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I MEZZI POROSI Definizione: Si definisce un mezzo poroso come un corpo materiale multifase, costitutito da una o pit fast solide ed uno spazio vuoto. = Vy ViaVstW V4 = volume apparente, cio® il volume totale del mezz0 poroso rappresentativos V,, = volume della parte solida allo stato secco; Vy = volume dei vuoti. © I suolo, la sabbia, le rocce, le ceramiche, la gommapiuma, il pane, i polmoni e i reni sono solo pochi esempi di una grande varieta di materiali porosi naturali e artificiali che si incontrano praticamente. «© Comune a tutti questi esempi 2 che parte del dominio @ oceupato da una parte solida sempre presente, chiamata marrice solida. 2 Lo spazio vuoto, rappresentato dai diversi tipi di pori, pud essere occupato da una o pid fasi fluide (ad esempio acqua allo stato liquido © gassoso) e da una 0 pitt fasi solide (ad esempio cristalli, particelle). Che cos’é una fase ? Definizione: Una fase & definita come una porzione chimicamente omogenea di un sistema considerato, che & separata da altre porzioni di esso da un limite fisico (interfaccia 0 interfase). © La fase gassosa, all’interno di un sistema, pud essere rappresentata come una sola fase, poiché tutte le fasi gassose sono completamente miscibili e non esiste un limite distinto tra loro. © Si pud avere, invece, pil di una fase liquida in un sistema. In questo caso tali fasi liquide sono fluidi jmmiscibili e quindi si ritrovano separate tra loro fisicamente. I componenti di una fase Defin specie chimica omogenea ed identificabile, o da un insieme di specie (oni, molecole). zione: Un componente & una parte di una fase, composta da una © {1 numero di componenti in una fase @ il numero minimo di specie chimiche indipendenti necessario per descrivere completamente la composizione della fase. o Dunque, ciascuna fase pud essere un insieme molecolare di diversi componenti indipendenti, ad esempio, ioni o molecole di differenti specie chimiche in una soluzione liquida, o in un insiéme di gas, 0 definite particelle di una fase. I trasporto di una fase eniro un mezzo poroso Il trasporto di una quantita stensiva considerata (ad esempio, la massa, jl momento e ’energia) di una fase nel dominio di un mezzo poroso pud avere luogo attraverso: e una singola fase (fluida 0 solida); alcune delle fasi presenti nel dominio (includendo possibilmente la fase solida); a attraverso tutte quante. @ Nel primo caso, almeno parte del dominio occupato da quella fase deve essere connesso. o Negli altri due casi, il trasporto di una quantitd estensiva considerata pud aversi attraverso i limiti microscopici che separano le fasi. NOTA: Nella seguente discussione, ogni fas (gas, liquida o solida) & considerata come un continuo, trascurando la sua struttura molecolare. Classificazione dei mezzi porosi e Nonostante venga considerata una variet& di fenomeni di trasporto, il nostro interesse principale & verso il caso in cui almeno una delle entitd trasportate @ la massa di una fase fluida nello spazio vuoto. e Per permettere tale trasporto, la configurazione dello spazio vuoto deve soddisfare certe condizioni relative al concetto di connettivita. Pertanto i mezzi porosi possono essere classificati secondo il tipo di connessione della matrice solida e dello spazio vuoto. Definizione 1: Un dominio @ detto connesso, 0 interconnesso, SC ogni due punti appartenenti ad esso, essi possono essere connessi con una curva che giace compietamente all’interno del dominio. » Il dominio connesso pud essere 0 connesso semplicemente 0 in modo multiplo. Definizione la: E chiamato semplicemente connesso se ogni superficie chiusa che pud essere posta in esso pud contrarsi ad un punto senza abbandonare la superficie. Se ha un’ampiezza finita, ha soltanto un singolo limite chiuso esterno (a-dominio in figura a). Definizione 1b: Un dominio finito connesso & detto connesso in modo multiplo s¢ ® limitato anche all’interno da una 0 pid superfici chiuse disgiunte (a-dominio in figura b). Definizione 2: Un dominio spaziale & detto non connesso, 0 non interconnesso, se & composto da un’unione di domini disgiunti con limiti disgiunti (B-dominio in figura ae b). Domain boundary undary, the a-subdomain is a single Figure 1.1.1: Within the indicated domain bou iply-connected domain in (b). The da single mult (a) and (b). Note that the examples here are simply-connected domain in (a bdomain is non-connected in both limited to two dimensions. VOID SPAC ee MSC MC MSC PML PM2 MC PM3 PM4 iP sc FB NOTE: PM = mezzo porosd; MC = dominio a connessione multipla; SC = insieme di domini a connessione semplice; MSC = combinazione di MC SC; IP = pori isolati; FB = letto fluidizzato. e La tabella mostra una classificazione di mezzi porosi in accordo con i] tipo di connessione della matrice solida ¢ dello spazio vuoto. Sono possibili altre classificazioni, ad esempio, in base alla geometria dello spazio vuoto. » A causa del nostro interesse per i fenomeni di trasporto in cui avvengono advezioni di masse fluide, si prenderanno in considerazione mezzi del tipo PM,, in cui si ha connessione multipla sia della matrice solida che dello spazio vuoto. TIPI DI POR Occorre allora definire i diversi tipi di pori presenti all’ interno del mezzo poroso e il loro legame con il movimento dei fluidi. Pori aperti (o comunicanti) I vuoti formano uno spazio continuo all’interno del mezzo poroso, contribuendo al trasporto delle fasi liquide ¢ gassose. Pori chiusi (0 non comunicanti) I vuoti sono isolati e dispersi nella compagine e non contribuiscono in alcun modo al trasporto di materia. Pori ciechi (o aperti solo da una parte) I vuoti sono connessi solo per un estremo, essi contribuiscono in maniera trascurabile ai fenomeni di trasporto, ma possono spiegare alcune apparenti incongruenze nel processi di assorbimento ¢€ desorbimento dell’acqua. Sulla base di questa distinzione si procedera poi a distinguere tra porositd totale e porosita aperta (0 effettiva): Porosita totale Essa rappresenta la frazione, espressa solitamente in %, del volume totale (apparente) del campione poroso occupata dai pori aperti, ciechi e chiusi. Porositd aperta o effettiva Essa rappresenta la frazione (espressa in %) del volume totale occupata dai pori aperti e ciechi. e Tale porosita pud essere definita da un punto di vista dimensionale, distinguendola in macroporosita (>150p), mesoporosita (compresa tra 0.0037 € 150p) e microporosita (< 0.0037). 146 Moisture and Salts in Stone a ly, Hn fm om Dh 1 l (nt [ 7 AH ROO Fig. 6.4, Hypothetical pore sy’ applicable to dolostone. Above Continuous flow of water is possible through the pore system as only the narrower channels are filled. Below Water bubbles fil only part of the narrow passages between bubbles ‘of vapor. Vapor locks prevent flow of water through the pore system Grain Cement (%) Volume Between Sand Grains (%) Open Pores: Original Porosity Reduced ri by Cementation (%) Contact Cement + “= Total Grain Cement Porosita totale Ors =Ya=Vny99 = -100 Ve Ya dove Vp 2 il volume reale riferito alla parte solida; Vy dil volume di tutti i vuoti, compresi i pori aperti, ciechi e chiusi; Vz & il volume totale 0 volume apparente dato da: Vz =VerVe+ Vee dove Y;@ il volume dei pori aperti e ciechi € Vpc & il volume dei pori chiusi. Porosita aperta o effettiva Va at 2 100 = Ve 100 Ad V, v poro chiuso poro aperto poro aperto poro cieco parte solida Indice dei pori L'indice dei pori “e’’ , utilizzato per le rocce coerenti, @ dato dal rapporto tra il volume dei pori V, (vuoti) e il volume reale Vp della parte solida: La porosita espressa in funzione della densita La porosit& @ si pud esprimere anche attraverso la densit& apparente Pp & Ja densitd reale p, come: Pe Pr ‘Table 2.2. Porosity and bulk density ranges of some common stones (Farmer 1968; for more densities, see Daly et al. 1966) ee Rock (stone) Bulk density Porosity (%) gmiem? — Ibs/ft* a Granites 2.6-2.7 162-168 Gabbro (black granite) 3.0-3.1 187-193 Rhyolite (felsite) 2.4-2.6 150-162 Andesite (felsite) 137-144 Basalt 175-181 Sandstone Shale Limestone 137-162 Dolomite 156-162 Gneiss 181-187 Marble 162-168 Quartzite 165 Slate 162-168 CONCLUSIONI 1. La porosita aperta @ la frazione del volume totale dei vuoti realmente interessata dai processi di trasporto delle fasi fluide. 