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LA FUNZIONE DELLE AREE SACRE NELL'ORGANIZZAZIONE URBANISTICA PRIMITIVA

DELLE COLONIE GRECHE ALLA LUCE DELLA SCOPERTA DI UN NUOVO SANTUARIO


PERIFERICO DI SELINUNTE
Author(s): Claudio Parisi Presicce
Source: Archeologia Classica, Vol. 36 (1984), pp. 19-132
Published by: L’Erma di Bretschneider
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/44366036
Accessed: 06-07-2022 21:48 UTC

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LA: FUNZIONE DELLE AREE SACRE
NELL'ORGANIZZAZIONE URBANISTICA PRIMITIVA
DELLE COLONIE GRECHE
ALLA LUCE DELLA SCOPERTA DI UN NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE

(Tavv. I-IV)

Nell'area della Gaggera ad Ovest di Selinunte le ricerche ar


che, iniziate negli ultimi decenni del secolo scorso e completate d
ci nel 1926, hanno portato alla luce il complesso di edifici cultua

Colgo l'occasione per ringraziare il prof. Vincenzo Tusa, che mi ha dato l'opportunit
a Selinunte, ed il dott. Sebastiano Tusa, coordinatore del gruppo di ricerca «Maloph
quale ho avuto il piacere di discutere alcuni argomenti trattati nel presente lavoro, r
suggerimenti. A Giuseppe Tilia rivolgo la mia riconoscenza per l'aiuto prestatomi n
della nuova pianta di Selinunte e per averla graficamente realizzata.

ABBREVIAZIONI

Bérard = J. Bérard, La colonisation grecque de l'Italie meridionale et de la Sicile dans l


L'histoire et la légende , Paris 19572, trad. it. Torino 1963.

Atti Taranto 1961 sgg. = Atti del I sgg. Convegno di Studi sulla Magna Grecia. Taranto
Napoli 1962 sgg.
Sicilia antica , MI = La Sicilia antica , a cura di E. Gabba e G. Vallet, Storia di Napo
Sicilia, 1980.

Tempio 1976 = Il tempio greco in Sicilia. Architettura e culti , Atti della Ia riunione scient
Scuola di perfezionamento in Archeologia classica dell'Università di Catania ( Siracusa , 2
vembre 1976), Cronache di Archeologia XVI, 1977 (1985).
Insediamenti 1977 = Insediamenti coloniali greci in Sicilia nell'VIII e VII secolo a.C ., At
riunione scientifica della Scuola di perfezionamento in Archeologia classica dell'Univer
tania (Siracusa, 24-26 novembre 1977), Cronache di Archeologia XVII, 1978 (1980).

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20 CLAUDIO PARISI PRESICCE

to dal Santuario della Malophoros con i due reci


Ecate ed a Zeus Meilichios1 (Fig. 1).

Fig. 1. Selinunte. Santuario della Malophoros (da EA

Atti Atene 1979 = Atti del Convegno Internazionale «Grecia, Ita


a.C.», Atene 15-20 ottobre 1979 , t. I: AnnScAt LIX, n.s. XLII
XLIV, 1982; t. III: AnnScAt LXI, n.s. XLV, 1983.

Greco = E. Greco, Guide archeologiche Laterza. Magna Grecia


Atti Cortona 1981 = Forme di contatto e processi di trasformazione
vegno di Cortona (24-30 maggio 1981), Pisa-Roma 1983.
Guzzo = P.G. Guzzo, Le città scomparse della Magna Grecia, R
Coarelli-Torelli = F. Coarelli-M. Torelli, Guide archeologiche Laterza. Sicilia, Roma-Bari
1984.

Sic Arch = Sicilia Archeologica

1 E. Gabrio, «Il Santuario della Malophoros a Selinunte», in MonAL XXXII, 1927. Per gli
scavi e gli studi precedenti (Cavallari, Patricolo e Salinas; Hulot e Fougères, Koldewey e Puchstein),
cfr. la bibliografia cc. 5-13.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 21

Indagini occasionali condussero successivamente alla scoperta


altro edificio sacro denominato «Tempio M», la cui destinazione h
adito ad interpretazioni controverse2.
Un intervento a scopo conservativo effettuato in anni recenti, i
ha permesso di completare lo scavo dell'area ad Ovest del recinto
Meilichios, dove è stato completamente liberato l'altare monumental
condato da numerose deposizioni sacre3.
L'importanza e la complessità delle scoperte hanno indotto a ripr
dere le ricerche nell'intera zona in modo da definirne l'aspetto mon
tale complessivo e il rapporto con l'area urbana.
Nel corso delle prime due campagne di scavo (1982 e 1983)4 è
riportato alla luce un nuovo edificio sacro {Tav. I), posto approssima
mente al centro di un'ampia area recinta da un muro, parallela al te
della Malophoros ed a Sud di esso.
Del muro di períbolos si è per ora messo in luce il lato sud-oc
tale conservato solo nelle fondazioni {Tav. II), ma è già possibile
struirne il tracciato almeno su tre lati. Si è potuto, infatti, accertar
il muro più esterno che corre lungo il lato meridionale del Santuari

2 Identificato come un tempio da J. Bovio Marconi, è stato recentemente interpretato c


fontana sacra da C. Masseria, «Ipotesi sul "Tempio M" di Selinunte», Annali della Facoltà d
e Filosofia dell'Università di Perugia XVI, n.s. II, 1978-79, pp. 63-88, taw. I- VI (alla bibl
citata a p. 63 nota 5, si deve aggiungere: A.W. van Buren, «News Letters from Rome»,
LIX, 1955, p. 312 sg., pl. 92 fig. 37; A.D. Trendall, «Archaeology in Sicily and Magna
in Archaeological Reports 1955 , suppl. JHS LXXVI, 1956, p. 54; I. Bovio Marconi, «
nord-occidentale della Sicilia», in La ricerca archeologica nell'Italia meridionale , Napoli 1960
sg., tav. XLIX; V. Tusa, in Kokalos VIII, 1962, p. 156 sg.; G. Bellafiore, La civiltà a
della Sicilia dalla preistoria ad oggi , Firenze 1963, p. 309; W. Fuchs, «Archäologische For
und Funde in Sizilien von 1955 bis 1964», in AA 1964, c. 693 sg., figg. 16-17; M. San
Sélinonte ^ ed. frane., Roma 1966, pp. 116-119, figg. 86-89; D. Theodorescu, in Kokalos X
pp. 115, 117, 119, fig. 2; V. Barone-S. Elia, Selinunte , Palermo 1979, p. 123 sg., taw
Sicilia antica , I, 3, p. 642; V. Tusa, «Selinunte», in SicArch XIV, 45, 1981, pp. 61, 66). C
Coarelli-Torelli, p. 102 sg.
3 V. Tusa, «Nuovi rinvenimenti nell'area del santuario della Malophoros a Selinunte», in SicArch
XVII, 54-55, 1984, pp. 1-16 = in Tempio 1976, pp. 115-118, tav. XXIX. Sull'altare, cfr. M.L. Famà,
«L'area sacra con altare a 'tre betili' di Solunto», in SicArch XIII, 42, 1980, p. 38 sg., fig. 63.
4 S. Tusa, M. Dewailly, E. Gregori, C. Parisi Presicce, I. Valente, M. Pacci, M.
Riotto, C. Dehl, R. di Salvo, P. Bellotti, «Selinunte-Malophoros: rapporto preliminare sulla
prima campagna di scavi 1982», in SicArch XVII, 54-55, 1984, pp. 17-58; AA. W., «Selinunte-Ma-
lophoros: rapporto preliminare sulla seconda campagna di scavi 1983», ibid., XVIII, 1985, in corso
di stampa. Cfr. inoltre, C. Parisi Presicce, «Notizie preliminari sulla ripresa degli scavi nell'area
della Gàggera a Selinunte», in Chronique d'une journée mégarienne: Mégara Nisaea, Mégara Hyblaea,
Sélinonte (Paris, 18 décembre 1982), parte II, in corso di stampa (riassunti in Dialogues d' Histoire
Ancienne IX, 1983, p. 326; RA 1984, p. 174 sg.; per la parte I, MEFRA XCV, 1983, pp. 617-650).

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22 CLAUDIO PARISI PRESICCE

Malophoros, dal Gabrici5 ritenuto un secondo m


stessa area sacra, va riferito a questo nuovo tem
Il rinvenimento del nuovo santuario nell'area ad Ovest del fiume Se-
lino conferma la presenza di una serie continua di aree sacre - almeno
cinque temenea (santuario nuovo, Malophoros, Zeus Meilichios, sorgent
«Tempio M») - , tutte con períbolos indipendente e parallele tra loro,
quali occupavano l'intera zona dalla foce del fiume fino al punto corri
spondente in linea d'aria al limite più settentrionale del pianoro di Manuz
za (Fig. 2).
Tale configurazione «di tipo processionale»7 delle aree sacre, per la
disposizione delle quali di grande importanza fu certamente la presenz
della fonte, corrisponde, per altro, quasi simmetricamente alla situazione
già ampiamente nota della collina orientale, con i tre templi denomina
E, F, G. Almeno per il primo di essi i recenti scavi hanno potuto accertar
l'esistenza di un períbolos indipendente riferibile già alla sua prima fa
costruttiva risalente alla fine del VII secolo a.C.8
Quanto al nuovo edificio rimesso in luce, si tratta di un tempio senza
peristasi, di pianta rettangolare (il rapporto tra lunghezza e larghezza
di 2:5)9, diviso in due ambienti e costruito con blocchi squadrati di arenite.
La pietra proviene dalle cave aperte lungo il versante settentrional
della collina orientale di Selinunte, quelle dalle quali furono estratti i bloc
chi per le più antiche costruzioni pubbliche della città10.

5 Gabrici, in MonAL XXXII, 1927, cc. 16-18.


6 Di conseguenza anche il muro più esterno sul lato Nord del santuario andrà riferito probabil-
mente non al temenos della Malophoros, bensì alla recinzione di un'altra area sacra sita ancora p
a Nord. Tale considerazione si ricava anche dalla struttura della canaletta che taglia l'intera are
sacra in senso Nord-Sud (Gabrici, ibid., cc. 62-66): essa, provenendo dalla sorgente che sgorgav
probabilmente a monte dell'odierna fontana della Gaggera, nel tratto rimesso in luce all'esterno del
recinto più stretto è completamente ricoperta di blocchi non perfettamente allineati e tagliati gross
lanamente; nel tratto all'interno dei muri della recinzione più stretta è invece ben lavorata, in alcu
punti coperta con blocchi ben allineati ed in altri lasciata scoperta per permettere ai fedeli di attinge
l'acqua. I blocchi di coronamento del muro, inoltre, presentano la linea di displuvio che taglia
faccia superiore rivolta verso Sud, cioè evidentemente verso la faccia esterna dell'area che recingono.
7 Secondo l'espressione di R. Martin, G. Vallet, «L'architettura monumentale religiosa
civile», in Sicilia antica I, 2, p. 21, fig. 14.
8 Yd. nota 14.
9 Tale rapporto, è caratteristico di una serie di edifici sacri siciliani databili nello stesso periodo
(tra gli altri l'edificio g di Megara Hyblaea; cfr. G. Gullini, «Documenti della cultura greca in
Occidente durante il primo arcaismo (a proposito di Mégara Hyblaea I)», in ParPass XXXIII, 1978,
pp. 436 sg., 465).
10 Per le cave (Latomie Landaro), cfr. M. Carapezza ed altri, «I materiali e l'ambiente delle
sculture di Selinunte», in V. Tusa, La scultura in pietra di Selinunte , Palermo 1983, pp. 32-41.

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Fig. 2. Selinunte. Planimetria generale con la disposizione delle aree sacre.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 23

L'edificio è orientato in senso Est-Ovest, con una lievissim


zione verso Sud. Tale orientamento corrisponde esattament
tre templi della collina orientale e delle strade A-F ortog
maggiore in senso Nord-Sud della collina dell'Acropoli.
Il tempio si presentava nella sua fase originaria con una stru
simile, seppure di dimensioni minori, a quella del cosiddetto M
la Malophoros, le cui caratteristiche strutturali, soprattutto il
delle pareti, l'innesto disorganico del frontone e la rastrem
stipiti dell'ingresso, sono state interpretate come elementi di
tura predorica per la quale si è ricorso senza fondamento s
derivazione dal megaron miceneo11.
In una seconda fase la fronte orientale del nuovo edificio s
vette una monumentalizzazione ulteriore mediante l'aggiunta
tetrapilo con capitelli del tipo «a gola egizia». L'aggancio di
goli della fronte avveniva mediante due altri pilastri, simi
portico, accostati agli spigoli dell'edificio lungo i lati lunghi. I
la larghezza della fronte venne aumentata, rompendo l'unifor
architettoniche dei quattro lati e valorizzando la facciata con
tempio. Il sistema di innesto e vari altri indizi indicano che l'
portico fu dettata principalmente da esigenze statiche, per ri
fronte stessa, gravata del peso di un frontone in pietra ben
come il resto dei muri dell'edificio, sopra un unico filare di la
poggiati direttamente sulla sabbia12.
L'edificio è conservato in situ nelle fondazioni e nei primi
l'alzato, rivestiti ancora quasi integralmente di intonaco nel p
terno. Il resto delle pareti e la copertura sono crollati, a causa
vimento sismico, in parte all'esterno ed in parte all'interno
sigillando il piano di vita originale (Tav. III).

11 A ciò si deve il nome dell'edificio sacro della Malophoros e del sacello a Su


(B. Pace, in MonAL XXVIII, 1922, cc. 237-252). Cfr. R. Koldewey, O. Puchste
schen Tempel der Unteritalien und Sizilien , Berlin 1899, pp. 86-89; J. Hulot, G.
te, Paris 1910, p. 272 sgg.; Gabrici, in MonAL XXXII, 1927, cc. 49-52; Id., «Per l
chitettura dorica in Sicilia», in MonAL XXXV, 1933, c. 232; Id., «Studi archeolo
in MonAL XLIII, 1956, cc. 286, 336.
12 Nella sabbia furono fondati anche gli edifici del santuario della Malophoros (Gabrici, in
MonAL XXXII, 1927, cc. 7, 13 sg.), del Thesmophorion di Bitalemi a Gela (P. Orlandini, «Gela.
Topografia dei santuari e documentazione archeologica dei culti», in RIASA XV, 1968, pp. 68 sgg.,
tavv. III-IV) e del Koreion di Eloro (G. Voza, in Kokaļos XXII-XXIII, 1976-1977, pp. 572 sgg.).

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24 CLAUDIO PARISI PRESICCE

Il crollo è databile in via preliminare nella sec


a.C.
Successivamente al crollo l'edificio fu riutilizzato soltanto nel secondo
ambiente, preventivamente sgombrato dei blocchi delle pareti crollati al-
l'interno. Al momento di questa parziale ristrutturazione fu accostato alla
parete di fondo un altare di tipo non canonico costituito da tre basamenti
di forma quadrangolare decentrati rispetto all'asse dell'ingresso (Tav. IV).
Intorno ad esso si sono rinvenute diverse statuette di terracotta raffiguran-
ti una figura femminile in trono che allatta un bambino. La loro posizione
ed il fatto che la totalità del materiale coroplastico finora rinvenuto sia
di tipo muliebre, permettono di supporre che il tempio fosse dedicato ad
una divinità kourotrophos o almeno di carattere matronale.
Tale fase dell'edificio, ancora di difficile lettura nel complesso, fu se-
guita da un insabbiamento progressivo che si accompagnò a manifestazioni
della vita religiosa concentrate all'interno o al di sopra dell'ambiente più
propriamente riservato alla divinità fin dagli inizi, l'«adyton». Vari focolari
e pietre sacrificali a diversi livelli, infatti, continuarono ad essere il centro
intorno al quale gravitava lo svolgimento delle attività cultuali, che si pro-
trassero almeno fino alla fine del III secolo a.C. Nell'area si sono rinve-
nute varie deposizioni di carattere modesto, una serie di stele anepigrafi
di forma grosso modo triangolare, più rudimentali ma simili a quelle rin-
venute ad Ovest del recinto di Zeus Meilichios, ed alcune sepolture ad
incinerazione e ad inumazione, deposte direttamente sulla sabbia.
L'uso dell'area come necropoli nelle ultime fasi di vita della città tro-
va riscontro nella zona residenziale del pianoro di Manuzza, la quale, in
seguito alla conquista della città da parte dei Punici ed al restringimento
di essa sulla sola collina dell'Acropoli, fu trasformata in area di necropoli,
accogliendo sepolture fin sotto la cinta di mura.
L'impianto originario dell'edificio può essere datato in via preliminare
all'inizio del VI secolo a.C.

* * *

L'inserimento del tempio e dell'inter


nuova pianta di Selinunte che qui prese
verso le brevi notizie che ne hanno inq
re alcune considerazioni più generali
religioso.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 25

IL PRIMITIVO INSEDIAMENTO DEI COLONI

1) Estensione dell'insediamento primitivo

Riguardo al primitivo insediamento dei coloni greci, intere


innanzitutto la datazione del santuario. Esso risulta all'incirca con
raneo a quello della Malophoros13 ed al Tempio El14 della coll
tale, oltre che ad una serie di edifici sacri ricostruiti dal Gabrici a
i disiecta membra lapidei riutilizzati nella costruzione delle mura
alle terracotte architettoniche rinvenute, tutti collocati in origin
tuario maggiore dell'Acropoli15.
Nel temenos della Malophoros, situato anch'esso ad Ovest d
Selinus, i materiali più antichi rinvenuti nelle grandi stipi votiv
direttamente sul terreno, senza limiti ben definiti, risalgono al
ticinquennio del VII secolo a.C. Dal punto di vista monument
st'epoca si fa risalire il primitivo edificio di culto a semplice
períbolos indipendente davanti alla fronte orientale ed altare di
servato a livello di fondazione al di sotto del secondo edificio. Quest'ul-
timo, il cosiddetto Megaron, fu costruito alla fine del VII o all'inizio del
VI secolo a.C., probabilmente in coincidenza con una generale ristruttu-
razione dell'area sacra.
Sulla collina orientale le indagini di Gullini sul Tempio E, il più m
ridionale dei tre conosciuti, hanno condotto alla scoperta di una fase pr
mitiva costituita da un edificio conservato in situ soltanto per pochi fi
di blocchi delle fondazioni e per metà circa del suo impianto planimetr
A dispetto del suo cattivo stato di conservazione, l'individuazione de
scarico delle macerie del tempio, in seguito all'incendio che lo distru

13 E. Gabrici, in Mon AL XXXII, 1927, cc. 21-42, 66-73, 149 sg.; Id., in M on AL XXXV, 1
c. 249 (628-580 a.C.); Id., in MonAL XLIII, 1956, c. 391 (VII secolo a.C.).
14 G. Gullini, «Il tempio El e l'architettura protoarcaica di Selinunte», in Insediamenti 1
pp. 52-61, 72-74 (datazione di El all'ultimo quarto del VII sec. a.C.); p. 69 sg. (intervento M. T
relli); Id., «Origini dell'architettura greca in Occidente», in Atti Atene 1979, t. I, pp. 104-113
«L'architettura templare greca in Sicilia dal primo arcaismo alla fine del V secolo», in Tempio 19
pp. 23-26; Id., «L'architettura», in SIKANIE. Storia e civiltà della Sicilia antica, Milano 1985,
431-434, figg. 489-491, taw. II-III.
15 Gabrici, in MonAL XXXV, 1933, cc. 137-250; Id., in MonAL XLIII, 1956, cc. 237-2
391 sg.

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26 CLAUDIO PARISI PRESICCE

intorno al 510 a.C., ha consentito di riconoscere nume


dell'alzato e la maggior parte delle tegole del tetto.
raccolto nello scarico insieme ai resti del tempio, ch
struzione si fa risalire alla fine del VII secolo a.C.
La contemporaneità di questi tre santuari di Selinunte e la loro dislo
cazione ai margini di quella che resterà fino alla fine del V secolo l'a
urbana indica manifestamente che l'insediamento dei coloni avvenne si-
multaneamente su tutto il territorio della città. A partire dall'ultimo quar
to del VII secolo a.C. i Greci avevano già preso possesso di tutta l'ar
compresa fra la sommità delle due colline orientale ed occidentale e f
il mare a Sud e la punta più settentrionale del pianoro di Manuzza a Nor
Viene in tal modo a cadere l'ipotesi più volte formulata di uno svilup
po a macchia d'olio della colonia, le cui tappe successive sarebbero sta
secondo il Gabrici, l'approdo primitivo presso l'area del Santuario de
Malophoros, poi il primo insediamento sulla collina dell'Acropoli (f
protogreca di pianta poligonale del santuario), in seguito l'espansione del
l'abitato sul pianoro settentrionale di Manuzza ed infine la costruzio
dei santuari sulla collina orientale di Marinella. Un eventuale insediamen-
to progressivo può essere avvenuto soltanto in quella fase di esplorazione
e di conoscenza acquisitiva dell'area che, svoltasi in pochi anni o comun-
que nell'ambito di un'unica generazione, dovette precedere la ktisis vera
e propria della apoikia. Come è stato più volte ripetuto, infatti, l'atto uf-
ficiale di fondazione di una nuova colonia non poteva precedere la ripar-
tizione delle terre da coltivare tra tutti i componenti della spedizione e
la dislocazione preventiva delle aree sacre, di uso pubblico e di proprietà
privata. Questa operazione poteva essere effettuata in misura maggiore o
minore ma solo se tutta l'area del nuovo dominio territoriale si trovava
già sotto il controllo diretto della città.

2) Rapporti tra Greci e Indigeni

I recenti scavi sul pianoro di Manuzza16 hanno dimostrato che i colo


megaresi vi trovarono un insediamento indigeno pre-coloniale. Ad e

16 Cfr. A. Rallo, «Scavi e ricerche nella città antica di Selinunte (Relazione preliminare), i
Kokalos XXII-XXIII, 1976-1977, pp. 720-733, taw. CLX-CLXVIII; Ead., «Le importazioni gre
orientali a Selinunte a seguito dei più recenti scavi», in Les céramiques de la Grèce de l'Est et l

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 27

sono riferibili i fondi di capanna in pietra e le tracce di focolari ass


a manufatti concernenti primitive attività domestiche e a due livelli
teriali ceramici indigeni, il secondo dei quali con presenza di ce
greca17. Al di sopra di esso si è impiantato senza soluzione di con
il primo abitato selinuntino, definibile completamente greco già nel
dell'ultimo quarto del VII secolo a.C. Tracce di una presenza ind
purtroppo ancora troppo labili, sono state rinvenute anche nell'a
Ovest del Selinus, grazie al riconoscimento di ceramica indigena tra
teriale di scavo rinvenuto dal Gabrici nel Santuario della Malopho
Alcuni frammenti dello stesso tipo di ceramica sono stati pure rinve
insieme a ceramica del corinzio antico negli strati più profondi dell'
poli durante lo scavo delle strutture abitative di un'insula19. Tali dat
sciano intrawedere una occupazione indigena pre-coloniale del luo
ratterizzata dalla presenza di un villaggio costituito probabilmente d
nuclei dislocati sulle varie alture dell'area selinuntina con un'economia di
tipo agricolo-pastorale.
La scelta datarie dei coloni greci di un territorio già abitato per il
nuovo insediamento è, del resto, accertata anche per altre apoikiai. Pe
Cuma, poiché ai piedi della rupe che fungeva da acropoli naturale dell
colonia, sul lato Nord è stata scoperta una necropoli indigena più antic
dello stanziamento greco20, si può supporre che i Calcidesi si siano ins
diati in un'area già precedentemente occupata.
Per Naxos, secondo Tucidide21 la più antica colonia greca della Sici-
lia, le fonti letterarie ricordano che i Greci guidati da Teocles cacciarono
dal sito del loro successivo stanziamento i «barbari»22 ed i recenti scav

diffusion en Occident. Colloque International du Centre Jean Bérard, 6-9 Juillet 1976 , Paris-Naple
1978, pp. 99-103; Ead., «Selinunte: Le ceramiche di VII secolo a.C. della necropoli meridionale d
Manuzza dopo gli scavi 1978», in Atti Atene 1979, t. II, pp. 203-218; Ead., «L'abitato di Selinunt
il quartiere punico e la sua necropoli», in Kokaļos XXVIII-XXIX, 1982-1983, pp. 169-174, taw. XI
XXVI. Cfr. pure Ead., «Notazioni selinuntine», in SicArch VII, 24-25, 1974, pp. 15-20.
17 Si tratta di ceramica del corinzio transizionale e antico (Rallo, in Kokaļos cit., 1976-1977
p. 723).
8 S. Tusa, «Presenze indigene nel territorio selinuntino», in SicArch XV, 49-50, 1982, pp. 111-
118.
19 M. Fourmont, «Sélinonte: Fouilles dans la région nord-ovest de la rue F», in SicArch XIV,
46-47, 1981, p. 8 sg., figg. 14b, 25.
20 E. Gabrici, «Cuma», in MonAL XXII, 1913-1914, cc. 61-212; Guzzo, p. 180 (bibl. a p.
408); S. De Caro-A. Greco, Guide archeologiche Laterza. Campania , Roma-Bari 1981, p. 81.
21 Thuc., VI, 3,1. Cfr. pure Diod., XIV, 88,1.
22 Eph., apud Strab., VI, 267=2,2; Ps.-Scymn., w. 270-279; Diod., XIV, 88,1.

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28 CLAUDIO PARISI PRESICCE

ancora inediti23, hanno messo in luce nel territ


insediamenti indigeni precedenti a quello grec
Per Leontini Tucidide24 ricorda che i Calcidesi fondarono la nuova
colonia dopo aver scacciato con la forza i Siculi, mentre Polieno25 afferma
che questi ultimi, che abitavano il sito già prima dell'arrivo dei Greci,
furono allontanati con l'astuzia dai Megaresi in occasione del loro tenta-
tivo di convivenza con i Calcidesi. Gli scavi archeologici hanno accertato
l'esistenza di un insediamento siculo precedente all'arrivo dei Greci su en-
trambe le colline successivamente incluse nella cinta fortificata della colo-
nia26. I dati cronologici ad esso relativi permettono di affermare che l'a-
bitato indigeno, ristrettosi sulla Collina di Metapiccola, è coesistito p
un certo periodo con lo stanziamento greco posto sul Colle San Mauro
ai piedi del quale nel fondo valle i Greci posero l'agorà e gli edifici pu
blici27, probabilmente proprio per agevolare i rapporti con gli abitanti del
l'altura opposta.
Per Siracusa una presenza sicula sull'isolotto di Ortigia precedente
mente allo stanziamento greco, a parte la testimonianza di Tucidide28, er
stata già accertata da Paolo Orsi durante lo scavo degli strati inferiori ne
l'area dell' Athenaion dinomenide29. Le recenti indagini presso il temp
ionico e al di sotto della Prefettura, con il rinvenimento delle tracce di
capanne sicule, hanno permesso di stabilire che la loro distruzione coinci-
de con la data tradizionale dell'arrivo dei coloni corinzi30.
A Reggio i coloni greci fondarono una colonia solo dopo aver scac-
ciato i barbari che vivevano nella zona31.

23 Cenni in P. Pelagatti, «Naxos-Relazione preliminare delle campagne di scavo 1961-64», in


BA XLIX, 1964, pp. 150-152; Ead., «Bilancio degli scavi di Naxos per l'VIII e il VII sec. a.C.»
in Atti Atene 1979 , t. I, p. 295; Ead., in Tempio 1976 , p. 46 sg.
24 VI, 3, 3.
25 V, 5.
26 G. Rizza, «Siculi e Greci sui colli di Leontini», in Cronache di Archeologia e Storia dell'Arte
I, 1962, pp. 2-27; per maggiori dettagli archeologici: Id., in NS 1955, pp. 281-376. Cfr. inoltre, Id.,
«Leontini neirVIII e nel VII sec. a.C.», in Insediamenti 1977 , pp. 25-37.
Cfr. Polyb., VII, 6; Sicilia antica , I, 3, pp. 581-589 (Lentini, scheda).
28 VI, 3, 2. Strabone ricorda che i Corinzi scacciarono gli abitanti del luogo (i Liburni) anche
al momento della fondazione di una colonia a Corcira (VI, 269-270=2,4).
P. Orsi, «Gli scavi intorno air Athenaion di Siracusa negli anni 1912-1917», in MonAL XXV,
1919, cc. 501-522, 735.
30 P. Pelagatti, «Siracusa: le ultime ricerche in Ortigia», in Atti Atene 1979 , t. II, p. 119 sg.;
inoltre Ead., in Kokaļos XXII-XXIII, 1976-1977, pp. 548-550, fig. 5; M. Frasca, «Una nuova ca-
panna 'sicula' a Siracusa, in Ortigia: tipologia dei materiali», in MEFRA XCV, 1983, pp. 565-598.
Dion. Halíc., Ant. Rom., Excerpt., XIX, 22.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 29

Per Taranto l'appartenenza del territorio successivamente


dai coloni spartani alla popolazione locale degli Iapigi, adombr
sponso dell'oracolo delfico ed in generale in tutta la tradizione l
sulla fondazione della colonia, è stata confermata dai ritrovamen
teriale ceramico dell'età del Ferro nel sito del primitivo stanziam
co e nelle necropoli32.
Per Locri Epizefiri l'occupazione dell'area del successivo sta
to greco da parte di popolazioni indigene è testimoniata dal r
Polieno e di Polibio33 sull'accordo truccato di reciproco rispetto
e Siculi e dal rinvenimento delle necropoli indigene riferibili ag
attestati sulle colline poste immediatamente a ridosso della pi
(Canale, Janchina, Patariti)34. Le tombe di queste necropoli, m
quali cessarono di essere utilizzate in concomitanza con la fondaz
la colonia greca, presentano a volte corredi con ceramica greca p
dell'insediamento definitivo dei Locresi, lasciando intravedere ra
scambio tra indigeni e Greci fin dal primo approdo al Capo Z
probabilmente conosciuto dai naviganti greci prima dell'arrivo d
si36.

A Gela solo recentemente si è avuta notizia del rinvenimento di resti


riferibili all'età del Bronzo nel sito del successivo stanziamento greco37 e
non si può ancora stabilire se la fine dell'insediamento indigeno coincida
con l'arrivo dei coloni o sia da riferire a quel progressivo arretramento

32 Per la tradizione letteraria, cfr. soprattutto Antioch., apud Strab., VI, 278-79=3, 2; Eph.,
apud Strab., VI, 279-80=3,3. Cfr. pure P. Wuilleumier, Tarente des origines à la conquête romai-
ne , Paris 1939, pp. 29-47; G. Nenci, «Il ßapßaQog jróXspoç fra Taranto e gli Iapigi e gli àvadrjpaxa
tarentini a Delfi», ASNP s. III, VI, 1976, pp. 719-738. Per i ritrovamenti archeologici presso Satyrion
(Porto Saturo), cfr. F.G. Lo Porto, «Scavi e ricerche nel luogo del più antico insediamento laconico
in Puglia», in NS 1964, pp. 177-279; Id., «Gli scavi sull'acropoli di Satyrion», in BA XLIX, 1964,
pp. 67-80; Id., in Atti Taranto 1976 , pp. 728-733, tavv. XCVI-CIII; Greco, p. 178; Guzzo, p. 374
sg.
33 Polyb., XII, 6, 2-5; POLYAEN., VI, 22.
P. Orsi, «Le necropoli preelleniche calabresi di Torre Galli e di Canale, Ianchina, Patariti»,
in MonAL XXXI, 1926, cc. 211-368; J. de La Genière, «Note sur la chronologie des nécropoles
de Torre Galli et Canale- Janchina», in MEFRA LXXVI, 1964, pp. 7-23; Guzzo, pp. 266-269.
35 Sull'approdo a Capo Zefirio: Strab., VI, 259=1,7. Cfr. A. Blakeway, «Prolegomena to
the Study of Greek Commerce with Italy, Sicily and France in the Eighth and Seventh Centuries
B.C.», in ABS A XXXIII, 1933, pp. 176-180.
36 In questa stessa località (odierno Capo Bruzzano) qualche decennio prima soggiornò tempo-
raneamente un nucleo di Dori che si era separato dai Megaresi e che tornò in Sicilia in compagnia
di Archia, ecista di Siracusa (Ps.-Scymn., w. 270-81).
37 G. Fiorentini-E. De Miro, «Gela proto-arcaica», in Atti Atene 1979, t. III, p. 59 nota 12.

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30 CLAUDIO PARISI PRESICCE

verso l'interno riscontrabile nei centri indigeni d


ridionale durante i primi due secoli del I millenn
in relazione con il forte sviluppo dell'arte dell
seguente fenomeno della pirateria spesso ricorda
mento ad un'epoca precedente alle più antich
Questo arroccamento sulle alture, ad una certa
popolazioni indigene è documentato nel territori
tre colonie achee più antiche39.
Quanto a Crotone si ha solo qualche indizio de
terarie, mancando per ora di approfondite indag
sciando le considerazioni linguistiche sull'origine
eponimo, un indizio sulla presenza di popolaz
Strabone. Egli riporta la notizia, attinta da Ef
occupazione del territorio della colonia da part
inoltre, si ritiene indirizzato l'aiuto prestato d
in guerra con le popolazioni locali, prima di st
Per Sibari gli scavi archeologici hanno evidenz
line dell'emiciclo montuoso che circonda la pia
mento greco erano densamente occupate da vi
fonti, gli Enotri), dove la vita cessò con l'arr
brusca interruzione della vita di questi villaggi si
le necropoli, meglio conosciute degli abitati, ed è
a Francavilla Marittima (località Timpone dell
delle capanne del villaggio indigeno venne edific

38 Cfr. Thuc., I, 13. Su tali problemi: M. Gras, «La piraterie ty


ou réalité», in Mélanges J. Heurgon, L'Italie préromaine et la R
341-370; M. Giuffrida, «La "pirateria etnisca" fino alla batta
1978, pp. 175-200 (fenomeno tardo).
39 J. de La Genière, «Entre Grecs et non Grecs en Italie du
1981 , pp. 257-272.
40 Eph., apud Strab., VI, 280=3,3.
41 Bérard, p. 157.
J. de La Genière, «La colonisation grecque en Italie meridi
tion des non-Grecs», in RA 1978, pp. 257-276 (in part. p. 267).
Gela al momento dell'arrivo dei Greci scompaiono i centri sicul
P. Orlandini, «L'espansione di Gela nella Sicilia centro-merid
69-121.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 31

in onore di Athena, risalente agli anni immediatamente successivi alla f


dazione della colonia43.
Una situazione analoga presentava l'area dello stanziamento grec
Metaponto al momento dell'arrivo dei nuovi coloni. Strabone, rifer
notizie attinte da Antioco di Siracusa44, ricorda che i Metapontini al l
arrivo dovettero sostenere delle guerre con gli Enotri del retroterra.
chiara occupazione di un'area indigena da parte dei coloni achei, risalen
al momento del loro arrivo, è documentata nel santuario di San Bi
alla Venella, dove il culto di Zeus Aglaios e di Artemide(?) ha prob
mente sostituito una precedente divinità femminile indigena connessa
la fonte che ivi sgorga45. Una sovrapposizione dello stanziamento g
ad un precedente insediamento indigeno risulta evidente in base ai
archeologici anche presso la collina dell'Incoronata, dove aveva sede
emporio collegato con il territorio di Siris46.
Per Zancle, per Mylai, per Poseidonia e per Agrigento gli scavi
cheologici hanno riportato alla luce le tracce di una frequentazione ind
gena precedente all'arrivo dei Greci nel sito stesso del loro stanziamen
ma la cronologia dei materiali per ora in nostro possesso non cons
di sostenere una continuità tra l'insediamento indigeno e quello greco4
Per la prima, infatti, si tratta di un villaggio dell'età del Bronzo, p
seconda di una necropoli protovillanoviana. Per Poseidonia i due ab

43 P. Zancani Montuoro, in ASMG n.s., VI- VII, 1965-66, pp. 7-13; M.W. Stoop, «Sant
di Athena sul Timpone della Motta», in ASMG n.s., XI-XII, 1970-71, pp. 37-66; Ead., «Note
scavi nel santuario di Atena sul Timpone della Motta, 1-2», in BABesch LIV, 1979, pp. 77-97
BABesch LV, 1980, pp. 163-189; 4, in BABesch LVIII, 1983, pp. 16-39; D. Mertens-H. Sch
«Francavilla Marittima. Acropoli sulla Motta», in ASMG n.s., XXI-XXIII, 1980-1982, pp. 14
44 Antioch., apud Strab., VI, 265=1, 15.
45 Cfr. M. Torelli, «Greci e indigeni in Magna Grecia: ideologia religiosa e rapporti di cl
in Studi storici XVIII, 4, 1977, pp. 45-61 e la bibl. citata a nota 258.
46 P. Orlandini, «Scavi e scoperte di VIII e VII sec. a.C. in località Incoronata tra Si
Metaponto», in Atti Atene 1979 , t. II, pp. 315-327 (con bibl. precedente).
47 Per Zancle-Messina, cfr. G. Scibona, in BPI LXXX, 1971, pp. 213-227; G. Voza, in
los XXII-XXIII, 1976-1977, p. 581; Id., in B.C. A. Sicilia III, 1982, pp. 126-127, figg. 38-39; N
latino, in Archeologia Viva III, 1, 1984, pp. 40-42. Per Mylai, cfr. L. Bernabò Brea, M.
lier, Mylai , Novara 1959, pp. 83, 102; Eid., Il Castello di Lipari e il Museo Archeologico Eo
Palermo 1977, pp. 154-155, figg. 205-207; Voza, in Kokalos XXVI-XXVII, 1980-1981, p. 689
in B.C. A. Sicilia , cit., p. 102, fig. 16. Per Poseidonia, cfr. K. Kilian, «Neue Funde zur Vorgesch
Paestums», in RM LXXVI, 1969, pp. 335-349, Taf. 109, 1-6; Greco, p. 16 sg.; J. de La G
(Atti Cortona 1981, cit.,) sostiene in base a Strabone (V, 251=4,13) che gli indigeni si spost
più a monte al momento della costruzione del xeïxoç. Contraria a tale interpretazione è A
(ibid., pp. 279-281). Per Agrigento, cfr. P. Marconi, Agrigento arcaica, Roma 1933, pp. 13
De Miro, Itinerari archeologici. Sicilia Occidentale, Roma 1983, p. 157.

