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Saverio Rociola
matricola n. 169
relatore Marco Tortoioli Ricci
a.a. 2013-2014
Design Pattern
ISIA Urbino
Diploma accademico di II livello
in Comunicazione, grafica ed editoria
Saverio Rociola
matricola n. 169
relatore Marco Tortoioli Ricci
a.a. 2013-2014
design pattern abstract in 20 parole
parole chiave
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SOMMARIO SOMMARIO
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design pattern introduzione
di apprendimento che permette di stabilire una base Il volume si divide, dunque, in quattro parti:
culturale comune dalla quale partire. Quindi, in virtù di Society, è l’apparato storico e teoretico sul tema dell’in-
questa idea, un approccio progettuale può essere in novazione sociale, non esaustivo ma necessario per
grado di produrre dei modelli di innovazione? Esistono ottenere uno sguardo complessivo sulla questione;
già dei modelli di innovazione sociale all’interno delle Practices, è una raccolta di sette casi studio (2 storici e
pratiche in corso? Per rispondere a queste domande ho 5 contemporanei) che mette in luce la diversità e i punti
introdotto il termine pattern, come estensione del con- di contatto degli approcci, gli strumenti e i risultati della
cetto di modello, che ha influenzato tutta la struttura progettazione applicata a territori differenti; Roles, è l’e-
della ricerca. laborazione delle “tattiche” nella proposta di un pattern
Pattern è un termine inglese di uso comune che di riferimento, utile a definire i nuovi possibili ruoli della
può assumere diversi significati. È una parola che ritro- progettazione; Design, è la “proiezione” di alcuni metodi
viamo in molti ambiti, dalla biologia all’informatica, alla e modi di agire per il futuro, che coinvolgono la didattica
psicologia e al design. Secondo la definizione originale e la ricerca di design.
un pattern è uno schema, una struttura ripetitiva fatta Con la presente ricerca non si vuole analizzare il
dalla successione di elementi identici tra loro. fenomeno partendo da zero, ma considerando come
Ma nell’accezione intesa in questa ricerca, le varie parti base culturale indispensabile la letteratura già prodotta
del sistema sono diverse, hanno forme e significati in tema di design sociale e partecipativo. Lo scopo del
differenti. Possiamo immaginarlo come un sistema libro è di offrire un approccio di indagine riapplicabile,
dinamico, in cui ogni elemento ha uno scopo specifico; ma anche di fornire – nell’impossibilità di affrontare il
grazie alla loro interazione viene generato qualcosa di fenomeno nella sua totalità – una visione ampia e oriz-
nuovo, un effetto, un significato che prima non esisteva. zontale per la comprensione di modelli futuri.
Questo termine fu inizialmente introdotto in archi-
tettura in un celebre saggio del 1977 di Christopher
Alexander, Sara Ishikawa e Murray Silverstein dal titolo
A Pattern Language. Il libro contiene 253 modelli di
architettura suddivisi in tre grandi categorie – città,
edifici e costruzioni – che si propongono di risolvere
i problemi comuni delle città. L’insieme di queste
“norme” sono pensate per essere applicate a contesti
e strutture di qualsiasi scala. L’esempio dimostra che il
termine pattern si presta ad essere flessibile a ulteriori
interpretazioni e integrazioni di senso. Vedo, infatti, il
tessuto sociale come un pattern interattivo, il modo di
raccontare un romanzo, uno stile di vita, un background
culturale comune e condiviso, un insieme di valori…
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Christopher Alexander, Sara Ishikawa e Murray Silverstei
A Pattern Language (1977)
Manuale di modelli
A Pattern Language si propone come una guida pratica per aiutare i cittadini
a comprendere il loro ambiente (e anche costruire le proprie case), il libro
incoraggia una democratizzazione dell'informazione e delle competenze
dell'architetto. A sua volta, Alexander consiglia agli architetti di prendere in
considerazione nuovi progetti in un contesto globale, quotidiano e politico,
sottolineando l'obbligo di plasmare la società in modo responsabile.
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Ugo La Pietra
Il Commutatore (1970)
Modello di comprensione
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Emmet Byrne, Alex DeArmond e Jon Sueda
TASK (2007)
Modello di azione
1. 2. 3.
FIND WORK FIGURE 4.
WHAT’S IN IT MAKE
MISS- THE OUT IT
ING. GAPS. TO- VISIBLE.
http://www.tasknewsletter.com/publishlocal http://www.tasknewsletter.com/publishlocal
GETHER.
http://www.tasknewsletter.com/publishlocal http://www.tasknewsletter.com/publishlocal
6. 7. 8.
5. RE- EXPAND PLAN
MAKE SEARCH EXIS- TRANS-
IT AND ITING PAR-
VIABLE. PLAN. SYS- ENTLY.
http://www.tasknewsletter.com/publishlocal http://www.tasknewsletter.com/publishlocal
TEMS.
http://www.tasknewsletter.com/publishlocal http://www.tasknewsletter.com/publishlocal
Masterclass.
Debate.
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Occupy Wall Street (2011) Ryan Gander (2006) Peter Fischli e David Weiss (1991)
Modello di occupazione How to work better
Modello di lavoro
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Eames Office
Power of ten (1977)
Modello di rappresentazione dell'universo
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SOCIETY
SOCIET Y premessa
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SOCIET Y dicotomia tra sostenibilità e sviluppo
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straordinario nella sua semplicità: e inizia ad essere utilizzato soprattutto in economia per
«un sistema economico è sostenibile se non con- analizzare processi economici e proporne dei nuovi.
suma più risorse di quante ne possa rigenerare». ( 2 ) Esiste tuttavia una forte contraddizione tra il concetto
All’interno di una società, questa definizione indica “l’e- di sviluppo e quello di sostenibilità che è interessante
quilibrio tra il soddisfacimento delle esigenze presenti, spiegare. La sostenibilità è radicalmente sovversiva al
senza compromettere la possibilità delle future genera- concetto di crescita, celato dietro lo sviluppo economico.
zioni di sopperire alle proprie”.( 3 ) Non si parla quindi solo Lo si sosteneva più di quarant’anni fa e lo si ribadisce
di sostenibilità ambientale. È un discorso più legato al ancora oggi.
benessere delle persone, un approccio intellettuale che «Il mito della crescita perpetua promuove l’idea
mette in luce un principio etico: la responsabilità delle impossibile che la crescita economica sia la cura
generazioni di oggi nei confronti di quelle future, affinché per tutti i problemi del mondo, quando in realtà è
ereditino un pianeta non in condizioni peggiori rispetto a proprio la malattia alla radice delle pratiche globali
quelle vissute dalle generazioni passate. non sostenibili».( 5 )
Il principio di responsabilità, una volta riconosciuto Tra i numerosi pensatori che si sono espressi in merito,
come tale, è stato lungamente discusso anche in mate- emerge la posizione di Fritz Schumacher, filosofo ed eco-
ria di riflessione filosofica. Ne è il pioniere Hans Jonas, nomista tedesco, che, negli anni settanta, già criticava
con il suo libro del 1979 chiamato appunto “Il principio fortemente il concetto dominante di “sviluppo”, su cui si
responsabilità” (Das Prinzip Verantwortung). Con questa fondano le ideologie a favore della globalizzazione dei
pubblicazione, Jonas definisce necessaria la costruzione mercati. Secondo il suo punto di vista, l’espressione “svi-
di una nuova etica razionalista concreta, legata ad ogni luppo sostenibile” diviene così un ossimoro, una cortina
gesto dell’uomo che deve prendere in considerazione le di fumo per la coscienza di massa, mentre il suo senso
conseguenze future delle sue scelte e delle sue azioni. viene mutato, orientandolo agli scopi del capitalismo.
È la ricerca di un’etica orientata al futuro, poiché secondo Il pensiero sulla politica dei limiti allo sviluppo,
Jonas, tale ricerca di principi universali condiziona le espresso da Ivan Illich nel suo celebre saggio “La con-
decisioni sull’ambiente, sull’economia, sulla comunica- vivialità”, ha influenzato molto il panorama della critica
zione e quindi su ogni aspetto della vita umana.( 4 ) alla società contemporanea e costituisce un elemento
Lo sviluppo sostenibile diviene così una questione di portante in questo discorso. Illich intende per convivialità
grande importanza per il presente e il futuro della società, il contrario della produttività industriale.
«Se vogliamo poter dire qualcosa sul mondo futuro,
disegnare i contorni di una società a venire che
( 2 ) Mattei Ugo, I beni comuni tra eco- diale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED) e
nomia, diritto e filosofia, Spazio Filosofico, prende il nome da Gro Harlem Brundtland, non sia iper-industriale, dobbiamo riconoscere
2013, volume 7, pagg. 111-116.
( 3 ) Con il rapporto Brundtland (co-
che in quell’anno era presidente del WCED
ed aveva commissionato il rapporto.
l’esistenza di scale e limiti naturali. Esistono delle
nosciuto come Our Common Future), viene ( 4 ) Jonas Hans, Il principio responsa-
per la prima volta introdotto il concetto di bilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, a ( 5 ) Enviroment and development
sviluppo sostenibile. È un documento rila- cura di Pier Paolo Portinaro, Einaudi, Tori- challenges: The imperative to act, UNEP
sciato nel 1987 dalla Commissione mon- no, 2002. report, New York, 2012.
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soglie che non si possono superare. Infatti, supe- zione o norma del sufficiente, che eredita molto del pen-
rato il limite, lo strumento da servitore diviene siero di Illich, è l’idea che ne sta alla base:
despota. Oltrepassata la soglia, la società diventa «Gorz evidenzia come, prima dell’era capitalista,
scuola, ospedale, prigione e comincia la grande la norma del sufficiente fosse il modo ordinario e
reclusione». ( 6 ) tipico con cui gli uomini si rapportavano all’attività
Per Illich la produttività è lo strumento che definisce lavorativa e come, per costringerli a lavorare di più,
l’uomo nel suo rapporto con gli altri e con l’ambiente. occorse togliere loro la padronanza dei mezzi e delle
La produzione (quella industriale) intesa come “stru- modalità di produzione». ( 7 )
mento” dominante, viene riservata così ad un gruppo di Separato da questi, il produttore è stato abbrutito e
persone specialiste che lo tengono sotto il loro controllo. decontestualizzato, e il capitale ha iniziato a produrre
In una società conviviale, invece, ciascuno ha la pos- quel che si riteneva necessario non in base ad esigenze
sibilità di utilizzare questo strumento per realizzare le autonomamente formulate, ma in base a bisogni indotti.
proprie intenzioni, e modellare – con gli altri e per gli altri È perciò necessario “ristabilire politicamente la corre-
– l’ambiente che gli sta attorno; lo strumento conviviale lazione tra minor lavoro e minor consumo da una parte,
contribuisce quindi alla costruzione di rapporti e di una maggiore autonomia e maggiore sicurezza esistenziali
comunità sociale. Illich fa l’esempio dello stile di vita dall’altra, per tutti e per ognuno”.( 8 )
dei carcerati nei paesi ricchi, che hanno la possibilità di L’inarrestabile incremento della produzione è,
avere diversi servizi e beni materiali (a volte anche più dunque, l’obiettivo e al tempo stesso il grande limite
delle loro stesse famiglie), ma non hanno alcun diritto di del sistema capitalistico, che secondo Gorz è destinato
intervenire sul loro uso e la loro forma. Quest’assenza di all’implosione. Ed è una reazione a catena nella quale
libertà individuale sulla produzione degli strumenti porta viene coinvolto anche il progresso tecnologico. Infatti il
al declassamento dell’uomo a semplice utente consuma- lavoro velocizzato per mezzo della tecnologia, non può
tore, privo di convivialità. che comportare l’aumento della produttività oraria, altri-
Anche il pensiero di André Gorz, filosofo e giorna- menti i margini di guadagno si annullano e il sistema si
lista francese, merita di rientrare in questa raccolta di blocca; questo significa che si deve produrre sempre di
riflessioni sulla dicotomia tra sviluppo e sostenibilità. più, a costo di creare nuovi bisogni (fittizi) per ampliare
Il suo contributo critico è molto importante soprattutto la domanda. Il punto di rottura è legato al fatto che né la
per la profondità e la poliedricità intellettuale con le quali produzione né la domanda possono crescere all’infinito,
egli fonda il concetto di ecologia politica. “Produrre ciò
che consumiamo e consumare ciò che produciamo”, è
( 7 ) Prima che il capitalismo diven- tero affrontare serie difficoltà per ottenere
questa la formula proposta da Gorz per un sostanziale tasse la forma egemone che regola l’eco- dai loro dipendenti un lavoro quotidiano e
rovesciamento della dottrina capitalista. L’autolimita- nomia, le dinamiche di lavoro e il rapporto regolare. Questo perché il lavoro, e quindi
lavoratore-padrone erano ben diversi. Era, la produzione, era strettamente legato alle
per esempio, impossibile chiedere all'ope- reali necessità ed esigenze delle persone.
raio di lavorare per più tempo in cambio di ( 8 ) Luzzi Saverio, L’ultima lezione di
( 6 ) Illich Ivan, La convivialità, Red Edi- un salario più elevato; i padroni delle mani- André Gorz, I frutti di demetra - bollettino
zioni, Cornaredo, 2013, pag. 14. fatture, come evidenziò Karl Marx, dovet- di storia e ambiente, 2009, n. 20, pag. 9.
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SOCIET Y Innovare comunità
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zione, ad esempio, può essere considerata un evento di mastodontico, le metropoli e le fabbriche gigantesche
innovazione se la consideriamo soprattutto dal punto sono infatti in un momento di forte contestazione. Oli-
di vista del progresso tecnico, in quanto ha cambiato vetti vedeva una comunità in stretta relazione con il ter-
l’organizzazione sociale del mondo e creato grandi poli ritorio, uno spazio a misura d’uomo nel quale si potesse
economici e grandi città. Questo profondo cambiamento vivere con la consapevolezza di avere un compito nella
ha permesso ad una nuova cultura di sedimentarsi società civile.
ed arrivare fino al nostro tempo. L’industrializzazione, «La “grandezza” di una città non è data dal numero
però, ha anche distrutto il concetto di comunità e ci ha di abitanti che ci vivono, bensì dalle forze materiali
portato oggi a riflettere su un nuovo tipo di innovazione; e morali dell’associazione civile». ( 11 )
un’innovazione che abbia gli strumenti per produrre una Ristabilire il significato di comunità è una prerogativa
rivoluzione culturale e una crescita sociale. fondamentale. Abitiamo le città ma viviamo una picco-
L’assunto sull’industrializzazione, inoltre, crea un lissima parte degli spazi urbani a disposizione. Questo
immediato rimando non solo al progresso tecnologico definisce un contesto di forte sgretolamento sociale.
che ne è derivato ma anche all’incremento delle relazioni «Una località abitata non è necessariamente una
che si sono attivate. Da allora il cambiamento della comunità. Con i processi di sviluppo economico,
società muta progressivamente, soprattutto perché i politico e culturale e con le forme di urbanizzazione
collegamenti tra le persone avvengono più facilmente e del XX secolo, sono venute meno alcune compo-
più velocemente, quindi potremmo dire che l’innovazione nenti dello “stare in comune” che storicamente
è anche una questione di connessioni. Un’approccio erano essenziali alla creazione di una comunità.
ecologico all’innovazione però dovrebbe soprattutto rivo- Negli insediamenti tradizionali il senso di comunità
luzionare i rapporti umani, affinché evolvano attraverso era dovuto, in gran parte, all’uso comune delle
la cooperazione e la condivisione, condizioni che creano risorse locali e alla produzione e gestione comuni-
ricchezza, valore e opportunità. taria delle sue infrastrutture».( 12 )
Secondo Adriano Olivetti il vero significato di comu- La pianificazione urbana delle nostre città è anch’essa
nità si è perso proprio nel linguaggio moderno. Oggi coinvolta nel processo di trasformazione che, favorendo
definiamo comunità una moltitudine di organismi spesso la formazione di grandi agglomerati abitativi ad alta
molto lontani tra di loro. Esiste la comunità nazionale densità, hanno caratterizzano il modo di vivere i centri
e internazionale, la comunità europea della difesa e la urbani. La qualità della vita nelle nostre città è inoltre
comunità politica europea, la comunità dell’economia, un tema fortemente attuale che anima la discussione
la comunità militare e così via. Queste hanno in comune collettiva, perciò diviene lecito domandarsi: quali sono le
il solo fatto di assolvere, a seconda dei contesti, una caratteristiche fondamentali utili alla creazione di luoghi
funzione, spesso subordinata da interessi legittimi interni sostenibili?
che vanno a discapito di altre comunità. Non vi è in alcun
modo il valore della cooperazione umana, per esempio, ( 11 ) Olivetti Adriano, Il mondo che na-
sce, Edizioni di Comunità, Roma (2013),
( 12 ) Raymond Lorenzo, La città so-
stenibile. Partecipazione, luogo, comuni-
fondante nel significato reale di comunità. Il grande, il pagg. 55-57 tà, Elèuthera (1998), pag. 55
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( 18 ) Manzini Ezio, Design when every- zione sociale in italia. Secondo rapporto
body designs. An introduction to design sull’innovazione sociale, a cura di Cairoli
for social innovation, MIT Press, Cambri- G. Matteo, collana Studi ed esperienze
ge, 2015, pag. 11. sull’innovazione sociale – CERIIS, Franco-
( 19 ) Modelli ed esperienze di innova- Angeli, Milano, 2015.
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efficace, efficiente e sostenibile di quelle già messe prodotti o servizi di pubblica utilità, che lo Stato da solo
in atto, e in cui il valore creato vada a vantaggio non è più in grado di erogare”. ( 22 )
della società prima che ai singoli individui». ( 20 ) Il dibattito a riguardo è oggi ancora aperto poiché
Questa definizione, che compare quasi nelle prime se da una parte la Big Society palesi una precisa volontà
pagine del documento, mette in luce nella sua semplicità di promuovere le iniziative dal basso, sia in termini
due aspetti: la creazione di valore da una parte, e di pro- sociali che economici, dall’altra sembra voler spingere
fitto dall’altra (quest’ultimo aspetto verrà approfondito la “negativa percezione” della burocrazia statale verso il
più avanti). dinamismo e l’onestà delle relazioni sociali.
Parlando di valore, la ridistribuzione delle risorse e «Lo Stato ha bisogno che la sfera sociale diventi il
la più efficace ripartizione di queste ultime a beneficio di motore trainante delle aree di interesse pubblico
un più elevato numero di persone possibile, è sicuramente per le quali non vuole più spendere, come gli uffici
una delle principali prerogative dell’IS. Nel 2000 il Primo postali e le scuole. Le configurazioni sociali ven-
Ministro britannico David Cameron lanciò l’idea della Big gono quindi potenziate per assolvere i compiti del
Society secondo la quale, attraverso la redistribuzione del governo, mentre il peso, i costi e i rischi vengono
potere, si dava la possibilità ai liberi cittadini di associarsi trasferiti dal corpo politico collettivo dello Stato al
in organizzazioni civiche per trovare nuove soluzioni a corpo sociale privato della gente»,
esigenze sociali. Il consigliere di Cameron, Phillip Blond ha dichiarato in un’intervista a Krisis lo studio grafico
dichiarò in un intervista: “Lo Stato ora spende soldi per olandese Metahaven. ( 23 ) In questi termini la questione
un sistema che non funziona. […] Io dico che ci sono orga- della partecipazione civica avviene in maniera sbagliata
nizzazioni di volontari, cooperative e istituzioni benefiche e appare uno specchietto per le allodole sotto il quale
che conoscono il territorio meglio del burocrate statale. nascondere pesanti tagli, tasse più alte e privatizzazioni.
[…] Attualmente queste piccole imprese sono escluse dai La partecipazione si manifesta nel momento in cui c’è
grandi contratti governativi”. ( 21 ) una libertà di partecipazione e non una pressione verso
L’intento di questa operazione era quella di aumen- la stessa – continua Metahaven – difatti, ciò che il design
tare l’autonomia locale e cambiare il ruolo dello Stato può fare è cercare di aiutare ad assicurare una pluralità
nell’erogazione dei servizi, coinvolgendo direttamente di possibilità, tipi di enti sociali con differenti scopi.
il cittadino nella gestione degli stessi. Secondo questo “È possibile effettuare realmente una scelta solamente
modello, diminuendo la forza dello Stato si ridurrebbe se si hanno alternative percorribili tra le quali scegliere”.
la monodirezionalità del rapporto erogatore/fruitore, Un altro valore chiave della sostenibilità e dell’in-
favorendo “lo sviluppo di forme di collaborazione e parte- novazione sociale è la condivisione. Nel 2008 John
cipazione attiva dei cittadini nella progettazione di nuovi Thackara – autore del libro In the Bubble, Design per
un futuro sostenibile – sosteneva che nell’economia del
( 20 ) Modelli ed esperienze di innova- www.corriere.it/esteri/10_settembre_06/
zione sociale…, cit., pag. 11. sargentini-big-society-valido-per-italia_
( 21 ) Monica Ricci Sargentini, La Big d194d250-b995-11df-90df-00144f02aa- ( 22 ) Modelli ed esperienze di innova- ( 23 ) Metahaven, Visualize corporate
Society, un’idea valida anche in Italia, http:// be.shtml zione sociale…, cit., pag. 24. collapse, Krisis Unità di Crisi, 2010, n. 1.
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che i conducenti di Uber, ad esempio, possano ricevere dai suoi membri. Infatti una proprietà cooperativa mette
anche meno di 1,21 $ al miglio (escludendo le spese di insieme risorse che individualmente non sarebbero in
gestione dell’auto a carico dell’utente) mentre ad oggi la grado di fruttare, e al tempo stesso distribuisce volonta-
società di Uber ha un valore di oltre 40 miliardi di dollari. riamente la ricchezza tra i lavoratori e i produttori mem-
In questo caso forse, ci troviamo nuovamente di fronte bri. Sta di fatto che esiste un terreno fertile sul quale si
ad un’economia estrattiva, solo che sono cambiate le sta lavorando e si può continuare a lavorare, per costru-
fonti di ricchezza. ( 27 ) ire nel tempo comunità innovative fatte di pratica e
Poi però un recente studio (della Pwc Us Consu- buona amministrazione. Non è facile ma sembra ci siano
mer Intelligence) definisce la sharing economy come un adesso gli strumenti e le capacità critiche per farlo.
ecosistema emergente che monetizza le capacità pro- Un’altra leva appartenente ai modelli di innova-
duttive sottoutilizzate, privilegiando il prestito, l'affitto, zione sociale applicati è quella che riguarda l’imprendito-
lo spezzettamento di micro-competenze, ( 28 ) e allora rialità civica o meglio definita Civic economy.
viene da chiedersi: quando è ancora possibile parlare di Joost Beunderman – co-autore del libro Compendium
economia della condivisione? È una complicazione del for a Civic Economy e fondatore di The Hub Launchpad,
linguaggio utilizzato? È un’urgente necessità di nuovi movimento per l’innovazione dei servizi pubblici locali –
termini, più adeguati nel definire le numerose esperienze sostiene che:
che anno dopo anno, mese dopo mese, emergono nei «la Civic economy non è un settore, ma un tipo di
mercati più diversi? È più probabile quindi che i casi comportamento che attraversa il settore pubblico,
sopra citati appartengano a modelli economici tradizio- privato e il terzo settore. È il modo di sbloccare
nali che sfruttano i bisogni moderni dei cittadini; mentre le risorse sfruttando quelle strutturali, umane ed
esiste, invece, una grande quantità di altre esperienze economiche che un luogo già possiede».
che fanno fatica ad emergere senza l’aiuto finanziario e Essendo un comportamento e un impegno collettivo,
l’incubazione di investitori “x” e lobbisti. È una bilancia esso richiede la partecipazione di tutti gli attori, poiché
che sta ancora cercando di equilibrare l’impatto sociale sia gli enti pubblici locali, i privati o i cittadini da soli non
delle sue proposte con quello di mercato. possono creare le condizioni per far emergere l’impren-
Stanno inoltre venendo a galla altri termini simili al ditoria civica. Perciò ognuno ha il suo ruolo: il settore
concetto di “sharing”, come “economia collaborativa” o pubblico avrà quello di fornire un nuovo tipo di direzione
“economia cooperativa” (cooperative economy), poiché politica, ( 29 ) basata su una maggiore consapevolezza
ad esempio come modello di organizzazione, la coope- del territorio locale e delle sue risorse, sulla capacità di
rativa è di proprietà ed è democraticamente governata riconoscere le opportunità e le potenzialità dei luoghi
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PRACTICES
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enzo mari Autoprogettazione
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enzo mari Autoprogettazione
( fig.1 )
( fig.2 )
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gui bonsiepe design in transizione al socialismo
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gui bonsiepe design in transizione al socialismo
Jesko Fezer:
Intervista con Gui Bonsiepe
sulle politiche del design
pag. 45-46
J.F. Per lei la democrazia non è
solo fornire il diritto di voto per queste
politiche dominanti, ma un processo
che può ridurre il dominio stesso. In
questo contesto, rifiuti l'idea che la
democrazia dovrebbe essere una ri-
chiesta normativa per il design. Come
mai? Sarebbe davvero sufficiente
'promuovere una coscienza critica',
come la chiami tu, nel quadro di un
( fig.4 )
potente regime di ingiustizia socia-
le, spingendo in avanti la dinamica fraintesa. La mia preoccupazione sciamente) si tocca la dimensione
capitalistica della mercificazione dei indica un rischio: coloro che presumo- spaziale / urbana. Questi tipi di spazi
rapporti sociali a così tanti livelli? In no di venire con pretese normative si per l'auto-determinazione potrebbero
tale contesto fortemente normati- espongono al pericolo di cadere nel essere fondamentali per una città più
vo, una proposta contro-normativa ruolo di Grande Inquisitore - qualcosa sociale. Come possiamo permettere
probabilmente potrebbe essere molto di cui certamente non abbiamo biso- alle persone di creare questi spazi at-
utile. gno in questo momento. Piuttosto, traverso il design? D'altra parte, la tua
dovrebbe svolgersi normatività dal definizione di democrazia è destinata
G.B. Considero la creazione di una confronto tra il concetto e la realtà. a un progetto. Questa 'prospettiva ( fig.5 )
coscienza critica come un passo indi- Ernst Bloch usa il termine 'latente', il di proiettabilità' si trova al centro
spensabile verso una pratica di pro- possibile, l'ancora incapsulato, che delle discipline progettuali. Questo renze legittime e gli interessi contra-
gettazione critica. Quello che dovreb- deve essere aperto e sviluppato, e implica che il design ha una parti- stanti. Lei mi chiede come gli abitanti
be essere considerato, però, è come che può servire come origine prede- colare responsabilità e il potenziale delle città potrebbero riuscire a creare
il passaggio da una critica discorsiva finita per la normatività. Così attiro per consentire la democrazia, ovvero questi spazi e la risposta è sempli-
di una pratica progettuale critica sia sul concetto enfatico di democrazia, una città democratica? E quindi che ce: attraverso un impegno politico,
definito da contingenze, che i puristi una riduzione di eteronomia (dominio) anche la democrazia è qualcosa da superando l'isolamento e rifiutando la
contestano. Per modificare le condi- in uno di questi campi: economia, progettare? convinzione che si può ottenere una
zioni di ingiustizia sociale, uno può politica, istruzione, ricerca, mezzi di forma di convivenza urbana indivi-
sicuramente porsi con affermazioni comunicazione, pratica quotidiana, la G.B. Io uso la parola 'spazio' - in duale socialmente tollerabile, ovvero
radicali - quelle talmente radicali che cultura e così via. collegamento con 'autodeterminazio- non violenta, o anche tramite il tanto
lasciano tutto com'era. Credo poco ne' - senza limitarla al suo significato celebre mercato.
nella retorica radicale e nei gesti pag. 46-48 legato all’architettura e l'urbanistica. Dovrebbe essere chiaro che questo
rivoluzionari. Lei parla del mio rifiuto J.F. Ciò che soprattutto mi inte- Ma sono d'accordo con te riguardo la non significa affermare la gentrifica-
di una richiesta normativa genera- ressa è la tua tesi riguardo la demo- città sociale – qui, il termine 'convi- zione dei quartieri urbani. Si dovrebbe
le, di come i progettisti dovrebbero crazia che dovrebbe permettere alle viale' coniato da Ivan Illich è centrale inoltre diffidare da una democrazia
comportarsi di fronte ad una società persone di aprire uno spazio per un – nel senso che una città conviviale è gestita da criteri di business e di
turbata dalle contraddizioni. Questa progetto ‘di proprio conto'. Utilizzan- caratterizzata da spazi di auto-deter- marketing politico, che hanno preso il
formulazione può essere facilmente do la parola spazio, (forse incon- minazione, che mediano tra le diffe- posto della politica, viziandola. Sono
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gui bonsiepe design in transizione al socialismo
scienza - può essere uno strumento al socialmente possibile e ciò che è desi-
servizio degli interessi egemonici, ma derabile per l'ambiente. Osservando i
non dovrebbe essere così. Si potrebbe festival di design, per esempio, non si
sovrastimare la pratica di progetta- può sfuggire all'impressione che, per
zione ipotizzando che, nell'attività i progettisti partecipanti, sembrano
progettuale di architetti, designer esistere solo due tipi di prodotti: sedie
del prodotto e grafici, la riduzione e lampade, che sono alle volte inte-
del potenziale conflitto sociale può grate da accessori di moda quando
essere promossa direttamente. Per necessario. Negli eventi gonfiati dai
identificare e spiegare le contraddi- media, il criterio di divertirsi sembra
zioni, potrebbe prima di tutto avvenire avere la massima priorità, e l'inno-
all'interno discorso critico, attraverso vazione è limitata invece all'innova-
il linguaggio. Da questo punto di par- zione dell'effimero. Non sembrano
tenza, si potrebbe decidere se e come emergere domande di senso, come a
questa critica discorsiva può essere non voler turbare la festosità del bel
implementata nel design - in una mondo del design.
dimensione non discorsiva. Questo
avviene in un processo di intermedia- —
zione. Uno slogan di street art su una tratto da: Gui Bonsiepe, Civic City Cahier
facciata di un edificio ha denunciato: 2, Design and democracy, a cura di Jesko
Fezer & Matthias Görlich, Bedford Press,
( fig.6 ) 'Il lusso è osceno.' Progettare o no
Londra, 2013.
oggetti e ville di lusso può dipen-
anche lontano dal sopravvalutare dominazione, e quindi produce queste dere da una scelta personale. Sono
il potenziale democratico concreto contraddizioni? Invece di cercare contrario all'armonizzazione della
delle varie discipline, in particolare di risolverle, non dovremmo invece contraddizione che oscura il discorso
nel contesto del paradossale concetto renderle esplicite, aprirle alla nego- del design e fa finta che viviamo nel
di Sheldon Wolin del 'totalitarismo ziazione sociale, oppure prenderle migliore di tutti i (divertenti) mondi,
invertito'. Ma io credo che la demo- come punti chiave per una riformula- e la sussunzione (sudditanza) della
crazia comprende essenzialmente zione, una modifica della situazione di progettazione sotto il marketing. Un
una dimensione progettuale, anche se partenza? Come potrebbe essere un collega da São Paulo ha recentemen-
purtroppo il contrario non è sempre design orientato al conflitto? te criticato l'iniziativa delle Design Ci-
il caso. Non tutti i progetti includono ties - lanciandola sotto l'egida (scudo)
una componente democratica. Stru- G.B. La pratica progettuale è ine- dell'UNESCO: "Si tratta di mettere
menti di tortura - come la tortura in sé vitabilmente esposta a contraddizio- in discussione l'appropriazione dei
- sono disumani e antidemocratici, in ni - per esempio, tra l'inquinamento termini e dei fenomeni di interesse
quanto volti alla sudditanza assoluta, ambientale e il soddisfacimento dei pubblico e la proprietà pubblica dei
che è la controparte del design. bisogni. Anche se molto ben inten- piccoli gruppi di interesse privato,
zionata, la progettazione sostenibile che pretendono di parlare in nome
pag. 51-53 sembra possa cadere a breve, se si della progettazione, delle città e ( fig.4 ) Lo schema mostra la quantità di
J.F. Infine credo che il suo rifiuto di limita solo al consumo di risorse e al della cultura, sotto il mandato di una due tipi di frigoriferi che possono essere
un discorso armonizzante e il modo in discorso sulla natura, ignorando la legittimazione sanzionata attraverso prodotti con la stessa quantità di lastre di
cui insiste sulle contraddizioni, siano questione della sostenibilità sociale. il potere economico". acciaio, per limitare il consumo delle risorse.
( fig.5 ) Stoviglie di porcellana impilabili per
fondamentali per la progettazione. Non pretendo che il design sia sempre La contraddizione più forte a cui
ridurre lo spazio di archiviazione.
Ma come possiamo fare con queste uno strumento di dominio. Se usato l'attività di progettazione è esposta ( fig.6 ) Vengono progettate macchine agri-
contraddizioni se il design è in qual- come tale dipende da interessi politi- probabilmente sta nella distanza tra cole più efficaci per superare le difficoltà di
che modo sempre uno strumento di co-economici. Il design - così come la ciò che è tecnicamente fattibile e approvigionamento del paese.
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nel 2003, Bolzano era una città che zione rendendo il territorio più attivo, potenzialità inespresse possono diven- e selezionato, nel senso che sceglie i
stava vivendo un grosso cambiamento, questo anche all’indotto dell’università tare anche occasioni di sperimenta- progetti ai quali è interessato e da un
perché aveva un centro completa- che ha prodotto una serie di professio- zione, di approfondimento e anche di altro punto di vista, un pubblico attivo
mente vuoto e non vissuto e i luoghi di nisti che adesso sono attivi a Bolzano nuove prospettive lavorative. che ha voglia di partecipare ai proget-
aggregazione erano molto pochi. Que- e la rendono molto più vivace. ti. Questo cambiamento della tipologia
sto “strano progetto”, tra l’altro di due L’attivazione di progetti culturali Dal punto di vista del pubblico all’inizio di pubblico, più selettivo rispetto ai
persone che non erano del territorio, in locali è sicuramente uno strumento le attività cercavano moltissimo di nostri progetti, è anche perché ci inte-
una regione che comunque non è sem- importante per rilanciare il territorio, venire incontro alla platea più vasta ressa molto di più andare in profondità
pre stata così aperta e ospitale, si lega perché la cultura permette di leggere, possibile. Per questa ragione la parte nelle cose, negli argomenti.
quindi anche ad un periodo particolare rivedere, ripensare, rimettere in gioco di comunicazione del progetto era La sostenibilità di questa scelta risie-
rispetto alla città. Così abbiamo rispo- le conoscenze acquisite, di conoscere quella a cui dedicavamo moltissimo de nel tentare, da un lato, di coinvolge-
sto ad una necessità che di fatto era meglio il territorio in cui vivi, vederlo tempo. Poi negli anni invece abbiamo re il pubblico non solo come visitatore
latente e che ha trovato in Lungomare da prospettive completamente diver- cercato sempre di più di concentrarci ma come generatore di contenuto e
una sua dimensione. se. Questo significa vedere con nuovi sull’attività e sui contenuti di Lungo- dall’altro, dalle collaborazioni che cer-
occhi non solo il territorio ma anche le mare, piuttosto che sulla presenza del chiamo di costruire in ogni progetto,
Lungomare è diventato un luogo di possibilità, le latenze che ci sono e dal- pubblico. E quindi se all’inizio avevamo grazie alle quali possiamo affrontare
riferimento per persone che arriva- le quali si potrebbe partire, soprattutto dei numeri consistenti, legati anche un tema attraverso le competenze di
no e vanno via da questo territorio, in un luogo come Bolzano dove con- alla mancanza di questa città ad avere esperti in diversi ambiti (sociologici,
artisti, designer, architetti eccetera, vivono due culture diverse, e con una un luogo di incontro, dove poter sem- antropologici, politici, progettisti).
che vedono in Lungomare un posto storia locale che ha vissuto momenti plicemente stare e passare una serata, Questa operazione ti permette di
dove “sentirsi a casa”. Lungomare è di grande tensione culturale. Rileggere siamo riusciti poi sempre di più a farlo creare interesse su qualcosa che è
diventato un punto fermo per le culture i luoghi in una prospettiva diversa e diventare un luogo di produzione di realmente percepito e quindi è sentito
sublocali. Proponendo infatti diversi affrontare temi scomodi, è un segno di progetti e di cultura. Ovviamente una molto vicino dal pubblico.
interventi nella città, abbiamo mobi- grande maturità della popolazione che porzione di pubblico l’abbiamo persa, Con il cambio che ha avuto Lungomare
litato anche aspetti sulla comunica- vi ci abita e di apertura. Inoltre queste ma ha generato un pubblico selettivo abbiamo voluto modificare non solo
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la struttura ma anche il suo funziona- stanziati annualmente per il progetto, ( fig.7 ) Can Altay, Campagna di manifesti,
mento, perché fino al 2010 - compreso grazie ad una maggiore organizzazio- Studio Virgolo Second Fragments, 2015.
il decennale (Lungomare Gasthaus) ne interna delle attività, dove il nostro ( fig.8 ) Can Altay, “Such Claims on Terri-
tory" Studio Virgolo First Fragment, 2015.
che è stato un progetto molto grande - contributo può essere quello di curato-
( fig.9 ) Can Altay, Presentazione pubblica
il tempo che abbiamo investito nel pro- ri e di facilitatori. sulle linee guida, 2014.
getto era tantissimo. Per quattro mesi Un tema interessante da approfondire ( fig.10 ) Azioni simboliche per il nostro
due persone, che avevano un’attività sarebbe di calare le pratiche di Lungo- presente, 2011.
parallela, lavoravano per Lungomare, mare in altri contesti. Attualmente ab- ( fig.11 ) Storie di cose, 2007.
quindi per tutto quel tempo eravamo biamo una bella rete di collaborazioni ( fig.12 ) Osservatorio Urbano #3, 2010.
