la leteura del Mondo, che Descartes sia occupato a comprendere §l mutamento in generale, ma che una meccanica quantitativa non sia al centro dei suoi interessi. Di fronte al vuoto Sembrercbbe che il movimento implichi uno spazio adatto. Ma per Descartes materia estensione ¢ estensione ¢ semplicemente spazio, di con- seguenza ogni singolo oggetto esteso & solo una parte dell'unica cosa estesa, Si pud diversamente dire che dove cé spazio, c¢ estensione e quindi materia, Dal momento che non possiamo immaginare un luogo inesteso, l'idea dh tun vuoto o di un vacuum perfetto & impossibile su basi puramente metafi- siche. A rigor di termini, i corpi non sono nello spazio, ma solo fra altri corpi. Questo punto & cruciale nella fisca di Descartes. Fgli tratea a fondo Vargomento nel capitolo 4 del Mondo elo riprende ancora nei Pring della Silesia dove sostiene che se Dio togliesse tutto quello che & contenuto in un vaso, i bordi di questo si toccherebbero perché nulla sarebbe tra di loro. I mulla non pud avere proprieti e quindi neanche dimensioni: quindi due oggetti separati dal mulla in realeA sono in contatto."” Un recipiente Yuoto non é affatto un recipiente! Ma Dio non potrebbe, chiedeva Mer- senne, togliere tutta V'aria da una stanza senza sostituirla con nient altro? Questo, ispondeva Descartes, sarebbe come suggerie che Dio pud togliere le montagne ¢ lasciare le vallate!"’ Ma come pud verificarsi un cambia- ‘mento di posto quando all’apparenza non vi & spazio per tale cambiamento? Descartes pensava di avere la risposta: Mi sarebbe alquanto diflicile rispondere se, in base a diverse es rienze, Non avessi facontato chee anche avengona al mondo soko mgualte seek Giraan, tli cio€ che quando un corpo lasca il suo posto, esso entra sempre in quello di un alto, © questo in quello di un alto ancora cosi di seguito fino Wulkimo, che occupa nello stesso istante il posto lasciato dal primo. MATERIA E MOVIMENTO IN UN MONDO NUOVO 263 Se non vi é alcuno spazio vuoto ¢ il mondo é pieno di materia om hea, una parte non pud essere spostata senza che qualche altra prenda il suo posto proprio nello stesso istante. Listantanctd la circolarta del movie mento sono conseguenze necessarie del presupposto (per Descartes, della certezza intuitiva) che la materia & una quantita, omogenea. Descartes adduce tuna prova sperimentale. Se ad esempio apriamo il fondo di una borte, il vino non scorreri via a meno che non si pratichi un foro nella parte supe- riore. In quest ultimo caso, il vino esce, non certo perché abbia superato tun qualche etimore» antropomorfico del vuoto, ma perché l'aria pub rsa. lire a occupare il suo posto. Inossrvato, ma peroasivo II fatto che si osservino raramente movimenticircolari di questo tipo ‘non costituisce un’obiezione per Descartes, il quale vorrebbe farci pensare ai pesci in un acquario. Essi shattono le code e le pinne e volteggiano in giro senza provocare altro che un’increspatura sulla superficie dell'acqua! Ma le conseguenze della teoria sono allarmanti. Un vaso pieno di oro non contiene pitt materia di uno vuoto! Descartes ammette che la cosa possa sembrare strana, ma questo avviene solo perché si confonde la pereezione con il pensiero ¢ si finisce inconsapevolmente per presupporre che la realta fisica aba la stessa estensione della real percepita. Come esempi di realed fisiche che non sono percepite ci vengono ricordat il forte calore del nostro cuore (per Descartes V organo che noi immaginiamo come una pompa era una fornace) e il peso dei nostri abit.” In una lettera al discepolo Reneri, al tempo delle prime bozze del Mondo, troviame un'applicazione pitt interessante della teoria di Descartes. Egli doveva soiegare perché una provetta piena di mercurio non si rovescia ve capovolta, «lmmaginates, rispondeva, «che l'aria sia come lana ¢ l'etere ‘ei suoi pori formi qualcosa come vortci d'aria che si muovono nella lana» (fig. 0." L’aria sul fondo & compressa dagli strati d’aria superiori ed & uindi molto pid pesance, ma questa differenza non si osserva: «Se spin- giamo Varia in E verso F, V'aria in F si myoveri circolarmente nella dire- Zione GHI € ritorneri in E, di modo che il suo peso non si percepisce, Proprio come non si percepise il peso di una ruotacbe gira se essa é in perfetto equilibrio sul suo asse».” Non & meglio specificato perché Paria che viene spinta verso l'alto dovrebbe girare in questo modo, ¢ 'analogia con la ruota & stimata probante. Questo per quel che riguarda il principio generale. Consideriamo ora 264 APITOLO UNDICESIMO, Vapplicazione alla provetta di mercurio capovolta (OR nel nostro gramma). Il fluido pud cadere solo se la lana (ovvero l'aria) che & if spinge la lana in O, la quale a sua volta spinge la lana lungo P ¢ Q, a dire, lungo «I'intera linea di peso OPQ», Ma il tubo é chiuso in aria non pud entrare da quell'estremiti. Quindi Paria intorno a R stazionaria. Ma che cosa accade dei piccoli evortici» che sono 1 dell'etere e riempiono gli interstizi tra le particelle di aria? Descartes che potrebbero penetrare attraverso il vetro, ma poiché I'etere cit riempie gia i pori dell'aria tutrintorno, sarebbe necessario che altro provenisse dalle regioni celesti sopra l'aria, e questo si verificherebbe se Varia salisse per prendere il suo posto."* Ancora una volta la si fonda su considerazioni generali di cosmologia, ¢ non compare tentativo di determinate il peso dell'aria che dovrebbe venire spost MATERIA E MOVIMENTO IN UN MONDO NUOVO. as Una sola materia, tre elementi Nel capitolo 5 del Mondo; Descartes cerca di conciliare la postulata esi- stenza di una sola materia omogenea con la suddivisione tradizionale nei quattro dlementi del fuoco, dell’aria, dell'acqua e della terra. Egli non nega \e differenze macroscopiche alla base di tale classficazione, ma le inter- jteta unicamente come risultato di variazioni nella dimensione, nella forma © nella velocita delle particelle di materia. Le particelle piti piccole ¢ pit veloci costituiscono l'elemento del fuoco che si trova non solo ne! Sole nelle stelle, ma in tutti i corpi, a riempire gli interstizi tra le pit. grosse jurticelle rotonde del’elemento dell'aria ¢ le ancora pitt grandh particelle \Jell’clemento della terra. L'acqua perde lo stato di elemento ¢ viene assi- «al fluido elemento dellaria Il ragionamento precedente va interpretato come una concessione alla \Jenominazione corrente nel secolo xvu, dal momento che Descartes sostiene che gli elementi fuoco, ariae terra che chiama elementi non devono essere ilentificat con i corpi che conosciamo. Non solo questi clementi sono iinmensamente pit piccolie veloci, ma al fine di precudere la posibilita del uoto, non hanno «alcuna dimensione o forma determinata», © sono cosi in grado di scivolare negli interstizi di qualunque corpo. Ma dal momento the un corpo non é nulla pid che sostanza estesa, non pud veramente alte- fare le proprie dimensioni. Pud sembrare che si espanda e aumenti di volume, {i questo non significa un aumento di estensione ¢ quindi un aumento «li materia. Semplicemente le particelle