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G. GALLUCCI EE Sencees): ican : PA~E ~ F8EO= SAGGIO DL UNA INTRODUZIONE ALLA Filosofia delle Matematiche CALTANISSETTA, TIPOGRAFIA DELL’ OMNIBUS 1902. Proprieta Lerrerania PREFAZIONE Chi considera lo sterminato campo delle matematiche moderne sara certamente preso da gran meraviglia nell’osservare Ja celerild yerliginosa con cui progrediscono, e nel pensare al numero quasi indefinite di disei- pline speciali, ognuna delle quali richiede studio lunghissimo e costante per essere appresa, Vi sono, anche nelle matematiche elementari, dei ca~ pitoli che man mano ingrossandosi sono diventati 0 tendono a diventare discipline autonome; Waltra parte delle teorie che prima erano considerate come del tutts esiranes, yengono riavvicinate secondo nuovi punti di vista. Per} (uito questo moyimento si compie fra Tindifferenza gererale, an- che degli stessi matematici, molti dei quali yon vedono al di Ti del rie siretio camp dei loro studi personali. Cid riconosceva il Klein quando af fermava, che le discipline matematiche a misura che progrediscono ten= ovo sempre pitt ad isolarsi; egli scorgeva in tale isolamento un grave Fericolo, @ quindi vedoya la necessiti, di combatierlo. Questo scopo pensa- va egli di raggiurgere cor la fusiore delle accademie di seienze matema- tiche ¢ naturali: « noi ei siamo riuniti a voi (rivolio ai colleghi natura- listi) nell’intento di apprendere le vostre scoverte ed i vosiri metodi per vedere ove possiamo intervenire con la nosira seiensa: in compenso non richicdiamo che wn po' di interessamento per le nostre ricerehe ed i no- ‘stri studii >. Ma c's purtroppo da dubitare dell’efficacia del mezzo propo- sto dal Klein. L’ompirismo di gran parie dei naturalisti (i quali non sono ‘tutti degli Helmholiz), ¢ la natura puramente speculativa della maggior Parte delle teorie matematiche, rappresentano un ostacolo quasi insupera bile per stabilire quella comunanza di idee che apporierebbe tanto giova~ “tents alle une ed alle alire scienze. Tl movimento matematico-filosofico che ora va sempre pil aceentuan- losi patra forse evitare il tanto tuto isolamento, Ed infatti, ora che si ees comincia a intravedere il nesso intimo di cerle quistioni sui principii ma- tematici con Ia psicologia, con In logica @ con la teorica della conoscenza gi sorgono eleiti ingegni, e nel campo delle malematiche, @ nel campo della filosofia, i quali in dotte discussioni tratlano con competenza.i prin— cipii piu astrusi dolla solenza. La grande autorité di costoro varni.a seug- tore Vapatia degli altri cultori, i quali sono abituali ad ammassay} cervhe, riguardanti dettagli minimi di argomenti,.che per quanto impor- tanti, sono pero twoppo limitati, ed il contatto con le geniali teorie filosof- che moderne fard loro acquistare quella larghezza di yedule, che purtrop- po manca a chi si da a studii troppo speciali. Tn che cosa la matematica e Ja filosofia possono giovare I'una all’al- tra? I nuovi concetti introdotti nella matematica dal genio di Riemann, di Grassmann, di Cantor, ¢ lo sviluppo della moderna. teoria delle funzio- ni e della fisiea matematica, possono essore utilizzati dalla filosofia, che pud ricayarne immensi vantaggi specialmente nella parte mefodologica; a sua volta la matematica pud dai sani principii della filosofia moderna ri- eavare la soluzione di molte quistioni riguardanti i fondamenti della scienza. Por traitare queste ardue quistioni @ necessaria la conoscenza della matematiea ¢ della filosofia. Ora, il matematico che vorrd porsi al cor rente dello stato attuale delle teorie filosofiche si trovera -davanti serio ostacolo; certo non si potr affidare a, tratiati di storia della filosofia, ad un gli articoli di rivisto 0 a dei perehé in tal caso si (roveré in un cnos at nomi mai udili e di opinioni del tutto opposte, Deve dunque ricorrere alle fonli e per fare cid vi 6 assoluto bisogno di una preparazione e di una guida. Stando cosi le cose, sarebbe di una certa uti li una tratta- ziono clementare © semplice dei principii pid imporlanti della teoria della eonoscenza © dolla psieologia, H questo che mi son proposio di fare con il presente lavoro, il quale & scritto speciaimente per i matematici: perd mi lu- singo che qualehe lottore filosofo vi troverd, dei punti che lo interesseranmno, come Ie discussioni sulle diverse interpretrazioni della relativita della eo. noscensa. umana, sul prineipit sinictici a priori ece, Sembrera cerlamente strano cho delle quistioni traliate da chi appar: tiene allo siafo maggiore della scienza vengano riprese da un sem tee 6 seritlo, quale sono io; perd sporo che il casctenzioso stuio ¢ la ne in- onzione di giovare a quelli che vorranno intraprendere serii studi ai Ao Josofia matematica, varré a furmi ottenere un po? di indulgenza, La quale sari per’ me grande inearaggiamento per proseguire Yopora stu che ho ideata e di cui questo lavoro 6 Vintroduzione. Fo PARTE PRIMA Le dotinine filosofiche modeme e la teoria della conosconza La filosofia delle matematiche comprende due parti ben distinte, una che ha per oggetto lo studio dellorigine ed evoluzione dei concetti matematici (on- | lologia matematica), ed un'altva nella quale, distinte ed ordinate secondo cer crilerii le diverse discipline malematiche, se ne aecennano gli syiluppi ed i li miti, in modo da far risaltare Ia yeduta generale dell'insieme di tutta la scien za (enciclopedia matematica). A queste.due parti se ne pud aggiungere una ter- za, 1a motodologia matenatica, che si propane lesame e la critica dei metodi di esposiziono delle teorie matematiche La prima parte @ fondata sulla psicologia, sulla logica e sull'analisi della facolta del conoscere. Il problema della conoscenza ¢ forse il problema fonda- mentale della filosofia; esso, fin dai primordii della scienza ¢ stato il soggetto delle ricerche dei pitt grandi genii dell’umaniti, L'esposizione dei risultati ulti- mi ai quali la filosofia @ pervenuta, nella spluzione di quel problema, & Vint duzione naturale alla filosofia delle matematiche. Cominceremo con I anali Kantiana, che si collega con le idee pitt profonde di Aristotele, Platone, Leib- nizio, Cartesio, Bacone, Galilei, contiene il germe di tutla la filosofia moderna CAPITOLO 1. Tl criticismo di Kant rest Je sort commun de la raison hu- maine dans Ja spéculation, de commencer par construire gon édifice en toute hate, et de ne songer que plus tard & s'assurer si les fon demento on sont solides, Kayr- Critique de a raison pure-Iatyoduction, eh Liintuiione ed i concetto—l’a priori et 1. Emmanuele Kant nella sua opera la critica della rayion pura, si propose di determinare Morigine, l’estensione ed i limiti della conoscenza umana. La sua idea direttrice fu questa: non es- sere possibile la costruzione di un sistema filosofico duraturo, sen- za garentire la stabilitt della sua base mediante un’analisi crili- ca della facolta del conoscere. La critica di Kant non é& dunque una critica dei sistemi filosofici, ma della facolt stessa della ra- gione; la conoscenza umana yiene anatomizzata come on orga- nismo vivente, e, mediante un’analisi minuziosa e profonda, vien ricercata l’origine e l’estensione dei concetti, e la costituzione in- tima dell'esperienza. 2. In un’analisi critica della eanoscenza 6 necessario distin- guere talvolta dei fatti che nella loro manifestazione adtuale sono inseparabilmente riuniti; allo stesso modo, il fisiologo, nella de- serizione dei fenomeni vitali, deve distinguere la circolazione dalla respirazione, quantunque, nella vita aliuale, queste due funzioni siano contemporanee, ¢ l’una non possa essere senza laltra. Le prime e fondamentali distinzioni poste da Kant sono: tra soggetto ed oggetto, tra senso ed intelletto. ao Nel modo pid generale, si pud dire che si arriva alla conos scenza, quando si ha una certa relazione fra noi (soggetto) e cid che é fuori di noi (l'oggetto); loggetto ci affetta in un certo modo, e noi abbiamo la capacita di ricevere e coordinare l’azione di esso. La conoscenza risulla adunque dallattivita del soggetto e dell’og- getto. L’azione dell’ oggetto sul soggetta & possibile per il senso; Ja speciale coordinazione, per cui si riconosce un certo ritmo in cid che @ fuori di noi, & possibile per Vintelletto. 3, I senso é, per Kant, la facolth che abbiamo di ricevere delle rappresentasioni dal modo come gli oggetii ci affettano. La conoscenza riguarda adunque sultanto il modo di agire dell’ og- gelto, non luggetto nella sua essenza ('oggetto in sé). Per com- prendere cid basta considerare questo esempio: supponiam Vesi- stenza di un essere che differisca da noi solo per mancare del senso della vista; quando tna corda vibra dando un suono, quel- Vessere non percepisce la vibrasione come tale, ma il modo di vibrare, che costituisce quel suono. Il primo stadio della conoscenza, ussia la conoscenza che si rapporta immediatamente all’oggetto 6 intuistone, Siccome é il senso che stabilisce la relazione immediata fra soggetto ed ogget- to, cosi le intuizioni possono originarsi solo per il senso: «ogni conoscenza, in ultima analisi, deve ridursi sia direttamente, sia in- direttamente a delle intuizioni, e per conseguenza alla sensibilita >. Ora, il senso non ci di che il modo di essere degli oggetti, non gli oggetli ia sé, dunque la conoscenza umana é relativa alla costituzione del nostro senso. In altre parole, noi non possiamo conoscere, degli oggetti, che quello che lesperienza ci presenta. L’oggetio indeterminate di una esperienza chiamasi fenomeno; in- vece loggetlo, considerato indipendentemente dal modo come si presenta a noi nell’esperienza, chiamasi numeno, 4. Per ora, non é necessario dire in modo preciso in che cosa consista esperienza; parlando dell’esperienza e delloggetto della esperienza o fenomeno, siamo sicuri di essere compresi, senza ul- teriori spiegazioni e discussioni, che qui produrebbero grande confusione. L’vlaborazione del concetto alell’ esperienza e la sua esalta determinazione, custituisce il priino problema della cono- Scenza, cosi come é inteso da Kant, Questo problema ne richiama eee poi un altro di non minore importanza: quale valore possono avere Je speculazioni al di 14 dell'esperienza? Il solo enunciato di questi problemi della ragione ci fanno intravedere il grandis- simo yalore della critica di Kant. La chiave della soluzione sta nella distinzione precisa fra Uin- tuizione ed il concetto, fra la forma e la materia della conoscenza. 