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Lo studio della cultura: i principali paradigmi del XX secolo (e oltre) a confronto 

 
Paradigmi 
- Nelle scienze sociali esistono paradigmi teorici concorrenti: ciò rappresenta una 
ricchezza e al tempo stesso è un riflesso della complessità del mondo sociale 
- Lo stesso problema può essere considerato da diverse prospettive, ossia da diversi 
punti di osservazione 
- Ciò vale anche per la sociologia, e in particolare per quella disciplina chiamata 
sociologia della cultura (o dei processi culturali) che si interroga sul rapporto tra 
società e cultura 
 
Dal funzionalismo antropologico a quello sociologico 
- Modello funzionalista: ​Malinowski, Radcliffe-Brown in antropologia, Durkheim e 
Parsons in sociologia 
- La cultura serve a garantire la coesione sociale, la sopravvivenza della società: es. 
Stato mediante scuola garantisce socializzazione di base e corporazioni professionali 
garantiscono socializzazione specialistica, funzionale a garantire la divisione sociale 
del lavoro in società complesse come quella moderna: solidarietà organica 
contrapposta a quella meccanica delle società semplici (Durkheim, 1893) 
- Il funzionalismo è in un buona parte influenzato da uno dei padri fondatori della 
sociologia, Emile Durkheim (scuola francese) 
 
Il funzionalismo di Talcott Parsons (1902-1979) 
- La cultura (sistema ordinato di simboli, componenti interiorizzate della personalità, 
modelli istituzionalizzati di comportamento) fornisce le motivazioni all’attore: 
1. organismo (Adattamento) 
2. personalità (goal: scopo) 
3. sistema sociale (integrazione dei ruoli) 
4. sistema culturale (Latency: trasmissione motivazioni) 
- Parsons è influenzato da teorie della cibernetica: società come sistema suddiviso in 
sottosistemi. I sotto-sistemi dotati di più informazioni e meno energia controllano 
quelli dotati di più energia e meno informazioni: la cultura controlla il sistema 
sociale, questi due controllano personalità e organismo. L’organismo è controllato da 
tutti gli altri sottosistemi. 
 
Il ruolo della cultura in Parsons 
- Da strumento di adattamento (visione antropologica) a funzione ​normativa 
(prescrive cosa fare, fornisce motivazioni) 
- La psiche controlla l’organismo, ma è limitata dal sistema sociale e ancor più dal 
sistema culturale (influenza di Freud su Parsons) 
- La cultura è considerata un sistema già dato (di cui non si indaga l’origine) che 
influisce sulla vita individuale e sociale: è come la “benzina” per l’auto.. motiva 
l’individuo all’azione e fa funzionare la società 
- Secondo Parsons, studiare la cultura consente di capire ​come una società è 
organizzata: ​solo in questo senso possiamo parlare di concezione della cultura come 
riflesso della società 
- Rispecchiamento: la società per funzionare si da dei modelli di comportamento 
condivisi; la cultura quindi orienta l’azione individuale, funge da bussola 
 
Socializzazione e trasmissione intergenerazionale 
- La sociologia si pone il problema di come una data cultura sorga, operi e si trasformi 
= la cultura è parte della società, dunque è un prodotto storico-sociale 
- Analisi macro: socializzazione come processo attraverso il quale le giovani 
generazioni apprendono implicitamente ed esplicitamente come vivere, e in questo 
modo la ​società si produce  
- Dialettica individuo-società = dipendenza, reciproca costituzione e conflitto 
- Pro-memoria: a differenza del mondo animale, dove azioni e comportamenti sono 
trasmessi per lo più per via genetica attraverso un cospicuo bagaglio istintuale, per 
acquisire conoscenze che andranno poi a sostanziare azioni e comportamenti il 
mondo umano ha bisogno di un ​lungo periodo di apprendimento, ​visto lo scarso 
bagaglio istintuale 
- Analisi micro: socializzazione come processo mediante il quale l’individuo, pur 
avendo una certa predisposizione alla socialità e all’uso del linguaggio, diventa 
membro di un gruppo prima e di una più ampia comunità poi, cioè diventa 
pienamente sociale 
- Per indagare la socializzazione è necessario comprendere l’intricata relazione tra 
pensiero e linguaggio 
 
Il superamento del modello parsonsiano 
- Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento la sociologia funzionalista è criticata 
per il suo forte orientamento prescrittivo (dice cosa è giusto o no, piuttosto che 
esaminare la realtà) e conservatore (giustifica l’ordine sociale esistente, ritenendolo il 
migliore possibile: esaltazione società americana, capitalismo, mentalità delle classi 
superiori..) 
- Grazie all’influenza dell’antropologo Geertz e degli studi semiotici, nell’ambito della 
più ampia svolta linguistica, l’attenzione sociologica torna sui significati e lo studio e 
simboli 
- Si modifica la concezione stessa del processo di socializzazione, intesa come 
processo attraverso il quale l’individuo impara ad essere un membro della società 
 
La socializzazione: due prospettive differenti 
Socializzazione come condizionamento sociale: processo top-down (valori, interiorizzazione 
e meccanismi di controllo sociale incidono su azione) 
 
Socializzazione come interazione, pratica di apprendimento sociale (costruzione identitaria 
frutto di socializzazione, ma sempre negoziabile sulla base delle interazioni) 
 
 
Prospettiva del condizionamento (es. Durkheim) 
- Strutture sociale ​incorporate, ​assimilate, che programmano ​inconsciamente ​modi di 
pensare e agire 
- Determinismo, ​ma questo approccio evidenzia comunque il problema inerente ai 
processi cognitivi:​ un certo tipo di linguaggio si poggia su ​un insieme di concetti ​che 
pre-definiscono il ​campo entro il quale noi pensiamo 
 
Condizionamento: la teoria della socializzazione secondo Parsons  
- Parsons riprende Durkheim, ma lo integra con Freud 
- 4 tappe in ordine cronologico, quella successiva è superiore a quella precedente;  
ogni ​tappa ​si caratterizza per un ​meccanismo ​e una ​crisi​: 
1. dipendenza madre figlio​/ ​permissività ​/ ​crisi orale 
2. attaccamento amoroso​ / ​sostegno ​/ ​crisi anale  
3. latenza​ (​apprendimento quattro ruoli: madre, padre, genitori, figli)/​rifiuto di 
reciprocità ​/ ​crisi edipica 
4. maturità ​/ ​manipolazione delle sanzioni ​/ ​crisi dell’adolescenza  
 
 
Prospettiva interazionista e dell’apprendimento sociale 
Prospettiva affermatasi negli anni 60, in opposizione al funzionalismo: essa riprende le 
intuizioni dell’interazionismo simbolico e della Scuola di Chicago 
 
George Herbert Mead, ​Mente, Sé e Società​ (1934) 
- l’IO: disposizione spontanea all’azione (l’io è la mia risposta agli altri e alla società in 
generale) 
- il ME: complesso di atteggiamenti organizzati di altri che l’individuo assume, cioè 
quelle idee su se stesso che l’individuo impara dagli altri (è una rappresentazione del 
modo in cui un soggetto comprende come viene visto dagli altri) 
- Il sé come insieme di io e me, l’identità sorge dal rapporto di interazione 
dell’individuo con l’ambiente 
- Il gioco come attività di formazione del sé attraverso il riconoscimento dello “altro 
generalizzato” 
 
Mead: l’altro generalizzato 
- Il bambino ritrovandosi ad agire in cerchie sociali sempre più ampie giunge a 
sviluppare l’astrazione. In altri termini il bambino generalizza i ruoli e gli 
atteggiamenti di genitori e familiari 
- I valori, le norme e le conoscenze che il bambino ha ricevuto dai genitori vengono 
rafforzate e sostenute dagli altri e assumono quindi una generalità sempre più ampia 
fino a riguardare l’intera società ​→ es “non devo versare la minestra a terra sennò 
vengo punto da mamma” → “non si deve versare la minestra a terra: è ovvio che vada 
mangiata” 
 
 
 
Socializzazione e sviluppo morale (Kohlberg, 1971) 
- Pensiero pre-convenzionale: singole attese di comportamento e logica della 
punizione/ricompensa  
- Pensiero convenzionale: attese di conformità generalizzate = ruoli sociali 
- Pensiero ​post-convenzionale: ​autonomia soggettiva rispetto ai sistemi (norme 
trasmesse vs principi etici astratti: Habermas, 1976) 
 