2. Le interazioni fisiche e chimico-fisiche tra matrice solida e fasi fluide e il tempo di permanenza di quest’ultime entro la rete porosa comunicante saranno influenzati: dalle caratteristiche geometriche dei pori e dal loro grado di interconnessione; in questo senso il parametro tortuosita, indicato con %, @ il fattore pit importante, in quanto rappresenta Vimpedimento al libero flusso di un fluido causato da curvature, costrizioni a percorrere un cammino pit lungo, etc. ® dalla distribuzione dimensionale della porosita; la macroporositd consente un pitt facile assorbimento delle fasi fluide ma al contempo un facile desorbimento; la meso- e la microporosita, invece, tendono a trattenere maggiormente I’acqua e rappresenta per tale motivo la frazione della porosita aperta pid significativa, soprattutto ai fini dello studio dei processi di degrado. ® dalla natura della matrice solida; e dalla composizione delle fasi fluide. Arenatia calcitica : 4,02 (2) Sabbia bianca 125-2101 1,60 (32) Sfore di vetro 8mm 143 (32) Arenaria - 345 (331 Arenatia 3,04 133] Arenaria : 2.10 (331 L’ACQUA NEI MEZZI POROSI Il deterioramento della pietra, delle strutture cementizie, la corrosione dei metalli, la decomposizione del legno e lV invecchiamento delle materie plastiche sono fenomeni legati a reazioni pitt o meno dirette con’ acqua. © Essa pud manifestare la sua azione tramite fenomeni puramente fisici (ad esempio l’azione meccanica del gelo), oppure pud comportarsi da veicolo di sali solubili ¢ provocare processi di idratazione, dissoluzione, cristallizzazione e permette, inoltre, Lattacco biologico come ad esempio i muschi ¢ i licheni o altri microrganismi, Le proprieta dell’ acqua © Le propriet& dell’acqua dipendono dalla sua struttura molecolare: Pangolo formato dagli idrogeni rispetto all’ossigeno @ di 109,5° per il ghiaccio e di 104,5° per il vapore. Questa apertura d’angolo & dovuta alla repulsione degli atomi di idrogeno. © La molecola presenta una struttura elettronica asimmetrica per cui si presenta come un dipolo elettrico con eccesso di carica negativa verso l’ossigeno ed eccesso di carica positiva verso Pidrogeno. © Una caratteristica che distingue l’acqua dagli altri liquidi @ la variazione della densita in funzione della temperatura; mentre quelle della maggior parte dei liquidi diminuisce con Vinnalzamento della temperatura, l’acqua presenta un aumento della densitd da 0° a 4° C e solo oltre questa temperatura si ha una diminuzione. 1.000 | Densite equa (elem) 4 9909 liquid 0.9998 4 0.9997 : ghiaccio t 0.9180 : ~ 0.9170 wu 3 -6-4202468 10 Temperatura °C Densita dell’ acqua e del ghiaccio in funzione della temperatura © Quando il ghiaccio fonde si rompe parte dei legami idrogeno, le molecole si riavvicinano e dunque si ha un aumento della densita. La struttura liquida continua ad essere simile a quella del ghiaccio perché si ha la rottura del 15% dei legami idrogeno. © A 4°C, si ha la rottura del reticolo tridimensionale, per cui Ja densita diminuisce normalmente con l’aumento della temperatura. e Il ghiaccio presenta anche un’altra anomalia: la temperatura di solidificazione di un liquido @ riferita alla pressione di 1 atm. ‘Aumentando la pressione di solito aumenta anche la temperatura di solidificazione, in quanto si riduce la distanza tra le molecole e si aumenta la forza di attrazione tra esse. Per l’acqua questo non é vero, infatti essa solidifica a temperatura pill bassa: questo comportamento @ dovuto ai legami idrogeno che conferiscono al ghiaccio una struttura pid aperta che all’acqua liquida. Densita (giml) | Volume milig -10 0.99815 1.00186 0.99930 1.00070 0.99987 1.00013 0.99993 1.00007 0.99997 1.00003 0.99999 1.00001 1,00000 1.00000 0.99999 1,00001 +10 0.99973 1,00027 +50 0.98807 1.01207 | 490 0.96534 1.03590 495 0.96192 1.03959 | +100 0.95838 1.04343, +110 0.95100 1.05150 | +150 0.91730 _1,09020 Densita e volume dell’ acqua in funcione della temperanra. » Altre proprietd dell’acqua riguardano Velevata costante dielettrica che ociante e inoltre, se Si la rende un ottimo solvente ¢ agente di esclude il mercurio, possiede {a pid alta tensione superficiale. Solidificazione dell'acqua © Un altro comportamento anomalo @ I'aumento del volume allo stato solido, spiegabile attraverso jl legame idrogeno. La strattura del ghiaccio & costituita da un reticolo tridimensionale costituito da tetraedri con Vatomo di ossigeno al centro & ai vertici gli atomi di idrogeno. Duc idrogeni sono legati all’ossigeno tramite legami o, gli altri due formano legami idrogeno con due atomi di ossigeno appartenenti a molecole d’acqua yicine. Ogni molecola dacqua risulta circondata da altre quattro molecole in una struttura tridimensionale molto aperta jn cui c’@ spazio per altre molecole. Lacqua nei mezzi porosi e L’acqua é considerata la causa principale dell’alterazione delle rocce. e A seconda delle propriet chimico-fisiche di ciascun materiale e delle condizioni ambientali (umidita, risalite capillari), 8 anche diversa la capacita di ritenzione dell’acqua nella roccia e, dunque, Vinfluenza deil’acqua stessa sull’alterabilita. Per i solidi, in particolare per le rocce, é possibile fare una distinzione tra “acqua essenziale” ed “acqua non essenziale”’. Definizione: pet acqua essenziale s’intende Vacqua di cristallizzazione, in cui le molecole di acqua fanno parte integrante della struttura cristallina del composto € sono presenti in quantita stechiometriche. Definizione: pet acqua non é. nziale s’intende l’acqua legata tramite legami di tipo fisico 0 chimico-fisico. In questo secondo caso, in base alla condizione fisica in cui si trova, Vacqua pud essere ulteriormente suddivisa in: Acqua di adsorbimento fisico ° Acqua di adsorbimento chimico Acqua di occlusione ° Acqua dispersa sotto forma di soluzione solida Acqua di adsorbimento fisico: & Vacqua che viene trattenuta dalla superficie di un solido grazie alle forze di van der Waals che si instaurano tra il gas (in questo caso jl vapore) ¢ la superficie solida. e Essa viene rilasciata completamente quando il solido viene essicato anche a temperature al di sotto di 100°C, e La quantita d’acqua assorbita dipende dall’umidita, dalla temperatura ambiente € dalla superficie specifica del solido. ® L’assorbimento fisico & reversibile, siamo cio® in presenza di un “equilibrio assorbimento-desorbimento, Acqua di adsorbimento chimico: @ la fase che si aderisce alla super! cie attraverso un legame (esempio la fase condensata trattenuta dagli interstizi o capillari dei solidi colloidali o gels). e In genere, essa viene fissata al solido in uno strato molecolare. » La quantita di acqua adsorbita dipende fortemente oltre che dall’umidita e dalla temperatura, anche dal tipo di materiale. © Tale tipo di adsorbimento ® noto anche come chemiadsorbimento e, contrariamente all’adsorbimento fisico, @ molto difficile da rimuovere; occorrono temperature pid alte di 100°C, Acqua di ocelusione: @ quella intrappolata nelle cavita microscopiche dei solidi cristallini 0 all’interno dei pori chiusi. Acqua dispersa come soluzione solida: sono le molecole d’acqua distribuite in modo abbastanza omogeneo nel mezzo poroso interessato. © La quantita di tale tipo di acqua pud essere clevata, fino a raggiungere la saturazione del materiale. 