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La gran bretagna, il paese dell'avanguardia x i

diritti civili e politici della cittadinanza, oltre che il


laboratorio x eccellenza della modernizzazione
economica e sociale dal 1848 al 1866 fu guidata
dal partito liberale e rimase legato durante
quest'epoca alla figura della regina vittoria;
durante quest'epoca la forma di governo
parlamentare si rafforzò notevolmente. Nel
frattempo ai partiti liberistici sui quali si fondava il
modello economico-sociale inglese si aggiunse
uno straordinario successo presso gran parte degli
altri paesi europei. Quasi ovunque la dottrina del
libero scambio venne fatta propria dai governi; il
liberalismo classico trionfò tra il 1850 e gli anni 70
nei suoi aspetti economici attraverso l'adozione di
quegli orientamenti liberistici nei quali si esprimeva
l'orgogliosa coscienza di sè della borghesia
mercantile e industriale. Dalla liberalizzazione del
mercato non potevano che derivare anche quella
civile e politica.

La francia di napoleone 3° si caratterizzava come


una contaminazione tra vecchio e nuovo. Era un
paese nel quale la borghesia degli affari stava
conoscendo la sua stagione d'oro. Il capo dello
stato si era prefisso come obiettivo di ricondurre la
francia al ruolo di principale potenza continentale,
per questo egli appoggiò tutte le iniziative volte ad
indebolire gli imperi degli assurgo e dei romano. E'
in questa luce che vanno interpretate la
compartecipazione francese alla guerra di crimea
e l'alleanza con i savoia in funzione antiaustriaca
nel 1859 dalla quale sarebbero derivate sia
l'unificazione italiana che la cessazione del
dominio austriaco sella penisola.

Napoleone pensava di sostituire a quella austrica


la propria egemonia sull'Italia e non ci riuscì.
L'indebolimento dell'impero austriaco rappresentò
il presupposto x l'ascesa della prussia. Sul piano
della politica interna napoleone 3° propose un
singolare compromesso tra autoritarismo e
liberalismo. Per farsi proclamare imperatore
ricorse all'arma del plebiscito e una volta
consacrato nel suo ruolo esercitò il potere facendo
leva su un consenso che gli veniva soprattutto
sulla francia conservatrice rurale di sentimenti
cattolici.

La guerra franco prussiana del 1870 rappresentò il


momento culminante dell'unificazione nazionale
tedesca. Anche in germania nel biennio 1848-49 il
problema della costituzione e quello della nazione
si erano presentati come un intreccio indissolubile.
Nella primavera del 48na francoforte si era riunita
un assemblea federale eletta a suffragio
universale, aveva emanato un testo costituzionale
fortemente caratterizzato in senso democratico e
aveva dibattuto intorno alle modalità
dell'unificazione nazionale. Alla fine, nella
primavera del 1849 prevalse l'ipotesi detta piccolo-
tedesca e i deputati di francoforte offrirono al re la
corona nazionale, ma egli rifiutò.

A partire dall'autunno del 1849 i sovrani tornarono


ad avere il sopravvento sui movimenti che bella
primavera del 48 avevano conteso l'esercizio della
sovranità. A lungo non si parlò + di nazione ma nei
tardi anni 50 l'ipotesi torno sotto un segno del tutto
diverso da quello democratico che aveva
contraddistinto la stagione rivoluzionaria 48esca.
Nel 1861 salì al trono di prussia guglielmo 1° non
esitò a scontrarsi con la maggioranza
parlamentare pur di accrescere le spese da
destinare all'esercito. Dal 1862 ad affiancarlo nella
veste di capo del governo fu Otto Von Bismark
esponente dell'aristocrazia conservatrice
antiliberale.

L'obiettico di Bismark era il consolidamento


dell'ascesa prussiana nel mondo tedesco e il
ridimensionamento del ruolo dell'Austria in
quell'area. Guglielmo 1° e Bismark condussero
negli anni 60 un'aggressiva politica estera. Nel
1864 la prussia conquistò lo Schleswig
sottraendolo alla danimarca e nel 66 dichiarò
guerra all'Austria, la guerra che fruttò
l'acquisizione del veneto all'Italia e comportò lo
scioglimento della confederazione germanica e
l'ingrandimento territoriale della prussia. L'austria
ne uscì indebolita. Negli anni seguenti Bismark
sviluppò una linea politica simile a quella di
Cavour; lo statista prussiano fece leva al fine di
accrescere il consenso dell'opinione pubblica sul
Deutsche Nationslverein, un'associazione nella
quale erano confluiti molti nazionalisti ex-
democratici disposti ad accogliere con favore
un'ipotesi di unificazione tedesca.

Tra il 1870 e il 71 la nazione tedesca prese forma.


Dopo aver indotto napoleone 3° a dichiarare
guerra alla prussia, bismark chiamò a raccolta i
sovrani degli altri stati tedeschi dichiarando
l'intenzione di sottrarre alla francia l'Alsazia e la
lorena. I francesi patirono una sconfitta a sedan e
napoleone 3° venne fatto prigioniero. Nel gennaio
71 dalla reggia di versailles guglielmo 1° annuncio
la nascita di una nuova germania. Esso prevedeva
che il re di prussia assumesse il titolo di Kaiser di
un reich ovvero un impero federale formato da 25
stati.
In Francia dopo la sconfitta di sedan si era
installato un governo provvisorio; a guerra perduta
le elezioni avevano sancito la vittoria di una
maggioranza conservatrice e clericale ma il popolo
parigino insorse imponendo nuove elezioni. Parigi
venne governata x 2 mesi da un parlamento
rivoluzionario eletto a suffragio universale
maschile, la cosiddetta comune. Dopo poco + di 2
mesi sulle ceneri della comune nasceva la 3°
repubblica, un regime parlamentare nella quale al
presidente della repubblica spettavano tuttavia
forti poteri.

Nella frattempo anche l'Austria di francesco


giuseppe aveva avviato una riforma finalizzata
all'emanazione di una costituzione di impronta
liberale. In base al compromesso veneree istituiti
due parlamente, uno a vienna (rappresentativo di
tutti i territori non ungheresi) e uno a budapest
[monarchia dualistica]. Nel sistema asburgico pur
esercitando il potere legislativo i parlamenti non
godevano della prerogativa di insediare governi e
dunque di controllare l'esecutivo che veniva
designato dal monarca il quale aveva mano libera
nella politica estera e in quella militare.

Dopo la sconfitta nella guerra di crimea, anche la


russia aveva dato l'avvio ad una politica di
liberalizzazione. Nel 1861 era stata decretata
l'abolizione della servitù della gleba; per quanto
deficitaria sotto il profilo dell'efficacia sociale,
l'abolizione della servitù ebbe l'effetto di indurre un
profondo mutamento mentale in un mondo
tradizionalista. Tra gli anni 70 e 80 il liberalismo in
russia rimase un'aspirazione impedita ma sempre
più diffusa. Nel frattempo la repressione politica
offriva terreno fertile alla propaganda clandestina
dei rivoluzionari radicali. L'assasinio dello zar
Alessandro 2° fu un segnale del dilatarsi di
un'insofferenza che non sarebbe stato possibile
continuare a reprimere

L'ITALIA

Negli anni 60 si assisteva al completamento


dell'unificazione nazionale italia. Ai territori nel 66
si aggiunse il veneto; gli austriaci dovettero
cederlo per la sconfitta subita a opera della
prussia con cui l'Italia si era alleata (3° guerra
d'indipendenza). Ancora una vittoria prussiana ai
danni della francia consegnò nel 1870 al regno
d'Italia il lazio e roma. La capitale venne spostata
da Firenze a Roma. Dopo la morte di Cavour
erano stati i suoi successori a cercare di appianare
la cosiddetta questione romana attraverso
trattative con il Papa e con Napoleone 3°.
Quest'ultimo nel 67 a mentana aveva inflitto
un'umiliazione ai volontari guidati da garibaldi. Alla
notizia della sconfitta inflitta dai prussiani alla
francia il governo italiano si dichiarò sciolto dagli
impegni presi con napoleone 3°. Il 20 settembre
70 i bersaglieri fecero il loro ingresso a roma
attraverso la breccia di porta pia. L'anno dopo
venne emanata la legge delle guarentigie con la
quale lo stato italiano assegnava al pontefice un
vitalizio annuo e ne riconosceva la sovranità nel
vaticano, nel laterano e a castelgandolfo. Il papa
pio 9° però s rifiutò di riconoscere la validità di
questa legge.