sono state ulteriormente allonta- Hue ¢ gli spazi tra esse sono stati occupati da corpi pit piccoli. Descartes si verve dell analogia di una spugna che, messa in acqua, si gonfia, L'appa- Jente aumento di volume é dovuto alla presenza di un altro corpo, in que- Mo caso ccqua. Per Descartes le parti della spugna non sono pili estese ma hono state solo separate di pid.” Nei capitoli successivi del Mondo, Descartes procede nella descrizione tli un nuevo mondo composto esclusivamente del suo nuovo tipo di mate- fin, ma prima di proseguire questo interessante viaggio, dedichiamo mag- jore attenzione alle tre caratteristiche principali di questa nuova materia, Vale a dire la divisibilita all'infinito, Vimpenetrabilita ¢ la mobilita Divisione all 'nfinito Desc immedi riteneva che la divisibilita intrinseca della materia conseguisse jente dalla definizione di materia come estensione, Come scri- 266 caprToto UNDICESIMO veva alla sua guida degli anni giovanili, padre Gibieuf, «non possiamo avere Videa di una cosa estesa senza avere anche l'idea della sua meta, 0 della sua terza parte, € quindi senza concepirla divisibile per 2 0 per 3». Lt dlivisibilicd fisica della materia & altrettanto chiara ¢ necessaria della verith _geometrica che la somma degli angoli interni di un triangolo é uguale a due angoli rett.” La cosa & implicita anche dalla natura essenzialmente cite lare della materia in movimento. Perché i corpi possano muoversi in uit universo dove non esiste il vuoto, la materia deve essere divisible all'infi nito. Si pud intendere meglio se riprendiamo lo stesso esempio usato da Descartes nei Principi della filosofia Supponiamo che la materia si muova in senso orario intorno a un cor eccentrico EFGH (fig. 2) € che lo spazio in G sia largo quattro volte qui in Ee che quindi contenga il quadruplo di materia, dal momento che now ’é alcun vuoto € nessuna contrazione o condensazione di materia, Inol- te, poiché nessuna parte di materia pud muoversi senza che tutta la mate: fia si muova, la materia verso G non pud muoversi verso E senza che It ‘materia in quest'ultimo punto esca nello stesso tempo. Ma visto che lo 9 io in E & quattro volte pit piccolo dello spazio in G, la materia che viene da G dovri muoversi con velociti quattro volte maggiore, A Descartes seit brava che un tale istantaneo incremento di velocita richiedesse una divi sione della materia ugualmente istantanea «in parti infinitamente o indefi: nitamente piccole».”” Si tratta di una situazione paradossale. Descartes aveva supposto chi lo spazio fosse pieno di corpi cosi adateati allo spazio occupato da non Fiempire uno spazio pitt largo o essere compressi in uno pit piccolo. venissero mossi, dovrebbero spostare altri corpi, ma non ¢'é motivo di e MATERIA E MOVIMENTO IN UN MONDO NUOVO 261 dere che potrebbero subire un radicale mutamento quantitativo. Ci viene comungue detto che si possono verificare casi di compressione in cui si jpud spicgare il movimento circolare solo se si ammerte che la materia subisca ‘un proceso infinito di divisione in modo che tutta la materia sia in grado «di muoversi nello stesso istante. Ma non siamo di fronte a un argomento proprio contro il tentativo di spiegare il movimento senza ammettere lo spazio vuoto? Nient‘affatto, replica Descartes. Si tratta solo di un esempio ci limit della conoscenza umana; «Si deve tuttavia confessare che in codesto ‘nodo si trova qualcosa, che la nostra mente percepisce esser vero, e tuttavia ‘non comprende in qual modo avvenga».” Si noti che quello che Descartes ‘non riesce a comprendere non & come i corpi possano muoversi quando thon esist il vuoto (lo spazio vuoto é stato abolito!), ma la divisibilitaallin- finito richiesta dal movimento in un pieno. Menti finite e spazio infinito Se la materia é pura estensione, dobbiamo pensarla come infinitamente oltre che divisible allinfinito, Questo concetto ha implicazioni co- smologiexe, come spiegava Descartes all'amico Hector-Pierre Chanut nel 1647 Se supponiamo che i mondo sia finito, dobbiamo immaginare che al di la dei vi confini esistano spazi con le loro tre dimensioni, e quindi che essi non siano Jneramente immaginari, come li chiamano ifilosofi, ma che contengano una qual- the matera. Ora dato che questa materia non pud essere altrove se non nel mondo, {ques ulkimo deve estendersi al di la dei confini che gli sono stati assegnati. Quindi, Visto che non ho alcun argomento per dimostrare che questo mondo abbia dei {onfini (¢ davvero non posso neppure concepire che li abbia), lo chiamo indefinit, Ma non posso negare che dei contini iano noti a Dio anche se a noi sono incom Jprensibili, © questo & il motivo per eui non dico che il mondo sia assolutamente Anfinivo.” A Descartes sarebbe davvero piaciuto affermare che la materia & di bile all’infinito e che il mondo @ infinitamente esteso. Largomento tratto dalla limitazione dellintelletto umano non é affatto convincente se pro- hunciato da un convinto assertore della veriti delle conseguenze logiche Adel suo sistema. Infatti Descartes aveva inizialmente analizzato la possibi- lith di affermare direttamente quanto seguiva dalla sua teoria della mate- 1a, Nel dicembre 1629, accingendosi alla stesura del Mondo, aveva chie- ‘Mo a Mersenne: 268 ‘CAPITOLO UNDICESIMO, Vi prego di farmi sapere se sé stabilito qualcosa dal punto di vista religioso riguardo Alfexcnsone dele cose creat, cot ees fies inficita, dag bero."' Quando rivide il testo per includerlo nei Prineipi, tento di rispom- dere a un'obiezione sorta in seguito alla recente scoperta di Galileo delle macchie solari. Esse fornivano la prova della rotazione del Sole, ma la loro velociti era minore di quella di tuti i pianeti. Questo contrastava con la rapida rotazione solare ipotizaata da Descartes, il quale trov® comungi tun modo di isolare il Sole, di salvare quindi la sua teoria, suppone! Tesistenza di una atmosfera solare che rallentava le macchie esi esten fino a Mercurio."” {Qualunque fosse stata la loro posizione inizale, i pianeti alla fine giungevano lo strato dove la materia fluida del secondo elemento avi la stessa forza di conservare il movimento. Se il pianeta fosse sceso, sare stato circondato da sfere pit piccole e pili veloci che lo avrebbero spin negli strati superior; allo stesso modo, se fore salito, avrebbe inconth sfere pit grandi che lo avrebbero fatto scendere costingendolo a sprofo nuovamente La stabilita del sistema solare era assicurata, quindi, stato di equilibrio in cui le particelle del secondo e del terzo elemento trovavano, avendo la stessa densiti: quanto pit il pianeta era vicino al com centrale, tanto era minore la sua densiti. Nei Princpi, Descartes estese scessa spiegazione alla Luna, e sostenne che questa volge sempre lo st lato alla Terra perché é quello meno denso."