144 Moisture and Salts in Stone 15 8 & . 3s S10 = 5 8 2 = 5 & 8 3 3 g 5 ws = oi = = Ss Ce — = = = oe ey 60 Relative humidity of air (%) Fig. 6.2. Moisture absorption as a function of the relative humidity; data given for cellular conerete (Vos and Tammes 1969), sandstone, and marble from own laboratory tests, Also see Fig, 2.15 Solution { negative (-) capillary wall 44462 22 os + o> 9 oS Ht Hr J > Pe, & He fm Cea o HHS oPaH 8 ee Sy A 8 o- po Pata a a8 egal 3 water PSB gel F molecule Dm Ge pe © Ge = © & Boas » 8 Pa Q OE, \ tf Oriented water { Pure water | — 20 mp. Fig. 6.3. Water molecule and “ordered” water in stone capillary. Osmotic conditions may be explained with this sketch nore wall. The thickness of this film is 2 to 3myc at least 50% RH. The LA MASSA VOLUMICA APPARENTE La massa volumica apparente allo stato secco viene espressa nel modo seguente: Massa/ solide _ 7 Volume / apparente -Y, dove p, @ la massa unitaria della parte solida e Vs @ il volume della parte solida. LA DENSITA APPARENTE E REALE La densita apparente pp (bulk density) e la densita reale ps (real density), allo stato secco, vengono espresse rispettivamente nel modo seguente: _ ms _ Ws Vs Vs dove mg @ la massa del campione allo stato secco determinata (Ws) attraverso una bilancia ordinaria; Vz & il volume reale riferito alla parte solida (contraddistinto anche da Vas Vz @ il volume totale o volume apparente dato dalla somma del volume della parte solida e dei vuoti. IL PESO SPECIFICO Il peso di una sostanza @ invece Ja forza con la quale viene attratta dal corpo pid vicino e dipende dalla accelerazione di gravita locale secondo la relazione: P=g:m dove P 2 il peso, g V’accelerazione di gravita ed m la massa. © [pesi si possono misurare per confronto con un’altra forza generata dalla gravitd oppure con un dinamometro, un misuratore di qualsiasi tipo di forza ed il cui funzionamento si basa sul fenomeno della elasticita. Il peso specifico di una sostanza, detto anche peso unitario, rappresenta il rapporto tra peso € volume: Peso PF ' a Volume V © In unit& tecniche @ espresso in kg/m’, dove kg, chiamasi kilogrammo-forza 0 kilogrammo-peso (keg, ]. © Generalmente si usano i rapporti tra loro equivalenti, gramm-~- peso/em’, kilogrammi-peso/dm’, tonellate-peso/m’. e In genere le metodologie che si utilizzano nei laboratori per la determinazione dei pesi specifici portano a determinazioni di densit’ piuttosto che di pesi specifici. IL PESO SPECIFICO APPARENTE E REALE Tra i pesi specifici apparenti si distinguono il peso specifico apparente saturo Ye © il peso specifico apparente secco Yp: W, W, Ysa = Yo= va / V B B dove Ww @ il peso del campione saturo d’acqua; W il peso del campione allo stato secco; Vj, il volume totale apparente. Il peso specifico reale o peso reale di una roccia & una quantita poco utilizzata, mentre il suo rapporto rispetto al peso specifico apparente da un’idea della compattezza del materiale. Si definisce come grado di compattezza ¢: cathe Ve Ye Vo dove Y rappresenta il peso specifico apparente; . ‘yp il peso specifico reale della parte solida (spesso segnato come "Ys)3 Yj il volume apparente riferito alla parte solida e ai vuoti; Va il volume reale riferito alla parte solida, esclusi i vuoti (spesso segnato come Vs), cio’ i] volume totale del campione (vuoti + solido). e Il peso specifico ¢ ja densitd reali sono influenzate dalla composizione mineralogica, mentre il peso specifico e densita apparenti dipendono soprattutto dalla struttura ¢ tessitura delle rocce (porosita, etc.), ed, jn misura minore (per i campioni non allo stato secco), dal contenuto di acqua. Determinazione del volume apparente V, @ volume apparente si riferisce alla forma geometrica esterna del campione considerato. e Esso include il volume della parte solida e jl volume dei vuoti aperti, chiusi ¢ ciechi. La determinazione di tale volume pud esser fatta sostanzialmente attraverso due metodi: 1) volumometro 0 picnometro ad acqua, il campione viene precedentemente paraffinato sulla superficie esterna e poi introdotto all’interno del picnometro © quindi misurato lo spostamento @acqua pari al volume esterno (volume apparente) del campione. © Tale metodo pud portare, perd, ad una sovrastima del volume apparente a causa dello spessore della paraffina che ricopre la superficie esterna del provino. 2) il picnometro 4 mercurio, Tale metodo sfrutta il yantaggio che tale liquido pesante offre un alto angolo di contatto (0 > 90°}, che non consente la penetrazione all’interno dei port comunicanti con Vesterno del campione. » La misurazione del volume apparente con tale metodo mostra perd alcuni limiti, legati soprattutto alla rugosita della superficie esterna del provino; quando Ja superficie esterna & fortemente irregolare i yalori volumetrici risultano falsati in eccesso. © Per contro quando si ha la presenza di macropori sulla superficie esterna, in cui il mercurio pud penetrare, i valori del volume apparente saranno falsati in difetto. Determinazione del volume reals (Ve) attraverso il metodo dell’espansione del gas Il volume reale determinato con tale metodo si riferisce alla parte solida del campione, compreso il volume dei pori chiusi inglobati nella matrice della roccia. Per tale motivo sigleremo tale volume reale determinato con V,’, lasciando a Vx il corretto significato. La determinazione del volume reale del campione (V,’) viene fatta mediante il picnometro ad elio. Lo strumento consiste di due camere (ae B) a volume noto che possiamo indicare con V,e Vy. 1. Il campione, allo stato secco, viene introdotto nella camera a © poi jl sistema viene evacuato. 2, Dopo aver chiuso la valvola che collegs fa camera a 6o8 la camera b, viene introdotto Lelio nella camera a, con una pressione nota P.. w . Quindi viene aperta Ja valvola di collegamento tra Je due camere, il gas si espande tiducendo la sua pressione da P, aP. Sfruttando la Legge dei gas, ossia P,V, = P2V2 e sostituendo a V, il volume V, ¢ 2 V2 il volume Vyt(V,-Vx)s viene calcolato il volume reale attraverso il seguente calcolo: PV, = Po [Vor(VarVe)} dacut Va= Vet Vir Pula) Vo- Caicolo del volume dei yuoti Vp Tl volume reale cosi determinato viene poi utilizzato insieme al valore del volume apparente Vp, determinato precedentemente con il picnometro a mercurio, per calcolare i] volume dei pori aperti Vp & quindi, la porosita aperta err, attraverso i seguenti calcoli: Vp = Vag Var © Ger'= (Vol Vp): 100. Misura della porosita attraverso porosimetria a mercurio Con questo metodo, basato sul principio dell’intrusione di mercurio, & possibile determinare sia la porosita effettiva che la distribuzione della dimensione dei pori. © Il mercurio @ un liquido non bagnante ossia con un angolo di contatto @ > 90°e non pud penetrare spontaneamente all’interno di piccoli pori a causa della pressione capillare che si viene ad instaurare. Per tali motivi occorre imporre una pressione esterna, che vinca la pressione capillare. © La pressione esterna dipende dalle dimensioni dei pori e, nel caso di pori cilindrici, dal loro raggio. La relazione che lega la pressione assoluta esercitata P (espressa in N/m? o in bar) al rag: Washburn: io dei pori @ espressa dall’equazione di 20 cos@ dove o 2 la tensione superficiale del mercurio espressa in N/m, @ V’angolo di contatto del sistema mercurio/aria ed r il raggio del poro espresso in angstrom (1 A = 10 © m), Considerando per oe @i valori medi rispettivamente di 48.0-10? N/m e 141.3°, e supponendo che i pori abbiano tutti una geometria cilindrica, ’equazione precedente si trasforma in: 75.000 P Se la pressione massima impostata al a a 2000 bar si possono yalutare il volume e le dimensioni di pori in cui r & compreso fra 37 € 75.000 A. B possibile, inoltre, costruire un grafico in cui viene riportato i] volume dei pori intrusi in funzione dir da cui si ricava Vistogramma della distribuzione percentuale dei pori di raggio r € il yalore di porosita effettiva. Coefficiente d’imbibizione L’acqua contenuta in un mezzo poroso naturale (rocce) pud essere suddivisa in acqua di ritenzione w, (acqua di adsorbimento fisico € chimico, adesione superficiale, capillarita) e acqua gravifica Ws (acqua dispersa soggetta alla gravita). Se il campione & saturo allora @junt Ging) = Page OVVETO il volume occupato dalle due quantita d’acqua & uguale al volume defla porosit& effettiva o aperta py In realtd 1a quantita d’acqua pre ente all’interno del mezzo poroso (€ conseguentemente il coefficiente a’ imbibizione) dipende da: 2 pressione d’acqua esercitata; e dal tempo di jmmersione, in quanto fa velocita di penetrazione dell’acqua decresce con il tempo, a meno di non estrarre Varia dai pori mediante ebollizione in acqua 0 con Yausilio di una campana pneumatica. In genere 100 ore di immersione @ pressione atmosferica sono sufficienti per saturare Un campione al 90% (coefficiente @imbibizione convenzionale)s Sottoponendolo a pressione di 150 atm, la determinazione del coefficiente @imbibizione diventa un’appendice di quella della porosita aperta bag Tl coefficiente @imbibizione si pud esprimere in peso (CIw) ed in volume (CIy): Cling = fae Wo..100 Clyyg = tae 7 7 2..100- Pp dove Wy é il “peso” (in realta rappresenta una massa) del campione saturo d’acqua, Wo il “peso” del campione allo stato secco. LA POROSITA NEI MATERIALI LAPIDEL NATURAL] E ARTIFICIAL ozs ozs 02 02 e088 oat x = oe < 3 sums | So Boos oa 8 ons os c ‘ ae ees a ee Bho ith Pero nit ig cue tintin i in ie te etna Ga A re [ASSORBINENTO = DESORDIMENTO 2.0 1 a a eee ree oa of = t +9 aon ooo pate no soote Bho ninth Biro mis hn Cun of ibn epee i dea gfe Fane prec (Porutone Nbrto Areoses i A0-TXSSORBIMENTO DESORBIMENTO “o » 1. co ncn net * eee Lae : » ® Se AG 2s o 48: 18 * 0 ; : f ° t ie woo ¥ Te tain sone EMP (ont TEMPO (minutl) Fig, 35. Curve dl imbibiione el evepriame reatve alle Pier di Vicenza e al Tif Giallo Napoietane. L’indice 0 coefficiente di saturazione Ul rapporto tra il coefficiente d’imbibizione in volume e la porosita aperta ¢ chiamato indice 0 coefficiente di saturazione (IS): L’indice di saturazione esprime il rapporto tra il volume d@’acqua presente e quello totale dei pori aperti a disposizione. Tale indice @ inferiore all’unitd, o a cento se @ espresso in percento. Se, perd, nella determinazione sperimentale sono presenti minerali igroscopici all’interno dei pori, che assorbono molecole d’aqua falsando il dato, si possono anche avere yalori superiori all’unita 0 a cento. Scomposizione della Pia % Pin % | cv% 18% Micro. | Meso- | Macro- Marmo di Carrara|_ 2.9 2.6 oa | 0.54 24 % su Pee oo | 90 10 |: Pietraforte 56 2.6 3.0 : 456 82 % su Pea 100 46.4 536 | : : Pietra di Vicenza | 27.8 30 | 21.0 1.8 23.6 85 % 6 Pro yoo | 180 76.0 6.0 : - 96 = porosih totale aera Civ % = CoeTiiente di imbibirione in volume 9 1S % = nie sslurzions %. Tab, th Comparacine fale earattersiche porasimetrice del mara di Carrara, delta hiciraforte¢ della Pietra di Vicenza. Curve di imbibizione ed assorbimento Lo studio delle curve di assorbimento nel tempo, costruite con una serie di pesate eseguite ai tempi prestabiliti, sono estremamente utili per evidenziare la cinetica e le modaliti con le quali avvengono i processi di imbibizione ed assorbimento. Si riconoscono due prove: L)imbibizione fino a saturazione. Vl campione viene immerso all’interno di un contenitore di acqua posto allinterno di una bilancia idrostatica. Con tale strumento si ricavano i pesi idrostatici del campione ai tempi prestabiliti (senza disturbare il provino). Con i dati ottenuti si ricavano poi le quantit& d’acqua assorbite con cui & possibile costruire la curva d’ imbibizione, a in condizioni assai 2) assorbimento capillare. Tale prova si realiz vicine a quelle che si verificano in opera su materiali lapidei interessati da risalita capillare di acqua, Con tale metodica si ricava la quantita di acqua assorbita ai vari intervalli di tempo prestabiliti e quella massima assorbita fino al raggiungimento della massima altezza di risalita consentita alle forze capillari. Con i valori determinati ai vari intervalli di tempo, @ possibile costruire la curva di assorbimento dell’acqua. oor 0.016 XY (A) ota Eo & oot B YZ (A) 0008 << 0.006 0.004 XY @) 00 yz ° a 0 100 200 300 t (seconds) Rta dle pve destined gn po elastic ire (Ae ua: isevae tee ig plant XY ¢ WZ deel della defrmatone finite. LA PERMEABILITA’ Per permeabilita specifica 0 semplicemente permeabilita s’intende la capacita di un mezzo poroso a far fluire attraverso i suoi pori un fluido quando questo @ sottoposto ad una differenza di pressione. Essa & determinata principalmente dalla struttura dei pori, caratteristica di ogni materiale. La permeabilita K in un flusso stazionario, unidirezionale © sufficientemente lento, é definita dalla legge di Darcy: o-(# u dove Q rappresenta la velocita di flusso volumetrica (volume/tempo), A V’area della sezione interessata al flusso, L lo spessore o lunghezza del campione nella direzione del flusso, AP = P,-P, la caduta di pressione idrostatica, 4 la viscosit& del fluido. NOTA: La legge di Darcy si applica a fluidi incompressibili ma pud essere utilizzata anche peri fluidi compressibili. L’unita SI della permeabilita @ il pm? ma comunemente viene usato il darcy (d) 0 mdarcy (md). 1 darcy @ definito come la permeabilita di un materiale poroso che, alla differenza di pressione di 1 atm, produce una velocitd di flusso volumetrica di un fluido, avente una viscosita di JeP, di cm/s attraverso un cubo di lem di lato: = Hom'/s) We) ; 1(cm? )-1(atm/cm) dove Id = 0.9869 am Correlazioni tra permeabilita e altri parametri fisici AW’aumentare della porosita aumenta in genere anche la permeabi anche se non sono sempre correlabili. © Cid a causa anche della disomogeneit& dei materiali porosi naturali; Ja porosita globale di un blocco di roccia & diversa dalla porosita intermedia trovata in campioni ricavati per sezionamento dello stesso blocco iniziale. Analogamente la permeabilit& sara diversa & non seguir’ un andamento regolare con Ja porosita, neanche nello stesso litotipo. Una correlazione tra porosita € permeabilita @ valida quando si considerano rocce omogenee dello stesso tipo. La permeabilita © jnfluenzata dalla distribuzione, dalla forma ¢ dimensioni dei pori & dalla superficie specifica degli spazi poro e Anche se la forma dei pori delle rocce & complessa, ¢ non é riconducibile a modelli geometrici, si evidenzia, infatti, una correlazione significativa, indipendentemente dalla porosita, tra permeabilitd e distribuzione del raggio dei pori, soprattutto in litologie simili. © La tortuosita rappresenta Vimpedimento al libero flusso di un fluido causato da curvature, costrizioni a percorrere un cammino pid lungo. Secondo Perkins ef al, un fluido per attraversare un mezzo poroso da un punto ‘Aad un altro B, sarebbe costretto a fare una deviazione con un angolo