Nel 65 le leggi di unificazione amministrativa


promossa da minghetti presero forma sull'intero
territorio nazionale, ricalcate sul modello
accentrato. Era un ordinamento moderatamente
liberale la cui carta costituzionale, lo statuto
albertino, consegnava al parlamento l'esercizio del
potere legislativo, ma il diritto di voto concepito in
base al criterio censitario risulto ristretto solo al 2%
degli abitanti.

A governare il paese nel primo quindicennio fu la


destra, un raggruppamento politico di cui facevano
parte gli eredi della tradizione monarchico-
moderata. I governi di destra perseguirono una
severa politica fiscale tesa al raggiungimento del
"pareggio di bilancio" statale. La strategia fiscale
della destra colpì soprattutto i ceti popolari e rurali
e il mezzogiorno, imponendo la tassa sul macinato
che causò un'ondata di violente ribellioni popolari.
_Nel 1876 dopo 15 anni Minghetti annunciò il
conseguimento dell'obiettivo. La legge casati nel
60 estese a tutto il regno l'istruzione elementare
obbligatoria e gratuita fino alla 2° elementare.

Il malessere del mezzogiorno s'era imposto sin


dagli esordi dello stato e la delusione contadina
rappresentò il presupposto per il dilagare del
brigantaggio che assunse una coloritura
antiunitaria visto che voleva il ritorno dei borboni.
Per stroncarlo fu necessario mobilitare l'esercito x
diversi anni. Altro problema era stato quello
dell'ostilità del vaticano, infatti a quella che
reputava un usurpazione dei suoi diritti il papa
reagì invitando i fedeli ad astenersi dal partecipare
alle elezioni.

Per decenni furono prevalentemente i piemontesi


o cmq settentrionali a rivestire le cariche più alte
nel governo, nell'amministrazione e nell'esercito. Il
mezzogiorno risultò penalizzato infatti fu al nord
che vennero concentrati gli investimenti pubblici
finalizzati allo sviluppo industriale. Tra il 78 e l'87
venne operata un'inversione nella politica
passando dal liberismo al protezionismo, allo
scopo di consentire all'industria italiana di
compiere il decollo. Si inasprì così il dislivello
economico tra le 2 parti della penisola.

Il caso italiano nel contesto europeo si presentava


come una situazione intermedia. Il sistema politico
italiano infatti era + avanzato di quello della russia
ma restava a grande distanza rispetto al modello
inglese ed era un sistema assai meno autoritario
di quello francese. L'europa del liberalismo
classico fu in generale un'Europa dei piccoli
numeri della cittadinanza politica. Le libertà
esistevano ma erano in pochi a poterne fruire. Le
notevoli limitazioni che ovunque continuavano a
darsi al diritto di associazione dei gruppi sociali
segnalavano quanto lo spirito dell'antico regime
fosse ancora presente. La sola libertà incontestata
era quella della proprietà privata e della libera
iniziativa economica.

Nel 76 depretis inaugurò il ciclo della sinistra al


governo. Si trattava di un raggruppamento in cui
confluirono ex mazziniani come crispi e nicotera.
La sinistra si era battuta soprattutto per il
completamento dell'unificazione e aveva sollevato
il tema del suffragio universale, della riforma della
scuola elementare e della tassa sul macinato. Nel
77 con la legge Coppino l'obbligo scolastico venne
iniziato fino a 9 anni e vennero previste delle
sanzioni per i genitori inadempienti. Nel 80 la
tassa sul macinato fa abolita e nell'82 il suffragio
universale venne esteso anche se in maniera
moderata.

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