5. Per il senso noi abbiamo le rappresentazioni dell’ oggetto considerato come fenomeno; |’ insieme di tutte queste rappresenta- zioni corrisponde alla sostansa o materia del fenomeno. La materia del fenomeno ci é quindi data dal senso, come rappresentazione risultante delle diverse rappresentazioni parziali dell’oggetto, Queste ci sono date dal senso, non isolatamente, ma inseparabili tra loro e tutte riunite e comprese nella rappresentazione totale, Cosi, la rappresentazione di qualche cosa, di un frutto per esempio, contiene le rappresentazioni del suo colore, della sua forma, del suo sapore ece,; ma il senso non ci pud dare la rap- presentazione di un colore senza darci contemporaneamento la rappresentazione di un corpo cui quel colore compete. Intanto & indubitabile che noi abbiamo la eapacith di concepire le rappre- sentazioni parziali separatamente fra loro e ciascuna isolatamente. Dovremo adunque distinquere il pensare dal sentire, la ricellivild. delle impression esterne dalla spontaneita del nostro spirito per cui noi possiamo distinguere o riunire le diverse rappresentazioni parziali di un fenomeno, Per comprendere cid basta considerare un esempio. Il color rosso ei pud essere dato in una intuisione, cioé nella rappreseniazione totale di un oggetto di una data espe- rienza; ma é evidente che potremo parlare di quel colore astraendo da quolla speciale intuizione, © come attributo di tutti i corpi rossi. Nel primo caso l'oggetto dell’ esperienza é delerminato ed il color rosso 4 inseparabile della intuizione corrispondente, nel secondo caso loggetto dell'esperienza é indelerminato ed il color rosso é una rappresentazione parziale di quel dato oggetto della esperienza, in modo perd da essere riconosciuta in una infinith di altre intuizioni ed altri oggetti dell'esperienza. Come dalla riceltivith delle impressioni (cioé per il senso), si hanno Je intuizioni, cosi dalla spontaneitd del nostro spirito per cui discerniamo le rappresentazioni paraziali, considerandole come . ‘ parti di una inflnité di intuizioni, nascono i concetéi. Insomma Vin- tuisione corrisponde ad una esperienza aliuale, il concedto ad una infinita di esperiense possibili. Cost I’ intuizione della retta corri- sponde alla impressione eccilata dalla vista di una retta disegnata, per esempio, su un pezzo di carla; invece il concetto della retta corrisponde alla totalit di tutte le intuizioni che si possono avere immaginando 0 disegnando tutte le retto possibili. E chiaro che il concetto senza lintuizione non significa nulla, perché se non si ha la possibiliti della intuizioni, non si ha nem- meno la possibilita del concetlo. Allo stesso modo, l’intuizione non pud stare senza il concetto, perché essa darebbe una semplice conoscenza immediata ed atiuale, senza la possibilita di ricono- scere le rappresentazioni parziali in altre esperienze. Kant dice: «Vintuizione senza il concetto é cieca, il concetto senza l’intuizione é yuoto », 6. Il senso da le intuizioni, l’intelletto da i concetti; alle in- iuizioni corrisponde 1a materia o sostanza del fenomeno, ai con- celti la forma del fenomeno, cioe quella speciale courdinazione delle rappresentazioni parziali per cui un oggetto si differenzia da ogni altro. E evidente che senza la formazione dei concetti non sarebbe possibile distinguere tra loro le rappresentazioni totali di due og- gelti, appunto perché non sarebbe possibile discernere le rappre- sentazioni parziali. Da cid si comprende l'importanza dalla distin ione della forma e della materia del fenomeno. Nella conoscenza attuale perd non @ possibile separare la forma dalla materia come non @ possibile separare |’intelletto dal senso, I’ intuizione dal concetto, 7. Passando in rassegna, anche superficialmente, le nostre inluizioni, non é difficile notarne alcune che si distinguono dalle allre per una certa dignita superiore. Si comprende bene che in- tendiamo parlare dello spazio e del tempo. Fermandoci per ora al solo spazio osserviamo: 1. che Ja rap- presentazione dello spazio non é la rappresentazione di un corpo, ma accompagna inseparabilmente tutte le rappresentazioni dovute ai fenomeni esterni; essa ci é sempre presente, é come una trama tra le cui fila si innestano tutte le altre rappresentazioni di og- 90 = Sello. 2. che la rappresentazighe dello spazio é essenzialmente wna ed inalterabile; possiamo togliere un oggetto dal suo posto, ma ci 6 assolutamente impossibile togliere insieme all’oggetto lo spazio che esso occupa, L'intuizione dello spazio ¢ dunque uno degli ele- menti essenziali della nostra conoscenza. In psicologia ed in fisiologia si @ ricercata e studiata I’in- flnenza dei diversi sensi nella formazione della rappresentazione ello spazio, @ si sono fatte scoverte importanti, come, ad esompio, quella dell’ufficio dei canali semicircolari nel senso dell’equilibrio; ma la conclusione ultima di tutte le scoverte fatte e di quelle che potrebbero ancora farsi é che: Ja spiegasione dellidea di spazio @ connessa con la spiegasione dell’intima costitusione del nostro senso. Tate spiegazione non pud essere solianto empirica, perché Vesperiensa suppone gid la costituzione dei nostrt sensi; anzi pos- siamo aggiungere che la spiegazione dell’intima costituzione del Senso, ed, in generale, della facolta del conoscere, varrebhe a porre in piena luce la costituzione stessa dell’ esperienza: Ed ecco che si pone il primo problema del criticismo, il problema della pos~ sibilité dell’esperienza: come 2 che noi costiluinmo la nostra espe- rienza? Se ricorriamo alla testimonianza irrefutabile del nostro senso intimo e portiamo la nostra attenzione allo svolgersi dei fatti psichici, non tarderemo ad accorgerci che ¢*@ por essi un elemento essenziale, il tempo, che 8 per il senso taterno quello che lo spazio & per Il senso esterno, Il tempo non é estraneo ai futli psichici, ma non si pud identificare con nessuno di essi; allo stesso modo lo spazio non é estraneo ai fenomeni esterni, ma non si pud iden- tificare con nessuno di essi, Queste ed altre osservazioni che ognuno. pud fare, ci fano considerare il tempo ¢ lo spazio in un certo modo che sarebbe ben difficile esprimere completamente e con chiarezaa. Perd se offermiamo che lo spazio ed il tempo sono il fondamento dell'esperienza, la quale non sarebbe possibile senza di essi, saremo sicuri che cid 6 Waccordo con lidea che ei siamo furmata; anzi, andando pitt oltre potremo dire addirittura che: lo Spazio ed il tempo sono la forma dell'esperienza, lo spazio come forma del senso esterno, il tempo come forma del senso interno, Questo che deito cosi, ex abrupto, non significherebbe nulla, acqui- oS sla ora un significato preciso come espressione di un nostro intimo pensiero sulla costituzione dell’esperienza. Le rappresenlazioni dello spazio e del tempo, come fonda- mento di tutle le conoscenze immediate, sono intuizioni perd delle intuizioni in cui non ce nulla di materiale, come nelle altre. Kant le ha chiamate intuistoni pure. 8. L’atto fondamentale della spontaneit del pensiero & quel- lo di trovare dei legami, dei rapporti, nella mulliplicith e varicta dei feaomeni datici dal senso. D'altra parte la possibilita della ri- cerca di questi legami dipende dalla possibilith di discernere le vappresentazioni parsiali nella rappresentazione totale di un fe- nomeno, cioé dalla possibilila dei concetii. La conoscenza immediata od intuizione ci fornisce linsieme di tutte le esperienze possibili; ma queste sarebbero qualche co- sa di caotico, senza il ritmo impresso alle nostre rappresentazio- ni dal pensiero e che noi riconosciamo come ritmo naturale. Lo conoseenza mediata risulta dalle intuizioni in rapporto fra loro per mezzo di un elemento formale con eui si esplica il ritmo del pen- siero (forma della conoscenza). Diremo percid che la funzione del pensiero nella conoscenza & essenzialmente formale, essenzial- mente logica. Questa funzione logica del pensiero é possibile, come abbia- mo detto, per la formazione dei conceiti, e si esplica nella sua forma pil semplice col giudisio. E ora necessario dire qualche cosa all’analisi e sul signifi- eato dei gitdizii, tanto pit che questa quistione si connette con Je moderne discussioni sulla natura della logica. 