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Il termine apologia, nella sua accezione etimologica, significa ‘discorso a difesa’, d’altronde è
proprio questo uno degli intenti dell’autore, Platone: presentare le argomentazioni di cui Socrate
dispone per confutare le accuse mosse nei suoi confronti e che l’avevano portato dinanzi il
tribunale. E’ interessante il punto di vista dell’autore in quanto il filosofo stesso (come si evincerà
dal testo) siede in tribunale insieme ai cittadini ateniesi e quindi rivolge al lettore un punto di vista
non del tutto passivo ed esterno alla vicenda. Il processo nell’Antica Grecia aveva la sola durata di
un giorno e aveva inizio quando l’accusatore presentava l’accusa all’assemblea (più un numero
arbitrario di cittadini prescelto in qualità di giudice). All’accusato veniva lasciata la possibilità di
difendersi, poi l’assemblea proponeva di deliberare due pene: una da parte dell’accusatore e
l’altra da parte dell’accusato. La maggioranza dei voti (quindi ci troviamo in un contesto
democratico) sanciva il destino dell’accusato. Il testo è suddiviso in tre parti: