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Italy è un poemetto composto da 450 versi divisi in due canti, con il sottotitolo
Sacro all’Italia raminga. Giovanni Pascoli scrisse quest’opera nel 1904 ispirandosi
alle vicende di una famiglia di contadini di Castelvecchio costretta a emigrare
negli Stati Uniti. La poesia evidenzia la perdita di identità, l’estraneità e
l’incomprensione fra chi è partito e i familiari rimasti in patria a conservare
arcaiche tradizioni. Pascoli racconta la storia della piccola Maria-Molly, malata di
tisi, riportata in Italia dal lontano Ohio per essere curata. L’incontro con la nonna,
al di là delle difficoltà di comunicazione (che fanno emergere sperimentalismi
linguistici), porta a una comprensione più profonda. Nel secondo canto le piogge
cedono a una splendente primavera con il ritorno delle rondini, assimilate a Molly;
per la nonna, invece, la vita si fa difficile con la tosse fatale. In questo quadro il
dramma dell’emigrazione si traduce nel desiderio struggente della madre che
vuole raccogliere i figli nel suo nido e della patria (antica madre) che deve
richiamare i figli dalle terre lontane dove lavorano in schiavitù, dalle miniere, dai
ponti delle navi, "in una sfolgorante alba che viene".
L’IMMIGRAZIONE IN ITALIA
Nella storia dell’uomo le migrazioni sono una costante, e così è stato anche nel Novecento.
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento le nazioni europee hanno condotto politiche
imperialiste al di fuori dei loro confini, creando colonie in Asia e Africa. Al crollo del
colonialismo nel secondo dopoguerra è seguito un movimento che dalle ex colonie portava
verso i Paesi europei ex colonizzatori. In queste dinamiche, c’è sempre stato uno stretto
rapporto tra la migrazione e le letterature dei Paesi coinvolti, che hanno generato nuove
prospettive. La fine del colonialismo dopo la seconda guerra mondiale porta a una
trasformazione. Prima in Europa le migrazioni erano essenzialmente interne, con
spostamenti da un punto all’altro del continente. A queste si sono aggiunte le migrazioni da
altri continenti. Questo ha aperto la strada a una letteratura interculturale, che ha il suo
prototipo in Joseph Conrad, scrittore di origini ucraine ma naturalizzato britannico, che
scriveva in inglese. Da qui si è sviluppato un lungo filone di autori che decidono di parlare
del loro retroterra culturale abbandonando però la loro lingua natia. Gli autori
interculturali raccontano luoghi o episodi della loro terra natia usando però la lingua del
Paese in cui si sono trasferiti. Il lettore, che conosce la lingua in cui è stata scritta l’opera,
ne comprende il senso, ma percepisce anche la sua lontananza culturale dalle vicende
narrate.
NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI