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17/4/2018 LA VENERE PERTURBANTE | The Anatomical Venus | Un saggio di Joanna Ebenstein | AMEDIT

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AMEDIT
Rivista “medit-“mici del Mediterraneo, trimestrale di Le eratura, Storia, “rte, Scienza, Cinema, Musica, Costume e Società. | ISSN -

LA VENERE PERTURBANTE | The Anatomical Venus | Un saggio


di Joanna Ebenstein

Posted on aprile 8

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LA VENERE PERTURBANTE

The Anatomical Venus | Un saggio di Joanna Ebenstein Logos,

di Massimiliano Sardina

Pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. – Marzo 8 h ps://amedit.me/ 8/ / /amedit-n- -marzo- 8/

VERSIONE SFOGLIABILE h ps //ita.calameo.com/read/ c bd

Penetrare il corpo per penetrare Dio. Le Veneri anatomiche – gro esche e seducenti statue scomponibili costruite tra XVIII e XIX secolo al
fine di illustrare l’anatomia femminile nei musei, nei pano ici e nelle fiere popolari – rappresentano la somma incarnazione del diktat
illuministico. La particolare congiuntura storica che le ha partorite tradisce però un confine molto labile tra Scienza, “rte e Religione, ed è
in questo contesto ibrido che dobbiamo inquadrarle se vogliamo comprenderne la natura complessa e inquietante in equilibrio tra
naturalia e artificialia. Con le Veneri anatomiche, o cere anatomiche di donne giacenti , il corpus claustrale medievale le eralmente si
schiude per svelare, strato dopo strato, il prodigioso operato di Dio. Capolavori ceroplastici di straordinaria e ra nata fa ura, queste
sleeping beauty urtano la nostra sensibilità contemporanea suscitando quello che Sigmund Freud definiva come unheimlich, il sentimento
del perturbante. Per leggerle compiutamente senza travisarne la ragione fondante è quanto mai necessario calarsi nelle aspirazioni e nelle
frustrazioni di un’epoca lontana ormai anni luce dalla nostra. “ guidarci in questo viaggio è l’artista e studiosa indipendente Joanna
Ebenstein nel saggio The Anatomical Venus La Venere anatomica, Logos, , arricchito da un vasto apparato iconografico.

La più celebre delle Veneri anatomiche, prototipo di tante sorelle costruite tra la fine del Se ecento e lungo tu o il corso dell’O ocento, è
la cosidde a Venere dei Medici realizzata dall’esperto ceroplasta Clemente Susini tra il e il . Morbidamente adagiata su un
giaciglio di raso, inerme e languidamente sofferente, questa giovane ignuda si offre passivamente allo sguardo del visitatore. È a
grandezza naturale, sfoggia capelli veri, occhi di vetro vividi e lucidi e giusto un filo di perle intorno al collo. “ proteggerla, sorta di bara
trasparente, c’è una teca di palissandro e vetro di Murano. Fa a eccezione per l’armatura metallica è tu a realizzata in cera, con una resa
realistica davvero straniante. È una Mater gravida, so o i se e strati scomponibili nasconde infa i un feto. Il visitatore non è posto al
cospe o di un fantoccio, di una bambola o di una statua ma a quello di una donna vera trasfigurata in una sorta di cadavere inodore. Lo
scopo, lo ribadiamo, è meramente dida ico. Dall’epidermide si procede fino alle viscere durante lo scoperchiamento con organi

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asportabili uno per uno, modellati con rigorosa minuzia , l’espressione della Venere resta impassibile. L’azione dimostrativa simula la
pratica della dissezione. Grande assente è il sangue. Uno strumento perfe o e pulito per impartire lezioni di anatomia. Non è un caso se
la Venere del Susini sia venuta alla luce nella ci à di Firenze, culla del Rinascimento.

