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Pensiamo di sapere tutto dell’amicizia e, quando un professore ti dà un tema del

genere, pensi che sia una pacchia. Subito parti in quarta a scrivere il decalogo
del perfetto amico, magari elencando anche alcune avventure o esperienze condivise.
Certo, puoi proseguire così, nessuno te lo vieta: allora non hai bisogno di questa
dispensa. Se invece vuoi provare a scrivere in modo diverso, dando più prospettiva
a un tema ingiustamente banalizzato, prosegui nella lettura. Rifletti prima di
scrivere: cosa c’è di straordinario e al tempo stesso di normale tra due amici?
Prova a descriverlo, in modo concreto, con esempi (ti torneranno utili più avanti).
Poi cerca di ricordare film, libri, serie tv, fumetti o su questo tema o che hanno
per protagoniste coppie di amici. Utilizza tutto quello che sai per capire quali
siano i punti in comune e differenze. Fai adesso un breve esame di coscienza:

Per quel che sai, ti reputi un buon amico?


Hai mai ricevuto critiche da un amico o lo hai criticato?
Quando hai litigato con qualcuno dei tuoi amici, come ti sei sentito?
Hai avuto amicizie che sono finite? Se sì, per quale ragione?
Sei soddisfatto o meno delle tue attuali amicizie?
In cosa potresti migliorare le tue amicizie?
Ma prima di procedere leggi le regole per scrivere un buon tema di Italiano,
punteggiatura ed errori da non fare.

Bada bene: non è che questo materiale finisce sul compito, non direttamente almeno.
Serve a darti delle prospettive da seguire successivamente, in base ai documenti
forniti. Perciò su un bel foglio di brutta comincia a scrivere queste riflessioni,
sempre accompagnandole a esempi concreti della tua vita e a quello che pensi tu.
Dedicati a rendere chiara la tua visione circa il tema dell’amicizia, e
successivamente sistemeremo meglio la forma. Fatto questo ti consiglio di
riflettere anche su un nodo cruciale oggi: il rapporto tra social network e
amicizia, tra comunità reali e virtuali, che ci si trova a vivere spesso senza
bussola.

2Fase 1 – Lettura dei documenti e/o ricerca su Internet


Approfondisci
Don Chisciotte della Mancia
Indubbiamente, andando su internet troverai per prima cosa ‘aforismi
sull’amicizia’. Gli aforismi piacciono perché sono sentenziosi, definiscono,
soprattutto ti mettono nella condizione di essere d’accordo o meno con quanto
affermano. Sono immediati e catturano l’attenzione: su Facebook ne girano
tantissimi, alcuni anche mediocri. Mi raccomando: prendi spunto, riflettici sopra,
ma non copiarli altrimenti il tuo tema sarà un pasticcio di citazioni di dubbio
gusto. Più raro trovare articoli, ma non impossibile. Andando poi a capisaldi della
letteratura, che dire di Don Chisciotte e Sancho Panza (Cervantes, Don Chisciotte),
di Orazio e Amleto (Shakespeare, Amleto), Achille e Patroclo (Omero, Iliade).
Insomma, l’amicizia è onnipresente tanto nella nostra vita quanto nel nostro
immaginario, e quindi gli esempi che puoi fare sono molti. Prendiamo adesso in
esame Marco Tullio Cicerone, il grande retore romano, che nel trattato De amicitia,
affrontò proprio questo tema. Eccone uno stralcio (87-88).

Busto in marmo di Marco Tullio Cicerone


Busto in marmo di Marco Tullio Cicerone — Fonte: Ansa
Serpeggia, infatti, non so in che modo, per la vita di tutti l'amicizia, e non
lascia che condizione alcuna di vita sia priva di lei. Anzi, se una persona fosse
di sì aspra e fiera natura, da fuggire e odiare il trovarsi con gli altri (quale si
dice sia stato non so qual Timone d'Atene) tuttavia egli non potrebbe fare a meno
di cercare uno con cui sfogare il veleno del suo odio. E ciò massimamente si
capirebbe se ci potesse capitare qualcosa di questa fatta, che cioè un dio ci
togliesse da questo consorzio d'uomini e ci ponesse in un qualche deserto, e ivi
pur dandoci grande abbondanza di tutte le cose che la natura nostra desidera, ci
togliesse la possibilità di vedere qualche uomo. Chi avrebbe animo tanto ferreo, da
poter tollerare una tal vita e a chi la solitudine non toglierebbe il frutto d'ogni
piacere? Dunque è vero, se non sbaglio, ciò che ho sentito che i nostri vecchi
ricordavano, avendolo udito da altri vecchi, e cioè che il tarantino Archita, mi
sembra, ripeteva spesso che se qualcuno fosse salito al cielo e avesse contemplato
la struttura del mondo e la bellezza degli astri, quella contemplazione non gli
avrebbe dato nessun piacere; mentre glielo avrebbe dato grandissimo, se egli avesse
avuto qualcuno a cui poterlo raccontare. Così la natura non ama che vi sia cosa
alcuna solitaria, e sempre s'appoggia per cosi dire a un qualche sostegno; e gli
amici più cari costituiscono il più dolce dei sostegni. (…) Varia infatti e
molteplice è la maniera d'essere amici, e si danno molte ragioni di sospetto e di
offesa che è dovere dell'uomo savio ora evitare, ora attenuare, ora sopportare; ma
perché si salvino l'utilità e la buona fede nell'amicizia, un motivo d'offesa
specialmente bisogna eliminare: ché gli amici li si devono ammonire e rimproverare,
e ammonizione e rimprovero si devono accogliere amichevolmente, quando son fatti
con animo benevolo.