di 45° rispetto alla direzione del flusso. Definendo L la distanza diretta tra Ae B si pud determinare i] reale percorso seguito Lp attraverso mezZ0 poroso come: Lp=N2-L Misura della permeabilita in regime stazionario Un apparecchio per la misura della permeabilita delle rocce in stato stazionario @ rappresentato in figura. o-ring contabolle ‘manometro Serbatoio ti gas __| roccia Il gas usato é l’elio e Ja pressione Pp & Ja pressione atmosferica. L’equazione usata é la: 8-H T] dove P,, Po, A ed L sono noti mentre Q é misurato con un flussimetro (Ath 0 contabolle. FS “9 AP = P,-Po, con P= pressione imposta & Py = pressione atmosferica. NOTA: Le misure richiedono particolare attenzione ed accuratezza a causa delle possibili fonti di errore come la non perfetta tenuta dell’apparecchio ¢ il condizionamento non costante della pietra (presenza di umidita all’interno di un campione). La permeabilita al vapor d’acqua La permeabilita al vapor d’acqua & la quantita di vapore acqueo che fluisce nell’unita di tempo, per unita di superficie e in condizioni stazionarie, attraverso un corpo di spessore determinato, tra due superfici parallele & normalmente ad esse, sotto Veffetto di una differenza di pressione parziale di vapore acqueo tra le due superfici. La permeabilita viene espressa in g/m? 24h. Vanno indicati sia lo spessore del campione che la differenza di pressione parziale di vapore esistente durante ja misura. Si utilizza una cella di misura in cui il campione in esame funge da “tappo”. a) b) c) a) cella di misura, sezione; b) cella di misura, vista dall’alto; c) tappo a vite, sezione; 1) campione; 2) guarnizioni; 3) acqua + polpa di carta o cotone idrofilo. Condizioni della misura e Il flusso di vapore acqueo attraverso il campione viene stabilito per effetto di una differenza di pressione parziale tra due facce limite del campione stesso. e Lacella di misura viene posta in un recipiente chiuso di dimensioni sufficientemente limitate da mantenere costante la pressione parziale del vapor d’acqua in assenza di ventilazione. IL recipiente va messo in camera termostatica. © La temperatura deve essere compresa tra 20° @ 25°C ed @ molto importante che sia mantenuta costante + 0,5°C per tutta la durata deila misura, in quanto la differenza di pressione parziale di vapore tra le due facce del campione dipende fortemente dalla temperatura; ad esempio, una variazione di 1°C provoca una variazione del 6% nel valore della pressione parziale. Per misurare la quantita di vapore acqueo diffusa attraverso il campione, la pesata viene ripetuta ad intervalli regolari di tempo fino al raggiungimento del regime stazionario. In tali condizioni la quantit& di vapore acqueo che passa nell’unit& di tempo attraverso Ia superficie del campione & uguale a quella che passa attraverso lo strato d’aria esistente tra la superficie bagnata dei materiale assorbente e quella jnferiore del campione. Il regime stazionario si considera raggiunto quando je variazioni di peso registrate in due pesate successive differiscono meno del 5%: (AM, ~ AM;)'100 <'596 AM, Calcolo della permeabilita Per ottenere la permeabilita di un singolo campione: e si calcola il valore medio della variazione di peso AM nell’intervallo di tempo prescelto, prendendo in considerazione almeno due valori registrati in regime stazionario. © tale AM viene poi diviso per la superficie (m*) del campione attraversata dal flusso di vapore. La permeabilita al vapor d’acqua, cosi calcolata, viene espressa in g/m’ 24h (ANSI-ASTM 355-64) e deve essere riferita a 20°C. Pertanto, nel caso di misure effettuate a temperatura t, diversa da 20°C, il valore sperimentale va corretto secondo la relazione: Prog: Perm... = perm:—22 2) an Pex) dove Pyorc) © Pax Sono i valori della pressione parziale di vapore alle rispettive temperature. Resoconto dell’analisi ‘ Nel resoconto dell’analisi, per ogni serie omogenea di campioni, si deve riportare il risultato sperimentale, espresso in g/m? 24h, con la semidispersione massima. Vanno inoltre specificati: © le condizioni di misura: temperatura (°C) e differenza di pressione parziale di vapore d’acqua tra le due facce dei campioni (mmHg); e la dimensione della superficie attraversata dal flusso di vapore (m?) e lo spessore dei campioni (cm); e il numero dei campioni della serie. La deformazione dei materiali Ogni materiale ha caratteristiche proprie di resistenza a seconda del tipo di sollecitazione alla quale viene sottoposto (trazione, compressione, taglio, flessione, torsione). Tutti i materiali, sotto l’azione di forze esterne, si deformano. Se le forze csterne agiscono entro un certo limite © poi cessano Ia loro avione, i} materiale tende a riprendere 1a sua forma primitiva. © Questa propriet’ comune a tutti i materiali, seppure in diversa misura, & detta elasticita. » I materiali che non possegono questa proprieta sono chiamati anelastici. ‘Tutti i materiali presentano un certo grado di elasticita. { materiali, le cui qualita elastiche sono costanti in tutte le direzioni, sono chiamati materiali isotropi e presentano un comportamento diverso dai materiali non isotropi, come ad esempio numerose rocce, chiamati anisotropi. Quando un solido viene sottoposto ad una sollecitazione meccanica, esso si deforma di una quantita finita che pud variare nel tempo: ® quando la deformazione ® reversibile, cio& quando il corpo ritorna al suo stato primitivo al cessare dello sforzo, si parla di solido elastico & Ja sollecitazione o deformazione meccanica é detta di tipo elastico, e quando la deformazione é irreversibile (deformazione permanente), si parla di solido plastico ¢ \a sollecitazione o deformazione meccanica & detta di tipo plastico; NOTA: Quando il corpo @ in grado di sopportare un certo carico senza subire una deformazione permanente, si parla di solido duitile. Superata tale soglia (limite di snervamento), un solido plastico teorico non sopporta alcuno sforzo (stress) e si deforma in modo indefinito come un liquido. I solidi plastici reali invece si rompono dopo un certo flusso. Deformazione reversibile Una forza applicata alla superficie di un corpo provoca una deformazione. Viene dunque definito corpo elastico qualunque mezzo che si deforma in modo finito ¢ reversibile quando viene sollecitato. Diagramma sforzo/deformazione Sforzo (stress) 0 in un corpo elastico sottoposto a sollecitazione con deformazione reversibile. Deformazione (strain) E ‘Tra sforzo e deformazione vi pud essere una correlazione di tipo lineare; in tal caso si parla di solido Hookeano 0 di corpo elastico linearmente (ad esempio la molla). In questo caso la relazione che lega lo sforzo ¢ la deformazione é la legge di Richard Hooke [“ut tensio sic vis”): o=E-€ doye a & lo sforzo (stress) espresso come tensione unitaria (0 carico unitario) in kg/m’, 0 in kgem?; € & la deformazione (strain) ed esprime Vallungamento (nel caso della trazione) per unita di lunghezza: Al o=— =- A h dove P @ il carico, A la sezione del provino, Jp la lunghezza iniziale del solido. E 8 una costante, chiamata modulo elastico 0 di Young. NOTA: Lo sforzo pud essere di trazione con allungamento, o di compressione con contrazione del corpo. Il comportamento non @ differente nei due casi, eccetto il limite di rottura che nella compressione raggiunge valori decisamente pitt elevati. La legge di Hooke Nel diagramma sforzo/deformazioni viene evidenziata la proporzionalita diretta fra le tensioni nel materiale e le corrispondenti deformazioni di un corpo sottoposto a trazione. Proporzionalita diretta tra le tensioni nel materiale e le corrispondenti dilatazioni. Quindi si rileva che: Oe y 0, & Tale uguaglianza rappresenta la legge di Hooke. Il rapporto costante e/o rappresenta la dilatazione del materiale quando & sottoposto ad una tensione di 1 kg/em? (se o@ in kg/cm’) ¢ si indica con . Per la maggior parte dei materiali o @ un numero molto piccolo. Il significato del modulo elastico E TJ rapporto: O. o —2=—=tané & € che @ il reciproco del rapporto prima considerato, rappresenta la tensione E necessaria a provocare nel materiale una dilatazione uguale ad uno. In conclusione si ha: dove si evidenzia che E rappresenta una costante specifica di ogni materiale. La definizione di tale rapporto come tensione necessaria a provocare nel materiale una dilatazione uguale a 1, da luogo ad una interpretazione particolare del modulo di elasticita E. Sappiamo che € = Alig, quindi perché e sia uguale ad 1 deve essere Al = [,, cio’ l’allungamento subito dal materiale deve essere uguale alla sua lunghezza primitiva. Quando ¢ = 1 la deformazione @ pari alla lunghezza iniziale del provino ed E = o. Quindi E rappresenta lo sforzo snecessario per raddoppiare la Junghezza del campione, ammesso che non si rompa. Quindi: Definizione: Si definisce E come la tensione necessaria ad allungare il materiale di altrettanto quanto era la sua lunghezza originale, portarlo cio’ ad una lunghezza complessiva doppia. NOTA: & evidente che questa interpretazione di £ & puramente ideale: il materiale si rompe molto prima di raggiungere il doppio della sua Deformazione irreversibile Il termine plastico & sinonimo di duttile, anche se, a rigore, debbono essere distinti: il primo rappresenta quei fenomeni che si ver! cristalli sottoposti a deformazione, mentre il secondo comprende altri fenomeni che conferiscono macroscopicamente un aspetto plastico al comportamento meccanico di taluni materiali. Materiali perfettamente duttili non esistono, anche se alcuni possono essere considerati tali con buona approssimazione. Si pud affermare che in certe condizioni le rocce fluiscono in modo duttile o in modo viscoso e chiameremo aspetti reologici le caratteristiche dei fenomeni di flusso nelle rocce. Definizione: Un corpo viene definito duttile 0 plastico quando, superata una certa soglia di sollecitazione, subisce una deformazione permanente. Cid & ben esemplificato da un peso che striscia su una superficie, come nell’esperienza dell’attrito radente: se si applicano forze entro una certa soglia, il corpo non si muove; se si applicano forze con valori superiori alla soglia limite, il corpo si sposta indefinitivamente ed irreversibilmente. Si noti Panalogia tra la soglia dello sforzo ed il limite di snervamento. Questo corpo ideale duttile rappresentato dal modello citato, viene chiamato di Saint-Venant 0 modello rigido-plastico. Modelo rigido-plastico o di Saint-Venant Modello rigido-plastico e diagramma sforzo-deformazioni. Comportamento fragile e plastico Alcuni materiali elastici, sollecitati e poi sollevati dal carico applicato, presentano una isteresi, cio’ 1a curva sforzo/deformazione della fase di scaticamento @ differente da quella di sollecitazione. Il lavoro fatto durante il caricamento @ superiore a quello recuperato nello scarico (vedi figura). In questo caso si definisce anche un modulo di scaricamento (unloading) per il valore P della sollecitazione. Di solito le rocce coerenti, a temperatura ¢€ pressione ordinarie, presentano una curva sforzi/deformazioni del tipo della figura sottostante, quando siano sottoposte ad una compressione unidirezionale. sforzo. (siress) 6 deformazione (sirain) & Esse mostrano un comportamento iniziale di tipo Hookeano 0 elastico generale, seguito da una deformazione elastica molto pid marcata (flusso. elastico) € poi si rompono. e Larottura talora pud avvenire senza Vintervento del flusso elastico. Tale comportamento viene definito fragile e viene distinto da quello plastico pet il fatto che il campione non sopporta grandi deformazioni e, oltre un certo limite, cede bruscamente. Meccanismi di rottura dei materiali I materiali lapidei non essendo omogenei ed isotropi non possono assimilarsi a materiali ideali. In tali materiali anche la nota legge di proporzionalita azione/deformazione (legge di Hooke), spesso, non & soddisfatta in quanto la relazione fra sollecitazioni e deformazioni non segue, per questi solidi, una legge lineare (spesso segue una legge esponenziale). In genere le rocce coerenti presentano un cedimento per frattura (ovvero di tipo fragile), sia alla compressione che alla trazione. Si comportano elasticamente fino al cedimento, che avviene in modo repentino, quasi esplosivo. Solitamente la curva siress-strain @ in gran parte lineare ed il cedimento si presenta prima che la deformazione raggiunga I’ 1%. Tuttavia non tutte le rocce sono quasi elastiche, anche se spesso Panelasticita evidenziata nelle prove di laboratorio, é esagerata dalle inappropriate dimensioni dei provini. Secondo Farmer (1968), si po- ssono distinguere rocce quasi-elastiche, per lo pili rappresentate da rocce magmiatiche a grana fine e fresche, e da alcune rocce metamorfiche a grana fine; rocce semi-elastiche, formate da rocce magmatiche a grana grossa e da sedimenti compatti a grana fine; rocce non-elastiche. = o o o [ & E € rocce quasi-elastiche rocce semi-elastiche rocce non-elastiche La diversit& di comportamento & evidenziata dai valori del modulo di Young iniziale. In particolare, ’aumento di pendenza della curva stress- strain relativa alle rocce non-elastiche & dovuto al compattamento ed alla chiusura delle microfratture. Nelle prove di trazione si ottengono risultati analoghi, ma i carichi di cedimento sono notevolmente pit bassi. Nelle prove di compressione, la frattura dei provini in genere avviene mediante la formazione di poche superfici parallele alla direzione di carico (fratture assiali o di compressione 0 di estensione). Pertanto nelle rocce il coefficiente di Poisson assume un valore costante, purché il comportamento delle stesse sia ele tico. L’ampia variabilita di valori riportati in letteratura & evidentemente correlata con errate misure di detto coefficiente, che sono tra le pid difficili da determinare. 2 Th 12 Modulo Modulo clastico elastic Ex lo" key Ex 10° kg : 7H Jem? fen? / i | 4 4 AY / 1 al 0.15 0,30 O15 0:30 Coefficiente di Poisson Densit& apparente Pp M (g/om’) E stato riscontrato che, con l’approssimazione del 20%, la densita apparente P ¢ il modulo elastico E sono legate dalla relazione: E = (pp - 2.1)10° [kgf /em?] Con py = valore numerico della densit& apparente. Meccanismo della frattura Il cedimento per frattura @ proprio di quei materiali che chiamiamo fragili, in quanto si comportano rigidamente fino al momento della rottura, che avviene in modo quasi esplosivo. Tale frattura viene definita da alcuni fragile, ma si usa distinguere con il solo nome di frattura il cedimento jin esame, mentre con rottura il cedimento nei materiali duttili, che avviene a velocit& molto pid basse e dopo aver subito una cospicua deformazione permanente. Un materiale fragile quando cede mostra delle discontinuita, dette fratture, che smembrano il corpo, facendogli per dere in modo permanente Voriginaria consistenza forma. Se dopo la comparsa della frattura il materiale viene ulteriormente deformato, esso fluisce attraverso lo scorrimento reciproco delle sue porzioni pil integre che si sbriciolano progressivamente durante la prova (scorrimento per frizione 0 frictional sliding). Nelle rocce in cui si sviluppano tali processi & possibile osservare le testimonianze di tutte le fasi di deformazione. Al contrario nel processo di fratiura semplice, non si hanno importanti fenomeni di flusso, e le rocce che sono state sono state interessate da effetti di frattura senza movimento delle parti, vepgono chiamate cataclastiche. Definizione: 1 materiali che cedono con fratturazione quasi esplosiva (ad esempio il bang dei provini che si rompono) vengono chiamati fragili. 1 materiali che cedono con maggiore lentezza e deformazione permanenti evidenti prima della rottura, vengono chiamati tenaci. La fragilita non dipende dalla velocita di applicazione del carico. Sotto questo profilo, un corpo fragile si rompe pit o meno allo stesso modo, sia che lo si solleciti con una “martellata”, sia che lo si deformi lentamente sotto una pressa. La tenacita Definizione 1: La tenacita si identifica con la proprietd di un corpo di non far propagare le fratture. Definizione 2: La tenacita & una proprieta caratteristica sia dei corpi fragili che dei corpi duttili, e si identifica con |’energia assorbita da una materiale in una deformazione protratta fino alla rottura. Nella figura la fenacita & rappresentata dalle aree tratteggiate. Rappresentazione grafica della tenacitd. Un corpo ¢enace pud quindi avere una carico di rottura qualsiasi, anche non necessariamente alto. Poiché Venergia immagazzinata nella deformazione elastica & sempre molto pitt piccola nei confronti di quella necessaria per una deformazione duttile, ne consegue che: j mezzi fragili in genere sono poco tenaci, a meno di non avere un carico di rottura eccezionalmente alto; j mezzi duttili sono pitt o meno tenaci in funzione del valore dello yield stress, della capacita di “incrudire” e della capacita di fluire. Nei corpi fragili, la tenacita ® caratteristica di quelli che accoppiano una elevata clasticitd ad un elevato carico di rottura. Nei corpi duttili, la tenacita & alta nei mezzi con elevato carico di rottura, 0 con elevata duttilit€, o con entrambe queste proprieta. Sforzi di trazione Si analizzi adesso il caso di un corpo elastico sottoposto a sollecitazione di trazione fino alla completa rottura del materiale. Oltre un certo limite di sollecitazione, il corpo non riprendera pitt la sua forma primitiva al cessare dell’azione esterna ma conservera una deformazione permanente. Misurando il valore della massima forza. esterna, cessata Ja quale il materiale riprende ancora la sua forma primitiva, si pud affermare che, entro tale limite, chiamato appunto limite di elasticita (punto E), il materiale pud essere considerato elastico. : ‘Le deformazioni sono inizialmente direttamente proporzionali alla forza esterna poi, oltre un certo limite, detto, di proporzionalita (punto P), aumentano in modo pid rilevante. Per molti materiali il limite di porporzionalita coincide con il limite di elasticita. Nel tratto da O fino a P la curva si sviluppa linearmente: le deformazioni e le sollecitazioni sono fra loro direttamente proporzionali e soddisfano la legge di Hooke. S 8 il limite di snervamento ed R il limite di rottura. P_ kg 7 CAMPO PLASTICO 3.000 CAMPO ELASTICO 1,000, 5 ho 15 bo ia |— = allungamento di — Relazione tra resistenza a compressione monoassiale R, € la densita py Combinando alcune delle relazioni trovate, si ricava: Re = 0.32 (pp - 2.1)-104 [kgf /om?] La validita di questa relazione si pud saggiare con un altro diagramma di Judd e Huber (figura seguente) che mette in relazione la densita apparente con la resistenza alla compressione monoassiale: 3000 7 Ai Resistenza alla Ai compressione ul + 2000 t monoassiale Re A F kg,/em*] i i | bd sae 1000 coe ) | P a Densitd apparente f Px [g/em’] 0 1 2 3 4 I minerali che compongono le rocce pil comuni hanno densita grossomodo simili, comprese tra 2.60 € 2.80 g/cm’. E evidente che l’ampia variabilita di valori di Rc e di E riscontrata in laboratorio, @ imputabile a fattori tessiturali, quali grana, porosita, etc. Tuttavia secondo Farmer non sembrano esistere relazioni tra i valori delle porosita e quelli delle costanti elastiche relative alle stesse rocce. Pertanto ® verosimile che molte misure di porositd, eseguite per semplice immersione in acqua per brevi periodi, non siano adatte per le rocce. NOTA: Il fatto che la resistenza alla compressions sia superiore alla resistenza alla tragions Atiniea dai motarioli franili come Sforzi di taglio Le tensioni provocate in una sezione di un corpo da una forza esterna, che agisce nel piano della sezione e passa per il suo baricentro, prendono jl nome di tensioni tangenziali. Per la sua determinazione si suppone, jn modo semplicistico, che la distribuzione della tensione tangenziale avvenga uniformemente su tutta la sezione interessata. In analogia con quanto @ stato determinato per la trazione e la compressione, la tensione tangenziale sara rappresentata da: _T t=— A dove T é la forza esterna di taglio, A l’area della sezione. Si ha cosi il valore medio della tension tangenziale t riferita allarea di tutta la sezione. NOTA: Le tensioni ammissibili al taglio sono per la maggior parte dei materiali da costruzione, notevolmente inferiori a quelle di trazione. La legge di Hooke® estendibile anche a deformazioni di taglio. Si prenda un provino con forma di parallelepipedo retto € ancorato alla base. Si applichi una forza tangenziale in corrispondenza della sua superficie libera superiore. Esso si deformera come nella figura: La forza tangenziale T (kg,/m?) &@ data dalla forza applicata divisa per Varea della faccia alla quale @ applicata, cio’ quella superiore. La deformazione subita per unita di spessore ysara uguale a: dl a y esprime in radianti la rotazione effettuata dalla faccia frontale del provino. Nel caso della deformazione di taglio 0 di scorrimento la legge di Hooke si pud pertanto esprimere nella forma: T G=— Y dove G (kg/m”) rappresenta tina costante detta modulo di rigidita o di scorrimento; t & lo sforzo di taglio semplice. Pertanto la costante G esprime lo sforzo per unit2 di superficie necessario a far scorrere il provino di una quantita pari al suo spessore. Coefficiente di Poisson Quando si comprime un corpo, esso tende ad accorciarsi di €, nel senso dello sforzo, ed a dilatarsi di ¢, o in una direzione normale. Tale fatto viene quantificato mediante il coefficiente 0 rapporto di Poisson Vv: & & Considerato che l’accorciamento lungo la direzione dello sforzo €, & uguale a: 9, ee Per la deformazione trasversale si ricava Oo, iV Il rapporto di Poisson, se espresso in percentuale, fornisce la frazione di €,% corrispondente alla deformazione trasversale. PROVE DI LABORATORIO Resistenza a trazione La prova di resistenza a trazione Ry si pud determinare direttamente su provini opportunamente foggiati, con una sezione di rottura di4x4cm. Attualmente si preferisce alle precedenti la prova Brasiliana, o prova di trazione indiretta, in quanto quelle dirette sono poco attendibili, essendo influenzate dalla esecuzione della prova. Nella prova Brasiliana i provini cilindrici vengono compressi come in figura. provino cilindrico oa eae pressa senso dell espansione Si genera in tal modo uno sforzo di trazione sul piano diametrale passante per la direzione di carico, e la resistenza é data dalla formula: La resistenza alla trazione @ 1/10+1/50 della resistenza alla compressione monoassiale. Resistenza alla compressione Le prove di compressione vengono eseguite su provini cubici di lato 10 cm per le rocce a grana grossa, ¢ di 7.1 cm per quelle a grana fine. In caso di prove non ufficiali, la foggia pud essere quals i. Per esempio si fa largo uso di provini ricavati da carote. Tuttavia @ bene ricordare che sia la forma del provino, che la sua lavorazione, causano sensibili differenze di comportamento. 1 provini carotati o lavorati a mano resistono meno di quelli segati; quelli allungati meno di quelli appiattiti; quelli piccoli di pit di quelli grandi. Nel caso di provini cilindrici, la seguente relazione consente di convertire i valori di resistenza Ry di carote con lunghezza L e diametro D, in quelli di provini normalizzati (L = D): Ii rapporto L/D viene chiamato “aspect ratio” (AR); la sua influenza sulla resistenza alla compressione & esemplificata dalla figura seguente. 3 R, Re AR Effetto delt”aspect ratio” L/D sulla resistenza alla compressione (S = S. quando AR=1). NOTA: La presenza di acqua fa diminuire la resistenza. Resistenza a flessione Tale resistenza si determina su un campione parallelepipedo, appoggiato a due sostegni arrotondati (raggio di curvatura = 1 cm) distanti tra loro 10 cm, ed esercitando una pressione sulla mezzeria con un coltello arrotondato (raggio di curvatura = 0.5 cm) (vedi figura). La formula che consente di ricavare la resistenza alla flessione, é la seguente: a 3P el _ 'SP, bh? Rp = eo J valori che si riscontrano sono 1/5+1/25 di quelli della resistenza alla compressione Ro. P a h=3om a fe | b= 2m Misurando l’abbassamento in mezzeria (freccia di inflessione), & possibile ricavare il modulo di elasticitd alla flessione mediante la 1 ~ | 10cm Jom Jom formula: LPP 250P_ $" db WE bE I materiali resistono maggiormente, in ragione di 5-10 volte, se i carichi applicati sono dinamici, piuttosto che statici, cio’ se il gradiente di carico & molto elevato, Quando la velocita di deformazione é estremamente bassa. la resistenza subisce notevoli diminuzioni. Resistenza al taglio La resistenza al taglio T (od allo scorrimento) delle rocce @ all’incirca 1/10-+1/20 della resistenza alla compressione, € grossomodo due volte la resistenza alla trazione. Le prove di taglio puro si eseguono in vari modi: Jaa ’) Z ) a Tipi di prove di resistenza al taglio puro: a, b, c) provini parallelepipedi sollecitati lungo una o due superfici; d) provino cilindrico sollecitato lungo due superfici; e, f) provini di forma speciale (da F. Ippolito et al., 1975). Su un prisma incastrato ad una estremit& si pud agire con un arnese a scalpello in corrispondenza dell’incastro, come nella figura precedente. La resistenza al taglio T@ data da: ne bh dove P 2 il carico di rottura, b la larghezza del provino, h Valtezza del provino. Oppure si pud agire con due scalpelli come nella figura b, o su due superfici come in figura c. Le prime due prove non sono molto precise, in quanto non sono completamente eliminabili effetti collaterali di flessione. UI metodo illustrato nella figura d impiega dei campioni cilindrici, infilati trasversalmente in un apparato tipo figura c; la resistenza @ data dalla formula: Altre prove impiegano provini con forme speciali, come in figura e edf. NOTA: Queste prove in generale non danno buoni risultati per la difficolta di foggiare i campioni in modo perfetto, per cui si preferisce Vimpiego della prova triassiale 0 di altre prove nelle quali la sollecitazione di taglio & accompagnata da una sollecitazione di compressione. Prova di resistenza al taglio secondo Fisenko Fisenko ha proposto una prova, come da figura da eseguire su campioni cilindrici, nella quale si ottengono valori di resistenza al taglio in funzione del variare della sollecitazione normale al piano di taglio. Le prove possono essere fatte anche su provini di forma diversa. o=Psena a) b) Prova di resistenza al taglio, accoppiata ad una sollecitazione normale, secondo Fisenko, da F. Ippolito et al., 1975. a) taglio sulla generatrice; b) taglio attraverso la faccia. Se P & il carico di rottura, o @ la resisténza alla compressione, e Té la resistenza al taglio (A @ la superficie della sezione di taglio). Variando ©, si ottengono valori di resistenza al taglio diversi in funzione del carico normale, per cui @ possibile costruire la curva carico. normale contro resistenza al taglio, ed estrapolare la resistenza al taglio puro (carico normale = 0). Resistenza all’impatto Tale resistenza (impact strength), detta anche resistenza all’urto 0 tenacita (toughness), si pud misurare con un apparato a pendolo (vedi figura). Si misura l’altezza di caduta neces aria alla rottura e quela di risalita successiva dopo aver tranciato il provino. La resistenza all’urto (toughness impact) & data da: ne L-a dove W l’energia del pendolo all’impatto, Léa lunghezza del provino, ed al’area della sezione del provino. provino Si pud esprimere come energia/unita di volume, cio’ kg,/cm’, eventualmente convertibile in kg/cm* se si vuole confrontarla con la resistenza alla compressione. La relazione con quest’ultima grandezza & quasi lineare. Si @ notato perd che le rocce con grande resistenza alla compressione, generalmente quelle pid fragili, sono meno tenaci di quanto ci si aspetterebbe da una relazione lineare. Una simile relazione si nota tra durezza allo scleroscopio eR... Prova di resistenza al punzonamento Tale prova intende fornire un indice di resistenza per la classificazione del materiale roccioso. Pus, inoltre, essere utilizzata per la previsione di altri parametri di resistenza con i quali @ correlabile, ad esempio con la resistenza a trazione e a compressione uniassiale. La prova misura I’ indice di resistenza al punzonamento dei provini in roccia (Isso) € il loro indice di anisotropia della resistenza (Iaiso)) che & dato dal rapporto tra le resistenze al punzonamento nelle direzioni che forniscono il valore minimo ed il valore massimo. [ provini di roccia possono essere: spezzoni di carota (prove diametrali ed assiali); - blocchi tagliati (prova su blocco); . pezzi di forma irregolare (prova su pezzi irregolari). I provini sono rotti tramite Vapplicazione di un carico concentrato applicato tramite punzoni conici con Ja punta sferica. Non é prevista la preparazione del provino. La prova pud essere realizzata tramite un’attrezzatura portatile o utilizzando un’attrezzatura di prova di laboratorio. Solitamente le dimensioni dei provini variano tra i 15-100 mm e quindi é necessario poter adattare la macchina sia a provini grandi sia a quelli piccoli. kA ara = 10mm 60%, Resistenza a punzonamento senza correzioni La yalutazione della resistenza a punzonamento I, si calcola come: dove D,, “diametro equivalente della carota”, @ dato da D,’ = D? per prove di tipo diametrali e D? = 4A/a per prove assiali, su blocchi, su campioni di forma irregolare, dove A = WD cio’ é uguale al valore della minima superficie del fascio di piani passanti attraverso i punti di contatto delle punte: Correzioni relative alle dimensioni I, varia in funzione dei diametro nelle prove diametrali, e in funzione di D, nelle prove assiali, su blocchi e su provini di forma irregolare. Conseguentemente @ necessario apportare una correzione allo scopo di ottenere un unico valore di resistenza a punzonamento per un dato tipo di roccia, valore che pud essere utilizzato come indice per la classificazione della resistenza delle rocce. \ Il valore della resistenza al punzonamento corretto J,s) di un campione 0 di un provino di roccia @ definito come il valore di J, riferito ad un provino standard di dimensioni D = 50 mm. Il modo pit affidabile per la definizione del valore Zyso), preferibile nel caso sia necessario ricorrere ad una specifica cl: ‘sificazione delle rocce, & quello di effettuare prove diametrali su provini di diametro pari, o prossimo, a D = 50 mm. In questo caso, infatti, non sono necessarie correzioni relative alle dimensioni se non di piccola entita.

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