* Gli enormi blocchi tari del terzo elemento normalmente trovano uno stato di equilbrio, La materia in un vortce 4 verificano casi in cui il loro movimento & tanto grande da trascinalt del loro vortice. Allora diventano comete e attaversano una seie di Le parti estremamente mobili e plastiche del primo elemento entrano tied come la cometa della figura 4 che si muove lungo il percorso yninuamence nel vortice dai poli mentre escono all'equatore. La figura 6 Nella figura 5, tratta dalla Parte terza dei Principi, osserviamo yin anch'essa dalla Parte terza dei Prindpi, illustra il fenomeno."” Il vor. j vortic siano dispostiin modo tale da girare senza ostacolarsi. Per solare AYBM ruota incorno all'asse AB, mentre i vorticivicini K, O, pio, se il primo vortice di centro S gira da A verso E e 1, il vortice 6 C nuotano sui loro assi TT, YY, ZZ, MM. Dalla figura 6 risulea chiro cente di centro F ruotera nella direzione opposta da A a Ee V."" ln materia proveniente dai vortici K e L riuscira a entrare nei poli stante questo, la pressione dei vortici limitrofi non & costante, ¢ di 6 B, mentre la materia che gira intorno all'asse AB tender a uscire nei ‘una deformazione. II vortice solare é appiatito, ma Descartes nom ti Y eM, e a passare nei vortici O e C. Queste paricelle del primo riferisce mai definendolo ellittico ¢, come il suo contemporanco Gi siento cevono passare attraverso le sferette del secondo elemento men- sembra ignorare la scoperta di Kepler, secondo cui 'orbita dei pi questesidirigono verso a stella al centeo del vortice. Alcune partcele un'ellisse." indo tea le sfere fittamente stipate, si raggruppano in fili solcati che wm cAPITOLO DODICESIMO Descartes chiama particelle scanalate. Quando raggiungono il centro del vortice vengono espulse dalle partcelle pit sottli del primo elemento che si muovono pitl velocemente e si combinano per formare una schiuma che solidificando acquisisce le proprieta del terzo elemento. In questo modo Descartes spiega la formazione delle macchie solari. Hanno forme irrego- lari e variabili, ma possono arrivare a ricoprireI'intera superficie della stella centrale, la quale allora non é pit in grado di conservare il proprio vortice € viene risucchiata in un altro vortice dove diventa un pianeta, o continua il suo viaggio ancora piti lontano come nuova cometa. Lo stesso vortice pud essere catturato cosicché il suo Sole diventa un pianeta e i suoi pianeth dei satellici, Questa stata Vorigine della nostra ‘Terra e della sua Luna,!* Le LEGG! DEL MOTO 295 Mulinslli all interno di mulinelli Nel Mondo Descartes assume che il fluido celeste trasportii pianeti pro- prio come le barche vengono trascinate lungo la corrente di un fiume, Egli wi inceressa del movimento dei satlltie, spiegando il sistema Terra-Luna, senza alcun commento introduce un'importante modifica al suo schema. Abbiamo visto che per Descartes i pianeti percorrono la loro orbita alla wessa velocita dello strato di fluido celeste che li trasporta. Per spiegare come la Luna possa girare intorno alla Terra, Descartes suppone ora che |i velocita dei pianeti, come quella delle particele fluide del secondo cle- inento, dipenda dalla loro dimensione. Riesce a trovarne una giustifica- rione ricordando il movimento di una barca nella corrente: Si deve poi osservare che allo stesso modo in cui sperimentiamo che i batteli ‘che seguono il corso di un fiume, non si muovono mai con la stessa velocita del- F'scqua che li trascina, e che i pitt grandi non hanno la stessa velocit dei pitt piccoli, ‘cosl, pur seguendo i pianet il corso della materia del cielo senza offrire ad essa resi- ‘Meniza € pur muovendosi con il suo stesso ritmo [se mewvent de méme branle], non # turtavia detto con cid che si muovano alla stessa velocita, ¢ anche la diversita del loro movimento deve essere in qualche rapporto con la diversita csistente tra la rnslezza della Toro sussae la piteolezea delle part de ciclo che li circondano,” Descartes non tenta di spiegare come i pianeti possano essere traspor- {uti senza opporte resistenza e tuttavia non si muovano alla stessa velocita shlla corrente, La suggestiva analogia con la barca é sufficiente per i suoi Propositi immediati. Infatti egli pud cosi spiegare sia la rotazione quo Wana dela Terra che la rivoluzione della Luna intorno alla Terra 1a massiccia Terra T (fig. 7) non si muove con la stessa velocita dello Mrato di secondo elemento in cui si trova. Quando le sferette, 0 globuli ih) materia fluida, arrivano in A, vengono deviate ¢ costrette a ditigersi Yerso B. Secondo Descartes questo & chiaro Jjerehé esse, avendo uninclinazione a continuare il loro movimento in linea retta, Hevono di preferenza dirigersi verso l'estemno del circolo ACZN, da loro descritto, ‘he non verso il centro S. Ora passando cosi da A verso B, esse costringono il Plc 7 grec con loro intomo a uo centro, txiprocamente, questo pi 8, csi girando, di loro occasione di prendere il loro corso da B verso C, poi uno D, everso A, ¢ di formare in questo modo intorno ad esso un cielo partico- | Insieme al quale il pianeta dovri sempre continuare a muoversi.”” Se ora ipotizziamo che la Luna si muova nello stesso strato, ma a velo- \h maggiore perché di pit piccole dimensioni, sari allora deviata verso B momento di giungere in A, e diverra parte del piccolo vortice intorno ly Terra. Descartes riteneva di poter cosi dare una spiegazione chiara del 294 carrroto Dovicesimo 1 LEGGI DEL Moro. 2s Bu lo, Ma come spiegare le comete che viaggiano sul bordo del vortice prima «li essere strappate via da un altro vortice circostante? Descartes risponde he i compi solidi possono acquistare una tale velocita verso il basso da oltre- ppassare il centro ¢ da percorrere tutto il cammino fino alla circonferenza, Stimolato da Mersenne a fornire una spiegazione pit dettagliata dell'azione lla materia celeste, produsse uno dei suoi rari esperimenti: Al fine di capire come la materia sottile che gira intomo alla Terra spinga i corpi ppesanti verso il centro, riempite un qualche contenicore rotondo con dei pallini 4N piombo € mescolatevi alcuni pezzi di legno o di qualche altro. materiale pit leyyeto del piombo. Quando fate girare rapidamente il contenitore su se stesso, \voverete che il piombo spingers i pezzi di legno o altro verso il centro del conte- nore, proprio come la materia sottile spinge i comp terrestti2” Come sottolinea E.J. Aiton nel suo eccellente studio della tcoria dei i pezai di legno si muovono verso il centro a causa di una circola- e secondaria che fa sale il liquido lungo Masse e lo fa scendere ai Figura 7 |." La cosa sfuggi non solo a Descartes, ma anche a tutta la successiva : jenerazione di scienziati che avevano pit familiarita con la sperimentazione. sisema solare ¢ del! movimento della Luna. Nel seguito dellopeag™ Christiaan Huygens sollevd una obiezione, sostenendo che fosse improprio grneralizm Ia teoria dei vortic al fine di interpretare il peso'¢ TIE oragonare la materia celeste ai pesanti pallini di piombo ¢ i pitt grossolani © derivare finalnente fa nacura della Luce dal movimento vorticoso orp errs i legge pei legno. Mal vere punto debe fl argo ee Ientazione, come osserva Aiton, wera che il piombo e il legno avevano essa velociti, mentre era la maggiore velocita della materia sortile a per- netterle di