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CORTE COSTITUZIONALE

La nostra Costituzione è rigida e perciò si richiede la necessità di introdurre nel sistema


istituzionale un meccanismo di verifica della conformità delle leggi della Costituzione.
Quest’organo è chiamato Corte Costituzionale.
La Corte costituzionale, nell'ordinamento italiano, è un organo di garanzia costituzionale cui è
demandato il compito di giudicare la legittimità degli atti dello Stato e delle Regioni, dirimere
eventuali conflitti di attribuzione tra i poteri di dette istituzioni e tra le Regioni stesse, esprimersi
su eventuali atti di accusa nei confronti del Presidente della Repubblica e verificare l'ammissibilità
dei referendum abrogati
Quella che viene designata dal Costituente è un’alta magistratura che riflette nella sua
composizione la natura peculiare dell’attività che essa è chiamata a svolgere (giurisdizionale e
politica insieme) e alla quale possono rivolgersi tanto organi dello Stato o delle Regioni, in
relazione all’insorgere di conflitti la cui soluzione sia legata all’interpretazione di specifiche
disposizioni costituzionali, quanto ai singoli cittadini, attraverso l’intermediazione del giudice,
sempre nell’ipotesi che specifiche posizioni soggettive, loro riconosciute dalla Costituzione, siano
state lese dal
legislatore ordinario. Un’alta magistratura cui viene attribuito in esclusiva il potere di pronunciarsi
su questo tipo di controversie e con decisioni inappellabili.
La Corte costituzionale è stata istituita nel 1956. Essa giudica:
 -  sulla conformità alla Costituzione delle leggi e degli atti aventi forza di legge (cioè i
decreti legislativi) dello Stato e delle Regioni. Nel caso i giudici costituzionali decidano che
determinate norme siano in contrasto con i principi costituzionali, la sentenza emessa,
pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, causa a decorrere dal giorno successivo la cessazione di
efficacia della legge (o di parte di essa), che non potrà più essere applicata;
 -  sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, tra Stato e Regioni e tra le stesse
Regioni, che si verificano quando un organo compie atti che oltrepassano le sue funzioni,
oppure quando non sono chiare le norme che ripartiscono le competenze tra i vari poteri;
 -  sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica;
 -  sull’ammissibilità dei referendum abrogativi.
Le decisioni della Corte costituzionale sono sentenze definitive, inappellabili e obbligatorie
erga omnes, cioè per tutti.
La Corte costituzionale, secondo quanto stabilito dall’articolo 135 della Costituzione, è
composta di 15 giudici, nominati:
- per un terzo dal Presidente della Repubblica;
- per un terzo dal Parlamento in seduta comune;
- 3 dalla Corte di Cassazione;
- 1 dalla Corte dei conti;
- 1 dal Consiglio di Stato.
Giudizio sulla costituzionalità delle leggi
Le leggi statali e regionali e gli atti aventi forza di legge (decreti-legge e leggi delegate) ricadono
sotto il controllo della Corte Costituzionale, la quale giudica secondo il principio gerarchico se una
legge contraddice la Costituzione.
L’intervento della Corte in materia di costituzionalità può essere sollecitato in due modi:
- procedimento incidentale o indiretto (in quanto incide o influisce su una causa in corso);
- procedimento principale o in via diretta.
Il procedimento incidentale o indiretto (l. cost. n. 1 del 1948 art. 1) può avere inizio da un
qualunque giudizio ad opera di un qualunque giudice che ritenga che la legge da applicare per
decidere la causa sia di dubbia costituzionalità. Si chiede, in questo caso, alla Corte per mezzo di
una questione o eccezione di costituzionalità, di verificare la costituzionalità della legge.
L’eccezione può essere sollevata sia dal giudice che dalle parti.
Il giudice, comunque, una volta sollevata la questione di costituzionalità, fa un giudizio di rilevanza
della stessa e di non manifesta infondatezza e qualora ritenga che ci siano dei profili di
incostituzionalità sospende il giudizio e rimette la questione alla Corte costituzionale con
un'ordinanza di rinvio.
In tale ordinanza di rinvio il giudice di quel processo (a quo) deve indicare:
- la disposizione di legge della cui legittimità costituzionale si dubita;
- le disposizioni costituzionali ritenute violate;
- i motivi che lo hanno indotto a ritenere la questione rilevante e decisiva per poter giudicare la
controversia in esame (c.d. giudizio di rilevanza);
- i motivi che lo hanno indotto a ritenere che la questione relativa a quella determinata
disposizione di legge che dovrebbe applicare per risolvere il caso non sia manifestamente
infondata ossia che esistano fondati dubbi circa la sua incostituzionalità (c.d. giudizio di non
manifesta infondatezza).
La Corte costituzionale, sulla base dell’ordinanza di rinvio, verifica se la questione di
costituzionalità proposta sia ammissibile e, in caso affermativo, procede ad esaminare gli eventuali
profili di incostituzionalità della legge impugnata, pronunciandosi alla fine dell'esame con una
sentenza.
Tale sentenza sarà di accoglimento, se la legge esaminata sarà risultata incostituzionale; oppure di
rigetto, se la legge sarà risultata costituzionalmente legittima.
Il procedimento principale o diretto riguarda le controversie inerenti all’esercizio delle
competenze legislative attribuite alle Regioni e allo Stato dalla Costituzione. È diretto in quanto è
data la possibilità a determinati soggetti (ad es. i cittadini non possono proporlo) di chiamare in
causa la Corte Costituzionale direttamente con un ricorso, senza che sia necessario l'intervento di
un giudice, come avviene, invece, nel caso di giudizio in via incidentale. Ciascun potere promuove
questo giudizio al fine di tutelare le proprie competenze legislative.
Il procedimento in via principale può essere promosso:
- dallo Stato, se una legge regionale eccede la competenza della Regione, ossia è stata emanata in
una materia che non rientra tra quelle che la Costituzione attribuisce alla Regione;
- dalla Regione, qualora una legge dello Stato leda la sua sfera di competenza, ossia sia stata
emanata in una materia che la Costituzione riserva specificamente alla Regione.
Sia lo Stato, nella persona del Governo su delibera del Consiglio dei Ministri, che la Regione nella
persona del suo Presidente, possono sollevare la questione di costituzionalità davanti alla Corte
Costituzionale entro 60 giorni da quando la legge impugnata è pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale
per le leggi statali, o sul Bollettino Ufficiale della Regione in questione nel caso in cui ad essere
oggetto del giudizio sia una legge regionale.
Una Regione può anche impugnare la legge di un’altra Regione se ritenga che questa leda la sua
sfera di competenza territoriale. La Corte, pronunciandosi sulla questione di costituzionalità, potrà
accoglierla o rigettarla.
La Corte costituzionale può però differire per la sua composizione a seconda della funzione che è
demandata a svolgere: qualora infatti sia chiamata a giudicare su accuse promosse dal Presidente
della Repubblica, si aggiungono ai 15 giudici ordinari 16 giudici costituzionali “aggregati”: essi
vengono sorteggiati all’interno di un elenco di cittadini aventi i requisiti per l’eleggibilità a
senatore, che il Parlamento compila ogni nove anni, mediante l’elezione con le stesse modalità
stabilite per la nomina dei giudici ordinari.
I giudici costituzionali devono essere scelti, senza limiti di età̀, tra persone appartenenti a
particolari categorie provviste delle conoscenze giuridiche necessarie ad assolvere la delicata
funzione:
 magistrati (anche a riposo) delle giurisdizioni superiori (Corte di cassazione, Consiglio di
Stato, Corte dei conti)
 avvocati con un’esperienza professionale di almeno ventennale;
 professori universitari ordinari in materie giuridiche.
La Corte elegge tra i suoi membri un presidente, che rimane in carica 3 anni ed è rieleggibile.

I giudici della Corte non sono perseguibili per i voti dati e le opinioni espresse nell’esercizio delle
funzioni. La loro carica è incompatibile con lo svolgimento di qualsiasi altra attività professionale,
pubblica o privata. Il mandato dura nove anni e non è rinnovabile.

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