( figg.13 ) Lungomare Gasthaus, dieci anni
quasi assenti dallo studio per porta- fatta di progettisti (e qualche istituzio-
di Lungomare, 2013.
re avanti le attività. Quattro mesi a ne) provenienti soprattutto dal bacino ( fig.14 ) Sogno Città Noi, Osservatorio
titolo volontario è sostenibile fino ad europeo, ma al momento cerchiamo Urbano #2, 2008.
un certo punto infatti poi il progetto di consolidare il lavoro di Lungomare
deve cambiare e anche la struttura nel territorio di Bolzano. Comunque
deve essere in grado, pian piano, di abbiamo già lavorato in altri territori,
camminare da sola, di emanciparsi da ad esempio nel 2007 abbiamo realiz-
questo spropositata occupazione. L’o- zato una pubblicazione che si chiama
biettivo è quello di defilarci, lavorando “Sogno Città Noi”, un progetto che
all’ottimizzazione dei ruoli per poterci derivava dalle “osservazioni urbane”
concentrare di più anche sulla “rete” svolte precedentemente su Bolzano.
di Lungomare. Il consolidamento sul Così fummo invitati proprio con Osser-
territorio di Lungomare può avvenire vatorio Urbano a lavorare sulla città di
solo, oltre ovviamente ai finanziamenti Firenze, in Austria e in Germania.
—
Conversazione con Daniele Lupo,
04/02/2015
( figg.13 ) ( fig.14 )
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Creare nuove comunità: La Residenza è un formato Interventi costanti nella città, comunità
intensificare le relazioni con le che coinvolge artisti, designer, mobilitando aspetti sulla piattaforme di produzione
persone del territorio (e non), curatori, architetti. La comunicazione, hanno reso
poichè veicoli di conoscenza persona invitata offre la sua negli anni il territorio più attivo approccio critico
diffusa non istituzionale collaborazione a lavorare e propositivo all’ascolto. riflessione collettiva
sul territorio in cambio di sviluppo urbano
“ospitalità”. Insieme con
Lungomare, si producono osservatorio
Creare spazi di produzione osservazioni sul territorio per Grazie a Osservatorio Urbano design del prodotto
locale e di aggregazione: attivare nuovi temi e nuove sono nati dei percorsi alternativi arte
rispondere alle necessità possibilità di progetto. e delle mappe che il Comune
latenti del territorio, divenendo offre ai visitatori. multidisciplinare
punto di riferimento per le beni comuni
culture sub-locali sfera pubblica
Osservatorio Urbano è diventato aggregazione
uno strumento a lungo termine, Negli anni si è consolidato un
replicabile, sull’osservazione finanziamento da parte della spazio pubblico
della città. Attraverso delle Provincia di Bolzano di circa storia locale
“passeggiate” su luoghi poco 30.000€ in un anno. A seconda condivisione
valorizzati, emergono temi dei progetti vengono coinvolti
che necessitano discussioni e altri interlocutori, come la interazione
attività di intervento mirate. Regione, le fondazioni locali e facilitazione
internazionali, dove raggiungono narrazioni alternative
un massimo di 50.000€ annui.
mostre
partecipazione
comunicazione
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devet bureau disarming design from palestine
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devet bureau disarming design from palestine
Moniek Driesse:
We'll cross that bridge
when we reach it
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ne la mie credenze, a lasciare la mia più storie da raccontare). Pensando ( figg.15 ) Collaborazioni con i diversi arti- ( figg.19 )
zona confortevole e passare ai confini a come tracciare questi ponti, senza giani e produttori del territorio, 2013.
abuso di feticci, noi come progettisti, ( figg.16, 18 ) Conflict and Design, mostra a
tra le realtà e le discipline, essendo
cura di Kurt Van Belleghem, Genk, 2013-14.
confrontata dalle diverse scale di possiamo trovare le nicchie per
( fig.17 ) Brief e discussione partecipata.
complessità presenti nella struttura arricchire e aprire il discorso, non con ( fig.19 ) Produzioni derivate dal workshop
della vita sociale, politica ed econo- le parole o concetti, ma con esperienze nell'edizione del 2012.
mica. In questo modo, ho assistito ad umane tradotte e visualizzate in imma-
una trasformazione in entrambe le gini e oggetti.
direzioni: da un lato è stato istituita
una collaborazione con gli artigiani, —
dall'altro le dinamiche del progetto tratto da: Disarming Design from Palestine,
hanno prodotto in me domande sulla report workshop, 30 September – 13 Octo-
ber 2013, pag. 7.
mia cultura e sul mio modo di lavorare
(e pensare) da designer; ha permesso
così che lavorassi in diverse realtà e
mentalità simultaneamente.
( fig.17 )
Nel processo di spostamento tra una
scala e un'altra – bevendo molte tazze
di caffè arabo (o arak) durante l'a-
scolto di storie intime e personali, non
essendo in grado di visitare la Città
Vecchia di Hebron a causa delle ten-
sioni in corso, osservando abili mani a ( fig.18 )
lavoro, parlando di arti in aree di con-
flitto con artisti e designer palestinesi
inclusi nel progetto, godendo di deli-
ziosi piatti appena fatti con gli amici,
passando attraverso punti di controllo
con soldati armati fino ai denti, galleg-
giando nel Mar Morto, confrontandomi
con la cosiddetta Barriera israeliana
in Cisgiordania, raccogliendo fichi
freschi dagli alberi – ho trovato la mia
motivazione per lavorare su questo
progetto: più mi avvicinavo agli oggetti
e, più di tutti, al popolo della Palestina,
più avrei voluto vedere le loro strutture
nascoste.
Negli eventi quotidiani, partendo da
una prospettiva personale, ipnotizzan-
ti storie possono essere trovate.
Sulla micro-scala è dove la mente
inizia a creare nuove connessioni in un
processo continuo di incontro (per at-
traversare nuovi ponti) e dialogo (con
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Attivare uno spazio auto- Costruzione di relazioni Un programma di design in linea comunità
sostenibile di creazione, per lavorative e confronti progettuali con gli intenti del progetto verrà piattaforme di produzione
artisti, designer, e artigiani attraverso laboratori e insegnato presso l'Accademia
locali; reinterpretare il workshop tematici all’interno d'Arte Internazionale approccio critico
patrimonio culturale per fornire di botteghe artigiane locali palestinese, grazie all’attenzione artigianato
narrazioni alternative ai territori che inneschino meccanismi creata dal progetto. sfera pubblica
conflittuali. collaborativi e inclusivi di
creazione-produzione, per arte
fornire possibilità di mercato economia locale
a livello nazionale e livello territori di conflitto
Stimolare un approccio critico internazionale. Il progetto ha ottenuto il
nel progettista, per superare sostegno dell’UNESCO e collaborazione
la mera produzione di oggetti dell’organizzazione umanitaria trans-locale
e favorire un flusso di nuove idee olandese ICCO, impegnata partecipazione
e soluzioni. È molto importante Mostre itineranti e store online nella ricerca di nuovi modelli di
tenere in considerazione la per la distribuzione dei beni sostentamento che vanno oltre storia locale
storia locale, le diseguaglianze prodotti, per promuovere il il partenariato classico. Con il facilitazione
e gli aspetti politici ed economici potenziale creativo, poetico e supporto della progettazione condivisione
del territorio. intellettuale di artisti, designer, locale in cambio di quella
imprenditori e artigiani locali. olandese e con il sostegno degli inclusione sociale
enti e imprenditori locali, ICCO si linguaggio comune
propone di creare nuovi mercati mostre itineranti
di produzione palestinese.
sviluppo economico
commercio creativo
narrazioni alternative
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my villages international village shop
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Kathrin Böhm:
Contexual art in rural
enviroments
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( fig.23 ) ( fig.24 )
Village Shop. Nella rete itinerante i grande interesse, che il loro "Frogbut- d’Architecture Autogérée (AAA). identifica la gestione di una fattoria
beni diventano una sorta di mappa terspoon" è stato venduto ad un Inter- È stata una concreta opportunità di prima che il lavoro fosse sessuato,
di tutti questi piccoli paesi europei e national Village Shop a San Francisco. collegare il nostro lavoro e i nostri par- ovvero quando il lavoro delle donne era
ciascuno di essi incarna un particolare Improvvisamente una relazione diretta tner ad una rete più ampia di comunità legato alla famiglia mentre gli uomini
locale. Noi li scambiamo insieme a con un territorio lontano è possibile e e produttori. L’Eco-Nomadic school all'agricoltura. È interessante che in
dei cortometraggi, che documentano permette di collegare luoghi che sono permette di portare la gente da questi un incontro con le donne del mio vil-
la loro origine e il loro processo di normalmente riservati alle persone quattro luoghi in un altro territorio, e laggio non ho avuto necessariamente
produzione. I film si concentrano sulla che lavorano nelle reti culturali inter- di entrare come un "gruppo internazio- bisogno di usare la parola "femmini-
"gestione" delle cose e non sul linguag- nazionali. nale di esperti" in un contesto locale smo”. Penso molto a questo e anche
gio, in modo da poter essere visti da (nota: un esperto in possesso di un al fatto che per loro sia ovvio, infatti
chiunque. Io non credo che ogni luogo Myvillages vuole parlare del rurale insieme specifico di conoscenze, ad non è un linguaggio che le donne dei
ha una propria e unica identità locale. come luogo di produzione culturale esempio, un contadino, un sociologo villaggi usano. Da questo si può ormai
Ci sono troppe cose che sono troppo per estendere e quindi minare ciò rurale ,un produttore di mattoni, un cogliere che la nostra lingua non è
generiche o universali. Ma c'è ancora che si concentra quasi esclusiva- interprete, un’artista socialmente molto politicizzata. Naturalmente, è
una specificità che attraversa i luoghi mente sull’urbano. Il nostro interesse impegnato, ecc.) e di essere coinvolti politico il nostro modo di agire, ma il
che è incredibile. È possibile guardare non è quello di polarizzare il rurale e in un progetto specifico. linguaggio che usiamo no.
i film di New Village Goods, e vedere l’urbano, ma dare generalmente più
come viene fatto il latte di cavallo in attenzione ai movimenti culturali delle Nel mio villaggio natale, ad esempio, Per me è importante che si riesca a
Frisia, per esempio. Non sapevo che comunità e dei luoghi rurali, sia per mi sono concentrata all’inizio sul con- sviluppare un linguaggio comune,
questi agricoltori indossassero ancora creare spazio, che per creare interre- cetto di “economie delle donne”, come piuttosto che imporre una lingua su
gli zoccoli! lazioni tra contesti rurali e contesti un argomento di gruppo di cui tutti tutti. Mi piace quando la retorica di un
urbani nella ricerca e nell’azione. sanno qualcosa. Abbiamo osservato progetto riesce ad evolvere nel corso
International Village Shop crea colle- Ad esempio, nel 2012 ci siamo impe- ogni giorno le economie e le tradizioni del tempo, organicamente. Sarà sem-
gamenti tra la costruzione del luogo gnati nella Eco-Nomadic school, che è delle faccende di casa, visitato un pre politica, ma è in termini politici che
e la produzione culturale contem- una continuazione diretta della rete di negozio cooperativo di paese gestito essa esce fuori da discorsi e accordi,
poranea. Per la gente del mio paese ricerca Rhyzom avviata da Constantin da sole donne e parlato di husbandry, evitando di essere pre-impostata.
è molto curioso, e naturalmente di Petcou e Doina Petrescu di Atelier che è un vecchio termine inglese che Ad esempio Silvia, dal mio villaggio,
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my villages international village shop
si sente ridicolizzata da tutti in paese creare una sfera pubblica più “compli- ( fig.20 ) A One Day Shop in Boxberg, Ober-
per il suo interesse per la medicina cata”, mantenerla articolata e apprez- lausitz, Germania.
( fig.21 ) Honesty Table by Somewhere,
alternativa e per il salvataggio di zarne la diversità. Come il gruppo di
presso la Sheffield Art Gallery.
vecchi alberi da frutto. Il nostro è un trenta donne che non erano omogenee ( fig.22 ) Village Films, documentario.
ambiente molto conservatore. Poi ma si apprezzavano per le differenze ( fig.23 ) The Lawson Park Honesty Box,
durante una Eco-Nomadic School, ha su diversi livelli, geografiche, econo- ( fig.24 ) (Re)Constructing Local Tradition:
incontrato altre donne che provengono miche e culturali. Myvillages riguarda workshop, Brezoi, 2012.
prevalentemente da un contesto più la creazione di questi spazi e di questi ( fig.25 ) International Village Shop a Trade
Show, Eastside Projects, Birmingham,
alternativo e che erano molto interes- luoghi, e lo facciamo attraverso l'arte,
2013-14.
sate al suo lavoro. Per lei questo era portiamo avanti l'idea che l'arte e la
incredibile, poiché normalmente non cultura venga fatta in città.
ha persone intorno a lei con le quali
può condividere le sue idee, mentre —
Intervista a Böhm Kathrin, tratta da:
per me è la cosa più normale. Quindi in
An Edge Effect, Art and Ecology in the Nor-
questo senso portare la Eco-Nomadic dic Landscape, a cura di Fortune Bonnie,
School al villaggio e consentire questo Half Letter Press, Londra, 2014.
è già abbastanza buono. Il feedback
da parte di tutti, ma soprattutto dal
gruppo di Höfen, era che ci si sentiva
speciali, parte di un grande gruppo
che è riuscito a dare spazio a sufficien-
za a tutti senza che nessuno cercasse
di dominare.
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Il commercio come una Insieme ai prodotti vengono Il progetto è ancora in corso comunità
metodologia per lo scambio realizzati dei cortometraggi, e allarga sempre più la sua piattaforme di produzione
e la creazione di una rete al fine di comunicare le rete fatta non solo di “negozi”
fatta di conoscenze locali, caratteristiche produttive di aperti in ogni parte del mondo, sfera pubblica
beni, produttori e utenti. ciascun bene e promuovere i ma anche iniziative artistiche stili di vita
Il commercio è guidato da luoghi geografici e i produttori parallele che esercitano collaborazione
un interesse comune nei stessi. la funzione dell’arte per lo
sistemi di produzione e valore scambio, riconcettualizzando beni comuni
contemporanei. il commercio come uno spazio arte rurale
socio-culturale per produrre mostre
Negozi itineranti che si possono beni, negozi autonomi, centri
di scambio e sistemi di trans-locale
aprire in qualsiasi luogo, a
Il villaggio come una ricca qualsiasi ora del giorno. distribuzione. sviluppo urbano
risorsa per numerosi materiali, ecologia sociale
per i mestieri, le abilità di lavoro partecipazione
e il pensiero creativo.
Ha dato il via all’International storia locale
Village Show, una mostra della condivisione
durata di due anni, 2015-2016, interazione
all’interno del “Gartenhaus” del
Creazione di spazi per la Museo di arte contemporanea aggregazione
costruzione di un linguaggio di Lipsia. La mostra coinvolge diversità culturale
comune, volto al mantenimento 16 comunità rurali in tutto il linguaggio comune
delle differenze culturali, mondo, per creare un ambizioso
geografiche, politiche dei programma internazionale di commercio creativo
luoghi. Resistere ai processi interscambio e promozione disseminazione
di trasformazione degli spazi dei villaggi, dei loro prodotti e
pubblici in spazi monoculturali. delle loro pratiche rurali. Con
questo progetto MyVillages ha
ottenuto il sostegno finanziario
della “Fondazione federale per la
Cultura tedesca”.
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Atelier d’Architecture Autogérée r-urban
6 R-URBAN è una strategia dal basso urbana, che consiste in una fattoria
(bottom-up) elaborata da Atelier micro-sperimentale, orti comunitari,
d’Architecture Autogérée, uno studio spazi educativi e culturali e dispositivi
di architettura situato a Parigi com- per la produzione di energia, il com-
posto da Doina Petrescu e Constantin postaggio e il riciclaggio dell'acqua
Petcou. Il progetto esplora le pos- piovana.
sibilità di migliorare la capacità di RecyLab: un’unità di riciclaggio e bio-
resilienza nel territorio, introducendo edilizia costruita intorno ad una serie
una rete di strutture residenti per di attrezzature per il riciclo dei rifiuti
creare complementarietà tra settori urbani e trasformarli in materiali per
chiave dell'attività urbana (economia, la bioedilizia.
abitazioni, agricoltura urbana, cul- ECoHab: un'unità residenziale, coo-
tura). Il progetto avvia cicli ecologici perativa ed ecologica costituita da un
localmente chiusi che sosterranno l'e- numero di unità sperimentali e spazi
mergere di modelli alternativi di vita, collettivi che sono in parte auto-co-
produzione e consumo tra l'urbano e struite.
il rurale. Le tre unità operano attraverso cicli
Per superare la crisi attuale (climati- di produzione e distribuzione loca-
r-urban
tre unità produttive prototipate, con 8 ore, avere tempo libero per 8 ore, e
funzioni urbane complementari per dormire per 8 ore. L'obiettivo è di cre-
coinvolgere attivamente la popolazio- are un nuovo stile di vita, sostenuto
ne locale dentro ed attorno alla città e supportato da una micro-economia
di Colombes: autosufficiente.
AgroCité: un'unità di agricoltura
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libero delle persone, ma lo spazio può persone possono essere attivi in una
essere utilizzato anche per sviluppare o più di queste strutture (come il
piccole economie, come è il caso del giardino comunitario) senza necessa-
"progetto-compost"; quest'ultimo sta riamente sposare l'intero progetto. Né
sperimentando modi per incoraggia- gli viene necessariamente presentata
re il compostaggio partecipativo sul l'intera larghezza del progetto quando
sito e spera di utilizzare lo spazio per vengono coinvolti in una delle strutture
organizzare, ad esempio, corsi di for- locali.
mazione sul vermicompostaggio che
potrebbero generare un reddito.
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Atelier d’Architecture Autogérée r-urban
Aumentare la resilienza urbana Tre unità interdipendenti L'ampiezza degli obiettivi comunità
creando degli ecosistemi sociali ma complementari per di R-Urban ha richiesto un piattaforme di produzione
all’interno delle città. l’autosufficienza negli spazi importante investimento
urbani: un’unità di agricoltura finanziario: l’investitore primario strategia bottom-up
urbana, una sui sistemi di è la Commissione europea ecologia sociale
riciclaggio e bioedilizia e una con il programma LIFE +. Il sfera pubblica
Proporre, oltre al cambiamento residenziale per la costruzione contributo LIFE + per R-Urban
ecologico della città, un di spazi collettivi. Le attività di viene eseguito per un periodo spazio pubblico
modello di ecologia personale; questi hub sono strettamente di quattro anni (che è stato architettura rurale
il cambiamento degli stili di connesse tra loro. considerato dai coordinatori del trans-locale
vita sono un passo importante AAA come il tempo necessario
per ottenere una reale per configurare il progetto- ottimizzazione consumi
trasformazione dei luoghi. pilota e avviare il processo), economia locale
Attività di micro-economia dal 2011-2015. La CE provvede collaborazione
attraverso il commercio al sostegno di R-Urban per
quattro anni con 630.000 €, a partecipazione
dei prodotti degli orti
comunitari oppure legate alla condizione che AAA raddoppi facilitazione
sperimentazione di nuove tale importo con altri investitori. interazione
tecniche di compostaggio. Il secondo più grande investitore
è il Comune di Colombes, inclusione sociale
partner principale del progetto, tecnologie alternative
che prevede 240.000 €. Altri sviluppo urbano
investitori sono: la Regione Ile-
de-France, con un contributo di commercio intelligente
150.000 euro e il Dipartimento stile di vita
Hauts-de-Seine che ha investito
80.000 euro nel progetto.
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ROLES
ROLES PREMESSA
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ROLES design pattern proposta
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ROLES communit y-based design
.1 verso l'autodeterminazione
In Ecobox ( 2 ) ad esempio, il progetto di Atelier d’Ar-
chitecture Autogeree già citato a pag. 98, i cittadini
coinvolti sono tornati ad appropriarsi degli spazi pubblici
rimessi in utilità dallo studio francese. Questi spazi sono
stati utilizzati dapprima individualmente dai partecipanti,
in cui ognuno realizzava il proprio pezzo di giardino, e
poi ha generato spontaneamente delle micro-attività
autogestite dai cittadini stessi. Questi semplici metodi
hanno permesso di reintrodurre la dimensione politica
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ROLES communit y-based design
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ROLES communit y-based design
nella progettazione ma anche nella costruzione, in modo ordine sociale – quindi l’egemonia di un gruppo su un
da produrre strutture flessibili che potevano adattarsi altro, un “noi” privilegiato o subordinato a “loro” – allora
meglio ai bisogni degli utenti stessi. Questi architetti il design ha sempre fatto politica in questo senso. Il
condividevano l’obiettivo comune di permettere ai cit- design agisce nel mondo per riprodurre ordini socio-spa-
tadini di prendere il controllo delle loro abitazioni, pur ziali, a volte per romperli e altre ancora per sollecitare
mantenendo il loro contributo creativo e senza ridurre il ordini alternativi. Nell’ambito dell’innovazione sociale,
ruolo dell’architetto a semplice facilitatore tecnico.( 4 ) quindi, il design assume ruoli politici in senso ampio,
Uno dei pionieri di questo movimento fu Lucien riconfigurando la società dall’interno affinché i sistemi e
Kroll, architetto belga riconosciuto come l’icona dell’ar- le pratiche sociali, i valori e le autorità, possano profon-
chitettura democratica, poiché andò oltre il concetto di damente cambiare.( 5 )
partecipazione con la sua teoria dell’incrementalismo. Il Center for Urban Pedagogy (CUP) è un’organiz-
Per Kroll, infatti, l’architetto lavora sulla costruzione di zazione no-profit con sede a New York City, che utilizza
relazioni tra le persone e lo spazio, in un processo cre- il design come strumento per aumentare l’impatto
ativo che è anche un processo sociale, in quanto unico della partecipazione pubblica e l’impegno civico nella
modo per arrivare ad una soluzione realmente funzio- modellazione della città. CUP propone un approccio di
nante che cresca e perduri nel tempo. “educazione popolare”, in cui vengono coinvolti artisti,
grafici, architetti, urbanisti, con il sostegno di comunità
.2 politically engaged e ricercatori, organizzatori e funzionari governativi,
La partecipazione è quindi un atto eminentemente accademici, fornitori di servizi e responsabili politici, per
politico, nel quale sono coinvolti i cittadini, l’arte e il lavorare su progetti di comunicazione. L’obiettivo di que-
design. Ramia Mazé, critica e ricercatrice del design, sti progetti è quello di abbattere i sistemi complessi che
parla infatti di espansione dei ruoli della progettazione, plasmano la vita urbana e di creare strumenti educativi
sempre più vicini al sociale e quindi anche ad una che contribuiscono a rendere questi sistemi comprensi-
progettazione politicamente impegnata. Mazè distin- bili a più persone. CUP utilizza due approcci: Youth edu-
gue l’atto politico in macropolitico e micropolitico, pur cation contiene programmi di formazione per i giovani,
trovando un intento condiviso della costruzione di un in cui gli studenti lavorano con artisti per indagare alcuni
“noi”, un “comune” diretto verso un maggiore sviluppo aspetti legati al funzionamento della città, creando
equo, ecologico e sociale. Nella micropolitica compare la artefatti finali che educhino gli altri su ciò che hanno
dimensione del design per l’innovazione sociale. imparato; Community education riunisce invece proget-
Se la politica è l’insieme delle pratiche e delle tisti, avvocati ed esperti di politica, per la produzione di
strutture attraverso le quali viene stabilito un certo strumenti didattici come workshop e pubblicazioni, che
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produzione autonoma non avrebbero potuto sfruttare le Ostrom, premio nobel per l’economia nel 2009. Co-pro-
potenzialità di condivisione di Internet. durre un servizio però, non riduce l’importanza del ruolo
«Ora che la necessità di produrre tanto sta scom- della pubblica amministrazione, ma ne cambia il valore.
parendo, grazie alla democratizzazione dei mezzi Invece di essere il principale e unico fornitore, diventa
di produzione, è iniziata una rivoluzione coopera- partner dei cittadini, nella funzione condivisa di copro-
tiva che riporta finalmente l’uomo (peer), al centro duttori: si rinnova come ente capace di supportare e se
dell’atto della produzione, umanizzandola».( 13 ) necessario, promuovere ed orientare la partecipazione
La produzione facilitata, non essendo più relegata alla dei cittadini, utilizzando al meglio le loro capacità in
“fabbrica” o a luoghi specifici, viene così destinata ai termini di conoscenza, esperienza e coinvolgimento
singoli soggetti e alle loro abilità creative. È in questo diretto. ( 15 )
modo che le capacità progettuali dei singoli vengono in La coproduzione si differenzia, quindi, dalla “pro-
un certo senso “liberalizzate”, così come affermava Man- duzione regolare” standardizzata, perché non considera
zini in apertura, dando il via a una nuova generazione di più la divisione tra “providers” (chi fornisce un servizio)
piattaforme manufatturiere, reti di produzione, start-up e i “consumers” (i consumatori che lo usano), essendo
(vedi Etsy.com) finalizzate al rilancio di una nuova cul- quest’ultima una modalità di erogazione del servizio
tura del prodotto in nuovi mercati frammentati. Questa monodirezionale. Nella coproduzione, invece, le due
rivoluzione della produzione è sicuramente anche una dimensioni di “fornitore” e “utente” si sovrappongono, e
rivoluzione sociale e culturale, poiché tutti i fenomeni la partecipazione dei cittadini diviene un elemento deter-
che ne conseguono (DIY, p2p, makers…) sono chiare minante nel processo di produzione. ( 16 )
volontà di emancipazione dal mercato classico, di indi- Per gli economisti però, anche nella coprodu-
pendenza dal capitale, che portano il singolo individuo zione – così come nella produzione monodirezionale – ci
ad assumere un ruolo primario e a responsabilizzarsi sarebbe il problema della condivisione dei rischi. In
come “attore sociale”. ( 14 ) pratica anche se fornitori e utenti sono allo stesso modo
coinvolti nella produzione del servizio, non significa che
.2 la coproduzione condividano anche le stesse responsabilità, gli stessi
Il concetto di coproduzione è utile per introdurre il rischi e gli stessi benefici. Questi diversi gradi di respon-
discorso del ruolo dello Stato e degli individui della sabilità rendono molto problematico interpretare la
comunità nella risoluzione di problemi sociali complessi. coproduzione in termini di vera collaborazione. ( 17 )
“La coproduzione implica che i cittadini giochino un Mentre vari studi stanno cercando di capire in che
ruolo attivo nel produrre beni pubblici o servizi che modo la coproduzione possa diventare lo strumento
li riguardano direttamente” è la definizione di Elinor volto a stimolare l’innovazione a livello locale e globale,
( 13 ) Cicero Simone, La rivoluzione a ( 14 ) Cicero Simone, La rivoluzione a ( 15 ) Manzini Ezio, Design when every- una chiave di lettura pragmatica per ri-
portata di mano, http://www.domusweb. portata di mano, cit. body designs: An introduction to design pensare la participatory governance, stu-
it/it/opinioni/2012/06/15/la-rivoluzio- for social innovation, MIT Press, 2015. dio per XXVI Convegno SISP, Università
ne-a-portata-di-mano.html ( 16 ) Cataldi Laura, Coproduzione: degli studi di Torino, 2012, pag. 10.
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molte iniziative a conduzione di artisti e designer (alcune ai pianificatori, dagli “estranei” agli “addetti ai lavori”,
delle quali già discusse in questa tesi), stanno da tempo al fine di ‘generare modelli che offrino soluzioni al com-
alimentando la casistica e portando pratiche mirate al plesso problema dell’integrazione.
coinvolgimento attivo dei cittadini, e alla produzione Nel suo progetto “Freehouse, Market of Tomorrow”
collettiva di oggetti, prodotti locali, artefatti simbolici, del 2008, van Heeswijk ha cercato di rivitalizzare il mer-
servizi urbani, eccetera. Le metodologie progettuali cato nel quartiere Afrikaander di Rotterdam. Lavorando
stanno dimostrando di poter affrontare la complessità con venditori, artisti, designer e negozianti, ha svilup-
dei problemi sociali su più livelli, dichiarando il suo ruolo pato un progetto dettagliato di quello che doveva essere
nello sviluppo dell’innovazione sociale. Si interviene il mercato ideale del futuro, dedicando molta attenzione
in special modo nei contesti locali, per rispondere in alla varietà di prodotti di alta qualità, ai servizi, e a nuove
maniera più efficace alle necessità del territorio, pro- iniziative basate sulla collaborazione reciproca delle
muovendo sviluppo urbano e valore civico. diverse figure professionali. Nella progettazione della
Il lavoro dell’artista olandese Jeanne van Heeswijk, strategia, van Heeswijk ha sfidato la legislazione locale
è un caso esemplare la complessità dell’operazione che impediva ai venditori e alla comunità di dar vita a
sociale e urbana. I progetti di van Heeswijk riguardano fonti di guadagno sostenibili. In una fase successiva,
la creazione di spazi pubblici attivi e diversificati, spesso alcune di queste proposte sono state implementate nel
ridando valore a luoghi abbandonati o fatiscenti. Inol- nuovo piano di governo. Il rinnovamento del mercato è
tre, essi si distinguono per il loro forte coinvolgimento ancora oggi in continua evoluzione ed è tornato a essere
sociale, che spesso conta centinaia di partecipanti per il cuore pulsante del quartiere Afrikaander. ( 18 )
un periodo di tempo molto esteso.
L’artista si definisce come un mediatore tra situa- .3 produzione culturale e coesione sociale
zioni, luoghi e persone, facilitando diversi tipi di azioni e Nel lavoro di van Heeswijk possiamo rivedere alcuni temi
interazioni. Eppure, questo ruolo non è semplicemente il chiave dei progetti analizzati nella sezione precedente:
saper integrare le molte voci, ma mettere in discussione sviluppo urbano, comunità, riflessione collettiva, com-
e a confronto tra loro tutti i soggetti coinvolti, dai bam- mercio creativo. Tutte queste iniziative ci permettono di
bini agli funzionari della città, dai responsabili politici definire, quindi, i due valori fondamentali della coprodu-
zione: la produzione culturale e la coesione sociale.
La produzione culturale è oggi un’urgenza nella
( 17 ) Una dinamica frequente è quella Mancur Olson afferma l’impossibilità che
del free riding, che consiste nell’assunzio- un’organizzazione possa occuparsi del riattivazione dei territori. Viviamo in un momento in cui si
ne dei rischi e dei costi solo da parte di un raggiungimento dei propri scopi senza sta rivoluzionando il diritto e il significato stesso di pro-
gruppo ristretto di persone, solitamente che gli individui ricevano un qualche tipo
da quelli che si definiscono leader o che di vantaggio economico. Questa proble- duzione. Così, in questo contesto, il bisogno di produrre
portano avanti un movimento o un’orga- matica emerge nel momento in cui i mem-
nizzazione in modo più diretto, mentre bri diventano numerosi e la gestione a
il resto dei partecipanti utilizza il bene partecipazione diretta viene sostituita da ( 18 ) Curry Stone Design Prize 2012:
servito senza assunzione di responsabi- una cessione di responsabilità dei singoli van Heeswijk, http://www.domusweb.it/it/
lità, quindi in termini opportunistici. In verso un gruppo di rappresentanti. design/2013/04/24/curry_stone_design_
questo senso, l’economista americano prize_2012_jeanne_van_heeswijk_.html
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orientata allo sviluppo e meno all’estetica e alla comu- allo stesso modo di quelli di natura economica”, era già
nicazione brandizzata/evocativa. Tim Brown, CEO e in atto la nascita di programmi e team di progettazione
presidente di IDEO, è oggi uno dei principali promotori di che lavoravano per i servizi pubblici. ( 25 )
questo settore e ha definito il Design Thinking un gene- L’innovazione sociale è senz’altro un terreno
ratore di nuove soluzioni indirizzate ad organizzazioni, articolato sul quale lavorare, anche se alcune metodo-
aziende, compagnie locali, che producono valore per logie hanno dimostrato di avere un grande potenziale
le attività svolte e per i suoi clienti. Esso si propone di di sviluppo in questo senso. Tuttavia, è proprio grazie
fornire strumenti efficaci per l’innovazione aziendale e la all’exploit dei progetti di questi ultimi anni che si è potuto
sua trasformazione, anche dal punto di vista della perso- evidenziarne alcuni limiti. Il design può essere utilizzato
nalizzazione del proprio modello di business. con successo come strumento per affrontare la com-
Secondo le esperienze dirette questa pratica di plessità dei problemi sociali, ma deve essere adattato al
progettazione è innovativa perché andrebbe oltre le logi- nuovo paesaggio. Kevin McCullagh – esperto di strategie
che di mercato, spesso ponendosi come market shapers, del prodotto e scrittore nell’ambito del design, business
ovvero creando appositamente lo spazio per quel dato e società – ha spiegato che nel design sociale sono
prodotto sviluppando nuove strategie di vendita, campa- coinvolte altre aree di competenza in cui i progettisti non
gne di pubbliche relazioni per gli utenti, o per gli stessi sono sufficientemente preparati. Ovvero, non si tratta
progettisti che vorrebbero ispirarsi a quel modello.( 23 ) solo di rielaborare un metodo progettuale utilizzato per
In questo senso, la controversia tra innovazione il prodotto e riapplicarlo ad un servizio di natura sociale.
e design, la disputa se si tratti o meno di due discipline Questi problemi richiedono nuove conoscenze e compe-
separate, è stata alimentata dal dibattito internazionale tenze verticali.( 26 )
per molto tempo. Parte della comunità del design cri- Sull’onda di tali complessi sviluppi, vari pensatori
ticò duramente questa nuova “etichetta” proveniente e progettisti stanno proponendo un cambiamento di
dal metodo del design thinking, ritenendolo confuso e sistema: uno slittamento per passare da strutture su
troppo vicino alla pianificazione strategica imprendito- larga scala a strutture di piccole dimensioni, da grandi
riale. ( 24 ) Quando il British Design Council sostenne però investimenti iniziali a più graduali pianificazioni dei flussi
che il design “era in grado di risolvere problemi sociali monetari, da organizzazioni con pochi professionisti
( 24 ) Nel 2005 Michael Beirut scrisse circa il raggiungimento degli obiettivi fi-
( 23 ) Un esempio per comprendere il oscurato i ricordi d’infanzia della gente. un articolo sul blog Design Observer dal nanziari nel primo periodo di applicazione.
metodo del design thinking: il produttore Così il team ha creato un nuovo concetto titolo “Innovation is the new black”, dove ( 25 ) Il Design Council affidò in quegli
di componenti per biciclette giapponese di bici, Coasting (ruota libera), per de- accusava fortemente le nuove tendenze anni a professionalità come Hilary Cottam
Shimano coinvolge IDEO per scoprire per- scrivere una nuova categoria di mountain sull’utilizzo della parola “innovazione” e John Thackara, incarichi per lo sviluppo
ché il 90% degli adulti americani non van- bike; hanno sviluppato nuove strategie accanto a “design”. Per Beirut ripetere di nuove soluzioni alle sfide sociali ed eco-
no in bicicletta. Il team interdisciplinare di vendita al dettaglio, una campagna di all’infinito la parola innovazione era solo nomiche, coinvolgendo le comunità nella
di progettazione ha scoperto che le espe- pubbliche relazioni per identificare luoghi l’ultima di una serie di mode che avevano progettazione di servizi locali.
rienze di vendita al dettaglio sono intimi- sicuri per andare in bici, e un progetto di travolto il mondo del lavoro per anni. E ( 26 ) McCullagh Kevin, Is It Time to
datorie, la complessità e i costi rendono le riferimento per ispirare i designer di altre all’interno della sua critica c’è anche IDEO Rethink the T-Shaped Designer?, http://
biciclette “sofisticate”, e il pericolo di viag- compagnie che si introducevano alla ma- e le sue metodologie “appetibili” al nuovo www.core77.com/posts/17426/is-it-time-
giare su strade molto trafficate, avevano nifattura delle Coasting bike. mercato, evidenziandone i grossi limiti to-rethink-the-t-shaped-designer-17426
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condizioni per una produzione e distribuzione locale di un’economia al tempo stesso (definito network economy).
verdure e caffè, coltivate nelle migliori circostanze sia In chiave economica la rete è oltretutto “la forma organiz-
per gli agricoltori che per la natura. Il padiglione è stato zativa superiore e maggiormente produttiva rispetto al
costruito con materiali riconvertiti e mirerà ad essere modo gerarchico di organizzare le cose”. ( 29 )
autosufficiente grazie alla produzione di biogas e di un Paul Rutten sostiene a riguardo che l’economia
frutteto sul tetto, oltre che a diventare un nuovo centro della rete permette modi orizzontali di creazione, produ-
culturale a nord di Amsterdam. ( 28 ) zione e distribuzione, facendo invece apparire inutilmente
Il progetto promuove la blue economy di Gunter complesse le grandi strutture aziendali. Rutten afferma
Pauli, un nuovo modello di business per la creazione inoltre:
di comunità sostenibili grazie alla trasformazione di «Stiamo assistendo alla scomparsa del concetto
sostanze, che prima venivano sprecate (come il biogas lineare di imprenditorialità. Questo modello è stato
appunto), in merce redditizia. Lo sfruttamento delle sostituito da un modello di imprenditorialità più
risorse già esistenti è sicuramente un fattore di rilievo “incrementale”, con un approccio graduale sulla
nelle economie emergenti, nonché una forma di pensiero base di ambizioni, speranze e sogni, e si sviluppa
che si traduce in innovazione. “Se vogliamo essere com- in dialogo costante con il mondo esterno».( 30 )
petitivi dobbiamo trarre il massimo dalle nostre risorse, Un tale modello di business è una sfida progettuale che
reimmettendole nel ciclo produttivo”, afferma Janez non si tira fuori da un libro di testo, ma utilizzando le
Potočnik, commissario per l’Ambiente della Comunità risorse personali e quelle della rete costituita, gestendo
Europea; “milioni di utenti appartenenti alla nuova insieme i rischi e le aspettative in modo responsabile,
classe media e mercati interconnessi, utilizzano ancora agendo passo dopo passo.
sistemi economici lineari ereditati dal Diciannovesimo Queste sono qualità particolarmente rilevanti nel
secolo” continua Potočnik. contesto di un cambiamento di sistema, in cui le pra-
Il Ventunesimo secolo è difatti caratterizzato dall’a- tiche sociali e le produzioni culturali possono svolgere
scesa di nuove teorie e modi di concepire l’economia: un ruolo importante, in quanto denominatori di valore e
sharing economy, civic economy, blue economy, circular innovazione nella creazione di una società inclusiva. Ma
economy, creative economy, e la lista potrebbe conti- non è affatto un processo semplice. Perciò è importante
nuare. Non è probabilmente questa la sede giusta per tenere in considerazione due elementi: il primo è legato
affrontarle tutte, ma alcuni valori sono condivisi e ricor- al fattore tempo, necessario al processo di sviluppo dei
sivi tra queste. Il termine stesso di economia viene ricon- progetti; le iniziative già mostrate sono accomunate da
cettualizzato se pensiamo alle caratteristiche del mondo consistenti periodi di installazione e adattamento al terri-
moderno. La rete, ad esempio, è un elemento fondante torio, considerando i tempi di coinvolgimento della citta-
della società attuale e ha la capacità di collegare per-
sone, organizzazioni, istituzioni. È uno strumento e ( 29 ) Rutten Paul, Redesigning busi- in_the_creative_economy.html
ness: networks in the creative economy, ( 30 ) Rutten Paul, Redesigning busi-
http://www.beyond-social.org/articles/ ness: networks in the creative…, cit.
( 28 ) http://deceuvel.nl Redesigning_business%3A _networks_
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( 33 ) Hannerz Ulf, La diversità cultura- della modernità, Il Mulino, Bologna, 1994. http://www.domusweb.it/it/recensio-
le, Il Mulino, Bologna, 2001. ( 35 ) Hannerz Ulf, Complessità cultu- ni/2012/01/27/translocalismo-e-dissemina-
( 34 ) Giddens Anthony, Le conseguenze rale, Il Mulino, Bologna, 1998. zione-3-years-arrow-factory-2008-2011.html
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.2 disseminazione e resilienza
Produrre cultura localmente, quindi, necessita una serie
di precisazioni di cui un designer che opera sul territorio
dovrebbe tenere conto. Molte delle tesi sopra illustrate
appartengono soprattutto al mondo della riflessione
antropologica, prodotte in seguito ai fenomeni sociali
Debord Guy, Guide psychogéographique de Pa-
ris. Discours sur les passions de l'amour, 1957.
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degli ultimi anni, e costituiscono perciò un importante Per comprendere meglio il concetto trovo perfetta la
base teorica per la progettazione sociale. metafora del “giardino in movimento” di Gilles Clément.
La diffusione di modelli sociali è una naturale ( 39 ) L’essenza del suo giardino sta nel non essere con-
conseguenza alla trasformazione dei luoghi in entità tenibile, nell’impossibilità di vivere all’interno di “griglie”
culturali mobili e soggette al cambiamento. Il “villaggio predefinite; esso si autogestisce e si diffonde in maniera
internazionale” del collettivo MyVillages (citato a pag. non programmabile, reagisce ai cambiamenti e alle
86) ne è un esempio rilevante, poiché ha fatto della “dis- avversità del tempo e si determina come sistema resi-
seminazione” del concetto di commercio tra produttori liente. La resilienza è, in termini generici, “la capacità di
locali, il suo punto di forza e di riconoscimento. Creare un sistema di adattarsi al cambiamento”. ( 40 ) È sinonimo
un collegamento tra un villaggio a nord dei Paesi Bassi di resistenza ma ha tante declinazioni di significato
e uno shop a San Francisco, crea non solo un ponte tra in base ai vari ambiti di applicazione. In ecologia, ad
luoghi e persone lontane, ma produce nuove narrazioni, esempio, fa riferimento alla “riparabilità” del sistema in
in questo caso grazie alle interazioni prodotte dal com- seguito a una condizione non favorevole o a un momento
mercio (simbolico) dei prodotti locali. di rottura, cercando quindi di ripristinare il suo equilibrio
La disseminazione (o dissemination, parola che iniziale agendo in totale autonomia. Possiamo affermare,
inizia a prendere piede nelle terminologie utilizzate dagli dunque, che la resilienza è un requisito fondamentale di
operatori sociali), è generalmente intesa come distri- un azione progettuale sostenibile e sociale.
buzione di conoscenza e valori, ma aggiunge ulteriore Per fare un esempio concreto, il progetto
significato nella sua definizione proveniente dal mondo WikiHouse (vedi pag. 104) ha l’obiettivo di disseminare la
naturale. pratica della produzione democratica di abitazioni soste-
«La disseminazione è il processo attraverso nibili, rendendo i suoi progetti aperti e utilizzabili in tutto
il quale i semi di alcuni tipi di piante si propagano il mondo. La qualità di quest’operazione sta soprattutto
in un terreno adatto alla germinazione». ( 38 ) nella prospettiva di miglioramento del progetto, grazie
Allo stesso modo un progetto di innovazione sociale può a chi lo utilizza e lo applica nel proprio territorio. Come il
innestarsi in un territorio preparando il campo a condi- caso di WikiHouse NZ (Nuova Zelanda), dove le neces-
zioni di crescita diffuse. Non è propriamente la diffusione sità e le ristrettezze economiche date da un contesto in
di un progetto in sè, ma la divulgazione di valori e forte disagio, dovuto al terremoto di Christchurch, hanno
prospettive (di crescita collettiva, di miglioramento di permesso a due ingegneri del luogo di prototipare una
uno stato sociale ad esempio) che trovano luogo nella nuova versione più piccola e modulare della WikiHouse.
coscienza sociale, in quanto il luogo più adatto per acco-
gliere ed ospitare nuove dinamiche culturali. ( 39 ) Il giardino in movimento di Gilles crescita e dello sviluppo biologico in oppo-
L’altro valore essenziale da introdurre è la resilienza. Clément ha diversi livelli di lettura: è un sizione a quello economico, l’arte di age-
una guida per il giardiniere, un trattato di volare, favorire, incoraggiare un disegno
filosofia, è un diario delle esperienze dello naturale, e non forzato dalle volontà del
stesso Clément. L’idea quasi paradossale “giardiniere”.
( 38 ) Disseminazione, https://it.wiki- di un giardino in movimento è un rifugio ( 40 ) Resilienza, https://it.wikipedia.
pedia.org/wiki/Disseminazione per la diversità, la valorizzazione della org/wiki/Resilienza_(biologia)
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• costi (il costo dei consulenti di progettazione, che visualizzazione, facilitazione e prototipazione. ( 44 )
spesso sono saltuari e non hanno un impegno a lungo Questo modello fa apparire il designer e i suoi
termine nei progetti); collaudati metodi, la figura più abile per la comprensione
• ricerca di revisione (la superficialità di alcune pro- delle esigenze degli stakeholder e del pubblico, e nella
poste a causa del fatto che, ignorando le esperienze e loro trasformazione in servizi concreti ed efficaci. Ma al
le prove già realizzate sul campo, i progettisti tendono a di là del dibattito che discute se queste pratiche funzio-
“reinventare la ruota”); nino o meno, o se è quantomeno pretenzioso pensare di
• comprensione del potere (politico, legato alle avere sempre una soluzione ad ogni tipo di problema, in
risorse). ( 43 ) questa sede ci interessa capire: è un designer-facilita-
Mulgan pone sul piatto della discussione temi tore con maggiori competenze manageriali, la figura di
importanti, sui quali viene da chiedersi fino a che punto riferimento che può offrire risultati migliori nell’ottica di
questi rientrano realmente nelle competenze del design un cambiamento?
e non appartengono invece a figure più orientate al Alcuni ricercatori (vedi il pensiero di Lucy Kimbell)
management o all’imprenditoria. Ma se un tempo i pro- dicono che questo nuovo modo di “pensare” il design,
gettisti erano riconosciuti per le loro competenze visive metta in secondo piano il suo “fare”, legato alle pratiche
applicate all’immagine di un’azienda, oggi abbiamo materiali e visive che caratterizzano l’approccio proget-
nuove professionalità – provenienti ad esempio dal tuale; in questo modo il pensiero critico del progettista
design thinking – che agiscono dentro le organizzazioni, si riduce, e di conseguenza anche il suo contributo all’in-
proponendosi di scovare i problemi e offrire soluzioni novazione. ( 45 ) Sappiamo bene che il pensiero critico è
(problem finding and solving) per il miglioramento una caratteristica fondamentale della progettazione,
della gestione interna, dei modelli di business e del loro poiché consente di mettere in discussione gli artefatti e i
posizionamento strategico nel mercato e/o nella società. sistemi esistenti nella vita quotidiana.
Ma quanto il territorio della progettazione è a contatto Cameron Tonkinwise, ricercatore e direttore del
con quello manageriale, al punto da porre il designer dipartimento di Design della Carnegie Mellon University
sotto un’altra veste e con un “fare” del tutto nuovo? “Il in Pennsylvania, ha scritto diversi articoli sul contributo
prossimo consulente gestionale è un designer” si intitola che il design può dare all’innovazione sociale. Una delle
un articolo che promuove il nuovo numero della rivista critiche avanzate da Tonkinwise riguarda la superficia-
Harvard Business Review sulle evoluzioni del design lità con la quale alcune proposte progettuali, citando il
thinking, indicando alcuni dei metodi e delle tecniche design thinking, si confrontano con territori di lontana
vincenti per il nuovo futuro, tra cui appaiono empatia, appartenenza, rischiando di far apparire queste ope-
( 43 ) Mulgan Geoff, Strengths, Weak- Marginal Notes on Innovation, Design, ( 44 ) Sommerfelt Ulla, Your next mana- ( 45 ) Kimbell Lucy, Rethinking Design
nesses and a Way Forward?, 2009. Il blog and Democracy” di Ehn P., Nilsson E. M., gement consultant is a designer, https:// Thinking: Part I, Design and Culture, 2011,
che aveva pubblicato originariamente il Topgaard R., Mit Press, Cambrige, 2014, www.linkedin.com/pulse/your-next-ma- volume 3, pagg. 285-306, http://www.
testo dell’autore è stato ora rimosso, ma pagg. 24-25. nagement-consultant-designer-ulla-som- designstudiesforum.org/dsf/wp-content/
è possibile ritrovarlo in “Making Futures. merfelt uploads/2011/11/kimbell_wm.pdf
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ative Communities sugli orti comunitari di Lower East «Invece che pretendere un bene comune, potremmo
Side, a New York, scrive: “queste comunità creative di chiederci dove e da chi quel bene provenga e se da
lunga data sono state nodali per altri tipi di innovazione qualche parte, in comune, quel bene possa essere
sociale; sono passaggi verso reti di sostegno di quartiere rilocalizzato, creato o immaginato».( 48 )
solitamente poco visibili. Tuttavia, pochi giorni dopo Per lavorare sui beni o servizi di interesse sociale, quindi,
l’apertura della mostra, New York ha tenuto udienze sul è necessario progettare dei metodi che sfruttino le risorse
rinnovamento della moratoria contro lo sviluppo, che e il potere d’azione di chi le detiene, soprattutto perché
aveva protetto i giardini negli ultimi 10 anni. A quel punto queste, solitamente, non sono distribuite in maniera uni-
nella nostra ricerca, siamo venuti faccia a faccia con forme tra le organizzazioni e i vari attori sociali.
i limiti riguardo il potere del design: facilitare le chiare Un modo per conoscere nuovi strumenti e metodi
innovazioni sociali verso una vita urbana più sostenibile, che possano sostenere lo sviluppo di proposte robuste
rappresentato dai vecchi orti nel Lower East Side, è solo e la loro attuazione in contesti reali, riprendendo il
una battaglia contro la riluttante vecchia politica dei pensiero di Mulgan, è la collaborazione più stretta con
diritti di proprietà e dei loro costi di opportunità”.( 47 ) le altre discipline coinvolte nell’innovazione sociale. Si
Che sia conflittuale o meno il rapporto con la poli- può definire “progettazione incorporata” o embedded
tica, il design per l’innovazione sociale deve mirare ad design, quella che vede i singoli progettisti spostare la
estendere i suoi ruoli per assicurare una varietà di alter- propria azione verso reti in cui i designer sono stretta-
native. Nel pensiero e nella pratica critica di Ramia Mazè mente collegati ai diversi attori, creando una comunità
già citata a pag.122, questo fa parte di un lungo pro- transdisciplinare di design.( 49 ) Questo approccio nasce
getto volto ad aumentare la sensibilità sulla creazione, dall’esigenza di aggregare le pratiche di design nelle
la condivisione e la sperimentazione di concetti nuovi, in organizzazioni, evitando consulenze a breve termine,
chiave di una ricerca e progettazione socialmente e poli- permettendo un processo che è collaborativo a monte.
ticamente impegnata. È un processo che sta tentando «Coinvolgere tutti i possibili attori chiave (dipen-
di immaginare pratiche e modi in cui il design può essere denti pubblici, organizzazioni non governative,
pensato e fatto diversamente, con forme ed effetti poli- aziende ecc.) già dall’inizio dei progetti è stato visto
tici differenti. Per Mazé il punto centrale dal quale biso- come un modo per affrontare anche la questione
gna partire è la comprensione del potere politico sulla della proprietà. Mentre in altri settori i ruoli nel
gestione dei beni comuni, come spiegava Mulgan prima. progetto sono chiari e strutturati, nell’innovazione
Non è né tanto una polemica sul “lasciare agli esperti” sociale, il numero e la diversità degli stakeholder
contro “dare il potere del popolo”, né tantomeno una coinvolti può portare a dubbi sulle responsabilità
questione di “trovare delle condizioni eque che mettano dei diversi attori e di conseguenza, avere un effetto
d’accordo il pubblico con il privato”.