9. Analizziamo il giudizio seguente: « questo fogtio di carta é divisibile in due parti.» L’esperienza atiuale dh il foglio di car- ta nel quale possiamo riconoscere, per la possibilité dei concetti, le rappresentazioni parziali della forma, del colore, delle dimensioni ece. le quali insieme ci danno il concetto del foglio di carta, nolire, nell’insieme delle esperiense possibili possiamo sempre tro- vare quelle che ci forniscono la rappresentazione della divisibilith di un corpo in due parti. Or bene alla rappresentazione del foglio di carta, come rappresentasione tolale, uniamo la rappresentazio- he della divisibilith ed avremo il giudizio espresso. Bisogna perd os~ cig as servare che tutte queste operazioni le possiamo riconoscere in u- n’analisi del giudizf; nella formulazione diretta de! giudizio, tut- ti questi atti sono inseparabilmente riuniti in un atto unico. Nellanalisi di un giudizio si possono dare due casi: 4. per u- nire Vattributo al soggetto bisogna ricorrere ad un’esperienza d versa da quella corrispondente al soggetto; 2. per unire l’attri- buto al soggetto basta semplicemente analizzare esperienza stes- sa corrispondente al soggetto. Cosi nel gindizio precedentomente analizzato, l’attributo della divisibilith in due parti si é dovuto ri- cercare in un’esperionza diversa da quella corrispondente al fo- glio di carta (soggetto). Invece, se avessimo detto semplicemente: questo foglio di carta @ bianco non sarebbe slato necessario ri- correre ad un’alfra esperienza per unire la rappresentazione del bianco alla rappresentazione del foglio di carta, ma il giudizio sa- rebbe risultato dall’analisi pura e semplice del concetto del foglio di carta, senza uscire da esso. 1 giudizii della prima specie-si dicono sintetici 0 gindizii e- stensivi perché estendono la conoscenza del soggetto; i giudizii della seconda specie si dicono analilici od esplicativi perché non aggiungono nulla all’idea del soggetto ma si limitano ad espli- carne il concetto. Potremo dire che il giudisio esprime un legame fra esperien- ze, stabilito per mezzo di un‘analisi speciale dei concetti di esse. Tanto nel giudizio sintetico quanto nel gindizio analitico, la fun- zione logica del pensiero é quella di dare una certa uniid alle nostre rappresentazioni, mediante i concetti di cui lintelletto é sorgente. ; 40, Analizzando le operazioni de! nostro intelletto, ci accor- giamo che non sarebbe possibile l'espressione di un legame qual- siasi, senza alcuni concetti generalissimi che sono per la forma della conoscenza quello che le intuizioni pure (spazio e tempo) sono rispetto alla materia della conoscenza. Questi concetti generalissimi sono l'espressione delle funzio- ni logiehe diverse del pensiero nel giudizio. Cosi i concetti del- Tunita, della pluralita, della qualita ece. si riferiseono specialmente alla forma della conoscenza (concetti puri), in modo. che i fatti ed i legami dell’esperionza, diventano comunicabili od éntellegibili — B= per essi. Di tali concetti puri alenni sono primitivi, altri derivati. Aristotele 6 stato il primo ad occuparsi dei concetti primitivi del- Vintelletto umano; egli ne trovd quindici che chiamé categorie o predicamenti, Kant, riconoscendo difettosa Penumerazione di Ari- stotele, cered di correggerla, separando i concetti puri dagli em- pirici © facendo corrispondere le categorie a certe determinate e fondamentali funzioni logiche del pensiero nel giudizio, In tal modo egli trové quattro gruppi di categorie: quantita (unita, pluraliti, totalita), qualita (realth, negazione, affermazione), relactone (sostan- za, causaliti, azione reciproca), modalita (possibilita, esistenza, necessiti). Questi sono per Kanti concetti puri primitivi; il quadro completo di tutti i concetti puri si avrebbe considerando i concetti derivati da ogni calegoria. Cosi dalla categoria di causaliti deri- vano i concetti di forza, azione; dalla categoria di modalita i con- cetti di inizio, fine, cambiamento ece. Fra poco vedremo come Kant nel determinare esattamente il significato delle categorie abbia collegato il problema della forma della conoscenza con il problema della costituzione intima dell’e- sperienza. 44. Kant chiama @ priori cid che nella critica della cono- scenza si riconosce essere la base della possibilita della conoscen- za stessa. Le intuizioni pure ed i concetti puri sono in questo sen- a priori. Con cid non si ynol dire che nella conoscenza attuale essi vengono prima; nella parola a priori non deve essere sottin- tesa alcuna relazione di prima o poi, perché, p.e. lintuizione pu- ra @ Vempirica sorgono insieme in modo che I’una non pud es sere senza l'alira. Nell’analisi che facciamo di esse, possiamo se~ pararle, ma nel fatto vanno unite, sicché affermare che l’intuizio- ne pura nasce prima dell’empirica o viceversa ¢ un non senso. Il vero significato che bisogna dire all’a priori éilsegueate: l'a~ priori é lespressione dell’attivita del soggetto; tanto il senso, quan- to Vintelletto hanno degli elementi @ priori che sono Iessenza della possibilita della loro azione. 42. Tutte Ie conoscenze cominciano con l'esperienza perché si possono ricondurre direttamente od fndirettamente alle intui- zioni e quindi alla sensibilitA. Ora, quelle conoscenze che si ri- conoscono essere la base della possibilita dell’esperienza possono ede derivarsi da essa? Cioé V'a priori si pud derérar'e dall’esperien- za? Si pud dire che questo sia il problema fondamentalo della eritica perché si connette intimamente con la ricerca della co- stituzione dell’esperienza. Tale ricerca, nella sua parte pitt impor- tante @ esposta nel cap. 2, del libro primo della logica trascen- dentale (deduzione dei concelti puri dell’iatelletto). & necessario darne un breve cenno. ‘La oostituaione dell’esperienza od i limiti della conoscenza one 13. La deduzione empirica e la dedusione Wrascendentale. Kant non da alla parola dedusione il signifieato ordinario pura- mente logico, ma un significalo pit ampio. Bgli distingue la de- duzione empirica e la deduzione trascendentale dei concetti. Con la deduzione empirica si mostra come un concetto é sta- to acquistato per mezzo dell’esperienza; con la dedazione trascen- dentale si spiega in qual modo quel concetto @ uno degli elemen- ti della posstbilild dell’esperienza stessa. Cosi, per esempio 1a de- duzione enipirica dello spaziv e del tempo si limita alla quistione di fatto e non é aliro che la spiegazione del possesso di quelle conoscenze; basterd ricercare, con 1a scurta della fisiologia e della psicologia, quali sono quelle sensazioni e quei processi psicolo- gici che fanno sorgere in noi le idee di spazio e tempo. Invece con Ja deduzione trascendentale si cerca di mostrare qual’é laf ficio dello spazio e del tempo nella conoscenza e si stabilisce che: «il principio supremo della possibilith di ogni iatuizione rispetto al senso é che tutto cid che essa contiene di diverso sia sottopo- sto alle condizioni formali dello spazio ¢ del tempo ». 14. Dunitd della coscienza e la conoscenza obbiettiva. Con la deduzione trascendentale dello spazio e del teupo si trova qua- Té Puflicio del senso nella formazione dell’esperienza; resta a ye- dere qual'’é l'ufficio dell’intelletto. Prima, per preparare questa ri- = 5 cerea, ci intratteremo sul principio supremo della conoscenza che © Tunitd della cosciensa. Latto fondamentale e primitivo della spontaneita del pensie- ro 6 espresso da queste parole: io penso; «l'io penso deve poter accompagnare ogni nostra rappresentazione, » Tale atto (che chia- masi da Kant, apercesione pura od ortginaria.) dk lnogo ad una speciale rappresentazione che 6 Ia base di tutti i nostri atti psi- chici e che corrisponde alla presenza del nostro io in tutti i no- stri pensieri, Di questa rappresentazione complicatissima, per quan- to primitiva, possiamo soltanto dire che é la stessa per iviti, tan- to che tutti la esprimiamo con le stesso parole: io penso. Nella cosciensa ci sono due elementi: 4. il legame o sintesi delle rappresentazioni diverse 2. 1a possibilith di collegare cia- scuna di esse con la rappresentazione io penso. Quest’ultima sin- tesi che 6 una, perché una é la rappresentazione io penso é chia- mata da Kant unitd sintetica dell’apercesione pura. Questa unitd sintetica 6 cid che solo permetie l’obbicttivazione della conoscen- za; senza di essa le rappresentazioni ed i loro legami non potreb- hero rinnirsi in una coscienza, Ogni logame di rappresentazioni richiede lunita della coscienza nella sintesi di queste rappresen= tazioni, quindi units sintetica &@ cid che solo costituisce il rap- porto delle rappresentazioni ad un obbietto; essa stabilisce per cosi dire la comunicazione fra il mondo esterno ed il mondo interno. La possibilitt di conoscere qualche cosa come obbietto ri- siede adunque nell’ unita sintetica, Senza di essa si avrebbe una pura conoscenza per concetti, ciod una conoscenza puramente for- male. Per esempio, si pud pensare un ente a due dimensioni do- tato di intelletto e senso, si pud pensare che questo ente sia oc- cupato a separare due molecole, una di zolfo e laltra di ferro sovrapposte nel senso della terza dimensione; si pud pensare al- Vinutilita del suo tentativo ed alle conseguenze che quell’ente ne puo trarre ece. ece. (1). In tal modo non si é fatto altro che porre (L), Questo esempio irovasi in un discorso inaygurale del prof. Del Pezzo al titolo: le ribetlion® della seiensa, Con esso si vuol far concepire la possibilita di spiegare la forza dellaifinita chimicn mediante la quarta dimeusione dello spazio, =i = in giuoco diversi concetti e diverse categorie (esistenza, possibi- litt, unita ecc.) badando solo al legame Jogico, avendosi cost una pura ¢ semplice forma di pensiero che non @ per nulla una co- noscenza obbietliva. Per avere la conoscenza obbiettiva, ad ognuno di quei concetti ¢ ad ognuna di quelle categorie dovrebbe cor- rispondere una @fuistone in una esperiensa possibile, in modo da poler unire, ad ogni rappresentazione parziale, quella rappre- sentazione fondamentale, ossenzialnente wna, che & espressa dalle parole: io penso. Lunitd della coscienza, che in fin dei conti non é altro che Vunita di questa rappresentazions io penso, & un fatto indiscuti- bile di cui ognuno pud rendersi conto, ed 6, nello stesso tempo il fatto pi importante che scaturisce in modo naturale in una qualunque analisi della conoscenza. Tutte le considerazioni, del re- sto importantissime, fate dall’ Ardig6 nel libro sul’ wnitd della co- scienza, € principalmente Vaffermazione che Vanité del dato men- tale non ne esclude la mulliplicitd, non sono per nulla in oppo- sizione con i risultati della profonda analisi Kantiana. } 15. Il risultato della dedusione trascendentale, Abbiamo visto che per avere Ia conoscenza obbiettiva, ad ogni concelto deve corrispondere una intuizione in una esperienaa possibile. Questo si comprende subito per 10 spazio ed il tempo. Lidea di uno spazio in generale & vuola e non ha valore se non rispetto agli oggeli det sensi, ossia all’esporienzay al di 18 di qnesta non tappresentano nulla, Lo stesso avviene per-le categorie. Sembra a prima vista, che le categorio si possano applicare agli oggetti in generale, cioé indipendentemente dalla nostra intuizione sensibile, ma non si pud avere una conoscenza se non si ha una intuizione che per- ietta di applicare lunita sintetica dell'apercezione. Infatli é sol- tanto con questa che i concetti possono determinare wr oggetlo. ‘Adunque non serve a nulla estendere i concelti al di li della no stra intuizione sensibile, non avremuo che dei concetti euolé di oggetli, delle pure forme di pensiero sprovviste di ogni realla. Cosi siamo arrivati al risultato ultimo della deduzione twa- scendentale Kantiana, che é il seguente: i concetti. puri dell’ in- telletio (categorie), come le intuizioni pure del senso (spazio e tempo), sono delle pure forme he non hanno altro uso che quello ee di applicarsi agli oggetti dell’ esperienza possibile. Cid che per- mette questa applicazione all'intuizione sensibile 6 Tunita sinte- tica dell'apercezione originaria. 16. Lo costitusione dell'esperienza secondo Kant. NelVanalisi Kantiana della conoseenza si distingue l’intuizione 0 conoscenza immediata, dalla conoscenza mediata; quella dipendente ossenzial- mente dalla ricettivita delle impressioni, questa dalla spontaneita del pensiero manifestantesi con 1’ elemento formale, con la fun- zione logica. Questo elemento formale é uno degli elementi costi- tuitivi del’ esperienza. L’ esperienza non sarebbe possibile, non sarebbe quella che &, senza le intuizioni pure e le categorie, che a loro volta, non sarebbero nulla senza 1’ esperienza. I earatteri pit spiceati, per cui le intuizioni pure e le categorie si possono ritonere come la base della costituzione dell’ esperienza, sono la loro assoluta generalitd e la loro necessitd. Premesso cid possiamo renderei conto dell’ affermazione di Kant che: « tutte le conoscen: 28 cominciano dall esperienza, ma non tulle derivano da essa». Gli elementi @ priori della conoscenza non si possono derivare dal’ esperienza, appunto perché costituiscono il principio della possibilita stessa dell’esperienza. Ancora un passo ed arriveremo al principio fondamentale della critica Qi Kant. Noi conosciamo degli oggetti cid che lesperienza ci presenta (fenomeno); d’alira parte la possibilita dei legami o delle sintesi, risiede specialmente nella funzione logica dellintel- letto. Noi non potremmo riconoscere collegati nell’esperienza, dei fenomeni, se prima non li avessimo collegati con la nostra facolth logica. Adunque Uintelletto é esso stesso Caulore dei esperiensa; Vinteltigensa non ricava le sue leggi dalla natura, ma le pre- serive, essa stessa, a questa. Eeco il grande principio che Kant, nel suo entusiasmo paragonava alla scoverta di Copernico: « ve- dendo che non poteva arrivare a spiegare i movimenti del cielo ammettendo che 1a moltitudine degli astri girava intorno allo spet- latore, cered se non fosse meglio supporre che é lo spettatore che gira, ¢ che gli astri sono fissi; si pud fare un tentativo della stessa specie, in metatisica, riguardo all'intuizione degli oggetti » Invece di ammettere che I’ esperienza rende possibili i concetti. é Sa = dell'intelletto, si ammette che viceversa, i concetti dell intelletto rendono l'esperienza possibile. 47. I limiti della conoscensa-il nwmeno. Dalla dottrina espo- sta si rileva che noi non possiamo conoscere che il modo di es- sere, non V’essere per sé (il umeno); cioé noi non possiamo co- noscere che il mondo fenomenico. Ecco a tal proposito le parole di Kant: «Jusy’ici nous n’avons pas seulement parcourn le pays de Ventendement pur, en examinant chaque partie avec soin; nons Yavons aussi mesuré, et nous avons assigné & chaque chose sa place. Mais ce pays est une ile que la nature alle mémea renfer- mée dans des bornes immuables. C'est le pays de la verité (mot flatteur), environné d'un vaste et orageux océan, empire de Millu- sion, ot, au milieu da brouillard, maint bane de glace, qui di- sparaitra bient6t, présente l'image trompeux d'un pays nonveau, et altire par de vaines apparences le navigateur vagabond qui cherche de nouvelles terres et s'engage en des expéditions peril- leuses avxquelles il ne peut renoncer, mais dont il n’atteindra jamais lo but.... ». L’isola in mezzo all’oceano tempestoso, questo pae- se della veritd, rappresenta il modo fenomenico, loceano, il mondo numenico; i limiti fra uno e Jaltro sono stabiliti dalla nostra intuizione sensibile. Diciamo ora qualehe cosa del numeno. Esso si pud intendere in due modi: 4. il numeno in senso negativo, una cosa in quanto non 6 oggoetto della nostra intuizione sensibile, facendo cio’ astra- zione dal nostro modo di percepirla. 2. il numeno in senso posi- tivo, una cosa che sia oggetto di una intuizione non sensibile, cioé di una iniuisione intellettuale che non é punto la nostra. In altre parole, il numeno in senso negativo é la cosa in sé in- dipendentemente dal nostro modo di conoscere. Io veggo un al- hero, perché veggo quest’albero? Perché 1a mia facolta sensibile ¢ _costituita in modo speciale, modo che @ comune a wtti, e per cui chiungue si trovi in presenza di quelloggetto @ sicuro di vedere un albero. Se prescindo dalla costituzione del senso, l’albero se ne sfama, come avveniva di quei pezzi di ghiaccio di cui si parla nel passo citalo ora. Il senso mi fornisce il materiale per la co- noscenza di quell'albero, ma non mi pud dir nulla della essenza intima di esso. Intanto Vafformazione della cosa in sé non é con- S410 ee traddittoria per sé stessa, perché corrisponde ad un fatto che non 6 contraddittorio qual’8 questo: noi ci accorgiamo ad un certo punto, che per sapere di pid su una cosa, avremmo bisogno di sensi che non abbiamo, oppure di avere i nostri sensi sviluppati in un modo enormemente maggiore. Sicche il concetto del nu- meno in senso negative ha un valore puramente limitativo, la sta portata & puramente logica. Con Mipotesi del numeno in senso positivo, si viene ad am- metlere l’esistenza di una intuizione intellettuale diversa dalla nostra ¢ quindi si va ne) campo delle chimere. Per ben compren- dere la differenza essenziale che Kant pone tra il numeno consi- derato in senso positivo e quello in senso negative faremo le os- servazioni seguenti. Bisogna distinguere una alfermazione logica- mente enunciabile, da una affermazione obbiettiva (di fatto). En- trambe non sono contradditorie per sé, pero la prima diventa contraddittoria quando Ja si traduce in una affermazione di fatto. Cosi, se affermiamo lesistenza della quarta dimensione dello spa- zio faremo un’affermazione Jogicamente enunciabile, non contrad- dittoria, ma che non pud avere valore ubbiettivo perehé per il modo come @ costituita Ia nostra conoscenza non potremo mai avere l’intuizione della quarta dimensione dello spazio. Se invece affermiamo che la quarta dimensione dello spazio é il tempo, al- lora faremo un’affermazione contradditoria, perché avremo fatto rientrare nell’ esperienza la quarta dimensione che ne era asso- lutamente fuori. Cosi pure, affermare Vesistenza di altri esseri di- versi da noi e che banno un altro modo di intuire gli oggetti, non implica contraddizione; ma se facciamo agire quegli esseri (e non lo possiamo fare che imprestando loro tutti i nostri sensi ed il nostro modo di conoscere) cadremo in contraddizione, e tutto quello che potremo dire non avra valore obbiettivo. Adunque le affermazioni logicamento enunciabili possono servire per puro e- sercizio logico, od anche per esercitare la nostra fantasia, ma sono un ero rispetto all'estensione della nostra conoscenza. Se si con- sidera il numeno in senso positivo, ciod se si fanno agire quelle lali intelligenze soprannaturali, per fare delle ipotesi su altri modi di intuizioni, la nostra fantasia pnd spaziare in campi in- fini, ma non per questo conosceremo qualche cosa di pit. Un e- ah sempio del modo come si possa esplicare la fantasia in tali casi, si ha nel bellissimo libro del Flammarion intitolato Lumen, nel quale si descrive il viagio di un’anima attraverso I’infinito. Risulta da tutto cid che il numeno deve intendersi in senso negativo e come concetto limite, e come tale é considerate da Kant. Esaminata la costituzione dell’ esperienza, e trovati per con- seguenza i limili della conoscenza umana, riassumeremo cosi i risultati principali: L’ esperienza, cost com’é presuppone logica- mente ed implicilamente due cose: 1, la sua possibilita. 2. ? im- possibilita che sia diversa da quella che é. L’analisi della pos- sibilita dell’ esperienza di I'a priori; il numeno & poi quel con- cetto limitativo, imposto da una esigenza logica per cui si ha la illussione indistruttibile dell’ esistenza di qualche cosa al di 1A dolla nostra esperienza © che noi non possiamo conoscere. Prima di passare alla trattazione del secondo problema fon- damentale del criticismo, riguardante il valore da dare alle ri- cerehe che si possono fare al di 1 dell’esperienza, apriamo una parentesi per fare alcune considerazioni sulla critica di Kant. 18, Considerazioni generali sulla interpetrazione di Kant (1). Per formarsi un’idea chiara della eritica Kantiana 6 necessario: 4. ricorrere direttamente alle opere di Kant e studiarle con co- seenza e con amore, senza spaventarsi alle prime difflcolti. 2. cer- care di spiegarsi le contraddizioni apparenti formandosi un eon- cetto di tutta opera Kantiana. 3. accettare col beneficio dell’ in- ventario le esposizioni di seconda mano e le critiche dei positivisti. Due sono i pregiudizii principali che bisogna evitare nell'in- lerpretazione di Kant; per il primo si da alla parola fenomeno il significato di apparenza illusoria, per il secondo si considera la parola trascendentale come sinonimo di soprannaturale ed inin- telligibile. Che il fenomeno non sia da confondersi con la illusione ce lo dice esplicitamente lo stesso Kant nel passo seguente che é uno dei tratti che illuminano di tanto in tanto l'immenso labirinto della erilica della rayion pura. « Encore moins peut-on confondre (1). Questo Numero ¢ dedieato specialmente ai lettori matematici. a le phénoméne et l’apparence. En effet la vérité ou lapparence ne sont pas dans l'objet en tant qu’il est pergu, mais dans le jugemento que nous portons sur ce méme objet en tant qu'il est congu. Si donc on peut dire justement que les sens ne trompent pas, ce n'est point parce qwils jugent toujours exactement, c'est qwils ne jugent ‘pas du tout (1) In quanto all’altro pregindizio osserviamo che dal’ insieme dell’ opera di Kant risulta che trascendentale non vuol dire so- prannaturale; trascendentale é ogni ricerca critica sulla costitu- zione della conoscenza, fata appunto con lo scopo di escludere dalla filosofia il soprannaturale. Nell'interpetrazione dei grandi fllosofi bisogna ben guardarsi dal giudicara dai passi ambigui, prima di avere scoverto quale sia il filo conduttore di tutto il sistema. Ecco quel che dice Kant a proposito di Platone, che egli chiama sublime: «je remarque seulement que, soit dans le language ordinaire, soit dans les écritis, il n’est pas rare d'arriver par le rapprochemente des pensées qu’un auteur a youlu exprimer sur son objet, & le comprendre mieuw quil ne s'est compris li méme, faute d’avoir suffisemment déter- miné son idée et pour avoir été conduit ainsi a parler et méme d penser contrairement & son but (2)» Questo si puo dire a pro- posito di Platone, come di Kant, come di tutti i filosofi che hanno saputo nella titanica lotta per il vero, scovrire un nuovo lato dell’animo amano ed indirizzare il pensiero verso regioni inesplo- rate. Il lingusggio comune é stato assolutamente inadatto ad e- sprimere la loro idea, ed & percid che essi sono pill spesso frain- tesi, anche da critici di alto valore. Dopo queste osservazioni, il lettore non deve credere che io abbia la temerith di esigere da lui una fiducia illimitata; egli con- sideri la mia esposizione come un gruppo di notizie che & ne- cessario verifleare. Avrd raggiunto ano degli scopi principali che mi sono proposto, se sard riuscito a dimostrare la necessita dello siudio diretto della eritica di Kant. (1). Introdurione alla dialettien traseendentale. 2). Diwtettien traseendeniate, Delle idee in gonbrale (a proposito dell’inter- pretazione di Platone), ‘La dialettica Kantiana cece 49. Kant ha considerato la metafisica come un campo di bat- taglia in cui avvengono continui conflitti della ragione con sé stessa, La ragione, per una tendenza che le é propria, si eleva man mano dall’esperienza verso principii che sorpassano ogni esperienza possibile; ma, cid facendo, cade spesso in contraddi- zioni tali, che ogni tanto @ costretta a cominciare il suo lavoro da capo, Ayviene cicé come se nella ragione ci fosse una vera e propria sorgente di errori. Lasciar stare la ragione ed attenersi puramente e semplicemente all’esperienza é un tagliare il nodo gordiano, Il filosofu di Konisberga, invece, ba yoluto determinare Ja causa di questa sorgente di errori, e, per far questo, egli ha sottoposto la ragione ed i suoi concetti ad una minutissima ana- lisi critica. Il risultato di tale ricerca trovasi nella dialedtica wa- scendentale. 20. Il pupto di partenza & la distinzione fra i concetti dell’in- telletto e le idéb“della ragione. Idea, per Platone, é qualche cosa che non solo non deriva dai sensi, ma sorpassa anche gli stessi concetti dell'intelletto perché, mentre per questi si possono trovare nell’esperienza le intuizioni corrispondenti, per |’ idea invece, nessun oggetto dell’ esperienza pud mai corrisponderle. Le idee suno i tipi delle cose; esse de- rivano dalla ragione suprema, dalla quale sono passate nella ra- gione umana. Kant adotta l'idea nel senso platonico, ma spoglia del mistico che essa conteneva. gli distingue, oltre l’intelletto (Verstand) una facolth pit elevata che é la ragione (Venunft) e considera questa come sorgente delle idee. La differenza fra i conceiti dell'intelletto e le idee della ra- gione se pud scorgere mediante l’esempio seguente riguardante il concetto di causa e Videa dell’assoluto. Tutto cid che avviene ha una causa, ecco un principio che pre- | . siede a tulle le esperienze ed @ verificabile in tutte. I] nostro intel- letto & cosi costituito che tra causa ed effetto poniamo tale legame che l'effetto ci richiama necessariamente alla causa; cid non pertanto, all’infuori dell’esperienza il concetto di causa non significa pid nulla, come si 6 visto per tulti gli altri concetti dell’intelletio. Adunque il principio di causaliti appartiene al dominio dell'intelletto, non 6 un‘idea nel senso platonico ¢ kantiano. Tutto cid che cade nell’esperienza é sottoposto a condisioni, noi non possiamo adunque conoscere che il condiaionato; i concetti deJIintelletto ci forniscono una prima sintesi di queste condizioni, ma noi possiamo pensare ad una sintesi pil elevata, Ia sintosi di tulte le condizioni di tutte Je esperienze possibili e cosi arri- viamo all’idea della doéalidd dei fenomeni o della totaliti delle condizioni. L’idea della totalita dalle condizioni richiama logica- menie il pensiero su qualche cosa che non sia sottoposto a con- dizioni, ed ecco che nasce in noi idea dell’incondizionato od as- soluto. Questa, a differenza del concetto di causa, non si pud ri- conoscere in aleun fatto dell’esperienza, dunque trattasi di un con- cetio trascendente, di un’idea nel senso platonico e kantiano. 21. E necessario-ora spendere qualehe altra parola intorno all’idea dell’assoluto. ganaGe Il nostro spirito, mediante la ragione si elevaa delle cono- scenze tanto elevate, che nessun oggelto dell’esperienza pud mai esallamente corrispondervi, Segue da cid che queste conoscenze sono delle pure chimere? Per esempio dal fatto che noi non pos: siamo conoscere obbietlivamente che il condizionato, possiamo dedurre che idea dell’assoluto sia del tutto vuola di significato? Nemineno gli oppositeri pit accaniti della filosofia doll’assoluto, Hamillon e Spencer hanno detto questo; anzi l’uno ¢ altro hanno riconosciuto che dell’assoluto si ha una coseiensa indefinita, pure affermando l*impossibilita della filosofia come scienza dell’assoluto. L'importanza dell’idea dell’assoluto 6 stata messa in chiaro da Kant che ha dimostrato l’assoluto essere l'idea fondamentale della ragione, la base di tutte le -altre idee (nel senso platonico). Non 6 poi da confurdersi I’assoluto col numeno. Nel modo pitt semplice la differenza si pud esprimere cost; il numeno.é un con- cetlo statico, V'assoluto un concello dinamico, Con cid si vuol -au- dire che il numeno, come concetto limitativo non serve ad altro che a ricordarei che la nostra esperienza ci di un insieme di condizioni di cui nella nostra conoseenza, nen possiamo fare a meno. Invece lidea dell’ assoluto padroneggia tutti i concetti: ra- zionali, si introduce, anche incoscientemente in tutti i nostri ra- ziocinii, e ci di continuamente Villusione di poter vareare i li- mili che sono imposti dall’esperienza. 22. Alle idee della ragione non corrisponde aleun obbietto di esperienza possibile, ma noi arriviamo a queste idee esercitando la nostra facollé logica. Ora, avviene alle volte che la pura for- ma logica, ci di Villusione della estensione delle nostre cono- scenze al di la dell’esperienza. In alcuni ragionamenti noi, quasi ineoscientemente conchiudiamo da qualche cosa che possiamo co- noscere obbieitivamente, a qualche altra cosa di cui non abbiamo alcun concetio, ma a cui siamo tentati di attribuire una realta ob- biettiva. A questi ragionamenti Kant da il nome di sofismi della ragion pura 0 vagionamenti dialettici. Kgli afferma che il con- flito della ragione con sé stessa, e che riguarda i concetti pit elevati della conoscenza, si spiega perché la ragione, mediante le sue idee, @ condotla inevitabilmente, nel suo uso logico, a dei ra- gionamenti dialettici, si ha cio@ una illusione inevitabile, 1'illu- sione od apparenza trascendentale, ben distinta dalla illusione lo- gica. Questa, dipendendo da veri errori nell’applicazione delle leg- gi formali del pensiero, essa appena si siano scoverti questi er- rori; invece Tillusione trascendentale & inseparabilmente legata alla ragione umana, e nessun ragionamento pud farla sparire. Cosi si spieza come dei titani del pensiero, quali Platone ed A- ristotele, Leibniz e Locke, Cartesio e Condillac poterono arrivare a delle conchiusioni del tuito opposte. Kant trova che le idee trascendenti, che originano |’ apparenza dialettica, sono tre @ corrisponduno ai tre rapporti che lo spirito pud avere con Vassoluto: 4. Videa dell’unita assoluta ed incondi- zionata del soggetto pensante o idea dell’anima 2. quella dell’u- nitt assoluta della serie delle condizioni dei fenomeni, o idea del mondo. 3. quella dell’unita assoluta della condizione di tutti gli oggetti del pensiero, lidea dell’essere degli esseri o idea di Dio. 23. L’idea dell’ anima da origine ai paralogismi della ragion pura. Tutti i ragionamenti che si fano per dimostrare qualche cosa sull’essenza dell’anima, come ad esempio per dimostrarne la immorlalita, sono paralogismi, perché si passa inconsciamente dal concetto empirico del soggetto (conoscibile per intuizioni), al con- cetto trascendente del soggetio in generale. La psicologia razio- nale, che si propone per l’appunto di ricavare la scienza intera delessere pensante da quest’unica affermazione: io penso, e cid senza prendere nulla dall’esperienza, é fondata tutta su paralogismi. Questa osservaziono semplicissima di Kant pud considerarsi come Vorigine di tutta Ja psicologia moderna. 