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32 CLAUDIO PARISI PRESICCE

dell'età del Ferro localizzati presso le mura merid


falde dei monti di Capaccio lungo il limite orienta
in vita al più tardi fino all' VIII secolo a.C. Ad Agr
venuto da Marconi nel Santuario delle Divinità Ctonie è databile alla tar-
da età del Bronzo e non oltre.
Interessanti, infine, le notizie sui rapporti tra Greci e indigeni per
quanto concerne la fondazione di Megara Hyblaea, di Cirene e di Marsi-
glia. Nel sito delle prime due colonie le ricerche archeologiche non hanno
per ora restituito alcuna traccia di insediamenti precedenti l'arrivo dei co-
loni48, ma dai racconti della tradizione letteraria risulta chiaro che il ter-
ritorio occupato dai Greci era in precedenza sotto il controllo degli indi-
geni. Per Megara Hyblaea Tucidide49 ricorda che il definitivo stanziamen-
to dei coloni avvenne in un'area concessa loro dai Siculi del re Hyblon,
insediati sul monte Tauro immediatamente ad Ovest della piana megarese,
probabilmente libera prima dell'arrivo dei Greci perché usata per il pasco-
lo. Per Cirene Erodoto50 racconta che i coloni guidati dal tereo Batto
furono condotti nel luogo della loro nuova città dai Libyi, che, evidente-
mente già assoggettati, condussero i Greci in una zona ritenuta più fertile
per il favore delle piogge, presso la fonte di Apollo. Per Marsiglia le fonti
ricordano accordi iniziali tra Greci e indigeni51.
Riepilogando sul problema dei contatti tra indigeni e coloni greci al
momento del loro arrivo nella sede prescelta, le fonti letterarie e i dati

48 A Cirene negli strati di riempimento più profondi dell'Agorà sono stati rinvenuti resti ceramici
riferibile ad una frequentazione di età minoica, confermata dalla tradizione letteraria e da altri docu-
menti che testimoniano rapporti tra Thera e la costa cirenaica fin dal secondo millennio, ma nessuna
traccia si è avuta finora nell'area della città greca della presenza dei Libyi ricordati dalle fonti. Cfr.
S. Stucchi, «Prime tracce tardo-minoiche a Cirene: i rapporti della Libya con il mondo egeo», in
QAL V, 1967, pp. 19-45; Id., «Il Giardino delle Esperidi e le tappe della conoscenza greca della
costa cirenaica», in Cirene e la Grecia , QAL VIII, 1976, pp. 19-73; L. Bacchielli, «Contatti fra
Libya e mondo greco nell'Età del Bronzo: una conferma», in RAL s. VIII, XXXIV, 1979, pp. 163-
168, tav. I. Sulle popolazioni libiche e i loro rapporti con i Greci, cfr. pure Id., «Aspetti dell'accul-
turazione dei Libyi di Cirenaica», in Africa XXXIII, 1978, pp. 1-18 (estratto). Sulle possibili tracce
archeologiche di popolazioni indigene a Cirene, cfr. nota 261.
VI, 4, 1-2. Cfr. L. Bernabò Brea, «Il crepuscolo del re Hyblon. Considerazioni sulla cro-
nologia delle fondazioni di Leontinoi, Megara e Siracusa e sulla topografia della Megaride di Sicilia»,
in ParPass XXIII, 1968, pp. 161-186.
50 IV, 156-157.
51 Arist., apud Athen., XIII, 576; Justin., XLIII, 3,4. Cfr. M. Clavel-Lévêoue, Marseille
grecque . La dinamique d'un impérialisme marchand , Marseille 1977, p. 10 sg.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 33

archeologici - come abbiamo visto - mostrano per la maggior parte


casi rapporti di forza52 che, grazie alla superiorità militare, tecnologic
politica, si risolvono sempre a favore dei Greci, talvolta con l'annie
mento totale dell'elemento indigeno, più spesso con l'integrazione di es
nel tessuto sociale della nuova comunità, evidentemente in posizione
balterna e con una capacità di interferenza ideologica ridottissima o in
sistente, almeno in principio53.
Laddove i coloni non furono costretti dall'ostilità degli abitanti
luogo ad intraprendere guerre risolutive, certamente si preoccuparono
allacciare con essi buoni rapporti in modo da ottenere aiuti per le prim
necessità al momento dello sbarco, ad esempio nella ricerca di sorg
di acqua dolce, nel procacciamento del fabbisogno alimentare per t
il periodo occorrente perché i terreni messi a coltura dessero i loro fru
nell'acquisizione di quelle conoscenze sul territorio circostante a qu
occupato che permettessero un progressivo controllo delle vie di penet
zione verso l'interno ed una fissazione delle aree di influenza54.
A queste necessità riguardanti il nucleo ristretto dei coloni greci a
pena sbarcati, se ne aggiungevano altre in funzione dello sviluppo e de
crescita della nuova comunità: i matrimoni e la manodopera servi
Quanto ai primi è noto che le spedizioni alla ricerca di nuove terre era
costituite inizialmente da soli uomini55 e che, di conseguenza, per for
i nuclei familiari della nuova comunità, i coloni erano costretti a strin

In generale, cfr. J. de La Genière, «Aspetti e problemi dell'archeologia del mondo ind


no», in Atti Taranto 1971 , p. 244 sgg.; Ead., «C'è un 'modello' Amendolara?», in ASNP
VIII, 1978, pp. 335-354 (in part. pp. 344, 348); J. -P. Morel, «Greek Colonisation in Italy an
the West (Problem of Evidence and Interpretation)», in Crossroads of the Mediterranean (Arch
logia Transatlantica II), Louvain-la-Neuve 1984, pp. 123-161, in part. pp. 124-135.
53 Sui problemi dell'«ellenizzazione», cfr. C. Gallini, «Che cosa intendere per ellenizzazio
Problemi di metodo», in DdA VII, 1973, pp. 175-191; Torelli, art. cit.; Sicilia antica , I, 3
pp. 754-764.
Sul diverso atteggiamento tenuto da parte dei coloni calcidesi e di quelli siracusani nei conf
ti delle popolazioni indigene, cfr. rispettivamente G. Vallet, «La colonisation chalcidienne et
lénisation de la Sicile orientale», in Kokaļos VIII, 1962, pp. 30-51; A. Di Vita, «La penetr
siracusana nella Sicilia sud-orientale», in Kokalos II, 1956, pp. 177-205.
55 Solo per Camarina i rinvenimenti nelle sepolture più antiche della necropoli orientale han
fatto supporre che tra i coloni siracusani vi fossero dei nuclei familiari già costituiti comprend
donne e bambini. Sicilia antica , I, 3, p. 514 (Camarina, scheda); T. Doro Garetto-M. Ma
«Prime osservazioni antropologiche sui reperti scheletrici della necropoli di Kamarina», in K
XXII-XXIII, 1976-1977, pp. 598-606; P. Pelagatti, in Kokaļos XXVII-XXVIII, 1980-1981, p
sg., 732-736 (App. II di T. Doro Garetto).

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34 CLAUDIO PARISI PRESICCE

legami con le donne locali56. Un riferimento a m


notizia di Tucidide57 sugli accordi di epigamia
Una mescolanza etnica nella colonia greca si de
nianze epigrafiche di onomastica anellenica58.
meno leggendarie, come ad esempio il matrim
figlia del re locale Latino o il ratto delle Sabin
un'altra testimonianza di matrimoni tra coloni g
ricava dal Diagramma contenente la Costituzio
concede la cittadinanza, oltre ai maschi di pad
da donne libye. Questi, evidentemente proprio p
dovevano costituire una pratica assai antica, for
tanti della città ormai talmente numerosa da no
dai pieni diritti politici61. Matrimoni misti fin
inoltre, sono documentati a Pitecusa sulla base d

56 Cfr. in generale R. Van Compernolle, «Femmes indigène


tona 1981 , pp. 1033-1049; L. Gallo, «Colonizzazione, demograf
pp. 703-728; A.J. Graham, «Religion, Women and Greek Col
(N.S. I), 1980-1981 (1984), pp. 293-314.
57 Thuc., VI, 6, 2. Secondo lo storico greco, tali rapporti insiem
costituirono uno dei motivi di conflittualità che nella seconda
Elimi a richiedere l'intervento degli Ateniesi.
58 Cfr. S. Ferri, «Selinunte. Nuova "defixio" greca dalla Gàgg
A. Olivieri, «Due nuove "defixiones"», in RANap n.s. XXIII, 19
Jeffery, «The great defixio from Selinus», in Philologus CVI
BCH XCVI, 1972, pp. 375-388.
59 Per una valutazione di tali leggende, cfr. R. Bloch, Origi
it. Milano 1961, pp. 44, 52. Anche Ulisse ed i suoi compagni, so
dopo la partenza da Ilio, rapirono le donne del luogo ( Od ., IX
60 SEG , IX, 1, n.l = XVIII, n. 726 (in partie. 1. 3): fine del
cernenti la cronologia, cfr. S. Stucchi, Architettura Cirenaica
2, 95 nota 3, 111 nota 6). Matrimoni misti a Cirene si deducono a
Callim., Hymn. Apoll., 85-87; Herod., IV, 186, 2, (le donne d
i Libyi nomadi, non mangiano carne di vacca). Cfr. in generale
et les femmes», in Cahiers d'histoire XV, 1970, pp. 315-316; P.
grecs de la mer Noire à l'Atlantique au siècle de Pythagore (VI
sg. Molti, inoltre, sono i nomi libici di donne attestati epigra
«Grecs et Lybiens en Cyrénaïque d'après les témoignages de l'épig
à la culture gréco-romaine dans le mond ancien. Travaux du VIe
siques (Madrid, 1974), ed. D.M. Pippidi, Bucure§ti-Paris 1976, p
p. 49 sgg.).
Forse proprio per evitare di dover concedere i pieni diritti a uomini semi-barbari, una legge
del 451 a.C. vietava ad Atene i matrimoni tra cittadini e stranieri. Demost., Contro Neera, 16-17.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 35

polture62. Quanto alla manodopera servile è probabile che i coloni g


per la coltivazione delle terre, per lo sfruttamento delle cave di pietra
per l'estrazione dei metalli si servissero delle popolazioni indigene63. E
blematica è la situazione di asservimento di una parte della popolaz
testimoniata dalle fonti per Siracusa ed Eraclea sul Ponto. Si tratta ris
tivamente dei Killiri64 e dei Mariandini65, la cui posizione sociale veni
paragonata dagli antichi stessi a quella degli Iloti di Sparta e dei Pen
tessali. Per la colonia siciliana risulta chiaro, soprattutto dalle notizie c
possediamo sulle successive lotte intestine, che tale classe di lavora
della terra era formata da Siculi assoggettati dall'aristocrazia terriera
Gamoroi al momento del conflitto iniziale66.
Importanti a tale proposito sono le osservazioni preliminari di Gul
ni67 sull'impianto del primitivo temenos del Tempio El a Selinunte
rivelerebbe una collaborazione tra la manodopera indigena e le capa
tecniche dei coloni megaresi. Tale ipotesi, che andrà meglio esami
sulla base di altre indagini, appare assai verosimile considerando il gra
impegno costruttivo manifestato dalla colonia fin dagli inizi68. La rap

62 G. Buchner, «Nuovi aspetti e problemi posti dagli scavi di Pitecusa con particolari co
razioni sulle oreficerie di stile orientalizzante antico», in Contribution à V étude de la société e
colonisation eubéennes (Cahiers du Centre Jean Bérard II), Naples 1975, p. 79. Sappiamo da E
(I, 146) che anche i coloni ateniesi che fondarono Mileto non portarono le donne, ma le pres
Caria, dopo aver ucciso i parenti.
63 Cfr. in generale P. Vidal-Naquet, «Esclavage et gynécocratie dans la tradition, le my
l'utopie», in AA.W., Recherches sur les structures sociales dans l'Antiquité classique. Colloq
CNRS, Caen 25-26 avril 1969 , Paris 1970, trad. it. (con aggiunte dell'autore) in Schiavitù an
moderna , a cura di L. Schirollo, Napoli 1979, pp. 117-136; S.C. Humphreys, in Atti Ta
1972 , pp. 73-75; E. Lepore, «Problemi dell'organizzazione della chora coloniale», in Problèm
la terre en Grèce ancienne , M.I. Finley ed., Paris-La Haye 1973, pp. 19 sg., 37; G. Nenci, S
taldi, «Strumenti e procedure nei rapporti tra Greci e indigeni», in Atti Cortona 1981 , pp. 58
(in part. p. 589 sg.).
64 Herod., VII, 155, 2.
65 Plat., Leg. , VI, 776 c-d.; Arist., Pol. , VII, 6, 1327 b; Posidon., apud Athen., VI, 263
66 Cfr. T.J. Dunbabin, The Western Greeks , Oxford 1948, p. 110 sg.; D. Asheri, «La col
zazione greca», in Sicilia antica , I, 1, p. 119 sg. Anche i Perieci Libyi che ricevettero la cittadin
a Cirene (Herod., IV, 159-161) sono probabilmente gli indigeni che, assoggettati dall'aristo
dominante, lavoravano le terre anche per essi.
67 Gullini, in Insediamenti 1977, cit. (nota 14), pp. 60 sg., 72 (interventi p. 62 sgg.).
68 Le affermazioni del Gullini tendono ad individuare una collaborazione tra Greci ed in
sulla base delle differenti tecniche costruttive adoperate contemporaneamente nel tempio (
regolari tipicamente greci) e nel muro di períbolos con il relativo propileo d'ingresso (tecn
telaio» anellenica). Considerando che la tecnica «a telaio» risulta utilizzata in età arcaica anch

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36 CLAUDIO PARISI PRESICCE

delle realizzazioni dipese probabilmente da


maestranze e da una conoscenza delle possi
di buona pietra, entrambe raggiunte in brev
al contributo delle popolazioni locali.
Considerando, dunque, la colonizzazione u
soli uomini, è chiaro che accordi e negoziati s
zatori greci e gli indigeni, detentori delle ter
tra le aristocrazie dei due gruppi etnici, per
siderati beni preziosi, venivano usati per stri
alleanze politiche tra due potenti famiglie69.
momento della fondazione il capo dei coloni f
della figlia del re locale Nanos70. Allo stess
Cirenei e gli Egiziani fu suggellata dal matrim
donna greca71. A questo commercio social
rapporti iniziali tra Greci e indigeni, seguiva
favorita dall'arrivo di nuovi coloni accompag
tiva ai cittadini la conservazione dello stat
politiche e permetteva alle nuove poleis un
ed istituzioni pienamente greche.

3) Scelta del sito

Questa breve digressione sulla presenza d


luogo dove i coloni greci fondarono la loro ap
vare che in rarissimi casi essi scelsero dei
che, comunque, l'assenza di abitati preesist

costruzione delle prime abitazioni greche sul pianoro di Ma


p. 727 sg.), è probabile che l'uso di due sistemi costruttivi di
tonica della stessa comunità greca, che privilegia alcune strut
La collaborazione dell'elemento indigeno non va, quindi, ind
con tecniche anelleniche e con accorgimeiiti di montaggio g
fin dai primi anni (mediante l'apporto di manodopera locale)
squadre di numerosi lavoratori ciascuna con specializzazioni
69 Oltre alla bibl. citata alle note 56 e 63, cfr. J.P. Vern
in ParPass XXVIII, 1973, pp. 51-79 = in Mythe et société en
Torino 1981, pp. 50-75.
70 Arist., apud Athen., XIII, 576; Justin., XLIII, 3, 4
71 Herod., II, 181, 1.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 37

necessaria72. Ne consegue che, sebbene i coloni non avessero in partenza


un preciso progetto di insediamento, almeno per le colonie primarie73,
ma solo accordi al momento dell'imbarco, la scelta del sito avveniva pro-
babilmente secondo un modello di condizioni geografiche che rispondesse
alle esigenze di una comunità agricola e che potesse sviluppare fin dall'o-
rigine rapporti di scambio da intendere, secondo la nota definizione, di
tipo prevalentemente acquisitivo74. A parte, dunque, quelle colonie per
le quali le finalità nella scelta del sito fossero state determinate a priori,
come per esempio Zancle e Lentini75, fondate l'una in funzione della rotta
marittima attraverso lo stretto di Messina e l'altra con la precisa volontà
di sfruttare e difendere la fertile pianura del Simeto, tra le condizioni con-
siderate probabilmente imprescindibili doveva avere una parte notevole
la possibilità di possedere e controllare le vie di penetrazione e di comu-
nicazione, che all'epoca erano costituite prevalentemente dai percorsi na-
vigabili.
Questo modello generale di insediamento, riscontrabile in quasi tutte
le colonie d'Occidente, era costituito da poche caratteristiche essenziali76:
lo stanziamento avveniva nelle pianure costiere con o senza collina che
fungesse da acropoli naturale, ovvero sui rilievi facilmente difendibili si-
tuati presso il mare con ampie pianure coltivabili alle spalle; la scelta del
luogo avveniva sempre presso la foce dei fiumi che, oltre a fungere da
porto, anche laddove la costa presentava bassi fondali sabbiosi, assicurava

72 Sul «mito» dell'ëpepoç x(,)0a- cfr. R. Martin, P. Pelagatti, G. Vallet, G. Voza, «Ri-
flessioni sulle modalità del processo di ellenizzazione con particolare riguardo alla Sicilia orientale»,
in Sicilia antica, I, 3, p. 751 sgg.; Vallet (intervento), in Atti Atene 1979, t. II, p. 347 sg.; Id.,
«Urbanisation et organisation de la chora coloniale grecque en Grande Grèce et en Sicile», in Atti
Cortona 1981, pp. 937-956.
73 Sono indicate come colonie primarie quelle fondate da gente venuta direttamente dalla Urecia
propria, secondarie quelle fondate in un secondo tempo da queste stesse colonie (secondo Sicilia
antica, I, 2, p, 238). Chiamiamo più specificatamente sub-colonie quelle che, nell'ambito di questo
secondo gruppo, s'inseriscono in un disegno strategico di penetrazione nel territorio circostante (co-
lonie di Siracusa, di Sibari, di Crotone, di Locri Epizephirii).
74 A. Andrewes, da E. Will, «La Grèce archaïque», in 2fme Con}. Intern. d'Hist. Econ. (AL t-
en-Provence, 1962), I, Paris 1965, p. 110.
Per le rotte commerciali attraverso lo stretto di Messina, cfr. Cj. Vallet, Khegion et z ancie ,
Paris 1958, passim e in part. p. 153 sg.
76 Sulla scelta dei siti per la fondazione delle colonie, cfr. J. Bérard , L expansion et la colo-
nisation grecques jusqu'aux guerres mediques , Paris 1960, pp. 83-86; S.C. Humphreys, in Rivista
Storica Italiana LXXVII, 1965, pp. 424-426; E. Lepore, «Rapporti e analogie di colonizzazione tra
Sicilia e Magna Grecia», in Kokaļos XIV-XV, 1968-1969, pp. 65 sg., 82; Id., in Storia e Civiltà dei
Greci , I, 1, cit., pp. 247-248.

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38 CLAUDIO PARISI PRESICCE

un'utile difesa, consentiva di attingere grandi


un'ottima via naturale di penetrazione verso l'
stiche va aggiunto che i coloni, benché in orig
numero piuttosto esiguo considerando le capac
ca77, tesero sempre ad occupare una vasta a
era nella posizione più favorevole, mentre le
trovarsi anche in zone impervie, a volte a gra
tadino, riflettendo spesso una dispersione dei
ficie.
In generale l'idea di occupazione di un ter
sé i fondatori delle colonie primarie doveva ov
configurazione delle loro metropoli nell'VI
rinto78 come a Megara79, ad Eretria80 come
un tipo di insediamento ancora katà kómas,
mate intorno a punti ricchi d'acqua e dove
erano ancora preventivamente distinte da que
in queste città della madrepatria nell'VIII se
dello spazio urbano, mentre l'articolazione pro
sediamento doveva essere sentita come esige
dei coloni già al momento della partenza. Tale
mente proprio in seguito alla formazione ed

77 Sul pescaggio e sulle capacità delle navi dell'epoca, cfr.


banistica più antica delle colonie di Magna Grecia e di Sicilia:
1979, t. I, pp. 68 nota 15, 69 nota 20.
78 Cfr. C.K. Williams, II, «The Early Urbanization of Cor
9-20.
79 Cfr. A. Muller, «De Nisée à Mégare. Les siècles de form
in Chronique d'une journée mégarienne: Mégara Nisaea, Mé
1982), in MEFRA XCV, 1983, pp. 619-628, fig. 1; C. Bérar
urbanisme à Mégara Hyblaea», ibid., pp. 634-640.
Cfr. L. Kahil, «Erétrie à l'époque géométrique», in Atti
Krause, «Zur Städtebaulichen Entwicklung Eretrias», ibid.,
sur la structure et l'évolution de l'espace urbain d'Érétrie», in
grec à la fin de la République romaine (Acte du colloque de R
pp. 63-73; Id., «Structure et développement urbanistique d'É
(1984), pp. 37-52.
Cfr. P. Aupert, «Argos aux VIII -VII siècle: bourgade ou
t. II, pp. 21-32.
82 Cfr. le riflessioni di A. Di Vita (intervento), in Atti Atene 1979, t. u, pp. .w. i -3«; id.,
«L'urbanistica», in SIKANIE, cit., p. 364 sg.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 39

menti istituzionali e strutturali delle comunità politiche ed econ


della Grecia, che costituirono una delle motivazioni dell'apoikizei
Vediamo, infatti, che le colonie più antiche conservano nel lo
pianto primitivo l'aspetto di un paesaggio rurale, ma presentano
elementi di grande progresso: la netta separazione tra la città de
quella dei morti, situata ai margini della prima, con la quale sp
teneva conto delle esigenze che potevano manifestarsi nel futuro
sviluppo e la crescita della colonia; e la creazione ab origine di un
per la vita comunitaria, posto nel punto più privilegiato dell'are
intende far propria, verso il quale confluiscono tutte le strade di c
mento tra i lotti di abitazione. Tale centro civico manca ancora nelle città
della madrepatria nell'VIII secolo, dove i vari villaggi erano legati tra loro
soltanto mediante strade ricalcanti percorsi naturali84, mentre risulta riser-
vato fin dalla fondazione a Megara Hyblaea, a Cirene e a Poseidonia, le
uniche colonie d'Occidente per le quali le ricerche archeologiche hanno
potuto individuare ed indagare la storia diacronica dell'agorà85.
Diversa è ovviamente la maturità dal punto di vista urbanistico degli
apoikoi delle colonie secondarie rispetto a quelle primarie. A Megara Hy-
blaea solo intorno alla metà del VII secolo a.C., nella stessa epoca in cui
le metropoli della Grecia presentano una configurazione dell'impianto ur-
bano ormai senza soluzione di continuità tra i vari agglomerati, assistiamo
ad una trasformazione radicale delle strutture urbane che, accompagnan-
dosi ad una maggiore densità di abitazioni, assumono un aspetto maggior-
mente monumentale mediante la definizione architettonica degli spazi
pubblici, delle proprietà private e delle strade già tracciate in preceden-

83 Utile è la sintesi problematica di E. Lepore, in Storia e Civiltà dei Greci, I, 1, cit., pp. 203-
253.
84 Per quanto riguarda Corinto e Atene, cfr. R. Martin, «L'espace civique, religieux et profane
dans les cités grecques de l'archaïsme à l'époque hellénistique», in Arch, et Soc. , cit. , pp. 9-41 (in
part. pp. 10-14).
85 Per Megara Hyblaea, cfr. G. Vallet, F. Villard, P. Auberson, Mégara Hyblaea, I. Le
quartier de l'agora archaïque, Paris 1976; Id., Megara Hyblaea, III. Guida agli scavi, ed. ital., Roma
1983. Per Cirene, cfr. S. Stucchi, L'Agorà di Cirene, I, Roma 1965 (in part. p. 33); L. Bacchielli,
L'Agorà di Cirene, II, 1, Roma 1981 (in part. p. 21); Stucchi-Bacchielli, L'Agorà di Cirene, II,
4, Roma 1983 (in part. pp. 17-19). Per Poseidonia, cfr. E. Greco, D. Theodorescu, «Continuité
et discontinuité dans l'utilisation d'un espace public: l'exemple de Poseidonia-Paestum», in Arch, et
Soc., cit., pp. 93-104; Eid., Poseidonia-Paestum, II. L'Agorà, Roma 1983.

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40 CLAUDIO PARISI PRESICCE

za86. Le colonie secondarie o comunque ris


ce, sembrano prefigurare fin dall'inizio una
banistica e realizzano le strutture del proprio
più breve. Selinunte, come vedremo, attuò u
tutto nell'architettura sacra fin dalla prim
di coloni, i quali avevano a disposizione evid
nanziarie e tecnologiche. In tal senso Selinun
pi meglio analizzabili.

4) Cronologia e motivazioni della fondazion

Se in generale le modalità e i tempi della p


di Selinunte risultano ancora poco chiari, a
archeologici che la fase iniziale fu caratterizza
sistenza o di buon vicinato tra i coloni gre
si conclusero nel corso dell'ultimo quarto
incontrastato dei primi.
Si voglia o no legare questo duplice mom
tramandateci dalle fonti letterarie sulla fond
tica - 651/0 a.C. - in riferimento ai primi
venza con gli indigeni e la più recente - 62
ktisis, rimane l'aporia per le due tradizioni d
poiché, quale che sia la fonte a cui abbiano at
su cui si siano basati, è chiaro che entramb
ufficiale, quella riconosciuta come tale dai co
data oralmente o nei documenti scritti.
La maggioranza degli studi recenti tende ad accreditare la datazione
più alta diodorea89, poiché gli scavi archeologici, soprattutto nelle necro-

86 G. Vallet, «Espace privé et espace public dans une cité coloniale d'Occident: Mégara Hy-
blaea», in Problèmes de la terre en Grèce ancienne , ed. M.I. Finley, Paris-La Haye 1973, pp. 83-94
Sicilia antica , I, 3, pp. 603-610 (Megara Iblea, scheda).
87 Diod., XII, 59, 4.
88 Thuc., VI, 4, 2.
89 Cfr. da ultimo, V. Tusa, «Ricerche e scavi nelle necropoli selinuntine», in Atti Atene 1979 ,
t. II, pp. 189-202; A. Di Vita, «Contributi per una storia urbanistica di Selinunte», in <t>iXíaç x<*Qiv.
Miscellanea di studi classici in onore di E. M anni, Roma 1980, pp. 803-829. Contra da ultimo, cfr.
J. de La Genière, in Kokaļos XXI, 1975, pp. 102-107.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 41

poli, hanno ormai ampiamente documentato una presenza greca


nunte fin dalla metà del VII secolo a.C. Oltre ai dati derivanti dall'analisi
dei materiali più antichi provenienti dal Santuario della Malophoros e dal-
le necropoli di Manicalunga e Buffa90, tale indicazione cronologica è stata
ampiamente confermata dalla recente scoperta di una necropoli lungo
pendici sud-orientali della collina di Manuzza, le cui sepolture sono certa-
mente greche e certamente le più antiche della colonia, talune con mate-
riale databile alla prima metà del VII secolo a.C.91 Ma la esiguità del
materiale della Malophoros databile in un periodo precedente al corinz
antico, che è presente invece in grande quantità, i dubbi avanzati sull'ap-
partenenza della necropoli di Manicalunga a Selinunte92 ed il fatto che la
maggioranza del materiale più antico della necropoli meridionale di Ma
nuzza e comunque tutti i vasi usati come ossario siano di fabbricazion
della Sicilia orientale e probabilmente megarese93, permettono di afferma-
re che le attestazioni finora note di ceramica così antica si riferiscono a
materiale scelto, di lusso, che i coloni avevano portato con sé dalla madr
patria siciliana ed usarono per scopi votivi o funerari. Il ritrovamento
ceramica fabbricata in loco negli strati riferibili, secondo gli scavi dell'
quipe francese94, alla prima occupazione greca dell'Acropoli conferma c
la ceramica portata dai coloni venne per lo più conservata come bene pr
zioso. I dati forniti dalla necropoli recentemente portata alla luce n
sono pertanto risolutivi per conoscere la data dell'insediamento primiti
della colonia e soltanto il rinvenimento di un abitato greco preceden
quelli già scoperti sull'Acropoli e nella zona più settentrionale di Manuz
sarebbe in tal senso decisivo95.
Ma per meglio comprendere gli elementi che determinarono la scelt
del sito da parte dei coloni e le caratteristiche del loro primo impian

w G. Vallet-F. Villard, «La date de fondation de Sélinonte: les données archéologique


in BCH LXXXII, 1958, pp. 16-26; V. Tusa, in Odeon ed altri monumenti archeologici , Pale
1971, p. 177 sgg.
Rallo, in Atti Atene 1979 , cit., p. 215.
V. Tusa, «L irradiazione della civiltà greca nella Sicilia Occidentale», in Kokaļos VIII, 19
pp. 156-158; Id., s.v. Selinunte , in EAA , suppl. I (1970), Roma 1973, p. 705; Id., «Edifici sacr
centri non greci della Sicilia Occidentale», in Miscellanea... Manni, cit., pp. 2132-34.
Le sepolture sono state sconvolte e rideposte a gruppi nell'antichità, per cui non è stato po
sibile ricomporre i corredi.
Cfr. J. de La Genière, in Les céramiques de la Grèce de l'Est, cit., p. 307 sg.
Secondo A. Di Vita (in Miscellanea... Manni, cit., p. 828), le abitazioni più antiche van
cercate nella terrazza più meridionale dell'acropoli.

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42 CLAUDIO PARISI PRESICCE

vediamo ora quali furono le motivazioni ch


dare una nuova apoikia, spingendosi in un
così distante dal loro primo stanziamento s
Al momento della massima fioritura del
Sicilia, chiusi a Nord dal territorio di Lentin
già scontrati in occasione della tentata con
Sud da quello di Siracusa in progressiva espan
di occupare nuovi territori e decisero di fon
momento che tutta l'area sud-orientale della Sicilia era ormai sotto il con-
trollo di Siracusa, che proprio nel corso della prima metà del VII secolo
a.C. vi dedusse le colonie di Acre (663 a.C.) e Casmene (643 a.C.) -
quest'ultima principalmente proprio con scopi di difesa del territorio e con
un tipo di stanziamento chiuso tipico di una colonia militare - , i Megaresi
decisero di porre il nuovo insediamento al limite occidentale della costa
meridionale, in una zona della Sicilia non ancora raggiunta dalla coloniz-
zazione greca.
Le condizioni che determinarono la necessità di una nuova apoikia
appaiono simili a quelle che indussero i coloni calcidesi alla fondazione
di Imera sulla costa settentrionale dell'isola, in posizione quasi simmetrica
rispetto a quella di Selinunte. Ma i coloni di Zancle, costretti dalla man-
canza di un vasto retroterra coltivabile, dopo aver allargato il proprio do-
minio già alla fine dell'VIII secolo con un insediamento sul promontorio
di Mylai96, anch'esso privo di possibilità di sviluppo, fondarono una nuova
apoikia nel sito più adatto per una colonia di popolamento di tutta la
fascia costiera, lungo la quale essi, favoriti dai buoni rapporti con le città
sicule che vi erano sorte, esercitavano da tempo evidentemente il loro
diretto controllo97. I Megaresi invece andarono a fondare la loro colonia
in un luogo che, almeno apparentemente, si trovava al di fuori delle loro
possibili direttrici di conquista, ed in una zona della Sicilia verso la quale
altri coloni, con la fondazione di Gela, avevano già dichiarato le loro mire
espansionistiche .
Tanto più anomala risulta la posizione di questa sub-colonia megare-
se, se consideriamo il modello espansionistico di quasi tutte le colonie pri-
marie dell'Occidente greco, che indirizzavano i propri sforzi in due dire-

96 Cfr. Sicilia antica , I, 3, pp. 615-617 (Milazzo, scheda).


97 N. Bonacasa, «Il problema archeologico di Himera», in Atti Atene 1979, t. I, pp. 319-341
(con bibl. precedente).

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 43

zioni: verso il controllo di una fascia costiera sempre più ampia


una progressiva penetrazione nel territorio interno. Questa continu
ca di nuove zone di dominio territoriale e commerciale da parte del
lonie greche si serviva soprattutto dei fiumi, la cui presenza - co
biamo già rilevato - costituiva uno dei fattori determinanti nell
dei siti98. Essi, infatti, definivano spesso i confini del territorio di in
di ciascuna città e fungevano da vie di collegamento naturali e facil
percorribili verso l'interno, divenendo a volte teatro di contese tra
lonie greche confinanti.
In questo quadro di rapida lottizzazione delle aree di svilupp
insito nella stessa colonizzazione primaria della Sicilia orientale d
dei Calcidesi e del corno sud-orientale da parte dei Corinzi di Sir
si inserisce la fondazione delle sub-colonie, situate nei punti interm
nelle stazioni di arrivo delle direttrici di espansione già in parte dis
in origine, riconoscibili soprattutto per Gela, per Locri e per le
achee, che, una volta acquisito il controllo completo della costa l
Mar Ionio, rivolsero le proprie mire verso l'altra sponda affacciata s
reno ed in tal modo determinarono quegli scontri che decisero
sorte.

5) Esplorazioni e ricognizioni preliminari

Ha recentemente affermato David Asheri che è «necessario pensare


alla colonizzazione greca come un processo lungo e diversificato, con ten-
tativi brevi e falliti, occupazione temporanea, pirateria e esplorazione, ac-
canto alla forma classica della fondazione ufficiale di apoikie»99. Per Se
linunte, situata in una zona così lontana dal punto di partenza, si deve
supporre da parte dei Megaresi decisi a fondare una nuova apoikia una
conoscenza precedente dei territori e degli abitanti del sito ed interess
già consolidati e tali, comunque, da garantire un sicuro sviluppo della nuo
va colonia.