Trasmissione e conservazione 
La società tende a riprodursi, sopravvivendo ai singoli individui: ​ricambio generazionale 
attraverso trasmissione di norme, valori, credenze, simboli 
MA questa trasmissione non è lineare; piuttosto, è interattiva, si fonda cioè su 
interpretazione, rielaborazione, dunque traduzione 
 
Un’altra prospettiva alternativa al funzionalismo: il marxismo in sociologia  
- Società (rapporti di produzione/struttura) → cultura (religione, diritto, scienza, 
morale, etc./sovrastruttura) 
- In una data epoca le idee dominanti sono l’espressione ideale dei rapporti materiali 
dominanti: sono le idee della classe dominante (Marx, Engels, 1845) 
 
Il marxismo e la dimensione culturale 
Qual è il rapporto tra significati culturali e realtà sociale? La concezione materialista implica 
“che la religione, i valori, l’arte, le leggi e la cultura in generale sono i prodotti della realtà 
materiale” (Griswold, 2006) 
I significati culturali sono dunque una ​sovrastruttura ​che si edifica e in qualche modo 
riflette ​l'infrastruttura materiale, ​ciò che gli uomini producono nel loro sforzo di 
trasformare il mondo per adattarlo ai propri bisogni 
In verità molti studiosi marxisti hanno dato grande rilevanza allo studio della cultura, a 
partire da Antonio Gramsci (1891-1937) che si pone la questione degli intellettuali e 
dell’organizzazione della cultura 
 
Marxismo: oltre la banalizzazione 
“Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, 
necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un 
determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi 
rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale su 
cui si eleva una sovrastruttura giuridica e politica, e alla quale corrispondono forme 
determinate di coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in 
generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini a 
determinare il loro essere, ma il contrario il loro essere sociale che determina la loro 
coscienza.” (Marx, 1859) 
 
Diverse versioni del marxismo, anche nelle scienze sociali: approcci più deterministi e 
approcci più dialettici. 
Due questioni per noi molto interessanti: 
1. in merito al rapporto tra dimensione inconscia/passiva dell’agire sociale e 
dimensione conscia/attiva Marx pare porsi in una posizione mediana tra la scuola 
francese e quella tedesca; 
2. l’approccio marxiano in sociologia ci porta a ragionare sul rapporto tra pensiero e 
società: questo è un tema centrale della sociologia della conoscenza e che richiede 
anche l’analisi del rapporto tra potere, cultura e società; ce ne occuperemo nella 
seconda parte del corso, insieme al tema relativo a subculture e stratificazione 
sociale 
 
La cultura per Pareto 
- Stati affettivi, impulsi, sentimenti (residui, di natura psicologica) credenze, valori 
(derivazioni) 
- Cultura come risultato di un processo di razionalizzazione a posteriori di questi 
residui (Pareto, 1916) 
- Es. la credenza in un’entità sovrannaturale è una razionalizzazione di un istinto di 
conversazione (persistenza degli aggregati), oppure la credenza nell’autorità (di un 
re, del papà, etc) è il riflesso dell’istinto umano alla socialità che presuppone 
gerarchia e bisogno di uniformità  
 
Il modello individualista-strumentale ​(legato alla “teoria della scelta razionale”) 
- Attore calcola costi/benefici e cultura come risposta all’azione strategica dell’attore 
(homo oeconomicus) 
- Es. mutilazione genitale femminile come risultato dell’azione strategica degli uomini 
che così possono controllare le mogli (in un contesto in cui vige la poligamia) vs 
nascita di figli fuori dal matrimonio in seguito ad adulterio + conviene anche alle 
donne per ottenere un buon marito, in un contesto di privazione ed emarginazione 
femminile 
 
Modello strutturalista 
Cultura → società (organizzazione sociale) 
Struttura profonda del pensiero umano → cultura 
 
Es. Levi Strauss, Jeffrey Alexander e il suo “programma forte” (strutture narrative e 
discorsive producono le istituzioni sociali, comprese quelle politiche ed economiche; 
richiamo alla rappresentazioni collettive di cui parla Durkheim) = maggiore somiglianza con 
il funzionalismo  

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