spostare verso il basso i corpi terrestris." Se ora ritorniamo al Mondo, tcoveremo Descartes che, mentre cerca di evitare una trattazione quan- Per Descartes era ingenuo considerare il peso come una quali il {itutiva del problema, é ansioso di mostrare un altro trionfo della sua teoria. seca della materia e la possibiliti che esso nascesse dalla mutua attrazi dei corpi era solo una vana fantasia. Egli credeva che si potesse spi ‘ = in maniera semplice € veloce con la teoria dei vortici unita al concetto. eee forza centrifuga.” Dobbiamo dimenticare la nozione di pesantezza in\ , . seca o di atrazione esfema, e chiederei perché gli oggetti solidi Al Nei secoli xvi xvu, con laccresciuta importanca della navigazione, I's un vortice vengono spinti verso il centro. Come abbiamo visto, Ia Te yetvione delle maree acquist6 rilievo sempre maggiore fino a divenire uno @ circondata da un vortice secondario di materia celeste che ha vel problemi pid dibattuti. Su questo punto si fondava la difesa gaileia- aggiore e quindi maggiore forza centrifuga rispetto alla material della tcoria cliocentrica e, benché abbia minore rilevanza nel sistema di (si veda il vortice ABCD della figura 7). Se un corpo, diciamo una ites, £ comunque un passaggio norevole della sua teoria, Si deve rendere viene lasciato cadere sulla superficie della Terra, non sari in grado di one di quattro ciclicita: 1) il cido quotidiano di maree alte e basse che cedere di pari passo con la materia celeste, ma verra spinto in basso € wrono a intervalli di dodici ore, 2) il ciclo mensile per il quale le mare tuito dalla materia celeste che saliri per riempire lo spazio lasciato ¥ ano di 50 minuti ogni giorno fino a compicre il giro dell'orologio ¢ Questa spiegazione puramente meccanica, o piuttosto centrifuga, della pinare nella loro posizione originale, 3 il cco semimensile con alte mare implica che tutti corpi solidi vengano spinti in basso in direzione del Nt piena © nuova e basse marce nelle quadrature, 4) il ciclo semiannuale La veritd sul peso 296 caprro1o DopicesiMo LE LxGGI DEL Moro. V2” ase. con maree pitt accentuate agli equinozi che ai solstizi. Secondo Descartes. tutti questi fenomeni derivano dal movimento del vortice intomo alla Te ‘Si supponga che la Luna si trovi nella parte superiore del vortice ABCD che circonda la Terra (fig. 8). Si supponga inoltre che V'intera superficie della Terra sia coperta dall'acqua 1 2 3 4, la quale a sua volta é avvolta dallaria $ 6 7 8. Poiché vi é meno spazio tra O e 6, la materia celeste in rotazione si muove pit velocemente e fa abbassare Varia ¢ lacqua in 6 € 2, e quindi spinge la Terra dal centro M del vortice in basso verso 1s nuova posizione T- Questo porta la Terra pid vicina a De dal momento tmente in Be D (quando é piena 0 nuova) che in A e C (quando ¢ in qua- che la materia sottile ha meno spazio per passare tra 8 ¢ D, l'aria ¢ Pacqua dratura). Tl quarto ciclo, quello semiannuale, viene ricordato solo nei saranno abbassate in 8 ¢ 4, come in 6 ¢ 2. Quindi la superficie del mare Principi della filosofia, in cui Descartes afferma correttamente che le maree risultera appiattita in 6, 2 € 8, 4, € rigonfia in 7,3 ¢ 5, 1. Poiché la Terra pid alte si vetiicaral agli equinozi.” compie una rivoluzione ogni 24 ore, la curvatura si muove da una Dopo averecompletato la seione sulle mare, Descartes venne a sapere 4 pubblicazione del Dialago sopra i due massimi sistem del mondo, che Galileo in origine aveva pensato di intitolare Dialogo sulle maree. «Mi pia- swerebbe saperes, chiedeva a Mersenne, «che cosa scrive delle maree, per- ‘hé riguardano una delle questioni che pitt mi sono risultate difficili da fiyolvere, e sebbene io creda di esserci riuscito, non mi sono chiati alcuni Hlettagli».” Quando infine ebbe la possibilita di studiare i Dialogo, Aichiar’ di trovare la teoria di Galileo «un po’ tiata per i capelli», un com plimento che Galileo avrebbe contraccambiato con piacere." {1a teoria di Descartes spiega anche il ciclo mensile, dato che la Luna si muove nella stessa direzione della Terra ¢ completa una rivoluzione ogni imese. In 6 ore essa descrive all'incirca 1/120 del suo percorso, cosicché i! luogo dell’alta marea avanza di pit) o meno 3 gradi e subisce quindi un tardo di 12 minuti ogni volta. In 24 ore, risulteranno i 50 minuti osser- vati Per il ciclo semimensile, Descartes svela una nuova proprieta del vor- tice: la sua forma non é perfettamence sferica perché l'asse BD & pitt corto «li quello AC. Questo ¢ il motivo per cui la Luna si muove pit rapida- La luc: illuminata Come gia sappiamo, il titolo completo del Mondo & I! Mondo ovvero Wuttato cella luce, ¢ 'argomento principale riguarda appunto la spiegazione Wella natura della luce nei capitoli 13 ¢ 14. Le tre modificazioni della materia inizialmente distinte come fuoco, aria e terra, in accordo con {erminologia tradizionale, dovrebbero in realta essere intese come gli lel Sole, del cielo ¢ dei pianeti in quanto questi oggetti lucono, trasmettono o riflettono la luce."* Studiando Ia rifrazione nel pitolo 9, abbiamo visto come Descartes abbia pit volte sostenuto che Natura della luce si poteva comprendere solo all'interno del suo sistema co. Questo sistema é stato ben definito ¢ si & dimostrato (almeno 1 soddisfare Descartes) che esso rende conto non solo della forma- ole ¢ dei pianeti, ma anche di importanti fenomeni fisici come ‘azione delle maree. E giunto il momento di sapere che cosa sia Figura 8 28 caPrroLo popicrsiMo La spiegazione appare come un'applicazione dello studio del moto cite colare (vedi pp. 286-88). Proviamo a considerare ognuna delle sfé del secondo elemento che compone la materia fluida dei cieli come se una pietra in una fionda. Per esempio le sfere vicine a E (fig. 9) tendono per loro inclinazione solo verso P; ma la resistenza delle altre sovrastanth parti del cielo le fa tendere, cioé le dispone a muoversi, secondo il cicolo ER’ ‘A sua volta, questa resistenza, opposta all'inclinazione che esse hanno di conti nuare il loro movimento in linea reta, le fa tendere verso M, cio’ & causa che esse compiano sforzi per muoversi in questo senso. E cosi, giudicando di tutte Je altre nella stessa maniera, voi vedere in qual senso si pud dire che esse tens dano verso i luoghi che sono direttamente opposti al centro del cielo da esse costituito.” La materia celeste oltre E trattiene le sferette come la fionda trattiene la pietra. Di qui ha origine la forza centrifuga delle sferette in E. Qui forza é aumentata dall'azione delle sfere sottostanti nonché dalla rotazioy del corpo centrale in S. Ma non sono importanti tutte le sfere sottost perché Descartes credeva che solo quelle situate nel cono AED spingere la sfera in E. Per escludere lazione delle altre sfere dalle GM Le LEGGI DEL MOTO. 29 «li He di K occorre affrontare un esperimento ideale. Immaginiamo che | materia in E venga improvvisamente rimossa e domandiamoci quali par- ticle Himitrofe del secondo elemento si sposteranno per riempire il vuoto. Per Descartes la risposta & unica: la materia celeste nel cono AED. La spie- gazione che ne da é altrettanto degna di nota dell'improvvisa apparizione ‘lel vuoto, per quanto ipotetico, in un mondo in cui ogni azione avviene per contatto, La materia celeste all'esterno del cono AED non tende verso E jperché «cutti i movimenti continuano a procedere, per quanto & possibile, 'n linea recta, e di conseguenza la natura, quando ha diverse vie per perve- hie a uno stesso effetto, segue sempre immancabilmente la pitt brevey."* Per Descartes il modo pitt semplice per riempire il vuoto in E implica che | materia nel cone AED occupi istantaneamente lo spazio vuoto proprio sopra di lei. La luce é proprio questa pressione esercitata dalle sferette del secondo elemento © materia celeste: (Ora, bisogna sapere che gli uomini di questo nuovo mondo avranno una natura tule che quando i loro occhi saranno spinti in tal modo, proveranno una sensa- fione del tutto simile alla sensazione che noi abbiamo della luce.” Ma che significato ha la pressione, se Descartes ritiene che la trasmis- sione della luce sia istantanea? Si pud rispondere ricordando le analogie \nurodote nel eapitolo 9, dove la luce era paragonata all'azione di un bastone (alla pressione esercitata dal mosto in fermentazione in un tino. Ancora Jobbiamo tornare con la mente al lavoro giovanile di Descartes sullidro- satica ¢ alla sua disponibilita a ragionare su un modello senza avanzare {ina rigorosa dimostrazione geometrica. E allora come possono essere dispost Je sierette di materia celeste in modo da trasmettere una tendenza rettil ‘Wea? Descartes da una risposta essenzialmente descrittiva, ¢ la definisce ovvia: Cosi come vi & facile concepire che la mano A spinga il corpo E secondo la linea fetta AE, henché non lo spinga altrimenti se non per mezzo del bastone BCD ‘the ¢ storto ffig. 10], ¢ che la sfera 1 spinga quella indicata 7 per mezzo delle Wve indicate 5, 5, sccondo la stessa direzione retta con cui la spinge per mezzo Wh quelle conteassegnate 2, 3, 4, 6 fig. 11]." Una prova sperimentale della trasmissione istantanca della luce Raramente Descartes era disposto a discutere le proprie idee con altri ulios Con piacere esponeva le sue opinioni a persone nobili e potenti, ne la regina Cristina o la prineipessa Elisabetta, 0 ai docili € promet- 300 ‘cartro10 poDicesiMo Figura 10 tenti, come Henri Reneri, ma trovava dificile riconoscere qualcuno cot suo pari.” Solamente con Isaac Beeckman sostenne vere discussioni sl tifiche per un breve periodo nel 1618-19, ma la loro amicizia nauf nelle secche della suscettibilita di Descartes nel 1629. Fortunatamente ‘man era il pitt accomodante degli uomini, e come abbiamo visto nel tolo 4, si riconcilid con Descartes e gli fece visita ad Amsterdam nell sto 1634. In questa occasione Descartes gi illustrd la sua tcoria della hi ¢ la necessita della trasmissione istantanea.”* Beeckman obiettd che sun corpo pud muoversi a velociti infinita e propose un esperimento determinare la velocit della luce. La prova consisteva nell’ annotate il trascorso fra l'emissione di una raggio di luce e la ricezione del suo fi in uno specchio posto alla distanza di un quarto di miglio.” Beecl aveva una tale fiducia nel risultato da essere pronto a mettere in gioco Ja sua fisica sull'esperimento. Descartes accettd la scommessa ass che se si fosse riscontrato il minimo intervallo di tempo «la sua inter sofia ne sarebbe stata completamente sowertica».” I due discusser0 LE LEGGI DEL MOTO: sor Vesperimento senza perd giungere a un accordo sulla sua fattbilita. Que- sto avveniva sabato 12 agosto. Il giorno seguente, Descartes dichiard che si poteva facilmente dirimere la questione della velocita della luce con «un ‘sperimento osservato con grande attenzione da mighiaia migliaia di per- sone», vale a dire le eclisi lunar 1a sera precedente Beckman aveva suggerito che la luce nel tempo di ‘una pulsizione potesse andare e tornare da uno specchio distante un quarto «ii mighio. Con interessata magnanimita, Descartes proponeva di diminuire «questo valore 24 volte, per arrivare a 1/24 di pulsazione per 1/4 di mi 0-1/6 di pulsazione per un miglio! Questo valore apparentemente arbitra- tio venre scelto in realta per semplificare i calcoli che seguono. Suppo hiamo, dice Descartes, che la Luna sia a una distanza di 50 raggi terrestri che il aggjo della Terra valga 600 miglia, Con un semplice calcolo otte- hiiamo che la luce per viaggiare dalla Terra fino alla Luna e tornare indie- {ro impiegherebbe un tempo pari a $000 pulsazioni, vale a dire poco meno ii un’ora*® 4 6 Lungo la linea ABC, rappresentiamo le posizioni del Sole, della Terra 4 della Luna, rispettivamente A, B e C, ¢ supponiamo che la Terra in B {ausi un‘edissi della Luna in C. L'eclissi deve verificarsi nel momento in Wii la lice emessa dal Sole in A riflessa dalla Luna in C avrebbe potuto igpiungere B se non fosse stata intercettata dalla Terra. Nell'ipotesi che Ws luce impieghi un'ora per il percorso di andata e ritorno da B a C, l'eclissi Mloyrebte vedersi un’ora dopo che la luce del Sole ha raggiunto la Terra Ww B. In altre parole, leclissi non dovrebbe essere visibile dalla Terra se Hon dopo un‘ora che il Sole é stato visto in A. Ma questo é falso perché {jinnclo la Luna & eclissata in C, il Sole non giunge in A un‘ora prima, Wy nello stesso momento delleclisi. « Quindi», concludeva Descartes, «il wi10 esperimento é inutile». «E il vostro argomento», ribatteva Becck- ‘Han, «@ una petizione di principio».*” Non sappiamo esattamente come ceckman abbia sviluppato la sua controargomentazione, ma c’é qualcosa {u'altro che ovvio nella prova sperimentale di Descartes Il problema quello di determinare la posizione effettiva della Luna a partire da quella yparente quando essa viene eclissata dal Sole, dato che in qualunque yinento si verifichi un'ecliss, le immagini del Sole e della Luna giace- No lungo la stessa linea, Per la validici dell! argomento, Descartes avrebbe Mito conoscere il modo per determinare quando la Terra emette l'om- son ‘cavrroto popicesimo 1s txcet pet. Moro 303 bra che eclissa la Luna, e questo non @ possibile se non é nota la veloci a terza legge del moto (la seconda nel precedente ordinamento) viene della luce spiegata nel modo seguente: Ora noi sappiamo che la luce impiega circa 2,57 secondi per andare Ove un corpo che si muove ne incontri un altro, se ha meno forza per continuare dalla Terra alla Luna e tornare indietro, un tempo misurabile. Il metodo in linea rea, di quanta ne abbia ques altro per resistergh, allora piega verso un’alra di Descartes & problematico perché per la sua validita presuppone la cono- parte, ¢ mantenendo il suo movimento, ne perde solo la determinazione; me se scenza della velocita della luce, perch¢ in qualunque momento vediamo une nie had pith, allora muove con Faltro corpo, € quanto gli di del suo movi clissi, il Sole ¢ la Luna formano un angolo di 180 gradi. Descartes ebbe Mento, skresaavo we pee sempre la convinzione di avere trovato una schiacciante prova della istan- tanciti della luce. Quando nel 1638 Mersenne gli chiese di commentate il nuovo libro di Galileo, i Discorsi intorno a due nurve scence, noto che uo da alcun segno, e per questo motivo le sette regole che egli considerava lo scienziato italiano aveva suggerito di determinare la velociti della luce pplicazioni delle ere leggirisultano in genere insoddisfacenti. Esse vengono servendosi di due persone che, alla distanza di poche migli, inviassero deb uwtilmente riassunte nella figura 12, dove v indica la velocita © m la gran- segnali. Galileo proponeva di misurare il tempo trascorso fra l'emissi dezza. Si assume che i due corpi collidenti siano perfettamente rigidi” di un segnale luminoso ¢ la ricezione del segnale luminoso di ritorno, Il modo migliore per studiare queste regole ¢ individuare gli errori in tes dichiard «inutile» 'esperimento, e affermd che la questione era del e9s¢ contenuti probabilmente ricordare il principio di conservazione del risolta dalle eclissi lunari.