98 L'importanza dei fiumi per la scelta dei nuovi insediamenti si manifesta anche nell'alto numero
di culti fluviali delle colonie occidentali: L. Lacroix, Monnaies et colonisation dans l'Occident grec
Paris 1965, pp. 101-115. Cfr. in generale E. Lepore, «Fiumi e città nella colonizzazione greca d'Oc
cidente, con speciale riguardo alla Magna Grecia», in Thèmes de recherches sur les villes antique
d'Occident ( Strasbourg , ler-4 Octobre 1971), Paris 1977, pp. 267-272.
99 Sicilia antica , I, 1, cit., p. 99.

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44 CLAUDIO PARISI PRESICCE

Del resto attraverso le notizie della tradizione letteraria sulla fonda-


zione di nuove apoikiai, risulta evidente che ricerche preventive per tro-
vare le condizioni ottimali per un nuovo insediamento, ricognizioni, d
scussioni, progetti preliminari, abbandoni precedono il consolidarsi delle
strutture urbane definitive100. Una prima fase di esplorazione dovette pre
cedere la fondazione di Cuma sulla terraferma, seguita dopo un brev
intervallo di tempo al primitivo stanziamento greco in Occidente sull'isol
di Pitecusa101. Una dinamica analoga si riscontra all'estremità oriental
del mondo greco, dove la fondazione di Olbia Pontica sulla terraferma
nella seconda metà del VI secolo a.C. fu preceduta un secolo prima circ
da uno stanziamento dei coloni milesi nell'isola di Berezan antistante ad
essa102. La fondazione di Naxos da parte dei Calcidesi fu guidata da
cle, che secondo Eforo103 era già approdato sulle coste della Sicilia sosp
to dai venti e, convinto delle grandi possibilità che quella terra po
offrire, al suo ritorno in patria tentò invano di convincere gli Atenie
Fu lo stesso Teocle a guidare di nuovo i Calcidesi verso Len tini104, il
sito era stato evidentemente da lui già esplorato. Per la fondazion
Zancle le fonti ricordano che essa, avvenuta ufficialmente al momento
dell'arrivo di coloni dall'Eubea, fu preceduta da una occupazione da parte
di pirati provenienti da Cuma105. Quanto a Reggio, la tradizione oracolare
di una immagine precisa indicatrice del sito da scegliere per la nuova co-
lonia106, nasconde evidentemente una ricerca iniziale da parte dei coloni
calcidesi. Particolarmente significative sono le vicende della fondazione
di Megara, i cui coloni, prima di giungere nel sito del definitivo stanzia-
mento, si insediarono al capo Trotilon presso la foce del fiume Pantakyos,
tentarono una convivenza con i Calcidesi a Lentini, occuparono infine la
penisoletta di Thapsos, dove morì l'ecista Lamis107. Durante queste peri-

100 Cfr. in generale F. Ghinatti, «Strutture istituzionali dell'economia arcaica in Magna Gre-
cia», in RINum LXXXI V, 1982, pp. 36-39 (con altra bibliografia).
101 Cfr. da ultimo, D. Ridgway, L'alba della Magna Grecia , Milano 1984, p. 134 sg.
102 A. Wa§owicz, «Urbanisation et organisation de la chora coloniale grecque autour de la
mer Noire», in Atti Cortona 1981, pp. 911-935, in partie, p. 913 sg.
103 Eph., apud Strab., VI, 267 = 2,2.
104 Cinque anni dopo Naxos (Thuc., VI, 3,3).
105 Thuc., VI, 4, 5; PAUS., IV, 23, 7.
106 Fonti esaminate da Bérard, pp. 101 sg., 105; da ultimo F. Costabile, «Il culto di Apollo
quale testimonianza della tradizione corale e religiosa di Reggio e Messana», in MEFRA XCI, 1979,
pp. 527-531.
107 Thuc., VI, 4, 1.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 45

pezie, per altro, si distaccarono dal contingente iniziale di coloni quei D


che, per sfiducia o disaccordo, si erano rifugiati al capo Zefirio e furo
incontrati da Archia durante il suo viaggio verso Siracusa, che seg
evidentemente una rotta di navigazione lungo scali conosciuti. Prelimi
ricognizioni in situ sono attestate dalla tradizione anche per Croto
per Metaponto, i cui coloni aspiravano ad insediamenti diversi da q
poi effettuati: gli uni, guidati da Miscello, seguirono l'indicazione dell'
racolo delfico, pur ritenendo migliore la posizione di Sibari, di cui ave
precedentemente visitato il sito108, gli altri, pur preferendo il territ
della Siritide, si stabilirono nell'area loro indicata dai Sibariti per meg
contrastare l'espansione tarantina109. Per Taranto le fonti ricordano c
i coloni spartani si insediarono in un primo momento a Satyrion, lu
la costa orientale del golfo, ed i dati archeologici hanno confermato qu
tradizione che rispecchia le indicazioni dell'oracolo delfico110. Per L
è noto che la definitiva fondazione della colonia sulla collina dell'antica
Esopis (o Epopis) avvenne qualche tempo dopo l'iniziale stanziamento
accordo con gli indigeni nel luogo dello sbarco al capo Zephyrion111. An
che la fondazione di Cirene fu preceduta da un periodo di ricognizio
testimoniato dalle fonti, che ricordano tre tappe successive indicate
ripetuto oracolo di Apollo delfico: prima l'isola di Platea, poi Aziris
terraferma ed infine il pianoro presso la sorgente sacra112. Per Marsig
sono note le esplorazioni iniziali da parte dei Focei113. A Gela, in ultimo
le ricerche archeologiche hanno portato alla luce materiale ceramico gre
riferibile ad un'epoca precedente alla data ufficiale della fondazione e re
lativo a strutture rimaste al di sotto del primitivo impianto coloniale. E
testimoniano una fase di frequentazioni preliminari del sito che, accom
gnata forse da interessi commerciali già definiti, permise ai coloni di a
quisire quelle conoscenze preventive sufficienti a trasformare lo stanzia
mento in vera e propria colonia114.

108 Antioch., apud Strab., VI, 262 = 1, 12; Hyppis, apud Zenob., Ili, 42.
109 Antioch., apud Strab., VI, 264-65 = 1, 15.
110 Riferimenti a note 31 e 32.
111 Strab., VI, 259 = 1, 7.
112 Herod., IV, 156-157.
113 Justin., XLIII, 3, 4.
114 Lo stanziamento primitivo corrisponderebbe al nome Lindioi ricordato da Tucidide (V
3). Cfr. H. Wentker, «Die Ktisis von Gela bei Thucydides», in RM LXIII, 1956, p. 129 sgg
Orlandini, «La più antica ceramica di Gela e il problema di Lindioi», in Cronache di Archeol

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46 CLAUDIO PARISI PRESICCE

La mancanza di notizie letterarie su ricog


fondazione delle sub-colonie115, in particola
Crotone e Locri, dimostra che la scelta del s
zione di una nuova apoikia, avveniva nell'ambit
e probabilmente precedentemente frequentato
più antichi ad esse riferibili non possono risal
ciale, se non quando testimoniano contrasti tr
sesso del territorio prescelto, come nel caso
Tale quadro di notizie dimostra abbastanza
per le colonie primarie la fondazione ufficiale
gico è solo l'ultimo atto di un breve o lungo
verifiche, per le sub-colonie la decisione di
scelta del sito e la costituzione di essa quasi
storia di ogni colonia solo convenzionalmente
ufficiale della sua fondazione, giacché per quel
che intercorre tra la programmazione di una s
lizzazione del disegno stabilito, per queste inve
necessario perché si creino le condizioni per u
ti per lo più dalle possibilità di espansione te
produrre ricchezza.
L'ipotesi che Selinunte fu fondata volutame
rea di confluenza tra varie culture, all'estremi
in immediato contatto con la zona di influenz
ritorio elimo e con i villaggi interni sui quali
in tal senso costituì l'avamposto estremo per l
città greche di Sicilia contro le mire espansioni
e solo in parte, ad una condizione che verrà de
dall'età arcaica avanzata, quando, in ragione
delle singole comunità greche, Selinunte si opp
di limitazione della propria libertà, fosse cond

e Storia dell'Arte II, 1963, p. 50 sgg.; E. De Miro, G. Fiore


in Insediamenti 1977 , p. 90 sgg.; Id., «Gela proto-arcaica», in
Quanto ai due momento successivi riferiti da Strabone (
Posidonia da parte dei Sibariti, l'interpretazione degli studio
Greco, «Il téichos dei Sibariti e le origini di Poseidonia», in
in DdA n.s. I, 2, 1979, pp. 51-56; J. de La Genière, in Atti C
116 Taranto e Turi si disputarono il territorio dell'antica
= 1, 14.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 47

di Segesta o dalle altre città greche. Volerle riconoscere retrosp


mente tale carattere fin dagli inizi, significa attribuire ai Greci già
l'VIII e VII secolo a.C. una consapevolezza sull'occupazione e s
partizione politica dell'isola che essi certo non avevano e, d'altra
perdere di vista i limiti della loro conoscenza geografica dell'Itali
la Sicilia, affidata esclusivamente alla tradizione orale ed all'espe
dei naviganti.
Nell'epoca della colonizzazione storica, infatti, non esisteva al
carta di riferimento geografico o strumento di navigazione a cui af
e le rotte marittime venivano seguite grazie all'orientamento astron
e all'avvistamento terrestre117.
In tali condizioni ogni nuova colonia in terra ignota deve essere
siderata al momento della fondazione città di frontiera118, dando u
al rapporto dialettico e di circospezione che frequentemente si s
con gli indigeni119. I coloni greci dovevano mettere in conto l'ev
necessità di imporsi con la forza al loro arrivo, ma non potevan
prevedere l'esito di questo possibile scontro. Solo il fatto che le v
future conservarono a Selinunte il carattere di città di frontiera oscillante
tra due poli, così come lo conserverà in certo modo anche Posidonia, sub-
colonia di Sibari situata anch'essa a grande distanza dalla madrepatria,
rende così individuale e atipica la storia di questa colonia greca rispetto
alle altre poleis siciliane.

117 La prima carta geografica del Mediterraneo fu disegnata sulla base dei dati forniti da Claudio
Tolomeo, vissuto nel II secolo d.C., la cui opera, utilizzando le precedenti esperienze di Marino di
Tiro e di Eratostene, indicò per la prima volta le distanze in gradi anziché in stadi, divenendo basilare
per tutta la cartografia medievale, nonostante le numerose aberrazioni. Prima di allora, le conoscenze
geografiche si basavano sugli studi della scuola ionica, che a partire dal pinax di Anassimandro ave-
vano un carattere eminentemente speculativo, e sulle descrizioni di viaggi, sui peripli e sugli stadiasmi
che si erano andati diffondendo a partire dalla fine del VI secolo a.C. soprattutto per opera dei
naviganti fenici e, come ricorda Erodoto, dei Persiani di Dario. Cfr. A. Calderini, s.v. Navigazione ,
in Enciclopedia Italiana XXXIV, 1934 (rist. fotol. Roma 1949), pp. 435-436; J.S. Morrison, R.T.
Williams, Greek Oared Ships 900-322 B.C., Cambridge 1968, pp. 135-143. Sulle possibilità di orien-
tamento astronomico nella navigazione, cfr. A. Fresa (intervento), in Atti Taranto 1963 , pp. 320-323;
Id., «L'astronomia in Omero e la navigazione d'alto mare per la Magna Grecia», in Atti della Acca-
demia Pontaniana N.S. XIII, 1963-1964, pp. 65-77.
Sul concetto di frontiera, cfr. E. Lepore, «Per una fenomenologia storica del rapporto città-
territorio in Magna Grecia», in Atti Taranto 1967 , pp. 29-66; M. Sartre, «Aspects économiques et
aspects religieux de la frontière dans les cités grecques», in Ktêma IV, 1979, pp. 213-224.
119 Su tale aspetto sono chiarificatrici le osservazioni metodologiche di A. Rouveret, S. Gru-
ziński, «Histoire et acculturation dans le Mexique colonial et l'Italie méridional avant la romanisa-
tion», in MEFRA LXXXVIII, 1976, p. 170.

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48 CLAUDIO PARISI PRESICCE

La genesi di Posidonia si pone al vertice di una d


stica di Sibari tendente ad assicurarsi, oltre a nuov
una via diretta sia per l'acquisto dei minerali pr
delle città etrusche, sia per l'esportazione dei suoi
mento ad Olimpia di un documento120 che attes
donia, tra i Sibariti e i Serdaioi, popolazione della L
stra che tali rapporti di scambio giungevano a Siba
lungo le consuete rotte marittime del Tirreno e lu
forse già noti prima della fondazione ufficiale del
ce collegamento, via mare e via terra, è testimo
colonie di Sibari affacciate sul Tirreno, per quel
Epizefiri e per Camarina di Siracusa121.
Quanto a Selinunte non è possibile escludere
megaresi siano giunti nel territorio della colonia vi
che il materiale greco, in parte di produzione meg
gioreale123, situata nel retroterra della colonia, ri

120 E. Kunze, «Eine Urkunde der Stadt Sybaris», in 7. Bericht üb


pia , Berlin 1961, pp. 207-210; da ultimo H. Van Effenterre, «La
Pass XXXV, 1980, pp. 161-175.
iZA P. G. Guzzo, «Vie istmiche della Sibaritide e commercio tir
nel Tirreno in età arcaica ( Atti del seminario in memoria di Mario
C. Sabbione, «L'area locrese», ibid., pp. 15-34.
122 Una strada interna che collegava la costa orientale dell'isola co
sando immediatamente a Nord di Gela, doveva esistere già prima de
a.C.), dal momento che la porta occidentale di Acre aveva il nome
217. Cfr. L. Bernabò Brea, Akrai , Catania 1956, p. 21) e non akra
sub-colonia da parte di Siracusa fu dettata probabilmente dalla volon
di questo itinerario interno. Nel sito dove fu fondata Akre (664/3 a
mente due strade provenienti l'una da Megara Hyblaea e l'altra da Si
della colonia primaria megarese nel corso della seconda metà del
largamento da parte di Siracusa del proprio dominio, consolidato
altre sub-colonie. Il controllo da parte di Siracusa dei canali di pen
sola attraverso le sue due sub-colonie interne può spiegare la prevale
to a quella megarese negli anni immediatamente successivi alla f
tra essa e Siracusa, durato fino allo scontro con gli Ateniesi, è del r
a Selinunte di un corinzio fin dalla seconda metà del VII secolo a.C
ducci, «Note di epigrafia selinuntina arcaica», in Kokaļos XII,
prec.), forse non estraneo alla stessa importazione o fabbricazione
sistenza di una strada interna che collegava Selinunte con la costa or
di Tucidide (VII, 32, 1) in cui si afferma che, durante il conflitto con
e degli altri alleati greci non riuscirono a raggiungere Siracusa per
123 G. Falsone, A. Leonard jr., «Quattro campagne di scavo
in Kokaļos XXVI-XXVII, 1980-1981, pp. 931-948 (in part. p. 937).

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 49

fondazione di Selinunte e considerando, d'altra parte, i buoni r


Greci e Siculi in occasione della fondazione di Megara Hybla
fica convivenza tra Megaresi e popolazione locale nei primi
di Selinunte.
Ma è probabile che il territorio della nuova colonia fu raggiunto ori-
ginariamente attraverso il mare ed il mare, come sembra, rimase la sua
principale via di collegamento con Megara e con la Grecia orientale. L'im-
portanza della flotta navale di Selinunte si evince dalle parole pronunciate
da Nicia prima della partenza degli Ateniesi verso la Sicilia. Egli, elencan-
do gli armamenti delle città siciliane, esalta soprattutto la potenza di Si-
racusa e Selinunte, fornite di «una marina poderosa di triremi, un'infinità
di gente pronta ad armarle»124.
I coloni megaresi approdarono nel territorio di Selinunte seguendo
delle rotte marittime probabilmente più difficili e per l'epoca ai Greci
meno note, percorse prima di allora, stando alle notizie delle fonti lette-
rarie125, soltanto dai Cretesi e dai Rodii, che insieme fondarono Gela.
È noto che all'epoca della colonizzazione, sebbene non fosse del tutto
sconosciuta la navigazione d'alto mare, veniva usato preferibilmente il si-
stema del cabotaggio, che permetteva di affrontare i mari anche durante
le stagioni meno favorevoli e con il cielo coperto. Per la navigazione le
imbarcazioni dell'epoca adoperavano la vela, mentre i remi servivano solo
in caso di manovre e per raggiungere il luogo di approdo o per prendere
il mare126. Era, perciò, fondamentale per navigare nella direzione voluta
la conoscenza dei venti e delle correnti, che nel bacino del Mediterraneo
sono numerosi, di varia natura e talvolta contrastanti. Il topos letterario
dell'approdo su terre sconosciute a causa di burrasche e tempeste di venti

Eracle fin dalla prima metà del VI sec. a.C. (M. T. Manni Piraino, in Kokalos V, 1959, pp. 159-
173; M. Guarducci, in AnnScAt XXXVII - XXXVIII, m.s. XXI-XXII, 1959-1960, p. 272, pl. IV).
Thuc., VI, 20, 4: jtoXÀaì ôè "upirjpetę xai ôxta>ç ó jîXtîqîîkhdv avxáç. Inoltre, Selinunte fu
l'unica città siciliana che inviò due sue triremi insieme alle venti siracusane in appoggio alla flotta
spartana schierata contro gli Ateniesi davanti alle acque milesie sul finire del V secolo a.C. Cfr.
Thuc., VIII, 26, 1 e Xen., Hell , I, 2, 8.
125 Strab., XIV, 654 = 2,10. Cfr. Bérard, pp. 66-68; F. Benoit, «La compétition commer-
ciale des Phéniciens et des Hellènes. Ambiance ionienne au Royame de Tartessos», in RSL XXX,
1964, pp. 115-132 (espansione ellenica verso Occidente in epoca tarda).
Cfr. in generale L. Casson, Ship and Seamanship in the ancient World , Princeton (New
Jersey) 1971; Id., The Ancient Mariners , New York 1959, trad, it.: Navi e marinai dell'antichità ,
Milano 1976; Id., Travel in the Ancient World , New York 1974, trad, it.: Viaggi e viaggiatori dell'an-
tichità , Milano 1978, pp. 29-40; J. Rougé, La marine dans l'antiquité , Vendôme 1975, pp. 22-27.

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50 CLAUDIO PARISI PRESICCE

che deviano la rotta originaria è noto già nel


dagli storici antichi per spiegare come avven
ed in particolare dei siti scelti dai coloni gre
apoikiai128. Da ciò deriva l'importanza attr
noscenza, acquisita con l'esperienza, delle for
e favorivano la navigazione e la conseguen
fossero guidate da persone pratiche dei mari
re129.
Prima che lo sviluppo tecnologico delle imbarcazioni ed una maggiore
capacità di orientamento permettessero la navigazione a mare aperto, le
rotte marittime percorse dai Greci per raggiungere l'Occidente erano due,
note fin dall'epoca micenea130: con l'una, lungo le coste meridionali del
Mediterraneo, partendo dal Peloponneso o dall'Asia Minore e dalle isole
adiacenti, attraverso Creta, la Cirenaica e, saltando il funesto golfo della
Sirte, le coste settentrionali dell'Africa, si raggiungeva il litorale della Spa-
gna, dell'Etruria e dell'Italia meridionale che si affacciano sul mar Tirre-
no; con l'altra, partendo dagli stessi luoghi, attraverso le isole a Nord-
Ovest del Peloponneso, la penisola del Salento e le coste meridionali del
Bruzio, si raggiungeva lo stretto di Messina che immetteva direttamente
nel Tirreno. Nell'VIII e VII secolo a.C. questa seconda rotta diventò per
i Greci la più sicura, benché i coloni di Zancle e Reggio si fossero impa-
droniti del punto nodale tra le due coste della penisola italiana131. La rotta
marittima meridionale, invece, in seguito alla colonizzazione fenicia della
costa africana, che determinò il controllo del Canale di Sicilia, fu adope-
rata per raggiungere la Cirenaica e di lì l'Egitto, e soltanto di rado per
inoltrarsi verso Occidente132.

127 I venti trascinarono Ulisse nel paese dei Mangiatori di Loto ( Od ., IX, 67 sgg., 82 sgg.).
128 Per esempio la scoperta di Naxos da parte di Teocles (Eph., apud Strab., VI, 267 = 2,2)
e quella di Tartessos da parte di Colaios di Samo (Herod., IV, 152).
129 II tereo Batto, per fondare Cirene secondo la prescrizione dell'oracolo delfico, mandò a pre-
levare il pescatore Corobio di Itanos che conosceva i mari da attraversare e le terre libiche (Herod.,
IV, 156).
130 L. Breglia, «Le antiche rotte del Mediterraneo documentate da monete e pesi», in RANap
XXX, 1955, pp. 7-122; M. Guglielmi, «Sulla navigazione in età micenea», in ParPass XXVI, 1971,
pp. 418-435; Sicilia antica, I, 2, pp. 452-455; C. Laviosa, «La navigazione micenea, dal mito alle
testimonianze archeologiche», in Atti Taranto 1982 (1985), pp. 321-325, in partie, p. 334 sg.
131 Cfr. G. Vallet, «Les routes maritimes de la Grande Grèce», in Vie di Magna Grecia, Atti
Taranto 1962, pp. 117-135.
13 Cfr. V. Purcaro Pagano, «Le rotte antiche tra la Grecia e la Cirenaica e gli itinerari
marittimi e terrestri lungo le coste cirenaiche e della Grande Sirte», in Cirene e la Grecia, QAL

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 51

Ma mentre le coste meridionali dell'Italia e quella orientale de


cilia, facilmente raggiungibili grazie al favore dei venti, nel corso d
decenni furono occupate quasi completamente dai Greci con la fonda
di numerose apoikiai, la costa meridionale della Sicilia rimase escl
questa progressiva occupazione e, prima della fondazione di Selin
vide la nascita di un sola colonia, Gela, ad opera di un contingente m
di Rodii e di Cretesi, entrambi tradizionalmente assai esperti nella n
zione.
Questa iniziale esclusione della costa meridionale dell'isola e partico-
larmente della zona occidentale dalle normali rotte marittime dei Greci
non può essere spiegata con la considerazione che i coloni scelsero innan-
zitutto la costa orientale della Sicilia perché andavano alla ricerca di s
che permettessero di soddisfare i bisogni primari, cioè alimenti e metal-
li133, per i quali occorreva un'area assia fertile e vicina allo stretto di M
sina, la via più agevole per raggiungere i mercati metalliferi dell'Etruria
La costa meridionale dell'isola, infatti, presentava anch'essa ampie distese
coltivabili ed i territori di Gela e di Selinunte si dimostrarono ben p
fertili di quello di molte altre colonie più antiche, né si deve esclude
che i Greci ritenessero di poter raggiungere il Tirreno attraverso l'intern
così come fecero Locri e le colonie achee dell'Italia meridionale e così
come tentarono di fare in seguito Selinunte e Gela. I motivi di
esclusione, dunque, erano altri.
Se consideriamo che la stabilizzazione del clima mediterraneo intorno
ai valori attuali è avvenuta circa 6000 anni fa e che il livello del mare da
allora ha avuto oscillazioni di più o meno tre metri al massimo rispett
al livello attuale134, si può affermare che all'epoca della colonizzazion

VIII, 1976, pp. 285-352; D.E. Mc Caslin, Stone Anchors in Antiquity : Coastal Settlement and M
ritime Trade-Routes in the Eastern Mediterranean ca. 1600-1050 B.C. (St. in Med. Arch. LXI), G
teborg 1980, pp. 102-107, fig. 36 (pianta delle rotte).
1 Costituisce ormai un concetto acquisito il fatto che il movente fondamentale di ogni trans
zione nell'epoca arcaica fosse il soddisfacimento dei bisogni primari e non il commerio di tipo mer
cantile; cfr. A. Mele, Il commercio greco arcaico: prexis ed emporie (Cahiers du Centre Jean Bérard
IV), Naples 1979, p. 74; J. P. Morel, «Les relations économiques dans l'Occident grec», in A
Cortona 1981 , pp. 549-576.
134 Tali dati sono desunti da Guglielmi, art. cit., p. 430 (ivi riferimenti bibliografici). Cfr. pur
G. Schmidt ed altri, Il livello antico del Mar Tirreno. Testimonianze dei resti archeologici , Fire
1972, in partie, pp. 212 sgg., 316; N.C. Flemming, N.M.G. Czartoryska, P.M. Hunter, in M
rine Archaeology, D.J. Blackman ed., London 1973, pp. 1-63 (Egeo meridionale); Blackman
ibid., pp. 115-137.

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52 CLAUDIO PARISI PRESICCE

storica il mare Mediterraneo presentava le ste


del presente, allorché essa sia affidata al solo ar
Osservando il moto delle correnti superficia
tare la navigazione antica, vediamo che vi è un
la costa orientale della Sicilia da Nord a Sud,
i naviganti greci nella esplorazione del litora
dai coloni. Tale corrente, superato il Capo P
orientale dell'isola, si biforca dirigendo le van
o, aggirato il capo in direzione Ovest, verso Su
può aver aiutato i naviganti greci a raggiung
Gela, certamente assai difficile doveva essere
zione Ovest in assenza di venti favorevoli, tan
contraria correva lungo la costa meridionale
Est. La velocità di quest'ultima è stata calcol
e doveva certo costituire un ostacolo per le leg
ca che raggiungevano una velocità di quattro n
Un'altra considerazione deriva dall'osserva
fluitazioni comportano non solo moti verticali
zontali. Nel Canale di Sicilia, nel tratto che c
dentale ed orientale del Mediterraneo esiste un notevole fenomeno di ma-
rea che, a causa dei dislivelli che si stabiliscono tra le due coste, crea una
corrente con velocità crescente in prossimità del litorale e presenta una
rotazione delle linee cotidiali tra punti corrispondenti sui due versanti con
centro nell'isola di Pantelleria137. 1 venti più frequenti, inoltre, per la costa
meridionale dell'isola, sono il Libeccio e lo Scirocco, che spirano l'uno
da Sud-Sud/Ovest e l'altro da Sud-Sud/Est138. Con ciò risulta evidente che
era più facile raggiungere la zona Sud-occidentale della Sicilia partendo

135 Esse sono esemplificate nella Carta n. 4 (Corren ti generali) del Service Hydrographique de
la Marine. Instructions Nautiques, Série D, vol. III (Italie, Côte Ovest-Sardaigne-Sicilie et îles mal-
taises), Paris 1965, p. 23. Cfr. inoltre Enciclopedia Italiana, s.v. Mediterraneo (R. Almagià-G. Pła-
tania), XXII, 1934 (rist. fotol. Roma 1949), p. 757 (cartina delle correnti!.
P. Fraccaro, s.v. Nave, in Enc. Ital. XXXIV, 1934 (rist. fotol. Roma 1949), pp. 341-343
(bibl. a p. 388 sg.).
137 Enc. Ital., s.v. Mediterraneo (R. Almagià - G. Płatania), XXII, 1934 (rist. fotol., Roma
1949), p. 758 (cartina delle maree); s.v. Marea (F. Vercelli), ibid.. do. 273-275.
Cfr. G. Schmidt, H. Gundel, s.v. Winde, in RE, S.II, VIII, 2, Stuttgart 1958, cc. 2211-
2325. Ancora utile è G.M. Columba, «Il mare e le relazioni marittime tra la Grecia e la Sicilia
nell'antichità», in Archivio Storico Siciliano XIV, 1890, pp. 323-341. Ringrazio M. Dewailly con cui
ho discusso questo argomento.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 53

dalla costa africana anziché provenendo da Est. Ed infatti ancora nel V


secolo a.C. un contingente militare partito dal Peloponneso e diretto in
Sicilia per affiancarsi, sotto la guida dello spartano Gilippo, ai Siracusani
nel conflitto contro gli Ateniesi, seguì la rotta lungo le coste della Libia
e poi, giunto presso l'emporio cartaginese di Neapolis, nel punto in cui,
come riferisce Tucidide139, più breve era la distanza con la Sicilia, aveva
navigato fino a Selinunte.
Questi dati si affiancano alle notizie fornite dalle fonti letterarie sulla
presenza fenicio-punica nella zona occidentale della Sicilia, presenza che,
se non può essere considerata a carattere stabile già a partire dall'epoca
immediatamente successiva alla fine della civiltà micenea140, in base ai
dati archeologici appare con carattere di occupazione permanente almeno
a partire dall' VIII secolo141, cioè negli stessi decenni, o poco prima, in
cui i Greci, avendo ripreso a frequentare i mari dell'Occidente, comincia-
rono a fondare colonie. La frequentazione del bacino occidentale del Me-
diterraneo da pàrte dei Fenici aveva prevalentemente lo scopo di procu-
rarsi i cereali e i metalli, soprattutto l'argento e lo stagno della Spagna142,
ed in conseguenza il carattere empórico dei suoi stanziamenti più antichi,
assai limitati in estensione, ha lasciato pochissime tracce archeologiche143.
L'unica prova dell'esistenza di fondachi fenici in Occidente in un'epoca
precedente alla colonizzazione storica dei Greci deriva dalle notizie delle
fonti letterarie144. Tale presenza doveva essere abbastanza estesa anche
in Sicilia e per quanto si riferisce alla zona di Selinunte il significato topo-
nomastico di due siti che successivamente faranno parte del dominio ter-
ritoriale della città greca, Mazara145 e Macara, nome primitivo di Eraclea

139 Thuc., VII, 50, 1, 2.


140 Alcuni elementi della cultura materiale delle popolazioni siciliane tra XI e VIII secolo appar-
tengono ad una koiné mediterranea che deve essersi diffusa per tramite dei Fenici (cfr. L. Bernabò
Brea, «Leggenda e archeologica nella preistoria siciliana», in Kokaļos X-XI, 1964-1965, pp. 1-33).
141 Cfr. S. Moscati, «Sulla più antica stona dei Fenici in Sicilia», in Oriens Antiquus VII, 1968,
pp. 185-193. Sulla problematica cfr. anche Id., 1 Cartaginesi in Italia , Milano 1977, pp. 25-29; E.
Acquaro, Cartagine: un impero sul Mediterraneo , Roma 1978, pp. 129-149.
142 Cfr. Diod., V, 35, 1-5.
Mancò all'attività di contatti commerciali della «colonizzazione» fenicia una torma urbana.
Cfr. S.F. Bondì, «Penetrazione fenicio-punica e storia della civiltà punica in Sicilia. La problematica
storica», in Sicilia antica , I, 1, pp. 169-217.
144 Fondazione di Cadice intorno al 1110 (Vell. Pat., I, 2, 3); fondazione di Lixus prima del
1100 (Plin., Nat. Hist., XIX, 63); fondazione di Utica nel 1100 (Plin., Nat. Hist., XVI, 216). Cfr.
Moscati, I Fenici e Cartagine, Torino 1972, pp. 90-92, 124-127.
145 DIOD., XI, 86,2; XIII, 54,6; XXIII, 9,4; Steph. BYZ., SV. MaÇapri.

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54 CLAUDIO PARISI PRESICCE

Minoa146, farebbe pensare ad un'origine fenicia147


vo dei Greci in Sicilia e, secondo Tucidide148, pr
loro conquiste, i Fenici si ritirarono nell'estrem
attestandosi, ma questa volta con insediamenti a
zia, Panormo e Solunto.
In questo quadro risulta evidente che l'intere
era rivolto prevalentemente al controllo del Can
era stata fondata già alla fine del IX secolo a.C. C
po prima Utica149. Allo stesso modo i Calcidesi si
rati un emporio per i traffici sul Tirreno con lo s
e solo in un secondo momento, davanti al sorger
si erano preoccupati di impadronirsi della via di tr
la fondazione di Zancle e Reggio. Con l'occupaz
tagine, che diventerà col tempo il centro-guida de
stituzione dell'eparchia fenicio-punica nel Mediter
mio che assunse il controllo del transito di tutte le navi dirette verso il
bacino occidentale, divenuto più stretto con gli insediamenti di Malta
di Pantelleria150, che esercitavano i loro diritti doganali anche su quei na
viganti che preferivano il mare aperto alla navigazione di costa. Con l'oc-
cupazione di Panormo e della costa meridionale della Sardegna i Fenici
Punici si procurarono importanti scali commerciali per il controllo dei tra
fici nel Tirreno, divenuti in seguito motivo di conflitto tra i Greci ed
Cartaginesi alleati con gli Etruschi151.
In tale contesto la spedizione dei Megaresi nel territorio selinuntino
si configura ancor più come un viaggio di pionieri, un'impresa che forse
in quell'epoca nessun altro avrebbe affrontato. E per spiegarne la riuscita

146 Heraclid. Pont., fr. 29 (Müller, Frag.Hist.Gr ., II, p. 280): Minoa si chiamava Makara.
147 Cfr. Bérard, p. 268 sg. nota 109; Hulot, Fougères, op. cit., p. 86.
148 Thuc., VI, 2,6.
149 Acquaro, op. cit ., pp. 41-44.
150 Le ragioni commerciali e strategiche dell'insediamento fenicio a Malta sono riportate da Di
doro (V, 12). I resti più antichi risalgono almeno all' VIII secolo a.C. A Pantelleria, invece, i do
menti di una presenza fenicia risalgono ad un'epoca più tarda. Cfr. Moscati, I Cartaginesi in Ita
cit., pp. 285-295 (Malta), 124-127 (Pantelleria); Acquaro, op.cit ., pp. 122-129.
151 Sui rapporti tra Etruschi e Cartaginesi numerosi studi effettuati successivamente alla scoper
delle lamine di Pyrgi hanno trattato ampiamente i vari aspetti del problema. Cfr. da ultimo la sinte
di J. Ferron, «Un traité d'alliance entre Caere et Carthage contemporain des derniers temps de
royauté étrusque à Rome ou l'événement commémoré par la quasi-bilingue de 'Pyrgi», in Aufst
und Niedergang der Römischen Welt (Joseph Vogt zu seinem 75. Geburtstag), 1,1, Berlin-New Yor
1972, pp. 189-226.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 55

alle necessità espansionistiche, che abbiamo indicato e che non potevano


essere soddisfatte se non con il reperimento di nuove terre, si deve aggiun-
gere la spinta di due altri fattori. Da una parte la grande familiarità con
il mare ed il buon livello tecnologico delle imbarcazioni dei Megaresi per-
misero di affrontare una rotta marittima poco agevole, dall'altra i buoni
rapporti stabilitisi immediatamente con coloro che controllavano la zona,
gli indigeni che occupavano il territorio ed i Fenici che monopolizzavano
il traffico commerciale, diedero sicure garanzie di sviluppo.
Le grandi capacità di navigazione dei Megaresi, oltre che indiretta-
mente dai dati precedentemente citati sulla flotta selinuntina, sono testi-
moniate anche dal fatto che Megara Nisaia per prima tra le poleis greche
affrontò la traversata dell'Ellesponto e del Bosforo, fondando sulle coste
della Propontide tra l'ultimo quarto dell'VIII secolo e la metà del VII
secolo a.C. le colonie di Astacos, Nicomedia, Calchedon, Selimbria e By-
zantion152. Lo stretto che conduce al Mar Nero è percorso da una corrente
con forza cinque nodi che nell'antichità rendeva difficile la traversata153.
Le due sole poleis che fondarono colonie sulle sue coste furono Mileto e
Megara Nisaia.
Quanto al secondo fattore, a parte i buoni rapporti iniziali tra coloni
e indigeni noti sia per Megara Hyblaea sia per Selinunte, particolarmente
interessante è l'amicizia dei Selinuntini con i Fenici dell'isola, implicita
nella mancanza di notizie letterarie su contrasti tra essi precedentemente
all'impresa fallita di Pentatlo del primo quarto del VI secolo a.C.154 e
testimoniata esplicitamente dalla concessione di ospitalità da parte di Se-
linunte a Giscone, figlio del generale cartaginese Amilcare sconfitto ad
Imera nel 480 a.C.155, dall'aiuto prestato dai Cartaginesi a Selinunte nel-
l'eliminazione violenta del tiranno Eurileonte e dall'allenaza tra la città
greca e Lilibeo in occasione dello scontro con i Segestani del 454 a.C.