Tra XV e XVI secolo intere schiere di artisti, incisori, disegnatori si misurarono con l’anatomia so ocutanea, studiando dal vero e
dissezionando cadaveri basti citare Michelangelo e Leonardo , al perenne inseguimento di un’ideale di perfezione, verità e bellezza
universali. Grande impa o ebbe, nel , la pubblicazione del De humani corporis fabrica di “ndrea Vesalio anch’egli un agguerrito
dissezionatore , corredato da straordinarie particolareggiate xilografie di studi sul corpo umano. Prototipi di manichini anatomici di
piccole dimensioni circolavano già, specie in Germania e Inghilterra, tra XVII e XVIII secolo. Erano realizzati per lo più in legno o in
avorio ma senza alcuna pretesa realistica. È solo all’inizio del XVIII secolo che cominciano ad apparire le prime Veneri anatomiche in cera
a grandezza naturale come quelle realizzate da Guillaume Desnoues in Francia e “braham Chovet in Inghilterra . Sono questi esemplari,
di fa ura sommaria, i precursori della celebre Venere dei Medici, punto d’arrivo d’una ricerca partita da lontano e summa di tu a una serie
di studi e sperimentazioni. Nel Firenze entra so o il dominio del sovrano illuminato Leopoldo II. Divenuto Granduca di Toscana,
dieci anni dopo il viennese Leopoldo II inaugura a Firenze il primo museo pubblico della scienza denominato poi La Specola . Fiore
all’occhiello del museo un grande laboratorio di ceroplastica dire o dal fisico Felice Fontana. Un modello di ispirazione lo fornì la
Stanza di Notomia dell’Istituto delle Scienze di Palazzo Poggi a ”ologna. Fondato nel l’Istituto venne ampliato nel con una
sezione di cere anatomiche per volere di Papa ”enede o XIV, il cosidde o papa illuminista promotore di un ca olicesimo razionale e
progressista capace di mediare tra scienza e fede, ”enede o XIV creò qui il primo museo anatomico del mondo incaricando
personalmente l’artista ceroplasta Ercole Lelli di realizzare numerose cere da esporre in apposite teche. Lelli seppe pervenire a soluzioni
anatomiche molto accurate e, in un dialogo aperto tra analisi scientifica e a ato religioso, incluse nell’apparato espositivo anche due
scheletri a mo’ di memento mori.

La Venere del Susini vanta dunque illustri precedenti, ma rivela un debito piu osto evidente anche con alcune icone della storia dell’arte.
La bella dormiente rivela infa i indubbie similitudini con la Venere di Urbino di Tiziano , con la Venere di ”o icelli - e con
la statua ellenistica della cosidde a Venere de’ Medici I sec. “.C. incarna un ideale sedimentato di bellezza, virginale e al contempo
sensuale, fissato sul labile confine che separa la grazia dal peccato. La trasparente opacità della cera d’api sapientemente miscelata a
finissimi pigmenti è in grado di riprodurre fedelmente la consistenza della carne. Susini spinge quest’arte alle estreme conseguenze,
nell’insieme come nel de aglio. Il geniale escamotage del filo di perle nasconde la sutura tra la testa e il busto l’ornamento è un chiaro
simbolo di memento mori ma, abbandonato in tanta cerea e inerme nudità, non fa che amplificare l’erotismo passivo e lugubre della figura.
Eros e Thanatos esalano dall’impasto della cera, materia transitoria ed e mera per eccellenza, simbolo della caducità umana il rimando
va agli ex voto e ai ceri votivi della religiosità popolare . Come non notare, infine, quel mancamento tu o berniniano dell’Estasi di Santa
Teresa - , che qui sembra spirare in un piccolo lu uoso orgasmo. Così come la mistica Teresa invita Dio, fa osi dardo, a penetrarla,
la Venere dei Medici invita gli uomini a penetrare i misteri del creato.

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17/4/2018 LA VENERE PERTURBANTE | The Anatomical Venus | Un saggio di Joanna Ebenstein | AMEDIT

Enciclopedia in cera del corpo umano la Venere smontabile si concede quale veicolo di conoscenza, ma al tempo stesso funge da specchio
all’umanità marcescente. Dell’umano conserva tu o e niente. È già andata, passata a miglior vita, sebbene della vita sembri tra enere una
malcelata malinconia. “ssente ma al contempo vigile, cristallizzata in una stasi che è solo apparente, la Venere dormiente sembra sempre
sul punto di destarsi. Pur se immobile, adagiata su una sorta di trapasso in stand-by, interagisce misteriosamente su un livello parallelo.
Semplicemente si offre, muta, allo sguardo interrogativo, perplesso, turbato del visitatore. La desiderabile e macabra Eva di Clemente
Susini prima di una lunga serie realizzata dal virtuoso ceroplasta nel corso di tu o l’O ocento ispirò centinaia di Veneri smontabili
destinate a musei e fiere di tu o il mondo. Rido e a fenomeni da baraccone queste belle addormentate finirono per a irare una clientela
tu ’altro che animata da curiosità scientifiche. Nel il medico francese Pierre Spi ner fondò nella Ville Lumiere un museo di
medicina popolare esponendoci la sua singolare collezione di moulages, fantocci in cera o porzioni anatomiche che si proponevano di
illustrare le conseguenze prodo e da patologie e mala ie di varia natura in particolare la sifilide nel repertorio di Spi ner figuravano
anche inquietanti Veneri partorienti con taglio cesareo o parto naturale non assistito.

Decontestualizzata da Scienza-“rte-Religione e rido a a curiosità da fiera, la Venere anatomica non è più un cadavere inodore. Inerme,
nuda, sventrata, non è null’altro che una donna morta. Prostituita nei pano ici e nei musei di medicina popolare stile Spi ner perde ogni
connotazione dida ica o contemplativa, divenendo mero ogge o di pruriginoso voyeurismo e in casi più estremi di agalmatofilia,
ovvero l’a razione sessuale verso statue, bambole, fantocci e creature inanimate . Fino alla fine dell’O ocento molti obitori fungevano da
vere e proprie necro-a razioni turistiche, con cadaveri esibiti a scopo di intra enimento. “pposite leggi in “merica e in Inghilterra nella
seconda metà dell’O ocento decreteranno, per il pubblico decoro, la chiusura di molti musei anatomici popolari e di mostre itineranti con
sleeping beauty. Una le ura esaustiva ed approfondita del fenomeno Veneri anatomiche, come nota bene Joanna Ebenstein, non può
prescindere dall’analisi di un altro inquietante fenomeno che, dal XIV al XIX secolo con picchi in età barocca , ha generato un vero e
proprio esercito di zombie-doll. Ci riferiamo al confezionamento dei corpi incorro i dei santi, macabri fantocci mummie, scheletri o
manichini abbigliati di tu o punto, con volti e mani in cera, offerti al culto popolare in apposite teche di cristallo. Qui, e più ancora nel
gro esco teatro delle sacre rappresentazioni con tableaux vivants, il corpus marcescente si rivivifica a raverso il miracolo
dell’incorruzione palesandosi quale feticcio. Più che un ritocchino, una reincarnazione.

Dalla metà dell’O ocento il culto del lu o – corroborato da certa estetica tardoromantica, neogotica, simbolista e crepuscolare – trova
nutrimento anche nella lugubre moda delle fotografie post mortem. Il cadavere imbelle ato del neonato, dell’amata moglie e in generale
del caro estinto è chiamato ad inscenare una posticcia vitalità. Ciò che oggi assurgerebbe a un inviolabile tabù, a quel tempo era una
pratica diffusa e tollerata. Il capolavoro ceroplastico del Susini ha fa o da modello per centinaia di Veneri smontabili lungo tu o il corso
del XIX secolo, alcune pregevoli, altre di mediocre fa ura. Sull’altro versante, quello per intenderci non stre amente dida ico, si
collocano le migliaia di pupazzole oscene costruite per fini ludici, pseudoistru ivi o più sfacciatamente riprovevoli dai primi manichini
smontabili esibiti nelle esposizioni itineranti fino alle bambole gonfiabili del Novecento e ai recenti cyborg di fabbricazione nipponica .
Smarrimento, perplessità, turbamento… ancora oggi la Venere dei Medici implica una fruizione problematica. Saremmo portati a leggerla
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come opera d’arte, ma non si tra a di un’opera d’arte, o perlomeno non solo. Come so olinea Ebenstein, solo collocandola nel sistema di
pensiero medico-scientifico, religioso-filosofico e storico-artistico che l’ha concepita e prodo a è possibile comprenderla e visualizzarla
so o la giusta luce.

Gli automi, creature ibride sospese tra reale e fantomatico, suscitano la straniazione perturbante. “ncora oggi sono ogge o di studio e di
culto di tanta arte contemporanea iperrealistica – da Duane Hanson a Jake e Dinos Chapman, da Ron Muech a Paolo Schmidlin, da Evan
Penny a Maurizio Ca elan, fino alle discusse plastinazioni di Gunther von Hagens.

Massimiliano Sardina

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