“” Non sembra essere a conoscenza del fatto inoto, ch differenza tra gli urti elastic c quelli anelastici, aspetti che, nono- Beckman nel Journal, in una nota che porta la data del 19 marzo 1629, la sua passione per le idee chiare ¢ le proposizioni coerenti, sfuggi- aveva proposto un esperimento simile, in cui due uomini muniti di Yano a Descartes. La quantita di moto (mv) é il prodotto tra la massa di ogi identici sincronizzati sono alla distanza di poche miglia. II primo Jin corpe ¢ la sua velociti,e il principio di conservazione della quantita, con un cannone ¢ segna l'ora esatta dell’esplosione; l'altco vede il lam {i moto afferma che se nessuna forza estema agisce sul sistema, la quantita di ¢ scrive il tempo. Quindi gli uomini si scambiano gli orologi e ri §noto totale del sistema si conserva. Nell’applicazione di questo principio, Vesperimento molte volte. La pitt piccola discrepanza tra i tempi regist ‘evorre ricordare che la quantita di moto é una grandezza vettoriale: se Desca:tes non si risolse mai a identificare i] mutamento di direzione con una variazione nel moto. In altre parole, il movimento non é prece~ indicherebbe che la luce viaggia a una velocita finita. Ja divezione della velocita viene invertita, la quantita di moto di un corpo gambia segno. Lc colisioni sono © anelasiche, quando i corpi non rimbalzano, ma si La decifrazione delle leggi del moto \yniscone Puno all altro, o elastiche quando rimbalzano. In questo secondo ‘wo i corpi subiscono una compressione nel breve intervallo di tempo del La rielaborazione del Mondo nei Principi della filoofia essencial {ontatco Nellistante di massima compressione, entrambi hanno velocita comporté la riduzione di tutto il materiale in articoli disposti come if Hulls c Henergia viene immagazzinata nei corpi clastici come nelle molle libro di testo, Tuttavia si nota un chiaro miglioramento ¢ due impor ginpresse. Questa energia viene liberata immediatamente ¢ i duc si allon- sviluppi. Il migloramento riguarda l’ordine delle leggi del moto. L solo poca energia viene dissipata sotto forma di calore ed ener- legge (quella sulla rettilinearita) diventa la seconda, ¢ la prima, «cl i di vibrazione, le velocita dopo l'urto sono praticamente uguali ai valori ‘cosa, in quanto & semplice ¢ indivisa, rimane, per quanto é in sé, vial nello stesso stato, ¢ non muta mai se non per cause esternes, & Si pud vedere che le difficolta incontrate da Descartes nella formula- dalla legge che dice: «ciascuna parce della materia, separatamente mie dalle regole provengono da: a) la sua incapacita a riconoscere che rata, non tende mai a continuare il movimento secondo line obliq Uivezione & un fattore essenziale della quantita di moto, B) il suo rifiuto soltanto secondo rette»."” I due sviluppi sono: a) la formulazione Vea che i corpi rimbalzano perché vengono compress, vale a dire perché regole secondarie che concernono diversi casi di urto, b) la spicy Mio clastci. Si assume che i corpi che si urtano siano perfettamente rigid magnetismo a cui faremo ritorno dopo avere esaminato le regole. hy un paradosso perché Ia prima regola é corretta nel caso di collision’ 304 CcAPITOLO DoDICESIMO Prima della collisione Dopo la collisione ©) at Ol ® Lo ala oll lol ol x O a z Figuea 12 Le LeGGt DEL MoTO 05 clastic. Due oggetti di uguale massa e stessa velocita che si urtano, rim- balzeranno indietro alla stessa velocita (fig. 12). Ma Descartes si ostina a negare che questo comportamento sia in relazione con I'elasticiti: se la velociti non viene alterata, cid accade perché un mutamento di direzione non pud né aumentare né diminuire il movimento esistente. (Nel caso di una collisione anelastca i due corpi si fermano). La regola 2 fornisce ilrisultato corretto per le collisioni anelastiche, ma Descartes trascura la direzione del moto (+ mv, dovrebbe essere — m2), « sorprendentemente si ha quindi che la velociti non diminuisce e le pal- line procedono unite dopo I'urto alla velociti che avevano prima dell'urto, La regola 3 @ affetta dallo stesso errore di segno, € sarebbe corretta solo se la velecita dopo lurto fosse indicata con (v, ~ v,)/2. La regola 4 ha Ja straordinaria proprieta di impedire che un corpo piccolo muova un corpo pitt grande qualunque sia la velocita del corpo pit piccolo! La regola 5 & corretta. La regola 6 si pone come un'interessante interpolazione tra le regole 4 ¢ 5 ¢ rivela una conclusione arbitraria. Si pud meglio illustrare «questo tipo di interpolazione ricorrendo proprio all’esempio numerico di Descartes, in cui una pallina in moto si avvicina a una pallina ferma con luna velocita di 4 gradi. Descartes era dell'avviso che la pallina in movi- mento trasmettesse un grado di velocita a quella ferma prima di tornare Indico con i 3 gradi di velocita rimanenti. Egli giunse a questa conclu- sione ragionando nel modo seguente: dal momento che la pallina in moto ton pitt picola di quella in quiete, si pud dire che essa agiri come nella fegola 5 ¢ trasferiri meta della propria velocita alla pallina ferma, cosicché entrambe si muoveranno in seguito con una velocita di 2 gradi. D'altra parce, poiché & ugualmente vero che la pallina in movimento non & pitt jronde di quella in quiete, si & anche nel caso in cui essa viene riflessa con Hitta la sua velocita di 4 gradi. Ma non vi é alcuna ragione per preferire Wha delle due possibilita. Descartes conclude che I'effetto risultante deve ‘eure intermedio a quelli considerati, vale a dire che la pallina in movi- ‘wento deve trasferire un grado di velocita alla pallina ferma e rimbalzare Wietro con i rimanenti 3 gradi. La regola 7a & corretta,¢ la regola 76 é una generalizzarione della 4, dal ymento che m, non pud vincere la resistenza di un corpo piti grande indo r1,/m, > 04/05, vale a dire quando m,v, > m,v,. La regola 7c & wloga lla 6 € si presenta come una interpolazione tra la 7a-¢ la 7b. cartes non determina la quantita per cui la nuova velociti w, non rie- a raggiungere il valore di 9,, 0 per cui u, & maggiore di v,, ma illustra 306 carrot DopicesiMo la regola 7a con un esempio numerico, € conclude l'argomento nell’edic zione