24. Una critica simile il Kant porta sulla teologia razionale; egli dimostra i paralogismi contenuti in tutte le pretese dimostra- zioni delesistenza di Dio. 25, La parte pit importante della dialedtica & senza dubbio quel- la in cui Kant analizza Videa del mondo. In essa trovasi la dimo- strazione definitiva ed irrefutabile della relativita della nostra co- noscenza. I concetti che derivano dall’idea del mondo, danno luogo ad una doppia apparenza trascendentale; ci si trova in presenza di due affermazioni cuntrarie (lesi ed antitesi) fondate su ragiona- menti formalmente inuppugnabili, Questo. conflitto di argumenti contrarii, ma egualmente razionali si chiama da Kant antinomia della ragion pura. L'idea del mondo da origine alle quattro antinomie seguenti. Priwa anmyomia (antinomia dell’infinito) ‘Tesi Antitesi 11 mondo lia un principio nel tempo | Tl mondo non ha né cominciamento ed é anche limitato nello spazio. né limiti nello spazio, ma é infinito nel tempo come nello spazio. SECONDA ANTINOMIA. Tesi Antitesi Ogni sosianza composia nel mondo | Aleung cosa composia nel mondo lo lo @ di parti sempli¢i, ¢ on esiste as | & da parti sempligi, e non yi & asso= solutamente nufla olire il semplice od | luiamente nulla di semplice. il composio dal: semplice. . iy “G* Tenza anton 8 in af Tes i " Antitesi La causalite determinata dalle lexsi | Non ve liberti, ma tutto nel mondo della natura non é Ia sola donde pos- | avvieue sceoudo le sole leggi naturali, sano essere derivaii tuitii fenomeni del | mondo. Io necessario ammeitere, per jegarli, anche una cansalita libera. | QUARTA ANTINOMIA Tesi Antitesi Vi é nel mondo qualche cosa che, | Non esisle aleun essere necessario, sia come sua parte, sia come causiaé | né nel mondo, né fuori del mondo, eo- un essere assolulamente necessario. | me causa prima del mondo stesso. Non staremo qui ad analizzare i ragionamenti con i quali Kant dimostra le tesi e le antitesi di ognuna delle antinomie; su di essi vi 6 molto da discutere. Osserveremo soltanto che i ragio- namenti corrispondenti alle desi sono caratteristici dell’empirismo, quelli che corrispondono alle antitesi sono caratteristici dello spi- ritualismo. Kant ha dunque dimostrato, che il conflitto della ra- gione con sé stessa dipende da due direzioni fondamentali e pri- mitive che la ragione pud dare al pensiero: lempirismo ed il ra- zionalisino. 26. La decisione eritica su questo conflitto della ragione con sé stessa, ossia la soluzione delle antinomie, é la seguente. Tanto nei ragionamenti delle tesi, quanto in quelli delle anti- tesi si conchiude dal concetto del mondo quale pud essere cono- sciuto da noi (come fenomenn) all'idea del mondo considerato in modo assoluto, nella sua essenza (come numeno). Ora si possono dare due casi: 0 noi conosciamo il mondo come aumeno cioé in s6, ed allora i detti ragionamenti non sono illusorii e possiamo affermare nello stesso tempo che il mondo é finito ed infinito che esiste e non esiste una causa prima ece.; oppure noi cono- sciamo il inondo come fenomeno, ed allora i ragionamenti dello tesi e delle antitesi non ci apprendono assolutamente nulla e rap- presentano due indirizzi diversi che pud seguire il nostro pensiero nelle speculazioni al di 14 dell'esperienza, Nel 1. caso si ha la con- fusione fra principii opposti e quindi I’ indifferenza, lo scettici -w7z7- smo come principio e fine della conoscenza; nel 2. caso si ha la separazione netta fra l'elemento reale della conoscenza (il fe- nomeno) é tutto cid che la ragione pud creare od immaginare su questo elemento servendosi della sua facolth logica. Il dubbio cade sul prodotto di questa facolth logica, pur restando indubitabile Velemento reale o fenomeno. Il metodo scettico che ne nasce e che é la conseguenza del criticismo non 6 da confondersi con lo scellicismo. Infatti nello scetticismo si dubita di tutto, anche del- Tesistenza, perché la confusione degli elementi opposti porta ne- cessariamente alla negazione di tutto, materia e forma della co- noscenza. Inyece col metodo scetlico o critico noi sottoponiamo ad una minuziosa analisi i prodotti della nostra facolta logica, di- stinguiamo l’elemento reale di cui non ci & permeso dubitare e Telemento ideale, soggettivo, di fronte a cui possiamo rimanere indifferenti. Per evilare lo scetticismo e |’ annientamento di ogni filosofia dobbiamo adunque ammettere che noi non possiamo conoscere che il mondo fenomenico, il quale non é nulla al di la della no- stra intuizione sensibile. Cosi, la conchiusione della dialettica kantiana 6 che: le consi- derazioni che si possono fare al di 14 dell’esperienza non hanno aloun interesse por la ragion pura, per la ragione teoretica; esse non ei possono far conoscere nulla di pid di quello che git co- nosciamo. Perd esse hanno un valore immenso per quella che Kant chiama ragion pratica, la cui idea fondamentale é 1’ idea del dovere (imperativo categorico). Mentre la ragion pura pud rimanere indifferente per la tesi o l’antitesi delle antinomie, la ragion pratica, nella costruzione del grandioso edificiv della mo- rale deve decidere per l'una o per Valira. Kant © la filosofla moderna —il neo - oriticismo a 27. Fin da principio Je teorie kantiane cominciarono ad essere fraintese; aleuni arrivarono persino a confonderla con sistemi fi- losofici anteriori. Per togliere ogni equivoco Kant riassunse le sue dottrine fondamentali in un libro cui dié il titolo: prolegoment ad ogni futura melafisica. EB qui il lettore si immaginerA Em- manuele Kant, che dalla cattedra di Konisberga si rivolge ai fi- losofi presenti e foluri dicendo luro: io sono il vostro Dio e non avrete altro Dio allinfuori di me. Quale fu la risposta? Una le- vata di scudi della melafisica dogmatica, che egli credeva avere per sempre bandita. Perd. questa melafisica nuova risente di tutto lo spirito riformatore di Kant, e pud dirsi che il grande ed inat- teso movimento filusvfico del secolo decimonuno discende dire! tamente dalla critica della ragion pwra; Kant aveva fondato la sia analisi della consseenza sulla distinzione fra soggetto ed og- getto, fra lio e il non io, e, nella deduzione trascendentale aveva dimostrato che é Vio che costituisee l'esperienza. Fichte, pid ar- ditamente affermé che tutta la natura, tutta la realtd, risiede nel- Vio assoluto il quale dotatodi una forza di rappresentazione pro duttiva, il cui effetto é la costrusione della natura; I’ éo indici- duale, invece, ha un mondo fuori di sé, nel quale sono determi- nati i suoi pensieri e le sue azioni. Al Fichte si contrappose lo Schelling il quale fece consistere tutta la realti nella natura assuluta, manifestantesi mediante Va- nia universale (Weltseele). Questo sistema chiamasi anche filo- sofia dell’indentita, perché esso dichiara che tutto é identico nello assoluto: oggetlo e soggetto, reale ed ideale, natura materiale e spirito. Fichte e Schelling, l’'uno con Videalismo subbiettivo, I’altro con Videalismo obbiettivo, prepararono il sistema dellidealismo asso- luto di Hegel, il grande antagonista di Kant. Mentre Fichte aveva ammmesso io assoluto e Schelling la natura assoluta, Hegel am- — 0 — mette Passoluta ragione che si esplica nelle sue manifestazioni: natura e spirito. La vastité e profondita delle concezioni di Hegel fecero si che il suo sistema ebbe per qualche tempo la prevalenza su tutti gli altri. Molti filosofl, specialmente in Iialia (Augusto Vera, Ber- trando Spaventa, Francesco Fiorentino) lo seguirono incondizio- natamente, e non ebbero altro scopo che quelle di spiegarne ed illustrarne le astruse dottrine. La filosofia di Hegel ebbe special- mente molta influenza nello syiluppo delle scienze del dritto-e delle scienze sociali. 28. Allo stesso modo come il concetto dell’unith sintelica fu l’o- rigine prima del risorgere dell’idealismo, cos} i] concetto dell’in- tuistone sensibile e la gran parte data all’esperienza nella conoscen- za fu Vorigine del positivismo moderno, Infatti i positivisti pit rino- mati, in molte idee fondamentali si accostano ai principii di Kant, Sicché pud ben dirsi che da Kant discende tutto il movimento filosofico moderno, Alessandro Chiappelli, in un bellissimo arti- colo della Nuova Antologia (1) afferma cle: « non gia Napoleone si assise arbitro fra due secoli bensi E. Kant nell’ordive del pensiero © W. Goete in quello deli’arte >. 29. Come reazione all'idealismo trascendentale ed al puro ma- terialismo sorse un indirizzo filosofico mediy che va sotto il nome di neo -criticismo. Mentre i filosofi materialisti prendendu le mosse dai risultati delle scienze naturali, hanno vyoluto quasi rmnovare Ja filosofia, fondando dei sistemi indipendenti del tutto ‘elle spe- culazioni precedenti, altri pensatori hanno voluto continuare ed, in certo modo correggere, opera riformatrice di Kant, cereando di adattare la critica alle esigenze della scienza moderna. La differenza essenziale fra i posilivisti ed i neo kantiani ¢ che mentre i primi credono oziosa Ja critica della conoscenza, i se- condi ammettono la possibilita di una cridica positioa, fondata sulla critica dell’esperienza. Del resto, il positivismo, quando non degeneri nel gretto empirismo, ha molti punti di cuntatto col cri- ticismo e col neo-crilicismo. Si pud perd affermare che il neo-criti¢ismo é ben lungi dall'es- (1). Sul confine'déi due secoli. Nuova antok pps sere un sistema completo ed autonomo, per la diyersitd d'indiriz- zo di quelli che lo professano. 1 suoi pid autorevoli rappresentanti sono il Renouvier, l'Hodgson, il Chiappelli, il Masci, il Cantoni ecc. 30. L’esposizione dei concetti fundamentali della critica é stata fatta qui, alla buona, e quindi é ben lungi dall’avere il carattere di serieta richiesto dall’elevatezza dell’argomento. Il mio scopo é stato quello di porre in evidenza quella parte della dottrina della conoscenza che pud servir di hase alla filosofia delle matematiche. Percid mi sono intrattenuto specialmente sul principio della re- lativita della conoscenza e sull’analisi dell'esperienza, che sono la base di tutta Ja moderna filosofla. Certe quistioni che ho appena Aaccennate, saranno riprese nel seguito di questo lavoro, oppure nella prima parte della antologia matematica. Prima di passare all’esposizione delle dottrine positiviste, credo opportuny fare un cenno delle ideo filusofiche di due grandi ma- tematici e scienziati, Hamilton ed Helmholtz che si riatlaceano direttamente a Kant come illustratori e critici dell’opera sua. . 