152 Cfr. J. Bérard, L'expansion et la colonisation greques jusq'aux guerres mediques, Paris 19
pp. 96 sg., 100 sg.
Cfr. J. Rougé, La marine dans l'antiquité , Vendôme 1975, p. 156; R. Carpenter, «Gree
Penetration of the Black Sea», in AJA LII, 1948, p. 1 sgg.; B.W. Labaree, «How the Greeks s
in to the Black Sea», in AJA LXI, 1957, pp. 29-33.
154 Cfr. V. Merante, «Sui rapporti greco-fenici nel Mediterraneo occidentale nel VI seco
a.C.», in Kokaļos XVI, 1970, pp. 98-138.
155 Diod., XIII, 43, 5.
156 Questi ultimi erano probabilmente alleati con gli Ateniesi (7G, I2, 19; I3, 11): Diod., X
86, 2. Cfr. in generale G. Maddoli, «Il VI e V secolo a.C.», in Sicilia antica , II, 1, pp. 28 (E
leonte), 64 nota 124 (Lilibeo contro Segesta).

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56 CLAUDIO PARISI PRESICCE

A questi dati di tradizione letteraria si aggiungono


cheologiche, che attestano una sicura presenza selinun
l'età arcaica, deducibile dal rinvenimento di numerose
alfabeto greco di origine megarese157, ed almeno un
zione di Selinunte da parte dei Fenici, testimoniat
materiale di produzione semitica o egiziana presente f
soprattutto nelle stipi del Santuario della Malophoros1

6) 'Vocazione' della colonia

Alla luce di queste considerazioni si può forse me


che viene comunemente chiamata la «vocazione»159 della nuova colonia.
Selinunte manifesta una duplice natura, derivatale proprio dalla moltepli-
cità di spinte e motivazioni che presiedettero alla sua fondazione. Accanto
alla struttura essenzialmente agraria della nuova polis, la cui esigenza pri-
maria era il reperimento di nuove terre per la comunità gentilizia basata
sul tradizionale oikos, coesiste fin dall'inizio un interesse complementare
per attività private di traffico e di scambio e forse per attività terziarie
già intraprese altrove ed esigenti nuovi canali di sviluppo.
Senza un rapporto citta-territorio preordinato una vera apoikia sareb-
be inconcepibile160, ma una volta definito il primitivo stanziamento i co-
loni selinuntini cercarono di allargare rapidamente il proprio territorio,
perseguendo un'espansione territoriale non anomala, come era accaduto
per Megara Hyblaea, ma simile alla maggior parte delle colonie occiden-
tali, lungo le due consuete direttrici della costa e dell'entroterra. Infatti,
lungo il versante marino i Selinuntini si impadronirono ad Ovest dell'em-
porion di Mazara alla foce del fiume omonimo, forse un precedente scalo
fenicio161, e si spinsero verso Est a tappe successive fino al fiume Hypsas-

157 Cfr. Gabrici, in NS 1917, pp. 347-348, figg. 9-11; B. Rocco, «Morto sotto le mura di
Mozia», in SicArch III, 9, 1970, pp. 27-33.
Gabrici, in MonAL XXXII, 1927, cc. 377-379, figg. 174-176. In una defixio proveniente
dal santuario compare il nome semitico Magon (Ferri, art. cit., p. 171).
Su tale concetto la bibliografia è ormai assai vasta. Cfr. la sintesi problematica di E. Lepore,
«La "colonizzazione" greca e i suoi problemi», in St.Civ. Greci, I, 1, Milano, 1978, pp. 230-253.
160 Cfr. le riflessioni di G. Vallet, F. Villard, P. Auberson, «Expériences coloniales en
Occident et urbanisme grec: les fouilles de Mégara Hyblaea», Annales (ESC) XXV, 1970, pp. 1102-
1113.
161 Cfr. nota 145.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 57

Belice, fino a Thermae Selinuntiae (odierna Sciacca) e poi fino ad H


clea Minoa presso la foce dell'Halykos-Platani162, che in seguito en
far parte del territorio di Agrigento. Verso l'interno la penetrazio
Selinunte si spinse già dalla fine del VII secolo a.C. almeno fino a Pogg
reale163, a 30 chilometri circa dalla costa, dove sono conservate le tra
più distanti di una presenza selinuntina.
Ma l'acquisizione di un territorio coltivabile sempre più vasto non
il solo interesse dei coloni megaresi, poiché essi fin dall'inizio si preo
parono di garantirsi il possesso delle vie di penetrazione soprattutto fl
li verso l'interno e della maggior parte dei luoghi di approdo della fa
costiera sud-occidentale dell'isola prossimi alla colonia, in modo da
il controllo della navigazione in tale area e gestire conseguentemen
scambi commerciali. Ciò si deduce dalle brevi notizie sul possesso d
emporia nei porti compresi nella zona fra Mazara ed Heraclea Min
e soprattutto dalla presenza a Mozia e nelle città elime, Segesta e M
Iato soprattutto, di ceramica corinzia e di altri manufatti greci, giunt
tamente attraverso Selinunte e databili a partire dall'epoca della fond
ne stessa della colonia165.
In questo quadro si può ipotizzare che il grande sviluppo monum
tale di Megara Hyblaea, che comportò intorno alla metà del VII s
a.C. la regolarizzazione dell'area dell'agorà e dei margini delle strad
la conseguenza dell'acquisizione di ingenti ricchezze tramite scambi
Fenici della Sicilia occidentale avvenuti in un'epoca precedente alla fon
zione ufficiale di Selinunte. In tal senso le ricchezze acquisite determ
rono quei fenomeni di instabilità nella comunità megarese che condu
alla necessità del distacco di una parte di essa ed alla ricerca di un
dove fondare una nuova colonia, non necessariamente prevista fin
prima spedizione esplorativa.
Il movente primitivo dei viaggi verso l'Occidente della Sicilia potr
be essere stato la ricerca dei metalli, che i Megaresi, esclusi dal tr

162 Essa fu fondata dai Selinuntini (Herod., IV, 46) allo scopo di fermare l'avanzata
verso Occidente negli anni immediatamente successivi alla fondazione di Agrigento (582 a.
163 Cfr. nota 123.
Si è più volte ripetuta la notizia dell'esistenza di un emporio selinuntino a Marsala, in t
torio di dominio punico, ma i dati archeologici non lo hanno finora confermato.
Cfr. J. de La Genière, «Ségeste et Fhellenisme», in MEFRA XC, 1978, pp. 35-48 (in
p. 40 sg.). Ead., «Una divinità femminile sulla acropoli di Segesta?», in Kokaļos XXII-XXII
1977, pp. 680-688 (in part. p. 685).

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58 CLAUDIO PARISI PRESICCE

con il Tirreno a causa dei contrasti con le col


poterono acquistare soltanto attraverso i traff
dell'isola166, che già rifornivano dall'inizio de
anelleniche. I metalli consentirono ai Megar
menti di lavorazione per un taglio ed una rif
e furono determinanti per il salto di qualità
degli scambi per la loro importazione a M
motivo di contrasto nel giro di pochi anni, d
le famiglie detentrici del potere. Di conseg
in possesso di un territorio non vasto ma non
parte della comunità fu costretta ad emigr
apoikia, che, al contrario delle altre sub-colon
tamente indipendente dalla polis originaria
le differenze di apertura di Megara Hyblae
e chiusa alle immigrazioni per tutto il period
tra con una popolazione etnicamente mista, c
ni funerarie168, disposta ad accogliere i fuori
tinuo rapporto dialettico con i Fenicio-Puni
Che la contesa dei metalli costituì per M
il momento determinante della loro storia si
che mentre la prima dopo la fondazione della
scita e non raggiunse mai la monumentalità e
città siciliane, almeno sulla base dei dati oggi
divenne intermediaria di questo prodotto in
importati attraverso i Fenicio-Punici dalle m
nunte, ancora insieme ad Imera, prima tra
probabilmente intorno alla metà del VII se

166 Rapporti commerciali tra i Fenicio-Punici e i Greci son


da Zenobio (I, 54). Egli narra che la morte degli ecisti dell
un pirata fenicio.
10' Cfr. Vallet, Villard, Auberson, Megara Hyblaea , 3. Guida agli scavi , ed. ital., Roma
1983, p. 159.
100 SEG , XIV, 594 (un arcade). Cfr. le affermazioni di Alcibiade (Thuc., VI, 17, 2-4) sul carat-
tere etnicamente misto delle città siciliane.
169 SEG , XI, 1179. Cfr. D. Asheri, «Rimpatrio di esuli a Selinunte», in ASNP s. III, IX, 1979,
pp. 479-497.
17U Cfr. de La Genière, «Réflexions sur Sélinonte et l'Ouest sicilien», in CRAI 1977, p. 255.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 59

di bronzo171, raggiungendo rapidamente un benessere economico, i


frutti sono testimoniati dal numero senza pari di templi edificati ex-n
o ricostruiti nel corso di poco più di un secolo.

7) Configurazione dell'insediamento primitivo

7.1) Selinunte

La presenza di aree di culto contemporanee lungo i confini ad E


ad Ovest del territorio della città indica che la preoccupazione dei co
greci, una volta acquisita la supremazia sul territorio del loro stanziam
to, fu di delimitarne l'area all'interno della quale programmare e realiz
re le strutture insediamentali. In tal senso la funzione dei santuari fu q
la di sancire la presa di possesso da parte dei coloni. La loro distribuzio
periferica delimitava il territorio di cui i coloni si impadronirono, separ
do lo spazio civico da quello esterno alla città.
A Selinunte, dunque, la fase iniziale dell'insediamento greco mos
una visione matura dell'occupazione territoriale ed un'organizzazione de
le superfici secondo criteri geometrici unitari. Per i coloni, consideran
che nelle apoikiai l'urbanizzazione è legata alla volontà stessa di costitui
una nuova comunità, la genesi della città richiedeva come atto prim
l'affermazione politica della propria esistenza con l'appropriazione d
territorio e la manifestazione della propria potenza172.
A Selinunte la presenza ormai accertata di popolazioni indigene
lungimirante prevenzione nei confronti dell'eventuale arrivo di altri co
greci determinarono l'esigenza di denunciare la sovranità territoriale,
volgendo gli sforzi maggiori alla costruzione di edifici sacri, testimoni
forza e delle possibilità economiche raggiunte dalla comunità.
Nel linguaggio delle immagini tale dimostrazione di potenza ins
nella costruzione dei santuari trova riscontro ideologicamente nella fu

171 Cfr. da ultimo, A. Cutroni Tusa, «Il ruolo di Selinunte agli inizi della monetazion
Sicilia», in SicArch XV, 49-50, 1982, pp. 27-30.
172 Nicia, rivolgendosi agli Ateniesi, afferma che alle genti che vanno a fondare in terre forestie
ed ostili una colonia preme assicurarsi il giorno stesso dello sbarco il possesso del territorio (T
VI, 23, 2: jtóXiv xe vopioai xeò èv àXXocpúX.oiç ttai noXepíoiç oixioûvxaç tévai, oūc ttpéttei ifļ J
f|g.ĆQ<jt fi âv xaxáoxcoaiv eùOùç xpaxsív xfjç yijç).

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60 CLAUDIO PARISI PRESICCE

ne di ammonimento ed in certo modo didascalica in


scultoree dei frontoni dei templi greci173.

7.2) Le altre colonie greche

Al di là dell'attribuzione cultuale e dell'origine d


riferici di Selinunte, la loro funzione «dimostrativ
certo modo ingigantita, probabilmente per la cond
tiera verso la quale convergevano popoli di cultura
di afee sacre lungo i confini del territorio urbano
altre colonie, sebbene non sempre i dati archeo
parziali, siano sufficienti per stabilire il momento
zione. Comunque non solo le aree sacre riservate f
stanziamento greco lungo i margini dell'insediam
essere confrontate con quelle di Selinunte, poich
possa generalizzare uniformando tutto in un'unica
tale, la distribuzione programmata delle aree sac
può essere avvenuta, soprattutto per le colonie più
ma fase conoscitiva del sito, durata anche quant
Un dato importante per la funzione politica del
già dalla notizia di Tucidide174 sull'erezione dell
getes da parte dei Calcidesi guidati da Toucles al m
ne di Naxos, la più antica colonia greca della Sici
noti finora solo in via preliminare175 attestano l'es

173 Cfr. da ultimo Stucchi, «Delle figure del grande frontone di


logiche , I, Roma 1981, pp. 69-86. Nei frontoni templari più arcaici
- phylakes raffigurati secondo schemi araldici o di lotta l'unità te
anche le figure acroteriali, è -data dal carattere dissuasivo delle sc
quasi esclusivamente ai gorgoneia fittili. Questi motivi trovano ampio
più antichi delle cosiddette arule con raffigurazioni di fiere in lotta
mente diffusa nell'Occidente greco.
VI, 3, 1. Cfr. anche le due notizie di Erodoto sulla costruzione
dei greci una volta ottenuto da Amasi il permesso di risiedere a Nau
dei simulacri e dei doni votivi dai santuari della patria in occasio
Alalia (I, 166).
P. Pelagatti, «Bilancio degli scavi di Naxos per l'VIII e il V
1979 , t. I, pp. 291-311, tav. I (a p. 291 bibl. completa sulle scopert
1980-1981, p. 694 sgg.; Ead., «Sacelli e nuovi materiali architetton
Camarina», in Tempio 1976 , pp. 49-50.

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Fig. 3. Naxos (da Kokalos XXII-XXIII, 1976-1977).

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62 CLAUDIO PARISI PRESICCE

ad Ovest del torrente Santa Venera che ch


di Capo Schisò, sede del primitivo stanziam
le aree il materiale più antico finora rinve
ma nulla esclude che esse fossero state dislocate oltre il fiume fin dalle
origini della città176, a segnare il limite occidentale del territorio urban
così come il santuario più noto attribuito ad Aphrodite o ad Hera177, ad
cente alla foce del fiume sulla sponda opposta e con livelli risalenti f
all'VIII secolo a.C., ne segnava fin dall'inizio il limite meridionale178.
Un confronto con la situazione selinuntina permette di rilevare t
caratteristiche di cui vedremo in seguito il significato: in primo luogo l
posizione delle prime due aree sacre sulla sponda opposta rispetto a quell
che confina con l'impianto urbano vero e proprio, implica come a Selinu
te la volontà da parte dei coloni di considerare come appartenenti al pro
prio territorio l'ultimo tratto e la foce del fiume, probabilmente anc
qui utilizzati sia per le necessità portuali sia per la penetrazione verso l'i
terno ed il trasporto179. In secondo luogo, poiché le due aree sacre ol
il fiume, come pure l'altare di Apollo Archegetes180, rimasero in seguit
all'esterno della cinta muraria, mentre il santuario di Aphrodite o H
fu inglobato utilizzando gli stessi muri del períbolos, è evidente che, com
a Selinunte, il tracciato delle fortificazioni seguiva delle necessità logist
che che prescindevano dalla globalità del territorio occupato e che, c
munque, rispondevano ad esigenze maturate da una visione dell'insed
mento diversa da quella originaria. In terzo luogo la più settentriona
delle due aree sacre site oltre il fiume risulta allineata con una delle strade
in senso Est-Ovest costituenti l'impianto urbanistico più antico della colo-
nia, plateia che, poiché alla fine del VI secolo a.C. con la costruzione

176 Tale ipotesi è stata avanzata anche da P. Pelagatti (Atti Atene 1979, t. I, p. 303).
177 L'attribuzione ad Afrodite deriva da Appiano (V, 109), quella ad Hera è stata avanzata da
N. Valenza Mele, «Hera ed Apollo nella colonizzazione ellenica d'occidente», in MEFRA
LXXXIX, 1977, pp. 504-506.
178 Si può ipotizzare che il limite settentrionale dell'insediamento primitivo fosse segnato da un
santuario, supposto in relazione con le fornaci più arcaiche (VII- VI sec. a.C.) rinvenute presso il
quartiere di vasai a Nord della città (Pelagatti, «Naxos II», in BA LVII, 1972, pp. 213-215, figg.
1,3).
179 A Naxos, come a Selinunte, vi erano due porti, l'uno alla foce del fiume Santa Venera, dove
probabilmente va rintracciato il sito dell'approdo primitivo dei coloni e conseguentemente dell'erezio-
ne dell'altare di Apollo Archegetas {contra da ultimo Valenza Mele, jart. cit.), l'altro presso la
baia a Nord-Est della città, dove recenti prospezioni archeologiche hanno potuto individuare l'antica
linea di costa, più arretrata rispetto alla situazione odierna.
180 Thuc. , VI, 3, 1.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 63

delle mura attraversava ad Ovest una porta ed evidentemente supe


il fiume, assicurava il collegamento tra la zona portuale settentrionale
i terreni più interni siti oltre il corso d'acqua181.
A Megara Hyblaea (Fig. 4) due santuari poco noti scoperti fin d

Fig. 4. Megara Hyblaea. A-F: aree sacre (da M. Pasquinucci, in Le città di fondazione. Lucca
1977).

181 Si tratta dell'Area Sacra I in proprietà Scalia (Pelagatti, in Atti Atene 1979 , t. I, p. 299,
fig. 3; Ead., in Tempio 1976 , p. 49 sg.). Cfr. Ead., in Kokalos XXII-XXIII, 1976-1977, p. 543 sg.,
fig. 3; Ead., in Kokalos XXVI-XXVII, 1980-1981, pp. 702-706, 697-701 (necropoli dell'VIII secolo
a.C. che delimita a Nord-Est l'insediamento primitivo).

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64 CLAUDIO PARISI PRESICCE

scavi di Paolo Orsi si trovano all'estremità occi


città182. Due altre aree sacre sono state individuat
nale delle mura e presso l'angolo Nord-Est di es
tichi rinvenuti non risalgono oltre la fine del VI
ta recente di strutture urbane anche nel pianoro
tuario prospiciente sul mare nell'angolo Sud-Est d
fine dell'VIII secolo nella sua fase originaria184
pianificazione dell'intero insediamento su entram
zione delle aree sacre, pubbliche e private risa
primissimi anni dello stanziamento, anche se g
in origine furono occupate solo nel successivo s
sicché non è l'estensione della città a cambiare da
sì la densità dell'abitato, considerando per altro
tiche finora conosciute si trovano all'esterno del
dal tracciato delle mura185. Se i dati archeolog
distribuzione delle aree sacre lungo i margini del
alla prima fase dell'insediamento e non alla sec
a.C., cioè al momento della ristrutturazione urban
sviluppo monumentale della colonia nel suo cen
dentemente la prova che le caratteristiche dell'in
Selinunte facevano parte fin dall'inizio del bagagl
dei coloni selinuntini.
A Siracusa (Fig. 5) il limite meridionale dell'insediamento greco sul-
l'isola di Ortigia era costituito dall' Artemision-Athenaion, i cui livelli più

182 Si tratta del tempio A e dell'area sacra D: P. Orsi, in MonAL XXVII, 1921, cc. 153-176;
Vallet-Villard, in MEFRA LXVI, 1954, pp. 13-24 (deposito votivo sul villaggio neolitico).
183 Vallet-Villard, in MEFRA LXV, 1953, pp. 28-33 (area sacra C), 33-38 (area sacra E).
In generale cfr. Id., «Les fouilles de Mégara Hyblaea (1949-1960)», in BA XLV, 1960, pp. 263-273,
fig. 1.
184 H. Broise, M. Gras, H. Tréziny, «Mégara Hyblaea: bilan des fouilles récentes sur le
plateau sud (1977-1982)», in Chronique d'une journée mégarienne: Mégara Nisaea, Mégara Hyblaea,
Sélinonte (18 Décembre 1982), MEFRA XCV, 1983, pp. 647-650, fig. 11 (p. 648); M. Gras, Megara
Hyblaea: la periferia di una città greca arcaica (conferenza tenuta presso l'Istituto di Topografia del-
PUniversità di Roma ka Sapienza il 3/4/1984). Cfr. pure G. Vallet, «Travaux et recherches à Mé-
gara Hyblaea», in Kokalos XXVI-XXVII, 1980-1981, pp. 796-804.
È probabile che sulla riva sinistra del fiume Cantera che scorre lungo il lato Nord del pianoro
della città, esista un'area sacra che delimitava in origine l'estensione dell'area urbana su questo lato.
Tale santuario verrebbe a trovarsi all'esterno delle mura che corrono a Sud del fiume, ripetendo la
situazione di Selinunte e Naxos.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 65

Fig. 5. Siracusa (da M. Pallottino, Genti e culture dell'Italia preromana , Roma 1981

antichi sono databili ai primissimi anni della colonia186. L'estremità


sola era completamente libera da costruzioni187 ed il tempio di A
con lo scudo dorato del suo frontone costituiva un punto di riferime
noto ai naviganti188. Ma recenti indagini archeologiche, con il rinveni

186 P. Orsi, «Gli scavi intorno all'Athenaion di Siracusa, 1912-1917», in MonAL XXV,
c. 353 sgg.; P. Pelagatti, «Siracusa: le ultime ricerche in Ortigia», in Atti Atene 1979 , t.
117-163, tavv. I-II.
187 Cic., Verr. , II, 5, 29-30; 80-2. Sulle spiaggie di essa Verre soleva trascorrere le sue gio
estive in piacevole compagnia. Presso l'estrema punta dell'isola esisteva al di fuori delle m
santuario dell'Olympia con un'altare all'aperto, presso il quale si recavano i naviganti prima d
dere il mare (cfr. nota sg.).
188 Athen., XI, 462.

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66 CLAUDIO PARISI PRESICCE

to di strutture abitative risalenti alla fine dell'VIII secolo a.C. nell'area


del quartiere di Akradina, hanno dimostrato che il primitivo stanziame
coloniale non era limitato all'isola di Ortigia ma comprendeva anc
un'ampia zona della terraferma confinante con l'istmo ad Ovest del
kios189. Sembra dunque probabile che tutta l'area compresa tra le latom
a Nord, la palude Lysimeleia a Sud e le propaggini orientali della ne
poli del Fusco ad Ovest facesse parte del territorio urbano fin dall'inizi
e che l'urbanizzazione qui come altrove fu graduale. U limite nord-o
dentale dell'insediamento era segnato dal santuario di Apollo Temen
posto ai piedi del colle omonimo lì dove in seguito fu costruito il te
e si sviluppò il quartiere ellenistico di Neapolis. I resti più antichi rinven
sono della fine del VII secolo a.C.190, ma in considerazione del fatto
la necropoli più antica di Siracusa si trova in linea d'aria ancora più
Ovest del santuario191, non è escluso che la sua dislocazione risalg
primissimi anni della colonia.
Si può altrimenti ipotizzare una nuova definizione del territorio ur
no intorno alla metà del VU secolo, al momento della definitiva soluzio
dei rapporti con gli indigeni192, la cui presenza è testimoniata, oltre c
dalle fonti letterarie193, dai resti rinvenuti al di sotto dell' Athenaion e
santuario di Apollo Temenites194. Intorno alla metà del VII secolo,
altro, forse in conseguenza dell'assestamento sociale che portò alla c
tuzione delle due classi dei Gamoroi e dei Killyrioi, comincia la pene
zione dei Siracusani verso l'interno con la fondazione delle tre sub-colonie
di Acre, Casmene e Camarina. Ai primi anni della colonia risale, invece,
l'interesse dei Siracusani per la direttrice espansionistica costiera. Già alla

189 G. Voza, «Bilancio degli scavi a Siracusa sulla terraferma», in Atti Atene 1979, t.II, pp.
165-167; Sicilia antica, l, 3, pp. 655-697; G. Voza, in Kokaļos XXII-XXIII, 1976-1977, pp. 551-561;
P. Pelagatti, in Kokaļos XXVI-XXVII, 1980-1981, p. 707 sgg.
190 S. Stucchi, «Scavo di un santuario presso il teatro greco», in FA VII, 1952, n. 1605, fig.
47; B. Neutsch, in AA 1954, c. 604 sg., figg. 72-76; A.D. Trendall, in Archaeological Reports
1955, suppl. JUS LXXVI, 1956, p. 50.
191 Necropoli del Fusco (P. Orsi, in NS 1893, pp. 445-486; 1895, p. 109 sgg.).
192 Forse in origine i limiti dell'insediamento erano segnati a Nord-Ovest dall'attuale Foro Sira-
cusano, dove si trovava una delle due agorai della colonia (L. Bernabò Brea, in NS 1947, p. 196
sgg.). Essa si troverebbe originariamente in una posizione periferica per favorire i rapporti di scambio
con l'elemento indigeno, presente a breve distanza nel territorio circostante. Una dinamica simile è
riscontrabile anche a Cirene.
193 Cfr. nota 28.
Oltre alla bibliografia citata alle note 29 e 30, cfr. P. Orsi, in NS 1899, pp. 26-42 (necropoli
sicula del Plemmyrion).

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 67

fine dell' VIII secolo, infatti, essi giunsero alla fondazione di Eloro195
so la foce del fiume Assinaros-Tellaro, con la quale tolsero ai Meg
la possibilità di controbilanciare il predominio calcidese sulla costa or
tale dell'isola. L'importanza prioritaria per i Siracusani della fascia cos
ra dipendeva, oltre che dalla fertilità agricola, da esigenze difensi
conquista, per esempio, del Plemmyrion, che chiude a Sud l'ampia
naturale del Porto Grande, dovette essere assai precoce. Alla luce
la posizione dell' Olympieion a Sud del fiume Anapo e del Cyane potr
segnare il limite del territorio urbano in questa direzione fin dall'ini
successivamente superato dall'espansione territoriale verso Sud, ma se
pre considerato come valico d'ingresso alla città da tutti gli eserci
assediarono Siracusa196. Allo stato attuale delle ricerche i resti del sa
rio non risalgono oltre il VI secolo a.C.197, ma è possibile ricollega
esso una notizia letteraria, la cui interpretazione, sebbene contro
indica che il suo impianto primitivo è più antico.
Pindaro198 ricorda che alla fondazione di Siracusa si sarebbe assoc
Agesia, membro della famiglia sacerdotale degli Iamidi, originaria del
cadia, che presiedeva al culto di Zeus ad Olimpia. Si voglia o no rit
vero il racconto di Pindaro, forse viziato quanto alla sua cronolog
motivi propagandistici, appare suggestiva l'ipotesi che essa si riferisc
una immigrazione molto antica di epoikoi, per i quali il territorio di
cusa si espanse verso Sud e dai quali fu impiantato il nuovo santuario
presto divenne uno dei principali della città199. La presenza di Ar
Siracusa è sicura per il V secolo a.C.200, ma il legame tra la città sicil
ed il celebre santuario dell'Elide è molto più antico, come è testim

195 Sicilia antica , I, 3, pp. 545-553 (Eloro, scheda).


196 Ippocrate (Herod., VII, 154), gli Ateniesi (Thuc., VI, 65, 3; Paus., X, 28), i Carta
di Imilcone (Diod., XIV, 63, 3), i Romani (Liv., XXIV, 33, 3). Vicino all'Olympieion, p
sorgente del Cyane vi è un altro santuario ricordato dalle fonti (Diod., XIV, 72), del quale a
pochi resti (F.S. Cavallari, in NS 1887, p. 380 sgg.) e dal quale proviene la nota testa L
del Museo di Siracusa (Cfr. E. Langlotz, L'arte della Magna Grecia , tr. it., Roma 1968,
iyv P. Orsi, «L'Olympieion di Siracusa», in MonAL XIII, 1903, c. 368 sgg.; E. Lissi,
presso l'Olympieion», in NS 1958, p. 197 sgg.; H. Riemann, «Zum Olympieion von Syraku
LXXXI, 1964, p. 229 sgg.
198 Pind., Olymp., VI, w. 4 sgg.
199 Esso è menzionato per la prima volta dalle fonti solo all'inizio del V secolo a.C.
X, 27), ma la sua importanza fin da epoca più antica è testimoniata dal fatto che vi si cu
l'archivio per il censo militare (Plut., Nicia, 14).
200 Paus., V, 27, 1.

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68 CLAUDIO PARISI PRESICCE

dalla leggenda amorosa, nota già al poeta Ibico2


ninfa Aretusa ed Alfeo che, trasformatisi l'una in f
scorrendo sotto il mare, s'incontravano nell'isola
potrebbe aver avuto ampia diffusione proprio gr
per motivi propagandistici, avrebbero cercato di f
addirittura ad una età anteriore alla data di fondazione ufficiale di Siracu-
sa da parte di Archia, in modo da dare maggior peso alla loro presenza
nella fondazione stessa.
Anche a Leontinoi {Fig. 6), dove l'insediamento primitivo era limita-
to alla parte meridionale del Colle S. Mauro202, l'inglobamento nel terri-
torio urbano del Colle di Metapiccola ad Est, precedentemente abita
dai Siculi, e dell'area settentrionale del Colle S. Mauro avvenuto nel VI
secolo a.C. è accompagnato dalla dislocazione di due aree sacre ai margini
delle nuove acquisizioni territoriali203.
Dell'area urbana di Sibari, colonia achea fondata al centro di una
vasta pianura, non si conosce l'esatta estensione, non essendo stato rinve-
nuto alcun resto di cinta muraria e non essendo state ancora individuate
le necropoli. È probabile, comunque, che alla città appartenesse tutta la
superficie compresa tra i due fiumi, il Crati a Sud ed il Sybaris-Coscile a
Nord, i cui corsi in origine avevano foci indipendenti. Considerando che
la superficie della colonia, calcolata in 515 ettari204 ed abitata nel momen-
to di maggiore sviluppo da una popolazione di 100.000 persone205, era la
più grande di tutte le colonie della Magna Graecia e che famosa era in
antico la fertilità del suo territorio206, appare probabile che gli Achei riu-
scirono ad estendersi su un territorio assai vasto fin dall'inizio. La presen-

201 Ibyc., fr. 23 ( Poetae lyrici Graeci , ed. Bergk, III 4, p. 244). Cfr. pure Strab., VI, 270 =
2,4; Paus., V, 7,3. Sulla leggenda cfr. Bérard, p. 130.
202 G. Rizza, «Leontini e Katane nell'VIII e nel VII secolo a.C.», in Atti Atene 1979 , t. II,
pp. 313-317.
203 D. Adamesteanu, «Lentini, Scavo dell'area sacra», in NS 1956, pp. 402-414; G. Rizza,
«Scavi e ricerche nella città di Leontinoi negli anni 1951-1953», in BA XXXIX, 1954, pp. 69-73 (in
partie, note 1 e 8); Id., «Stipe votiva sul colle di Metapiccola», in BA XLVIII, 1963, pp. 342-347.
204 Guzzo, p. 388 (dati ripresi da una tesi di laurea di M.P. Testi, Ricerche di demografia storica:
le città greche dell'Italia Meridionale). Cfr. pure Bérard, p. 149 (circa cinquecento ettari). Secondo
Strabone (VI, 263 = 1, 13), la città nel VI secolo a.C. aveva una cinta di mura lunga 50 stadi.
205 Strab., ibid.; Ps.-Scymn., v. 340, indica la popolazione di Sibari in 300.000 unità.
206 Strab., VI, 278 = 3,1; Diod., XII, 9,2; ATHEN., XII, 519.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 69

Fig. 6. Leontini (da Sicilia antica).

za di aree di culto risalenti ai primi anni della colonia su tre altur


circondano ad arco la piana di Sibari e la concomitante distruzion
villaggi indigenti ivi situati207 lascia supporre che i coloni achei gi
fine dell'VIII secolo si erano assicurati il controllo di tutta l'area comp

207 Greco, p. 114 sg.; Guzzo, «La Sibaritide e Sibari nell'VIII e nel VII sec. a.C.», in
Atene 1979 , t. II, pp. 237-250. Inoltre, Id., «Archeologia e territorio nella Sibaritide», in St
Antichità in onore di G. Maetzke , Roma 1984, pp. 309-315.

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70 CLAUDIO PARISI PRESICCE

tra le tre colline ed il mare, in origine molto più


cazione periferica dei santuari suddetti svolgesse l
limitazione del territorio riscontrata altrove per i
Sulle colline situate nel punto in cui il Crati sfo
a Nord del fiume presso Spezzano, in località Co

Fig. 7. Sibari (da Pallottino, op. cit.).

208 Guzzo, p. 310, fig. p. 56 sg. (bibl. a p. 417); Id., in AA.V


della Sibaritide , 1 (Cahiers du Centre Jean Bérard VII), Naples 19

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 71

rinvenuto un luogo di culto documentato da materiale votivo databile in-


torno alla metà del VII secolo a.C., sovrappostosi a livelli di frequentazio-
ne indigena dell'età del Ferro. Altre tracce di un luogo di culto sono state
trovate sulle stesse colline, in località San Mauro, poco più ad Est della
precedente209. Sulla collina situata al centro della piana di Sibari, nel pun-
to di confluenza dei fiumi Esaro e Coscile, in località Torre Mordillo210,
si è rinvenuto un santuario greco le cui prime attestazioni risalgono alla
prima metà del VII secolo. In tale località è attestata una frequentazione
indigena precedente con tracce di un abitato che partendo dall'età del
Bronzo Recente si potrae fino all'ultimo quarto dell' VIII secolo a.C., al
momento dell'arrivo dei coloni achei. Sulla collina della Motta a Franca-
villa Marittima211, situata a Nord del fiume Raganello che delimita su q
sto lato la pianura di Sibari, si è rinvenuto un santuario greco dedic
ad Athena documentato fin dall'inizio del VII secolo. Esso si è sovrapp
sto, distruggendolo, ad un insediamento indigeno attestato a partire dal
l'età del Bronzo Recente. L'appartenenza al territorio di Sibari di un'a
così ampia fin dalla prima generazione di coloni trova conferma nel fat
che essa suscitò l'invidia di Miscello, ecista di Crotone, fondata da coloni
achei pochi anni dopo212. Nota era, inoltre, la facilità nel concedere
cittadinanza ai forestieri213 e proverbiale era la sua ricchezza, determin
da una precoce penetrazione verso l'interno e da ambiziose mire espansio
nistiche lungo la costa. Mire che, infatti, indirizzate verso Nord, avevan
indotto i Sibariti a consigliare ai coloni di Metaponto la scelta di un s
che non intralciasse le loro ambizioni sulla Siritide e bloccasse l'avanzata
tarantina214; rivolte verso Sud li costrinsero allo scontro fatale con i Cr
toniati sulle rive del fiume Traente215.
A Crotone l'insediamento primitivo si estendeva su tutta l'area su
cessivamente racchiusa dalla cinta di mura, dal momento che entrambi i
settori della città divisi dall'ultimo tratto del fiume Esaro hanno restituito

209 A. De Franciscis, «Contributi all'archeologia di Sibari», in RANap n.s., XXXVI, 1961,


pp. 63-73.
210 Guzzo, pp. 310-312 (bibl. a p. 417); Id., in Ricerche..., cit., p. 22 sg., fig. 4.
211 Guzzo, pp. 314-318 (bibl. a p. 417); Id., in Ricerche..., cit., p. 20, fig. 2. Cfr. pure nota 43.
212 Hyppis, apud Zenob., III, 42; Antioch., apud Strab., VI, 262 = 1, 12; cfr. Bérard,
p. 154.
213 Diod., XII, 9, 2.
214 Antioch., apud Strab., VI, 264-65 = 1, 15.
2 5 Avvenne nel 511-510 a.C. e determinò la fine di Sibari (Diod., XI, 90, 3).

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72 CLAUDIO PARISI PRESICCE

strutture del VII secolo216. L'unico santuario fino


va in Contrada Vigna Nuova217, su un'altura s
fiume Papaniciaro, affluente dell'Esaro, immediat
mura, costruite tra il V e il IV secolo a.C. Esso delimitava l'area urbana
sul lato occidentale. Il limite meridionale della pianura occupata dai Cro-
toniati è segnato da due aree sacre, le cui tracce di frequentazione più
antica finora rimesse in luce non risalgono oltre l'inizio del VI secolo a.C.
L'una è costituita dal santuario di Hera Lacinia presso Capo Colonna218,
l'altra è stata individuata grazie al rinvenimento di un deposito votivo in
località S. Anna, sulle pendici di un complesso collinoso dell'interno ricco
di sorgenti219.