latina con queste parole: eI casi simili devono venire trattati in modo simile. E codeste cose non hanno bisogno di prova, poiché sono manifeste per s¢»."” Nella versione francese il testo viene corretto: «E le dimostra= ioni di tutto cid sono cosi certe che, anche se 'esperienza sembra mostrarct il contrario, nonostante questo saremmo costretti a dare pitt fiducia alla nostra ragione che ai nostri sensi»* La regola che maggiormente contrasta con V'esperienza & la quarta, secondo la quale, indipendentemente dalla velocita, un corpo piccolo non puo muovere un corpo pitt grande in quiete. Non solo l'esperienza quoti-_ diana contraddice la regola, ma anche per la nostra ragione é difficile pen- sare che la materia in quanto tale ressta al movimento. Quanto detto risulta essere in disaccordo con il proposito cartesiano di liberare la materia da tutte le caratteristche organiche e da tutte le forze interne. Descartes afferma pidi volte che la materia é completamente ineite € non pud opporre aleuna resistenza al moto. L'idea che la materia contenga una tale resistenza & tun pregiudizio fondato, come spiegava Descartes a un corrispondente, sulla preoccupazione dei nostri sensi, ¢ deriva dal fatto che avendo provato fin dalla nostra infanzia a muovere corpi rigidi e pesanti, ¢ avendo sempre sperimens ‘ato una difficolta, siamo rimasti persuasi da allora che la difficolta proviene dalla materia ed é, conscguentemente, comune a tutti i corpi. Per noi era pit fail supporre cid che comprendere che solo il peso dei corpi che provavamo a m\ vere ci impediva di sollevarli, ¢ la durezza e scabrosita delle loro parti ci impedi di trascinarli ¢ che quindi non segue che la stessa cosa debba accadere con cor che non sono rigidi e non hanno peso.” Descartes trae una conseguenza dellindifferenza della materia al quando afferma che i corpi devono muoversia velocitafinia. II movi € la quiete sono discontinui e un corpo che comincia a muoversi non tutti i valori di velocita come sosteneva Galileo. Tuttavia Descartes affrontare il fatto, come riconobbe egli stesso, che «la grandezza & sem ‘opposta alla velocita del movimento»."* Ma se la materia & total inerte, come pud la dimensione opporsi alla velociti? Il problema non: sollevato nel Mondo, ma nei Principt della filosfia, quando Descartes di formulare le regole che governano il movimento partendo dal pt posto che il moto é uno stato € non un processo. Come risultato of la regola 4, La dimensione relativa dei due corpi determina la pos che il primo muova il secondo. Se il secondo, diciamo B, & pit di una quantita qualunque, il primo, A, non sara in grado di mu [A questo punto, veniva naturale pensare che B in quiete rimane un. costante, mentre la forza di A pud aumentare indefinitamente con LE LEGG! DEL, Moro 307 mentare della sua velociti. Tuttavia, continuando a studiare il problema, Descartes si rafforzd nella convinzione che A non potrebbe mai muovere B, 1alunque sia la velocita di A. Nell’edizione latina dei Prindpi egli enun- «ad semplicemente la regola, Nelledizione francese, pubblicata tre anni dopo ‘nel 1647, spiegd il ragionamento: A non pud spingere B senza imprimere ad esso Is stessa velocita che avrebbe A dopo I'urto, e B deve opporre una resistenzs proporzionale alla velocita di A. Cosi, per esempio, se B é grande \l doppic di A, € ques’ultimo ha 3 gradi di velocita, A pud spingere B solo se trasferisce 2/3 della sua velocita a B. Se A possiede 30 gradi di velocita, ne deve trasferire 20 a B; se ne ha 300, ne deve trasmettere 200, © cosi via, Ma poiché B & in quiete, si oppone ad accogliere 20 gradi con una forza dieci volte maggiore di quella con cui si opponeva ad acco- ilierne 2, e ad accoglierne 200 con una forza 100 volte maggiore, Quindi ‘una maggiore velocita di A, corrisponde una maggiore resistenza di B.* Visto che per Descartes la variazione di moto era istantanea, la materia doveva presentare resistenza al movimento stesso e non semplicemente alla iin variazione. La resistenza al movimento ammessa da Descartes non pud Venire riconciliata con Pinerzia considerata come una proprieta essenciale della maceria, Il fatto che questa incompatibilita sia sfuggita a Descartes fonde lidea del radicale mutamento concettuale implicato nell'identifica- Fione ontologica del movimento con la quiete. Nella prima legge della natura Descartes affermava che, come la quiete, il movimento é uno stato e non Wn processo, ¢ quindi continua senza interruzioni a meno che non venga ‘sostretto'a cambiare da qualche agente esterno. Combinata con la seconda dla natura, secondo la quale «ogni movimento di per sé é rettilineo» piamo, con ogni evidenza, una chiara formulazione del principio di inerzia w le cose non stiano cosi risulta dalla regola 4. Discontinuitd radicali Confrontando le regole 4, 5 ¢ 6 giungiamo a un'altra straordinaria con- lone: una minima variazione di grandezza pud portare, in un processo {iNo, «risultati completamente differenti, La regola 4 (fg. 12) continua a valida anche se il corpo pitt piccolo m, viene progressivamente acere- Ao fino ad approssimare il corpo pitt grande m, in quicte. Ma se m, jle-a m,, si ha un caso del tutto differente e vale allora la regola 6. 4o corpo m, non si oppone pitt al moto, ma assume una velocita 41/4 di quella iniziale di m,, mentre m, rimbalza con la velocita resi . fi ha un diverso comportamento ugualmente spettacolare se m, st- 308 APITOLO DopicESIMo: pera anche di poco m,. I due corpi in questo caso procedono uniti nella direzione del corpo collidente, come descritto dalla regola 5. ‘Anche per queste discontinuiti quantitative Leibniz si mostrd scettico riguardo alla validita generale delle regole di Descartes, ma quest’ ultimo, non se ne preoccupava affatto."" Come abbiamo visto, egli concepiva una ontologia degli atti creativi radicalmente discontinuista, ¢ la sua opposie ione alla fsica aristotelica lo portd a rfiutare ogni virtualita, ogni dinami- smo. Il movimento non é una fluente continuiti dinamica, Negando la virtualiti a favore di una completa attualita, Descartes considerava ogni istante del moto nel'istante stesso in cui avviene, e riteneva autosufficiente ‘ognuno di questi istanti. I singol istanti di tempo sono relazioni geometri- che atte a definite le istantanee e reciproche posizioni statiche dei corpi ‘Ad ogni istante si verificano differenti stati geometrici, ma il movimento istantaneo che viene definito da questo stato (in relazione al precedente) non ¢ affatto movimento. Ma, d'altra parte, listante di movimento & anche la creazione istantanea di questo stato da parte di Dio. Dio crea il mondo ad ogni istante. I successvi atti creativi sono identict al primo e ne differiscono solo concettualmente. Ma non vi &alcuna intrin- seca relazione dinamica tra uno stato il successivo. La regolarita che osser- viamo riflete la volonta di Dio, il quale sceglie di creare il mondo secondo regole che siamo in grado (in definitiva attraverso le idee innate) di inter- pretare. II secondo stato, come il primo, ¢ espressione del libero atto crea- tivo di Dio. Ma non vi é alcun passaggio, alcuna transizione o flusso da tuno stato al successivo. Siamo di fronte a una serie ripetuta di libere crea- Zioni. Per questo motivo Descartes ritenne che Galileo si rivelasse un filo- sofo superficiale quando ricorreva alla divisibilicaall’infinito del tempo pet giustificare linfinita diminuzione di velocita. Per Descartes non era possi- bile dividere ulteriormente un istante e di conseguenza neppure la velocita elementare. Il movimento & dunque una sequenza di att indivisibili, Scrive Descartes a Mersenne: Dovete sapere che, a dispetto di quanto dicono Galileo e altri, i corpi che comin- iano a cadere, o si muovono in qualsivoglia maniera, non assumono tutti gradi di lentezza, ma hanno una velocita definita proprio a partire dal primo istante.* Il movimento € la quiete, come anche i diversi valori di velocita, sono discontinui, e un corpo che parte da uno stato di quiete non assume tutti i valori di velocita come aftermava Galileo, U& LEGGI DEL Moo: 309 La voce dellesperiensa Forse Descartes pensava anche di avere dimostrato le sette regole di fronte al tribunale della ragione, ma sapeva che la loro applicazione era forte- mente limitata. Erano state formulate nel caso ideale di due corpi perferta- ‘mente rigidi in un sistema isolato. Ma nel mondo reale molti corpi urtano tra di lore e, cosa ancora pit! importante, fanno parte di un vortice di materia fluida. I pianeti si librano nella materia celeste e i normali corpi pesanti cadono perché sono spostati dalle particelle pitileggere di questa materia. Il movimento avviene sempre in un fluido, e quando Descartes scudid il moto dei corpi in acqua, concluse che era possibile perché le parti del fluido cedevano rapidamente il posto FE investigando ulteriormente perché alcuni corpi lasciano senza difficolta i loro luoghi ad altri corp, e altri no; facmemte avvertiamo che quelli che gia sono in movimento, non impediscono ad altri di occupare i luoghi che spontaneamente abbandonano; mentre quelli che sono quieti non possono essere scacciati dai loro luoghi senza qualche forza. Donde é lecito dedurre che i corpi divisi in molte esi gue particelle, agitate da moti fra loro diversi, sono fluidi; duri, invece, quelli le ui particelle, nei loro reciproci rapporti, sono in quiete. Queste affermazioni concordano con lopinione di Descartes, secondo cui la durezza dei corpi ha origine semplicemente dallo stato di quiete reci- proca trale parti. La resistenza opposta da acqua ¢ aria, in particolare ai corpi pi veloc, viene imputata alla presenza di impurita che rendono i fluidi imperfect Un corpo fermo in un fluido subisce una forza uniforme su tutta la superficie e non si muove a meno che non riceva un ulteriore impulso. Questo pad provenire sia da una forza esterna sia dalla corrente del fluido. Alla luce della sua definizione di fluido, Descartes sostiene che «un corpo dluro esistente in un fluido pud essere determinato al moto da una forza minima».* Questa affermazione sembra violare la quarta regola, ¢ pet quanto dica Descartes, la sua spiegazione @ pit abile che convincente. Si supponga, egli dice, che il corpo B (fig. 13) sia posto in un fluido, e che alcune particelle di quest’ultimo si muovano in senso orario seguendo i percorsi circolari ow y a ¢ 0 a ¢ i, Se il solido B si trova fra 0 ¢ a, che cosa accade? Ecco come Descartes vedeva l'evolversi della situazione: Alle particelle a ¢ é 0 esso {B] impediri di poter passare da 0 verso a, per chiudere il circolo del loro movimento; ¢ cost alle particelle o uy a impediri di continuare da a verse 0; € quelle che verranno da i verso o spingeranno B verso C; ¢ cosi quelle che verranno da y verso a, lo spingeranno di altrettanto verso F; ¢ percid non avranno da sole nessuna forza per muoverlo, ma ripiegheranno da 0 verso w, 310 CAPITOLO DODICESIMO Figura 13 e da a verso ¢, e da due circolazioni se ne fara una, secondo I ordine delle let- tere a ¢i 0 wy a. E cosi, per Vincontro col corpo B, non si fermera in alcun modo il loro movimento, ma mutera soltanto la determinazione, € non procederanno per linee tanto rette, 0 tanto approssimate alla retta, come se non si fossero scontrate con B.” Questo stato di equilibrio pud essere modificato dalla minima forza esterna applicata in B nella direzione BC, perché essa si sommera alla forza gia esercitata dalle partielle di fluido che provengono da i verso o. Descar- tes credeva di essere sfuggito con questo espediente a una contraddizione con la quarta regola, secondo la quale una piccola forza non pud far muo- vere un corpo grande. Ma non fu in grado di spiegare per quale motivo veniva superata l'inerzia del corpo a perseverare nel suo stato di quiete, €, come precisa E.J. Aiton, invocando la forza complementare del cerchio a ¢ io, Descartes stava reintroducendo surrettiziamente la teoria platonica dell’ antiperistasi, la quale spicgava il movimento dei proiettili facendo fluire sul retro l'aria compressa di fronte al corpo in movimento per spingerlo di nuovo.” Interpretazione dei fenomeni magnetci Ampliare la terza legge del moto in sette regole era il primo grande sviluppo dei Principi della filosofia. Il secondo riguardava l'interpretazione del magnetismo, un argomento grandemente discusso fin dalla pubblica- zione nel 1600 del De magnete di William Gilbert. Questi aveva riportato un grande numero di esperimenti, ma allo scopo di sostenere la sua tcoria, secondo la quale la forma magnetica é animata e paragonabile all’anima umana, Per Gilbert gli eefflussi» del magnete sono chiaramente incorporei perché penetrano attraverso i corpi densi e magnetizzano un ago senza aumentarne il peso." IE LEGet DEL. MoTO a Riscattare il magnetismodal mondo dell'occulto avrebbe garantito a chiunque un successo trionfile, ma Descartes non si dedicd seriamente al problema fino al 1640. Un emplice esperimento valse a fornirgli la prima indicazione. Se su un pezzo i cartone appoggiato su una barretta magne tica orizaontale si sparge dela limatura di ferro, questa si dispone a creare ‘un vortice (fg. 14). Seguenlo Gilbert, Descartes utilizzd una calamita di forma sferica, ¢ osservo chela limatura si disponeva intorno al polo nord ¢ sud in forma di filameni 0 condotti incurvati." Descartes concluse immediatamente che si tratava di condotti lungo i quali si muoveva la materia. Ma che tipo di maeria? Le ingombranti particelle del terzo ele- mento erano troppo grosse.Era possibile che si trattasse delle sferctte del secondo elemento, ma Desairtes pensd che fosse pii facile il passaggio di particelle del primo elemenb, specialmente se scanalate o solcate. La parte “ombreggiata delle figure 15 « 16 mostra come potrebbero formarsi le «parti scanalate quando il terzo demento viene schiacciato attraverso le parti- celle sferche del secondo. Come il dentifricio spremuto dal tubetto, le parti scanalate ruotano al momerto di uscire, ¢ poiché sono solcate, acquistano Ja forma di infinite viti cilindriche destrorse 0 sinistrorse.*

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