Andiamo a un documento più moderno del sociologo e filosofo Zygmunt Bauman (tratto
da un’intervista).

Il filosofo Zygmunt Bauman


Il filosofo Zygmunt Bauman — Fonte: Getty-Images
“[Il mondo dei social, n.d.r] mi fa sentire più vicino alle persone dalle quali
sono lontano, e più lontano dalle persone che mi stanno abbastanza vicino. C’è
dunque un duplice impatto: è più facile raggiungere coloro che nella vita reale
sono lontani, ma quelli che sono vicini a noi sembrano andare alla deriva,
distaccarsi. Perché? Perché sentirsi parte di una comunità virtuale ci ha
dispensato da un compito che consuma energie: crearsi un rapporto vero offline.
Questo lavoro duro, di creare un rapporto stabile con gli altri, perde così la sua
attrattiva. Con il risultato che le persone vicine a noi si allontanano. Uscire da
una comunità vera, poi, è molto più difficile: genera senso di colpa, dolore.
Mentre sul web basta un dito. E la storia finisce senza conseguenze”. Per questa
facilità, però, c’è un prezzo da pagare. Che si riassume nella differenza
insondabile tra abbracciarsi e un poke. Tra la profondità e la superficialità, il
calore e la freddezza. Certo, è facile fare nuove amicizie su Internet. Un
Facebook-dipendente mi ha detto: ho fatto 500 amicizie e in un giorno: io non le ho
fatte in 86 anni. Ma quanti amici può davvero avere un essere umano?”. Risposta:
150. Non di più. È questo il Numero di Dunbar: ovvero, la quantità massima di
persone che possono far parte del nostro paesaggio emotivo. Andare oltre sarebbe un
esubero, uno spreco di tempo. Ebbene ora la situazione è ben diversa. Ma il punto è
che si può fare amicizia anche con 5000 persone su Facebook, ma oltre i 150 non
sono altro che semplici voyeur che ficcano il naso nella vostra vita quotidiana;
una massa di surrogati che hanno come pregio per il consumatore contemporaneo
quello di non darci quei fastidi che i rapporti umani portano inevitabilmente con
sé”. (Zygmunt Bauman)

Un terzo documento, che mi sembra bellissimo, tratto da Il Profeta di Kahlil


Gibran:

Appunti
Il profeta di Kahlil Gibran
E un adolescente disse: Parlaci dell’amicizia. / E lui risponde dicendo: / Il
vostro amico è il vostro bisogno saziato. / È il campo che seminate con amore e
mietete con riconoscenza. / È la vostra mensa e il vostro focolare. / Poiché,
affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace. // Quando l’amico
vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura
di contraddirlo. / E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo
cuore: / Nell’amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce dal
silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia. / Quando vi separate
dall’amico, non rattristatevi: / La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più
amate, come allo scalatore la montagna è più chiara dalla pianura. / E non vi sia
nell’amicizia altro scopo che l’approfondimento dello spirito. / Poiché l’amore che
non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una
rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano. / E il meglio di voi sia
per l’amico vostro. / Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate
che ne conosca anche la piena. / Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di
morte? / Cercatelo sempre nelle ore di vita. / Poiché lui può colmare ogni vostro
bisogno, ma non il vostro vuoto. // E condividete i piaceri sorridendo nella
dolcezza dell’amicizia. / Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova
il suo mattino e si ristora. (Il Profeta, Mondadori, pp. 78-79)

3Fase 2 – La scaletta
Proviamo a stendere una scaletta:

Introduzione.
Presentazione dell’argomento.
Elaborazione dell’argomento, esperienze personali e confronto critico.
Conclusioni e prospettive.
4Fase 3 – Stesura
4.1Introduzione
Trattare il tema dell'amicizia senza risultare banali
Trattare il tema dell'amicizia senza risultare banali — Fonte: Istock
Un cappello introduttivo è sempre un buon modo di cominciare il tema: è come
apparecchiare bene la tavola, prima che il pasto sia servito. Puoi cominciare a
effetto, magari con una citazione, oppure, come ho suggerito per altri temi, da
un’immagine allusiva. Fai attenzione a come cominci il tema, perché quelle frasi
iniziali sono come il primo attore che va in scena in uno spettacolo teatrale.
Quelle frasi hanno il difficile compito di rompere il silenzio.

4.2Presentazione dell’argomento
Per presentare bene l’argomento, devi rifarti alla tua introduzione. Per poi
delineare più esplicitamente il tuo modo di trattare l’argomento: fai capire al
lettore in quale direzione andrai a muoverti e stuzzica la sua curiosità. Puoi già
alludere a quelle idee, immagini, emozioni e risposte che hai dato durante la
riflessione iniziale, cercando però (o comunque sarebbe meglio) di inquadrarle in
un’ottica più generale, con apparente distacco. Per cui se hai risposto “Non mi
sento un buon amico perché sono un po’ egoista”, potrai scrivere: “Capita di non
sentirsi buoni amici, senza capirne il motivo, indecisi se guardare di più
all’amore che vorremmo ricevere rispetto a quello che potremmo, o possiamo, dare”.
E così via, dal personale al generale.

4.3Elaborazione dell’argomento
L'amicizia tra adolescenti
L'amicizia tra adolescenti — Fonte: Istock
Una volta indirizzato il tema, per non esaurire la spinta creativa, avrai bisogno
dei documenti e degli spunti critici, come quelli che ti ho fornito. Quando fai una
citazione, o utilizzi un documento hai l’occasione di dialogare e di commentare,
oltre che di interpretare e completare quanto scritto. È il momento del tema in cui
devi scendere nel profondo della questione in cui quanto apparecchiato finora non
deve restare in superficie, ma deve essere scandagliato. Esempio:

Gibran, tramite le parole del suo personaggio, si rivolge a noi, e dice che
“l’amico è il vostro bisogno saziato. / È il campo che seminate con amore e mietete
con riconoscenza. / È la vostra mensa e il vostro focolare.” Sono tutti immagini
pertinenti al quotidiano, perché l’amicizia è un crescere giorno per giorno,
facendo sì che quel focolare non si spenga mai. Capita la discussione,
l’incomprensione, capita l’egoismo: gli amici possono farsi del male, ma hanno la
prospettiva di quella crescita insieme, di un orizzonte verso cui andare,
condividendo il viaggio. A volte ci si può chiedere se idealizziamo troppo gli
amici, vedendo in loro doti che non hanno, un amore che non ci corrispondono,
oppure se idealizziamo l’amicizia stessa, specie in questi temi in cui,
implicitamente, capiamo che i social network ci hanno messo in un deserto, facendo
sì che tutti siano amici. Se lo sono tutti, vuol dire che non lo è nessuno. Bauman
basa la sua riflessione proprio su questo punto: c’è un numero limite (e 150,
numero di Dunbar, è forse anche troppo), “una quantità massima di persone che
possono far parte del nostro paesaggio emotivo.”

4.4Conclusioni
Descrivere l'amicizia
Descrivere l'amicizia — Fonte: Istock
Siamo alle conclusioni. Sii coerente con quello che hai scritto finora e vedrai che
riuscirai a chiudere in modo efficace. Cerca sempre di creare una prospettiva in
quello che dici, uno sguardo verso il futuro è preferibile rispetto al rimpianto
verso il passato (ammesso che tu lo conosca, perché sentire un ragazzo di 16 anni
dire “una volta non era così, fa decisamente tenerezza”). Dal presente al futuro.
Stabilisci e ridefinisci l’argomento:

L’amicizia non si presta facilmente alle generalizzazioni: ognuno può dire solo
quello che ha provato, al limite quello che ha desiderato, ma sempre muovendosi
rispettosamente come davanti a un altare perché essa è prima di tutto un’esperienza
di relazione, talmente forte, a volte, che le parole, persino le più belle,
sarebbero banali. Forse i poeti ci dicono qualcosa di più perché guardano al cuore
di questa straordinaria esperienza; ma ognuno, nel suo silenzio, sa bene cosa vuol
dire.

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