Fig. 8. Taranto: 1. Tempio sotto la chiesa di S. Domenico; 2. Tempio dorico di piazza Castello; 3.
Santuario di Apollo Hyakinthos (da Greco).

216 C. Sabbione, «Le aree di colonizzazione di Crotone e Locri Epizefiri nell'VlII e Vil sec.
a.C.», in Atti Atene 1979 , t. II, pp. 251-299; Guzzo, pp. 286-9 (bibl. p. 415).
217 II materiale finora rinvenuto testimonia una frequentazione dell'area a partire dal VI secolo
a.C.: Sabbione, in Atti Taranto 1975 , pp. 587-589; Guzzo, p. 286, fig. p. 288. A.M. Ardovino,
in Atti Taranto 1978 (1984), pp. 377-380; E. Lattanzi, in Atti Taranto 1982 (1985), p. 520.
218 Guzzo, pp. 284-286 (bibl. p. 415); G. Spadea, in Klearchos VI, 1974, p. 5 sgg.
219 C. Sabbione, in Atti Taranto 1976 , pp. 925-928; Guzzo, p. 289 sg.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 73

A Taranto (Fig. 8) l'insediamento laconico definitivo era in


limitato all'area della città vecchia, collegata anticamente alla ter
attraverso un istmo220. Ai margini essa presentava due aree sacre
ad Ovest è stata individuata grazie al rinvenimento delle struttu
tempio al di sotto delle fondazioni della chiesa di S. Domenico
limite orientale dell'isola è costituita dal tempio dorico di piazza
noto da tempo, di cui si conservano in situ due colonne rec
restaurate, le cui caratteristiche pemettono di datare l'edifici
quarto del VI secolo a.C.221. La successiva espansione della ci
terraferma ad Est, che inglobò nell'area urbana parte della ne
probabilmente accompagnata dalla dislocazione all'estremità o
un santuario di Apollo Hyakinthos ricordao dalle fonti222, rima
sivamente al di fuori della cita muraria.
L'antica Siris-Polieion, colonia colofonia fondata tra la fine dell'VIII
e l'inizio del VII secolo a.C., va localizzata, come sembra ormai accerta-
to223, sulla stessa collina di Policoro, situata tra i fiumi Akiris-Agri a Nord
e Siris-Sinni a Sud, dove fu successivamente fondata la colonia thurino-ta-
rantina Eraclea (Fig. 9). I coloni ionici, sebbene l'insediamento primitivo
fosse costituito forse da nuclei sparsi e non da una città continua, avevano
certamente preso possesso di tutta la collina fin dall'inizio, come spesso
avveniva. Ciò è testimoniato dal fatto che le necropoli riferibili alla città
colofonia, quella in contrada Schirone databile a partire dagli inizi del
VII secolo e quella della Madonnella del VI secolo a.C., si trovano all'e-
sterno del pianoro, lungo le falde sud-occidentali della collina224. Le mura
della città, inoltre, costruite in mattoni crudi, recinsero fin dal VII secolo
a.C. tutto il suo perimetro225. Lungo le pendici meridionali della collina,

220 F.G. Lo Porto, «Topografia antica di Taranto», in Atti Taranto 1970 , p. 343 sgg.; Greco,
p. 178 sg.; Id., «Dal territorio alla città: lo sviluppo urbano di Taranto», AION (AStA) III, 1981,
p. 139 sgg.
221 Greco, pp. 179, 187 sg.; Guzzo, p. 380; F. Filippi, «Nuovi saggi nell'area del tempio ar-
caico di Taranto», in Ricerche e Studi. Museo Provinciale F. Ribezzo, Brindisi IX, 1976, pp. 67-82.
222 Cfr. P. Wuilleumier, Tarente des origines à la conquête romaine , Paris 1939, p. 34 sgg.
223 Cfr. da ultimo D. Adamesteanu, «Siris», in II Museo Nazionale della Siritìde , a cura di S.
Bianco e M. Tagliente, Roma-Bari 1985, pp. 57-64. Tale localizzazione della colonia greca viene
ancora rifiutata da Guzzo, p. 327.
224 Adamesteanu, «Siris e Metaponto alla luce delle nuove scoperte archeologiche», in Atti
Atene 1979 , t. II, pp. 301-313; Id., «Una tomba arcaica di Siri», in Festschrift B. Neutsch , Innsbruck
1980, pp. 31-36; Greco, p. 134 sg.
225 B. Hansel, in NS 1973, pp. 400-492 (in partie, pp. 438, 461); D. Adamesteanu-H. Dil-
they, «Siris-Nuovi contributi archeologici», in MEFRA XC, 1978, pp. 515-565.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 75

ai margini del vallone sottostante, vi è un santuario di Demetra le


strutture finora portate alla luce non risalgono oltre il V secolo a.C.,
i materiali dei numerosi depositi votivi rinvenuti, uno dei quali in pr
mità di una fonte, testimoniano che il luogo di culto era frequentato
dall'inizio del VII secolo226. Poco più ad Ovest si è rinvenuta un'altra a
sacra con un tempio, ipoteticamente attribuito ad Athena e databile in
no alla metà del VI secolo227. All'estremità occidentale della collina i r
di alcune fornaci risalenti al VII secolo228 potrebbero indicare la pres
di un'area sacra, nella quale esse erano inserite come a Naxos per s
cultuali.
A Locri {Fig. 10) il limite sud-orientale dell'insediamento è segnato
dal Santuario di Marasà e dall'area sacra ad Afrodite in località Centoca-
mere, il primo229, sicuramente esistente almeno dalla seconda metà
VII secolo a.C., fu inglobato nella cinta muraria, mentre la seconda2
che presenta tracce di frequentazione a partire dalla prima metà del
secolo, fu da essa addirittura tagliata. Su questo lato nei pressi delle mur
che corrono parallele alla costa, è stata pure rinvenuta una stipe con sta
tuette di Zeus231. La città, partendo dalla stretta fascia litoranea, si est
deva fino alle tre colline di Mannella, Abbadessa e Castellace, che si p
tendono verso il mare ortogonalmente alla linea costiera. Sul lato nor
orientale il limite del territorio urbano coincideva fin dall'inizio con qu
segnato dalla cinta delle mura, dal momento che le necropoli greche son
state rinvenute immediatamente all'esterno della fortificazione, costrui
tra il IV ed il III secolo a.C., forse inglobando qualche tratto databi
fino al VI secolo232. Sulla collina più orientale, lungo il circuito di mura
all'interno si sono rinvenute tre aree sacre che delimitavano su questo la

226 Lo Porto, in Archäologische Forschungen in Lukanien, II - Heracleiastudien, Heidelbe


1967, pp. 181-192, fig. 44; B. Neutsch, in AA 1968, cc. 770-775, 790-794; Id., Siris ed Hera
Urbino 1968, pp. 19-25; Greco, pp. 140-142.
227 Adamesteanu, La Basilicata antica. Storia e monumenti , Cava dei Tirreni 1974, p. 96
Greco, p. 140.
228 Adamesteanu-Dilthey, art. cit., pp. 519, 526; Greco, p. 143.
229 G. Foti, in Atti Taranto 1976 , p. 350; cfr. pure A. De Franciscis, Il Santuario di Mar
in Locri Epizeftri, I. Il tempio arcaico , Napoli 1979; G. Gullini, La cultura architettonica di L
Epizefiri , Taranto 1980; Greco, p. 86 sg.
230 AA.W., Locri Epizephyri , I, Firenze 1978; Greco, pp. 90-94.
231 G. Foti, «La topografìa di Locri Epizefiri», in Atti Taranto 1976 , p. 351; Greco, pp.
96 (IV secolo a.C.).
232 Sabbione, in Atti Atene 1979 , cit. Per le necropoli, cfr. pure Foti, art. cit., p. 359 sgg

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76 CLAUDIO PARISI PRESICCE

la città fin dall'inizio. Sul primo terrazzo


Zeus, di cui si conservano in località Marafiot
to intorno alla metà del VI secolo ed al qua
le famose tavolette bronzee iscritte rinvenut
in alto, in località Piani Caruso è stato localiz

Fig. 10. Locri Epizefiri (da Greco).

233 A. De Franciscis, Stato e Società in Locri Epizefiri


del Colloquio , Napoli 26-27 aprile 1977), a cura di D. Mus
p. 274 sg.; F. Cost abile, R. Fuda, I testi dell'archivio loc
27-28 gennaio 1984), Reggio Calabria 1984. Sul tempio Mar
ad archaeologiam et artium historiam pertinentia VIII, 1978

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 77

fe, che ha restituito numerosi modellini fittili di grotte234. Sale


si trova un santuario di Athena, di cui si conserva un piccolo te
Su una terrazza trapezoidale sulle falde del colle di Mannella,
della porta aperta nel vallone che lo divide dalla collina dell'
si è rinvenuto un santuario di Persefone le cui strutture si limitano ad un
pozzo, ma i cui materiali votivi, compresi i famosi pinakes, sono databili
a partire dal VII secolo a.C.236
Caulonia, considerata dalle fonti letterarie una sub-colonia di Croto-
ne237, fu in realtà un'apoikia indipendente, la cui fondazione risale agli
ultimi anni dell' VIII secolo238. Essendo anch'essa di origine achea, è pro-
babile che la sua deduzione fosse stata caldeggiata dai Crotoniati allo sco-
po di frenare sul nascere le ambizioni espansionistiche di Locri, fondata
all'incirca negli stessi anni poco più a Sud sulla costa ionica239. In mancan-
za di un territorio fertile e priva di possibilità di sviluppo, Caulonia cadde
ben presto sotto il dominio di Crotone, che si estendeva verso Sud fino
al fiume Sagra-Turbolo. Della città, sita presso l'odierna Monasterace Ma-
rina, tra il torrente Cocinto-Assi a Nord e lo Stilaro a Sud, si conoscono
due aree sacre (Fig. 11). L'una240, costituita da un tempio dorico della
metà del V secolo, è collocata presso la spiaggia al limite orientale dell'a-
rea urbana. L'altra241, di cui si conosce la decorazione architettonica in
terracotta di un tempio databile tra la fine del VI e l'inizio del V secolo
a.C., si trova nella zona collinare a Sud-Ovest della città, in località Pas-
soliera, a duecento metri circa dalla cinta muraria, non più antica del V
secolo. Qui sono state rinvenute delle tracce di frequentazione databili a
partire dalla fine dell'VIII secolo, che ne testimoniano l'esistenza fin dai
primi anni della fondazione.

234 Fon, art. cit., p. 352; Greco, pp. 76, 88; Guzzo p. 275.
235 fqTI art cit ? p 353. Greco, p. 88.
230 Zancani Montu oro, «Il tempio di Persefone a Loen»,* in RAL XIV, 1959, p. 226 sgg.;
Greco, pp. 75, 88; Guzzo, p. 274.
237 Ps.-Scymn., w. 318-322; Solin., III, 174; Steph. Byz., s.v. Avtaov. Cfr. pure Bérard,
p. 158 sg.
238 Greco, p. 99 sg.
23V Alla stessa maniera Sibari, per frenare lavanzata di Taranto, aveva favorito la fondazione
di Metaponto.
240 P. Orsi, «Caulonia», in MonAL XXIII, 1915, cc. 828-906, taw. X-XVIII; E. Tomasello,
in NS 1972, pp. 561-591; Greco, p. 104 sg.; Guzzo, p. 282.
241 Orsi, «Caulonia, II», in MonAL XXIX, 1924, cc. 409-485, taw. I-X; Greco, p. 106; Guz-
zo, p. 282.

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78 CLAUDIO PARISI PRESICCE

Fig. 11. Caulonia (da Greco).

A Gela (Fig. 12) il primitivo stanziamento coloniale era limitato alla


zona della stretta collina parallela al mare compresa tra il fiume Gelas
ad Est e la strozzatura naturale nota come Vallone Pasqualello ad
Ovest242. Tale limite della città più antica, riconoscibile dalla presenza
poco oltre delle necropoli arcaiche, fu superato in occasione della ricostru-
zione timoleontea, la cui cinta muraria giungeva fino al margine occiden-
tale della collina che si biforca nei due promontori di Capo Soprano e di

242 G. Fiorentini-E. De Miro, «Gela proto-arcaica», in Atti Atene 1979 , t. III, p. 53-106; Id.,
«Gela nell'VIII e VII sec. a.C.», in Insediamenti 1977 , p. 90 sgg.

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80 CLAUDIO PARISI PRESICCE

Piano Notaro243. Oltre al santuario di Athena e


rios (?) situati sull'altura di Molino a Vento all'
della collina, che fungeva da acropoli244, una se
molto antichi risultano dislocati proprio lungo il
l'insediamento sui pendii della collina o ai margin
te. Esse circondano, come a Selinunte, l'intera a
potè svilupparsi la città dal momento della fond
fissata al 688 a.C., fino alla distruzione cartagi
oltre il fiume come spesso accade per questi sa
dune della collinetta di Bitalemi si trova il santuario dedicato a Demetra
Thesmophoros, le cui tracce più antiche, costituite oltre che da offerte
votive da piccoli edifici in mattoni crudi, risalgono alla metà del VII secolo
a.C.245 A Sud su una piattaforma aperta verso il mare, nell'area dell'attua-
le piazza Municipio, in base al rinvenimento di materiali votivi, si è potuto
localizzare un santuario di Hera, la cui vita cultuale è documentata a par-
tire dal VII secolo246. Ancora a Sud sulle pendici della collina era collo-
cato l'heroon dell'ecista Antifemo, evidentemente risalente ai primi anni
della colonia247, e più ad Ovest in località Predio Sola è stato individuato
un altro complesso sacro dedicato a Demetra, la cui stipe votiva contiene
materiale risalente fino alla metà del VII secolo248. Sul lato Nord il limite
dell'area urbana era segnato da una serie di aree sacre individuate grazie
al rinvenimento delle stipi votive e di terrecotte architettoniche, tutte ri-
feribili all'età arcaica. Quelle site in via Fiume, presso lo Scalo Ferroviario
ed in località Carrubbazza249 sono pertinenti al culto di Demetra e Kore
e forse di Atena, quella posta ai piedi della collina in località Madonna

243 P. Orlandini, «Storia e topografia di Gela dal 405 al 282 a.C.», in Kokalos II, 1956, pp.
158-176.
244 Fiorentini-De Miro, in Atti Atene 1979, cit. , p. 65 (altra bibl. alle note 30-34); Orlandini,
in RI AS A cit., pp. 20-31, taw. I-II.
245 Orlandini, «Lo scavo del Thesmophorion di Bitalemi e il culto delle divinità ctonie a Gela»,
in Kokaļos XII, 1966, pp. 8-35, taw. I-XXV; Id., «Gela: Nuove scoperte nel Thesmophorion di
Bitalemi», in Kokaļos XIII, 1967, pp. 177-179, taw. XXI-XXII; Id., in RIASA cit., p. 38 sgg., taw.
III-IV.
246 Orlandini, «Due graffiti vascolari relativi al culto di Hera a Gela», in RAL IX, 1954, pp.
454-457; Id., in RIASA cit., pp. 31-33.
247 Orlandini, in RM LXIII, 1956, pp. 140-141; Id., in RIASA cit., p. 44 sg.
248 Orlandini, «Gela: La stipe votiva arcaica del Predio Sola», in MonAL XLVI, 1963, cc.
1-78 (in part. c. 76 sgg.); Id., in RIASA cit., pp. 37-38.
249 Orlandini, in RIASA cit., pp. 33-37, figg. 12, 14.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 81

dell'Alemanna250, invece, era dedicata ad Hera Argiva. Sul lato Ovest,


infine, è possibile che un santuario sia da localizzare dove sono state rin-
venute le fornaci di via Dalmazia, la più antica delle quali risale alla prima
metà del VII secolo251. È probabile, infatti, che essa, producendo mate-
riale prevalentemente destinato al culto, era inserita, come a Naxos ed a
Locri, in un temenos sacro. Le conquiste espansionistiche lungo la costa
dei coloni geloi, mentre verso Ovest raggiunsero il fiume Himeras-Salso
e poi l'area dove fu fondata Agrigento, verso Est si arrestarono al fiume
Achates-Dirillo, al confine con il territorio di Camarina. L'area sacra rin-
venuta in località Feudo Nobile252 sulla riva destra del fiume, con resti
risalenti fino al VI secolo, sanciva l'estensione del dominio territoriale di
Gela verso Oriente, alla quale Siracusa reagì con la fondazione dell'ultima
sub-colonia.
A Thasos (Fig. 13), fondata da Paros nel corso della prima metà del
VII secolo, l'area urbana risulta delimitata fin dall'inizio dal Thesmopho-
rion a Nord, che rimase successivamente all'esterno della cinta muraria253
costruita alla fine del VI sec. a.C., e dall'Herakleion a Sud. Sull'acropoli,
sita al limite orientale dell'area occupata, furono impiantati fin dall'inizio
il santuario di Apollo Pythios e quello di Athena Poliouchos.
Per Metaponto, colonia achea fondata in base ai dati archeologici in-
torno alla metà del VII secolo a.C., l'estensione originaria dell'area urba-
na non è conosciuta (Fig. 14). Della città si è messa in luce la cinta mu-
raria, ma essa, inglobando qualche tratto risalente alla fine del VI secolo
a.C., rispecchia il tracciato del V secolo254. È invece probabile che in ori-
gine i coloni si fossero impadroniti di tutto il territorio compreso tra il
fiume Bradano ed il Casuentus-Basento, il cui corso in origine scorreva
leggermente più ad Est e sfociava in una zona lagunare che fungeva da
porto. In tal modo i Metapontini potevano controllare interamente la fer-
tile pianura tra essi compresa, i cui prodotti agricoli furono notoriamente
la sua fonte di ricchezza principale255. Sebbene l'impianto urbanistico vero

250 Adamesteanu, in NS 1956, pp. 382-392; Orlandini, in RIASA cit., pp. 42-44 (materiale
a partire dalla metà del VII sec. a.C.).
251 Adamesteanu, in NS 1956, pp. 277-281 (pianta p. 203 n. 14).
252 Adamesteanu, in NS 1960, pp. 227-246, fig. 15.
53 R. Martin, «Thasos: quelques problèmes de structure urbaine», in CRAI 1978, pp. 182-197,
tav. a p. 190; Id., «Thasos colonie de Paros», in Atti Atene 1979 , t. III, pp. 171-177.
254 Greco, p. 149; Guzzo, p. 341.
255 Strab., VI, 264 = 1, 15 (la colonia consacrò a Delfi un raccolto ďoro). L'emblema della
città su tutte le sue monete era la spiga di grano.

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82 CLAUDIO PARISI PRESICCE

Fig. 13. Thasos: 1. Santuario di Demetra; 2. Santuario di Apollo P


Poliouchos; 4. Heracleion; 5. Santuario di Archouda (da Mar

e proprio, la cui realizzazione sembra debba ris


colo a.C.256, si sia limitato ad un'area ristretta pr

256 Adamesteanu, in Atti Atene 1979, cit., p. 309; D. Merte


der Stadtzentrums», in A A 1985, pp. 645-654.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 83

linea di costa in antico era più arretrata, è possibile individuare


dei possedimenti territoriali originari nella dislocazione di due aree
risalenti ai primi anni della colonia. Ad Est su una bassa collina adia
la riva destra del Bradano si trova il santuario di Hera con il tem
delle Tavole Palatine. Sebbene le strutture del tempio siano data
seconda metà del VI secolo, i materiali rinvenuti testimoniano che
sacra era già frequentata un secolo prima e che l'edificio conserv
stato preceduto da strutture più antiche257. Ad Ovest in località Sa
gio alla Venella sulla riva sinistra del Casuentus-Basento è stato rin
un santuario nei pressi di una fonte sacra dedicato al culto di Zeus
probabilmente associato ad una divinità femminile venerata anch
indigeni ed identificata dai Greci con Artemide (?). Le attestazi

Fig. 14. Metaponto (da Pallottino, op. cit.).

257 Greco, p. 157 sg.; Guzzo, p. 347; F.G. Lo Porto, «Ricerche e scoperte nell'He
Metaponto», in Xenia I, 1981, pp. 24-44.

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84 CLAUDIO PARISI PRESICCE

antiche della presenza greca risalgono anche qu


VII secolo258. La dislocazione di questi due santu
torio originario della colonia testimonia il precoce
tini per il controllo dei fiumi e delle valli lungo i
scelta è forse da mettere in connessione con un
guado259.
L'insediamento primitivo di Cirene (Fig. 15), colonia di Thera fonda-
ta secondo la tradizione nel 631 a.C., era probabilmente limitato alla lun-
ga collina meridionale ed alla stretta vallata a Nord di essa, un tempo
percorsa dall'Uadi bu Turquia. Nel suo punto più alto all'estremità occi-
dentale era sistemata l'acropoli, mentre ad Est il limite originario era pro-
babilmente segnato dall'agorà, situata al margine del pianoro ondulato che
si innesta con la collina. Questo spazio pubblico, riservato fin dall'inizio,
era protetto da vari luoghi di culto, tra cui la tomba dell'ecista260. La sua
posizione decentrata rispetto all'acropoli precocemente urbanizzata era
stata scelta probabilmente per favorire i rapporti di scambio con le popo-
lazioni indigene stanziate a breve distanza261. Questo stanziamento primi-
tivo era delimitato da due aree sacre in uso fin dai primissimi anni della
colonia. A Nord-Ovest su una larga terrazza posta lungo le pendici infe-
riori della collina vi era la fonte sacra ad Apollo ed il santuario consacrato
al suo nome, presso il quale già alla fine del VII secolo venne costruito
un tempio262. A Sud al di là della depressione dell'Uadi Belgadir, che
delimita su questo lato e ad Ovest la collina, si trova il santuario di De-
metra le cui strutture più antiche, disposte a varie terrazze sulle falde di

258 Greco, pp. 138 sg., 159 sg.; Guzzo, p. 349 sg., fig. a p. 349; G. Olbrich, Archaische
Statuetten eines metapontiner Heiligtums , Roma 1979.
259 I santuari che delimitavano l'area urbana lungo la fascia costiera si trovavano sempre al di
là delle foci dei fiumi, che, utilizzate come zone portuali, venivano in certo modo protette dalla
presenza del santuario stesso. Quelli che delimitavano il territorio verso l'interno si trovavano invece
lungo la sponda dei fiumi che confinava con la città stessa, presumibilmente a guardia di guadi o
stazioni fluviali.
260 All'ultimo quarto del VII secolo risalgono, oltre alla tomba di Batto, il Santuario di Opheles
(El) ed il temenos di Apollo Archegeta (S. Stucchi, Architettura Cirenaica , Roma 1975, pp. 7, 10,
12, figg. 1, 3).
261 Per le testimonianze archeologiche di una presenza indigena, cfr. I. Baldassarre, «Tracce
di abitato prebattiaco ad Ovest dell'Agorà di Cirene», in Atti del Simposio Internazionale «Cirene e
i Libyi» ( Roma-Urbino , 13-16 aprile 1981), QAL XII, in corso di stampa. Cfr. pure A. Laronde,
«L'archéologie en Cyrénaïque: aspects de la recerche récente», in RA 1984, pp. 179-187.
262 L' Artemision I. Stucchi, Arch. Cir., cit., p. 8 sg., fig. 4 (bibl. a nota 6).

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86 CLAUDIO PARISI PRESICCE

un pianoro roccioso, risalgono anch'esse alla


Questo stanziamento primitivo a distanza di p
l'inglobamento nell'area urbana di una second
prima264. Il nuovo assetto territoriale avvenne
550 a.C., in coincidenza con un notevole aum
seguito al sopraggiungere di nuovi coloni265. In
ria una riforma affidata a Demonatte di Mantinea ed è documentata una
ridistribuzione di terre266. Tutta l'area compresa tra l'acropoli e l'ago
fu allora estensivamente urbanizzata267 e le nuove acquisizioni territoria
sulla collina settentrionale e nel pianoro ondulato ad Est della piazza pub-
blica furono delimitate con una cintura di santuari. Infatti, nella zona oc
cidentale della collina settentrionale si conosce in base a notizie sommarie
l'esistenza di un grande tempio dorico di età arcaica268. Su un rialzo del
terreno al limite opposto della collina il santuario di Zeus conserva, inglo-
bati nelle strutture del tempio di età classica, i resti di un edificio prece-
dente che rendono sicura l'esistenza dell'area sacra almeno a partire dalla
seconda metà del VI secolo a.C., come peraltro si deduce dalle fonti let-
terarie269. Il limite orientale della nuova estensione della città era segnato

263 D. White, in M. Vickers-J.M. Reynolds, «Cyrenaica 1962-72», in Archaeological Reports


1971-72 , p. 36, fig. 9; Id., in ORom IX, 1973, p. 208; Stucchi, Arch. Cir., cit., p. 10; White,
«Cyrene's Sanctuary of Demeter and Persephene. A Summary of a Decade of Excavation», in AJA
LXXXV, 1981, pp. 13-30, pl. 4-5.
264 Che in origine l'area della città fosse limitata alla collina meridionale sarebbe testimoniato
da un passo di Erodoto (IV, 163) in cui è riportato un oracolo con il quale la Pizia avrebbe consigliato
Arcesilao III di non entrare in una città circondata dalle acque. Se si intende riferito a Cirene dob-
biamo interpretare l'indicazione con riferimento ai due corsi d'acqua che lambiscono la collina meri-
dionale a Nord e a Sud (Uadi Bu Turquia e Uadi Belgadir).
265 Stucchi, «La pianta urbanistica di Cirene antica», in Cirene 1957-66. Un decennio di attività
della Missione Archeologica Italiana a Cirene , Tripoli 1967, p. 42; Id., Arch, dr., cit., p. 15.
266 Herod., IV, 161 (riforma di Demonatte); IV, 159, 2 (ridistribuzione di terre). Cfr. Fr. Cha-
moux, Cyrène sous la Monarchie des Battiades , Paris 1953, pp. 221-4.
267 II reticolato di isolati del quartiere dell'Agorà seguì un orientamento leggermente diverso
rispetto a quello della Skyrotà, che collegava l'Acropoli all'area dell'Agorà fin dalle origini della
colonia (cfr. Stucchi, L Agorà di Cirene, II, 4, Roma 1984, pp. 17-19). Il nuovo orientamento fu
seguito anche per i monumenti databili all'inizio del terzo quarto del VI secolo, che per la prima
volta determinarono i limiti definitivi della piazza (Portico Ale Oikos E 2): Stucchi, Cirene 1957-
66, cit. , p. 42. Mentre l'Acropoli fu regolarmente ripartita in isolati fin dai primissimi anni, il Quar-
tiere dell'Agorà era in origine l'area delle assegnazioni agricole (ibid., p. 41).
268 Stucchi, Cirene 1957-66, cit., p. 44, tav. VI; Id., Arch. Cir., cit., p. 21 sg., tav. I n. 46.
269 Erodoto (IV, 203) ricorda che i Persiani nel 518 a.C. posero il loro accampamento presso il
santuario di Zeus Lykeios, situato fuori le mura. Cfr. Stucchi, Arch. Cir., cit., pp. 20, 23-29.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 87

dal santuario di una divinità Chalkioikos risalente all'ultima p


secolo, di cui si conservano le lastre bronzee del rivestimento di
ligneo270. Da Erodoto271, inoltre, si ha notizia dell'esistenza di u
di Afrodite collocato fuori della città, esistente già al tempo
Tutti questi santuari si trovano all'esterno della cinta muraria p
la cui esistenza a partire almeno dall'ultimo quarto del VI secolo
dalla notizia di Erodoto sul passaggio dei Persiani provenienti da
Negli anni successivi la città crebbe e si estese progressivam
che sulle due colline, su tutto il pianoro collegato con esse su
In età tolemaica273 l'intero perimetro della città fu circondato
ficazione in parte ancora conservata, che inglobò al suo inter
santuari arciaci, tranne quello di Demetra sito a Sud dell'Uadi Be
Di Hipponion (Fig. 16), sub-colonia locrese fondata verso l
VII secolo a.C.274, si conoscono tre aree sacre tutte dislocat
mura che, non anteriori alla fine del V secolo, recingono l'antic
mento posto su un ampio terrazzo collinare presso l'odierna V
tia275. Un santuario si trova presso la collina del Telegrafo all'in
sperone settentrionale della cinta, un altro è noto in località
margine orientale del costone roccioso, dove oltre ai resti del te
nico scoperto da Orsi si è recentemente rinvenuta una stipe
materiali di età arcaica, un terzo luogo di culto in località Scrim
sterno delle mura sul lato meridionale, è stato localizzato in bas
venimento di un deposito con materiale votivo anch'esso di età a
A Poseidonia (Fig. 17), colonia di Sibari la cui fondazione
ai dati archeologici viene posta alla fine del VII secolo a.C., l'a
sediamento primitivo sembra coincidere con quella racchiusa
mente dalle mura. Le necropoli di VI e V secolo, infatti, sono
venute immediatamente al di fuori di esse presso l'angolo No

270 Stucchi, Arch. Cir ., cit., p. 21 (bibl. a nota 1).


271 Herod., II, 181. In esso fu collocata una grande statua inviata da Ladiké, una
del re Amasis. Cfr. Stucchi, Arch. Cir ., cit., p. 23.
272 Cfr. nota 269.
273 Stucchi, Cirene 1957-66 , cit., p. 43.
274 C. Sabbione, in Atti Atene 1979 , cit., p. 280.
275 Greco, p. 68 sg.; Guzzo, pp. 252-255.
2 0 P. Orsi, «Monteleone Calabro. Nuove scoperte», in NS 1921, pp. 473-485; M. Shinko, «Pi-
nakes di tipo locrese nel Museo Archeologico di Vibo Valentia», in Klearchos XV, 1973, pp. 59-90;
Sabbione, in Atti Taranto 1975, pp. 580-582; Id., in Atti Taranto 1976, p. 897.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 89

Fig. 17. Poseidonia-Paestum (da Greco, in RA 1979).

Sud277. Su quest'ultimo lato l'area urbana era delimitata dal cors


me Salso-Capodifiume, le cui acque, oggi deviate più a Sud,
riempivano i fossati che circondavano le fortificazioni. All'es
mura presso l'angolo sud-orientale, in località Santa Venera un
probabilmente dedicato a Demetra Thesmophoros risalente al
VI secolo a.C.278 costituì fin dall'inizio il limite su questo lat

277 M. Napoli, Paestum , Novara 1970, p. 20 sgg.


278 W. Johannowsky-J.G. Pedley-M. Torelli, «Excavations at Paestum 1982»
LXXXVII, 1983, pp. 293-303, pls. 33-37; Eid., «Excavations at Paestum 1983», in AJ
1984, pp. 367-376, pls. 48-50; Pedley, «Excavations at Paestum 1984», in AJA LXXX
55-59, pls. 5-8. II limite settentrionale dell'area urbana era probabilmente determinato
di Athena, successivamente inglobato nelle mura, nel quale si sono rinvenute le fo
tempietto databile in base alle terrecotte architettoniche al 580 a.C. (cfr. P. Moreno,
di elementi architettonici in un edificio arcaico di Posidonia», in RAL XVIII, 1963, p

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90 CLAUDIO PARISI PRESICCE

urbanizzata. Anche i confini dei domini territoriali della colonia furono


sanciti fin dall'inizio con la dislocazione delle aree sacre. Essi si estende-
vano dal promontorio di Agropoli a Sud, dove la tradizione letterar
pone il santuario di Poseidone Enipeo non ancora localizzato279, fino
fiume Sele a Nord, alla foce del quale era collocato il noto santuario
Hera contemporaneo alla fondazione della città280. Come lungo la fas
costiera, così verso l'interno la penetrazione dei coloni greci fu assai pre
coce, giungendo già nel corso del VI secolo fino a Capaccio e a Font
dove sono stati rinvenuti due santuari281.
L'insediamento primitivo dei coloni di Camarina (Fig. 18), fondat
da Siracusa nel 598 a.C. tra i fiumi Ippari a Nord ed Oanis-Rifriscola
a Sud, era limitato alla parte più occidentale della collina di Cammara
i cui pendii a strapiombo sul mare digradano ripidamente verso i due co
d'acqua. L'impianto urbanistico della città classica, invece, fu realizza
su tutta l'estensione di essa e sulle due colline minori orientali dette di
Eracle e di Casa Lauretta282. I limiti di questo primo insediamento sono
segnati ad Est dal santuario di Athena, la cui area fu certamente riservata
al culto fin dal momento della fondazione283. Tale limite trova conferma
nel fatto che la cinta muraria, la cui costruzione si rese necessaria forse
in occasione dell'attacco di Siracusa del 553 a.C.284, in origine era limitata
a questo settore della collina, come è dimostrato dal braccio di muro che
corre al margine orientale del temenos di Athena che possedeva inizial-
mente un períbolos indipendente285. Sulle pendici meridionali della colli-
na, sulla spiaggia che la separa dal corso dell'Oanis è localizzato all'ester-

279 Licophr., Alexandra, v. 722. La proposta di ricercare ad Agropoli tale santuario risale a
Zancani Montuoro, «Il Poseidonion di Poseidonia», in Archivio Storico per la Calabria e la Lu-
cania XXIII, 1954, p. 165 sgg.
280 Greco, pp. 18, 21sg.; Guzzo, pp. 207-209 (bibl. p. 410).
281 Voza, in Atti Taranto 1964 , pp. 192-194; Id., in BA XLIX, 1964, p. 366; Napoli, op. cit.,
pp. 109-111; Vallet, in Atti Taranto 1967 , p. 91 nota 51. In generale Greco, in DdA n.s., I, 2,
1979, p. 19; Id., in RA 1979, pp. 226-227, fig. 2.
282 Sicilia antica , I, 3, pp. 509-527 (in part. p. 514).
283 Pelagatti, in BA XLVII, 1962, pp. 251-259; Ead., in BA LXI, 1976, p. 122 sgg.; Ead.,
in BA LXVIII, 1983, p. 110 sgg.
284 Thuc., VI, 5, 3. Sulle questioni cronologiche relative a tale repressione da parte dei siracu-
sani, cfr. Bérard, p. 135 sg.
285 Tale muro costituiva il limite orientale della cinta urbana originaria (Pace, Camarina , Cata-
nia 1927, p. 75; Di Vita, in BA XLIV, 1959, p. 347 sg.), sebbene l'abitato si sia esteso in età arcaica
anche sulle pendici sud-orientali della collina («Casa dell'Iscrizione»).

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Fig. 18. Camarina (da BA LXI, 1976).

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 91

no delle mura un santuario di Demetra e Kore, il cui deposito vot


restituito materiale databile fino al VI secolo a.C.286 È probabile
Nord il territorio urbano si estendesse anche nell'area al di là del fiume
Ippari che, come a Naxos, Gela, Cirene e Selinunte, rimase all'estern
della cinta muraria. Ciò trova conferma nella posizione della necropo
settentrionale che, adoperata fin dal VI secolo, è sita sul costone roccioso
in località Scoglitti a qualche distanza dalla città287 e dal fatto che il por
della colonia, provvisto di un bacino interno e di strutture connesse c
le attività portuali, va localizzato alla foce del fiume288. Tra la città e
necropoli deve essere per altro posizionato il «lacus Camarinensis», la pa-
lude attraversata dalle acque dell'Ipparis ricordata dagli scrittori antichi2
come sede della ninfa Camarina. Proprio il santuario di tale divinità,
localizzato oltre il fiume, potrebbe costituire il limite settentrionale dell'i
sediamento primitivo.
Agrigento (Fig. 19), sub-colonia di Gela fondata nel 582 a.C.,
estende su un'area circondata da due colline strette ed allungate a Nor
- il Colle Girgenti e la Rupe Atenea - e da un alto costone roccioso
a Sud - la Collina dei Templi - , lambite dal fiume Akragas-S. Biagi
sul lato nord-orientale e dall'Hypsas-S. Anna su quello occidentale. I c
loni, sebbene disposero l'impianto urbanistico solo nell'area pianeggian
compresa tra le tre alture, si impadronirono fin dall'inizio di tutto il sist
ma collinare per motivi di sicurezza. Una conferma a questa occupazio
estensiva viene dalla localizzazione delle necropoli290, che fin dall'età p
arcaica si trovano sempre all'esterno della cinta muraria, costruita già ne
VI secolo tutt'intorno alla città. Ampiamente nota è la corona dei tem
che circonda Agrigento. Per alcuni di essi, essendone documentata l'e
stenza fin dai primi anni della colonia, il confronto con i santuari perifer
di Selinunte risulta più stringente. Poiché per la dislocazione delle ar

286 F. Giudice, «La stipe di Persefone a Camarina», in MonAL XLIX, 1979, c. 281 sgg.; I
«Stipi votive da Camarina», in Tempio 1976 , pp. 82-86, taw. XIII-XVI.
287 Sicilia Antica , I, 3, p. 522 sg.; Coarelli-Torelli, p. 207.
288 J. D . Blackman, «Bristol University expedition to Camarina. Preliminary report», in Koka-
los XXII-XXIII, 1976-1977, pp. 607-614; Pelagatti, «Nuove ricerche lungo la costa di Camarina
e alla foce delPIppari», in SicArch IX, 30, 1976, pp. 15-23.
289 Cfr. Pace, Camarina , Catania 1927, p. 87 sgg.
290 E. De Miro, in Kokalos XXVI-XXVII, 1980-1981, pp. 566-580; Sicilia antica , I, 3, pp. 485-
495 (in part. p. 491 sg.); Coarelli-Torelli, p. 131; E. De Miro, M. Lombardo, s.v. Agrigento ,
in Bibliografia topografica III, 1, Pisa-Roma 1984, p. 85.