31. Uno del filusofi che hanno messo pili in evidenza la rela- tivita ed i limiti della conoscenza é sir W. Hamilton che per pitt Tapporti potrebesi paragonare, per quanto riguarda la sua opera filosofica, col nostro Galluppi. Nel suo saggio sulla filosofia dell’ incondizionato, Hamilton af. ferma che lo spiritu non pud concepire, e quindi conoscere, che il limitato, ed i! Innitato condizionatamente, L'incondizionatamente limitato od assuluto, e Vincondizionatamente illimitato od infinito hon potrebberu essere concepiti che facendo astrazione dalle con- dizioni stesse sotto cui il pensierv si realizza; sicché la nozione dell’ incondizionato @ puramente negativa, negativa del concepi- hile stesso. La legge fundamentale della possibilité del pensiero la limitazione condizionale. La conchiusiune 6 che la filosofia @ impossibile come scienza dell’incondizionato. Per quanto grande sia lanalogia di queste ideo con quelle di Kant, pure, nel metodo, i due’ filosofi differiscono di molto. Ha- milton discorre bonariamente, secondo il senso comune e senza preoccuparsi di aleuna analisi della facolth del conoscere (onde pud dirsi seguace pitt di Reid che di Kant). Invece lo seopo della critica & quello di stabilire la relativita della eonoscenza in base ee Chee all'analisi ed alla critica delle nostre facolth conoscitive; nella dialettica il principio della relativita della conuscenza assurge a dignita di teorema. La teoria dell’Hamilton non 6 stata del tutto esente da critiche, anche perché alcuni suoi ragionamenti sono fondati sul sentimento- Cosi, egli, ad un certo punto, parla di una meravigliosa rivelazto- ne che ci insegna una credensa all’esistensa di qualche cosa d’in- condizionato, che sorpassa la sfera di ogni realta comprensibile. Le dottrine di Hamilton furono accettate e spiegate pit chiara- mente da Mansel nalla sua opera: det liméti del pensiero religioso. 32, Il_ grande naturalista © matematico Helmholta, (1) celebre per le sue profonde ricerche sull'acustica ed ottica fistologica, ¢ per essere uno degli scovritori del principio della conservazione del- Venergia, si 6 occupato a pitt riprese delle teorie filosufiche ri- guardanti la dottrina della conuscenza. Parleremo a suo tempo delle idee di Helmboltz in filosofia matematica, per ora ci limi- teremo ad esporre Ja sua interpetrazione della relativita della scusazione, nella quale si é allontanato pit o meno da Kant. Partendo dalla legge di Iuhan Miiller che « la qualita delle no- Stre sensazioni non dipende dall’oggetto che si percepisce, ma dai nervi che originano la sensazione », Helmholtz nelle sue ricerche di ottica fisiologica e nella memoria; ber die Natur der men- schlichen Sinnesempfindungen, ba espusto una teoria della relati- vit della conoscenza che si pud riassumere cost: Le senzazioni, p. @. la luce ed i colori, sono soltanto simboli per i rappurti della realth; esse hanno con la realta lo stesso rapporto che il nome di un oggetto ha con Voggetto stesso. Mediante questi simboli noi hon apprendiamo di pit, della realts, di quello che potremmo ap: prendere di un paese conoscendo solo i nomi delle strade e dei monumenti. La differenza essenziale fra il simbolisino del linguaggio ed il simbolismo dei nostri apparati nervosi, 6 che il primo ha qualche cosa di arbitrario, mentre il secondo é un dato della na- natura, la quale ha fabbricato i corpi in un determinate mudo, Al linguaggio dei nostri sensi non ha né lingue madri, ne dialetti, esso é lo stesso per tutla Pumanita. (l). Vorirdye uhd~Reden, © Wissenschafiliche Abhandltingen da N. 76 a 29. = 28 CAPITOLO SECONDO Tl positivismo moderno Se si parte dalle intuiziont fendamenteli accettute provvisoriamento evme essenti di accordo con gli altri dati della coscieoza, la dimostrazions 0 la refutartone di quest’ ac- eorda diventa I" oggeno della illusofa; e Ix prova evmpleta deli'accordo @ la stessa cosa che 1 unifieazione completa che & lo seopo della flosotta, Sraxoen-Principti di psteolugia, §1. Tl positivismo ai A. Comte e della soucla francese Ser 4. Un acutissimo critico, il Rosenkranz, ha osservato che opera di Kant rappresenta, nella storia del pensiero, quello che la ri- voluzione francese rappresenta nella storia della civilta. Ed in vero la critica della metafisica, © specialmente della psicologia, della cosmologia ¢ della tevlogia come scienzo puramente razionali, pro- dusse una vera rivoluzione nel campo della filosofia. Prima si ebbe una reazione immediata con Videalisimo trascendentale, poi il positivismo ed il ritorno a Kant. Mentre i filosofi idealisti prodigavano tutto il loro entusiasmo ¢ tito il loro acume speculative per ricercare con i svli princi- pi razionali ove natura lo svo corso prende, un altro gruppo di pensatori e di scieuziati intraprendeva studi meno profondi, ma pitt proficui di risultati. Geovanné Lamarck riusciva ad abbattere Ii- potesi della fissit delle specie, scovrendo le leggi fondamentali deladattamento e dell’eredita. (1) Carlo von Baer rinovellava la (2). Philosophie zoologique 1809. - wal BD sa embriologia e scoyriva una delle pit importanti leggi della bio- logia (1) Carlo Lyell, abbattendo le ipotesi dei cataclismi e delle creazioni del Cuvier trasfurmava nei suoi fondamenti la storia del- Tevoluzione terrestre (2). Lamarck, Baer e Lyell, ecco il grande triumvirato che prepard la teoria dell’evoluzione quale fu svolta nella biologia e nella fi- losofia da Spencer, Darwin, Haeckel. 2. Limmenso progresso delle scienze sperimentali produsso nella filosofia una reazione del movimento idealistico tedesco; da questa reazione sorse il positivismo. Con Vepiteto di positivo si nsa designare ora qualunque metodo o qualanque sistema filoso- fico il quale parta dal presupposto che non ci sia certezza al di 1a dei fatti dell'esperienza. Non @ qui il caso di esporre in det- laglio le molteplici forme del positivismo, ci limiteremo ad ac- cennare alle fasi principali per le quali é passato, facendo tutto il possibile perché questo accenno presenti, nel suo insieme, un certo effetto panoramico da cui risulli una conoscenza chiara e precisa, se non completa. 8. I moderni positivisti riconoscono in Augusto Gomte (8) V'i- niziatore delle loro dottriae. 1 principii e presupposti fondamentali del positivismo di Comte sono: 4, Bandire dalla filosofia ogni ricerca ed ogni considerazione sull'origine delle nostre idee e sulle cause finali, per limitarsi solo ai fatti ed alle leggi dei fatti. (Le caractere fondamental de la philosophie positive est de regarder tous les phénoménes comme assujetis & des lois naturelles inyariables dont la découverte préci- (1) Embriotogie des animaus 1819. La logge di Baer, che diede Inogo ad una delle piix imporianti concerioni di Spencer la seguente: lo sviluppo di un in- dividuo apparienenie ad una classe zoologica qualuoque si opera conformements a questi due dati generali: 1. yi @ perfezionamento continuo del corpo animale, per Teffetio di una differenziazione istologica e morfologica sempre crescente, in modo che it grado di perfecionamento @ determinato dalta maggiore 0 mi= nore elerogeneitc delle diverse parti, 2. La fovma generale del tipo si modifica in uua forma pit speciale corrispondentemente al grado di eterogeneita. @ Principles of gootogy 1081. (®) Cours de philosophic positive 1832-42 ate tae se et la réduction au moindre nombre possible est le but de tous nos efforts, en considérant comme absolument inaccessible et vide de sons pour nous la recherche de ce qu’on appelle les causes soit premiéres soit finales). 2. Non dare aleun valore al senso intimo e quindi alla specu- lazione svi atti interni. (L’obsevation intérieure engendre presque autant d'opinions divergentes qu’ il y a d'individus croyant s'y livrer, Les véritables savants, les hommes voués aux études po- sitives, en sont encore & demander vainement a ces psycho gues de citer une seule découverte réelle, grande ou petite, qui soit due & cette méthode si vantée), 3. Negare la possibilith della logica pura come scienza dei principii che reggono la forma del pensiero, ed ammettere tante logiche quante sono le scienze speciali, (Cid risulta da tutto il sistema). 4, Far consistere la filosofia nella pura e semplice sintesi delle scienze speciali, fatta con metodo unifurme, consistente nel considerare lo sviluppo slorico e progressivo delle scienze stesse. (Pour expliquer convenablemente la veritable nature et le ca- raelére propre de la philosophie positive, il est indispensable de jeter d’abord un coup d’ocil général sur la marche progressive de lesprit humain, envisagée dans son ensemble; car une conce- ption quelconque ne peut étre bien connue que par son histoire. In sostanza il Comte riduce la filosofia ad una semplice en- ciclopedia sistematica, ed il metodo, all’esperienza grezza ed al- Yosservazione storica. Bgli perd non fu molto consequente percha mentre proibiva in modo assoluto ogni speculazione metafisica, si dava alle pit ardite astrazioni, specialmente nella sociologia. Chi ritiene estranea alla vera filosofia l’osservazione dei fatti in- terni, deve necessariamente cadere nel materialismo e nell’ atei- smo, sistemi che si distinguono dagli altri appunto per la nega- zione del senso intimo; orbene, il Comte, nella sua opera: systéme de politique posilize, che 6 il seguito del corso di filosofia po- sitiva, non solo confessa di abborrire il materialismo, ma tenta di propugnare una nuova religione di cui stabilisce i fondamenti (amore per principio, Vordine per base, il pragresso per fine), arrivando persino a stabilirne il rito. Qui i seguaci del Comte si- =%— dividono in dne sehiere; gli uni, col Littré (1) pretendono cho il sistema di politica positiva rappresenti la decadenza del pensiero di Comte, montre altri p. es. il Robinet (2) sarebbero propensi ad ammeltere addirittura un progresso dalla prima alla seconda opera del Comte. 4. Il pitt gran merito di A. Comte é quello di avere appli- cato il metodo storico alla filosofla, e specialmente alle scienze sociali dando ad esso l'importanza medesima che ha il metodo sperimentale per le scienze naturali. Studiando lo sviluppo del- Vintelletlo umano nelle sue diverse sfere d’attivita, egli pervenne a stabilire la famosa legge dei tre stati ed una classificazione delle Scienze, che gli fece scorgere una lacuna nel sistema enciclope- dico; allo stesso modo come si cra costituita una fisica celeste, una fisica lerrestre ed una fisica organica, il Comte tent di co- slituire una fisica sociale, a cui dié il nome di sociologia. Questa 6 trattata negli ultimi tre volumi del corso di filosofia positiva che sono i pit importanti perché rappresentano il primo tenta- tivo per costruire una scienza che pud dirsi nuova. Keco in che consiste la legge dei tre stati: ogni branca della nostra conoscenza passa successivamentle per tre stati teorici di- versi; lo stato teolugico, lo stato metgBsico e lo stato positivo. Nello stato deologico, lo spirito umano, dirigendo le sue ricerche verso la natura it a degli esseri, le cause prime e finali di tutto, si rappresenta i fenomeni come prodotti dall'azione diretta @ conti- nua di agenti, soprannaturali, Nello stato metajisico (che il Comte considera come una semplice modificazione dello’ stato teologico) gli agenti soprannaturali vengono rimpiazzati da entith astratte. Infine, nello stato positivo, lo spirito umano rinunzia alla ricerca dell’ origine e destinazione dell’ universo, per attaccarsi unica- tente alla scoyerta delle leggi effettive dei fenomeni, con I’ uso della ragione ¢ dell’esperienza. iS Il periodo teologico ¢ considerate da Compe come necessario e spontaneo ; al principio delle umane cogoseenze, i ricercatori aitingevano costanza ed.ardore dalle loro idee religiose. Il periodo : « (1). Comte vt la philosophic positive 1843. @) Notice sur Ia sie et Poeuvre dA. Comte 1360 ai OS tee metafisico invece é considerato come affatto transitorio e come preparazione allo stato positive, che & il definitivo, La legge dei tre stali fu esposta per Ja prima volta da A. Comte nel 4824 in una comunicazione fatta all’ accademia francese; le applicazioni pit Importanti riguardano 1a sociologia. 5. Dagli studi su G. B. Vico, fatti specialmente in Italia, 6 risultato che Videa della legge dei tre stati e della sua applica- zione alla storia, non é del tutto nuova, Pasquale Villari nei suoi saggi di storia di critica ¢ di politica, e Pietro Siciliani nel suo importante libro: sul rinnovamento della filosofia positiva in Italia, hanno mostrato il nesso che c’é fra le idee del Vico e quelle del Comte. II Siciliani, specialmente, con la sua interpetrazione delle opere di Vico, 6 riuscito a vedere come i due sistemi si comple- tino e si correggano a vicenda. La legge dei tre stati, o legge del progresso storico, é con- siderata dal Vieo e dal Comte in un modo alquanto diverso: per Comte il progresso & rappresentato da una retta che parte da un punto ¢ va all’infinito; su questa retta distingue un primo segmento (stato teologico), poi un secondo (stato metafisico) tutto il resto & lo stato positivo. Invece per Vico il progresso é rappresentato da una spiralo che si va sempre pitt svolgendo (secondo la famosa legge dei corsi e ricorsi). Questo pud dare un‘idea del come il sistema di Vico possa in un certo senso correggere quello di Comte, la cui concezione & troppo artificiosa e meccanica, Ed infatti, numerose critiche si sono elevate contro la legge dei ire stati quale esposta nella prima lezione del corso di filosofia positive; lo Spencer, il Wewell ed altri, Vhanno addirittura dichiarata falsa. Stuart Mill, occupandosi del metodo storico nel suo sistema di logica, difende il Comte osservando che la legge dei tre stati non si deve intendere alla lettera, ma bisogna darle un signifleato pit ampio, nel senso che i tre stati non si debbono considerare com- pletamente staceati ed escludentisi l'un altro. 6, A. Comte ha avuto ardenti seguaci, specialmente in Fran- cia, e fierissimi oppositori. Fra i primi eccellono il Littré, il Lat: fitte ed il Robinet i quali acceltsrono quasi tutte le idee fonda- mentali del maestro; fra i secondi si schierarono tutti i filosofl razionalisti, lo Spencer, ed ultimamente lo 'schitscherin, il quale, ae ae nella prima parte delle sue ricerche /ilosofiche, (1) fece wa eri- tica asprissimae demolitrice di tutta l’upera del Comte, Malgrado le vivaci discussioni e polemiche si pud perd affer- mare che lopera di Comte ha avuto grande efficacia nel movimento filosofico moderno, Prima di passare ad altro argomento ¢ necessario fare una osservazione per spiegare l’opposizione che subisce il positivismo da parte di filosofi di alta rinomanza. Il positivismo della scuola francese (ed in certa misura, anche quello delle altre scuole) @ caratterizzato dall’assoluta insufficien-. za della critica filosofica. Il positivista che si vispetta é arcicontento quando con tre parole si pud abbattere Platone, Aristotele, Kant; perd nello stesso tempo confessa candidamente di non conoscerli e di non averli letti per igiene cerebrale. Insomma le critiche dei positivisti sono addirittura delle esecuzioni capitali, Cosi il Comte con due periodetti che abbiamo gia citato si sbarazza di tutti que- gli individui che ha creduto fare delle ricerehe sul senso intimo. B dire che tra questi individui si trova un Platone, un Leibuiz, un Cartesio ece. Sentite pure il Liltré: « la doctrine qui confiait aux idées la formation des principes generaux dura plus longtemps et les plus grand phlosophes da dix-septiéme sidcle et de l'hitiéme, Spinoza, Leibniz, Locke e Kant n’ en conuirent pas @autre, Elle ne tomba que devant A. Comte (2) ». Eeco una esecuzione capitale in massa. E gli esempii si potrebbero molliplicare, §. 2 Tl positivisme a Spencer © della scucla ingle: 7. Il positivismo della’ scuola inglese si svolge facendo capo alle seguenti tre leggi fondamentali: Ia legge della relativita del- Tumana conoscenza, la legge dell’associaziong delle idee, la legge dell’evoluzione. ; : (1) Philosophisete Untersuchungen—traduzione dal russo 1896, @) Prefazione ti Litiré al Cour de philosophie positive, —s8— Abbiamo visto gia come é intesa la relativith della conoscen- za da Hamilton. La dottrina dello Spencer non é molto diversa. Egli ammette una forza inconoscibile, Vesistenza di somiglianze 0 di differenze conoscibili fra le manifestazioni di questa forza, e la separazione di queste manifestazioni in due classi, le une appar- tenenti al soggetto, le altre all’oggetto (1). Nella sfera del cono- scibile in cui Tintelligenza umana @ limitata, @ perd possibile de- terminare l’obbietto della filosofia e si é quello di dare alla cono- scenza la pit alta unit: « 1a conoscenza della pit umile specie & il sapere non unificato, la scienza, il sapere parzialmente unificato, Ja filosofia, il sapere completamente unificato », Eeco ora come Spencer giustifica l’introduzione dell’ incono- scibile: « se le generalizzazioni pit avanzate delle scienze non sono altro che delle riduzioni successive di verita speciali a verita ge- nerali e da queste, a veritd pitt generali ancora, ne risulta evi- dentemente che la yerita pi generale non pudessere spiegata ». E pit oltre: « ogni pensicro implica relazione, differenza, somi- glianza; tutto cid che non presenta questi tre caratteri non é su- scettibile di cognizione. Noi possiaino adunque dire che Vincon- dizionato che non ne presenta alevno é tre volie inconoscibile, In seguito lo Spencer si domanda: che cosa dobbiamo noi dire di cid che sorpassa la nostra conoscenza? La sua risposta é que- sta: « Accanto alla coscienza definita di cui la logica formula le eggi, vi ba pure una coscienza indefinita che non puo essere for- mulata. Accanto ai pensieri completi, ed ai pensieri incompleti su- scettibili di essere completati, vi sono dei pensieri che é impos- sibile completare e che non sono percid meno reali, perché sono delle affezioni normali del?intelletto ». EB conchiude: « Esaminando Voperazione del pensiero, vediamo che & impossibile disfarci della coscienza di una realli nascosta dietro le apparenze, e come da, tale impossibilith risulli la nostra indistruttibile credenza a que- sta realta. » Ognuno potra qui osservare che la coscienza di questa wealtd nascosta coincide sostanzialmente con la meravigliosa rive- lazione di cui parla Hamilton. Possiamo, da cid che é esposto, conchiudere che la teoria ()T primt prineipfi parte 1, dell’ineovoscibile dello Spencer non differisce dalla teoria dell'in- concepibile di Hamilton, se non per il maggior sviluppo per la pill acuta analisi 8. I posi logica ed alla psicologia il carattere di scienze autonome. Uno dei pit grandi meriti della scuola iaglese & stato quello di correggere tale gravissimo errore, dando alla scienza due no- tevoli trattati di logica (John Stuart Mill (1) e Bain 2) ) ed un trat, tato di psicologia della pil grande importanza. (I principit dipst- cologia di Spencer). Partendo dalle ricerche di Hume e di James Stuart Mill (8) sull’associazione delle idee, Vautore del sistema di logica pervenne a semplificare ed a correggere quella teoria, po- nendola a base della psicologia © della logica. Cid che la legge di gravitazione 6 per lastronomia, cid che le proprieth elemen- tari dei tessuti sono per la flsiologia, lassociazione delle idee 6 per la psicologia. Questa legge, nel modo pitt semplice & enun- ciata da John Stuart Mill e Spencer nei seguenti termini: quando due stati o due idee sono state pensate una o pit volte in stretia connessione Tuna con Valtra, lo spirito acquista per eid stesso una tendenza a pensarle insieme, © questa tondenza 6 tanto pil forte, per quanto pil frequentemente sono state unite nell’esperienza. Anche il Bain fonda tutta la psicologia sulla legge dell’asso- ciazione delle idee. Egli fa nascere l'associazione delle idee dalla stessa costituzione dell'intelletio umano, ammettendo una facolta primitiva, la disvernibilita (che in linguagzio kantiano si direbbe facoltd analitica dell’intelletto). La discernibilita sta allassociazio- ne, come I’analisi sta alla sintesi, e come l'analisi precede logi- camente la sintesi, cost si pud dire che la discernibilitaé 6 un @ priori necessario dell’associazione. Per altre notizie sulla teoria dell’associazione si pud consul- tare utilmente il libro di Luigi Ferri: /a philosophie de Passocia-. tion, oppure il libro del Ribot: la psychologie anglaise contem- poraine. 2 isti della seuola francese non riconoscevano alla (1) Sistema logica. @) Logica incluttiva e decluitiva. (8) & il padre di John Stuart Mill.

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