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92 CLAUDIO PARISI PRESICCE

sacre, specialmente quelle più antiche, fu privileg


immediate vicinanze degli accessi naturali al c
successivamente furono costruite le porte della c
alla funzione delimitativa e dimostrativa sommavano inizialmente anche
compiti di controllo e di difesa. Alla prima metà del VI secolo è sicur
mente databile il sacello rinvenuto al di sotto della cella del Tempio d
Vulcano291, posto al margine della dorsale rocciosa presso l'angolo Su

Fig. 19. Agrigento: a. Porta I; b. Porta II; c. Porta III; d. Porta IV; e. Porta V; 1. Santuario rupes
di S. Biagio; 2. Santuario rupestre; 3. Santuario presso Porta V; 4. Santuario delle Divini
Ctonie; 5. Santuario di Villa Aurea; 6. Tempietto a Sud dell'Olympieion (da Coarelli-To
RELLl) .

291 P. Marconi, Agrigento arcaica , Roma 1933, pp. 123-126, tav. XIX; E. De Miro, Itinerari
archeologici: Sicilia Occidentale , Roma 1983, p. 164, fig. 26; Coarelli-Torelli, p. 150 sg.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 93

Ovest della città. Alla stessa epoca sono databili alcune strutture del Sa
tuario delle Divinità Ctonie292 e la fase più antica del Santuario pr
Porta V293, posti da un lato e dall'altro dell'accesso naturale alla cit
verso il quale si dirigeva la strada proveniente da Ovest. Completan
quadro dei santuari più antichi posti al limite meridionale dell'area occ
pata dai coloni il tempietto a Sud dell'Olympieion294 e l'edificio sacr
Villa Aurea295, che fiancheggiano la Porta IV costruita sul taglio de
stone attraverso il quale passava la strada che, dirigendosi verso Sud, c
legava la città con la necropoli meridionale e con il mare, dove si trova
Emporion, porto della città. Due altre aree sacre segnavano il marg
orientale della città: il santuario rupestre presso Porta II, con incassi p
pinakes e fosse votive ai piedi delle pareti lungo il taglio della roccia29
la cui importanza va sottolineata in considerazione del fatto che verso
sto passaggio naturale si dirigeva la grande plateia Est-Ovest (V) che pa
tendo dal Santuario delle Divinità Ctonie attraversava l'agorà ed usc
dalla porta collegandosi con la strada che portava a Gela; il santuario
pestre di S. Biagio297, databile nel suo primo impianto al momento del
rivo dei coloni, che, collocato sulle pendici orientali della Rupe Ate
di fianco alla Porta I, rimase all'esterno della cinta di mura.
Elea, colonia focea fondata intorno al 540 a.C., si estendeva su un
promontorio che anticamente si protendeva sul mare (Fig. 20). Ai lati di
esso vi erano due pianure bagnate da due fiumi, l' Alento a Nord e la
Fiumarella Santa Barbara a Sud, le cui foci fungevano da porto della città
con vocazione prevalentemente commerciale298. Lungo il crinale del pro-
montorio una serie di aree sacre sancivano la presa di possesso del terri-
torio urbano, in origine probabilmente limitato alla sommità ed alle pen-

292 De Miro, ibid., pp. 156-161, fig. 24; Coarelli-Torelli, pp. 146-150.
293 De Miro, in MonAL XLVI, 1963, cc. 81-198; Id., Sicilia Occidentale , cit., pp. 154, 156,
fig. 23; Coarelli-Torelli, p. 146; De Miro, «Nuovi santuari ad Agrigento e a Sabucina», in
Tempio 1976, pp. 94-100, taw. XVII-XIX.
294 Gabrio, in NS 1925, p. 420 sgg.; De Miro, Sicilia Occidentale, cit., p. 154; Coarelli-To-
relli, p. 144. Cfr. pure P. Marconi, Agrigento arcaica, Roma 1933, pp. 131-135 (ellenistico).
295 Marconi, Studi Agrigentini, Roma 1930, pp. 27-32; De Miro, ibid., p. 150; Coarelli-To-
relli, p. 140.
296 Coarelli-Torelli, p. 137.
297 J. A. De Waele, «Das Felsheiligtum unter S. Biagio in Agrigento», in B ABesch LV, 1980,
p. 191 sgg.; De Miro, Sicilia Occidentale, cit., pp. 138-140, figg. 8-9; A. Siracusano, Il santuario
rupestre in località S. Biagio ad Agrigento, Roma 1983; Coarelli-Torelli, p. 136.
298 E. Lepore, «Strutture della colonizzazione focea in Occidente», in Nuovi Studi su Velia,
ParPass XXV, 1970, p. 19 sg.

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94 CLAUDIO PARISI PRESICCE

Fig. 20. Elea-Velia: A. Tempio ionico (Athena ?); B. Santuario di Poseidon

dici meridionali delle due terrazze più occidentali del colle


mente sviluppatosi con due quartieri nelle pianure adia
inglobate nell'ampio sistema di fortificazioni300. Delle nu
rimesse in luce lungo la dorsale della collina due risalg

299 M. Napoli, «La ricerca archeologica di Velia», in Velia e i Focei in Occ


1966, pp. 203, 207; C. Bencivenga Trillmich, «Resti di casa greca di età a
Elea», in MEFRA XCV, 1983, pp. 417-448 (in part. p. 418 e bibl. a nota 3
Napoli, s.v. Velia , in EAA VI, 1965, pp. 1112-16; Greco, «Velia e Pal
topografia antica», in MEFRA LXXXVII, 1975, p. 81 sgg.; Guzzo, pp. 221

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 95

della fondazione della colonia: l'Athenaion301, collocato sulla punta


dentale del promontorio successivamente adibita ad acropoli, con i
di un tempio ionico e materiali riferibili alla fine del VI secolo, ed il s
tuario di Poseidon Asphaleios302 sito più ad Est.
La fondazione definitiva di Olbia Pontica da parte dei coloni mi
avvenne nella seconda metà del VI secolo a.C., dopo un lungo peri
di convivenza con gli indigeni nell'isola di Berezan, a breve distanza da
terraferma303. Dell'area urbana, compresa tra i fiumi Hypanis-Büg e B
rysthene-Dnepr, si conoscono un luogo di culto alla periferia Oves
uno al limite meridionale, in connessione con l'Achilleios Dromos, pres
il quale si svolgevano le corse dei carri legate al culto di Achille304.
A questi esempi si può ancora aggiungere la posizione periferica
limite settentrionale della chora, del santuario di Artemide a Corcira
21), rifondata dai coloni corinzi alla fine dell' VIII secolo305; la posi
del santuario di Demetra ad Eloro (Fig. 22), sito in prossimità della spi
gia, a Nord della bassa collina su cui si estende la città ed all'esterno de
mura306; la dislocazione al margine occidentale del pianoro di Mont
sale dell'unico tempio di Casmene (Fig. 23) che si conosca307; ed in
la collocazione extramura nota solo dalle fonti del santuario di Artemide
Phacelitis a Reggio e del santuario di Poseidone a Zancle308.

301 P.C. Sestieri, in FA IV, 1949, n. 1861; Id., «Greek Elea-Roman Velia», in Archaelogy X,
1957, p. 8; Greco, pp. 40-42.
302 II complesso di strutture riportate alla luce è databile al IV secolo a.C., ma è probabile che
l'area sacra sia stata riservata sin dalle origini. Bencivenga Trillmich, art. cit., p. 418 sg., fig. 5
(bibl. a nota 5); Greco, p. 43.
303 A. Wąsowicz, in RIL CIX, 1975, pp. 227-232; Ead., «Urbanisation et organisation de la
chora coloniale grecque autour de la mer Noire», in Atti Cortona 1981 , p. 911-935 (in partie, p. 913
sg)-
304 Ead., Olbia Pontìque et son territoire. L'aménagement de l'espace, Paris 1975, p. 41 sg.; J.
Vinogradov, «Olbia», in XENIA I, 1981, Abb. 2; Wąsowicz, «Les lieux de culte des cités pon-
tiques», in Religione e città nel mondo antico, Atti Ce.R.D.A.C. XI (N.S. I), 1980-1981 (1984), pp.
197 sg., 201-205.
305 II. r. Kaaaita z, «Corcyra, Colonisation and Epos», in Atti Atene 1979 , t. II, p. 67 sg. (riass.
in ingl.), fig. 1.
306 M.T. Currò, in BA LI, 1966, p. 98; Sicilia antica , I, 3, p. 547 ("Koreion"; i materiali più
antichi rinvenuti risalgono al VI secolo a.C.); Coarelli-Torelli, p. 287.
307 Sicilia antica , I, 3, p. 532 sg., figg. 72-73; Coarelli-Torelli, p. 300. Le due fasi del tempio
sono entrambe datate nel corso del VI secolo a.C.
308 Thuc., VI, 44, 3 (Reggio); Diod., IV, 85, 6 (Zancle, presso il capo Peloro). Cfr. Vallet,
Rhégion et Zancle, cit., pp. 118 sg., 133.

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exiaon 'EpetpiaKTiç ánoixiaç
Kopiv^iann eucxraon
cxTaon ttóAnçpLetà TÒv7®ai.x,X. Fig. 21. Corcira (da Atti Atene 1979).

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 97

Fig. 22. Eloro (da Coarelli-Torelli).

7.3) Posizione periferica e funzione delle aree sacre

Per tutte le poleis fondate all'epoca della colonizzazione storica di


cui si conoscano delle aree sacre, i dati archeologici a nostra disposizione,
sebbene per lo più ancora suscettibili di maggiori precisazioni, sembrano
dare alla questione del rapporto tra data tradizionale di fondazione ed
origine dei santuari una risposta unitaria. In particolare per quanto riguar-
da le colonie primarie le aree sacre periferiche sembrano essere state ri-
servate o al momento stesso del primitivo insediamento e, comunque, nel
corso della prima generazione (Siris-Polieion, Locri, Thasos), o nel corso

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 99

della seconda generazione (Gela, Metaponto), o in parte nell'una


parte nell'altra (Naxos, Megara Hyblaea, Siracusa, Sibari). Nelle c
secondarie, invece, la cronologia delle aree sacre coincide nella to
dei casi con l'epoca della fondazione stessa (Caulonia, Cirene, Seli
Poseidonia, Camarina, Agrigento, Velia). Per quelle colonie poi d
dati archeologici a nostra disposizione non permettono una datazione
aree sacre ai primi anni della loro storia (Crotone, Taranto; Cas
Hipponion, Olbia Pon tica), la mancanza di edifìci profani al di sotto
strutture sacre, propende a favore del fatto che i temene fossero ris
al culto da epoca assai antica.
L'ampliamento del territorio urbano di alcune apoikiai al di fuor
primo insediamento è preceduto o accompagnato dalla dislocazione
santuario lungo i nuovi confini della polis. Tale ridefinizione politica
l'area occupata, documentata a Siracusa, Leontinoi, Taranto e Ci
sembra essere avvenuta proprio in quelle colonie per le quali, più
altre, le fonti letterarie o i dati archeologici testimoniano un contatt
stretto con gli abitanti del luogo, un violento conflitto iniziale o un
vivenza obbligata a brevissima distanza, ben presto risolta a favo
Greci. D'altra parte, considerando che i «barbari», avendo le stes
genze dei Greci determinate dall'aumento demografico verificatosi a
zio dell'età del Ferro, qualche tempo prima dell'epoca della coloni
ne storica, nella scelta dei siti di insediamento avevano ricercato
medesime possibilità agricole e di comunicazione necessarie ai coloni,
pare maggiormente chiaro perché proprio i fondatori di Siracusa e Ta
sulla costa e di Leontinoi e Cirene nell'interno, siti di grande attr
insediamentale per la loro posizione geografica, abbiano maggior
faticato ad impadronirsi delle nuove terre ed a raggiungere l'assetto
toriale definitivo. Per favorire i rapporti di scambio con gli abitant
luogo, in queste quattro città, e solo in esse stando alle attuali conos
anche l'agorà si trovava inizialmente in posizione periferica, al m
dello stanziamento primitivo, successivamente superato dall'ampliam
dell'area urbana.
La disposizione delle aree sacre mostra, d'altra parte, che la colonia
occupava in tutti i casi un territorio più ampio di quello che doveva rispon-
dere alle vere esigenze della comunità originaria. La sua configurazione
territoriale non era fin dall'inizio una realtà completamente definita nei
suoi limiti e la sua estensione geografica non equivaleva alla somma degli
ettari di terra dei lotti di ciascun colono. Non era il sito scelto per l'inse-

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100 CLAUDIO PARISI PRESICCE

diamento a determinare in base alla distribuzione dei suoi terreni coltiva-


bili la quantità di superficie da attribuire a ciascun colono, ma erano
esigenze alimentari della comunità che determinavano la selezione del
aree del possibile stanziamento. In tal senso l'insediamento si distende in
un territorio in maniera non omogenea.
L'aumento delle necessità comunitarie, l'arrivo di nuovi coloni non
previsti, l'esigenza di mantenere intatto il patrimonio fondiario nei casi
di discendenza plurima, potevano forzare i coloni ad un allontanamento
o assoggettamento di popolazioni vicine o ad impadronirsi di aree control-
late da queste. I confini del territorio di una colonia potevano, dunque,
mutare, determinando un cambiamento delle posizioni geografiche relati-
ve tra centro e periferia. I dati a nostra disposizione non permettono per
lo più di seguire questa dinamica dell'occupazione storica delle colonie,
se non per la fase di esplorazione a Megara e Cirene e per l'allargamento
dell'area urbana successivo alla fondazione a Siracusa, Taranto, Leontinoi
e Cirene. Ma la cronologia dei santuari con funzione delimitativa309 per-
mette di affermare che l'assetto definitivo del territorio urbano, rimasto
invariato nel corso di tutta l'età arcaica, nelle colonie primarie fu raggiun-
to nel corso della prima o della seconda generazione, nelle colonie secon-
darie risale ai primissimi anni della colonia, probabilmente in virtù di una
migliore conoscenza preliminare del sito prescelto.
D'altra parte il moltiplicarsi degli stanziamenti greci in uno stesso am-
bito territoriale indusse i coloni a mantenere salde le proprie posizioni
piuttosto che acquisire territori sempre più vasti, cercando semmai di au-
mentare la propria ricchezza con un controllo dei traffici sempre più am-
pio. La polis, del resto, quella coloniale come quella della madrepatria,
non era in grado con le sue strutture istituzionali di esercitare il proprio
dominio su territori di grande estensione, almeno finché non è riuscita a

309 Considerando il carattere fortemente deperibile delle primitive strutture lignee o in mattoni
crudi, la cronologia dei santuari può risalire anche ad un periodo più antico rispetto a quello a noi
noto. Essendo i santuari connessi sia con l'affermazione politica della comunità sia con la presa di
possesso del nuovo territorio, è probabile che la distribuzione delle aree sacre precedesse, seppure
talvolta di poco, la fase di monumentalizzazione delle strutture connesse con il culto, la quale richie-
deva comunque qualche tempo per la ricerca e lo sfruttamento delle cave di pietra. Allo stesso modo
le offerte alle divinità, prima di essere accompagnate da quei manufatti che ci permettono di stabilire
la cronologia dei santuari erano probabilmente costituite da doni in natura. Dal momento che i coloni
verosimilmente si portavano dietro dalla madrepatria lo stretto necessario, essi in origine consacrava-
no alla divinità principalmente le primizie e la cacciagione.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 101

garantirsene il possesso con la forza militare310.


Il panorama di dati assai vario sull'estensione originaria dell'are
le colonie conferma ancora una volta che i coloni non giungevano
prescelto con una visione predeterminata della conformazione dell
mento, ma adattavano i loro principi teorici al terreno second
caratteristiche generali. Essi tendevano ad impadronirsi di tut
morfologicamente legata al sito che per le sue caratteristiche f
ad un insediamento determinava la scelta da parte dei coloni,
quasi mai era oggetto di un'occupazione estensiva l'intera area.
guenza dobbiamo immaginare nella maggior parte dei casi una disp
iniziale di coloni su una grande superficie311.
Il fatto che i coloni della prima o della seconda generazione def
no i limiti dell'area urbana o anche, come sembra precocemente av
in particolare per le colonie achee, quelli iniziali della chora con
cazione dei santuari, indica che essi originariamente non avevano
sione troppo rigida e fissa dei confini, considerando il paesagg
spazio da organizzare e non da recingere e modificare.
Le mura, d'altra parte, la cui costruzione nella maggior parte d
non è anteriore al VI secolo312, rispondono ad un'esigenza avve
periodo di piena maturità delle colonie, quando, in seguito al molt
delle apoikiai ed allo sviluppo degli interessi, le mire espansion
ciascuna di esse si trovarono a cozzare con quelle di altre comunità
o più raramente di altre popolazioni anelleniche. La funzione d
della città, almeno nelle colonie primarie, non si concretizzava con
struzione di mura, tanto più in considerazione del fatto che n
VII secolo a.C. i contrasti bellici avvenivano tra esigui gruppi d
che, soprattutto nelle nuove città coloniali, costituivano solo u

310 Soltanto le milizie mercenarie consentiranno ad Alessandro il Macedone di concepi


ecumenici di conquista. Cfr. in generale Problèmes de la guerre en Grèce ancienne , a
Vernant, Paris-'s Gravenhage 1968.
311 È nota la situazione di Megara Hyblaea, che riproduce verosimilmente la distri
cinque distretti attestata dalle fonti nella madrepatria (Plut., Quaest.Graec. , 17, 295 b; St
6, 22 e IX, 1, 10). Cfr. J. Svenbro, «À Mégara Hyblaea: le corps geometre», in An
XXXVII, 1982, pp. 953-964 (con cautela); Vallet, Villard, Auberson, Megara Hyb
cit., p. 145 sg.
312 F. E. Winter, Greek Fortifications , London 1971; Sicilia antica, I, 2, p. 310 sg.
difesa delle città siciliane non sono più antiche della metà del VI secolo o forse dell'ultimo
secolo).

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102 CLAUDIO PARISI PRESICCE

della comunità con oneri e privilegi propri313.


gli scontri campali e non per gli assedi da parte
antica si deduce dal fatto che nei racconti di guerr
spesso un elemento strategico risolutivo314. Le
munirono di una cinta difensiva fin dall'inizio sembrano essere Leontinoi
e Siris-Polieion, probabilmente costrette a fortificarsi a causa della obbli-
gata convivenza a breve distanza con gli indigeni nel periodo iniziale315.
La cinta delle mura, quindi, solo quando divenne anch'essa un orna-
mento indispensabile all'espressione del prestigio della città, entrò a far
parte stabilmente dei grandi programmi costruttivi della comunità colonia-
le, ed in tal senso prerogativa soprattutto dei tiranni. Di conseguenza essa
segue un tracciato che non necessariamente abbraccia l'intera area occu-
pata inizialmente. Le mura dovevano obbedire a criteri di opportunità e
di necessità in rapporto alla topografia del luogo, sfruttando al massimo
come difesa naturale la geomorfologia del sito. Per tale motivo le mura
sono costruite nella maggior parte dei casi senza rapporti di struttura con
la trama urbana e lasciano all'esterno i corsi fluviali, che ebbero grande
importanza nella scelta iniziale del sito e la cui foce veniva utilizzata come
porto316. La funzione difensiva della cinta muraria spesso non coincideva
con la funzione politica di delimitazione del territorio della città assolta
dai santuari periferici. Questi con la costruzione delle mura talvolta veni-
vano inglobati, talvolta restavano al di fuori di esse, come accade sempre
per le aree sacre poste al di là dei fiumi, per garantirne il possesso alla
città. L'importanza dei fiumi, oltre che come vie di penetrazione nell'e-

313 P.A.L. Greenhalgh, Early Greek Warfare: Horsemen and Chariots in the Homeric and
Archaic Ages, Cambridge 1973, p. 63 sgg.
314 Cfr. C. Préaux, S. Byl, G. Nachtergael, Le paysage grec, Bruxelles 1979, passim.
Tale convivenza, a Lentini ben nota (vd. nota 26), per Siris si deduce dalla presenza di nu-
merose tombe con materiale indigeno nella necropoli più arcaica riferibile alla polis greca (D. Ada-
mesteanu, «Greci e indigeni nell'agro di Heraclea-Policoro», in RAL XXVI, 1971, pp. 643-651;
Guzzo, p. 329). Per la cronologia delle mura di Leontini, cfr. Rizza, in Insediamenti 1977, cit.,
pp. 25-37; per i resti delle mura in mattoni crudi di Siris, cfr. Hansel, art. cit., pp. 438, 461.
316 Ha sottolineato lo Schmiedt che la natura delle coste dell'Italia meridionale e della Sicilia
non consente di ricostruire completamente l'aspetto geografico originario e di riconoscere la genesi
dei porti, tanto più che laddove la costa si presentava alta e rocciosa con rientranze e promontori
essa è stata erosa dalle acque, laddove essa era costituita da spiagge sabbiose o lagunari l'azione
alluvionale dei corsi d'acqua e l'azione distributrice delle sabbie da parte delle correnti marine può
aver trasformato fiumi un tempo navigabili in aridi torrenti o straripanti fiumare. G. Schmiedt,
Antichi porti ď Italia, Firenze 1975, pp. 2 nota 7, 54.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 103

spansione territoriale verso l'interno, come già sottolineato, è det


anche dal fatto che il controllo delle sue vallate, già conosciute e p
dagli indigeni, permetteva ai coloni di ottenere una nuova fissazio
aree di rispettiva influenza, che costituiva, al di là dei possibili co
iniziali con gli abitanti del sito prescelto, l'intento ultimo del rappo
lettico tra indigeni e coloni greci. È da escludere, infatti, che quest
a fronte di una superiorità militare e tecnologica, ponessero come
zione prioritaria l'annientamento dei primi, e per questo stess
non rientrava nelle necessità primarie al momento del nuovo stan
la costruzione di mura difensive. Sull'opportunità o meno di do
città della cinta muraria erano in disaccordo Platone317 ed Aristo
l'uno sosteneva che per difendere la città era sufficiente il valore
tadini, l'altro, ritenendo antiquato tale modo di pensare, consider
rezione delle mura una necessità imprescindibile di fronte all'e
delle tecniche belliche e, comunque, un valido ammonimento cont
• «319
mici .

Si è tentato spesso di dare una spiegazione a


delle colonie dell'Occidente greco che permett
ne e la fisionomia. Il parametro maggiorme
ficazione schematica è stato stabilito sulla b
tra santuario e città. La lontananza rispetto al
sinonimo di isolamento e di preesistenza cultu
posto per il collegamento diretto con la stor
In tal modo si è spesso postulata una cont
extramurano ed apoikia, cercando per tale dic
volta di natura funzionate, talvolta geografica
rico-religiosa. Taluni, infatti, indicano nell'un
coloni con funzione prevalentemente commer
l'insediamento definitivo con funzione agrico
attribuiscono ai santuari extraurbani, sopratt
colonie, una ubicazione dettata dalle stesse

3,7 Leg., VI, 778 d-779 c.


318 Pol., VII, 1330 b, 33-1331 a, 18.
Cfr. U. Fantasia, «Platone e Aristotele sull'organizzaz
V, 1975, pp. 1259-1263.
320 Per esempio Bérard, pp. 210 sg., 385 sg. e Torelli,
G. Nenci, «L'Heraion di Metaponto (Plinio, N.H. XIV 2, 9)

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104 CLAUDIO PARISI PRESICCE

tali del luogo, che risultavano gradite alla divinità e


stiche del suo culto321; ovvero una dislocazione in fu
zione, come punti di riferimento e scali obbligati pe
ancora hanno formulato come chiave di lettura com
rigine micenea di questi luoghi di culto, di cui i colo
avrebbero conservato memoria323, ipotesi che si è af
postulava un'appropriazione da parte dei coloni greci
di culto indigeni324.
Non è ovviamente possibile pensare ad una rispost
parte, il rapporto topografico santuario-polis va vist
diacroniche, in quanto esso muta secondo il mome
cheologici a nostra disposizione non permettono d
delle aree sacre periferiche menzionate una anteri
di fondazione tradizionale della colonia e ciò sia per m
materiali sia perché i dati ceramici, allo stato attu
permettono di fissare delle cronologie relative nell'am
Ugualmente non si è rinvenuto finora alcun elem
possa confermare l'ipotesi dell'origine micenea di qu
tra parte, seppure non è da escludere che vi sia stato
precoloniale nel luogo dei santuari in questione326

321 V.J. Scully, The Earth, the Temple, and the Gods. Greek sacred
London 1962.
W. Hermann, «Santuari di Magna Grecia e della madrepatria», in Atti Taranto 1964, pp.
47-57.
323 G. Pugliese Carratelli, «Santuari extramuranei in Magna Grecia», in Par Pass XVII,
1962, pp. 241-246; Id., «Culti e dottrine religiose in Magna Grecia», in Atti Taranto 1964, pp. 19-45
= ParPass XX, 1965, pp. 5-26. Cfr. pure Id., «Magna Grecia e Sicilia nei secoli VIII e VII a.C.»,
in Atti Atene 1979, t. I, pp. 29-43; Id., «Storia civile», in Megale Hellas. Storia e civiltà della Magn
Grecia, Milano 1983, p. 6 sgg; Id., «Magna Grecia e mondo Miceneo», in Atti Taranto 1982 (1985),
p. 51.
324 Principale fautore di tale teoria è stato E. Ciaceri, Storia della Magna Grecia, 2a ed., Mi-
lano-Roma 1940 (rist. anast. Napoli 1976), II, p. 20 sg. Cfr. pure Bérard, p. 157 (Heraion di Capo
Lacinio). È ritornato sulla questione F. Graf, «Culti e credenze religiose della Magna Grecia», in
Atti Taranto 1981 (1983), pp. 157-165.
Si deve peraltro considerare che gli scavi archeologici hanno portato alla luce solo una piccola
parte delle città antiche, per cui i dati materiali in nostro possesso raramente possono essere utilizzat
per accertare la cronologia relativa tra due diverse aree.
326 Pugliese Carratelli ( Atti Taranto 1964, cit.) individua le vestigia di concezioni religiose mice-
nee in certe manifestazioni cultuali di Taranto, Locri, Medma, Siracusa, Selinunte (da ultimo cfr

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 105

continuità di manifestazioni cultuali attraverso i 'secoli bui' e di v


che mantenessero tangibile la presenza divina, è più probabile che
ni, conservando il ricordo della sua esistenza ma localizzandola s
della tradizione orale in un ambito territoriale assai esteso, cercas
far coincidere il sito della memoria327 con quello da loro scelt
dislocazione di un santuario e non viceversa328. Anche l'esisten
precedente luogo di culto indigeno non è sufficiente a spiegare l'u
ne dei santuari periferici, poiché se una continuità cultuale è a vo
sibile, come ad esempio nel santuario di San Biagio alla Venel
Metaponto, si tratta sempre di assimilazione - non essendo nessun
disposto a venerare divinità straniere - e perciò di volontà atti
ricettiva. L'esistenza, poi, di santuari greci nei siti più favorevoli
do sulla rotta di navigazione costiera dalla Grecia verso l'Occidente
probabile, ma data la loro presumibile provvisorietà ed in quan
di nessuno' è difficile pensare che raggiungessero la floridezza ch
menti architettonici e votivi testimoniano per l'età arcaica se non
entrati a far parte del territorio di una determinata colonia, d
sede di un suo proprio culto ufficiale. Ciò non esclude che essi
seguito conservassero la loro funzione di luogo di rifornimento p
viganti e che, grazie alle monumentali costruzioni templari, fosse
zati come punto di riferimento per l'orientamento, una sorta di f
mordiali.
Sebbene, quindi, la posizione dei santuari periferici possa co
con preesistenze cultuali di qualsiasi origine e natura, per altro fi
documentate, l'esistenza di essi a partire dall'epoca della coloni
storica era determinata dalla loro appartenenza al territorio di
nia, che attraverso di essi ne affermava la presa di possesso e ne d
i limiti. Non erano motivi cultuali a determinare direttamente la disloca-

Id., «L'oggetto storico di Selinunte», in V. Tusa, op. cit., pp. 17-25), Cirene e nel culto romano di
Eracle.

327 "Memorie che della loro storia più remota serbavano i Greci nella forma a loro propria dei
miti, i quali son cosa diversa, anche se non sempre ben distinta, dalle creazioni dei poeti" (Pugliese
Carratelli, in Atti Taranto 1964, cit., p. 26).
328 Un esempio è costituito dalla tradizione che pone la fondazione di Cirene ad opera di Batto
in un'epoca immediatamente successiva alla guerra di Troia, tradizione che si spiega con la volontà
di ricollegare la figura storica dell'ecista ad una 'memoria' di precedenti frequentazioni. Cfr. S. Stuc-
chi, «Aspetti di precolonizzazione a Cirene», in Le origini dei Greci. Dori e mondo egeo, a cura di
D. Musti, Roma-Bari 1985, pp. 341-347.

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106 CLAUDIO PARISI PRESICCE

zione delle aree sacre, ma la volontà politica.


connessioni religiose con tradizioni mitiche pre
lire la sacralità del luogo ad un'epoca più antica
autorità il proprio diritto al possesso.
Per il periodo immediatamente successivo all
loniale non è - l'abbiamo detto - una realtà unitaria chiusa all'interno
delle sue mura ma si distende in vario modo e con una densità variabile
nell'ambito di un territorio, all'interno del quale con il tempo si reali
un processo di subordinazione e di articolazione che produrrà l'asse
urbanistico definitivo. I centri di culto dentro i confini di questo territor
in quanto a rapporto con la polis, hanno tutti la stessa fisionomia sia ch
si trovino nel centro urbano, sia che siano dislocati nella periferia, sia c
si collochino nella chora ad un certo numero di chilometri di distanza dal
centro civico. Solo la costruzione delle mura o il raggiungimento di un'oc-
cupazione completa del territorio con conseguenti linee di confine appar-
tenenti a più comunità potrà determinare una differenziazione giuridica
dei santuari in base alla loro dislocazione. Così dai santuari appartenenti
al territorio originario delle polis vanno distinti i luoghi di culto minori
dislocati nella chora nei pressi delle fattorie, i santuari frequentati in co-
mune da più poleis, le aree sacre divenute sedi di culti federali, ma tale
situazione corrisponde ad una fase successiva dello sviluppo storico della
polis coloniale.
Uno studio recente del Vallet329, classificando i santuari in base alla
distanza dalla polis, ha definito urbani quelli siti entro le mura, suburbani
quelli collocati nel raggio di un chilometro circa da esse ed extraurbani
quelli posti a sette-dieci chilometri ed in qualche caso oltre. In quest'ulti-
me due categorie rientrano, secondo il Vallet, sia piccoli templi espressio-
ne dei culti rurali della 'campagna', sia i grandi santuari, autonomi nella
loro fisionomia topografica rispetto alla città, dotati di una rilevante fun-
zione politica ed economica e spesso luogo di incontro di popolazioni et-
nicamente diverse.
Per la fase iniziale dell'insediamento l'unica distinzione possibile è tra
i santuari urbani e non urbani, ma l'appartenenza all'una o all'altra cate-

329 G. Vallet, «La cité et son territoire dans les colonies grecques d'Occident», in Atti Taranto
1967, pp. 67-142 (in partie, pp. 81-94).

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 107

goria non può essere stabilita sulla base della loro posizione risp
cinta di mura - essa recingeva la città indipendentemente dalla sua
sione originaria - , bensì rispetto all'organizzazione dello spazio
stituisce il principio informatore dell'occupazione urbana primitiv
si possono classificare come urbani i santuari inseriti nel territorio
riamente pianificato e non urbani quelli posti nel territorio indivi
destinato alle colture, ma sul quale la polis esercitava fin dall'inizio
dominio. Questi ultimi, trovandosi al margine delle terre sulle
colonia impone il suo diritto di sovranità, possono essere definiti
ticamente e convenzionalmente 'santuari limitrofi o peripolitiď
tra quelli urbani vanno distinte le aree sacre riservate all'interno d
reno regolarmente diviso da quelle che circondano la trama urb
e propria: le une possono essere chiamate 'santuari centrali o c
altre 'santuari periferici o periurbani'.
È stato più volte notato che i santuari posti al margine dell
avevano un ruolo di mediazione nel contatto con le popolazioni
che330, così come i santuari centrali costituivano il luogo in cui si
stava l'unità e la solidarietà del corpo civico331. Fiere, mercati
in occasione delle feste del calendario religioso diventavano veicolo
lenizzazione e di apertura alle relazioni internazionali. Nei santu
ferici e limitrofi, inoltre, si compivano quei riti di passaggio che
tevano alle giovani donne di prepararsi al matrimonio ed agli u
diventare a pieno diritto cittadini, integrandosi nel corpo militare
co332.
Oltre che per la vita sociale delle città, l'importanza dei santuari è
evidente per la gestione 'politica' della comunità, in quanto appannaggio
esclusivo delle famiglie aristocratiche detentrici del potere erano anche i
privilegi sacerdotali. Così i luoghi consacrati a divinità diverse diventavano
spesso i poli verso i quali convergevano le tensioni politiche sia fra coloro
che ricoprivano timai ed archai, probabilmente già ripartite al momento
dell'organizzazione della spedizione coloniale, sia tra le aristocrazie ed i

330 R. Martin, in Atti Taranto 1967, pp. 216-220 (Santuario di Apollo Clario in Asia Minore).
3 Cfr. G. Nenci, «Spazio civico, spazio religioso e spazio catastale nella Polis», in ASNP s.
III, IX, 1979, pp. 459-477.
332 Cfr. in generale A. Brelich, Paides e Partenoi , Roma 1969; F. De Polignac, La naissance
de la cité grecque , Paris 1984, pp. 66-92.

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108 CLAUDIO PARISI PRESICCE

ceti subalterni, che costituivano la cittadinanz


noscimento era la partecipazione alla vita re
Ma particolarmente determinante era la fun
conomia della polis. Le Tavole di Eraclea333
rinvenuto a Locri334 ci documentano il poss
una porzione del territorio della città. Il teso
inoltre, funge da cassa pubblica della poilis e g
tura che si trovano sotto il controllo degli amm
Ad esso vengono versati tributi in denaro ed i
La città nel rapporto con il santuario si presen
ma del privato, identificandosi le sfere del
senso il santuario sostiene le spese riguardanti
menti, mentre la città, ossia i privati, prov
destinate all'area sacra. È possibile, dunque, ch
gran parte dell'attività finanziaria e dell'econo
e che, di conseguenza, la separazione tra la sf
sia l'esito di un processo che si compie nel t
Si può ipotizzare che all'inizio della storia
divisione tra beni della comunità politica e b
non esistesse e che la gestione delle terre non
tizione iniziale dell'area occupata dai coloni fos
si. Un indizio è costituito dal fatto che, per m
ad un certo momento si stabilì l'inalienabili
che potevano solo essere concesse in locazion
e per tempi limitati337. Allo stesso principio p
suggerimento di Aristotele338 di incorporare r
nel demanio sacro, in modo da prevenire ridist

333 A. Uguzzoni-F. Ghinatti, Le tavole greche di Eracle


«Sull'analisi storica delle tavole di Eraclea di F. Ghinatti», in
F. Sartori, «Eraclea di Lucania: profilo storico», in Arch. For
334 A. De Franciscis, Stato e Società in Locri Epizefiri, N
del Colloquio, Napoli 26-27 aprile 1977), a cura di D. Musti,
335 Si tratta degli hieromnémones, sulla cui figura cfr. T
religiosi e cultuali», in Le tavole di Locri, cit., pp. 91-112.
Cfr. Musti, «Strutture cittadine e funzione del santuari
santuario a Locri Epizefiri», in ParPass XXIX, 1974, pp. 5-2
337 D. Asheri, Distribuzioni di terre nell'antica Grecia, To
338 Pol., VI, 1320 a, 7.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 109

L'appartenenza ai santuari delle terre indivise permetteva inoltre


sfruttamento di esse per scopi diversi dalle attività agricole, diventando
spesso il serbatoio per il progressivo accaparramento di attività redditiz
da parte delle famiglie più ricche339.
La gestione attraverso i santuari della distribuzione delle terre pe
metteva fin dall'inizio una legittimità nell'assegnazione dei lotti ai colon
e garantiva, in caso di riassetto del tessuto urbano, la posizione privileg
ta delle proprietà del primo contingente rispetto a quelle dei coloni giu
successivamente. In tal modo si spiegherebbe come fu possibile realizzar
sul piano giuridico e su quello pratico una nuova organizzazione dell'i
pianto urbanistico in quelle colonie, dove il cambiamento d'orientament
degli assi stradali rispetto alla pianificazione più antica indica una ristru
turazione completa dell'area urbana (Naxos, Imera)340.
Nell'ambito delle attività gestite dai santuari vi era talvolta la produ
zione del legname e proprio una colonia come Caulonia, chiusa in un ter
ritorio assai ristretto e priva di possibilità di sviluppo verso l'interno, e
famosa nell'antichità341 per il commercio di legname adatto alla costruz
ne di navi, evidentemente prodotto in quelle zone periferiche che mai,
causa del mancato sviluppo, vennero distribuite a nuovi coloni.
Di proprietà sacra erano talvolta mandrie e pascoli342, le fabbric
di mattoni, le fornaci per la produzione di oggetti votivi in terraco
spesso inserite negli stessi recinti sacri (Naxos, Crotone, Locri e forse S
ris-Policion e Gela).
Nei santuari erano spesso depositate le valute auree ed argentee

339 Cfr. da ultimo E. Greco-M. Torelli, Storia dell'urbanistica. Il mondo greco, Roma-B
1983, p. 85.
340 Sicilia antica, I, 2, pp. 252-255 (ivi bibl. relativa). In entrambe le colonie la trasformazione
radicale dell'impianto è databile alla prima metà del V secolo a.C. ed è stata messa in relazione con
un trasferimento forzato di nuova popolazione, testimoniato dalle fonti per entrambe le città.
341 Thuc., VII, 25, 2.
342 Per esempio presso l'Heraion di Capo Lacinio (Liv., XXIV, 3, 3-6), il tempio di Athena
alla punta della Campanella (P. Mingazzini-F. Pfister, Forma Italiae, /, 2. Surrentum , Firenze
1946, pp. 47, 51-53), i due santuari di Dioniso e di Atena ad Eraclea di Lucania (da ultimo F. Ghi-
natti, «Per uno studio sociologico dei santuari della Magna Grecia», in Studia Patavina XXIII, 1976,
pp. 620-625), il tempio di Demetra e Core ad Agyrion (Diod., IV, 80, 5-6). Per le attestazioni nei
santuari della Grecia, cfr. W. Burkert, Homo Necans , Berlino-New York 1972, trad. it. Torino
1981, pp. 215 nota 68, 235 nota 299.

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110 CLAUDIO PARISI PRESICCE

tra le attività da essi gestite vi era la coniazion


diali attività bancarie di deposito e di prestito3
I santuari, inoltre, si occupavano della gestio
e delle attività terziarie connesse con l'edilizia
sono note le cave di Cusa e di Misilbesi345, si
pobello di Mazara a Nord-Ovest dell'area dell
Menfi a Nord-Est. Esse risultano utilizzate as
iniziale sfruttamento della pietra estratta dal
impiantarono la città e la necropoili settentrion
teriale da costruzione in un'area relativamente così distante dalla città
comportava, oltre all'acquisizione ed al controllo della zona, la soluz
di complicati problemi di trasporto. Se poi un'evidente programmaz
iniziale di ricerche geologiche da parte dei Selinuntini comportò fin da
nizio l'uso di strutture litiche e di tecniche costruttive evolute, fu il pro
so produttivo che, specializzandosi sempre più, permise alla colonia
precocissimo e rapidissimo sviluppo monumentale più volte sottolin
to346. Esso fu possibile evidentemente grazie all'esistenza di uno o
cantieri di costruzione permanentemente in attività, con una distribuz
programmata della forza lavoro ed una trasmissione di generazione in
nerazione delle tecniche artigianali, che permetteva una presenza conti
in loco di personale capace di assolvere alle mansioni affidategli, da
strazione, al taglio, alla rifinitura della pietra347. Tale organizzazione p
teva essere mantenuta solo attraverso ingenti mezzi finanziari e so
santuari, soprattutto in epoca arcaica, possedevano le ricchezze nece
rie348. Essi permettevano la stabilità sociale accumulando ricchezza e ri

343 Nel santuario urbano di Imera vi era un deposito di materiali bronzei (Coarelli-Tore
p. 402). La zecca di Atene era sita in un santuario (cfr. L. Robert, Études de Numismatique grec
Paris 1951, p. 105 sgg.). Sulle attività bancarie dei santuari, cfr. R. Bogaert, Les origines ant
de la banque de dépôt, Leyde 1966; Id., Banques et banquiers datis les cités greques, Leyde 1
pp. 61-116 (Delfi), 126-192 (Delo); D. Musn, L'economia in Grecia, Roma-Bari 1981, pp. 11
(altra bibl. a p. 180).
Le cave di pietra dell'Attica, in particolare quelle del marmo di Eleusi, erano di propri
dei santuari (cfr. C. Ampolo, in Arch, et Soc., cit., pp. 75-77; Id., «Le cave di pietra dell'At
problemi giuridici ed economici», in OPUS I, 1982, pp. 251-260).
Cfr. G. Nenci, «Le cave di Selinunte (Appendice J. de La Genière, Cave di Cusa - 1965
in ASNP s. III, IX, 1979, pp. 1415-1427; M. Carapezza ed altri, op. cit.
346 Cfr. R. Martin, «Recherches sur l'acropole de Sélinonte», in Kokalos XXVI-XXVII, 1
1981, pp. 1009-1016.
347 Cfr. Martin, Vallet, in Sicilia antica, I, 2, pp. 280-282.
Cfr. Martin, «Aspects financiers et sociaux des programmes de construction dans les v
grecques de Grande Grèce et de Sicile», in Atti Taranto 1973, pp. 185-205.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 111

stribuendola nell'ambito della comunità attraverso la realizzazione, in


prio o per appalto, di programmi edilizi monumentali. Le costruzioni
imponenti ed i progetti più ambiziosi, del resto, risultano iniziati pro
dai tiranni, i quali, oltre che per motivi di prestigio e di propaganda in
nazionale, impegnavano grandi somme per garantirsi il consenso d
classe popolare della comunità.
La ricchezza dei depositi finanziari dei santuari di Selinunte viene
mata come superiore a quella di tutte le altre poleis siciliane dall'ateni
Nicia349, che considera proprio Selinunte insieme a Siracusa la citt
potente dell'isola e la più temibile dal punto di vista militare.
Considerando, dunque, l'importanza delle aree sacre per la vita
comunità, risulta evidente che la loro disposizione non fosse casual
dettata da principi concernenti in senso globale l'occupazione di un te
torio. Dalle testimonianze della letteratura antica, del resto, si deduce
volte che il principio informatore nella fondazione di una città era co
tuito da una preliminare pianificazione delle aree destinate al culto, d
zone riservate alle attività pubbliche e delle superfici distribuite come
prietà privata.
Particolare attenzione a tali problemi rivolsero i maggiori filosofi g
del IV secolo a.C., le cui teorie, ispirate talvolta dalle speculazioni
tiche, erano spesso sostenute sulla base dei riscontri con le realizza
dei secoli precedenti. In un passo delle Leggi, l'ultimo dialogo di Plato
che tratta dell'opera di legislazione per quanto riguarda tutte le funzi
della città e tutti gli atti della vita dei cittadini, si trova un confronto
tuale su un piano normativo per la dislocazione dei santuari cent
periferici. Si afferma, infatti, che «bisogna costruire i santuari tutt'int
all'agorà ed anche intorno alla città, in cerchio sulle alture, per la sicu
za e il decoro; a fianco vi saranno gli edifici per i magistrati e i tribu
li»350. Il modello platonico rispecchia esattamente quanto i dati arche
gici ci permettono di constatare sulla disposizione dei santuari nelle c
coloniali. Particolarmente interessante è il fatto che Platone sottolinei la

349 Thuc., VI, 20, 4: xoxota t' è/ovai xà jièv lòia, xà òè xal èv xoíç íeqoiç èoxl ZeX.ivovvx
Da tale passo sembra deducibile che non esisteva una finanza pubblica contrapporta a quella sa
Cfr. pure Ampolo, «Le ricchezze dei Selinuntini: Tucidide VI 20,4 e l'iscrizione del Tempio G
Selinunte», in ParPass XXXIX, 1984, pp. 81-89.
350 Plat., Leg., VI, 778 b. Cfr. M. Piérart, Platon et la Cité grecque. Théorie et réalité da
la Constitution des " Lois ", Bruxelles 1974, p. 20. Da tale passo si deduce ancora una volta il leg
assai stretto tra funzioni amministrative e religiose.

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112 CLAUDIO PARISI PRESICCE

funzione difensiva e dimostrativa dei santuari peri


del sacro con quella delle attività pubbliche median
fici per il culto e sedi delle magistrature.
La funzione delimitativa e sacralizzante dei santu
colonie greche rispecchia l'analoga concezione ins
ed etrusca di subordinare la fondazione di una c
pomerio351, costituito da una fascia sacra lungo
la cinta muraria. Tale tradizione risale già alla miti
da parte di Romolo, che sotto gli auspici degli de
il perimetro della nuova città ed impiantò l'Ara
noto che anche nelle epoche più tarde rispetto alla
nie greche, allorché le città venivano circondate da
te urbiche o semplicemente ad alcuni tratti della c
vano collocati dei temene consacrati a numi pro
tutelava la città dalle partes adversae353. La funzio
Dei propylaioi, esplicata contro insidie occulte, le
potenze demoniache ostili è indicata mediante ep
antiche menzionano, per altro, delle norme specifi
una dislocazione marginale dei santuari di alcune
caratteri tutelari354, come ad esempio per Esculapi
Alla luce di tutte queste considerazioni, si può af
cazione delle aree sacre nelle città coloniali avveniv
mente razionali e funzionali, gli stessi che determi
degli altri elementi urbani e del territorio. Si è a l
santità apparteneva al sito stesso e che, dunque
imponevano di per se stesse nella scelta dei luoghi
sostenuto che la dislocazione dei santuari nelle colonie avveniva ad imita-

351 Liv., I, 44, 3 sgg. La somiglianza concettuale è evidente sul piano linguistico: Dionisio di
Alicarnasso rende con xepeviÇco il latino inauguro ( Ant.Rom ., III, 70,1).
352 Cfr. R. Bloch, op. cit., p. 48.
353 Tutte le testimonianze note sono raccolte da G. Pugliese Carratelli, «©EOI nPOIIY-
AAIOI», in Studi classici e orientali XIV, 1965, pp. 5-10.
354 Arist., Pol., VII, 12, 1321 a 26; Plat., Leg., V, 738 b-d.
355 Plut., Quaest. Roman., 94.
356 Per esempio, M.P. Nilsson, Greek popular religion 2, New York 1947, p. 76 = trad. fr. La
religion populaire dans la Grèce antique, Paris 1954, p. 128 sg.: «L'endroit était sacré en soi, selon
les conceptions des anciens [...]. Dans l'antiquité, le caractère sacré était inhérent au lieu. Ce n'était

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 113

zione della madrepatria, intendendo che la sacralità di un luogo e


nella sua posizione territoriale rispetto alla configurazione topog
sito357. Ma la mancanza di uniformità nelle caratteristiche morf
dei siti consacrati ad una stessa divinità358 e la mancanza di una
coincidenza tra luoghi sacri della madrepatria e della colonia
considerare non determinanti per la scelta dei luoghi sacri criter
nali o mimetici. Del resto, mancando una sicura documentazione sulla
continuità di un culto di epoca precedente alla fondazione, è evidente che
il legame fra gli dei e il suolo non è mai più antico di quello fra coloni
e territorio della colonia.
D'altra parte se la divisione territoriale degli spazi risulta essere nelle
colonie un fatto simultaneo e non graduale, che a volte prescinde persino
dall'occupazione precedente di alcuni settori dell'area o prevede mediante
aree non edificate l'eventualità di uno sviluppo successivo, è chiaro che
il riconoscimento della sacralità di un luogo non dipende dalla volontà
divina che a suo piacere si manifesta, ma dalle esigenze dei coloni che
pianificano ed organizzano l'area dell'insediamento.
La constatazione, poi, che la distribuzione periferica dei santuari
compare in tutte le colonie esaminate fin dai primi anni indica che bisogni
e pratiche dell'atto di fondazione erano universali e che i criteri che deter-
minarono la scelta dei luoghi sacri erano validi per la maggior parte delle
colonie greche.
Anche Platone ed Aristotele indicano chiaramente per la scelta delle
aree di culto criteri razionali e funzionali, l'uno privilegiando la sicurezza
(euerkeia) e la purezza (katharotes), l'altro l'evidenza (epiphaneia)359.

pas la construction de la demeure d'un dieu qui sanctifiait un lieu, mais on construisait à tel endroit
la demeure d'un dieu parce que le lieu lui-même était sacré». Cfr. pure, Id., Gechichte der griechi-
schen Religion , I2, München 1955, p. 73.
357 Cfr. L. Gernet, A. Boulanger, Le génie grec dans la religion , Paris 1932, pp. 191-200,
in partie, p. 192 sg. : «Les forces religieuses rayonnent de points définis du territoire. [...] le culte
sous-entend, pour ainsi dire, le caractère sacré de tel ou tel lieu. [...] quand une colonie s'établit
dans un pays neuf [...] les sanctuaires et, en général, les lieux sacrés sont disposés de même sorte
que dans les mères patries, et en des emplacements analogues. [...] Il y a comme une notion schéma-
tique et a priori du lieu sacré qui le fait reconnaître tout de suite. Cette notion est un très vieil
héritage».
358 Nonostante l'audace tentativo di riconoscere l'uniformità dei luoghi di culto di una stessa
divinità sulla base delle relazioni astronomiche tra il santuario di origine e quelli coloniali! (J. Ri-
cher, Géographie sacrée du mond grec. Croyances astrales des anciens grecs , Paris 1967).
359 Plat., Leg ., 778 c; Arist., Pol., VII, 12, 1331 a, 24 sgg.

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114 CLAUDIO PARISI PRESICCE

È probabile, dunque, che al momento della fon


colonia, la posizione dei santuari venisse stabilita dal
to di autorità sacra, compiva le cerimonie ufficiali d
in tal modo i confini tra temene appartenenti agli d
mini360. L'ecista, cui venne sempre rivolto un culto
antenati divini che aumentavano il suo prestigio e d
timità delle mansioni sacre a lui affidate. Proprio p
mente riconosciuta la sua autorità sacra, le colonie g
suetudine di porre a capo di nuove spedizioni colo
niente dalla madrepatria361, sebbene, come accadd
nunte, le prime' esplorazioni fossero state condot
dunque, i migliori conoscitori dell'area scelta per la
kia secondaria si trovassero in loco. Solo all'ecista,
assegnato il compito di localizzare con precisione u
quello che non lo era ed era lui che attraverso l'is
secondo le tradizioni patrie trasformava uno spazio
territorio consacrato ad una divinità. Si tratta, per
colonie miste, ufficiali e non362, per le quali la com
un fatto acquisito e non un dato primario. Solo l'
autorità era riconosciuta da tutti al momento stesso
garantire l'adesione incondizionata dei coloni ai c
scelti con coerenza nell'ambito delle diverse tradiz

L'ORGANIZZAZIONE URBANISTICA PRIMITIVA DI SELINUNTE

8) Elementi di sistemazione urbanistica

8.1) Orientamenti ed allineamenti

Un secondo punto di discussione trae origine dalla const


l'orientamento del nuovo edificio sacro è diverso rispetto a qu

360 Omero (Od., VI, 9-10) menziona un ecista che erige dei templi agli dei e d
uomini, circonda di mura la città e divide la terra.
Per Selinunte, Thuc., VI, 4, 2 (Pamillo). Cfr. in generale C. Bérard, «L'hé
formation de la cité: un conflit idéologique», in Arch.et Soc., cit., pp. 43-59.
362 Cfr. D. Asheri, «La colonizzazione greca», in Sicilia antica , I, 1, pp. 89-142 (in

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 115

siddetto Megaron della Malophoros (Fig. 2). Il primo, infatti, è orientato


quasi perfettamente ad Est, mentre il secondo presenta una notevole de-
viazione verso Nord363.
L'orientamento del nuovo tempio, poi, coincide esattamente con
quello dei Templi E, F e G della collina orientale364 e corrisponde appros
simativamente con quello delle strade A-F ortogonali all'asse Nord-Su
della collina dell'Acropoli. L'orientamento del Megaron della Maloph
ros, invece, risulta simile a quello del Tempio M sito più a Nord ed
quello delle strade perpendicolari all'asse NNO-SSE che percorre longi
dinalmente il pianoro di Manuzza365.
La cronologia del nuovo santuario, del Megaron della Malophoros
del Tempio El dimostra inequivocabilmente che esisteva una direttrice d
orientamento duplice già nell'ultimo quarto del VII secolo a.C.366
Inoltre, il fatto che la diversa direzione degli edifici sacri trovi u
riscontro puntuale nell'impianto urbanistico realizzato unitariamente su
due colline della città indica che tale divergenza non fu certo casuale
D'altra parte, dovendo escludersi che le strutture sacre abbiano potu
to condizionare l'orientamento del tessuto urbano, ne deriva che i d
diversi allineamenti non furono richiesti da fattori cultuali.
Considerando, infine, che i templi in questione si trovano alle due
estremità del territorio occupato dai coloni, se ne deduce che la disloca-
zione delle aree sacre avvenne secondo un preciso disegno insediamentale

363 Cfr. R. Koldewey-O. Puchstein, Die griechischen Tempel der Unteritalien und Sicilien,
Berlin 1899, p. 192 (c. 254° rispetto al N. = 180°).
364 Ibid. (rispettivamente 284 1/2°, 282°, 283 1/2° al N = 180°).
365 Per l'orientamento degli assi dell'Acropoli, cfr. D. Theodorescu, «Remarques préliminai-
res sur la topographie de Sélinonte», in Kokalos XXI, 1975, p. 113. Il nuovo edificio ed il Tempio
E presentano una deviazione rispetto all'impianto urbanistico dell'Acropoli di 4g e 3g. Pertanto, te-
nendo conto della distanza, della pendenza del terreno e degli strumenti di misurazione a disposizione
dei coloni greci, si può affermare che gli uni e l'altro seguivano nel progetto organizzativo il medesimo
orientamento.
Il Megaron della Malophoros ed il Tempio M presentano una deviazione rispetto all'impianto
urbanistico di Manuzza di 17g e 3g 50c. La deviazione del primo può essere stata determinata dall'e-
sistenza di un ponte per l'attraversamento del fiume leggermente spostato rispetto all'allineamento
generale.
366 Le strutture oggi visibili dei templi F e G della collina orientale sono databili nella seconda
metà del VI secolo a.C. Pertanto, finché indagini di scavo approfondite non permetteranno di rico-
noscere le tracce di una loro esistenza fin dall'ultimo quarto del VII secolo a.C., è da presumere
che il loro orientamento non sia stato determinato indipendentemente in conformità con gli allinea-
menti generali dell'intera area, ma piuttosto per imitazione della direttrice di un edificio sacro pree-
sistente nella zona (Tempio El).

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116 CLAUDIO PARISI PRESICCE

progettato fin dalla fondazione. Esso era evidentem


to di alcune arterie principali che, determinando
mentali, costituirono lo schema generale dell'orga
la città.
Benché, dunque, la trama di isolati regolari sia stata organizzata e
realizzata soltanto a partire dalla fine del primo quarto del VI secolo
a.C.367, essa deve essere considerata come lo sviluppo ulteriore di una
pianificazione urbanistica che aveva già maturato e concretizzato le sue
linee principali.
L'esistenza ab origine delle grandi arterie che tagliano longitudinal-
mente le due colline di Selinunte è stata più volte sostenuta368. In parti-
colare, per quanto riguarda la plateia maggiore che attraversa il pianoro
di Manuzza, i recenti scavi archeologici hanno potuto accertare che essa
risale almeno all'ultimo quarto del VII secolo. Infatti essa viene rispettata
dalle primitive abitazioni greche, che nella seconda fase costruttiva vengo-
no ampliate fino al margine della carreggiata369.

367 Per gli scavi sul pianoro di Manuzza, cfr. nota 16. Per gli scavi dell'equipe francese sull'Acro-
poli cfr. Martin, «Rapport sur l'urbanisme de Sélinonte», in Kokalos XXI, 1975, pp. 54-67; de La
Genière, «Saggi sull'Acropoli di Selinunte. Relazione preliminare», ibid., pp. 68-107; Theodore-
scu, ibid., pp. 108-120; de La Genière-Martin, «Saggi sull'Acropoli di Selinunte», in SicArch
IX, 30, 1976, pp. 9-14; Martin, «Histoire de Sélinonte d'après les fouilles récentes», in CRAI 1977,
pp. 46-63; de La Genière-Theodorescu, «Ricerche topografiche nell'area di Selinunte», in RAL
XXXIV, 1979, pp. 385-395; de La Genière, «A propos de deux sondages extra-muros de l'Acropole
de Sélinonte», in Mise. ...Manni, cit., pp. 1295-1299; de La Genière, «Nuove ricerche sulla topo-
grafia di Selinunte», in RAL XXXVI, 1981, pp. 211-217; de La Genière-Theodorescu, «Contri-
bution à l'histoire urbanistique de Sélinonte», in Kokalos XXVI-XXVIII, 1980-1981, pp. 973-996;
Martin, ibid., pp. 1008-1016; Id., «Sélinonte, Résultats et problèmes de la première phase de recher-
ches (1973-1979)», in Atti Atene 1979, t. Ill, pp. 183-188; Id., «Sélinonte - L'acropole et le processus
d'urbanisation de la ville», in B.C. A. Sicilia II, 1981, pp. 11-15; de La Genière, «Sélinonte, Recher-
ches sur la topographie urbaine (1975-1981)», in ASNP s.III, XIII, 1982, pp. 469-479; Martin, «L'ar-
chitecture de Sélinonte: témoignage sur la vie politique et sociale d'une cité coloniale», in Colloquio
italo-francese sul tema: Un trentennio di collaborazione italo-francese nel campo dell'archeologia italia-
na (Roma, 7-8 febbraio 1980), Atti dei Convegni Lincei n. 54, Roma 1983, pp. 31-38. Cfr. inoltre
Sicilia antica, I, 3, pp. 643-647; Di Vita, «Contributi per una storia urbanistica di Selinunte», in
Mise. ...Manni, cit., pp. 803-829; Fourmont, art.cit ., pp. 5-26; Ead., «Santuari punici in Sicilia»,
in Kokalos XXVIII-XXIX, 1982-1983, pp. 195-198, tavv. XXXII-XXXIII; Di Vita, in SIKANIE,
cit., pp. 390-397, tav. all.
368 Cfr. Gabrici, in MonAL XLIII, 1956, c. 232; J. Bovio Marconi, «Scavi a Selinunte», in
Urbanistica XXVII, 23, 1958, pp. 76-80; Ead., in Atti VII Congr. Int. Arch. Class. , Roma 1961, II, p.
19; Martin, L'urbanisme dans la Grèce antique, Paris 19742, p. 311 sg.
369 Rallo, in Kokaļos cit., 1976-1977, p. 726 sg. L'esistenza di una o più strade anche sull'A-
cropoli già nell'ultimo quarto del VII secolo a.C. è testimoniata dal fatto che le strutture murarie
più antiche risalenti a tale epoca seguono già l'orientamento definitivo. Cfr. de La Genière, in
Kokaļos cit., 1975, p. 84 sg.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 117

È possibile pure che tali assi preesistessero all'arrivo dei Greci e c


stituissero delle strade di percorrenza naturale lungo il crinale delle d
colline. Molto antica doveva essere anche la strada che attraversava lon-
gitudinalmente la dorsale a Nord del pianoro di Manuzza. Le tombe p
antiche della necropoli che i Greci vi impiantarono furono, infatti, alline
te ai margini della strada ed in seguito orientate su di essa370.
D'altra parte, data la conformazione irregolare delle colline, il tra
ciato di tali arterie costituiva il passaggio più diretto e quasi obbligato p
raggiungere l'estremità meridionale dell'Acropoli.
Un'altra circostanza molto importante è suscettibile di ulteriori con-
siderazioni.
Il Tempio M e probabilmente anche il Megaron della Malophoros
risultano allineati con due strade trasversali dell'impianto urbano della col-
lina di Manuzza, il primo con la plateia che delimitava a SSO il primo
gruppo di isolati lunghi m 180 circa ed il secondo con la strada che deli-
mitava a SSO il secondo gruppo di isolati lunghi m 195 circa.
Il nuovo tempio, poi, si trova all'incirca sul medesimo asse del Tem-
pio El ed è dunque probabile che entrambi gli edifici sacri, oltre a seguire
lo stesso orientamento, fossero allineati con una plateia che attraversava
da Est ad Ovest la sella che divide le due colline, successivamente tagliata
dal fossato delle fortificazioni settentrionali dell'Acropoli.
Una tale corrispondenza di orientamenti e di allineamenti implica la
presenza concreta di alcune vie trasversali di direzione grosso modo Est-
Ovest almeno a partire dall'ultimo quarto del VII secolo a.C. Esse, forse
in origine delle semplici piste sistemate soltanto in seguito, formavano,
insieme alle vie longitudinali che tagliano i due pianori, la trama urbana
primitiva, incentrata principalmente sul tracciato delle arterie che permet-
tevano il collegamento tra le due foci dei fiumi e tra l'area urbana e l'en-
troterra.

Se, d'altra parte, il principio informatore della costituzione originaria


di una città coloniale era l'organizzazione degli spazi, risulta chiaro ch
la realizzazione della viabilità interna fosse il cardine intorno al quale ma-
turò la progettazione urbanistica, che giungerà solo in un secondo tempo

370 L'unico rilievo topografico della zona si trova in F.S. Cavallari, «Topografia di Selinunte
e suoi dintorni», in Bullettino della Commissione di Antichità e Belle Arti in Sicilia V, 1872, tav
(riprodotta qui alla Fig. 24).

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118 CLAUDIO PARISI PRESICCE

a concepire l'impianto della città come distribuz


lati di abitazione e delle aree pubbliche.
La viabilità, del resto, veniva in origine conc
delle pendenze e delle direttrici naturali del terr
minata dall'orografia stessa del sito prescelto pe
tivo le città coloniali, soprattutto quelle più ant
un tessuto urbano unitario e completamente reg
devano ad adattare senza grandi modifiche i pri
formazione naturale del terreno, quasi mai omo
pata. Conseguentemente le colonie delle quali
nistico più antico presentano sempre un reti
due o più direttrici di orientamento (Naxos,
Taranto, Crotone, Locri, Cirene, Selinunte, A
mente eccezione soltanto Metaponto, Poseido
poiché l'area urbana di esse si estendeva comp

8.2) Viabilità e drenaggio

La necessità di tracciare fin dalla fondazione delle arterie nel sito oc-
cupato era legata all'esigenza di risolvere prioritariamente il problema del-
la raccolta e dello smaltimento delle acque.
A Selinunte un sistema di evacuazione delle acque correnti collegato
con la rete viaria risale almeno alla prima metà del VI secolo a.C. Sull
collina di Manuzza, infatti, ai margini delle strade rimesse in luce sono
state rinvenute delle canalette di scolo in corrispondenza dei muri delle
abitazioni arcaiche e dei pozzi di raccoglimento presso le aree non edifi-
cate371. Le trasformazioni delle fasi successive si accompagnano sempre
ad una organizzazione sistematica delle fognature mediante canalizzazioni
in terracotta o scoli coperti da lastre regolari. Un sistema di drenaggio è
documentato anche sull'Acropoli in base a resti archeologici almeno dal-
l'inizio del V secolo a.C.372 Tre elementi lo provano: condutture di vario
tipo, per lo più intagliate in blocchi di pietra, seguono il tracciato delle
strade, alle cui estremità l'acqua veniva convogliata al di fuori delle for-

371 Rallo, in Kokaļos cit., 1976-1977, pp. 725 e 727, tav. CLXIII.
372 De La Genière, in Kokaļos cit., 1975, p. 71.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 119

tificazioni attraverso cunicoli rettangolari tagliati nelle mura stes


soglie delle case sono per lo più precedute da un rincasso o da u
zola lastricata esterna, già presente lungo il perimetro delle cas
tiche rinvenute sul pianoro di Manuzza, risalenti all'ultimo quarto
secolo a.C.374 Il forte dislivello delle strade dell'Acropoli375 ed
che esse avessero in origine il piano semplicemente battuto e non
to induce a pensare che inizialmente le acque scorressero libere
tracciato, tanto più che il piano interno delle case della prima m
VI secolo a.C. si trova sempre ad una quota più alta di qualche cent
rispetto al livello stradale376.
Il collegamento fin dall'inizio tra rete viaria e rete drenante a S
te si deduce da un altro argomento. I recenti scavi effettuati sull'
hanno potuto individuare in basé ai dati stratigrafici l'abbandono
abitazioni della prima fase intorno al 550 a.C.377 A tale epoca risal
la trasformazione della arteria Nord-Sud e della strada F ortog
essa in assi attrezzati per la circolazione dei carri, trasformazione c
portò un innalzamento del livello stradale di m 0,70 circa378. La r
razione mediante una massicciata delle due strade suddette è
volte messa in relazione con le necessità di trasporto dei grand
lapidei utilizzati per le costruzioni del temenos dei Templi C e
tale epoca inizia il suo sviluppo monumentale programmato379.
Non è stato invece sottolineato che la coincidenza tra innalzamento
del piano stradale ed abbandono delle case va probabilmente spiegata con
il fatto che l'uno comportò l'inabitabilità delle altre a causa della conse-
guente penetrazione del flusso di acque nelle case. Occorse ovviamente
del tempo perché tutte le abitazioni adeguassero il piano interno al livello
stradale esterno, e se le abitazioni più vicine al temenos non risultano
rioccupate prima dell'inizio del V secolo380, ciò è dovuto probabilmente

373 Bovio Marconi, arti. citi.


Rallo, in Kokaļos cit., 1976-1977, p. 725. Anche a Megara Hyblaea i suoli delle aree esterne
delle singole proprietà sono frequentemente ricoperti di ghiaia. Cfr. Gullini, in ParPass cit., p. 446.
Alcune strade Est-Ovest raggiungono nel loro stato attuale dislivelli di 5 m circa (cfr. Bovio
Marconi, in Urbanistica cit., p. 80).
376 De La Genière, in Kokaļos cit., 1975, p. 86, fie. 2.
377 De La Genière, in Kokaļos cit., 1975, p. 85; Martin, in Kokaļos cit., 1975, p. 60 sg.
378 De La Genière, in Kokaļos cit., 1975, p. 86.
379 De La Genière-Theodorescu, in Kokaļos cit., p. 991; Di Vita, in SIKANIE, cit., p.
393 sg.
380 De La Genière, in Kokaļos cit., 1975, p. 85; Martin, in Atti Atene 1979, t. II, p. 185.

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120 CLAUDIO PARISI PRESICCE

al fatto che la ristrutturazione iniziò dalle pe


o dall'area settentrionale più pianeggiante, dove
mente realizzabile apparve l'adeguamento dei
za. Del resto le strutture messe in luce lungo i p
dell'Acropoli all'esterno della fortificazione ad O
una continuità di vita tra VI e V secolo, documentata da una serie di
battuti sovrapposti381. L'abbandono, invece, è finora attestato archeologi-
camente solo nelle case poste nelle vicinanze degli incroci dell'asse Nord-
Sud con le strade ad esso ortogonali; queste case quindi furono probabil-
mente tra le ultime ad essere ristrutturate (casa X presso E2, casa presso
Bl). Non è per altro pensabile un abbandono complessivo per mezzo se-
colo circa di un settore così ampio della città, mentre una situazione di
trasformazione progressiva delle strutture può rendere conto dello hiatus
che gli scavi hanno documentato tra le due fasi costruttive dell'abitato
dell'Acropoli.
Sistemi di drenaggio e canalizzazioni sono noti fin da epoca remotis-
sima in molte altre colonie greche. Per Megara Hyblaea, Siracusa, Taran-
to, Locri e Metaponto essi possono risalire almeno al VII secolo a.C.,
per Poseidonia, Camarina ed Agrigento, colonie secondarie, essi furono
messi in opera al momento stesso della fondazione382.
Anche l'orientamento Nord-Sud degli isolati nel sistema urbanistico
di quasi tutte le colonie costiere383 teneva probabilmente conto dell'esi-
genza di convogliare le acque verso il mare attraverso la rete viaria.
Legata allo smaltimento delle acque è, infine, la divisione dell'isolato
in due metà mediante un asse centrale longitudinale parallelo alle strade.
La scansione di tale asse risulta prioritario ad ogni successiva ripartizione
di proprietà. Questa spina dorsale dell'isolato preliminarmente tracciata
fungeva, come è stato già notato384, da linea displuviale delle due metà

381 Ad esempio la 'casa a' (cfr. de La Genière, in Mise. ... Manni, cit., p. 1297) e l'intero
quartiere delle strade 0 e 1 (cfr. de La Genière-Theodorescu, in RAL cit., p. 390).
382 Per Taranto e Locri, cfr. G. Gullini, «Urbanistica e architettura», in Megale Hellas, cit.,
p. 207 sgg. Per Metaponto, cfr. D. Mertens, «Per l'urbanistica e l'architettura della Magna Grecia»,
in Atti Taranto 1981, p. 105. Per Poseidonia, cfr. A. Maiuri, «Dieci anni di scavo a Paestum (1929-
1939)», in Studi Lucani (inedito), pp. 52-54. Per Agrigento, Diod., XI, 25, 12 (sistema sotterraneo
di smaltimento delle acque attribuito a Feace). Per le altre colonie, cfr. Sicilia antica, I, 3, scheda.
383 Fanno eccezione soltanto l'isola di Ortigia a Siracusa, che comunque presenta gli isolati orien-
tati ortogonalmente al mare, il settore settentrionale dell'Acropoli di Selinunte con le sue propaggini
in direzione delle vallate dei fiumi e l'impianto urbanistico della seconda fase di Imera.
384 Gullini, in ParPass cit., p. 446.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 121

del lotto abitativo, i cui tetti dovevano necessariamente versa


sulle due strade che lo fiancheggiano. L'asse mediano dell'isolato,
te costantemente a Megara Hyblaea, si ritrova anche negli iso
di Casmene e Selinunte385. Negli impianti urbanistici risalenti a
a.C. (Naxos ed Imera) o ad epoca successiva (Camarina, Agrige
clea Minoa) l'isolato viene diviso da un ambitus, talvolta non
tudinalmente ma anche trasversalmente386. Esso, non avendo un
ne di passaggio pedonale a causa della sua ristrettezza, fu ins
ripartizione dell'isolato per adeguare le esigenze del regime
nuove norme giuridiche sulla proprietà. In tal senso l'ambitus r
problema della netta separazione tra i muri perimetrali di case c
che costituivano le linee displuviali del tetto.
Nell'assetto primitivo di una città la viabilità aveva, pertanto
portanza primaria. Le strade, dal momento che stabilivano u
collegamento pianificata per la comunità ed assolvevano nel
compiti di drenaggio, rendevano abitabile un sito.
Selinunte non è la sola colonia per la quale è ipotizzabile, p
temente alla realizzazione dello schema urbanistico regolare,
zazione dei grandi assi di circolazione riferibile al momento dell
ne come disegno di base dell'insediamento.
A Megara Hyblaea il tracciato delle arterie principali risal
noto, alla fase iniziale dell'occupazione. Esse in origine non co
la rete di divisione geometrica degli isolati, poiché le abitazioni
non sono dislocate ai margini delle strade ma all'interno dei lott
dei quali comprendeva la casa ed un appezzamento di terreno
rando Megara Hyblaea come un modello, possiamo immaginar
simile l'aspetto iniziale delle altre città coloniali, per le quali le
dovevano verificarsi, come risulta già accertato per Siracusa ed
piano di una minore o maggiore densità nella ripartizione de
lotti. Anche a Selinunte, del resto, l'immagine di un paesaggio r
case poste all'interno dei vari lotti dislocati in una rete stradale
gamento è documentata dalle abitazioni greche più antiche rinv
pianoro di Manuzza, dove per altro un collegamento diretto con

385 Per Megara Hyblaea, ibid.; per Casmene, cfr. Sicilia antica, I, 3, p. 329; per S
Rallo, in Kokaļos cit., 1976-1977, p. 725, tav. CLXIII.
386 Cfr. Martin, Vallet, «L'architettura domestica», in Sicilia antica, I, 2, pp. 3

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122 CLAUDIO PARISI PRESICCE

zione megarese è dimostrato dall'uso iniziale


del tutto analoga387.
A Megara Hyblaea, poi, la recente scoperta d
cazione risalenti al VII secolo attraversati da
delle acque posti in corrispondenza delle stra
mente l'esistenza di sistemi di drenaggio con
epoca così antica388.
A Siracusa (Fig. 5) ed a Taranto (Fig. 8) l'a
scuna delle due penisole ricalca certamente
origine spontanea subito utilizzati dai Greci
Originaria è anche la strada non rettilinea
Sud la bassa collina su cui si è impiantata El
zionato col suo andamento sinuoso lo schema
sponde verosimilmente alla Via Elorina nota n
Probabili assi naturali utilizzati dai Greci fi
furono l'arteria che attraversa longitudinalme
cui si è impiantata la colonia di Siris-Polieion (
parallela al mare nella piana posta ai piedi dell
rea di Locri Epizephirii (Fig. 10), il cosiddet
A Gela (Fig. 12) ed a Cirene (Fig. 15) il pe
è sviluppato l'impianto urbanistico definitivo
dale sicuramente originario che partendo da
area occupata dai coloni giungendo fino all'es
A Metaponto (Fig. 14), se l'impianto defin
al di là della metà del VI secolo, certamente
carono e prolungarono il tracciato di alcune pl
gine della colonia, che collegavano il nucleo
presa tra i due fiumi391.

387 Rallo, in Kokaļos cit., 1976-1977, p. 727 sg.


388 È possibile che la diversità di orientamento dei due gr
l'agorà, non condizionata da preesistenze e non attribuibile a di
dalle condizioni orografiche del terreno, mantenute inalterate
è stata già avanzata da Gullini (Par Pass cit., p. 417 sg.).
389 Thuc., VI, 66, 3; 70, 5; VII, 80, 5.
390 Per Gela, Fiorentini-De Miro, in Atti Atene 1979, t.
Bacchielli, L'Agorà di Cirene, II, 4, cit., pp. 17-19.
391 Adamesteanu, in Atti Atene 1979, t. II, p. 309.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 123

Ad Imera l'orientamento dei templi è identico a quello delle str


più arcaiche dell'abitato392. Essendo l'edificio più antico dell'ar
databile nell'ultimo quarto del VII secolo, si può ipotizzare che
della seconda generazione definirono un piano regolatore generale
sull'asse di percorrenza naturale della collina, al quale adeguarono
fici sacri e l'abitato.
A Camarina (Fig. 18) ed Agrigento (Fig. 19), infine, dove la realiz-
zazione dell'impianto urbanistico fu assai rapida, l'esistenza ab origine di
alcune plateiai principali risulta documentata dai dati archeologici393.
Come nell'esaminare la nascita di una città si deve operare una netta
distinzione tra il semplice agglomerato di abitazioni più o meno disperse
e l'organizzazione urbana sistematica, regolamentata e regolarmente dise-
gnata394, così nello studio degl'impianti urbanistici vanno distinti quelli
che - usando le espressioni del Martin395 - si sviluppano a partire da
«quelques grands axes principaux d'orientation définie» da quelli che pre-
sentano una pianta a scacchiera «dont l'element modulateur est l'îlot, la
parcelle régulière».
Ma entrambi questi schemi sono l'esito di due momenti storici diversi
nell'ambito di un unico processo di sviluppo ideologico, il cui intento fin
dall'inizio è la ripartizione dell'area urbana in funzione dell'abitato. Le
tappe di questo processo possono essere seguite attraverso lo sviluppo ur-
banistico diacronico di una stessa città a partire dalla sua nascita fino alla
sua massima fioritura o attraverso il confronto tra le diverse impostazioni
di impianti urbanistici realizzati ex-novo in epoche successive. Le colonie
greche dell'Occidente ci hanno fornito i dati più numerosi per la conoscen-
za degli impianti di età arcaica e severa e dello sviluppo ideologico che
li determinava. A volte, infatti, oltre allo schema primitivo, se ne conserva
uno successivo (Naxos, Imera) che, realizzato probabilmente in occasione
di rifondazioni o nuove deduzioni di coloni, rispecchia evidentemente si-
stemi di divisione geometrica più progrediti.

392 Bonacasa, in Atti Atene 1979 , t. I, p. 319 sgg.


393 Per Camarina, cfr. Sicilia antica , I, 3, p. 514; per Agrigento, De Miro, Sicilia Occidentale ,
cit., p. 130; Coarelli-Torelli, p. 129.
394 Su tali espressioni, cfr. Stucchi, Cirene 1957-66, cit., p. 40; Martin, in Kokaļos cit., 198U-
1981, p. 1009 sgg.
395 Martin, «Rapport entre les structures urbaines et les modes de division et d'exploitation
du territoire», in Problèmes de la terre en Grèce ancienne, cit., pp. 97-112 (in part. p. 101).

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124 CLAUDIO PARISI PRESICCE

9) Conclusioni

La genesi di una città rappresenta sempre un m


in cui l'esperienza urbana viene sottoposta a verifica
organizzativo sia per ciò che concerne la sua strut
colarmente evidente nelle colonie, dove le scelte urb
conseguenza di un fenomeno volontario che accelera
mazione della città in rapporto alla maturazione e
litica della comunità396.
Così mentre per la fondazione delle apoikiai pri
vano soltanto dalle esperienze dell'età geometrica,
secondarie, avendo già avuto l'opportunità di metter
elaborati in funzione di una migliore occupazione e
tamento di un territorio nel suo complesso, partiva
bano già maturo sul piano organizzativo e suscettibi
namenti sul piano strutturale.
Le nostre conoscenze sull'urbanistica di Megara H
te costituiscono un quadro campione per seguire l
della città tra l'VIII e il VI secolo a.C. Esse rappr
delle esperienze maturate dai coloni megaresi nell
urbana più vasta e ci forniscono l'esemplificazione
della dinamica storica che condusse all'applicazione s
urbano di principi goemetrici rigorosamente determ
La storia dell'insediamento primitivo di Mega
fondazione intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. fino alla definitiva or-
ganizzazione monumentale dell'area urbana avvenuta nella seconda metà
del VII secolo è stata ben esaminata ed è talmente nota che non è il caso
di ripeterla nel dettaglio397. Miseri sono invece i dati archeologici in nostro
possesso sull'organizzazione urbana di Selinunte nel periodo immediata-
mente successivo alla fondazione, ma le osservazioni che abbiamo fatto
sulla dislocazione e sugli orientamenti degli edifici sacri ci hanno permesso
di individuare alcune caratteristiche fondamentali dell'assetto urbano ori-
ginario della colonia.

396 Cfr. M. Clavel-Lévèque, «Urbanisation et cités dans l'Occident antique», in Cahiers ďhi-
stoire de l'Institut M. Thorez XIX, 1976, pp. 239-246 (citato da Vallet, in Atti Cortona 1981 , p. 241).
397 Vallet, Villard, Auberson, Mégara Hyblaea 1, cit. ; Gullini, in Par Pass cit., pp. 427-
469; Di Vita, in SIKANIE, cit., pp. 365-370, taw. I-II.

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 125

La storia di Selinunte inizia certamente intorno alla metà del VII se-
colo a.C., allorché i coloni megaresi, spinti dalle necessità e dalle oppor-
tunità sopra rilevate e seguendo le rotte marittime o i percorsi terrestri
precedentemente indicati, giunsero nel territorio in cui successivamente
decisero di fondare la colonia. Vi trascorsero un breve periodo in cui,
ancora legati alla loro città di origine, intrattennero, come documentano
gli scavi archeologici sul pianoro di Manuzza, rapporti di vicinato o di
convivenza con gruppi di indigeni che abitavano in precedenza la zona.
A tale fase di frequentazione398 vanno riferite le tombe più antiche della
necropoli meridionale del pianoro, che probabilmente continuò ad essere
utilizzata anche dopo la fondazione della città e la definizione dei suoi
limiti urbani.
Alla fine del secondo terzo del VII secolo a.C. - i dati archeologici
coincidono con la data tucididea del 628/7 a.C. - venne decisa la dedu-
zione di una nuova apoikia. Essa fu impiantata nella stessa area precede
temente esplorata, che presentava buone caratteristiche per un inse
mento stanziale: vasta pianura nell'entroterra, ottime vie di penetrazio
lungo i corsi e le valli dei fiumi, presenza di sorgenti di acqua dolc
Nel corso dell'ultimo quarto del VII secolo l'area occupata viene
teramente organizzata sulla base del tracciato di alcune arterie princip
il cui orientamento, dettato in massima parte dalla stessa morfologia d
terreno, determina gli allineamenti generali dello schema urbano.
orientamenti vengono rispettati anche dagli edifici sacri che, con il pre
scopo di sancire la presa di possesso del territorio, vengono dislocati tu
t'intorno all'area dell'insediamento contemporaneamente alla sua st
definizione globale.
È possibile che l'orientamento diverso delle plateiai e conseguen
mente del sistema di ripartizione in lotti presente sui due pianori
città fosse connesso con una divisione socio-produttiva delle due ar
maggiormente legate l'una alle attività agricole ed ai contatti con le po
lazioni anelleniche dell'interno e l'altra alla zona portuale ed alle att
di traffico e di navigazione sia commerciale che militare399. Il dup

398 In tale fase furono effettuati certamente i lavori iniziali di dissodamento e di coltivazion
campi che permisero ai Megaresi di produrre in loco i mezzi di sussistenza senza dipendere
abitanti delle aree circostanti. In tale modo essi verificarono la fertilità del territorio e le poss
di sfruttamento legate al clima ed ai sistemi di irrigazione.
Questa possibilità è stata già avanzata da Vallet, Martin, in Sicilia antica , I, 2, p. 2

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126 CLAUDIO PARISI PRESICCE

orientamento dei santuari e la voluta frontalità di essi nei confronti delle


strade che compongono la maglia dell'impianto di Manuzza e dell'Acropo-
li400 rispecchierebbe tale divisione anche sul piano religioso. Lo scavo e
lo studio complessivo della nuova area sacra e la revisione in corso dei
materiali rinvenuti dal Gabrici presso il Santuario della Malophoros po-
tranno forse fornire elementi sicuri per una differenziazione cultuale delle
due aree riferibile ad una specifica frequentazione da parte di componenti
diverse della comunità.
Impostato in tal modo l'insediamento urbano, trascorse un certo pe-
riodo in cui i coloni, grazie allo sfruttamento di territori sempre più vasti
ed all'apertura di nuovi sbocchi per le proprie attività di scambio, molti-
plicarono rapidamente le proprie ricchezze. Nel contempo le ricerche di
cave di pietra iniziate fin dalla fondazione e la progressiva specializzazione
nelle attività terziarie connesse con l'edilizia, permisero alla classe di ar-
tigiani ed alle maestranze di acquisire esperienze sempre maggiori e di
sviluppare nuove capacità tecniche. La necessità di mantenere in continua
attività queste classi sociali diede l'opportunità di concretizzare con una
programmazione più vasta il bisogno di monumentalizzazione, inizialmen-
te indirizzato soltanto in funzione dell'edilizia sacra.
Nel primo quarto del VI secolo, pertanto, in concomitanza con un
aumento della popolazione401, si procedette ad una nuova organizzazion
dell'area urbana secondo uno schema geometrico di divisione scandito non
per lotti, come a Megara Hyblaea, ma per isolati di abitazione402. In tale
periodo, parallelamente alla messa in opera del nuovo impianto urbanisti-
co, iniziarono i grandi lavori di terrazzamento e di spianatura eseguiti
più riprese, che hanno modificato la conformazione ed il rilievo della col-
lina dell'Acropoli403. In origine essa digradava in ripide balze verso

400 II collegamento degli edifici sacri con le strade che seguono il medesimo orientamento er
probabilmente concretizzato, almeno in qualche caso, mediante l'attraversamento dei fiumi, così com
è ipotizzabile a Naxos (cfr. Pelagatti, in Atti Atene 1979, t. I, p. 303).
401 A tale epoca risale la fondazione di Eraclea Minoa, sub-colonia di Selinunte successivament
conquistata dagli Agrigentini (Herod., V, 46).
402 Tale evoluzione tra gli impianti delle due colonie siciliane fondate dai Megaresi è stata gi
sottolineata da G. Vallet (da ultimo, in Atti Cortona 1981 , p. 250).
403 La trasformazione più grandiosa è stata fatta nell'ultimo quarto del VI secolo a.C., in occa
sione della costruzione del muro a piramide e della stoà ad L nel settore sud-orientale del pianor
(cfr. A. Di Vita, «Per l'architettura e l'urbanistica greca di età arcaica: la stoà nel temenos d
tempio C e lo sviluppo programmato di Selinunte», in Palladio XVI, 1967, p. 41 sgg.). L'ultim
grande cambiamento dell'aspetto geomorfologico della collina è avvenuto in occasione della costruzio

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 127

mare, che penetrava più profondamento nell'entroterra formando due am-


pie insenature ad Est e ad Ovest della collina.
La maturazione dei principi scientifici di base dell'impianto urbanisti-
co di Selinunte, suggeriti dallo schema generale progettato già al momento
della fondazione, avvenne, dunque, nell'arco di mezzo secolo. Furono
cioè sufficienti due generazioni per arrivare alla realizzazione definitiva
dell'assetto urbano. Tale lasso di tempo sembra essere stato determinato
non tanto dal cammino occorrente per la maturazione delle idee, quanto
dal periodo necessario per l'acquisizione delle risorse finanziarie.
La storia di Selinunte dalle primitive esplorazioni fino alla progetta-
zione definitiva dell'assetto urbano coincide con quella delle prime tre ge-
nerazioni ed è in ciò confrontabile con lo sviluppo di altre colonie greche
(Thasos)404 ed in particolare di quelle fondate all'incirca nello stesso pe-
riodo (Metaponto, Imera, Cirene). Tale parallelismo di tempi dipende evi-
dentemente dalla 'rivoluzione culturale' della seconda metà del VII secolo
a.C. che determina una nuova concezione dell'impianto e delle strutt
della città in quasi tutto il mondo greco405. Singolare è, invece, lo svilup
monumentale di Selinunte, che, per la precocità nell'uso del materiale l
pideo e per la qualità e quantità delle sue imprese edilizie, non trova
scontro in altre colonie greche.

Claudio Parisi Presicce

APPENDICE

Pianta topografica di Selinunte.

Il primo rilievo topografico di Selinunte che si conosca dopo la


l'identificazione della colonia greca da parte del Fazello (T. Fazell
Siculis decades duae, Palermo 1558; ristampato in italiano a Venez
ripubblicato in latino da J.G. Graevius-P. Burmannus, Thesauru

ne del bastione settentrionale delle fortificazioni, il cui fossato esterno ha tagliato la


che univa i due pianori della città (cfr. V. Tusa, in SicArch V, 18-20, 1972, pp. 43
404 Martin, in Atti Atene 1979, t. III, p. 171 sgg.
405 Cfr. A.M. Snodgrass, The Dark Age of Greece, Edinburgh 1971, pp. 413-43
(intervento), in Atti Atene 1979, t. III, p. 361 sgg.; La città antica, Guida storica e cri
C. Ampolo, Roma-Bari 1980.

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128 CLAUDIO PARISI PRESICCE

tum et historiarum Siciliae, Sardiniae et Corsicae ,


eseguito da J. Houel e pubblicato in Voyage pitto
Malte et de Lipari , tome I, Paris 1782, pl. XVI (c
disegno topografico fu pubblicato da W. Harris e
topes discovered amongst the ruins of the Temples o
in Sicily (described by S. Angell e T. Evans), Lo
un altro si trova nell'opera di J.-I. Hittorf e L. Z
de la Sicile . Recueil des monuments de Ségeste et de
stampata in pochi esemplari. Una piccola pianta corog
anni da Saverio Cavallari e pubblicata da Domenico Lo Faso Pietras anta,
Duca Di Serradifalco, Antichità della Sicilia , vol. II, Palermo 1834, tav. II
e Vedute pittoresche degli antichi monumenti della Sicilia , Palermo 1834, tav. all.
(utile per conoscere il percorso antico del fiume Cottone ad Est dell'Acropoli,
trasformato in canale in epoca recente). Uno schizzo topografico aggiornato in
seguito ad una visione diretta del luogo fu realizzato e pubblicato da J. Schu-
bring, «Die Topographie der Stadt Selinus», in Nachrichten von der K. Gesell-
schaft der Wissenschaften zu Göttingen 1865, tav. f. t. Esso fu ripubblicato insieme
ad una carta topografica dell'intera zona in scala 1:50000 da A. Holm, Geschichte
Siciliens im Altertum , vol. I, Leipzig 1870, tav. IV. Nello stesso anno fu ristam-
pato il volume di Hittorf e Zanth con l'aggiunta di un commento alle tavole re-
datto dal primo (Recherches sur l'origine et le développement de l'architecture re-
ligieuse chez les Grecs , Paris 1870).
La prima vera pianta topografica di Selinunte, realizzata mediante triangola-
zione, fu rilevata nel 1872 da Saverio e Cristoforo Cavallari e pubblicata
in: «Topografia di Selinunte e suoi dintorni», in Bullettino della Commissione di
Antichità e Belle Arti in Sicilia V, 1872, p. 1 sgg., tav. I (Fig. 24). In essa con-
fluirono i risultati degli scavi effettuati a partire dal 1864 e furono precisate le
posizioni relative dei templi*, dell'Acropoli, del pianoro della città (collina di Ma-
nuzza), della collina orientale e delle due necropoli in Contrada Galera e Bagliaz-
zo a Nord e in Contrada Manicalunga ad Ovest. Questa pianta, stampata alla
scala di 1:6666 ca., è rimasta l'unica edita in cui risulti il posizionamento delle
necropoli suddette, ancora confuse negli studi precedenti (O. Benndorf, Die
Metopen von Selinunt, Mit Untersuchungen über die Geschichte die Topographie
und die Tempel von Selinunt , Berlin 1873; V. Villareale, resoconti pubblicati da
E. Gabrici, «Gli scavi di Valerio Villareale a Selinunte», in Archivio Storico
per la Sicilia Orientale XVI-XVII, 1919-1920, pp. 119-126). In essa appaiono vi-
sibili alcuni muri riferibili alle banchine ed alla cinta muraria che recinge i due
porti alla foce del Selinus-Modione ad Ovest e del Cottone ad Est (tali resti,
evidentemente insabbiati, non compaiono nelle piante redatte successivamente).
Nel 1877, in seguito agli scavi compiuti a partire dal 1873, fu realizzata una pianta
topografica della sola Acropoli a scala 1:1000 (cfr. NS 1877, p. 133) che, utilizzata
soltanto per uso amministrativo, rimase inedita. Completata con l'aggiunta delle
curve di livello, essa fu stampata qualche anno dopo da F.S. Cavallari alla scala
1:1333 (Sulla topografia di talune città greche di Sicilia e dei loro monumenti ,
Palermo 1879, tav. all. = Archivio Storico Siciliano n.s. VII, 1883, p. 83 tav.).

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TOPOGRAFIA DI SELINUNTE
E

SUOI DINTORNI

RILEVATA DALL' INGEGNERE CRISTOFORO CAVALLARI NELL'ANNO 1872

SOTTO LA DIREZIONE DEL PROFESSORE SAVERIO CAVALLARI

DIRETTORE DELLE ANTICHITÀ

DI

SICILIA.

Fig. 24. Planimetria generale di Selinunte (Cavallari).

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/';-=09 )(8* =-0/']

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 129

Nel 1896 una pianta di tutta la zona archeologica selinuntina compren


le colline dell'Acropoli, di Manuzza e dei templi orientali fu redatta e pu
da R. Koldewey e O. Puchstein, Die griechischen Tempel in Unterita
Sicilien , Berlin 1899, tav. 29,1. Essa fu stampata anche nella traduzione
aggiornata dell'opera di A. Holm, Storia della Sicilia nell'antichità , Torin
1901, rist. anast. Bologna-Roma 1965, vol. I, tav. IV.
Nel 1902 per conto dell'Istituto Geografico Militare fu tracciata dal to
Punzoni una pianta a scala 1:10000 mai pubblicata integralmente (l'a
Gaggera con il Santuario della Malophoros è stata pubblicata da Ga
MonAL XXXII, 1927, fig. 1). Essa è l'unica in cui compaiono, oltre al
di livello, la distribuzione delle colture agricole e delle relative prop
conformazione delle dune sabbiose lungo la costa. Per tale motivo si è ri
utile pubblicarla qui per la prima volta (Fig. 25). Il fatto che essa docum
esattezza la posizione dei vigneti nell'area di Selinunte all'inizio del se
mette di avere grandi vantaggi nelle indagini di scavo archeologico, nell
della stratigrafia del terreno e nell'individuazione delle zone di maggior
e conseguentemente con una migliore conservazione dei monumenti a
fatto, poi, che in tale pianta sia tracciato il percorso dei fiumi e la confor
della loro foce relativamente ad un periodo precedente ai grandi sba
del Gabrici, all'arginatura del letto del fiume occidentale ed alla cana
dell'altro permette una migliore conoscenza della linea di costa antica
guentemente maggiori possibilità di indagine sui porti della colonia (
strutture note relative ad essi sono i pochi resti di banchine e la torre o
oggi sommersi e praticamente inediti: cfr. S. Cavallari, in Bullettin
p. 3, tav. I; NS, 1886, p. 104; 1888, p. 595; 1894, p. 203; Bovio Marc
La ricerca archeologica nell'Italia meridionale , Napoli 1960, p. 234 e in A
Congr. Intern. Arch. Class., Roma 1961, II, p. 12). La presenza, inf
curve di livello in tale pianta, di trenta anni più recente rispetto a q
Cavallari, è utile come testimonianza dei profondi mutamenti altimetrici
nell'area delle vallate dei due fiumi, soprattutto di quello occidentale, attr
da forti venti.
Nel 1904 e 1908 una nuova pianta della zona selinuntina fu eseguita da J.
Hulot e G. Fougères e pubblicata in Sélinonte. La Ville, l'Acropole et les
Temples, Paris 1910, tav. all. (I).
Tutte le piante redatte successivamente si basano sul rilievo dell'Acropoli
eseguito dai due Cavallari (1879), in particolare per le curve di livello. Gli scavi
di Ettore Gabrici a Selinunte, i cui risultati furono condensati in quattro impor-
tanti monografie («Il santuario della Malophoros a Selinunte», in MonAL
XXXII, 1927; «Acropoli di Selinunte», in MonAL XXXIII, 1929, cc. 61-112,
taw. I-XVIII; «Per la storia dell'architettura dorica in Sicilia», in MonAL
XXXV, 1933, cc. 137-262, taw. I-LXVI; «Studi archeologici selinuntini», in Mo-
nAL XLIII, 1956, cc. 205-392, taw. I-VI), non furono accompagnati da un nuovo
rilevamento dell'area archeologica complessiva. Furono pubblicate solo delle
piante parziali relative allo scavo dell'area sacra dell'Acropoli ed una pianta rico-
struttiva, che concretizza la sua ipotesi dell'esistenza di una fase proto-greca di

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130 CLAUDIO PARISI PRESICCE

insediamento sulla collina dell'Acropoli. Anche gli sc


nel 1935 a Nord del tempio D (cfr. NS 1937, pp.
J. Bovio Marconi nel 1953-1957 lungo le vie del sett
Urbanistica XXVII, 23, 1958, pp. 76-80; La ricerca
dionale , Napoli 1960, pp. 233-238; Atti VII Congr
1961, II, pp. 11-30, tavv. I-VI; EAA VII, 1966, s.v. Se
no documentati soltanto con disegni parziali e schizz
poli.
Nel 1957 è stata pubblicata da parte di G. Schmiedt una pianta realizzata
attraverso la lettura delle fotografie aeree dell'area di Selinunte («Applicazioni
della fotografia aerea in ricerche estensive di topografia antica in Sicilia», in Ko-
kaļos III, 1957, pp. 22-24, taw. 5-6). Essa rivelò per la prima volta l'esistenza
di un reticolato urbano anche sulla collina di Manuzza, già precedentemente ri-
tenuta la sede dell'abitato della colonia. La pianta dello Schmiedt è stata più
volte ripubblicata da vari studiosi, essendo l'unica in circolazione che permettesse
una veduta globale dell'area selinuntina (in partie., F. Castagnoli, «Recenti
ricerche sull'urbanistica ippodamea», in ArchCl XV, 1963, pp. 184-186, tavv.
LXIV-LXV; P. La ved an, J. Hugueney, Histoire de l'urbanisme. Antiquité ,
2ème édition, Paris 1966, p. 141, fig. 98; A. Giuliano, Urbanistica delle città
greche , Milano 1966, p. 50 sgg., fig. 12; A. Garcia Y Bellido, Urbanistica de
las grandes ciudades del mundo antiguo , Madrid 1966, fig. 25 a p. 45; EAA VII,
cit., p. 176 fig. 229; A. Di Vita, «L'urbanistica più antica delle colonie di Magna
Grecia e di Sicilia: problemi e riflessioni», in Atti Atene 1979, t. I, pp. 74-78,
fig. 3; Id., in Misc. ... Manni , cit., fig. 3; Id., in SIKANIE , cit. , tav. all.). Le
pubblicazioni degli scavi compiuti da Di Vita nel 1953 e 1956 ad Est dei templi
della collina dell'Acropoli (portico ad L e casette puniche; cfr. ArchCl V, 1953,
pp. 39-47, tavv. XIV-XVIII; Palladio N.S. XVI, 1967, pp. 3-60) utilizzarono per
la veduta d'insieme dell'area una fotografia aerea (più volte in seguito ristampata
fino al recente volume di M. Torelli e E. Greco, Storia dell'urbanistica. Il
mondo greco, Roma-Bari 1984, fig. 67) e le piante redatte dal Gabrici sulla base
dei rilievi dei Cavallari. Piante schematiche dell'area di Selinunte sono state pub-
blicate da M. Santangelo, Selinunte, Roma s.d. [1952], in EUA VI, 1958, s.v.
Greco-occidentali centri e tradizioni, c. 791 sg., da A. Schenk G. v. Stauffen-
BERG, Trinakria, München 1963, p. 33 e da M. Guido, Sicily: An Archaeological
Guide, London 1967, fig. 11 a p. 86. Le strutture rimesse in luce in seguito agli
scavi condotti da V. Tusa sull'Acropoli a partire dal 1969 non sono state inserite
nella planimetria generale. Per una visione d'insieme è stata utilizzata la fotogra-
fia aerea (cfr. «Selinunte punica», in RIASA n.s. XVIII, 1971, fig. 1), mentre è
stata pubblicata la pianta di alcuni isolati impiantatisi a ridosso dei templi di età
classica («L'aspetto punico di Selinunte con particolare riferimento all'urbanisti-
ca», in 150 Jahre. Deutsches archäologisches Institut. 1829-1979, Festveranstaltun-
gen und internationales Kolloquium, 17.-22. April 1979 in Berlin, Mainz am
Rhein 1981, Taf. 40, 1; SicArch XIV, 45, 1981, p. 36; «I Cartaginesi nella Sicilia
occidentale», in Kokalos XXVIII-XXIX, 1982-1983, p. 145 fig. 2). Nel frattempo,
in seguito alla scoperta di un nuova necropoli in Contrada Buffa, è stata pubbli-

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SELINUNTE
e suoi dintorni ^

Fig. 25. Pianta IGM (1:10000).

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Segni convenzionali

Strade rotabili di 3 'classe


Strade di é-l classe

Strade campestri
Sentieri

Muri a secco

Antichità

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NUOVO SANTUARIO PERIFERICO DI SELINUNTE 131

cata una piccola carta topografica dell'intera area di Selinunte con il po


mento delle necropoli ( EAA , Suppl. I (1970), Roma 1973, s.v. Selinunt
ristampata in: V. Tusa, «Ricerche e scavi nelle necropoli selinuntin
Atene 1979 , t. II, p. 193 fig. 1; un'altra schematica in: Id, in Odeon , cit
Solo in anni recenti è stata avvertita la necessità di un nuovo rilievo
sivo dell'area selinuntina, resosi indispensabile soprattutto per la collin
cropoli, che ha assunto un aspetto diverso rispetto alle piante redatte
dei rilievi dei due Cavallari a causa della liberazione della maggior part
di cinta. Tale esigenza è stata solo in parte soddisfatta da una restituzi
grammetrica di fotografie aeree, realizzata a scala 1:2000 in occasione d
tuzione del Parco Archeologico di Selinunte. Essa presenta delle aberraz
dividuate con esattezza per la parte occidentale dell'area selinuntina
munque utilissima perché è il primo rilievo topografico con le curve d
realizzato dopo la pianta dei due Cavallari del 1877-1879 ed è l'unico
timetrico recente conosciuto della collina orientale e delle zone ad essa circostan-
ti. Il rilievo fotogrammetrico è stato utilizzato per la realizzazione di una pianta
pubblicata in scala 1:15000 ca. da M. Torelli, in Storia e Civiltà dei Greci , I,
2, Roma 1978, p. 704 fig. 28, ed in scala 1:10000 ca. da V. Tusa, in 150 Jahre... ,
cit., Taf. 39.
Nell'ambito del programma di ricerche intensive nell'area di Selinunte intra-
preso nel 1973 dalla Soprintendenza Archeologica di Palermo, sono state condot-
te indagini di scavo in vari settori della colonia greca da parte di diverse équipes
di studiosi (cfr. V. Tusa, in Insediamenti 1977, pp. 49-51). I risultati delle ricer-
che effettuate sulla collina di Manuzza da A. Rallo, pubblicati soltanto prelimi-
narmente, sono documentati per ora soltanto da rilievi dell'area di scavo (Rallo,
in Kokalos XXII-XXIII, 1976-1977, tav. CLXIII; V. Tusa, in 150 Jahre..., cit.,
Taf. 41; Rallo, in Kokalos XXVIII-XXIX, 1982-1983, tav. XXI). Le indagini
sull'urbanistica e lo studio degli isolati limitatamente all'Acropoli sono affidati a
R. Martin, a J. de La Genière ed alla loro équipe (lo scavo e lo studio dell'isolato
E-F è diretto da M. Fourmont: cfr. SicArch XIV, 46-47, 1981, pp. 5-26; Kokalos
XXVIII-XXIX, 1982-1983, pp. 195-198, taw. XXXII-XXXIII), che si avvale del-
la collaborazione dell'architetto D. Theodorescu. A quest'ultimo si deve la rea-
lizzazione di una nuova pianta dell'Acropoli, pubblicata, priva delle curve di li-
vello e con l'indicazione schematica dei principali monumenti al di fuori dell'A-
cropoli, dapprima nel 1975 in scala 1:10000 ca. {Kokalos XXI, 1975, fig. a p.
114; stampata pure in CRAI 1977, fig. 1 a p. 47 e ripubblicata da Di Vita, in
Mise. ... Manni, cit., fig. 4 e in Atti Atene 1979, t. I, p. 77 fig. 4) e poi nel
1979-1980 in scala 1:2250 ca. un po' semplificata {Sicilia antica, I, 3, tav. 13;
stampata pure in Greco, Torelli, op. cit., fig. 68 e in Coarelli-Torelli,
p. 80, ridotta). Essa presenta un reticolato regolare di strade del tutto ipotetico
sulla collina di Manuzza. Nel 1980 è stata pubblicata una nuova pianta dell'Acro-
poli con le curve di livello in scala 1:4000 ca., in cui si propone una restituzione
ancora in parte ipotetica delle strade di direzione Est-Ovest prolungate al di là
del limite occidentale della collina {RAL XXXIV, 1979, fig. lap. 386; ristampata
in scala diversa in tutti gli studi successivi dell'equipe francese e in Greco, To-

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132 CLAUDIO PARISI PRESICCE

RELLi, op. cit., fig. 69). A questa pianta hanno f


J. de La Genière che, dando un breve resoconto
Ovest dell'Acropoli nella valle del Selinus-Modion
zione del reticolato urbano (RAL XXXVI, 1981,
XXVII, 1980-1981, fig. 3 a p. 995; ASNP s. III, X
pianta è stata ripubblicata con qualche perplessi
delle città greche», in Xenia VII, 1984, p. 17 fig. 1
tesi di un impianto urbanistico con lo snodo tra i d
colline dell'Acropoli e di Manuzza immediatamente
nale delle fortificazioni e se ne propone uno con
distanza verso Nord da quella sicuramente esiste
fase non anteriore alla seconda metà del V secolo a
raria settentrionale (si tratta della strada chiamata
permesso di accertare che i limiti attuali del retic
corrispondono a quelli dell'età arcaica e del prog
tuttavia prematuro utilizzare i risultati dei saggi d
to rispetto alla lunghezza delle strade stesse e non a
cati, per una ricostruzione complessiva dell'impian
nimetria dell'Acropoli e della collina di Manuzza
è stata pubblicata da Di Vita, in SIKANIE , cit.,
Nel 1982 al programma di ricerche intorno all'ar
con lo scopo di riprendere lo studio dell'intera are
Modione, il «Progetto Malophoros». È stata prel
Tilia, responsabile della documentazione grafica de
in scala 1:500 comprendente il Tempio M, il Sa
nuova area sacra rinvenuta (pubblicata preliminarm
1984, fig. lap. 22). Essa è servita di base per la
pianta di Selinunte in scala 1:2000 qui presentat
stato utilizzato il rilievo pubblicato da Theodorescu
dei prolungamenti delle strade verso Ovest; per
possibile inserire la strada ivi rinvenuta attraverso
cate nel rilievo di scavo pubblicato dalla Rallo; per
è stata utilizzata la restituzione aereofotogrammetr
per le curve di livello, verificate sui rilievi di The
riflettenti l'altimetria attuale dell'area selinuntina.

C.P.P.

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Tav. I
Parisi Presicce, Nuovo santuario periferico di Selinunte

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Tav. II Parisi Presicce, Nuovo santuario periferico di Selinunte

Selinunte, Períbolos del nuovo santuario periferico (lato Sud visto da Est).

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Tav. III
Parisi Presicce, Nuovo santuario periferico di Selinunte

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Tav. IV Parisi Presicce, Nuovo santuario periferico di Selinunte

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