( 48 ) Mazé Ramia, Our Common Futu- mas: Participatory Approaches in Design
re? Political questions…, cit. for Social Innovation, Swedish Design
47 ) Tonkinwise Cameron, Politics ( 49 ) Emilson Anders, Hillgren Per-An- Research Journal, 2011, numero 1, pagg.
Please, We’re Social Designers, cit. ders, Seravalli Anna, Dealing with Dilem- 23-29.
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( graf.6 ) L'innovazione sociale che si occu- già attori coinvolti (stakeholder), dunque
pa dei beni comuni si scontra con i diritti la progettazione con i suoi strumenti, deve
( 50 ) Emilson Anders, Hillgren Per-An- ( 51 ) Intervista a Robert Young, da di proprietà pubblici e privati, rendendo entrare in relazione con essi, per strutturare
ders, Seravalli Anna, Dealing with Dilem- Design Transitions, http://design-transi- l'attuazione di proposte sociali, un terreno metodi e proposte più efficaci. Vengono così
mas…, cit. tions.com/expert-view/bob-young/ molto insidioso. In questo contesto ci sono a delinearsi differenti ruoli del designer.
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DESIGN
design premessa
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design nella prassi didattica del design
Ⅰ Nella prassi didattica del design Prima di introdurre ulteriori argomentazioni è neces-
sario chiarire il concetto di approccio transdisciplinare,
emerso nell’ultimo punto del pattern esposto preceden-
temente. Per farlo verrà messo in relazione il termine
con altre tipologie di disciplinarietà:
• Intradisciplinare, intende il raggiungimento di uno
scopo lavorando all’interno di una singola disciplina;
• Crossdisciplinare, la visione di una disciplina che si
serve di strumenti e prospettive di altre discipline;
• Multidisciplinare, quando persone provenienti da
diverse discipline lavorano insieme, mettendo ciascuno
a disposizione dell’altro le conoscenze del proprio
ambito;
• Interdisciplinare, quando le conoscenze e i metodi
di più discipline lavorano insieme per uno scopo comune;
• Transdisciplinare, quando gli scopi vanno oltre i
confini metodologici delle singole discipline e potrebbero
essere raggiunti attraverso la generazione di una cono-
scenza globale di tutte le discipline.
«La transdisciplinarità è la capacità di traghettare
da una disciplina all’altra frammenti di sapere,
anche a costo di sperimentare una logica antidi-
sciplinare. Dunque non si tratta solo di mettere in
contatto due o più discipline, che si pensano come
autonome e compatte, ma del reale spostamento
di metodi e soggetti da un ambito all’altro. Al
prefisso inter- che indica la transizione tra una
disciplina e l’altra, sarebbe quindi opportuno sosti-
tuire trans- che richiama il carattere performativo
di queste transizioni, poiché insiste non su una
logica degli interstizi, ma proprio sul carattere
pratico (cioè alla prassi) di questi spostamenti che
vengono realizzati dai soggetti». ( 1 )
La necessità di un’unità degli approcci, che ritroviamo
nel bisogno di creare nuove comunità transdisciplinari
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nico-scientifica presa dalla scuola di Ulm ad esempio pensiero strutturato le tre dimensioni del design (arte,
(voluta fortemente da Tomás Maldonado), ha portato scienza e tecnologia) è Charles William Morris, illuminato
ad una marginalizzazione dell’arte nella didattica del semiologo del Novecento, che fu chiamato da Moholy-
design, dato un contesto storico che cavalcava l’onda di Nagy per insegnare al Nuovo Bauhaus di Chicago con
un potenziamento economico dell’industria, della produ- un corso che si chiamava “integrazione intellettuale”. Il
zione, e del relativo bisogno di una solida impronta cultu- modello di Morris considerava l’atto della progettazione
rale e di responsabilità nella progettazione del prodotto. una ripartizione della funzione di segno, distinte in tre
Diverso era invece, facendo un salto indietro, dimensioni semiotiche:
l’approccio e il contesto culturale nel quale si calava il • la dimensione sintattica, cioè le relazioni formali dei
Black Mountain College (BMC), l’innovativa scuola sta- segni tra loro o il rapporto con altri segni;
tunitense fondata nel 1933 a Ashville. Divenuta famosa • la dimensione semantica, cioè la relazione tra segni
per la sua natura sperimentale e i principi educativi del e oggetti, ovvero il loro significato;
filosofo e pedagogista John Dewey, il Black Mountain • la dimensione pragmatica, cioè il rapporto fra segni
College poneva l’arte al centro della formazione dell’indi- e utenti dei segni, ovvero gli interpreti. ( 3 )
viduo, prima ancora che si qualifichi come artista o pro- Immaginando un parallelo, le tre caratteristiche del
gettista. Tra le varie figure che vi hanno insegnato, Josef segno dovevano corrispondere rispettivamente alla
Albers, in seguito alla repressione nazista, si trasferì dal dimensione artistica, scientifica e tecnologica della pro-
Bauhaus proprio al BMC nel ’33. Albers abbracciava gettazione. Questo ambizioso progetto teorico non trovò
l’idea dell’arte come territorio nel quale si trovano riflessi tuttavia la forza per essere sostenuto anche dopo il Bau-
i problemi della vita in tutte le sue forme (estetiche, haus, probabilmente perché appariva come un’ “eredità
sociologiche, economiche, spirituali). Per questa ragione ingombrante” per i nuovi amministratori della formazione
l’arte si dichiara essere il mezzo di apprendimento più di design.
efficace per l’educazione della persona, per sollecitare Ritroviamo questo modello, sotto una nuova veste,
l’indagine delle proprie abilità e maturare un pensiero in un articolo di Andrew Blauvelt per il blog Design
critico sulla realtà. È un approccio olistico per la forma- Observer dal titolo Towards Relational Design.( 4 )
zione di uomini, non artisti. La forma nella sua totalità e Blauvelt definisce tre fasi che hanno caratterizzato la
il “saper guardare” come mezzi per illuminare le menti storia del design moderno e che ci hanno condotto oggi
e sviluppare capacità di interdipendenza. Chiaramente alla terza fase del cambiamento delle discipline di pro-
questo non significa che la scuola di Ulm, rispetto alle gettazione, divise appunto in fase sintattica, semantica
esperienze didattiche pregresse (tra cui il BMC appunto e pragmatica.
come caso di spicco), aveva deciso di sostituire com- La prima fase riguarda il design moderno all’inizio
pletamente l’estetica dal suo nuovo modello teorico, del XX secolo e la ricerca di un linguaggio formale univer-
basato sull’idea di design applicato alla scienza (umana
e sociale) e alla tecnica. ( 3 ) Bürdek Bernhard E., Design: Sto-
ria, teoria e pratica del design del prodotto,
( 4 ) Blauvelt Andrew, Towards Re-
lational Design, http://designobserver.
Chi invece ha cercato di articolare attraverso un Gangemi editore, Roma, 2008, pag. 288. com/article.php?id=7557.
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dove le scienze sociali hanno un ruolo piuttosto margi- assegnato ai social workers (assistenti sociali) poiché
nale all’interno delle scuole di progettazione. L’unione possono fregiarsi effettivamente del titolo di facilitatori,
dei due settori, insieme alla particolare strutturazione anche se lavorano esplicitamente con l’individuo e le sue
della didattica, rendono il corso di Eco-Social Design condizioni sociali. Se la socialità però, presuppone degli
non solo unico in Italia, ma per certi versi anche unico artefatti che intervengano sulle relazioni sociali, ser-
nel suo genere. vono competenze progettuali. Nel nostro caso, inoltre,
Tutto ciò ovviamente implica anche un ripensa- abbiamo voluto dare al ruolo del progettista un orizzonte
mento della professione del design. Tale ripensamento di azione molto specifico, legato alla sostenibilità: cosa
è oggi è al centro di molte riflessioni, come ad esempio possono fare i designer per rendere possibile una vita
quelle recenti di Ezio Manzini e di Kees Dorst, e spesso si quotidiana più sostenibile? E qui sostenibilità è inteso
manifestano attraverso l’espressione “design thinking”. nel suo significato più ampio e complesso, che guarda
Ci troviamo all’interno di un dibattito aperto che cerca di agli aspetti sociali, ambientali ed economici. Anche
definire i confini della professione, in un momento sto- questo ha voluto dire sviluppare un corso in cui design e
rico che vede il design trasformarsi sotto diversi aspetti. scienze sociali possano dialogare tra loro.
Tutto ciò, in Italia, è qualcosa di non preso seriamente in Se pensiamo alla tradizione del design moderno e
considerazione. agli ambiti disciplinari coinvolti (arte, tecnologia, scienze
Il pensiero a cui eravamo pervenuti tre anni fa naturali) – oltre a un più recente rapporto con la psicolo-
poneva il ruolo del designer come facilitatore, ma gia (in particolare la psicologia cognitiva che è alla base
abbiamo avuto non poche difficoltà a trovare referenti della Human Computer Interaction e dell’usabilità) – non
a sostegno di questa idea. I primi documenti scritti sul ci sono altri ambiti disciplinari che hanno dialogato con il
corso furono, infatti, bocciati dal nucleo di valutazione design. Negli ultimi 20 anni, invece, si è sviluppata sem-
interno dell’ateneo (in cui non c’era nessun designer), e pre più una intensa relazione con le scienze sociali. E
ora in tutti gli atti ufficiali del master questa parola non questo lo si vede in molte scuole a livello mondiale, non-
appare più. Dopo solo tre anni, l’idea di design come ché in molti studi e agenzie, che adottano sempre più
facilitatore è diventata davvero comune e quasi in tutte metodi delle scienze sociali per fare ricerca sul design
le cose che leggo in questo ambito lo citano almeno (si veda il volume Design Research curato da Brenda
una volta (ad esempio Kees Dorst che ho citato prima). Laurel). Solo in Italia questa relazione stenta a partire e
Il punto centrale è che il designer non progetta solo in particolare nelle scuole italiane di design, dove credo
artefatti, ma relazioni sociali, in cui gli artefatti svolgono si inizi a sentire la mancanza di questo tipo di approccio.
un ruolo determinante per questa funzione, dato anche Il modello didattico che abbiamo studiato è, dun-
che tutta la nostra società si articola attorno e attra- que, quello che ha permesso la realizzazione di questo
verso immagini e oggetti, stando a quanto dice Bruno master: si basa sul modello della Bauhaus-Universität
Latour. Per questo servono competenze progettuali per di Weimar, ovvero dell’insegnamento per tematiche
esplorare, sviluppare, innovare, cambiare e stabilizzare progettuali a cui partecipano docenti con diverse com-
le relazioni sociali. Tradizionalmente questo lavoro è petenze. I docenti collaborano insieme con gli studenti
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alla traduzione di un tema di partenza in un artefatto civile più in generale), vengono invitati a visionare e
o più artefatti, e alla fine nella creazione di un servizio. commentare i progetti realizzati, al fine di creare uno
I docenti sono tre: il project leader, che è un designer scambio concreto e ottenere un riscontro sulla messa in
coordinatore; un designer con competenze più tecniche, atto del progetto nel territorio.
che insegna sistemi di produzione, materiali o modella-
zione 3d; e un docente proveniente dalle scienze umane Extra: note sulla cultura della produzione
o sociali (visual studies, semiotica, antropologia). L’idea Una cosa curiosa di cui mi sono reso conto di recente
è di creare un grande atelier in cui c’è un intenso dialogo riguarda la produzione culturale in Italia. Questa, oggi,
interdisciplinare rispetto ad un progetto specifico e non sembra essere affidata sempre più a figure che con la
in astratto. cultura non hanno nulla a che fare: ad esempio gli eco-
Questo modello è stato riproposto a Bolzano con nomisti. Economisti assessori alla cultura (vedi il caso di
alcune modifiche. Ogni corso ha 2 project leader, che Venezia), direttori di musei, promotori di candidature di
potrebbero salire a 4 a seconda dei finanziamenti da città europee della cultura. Si tratta di economisti della
parte dell’università. Poi ci sono altri progettisti con cultura, ma in ogni caso economisti.
competenze più tecniche che insegnano varie materie, Ritengo questa una deviazione interessante
dal web design all’information design, digital design del nostro Paese. Se prima la cultura era considerata
legato alla modellazione e all’utilizzo di stampanti 3d e quanto di più alieno al mercato, oggi il profitto sembra
design delle interfacce; queste materie possono essere essere la cartina di tornasole per le produzioni culturali,
scelte dallo studente a seconda di quello che richiede che siano mostre, festival, eccetera. Gli economisti
il progetto. E infine i docenti provenienti dalle scienze devono far quadrare i conti e devono riuscire a tirare
sociali e umane per insegnamenti più teorici quali la fuori il capitale economico dai beni culturali. Io non dico
sociologia, l’antropologia eccetera. che avere un budget e magari fare dei profitti non sia
Un tema annuale viene sviluppato attraverso due importante, e neanche che non debba essere uno dei
progetti semestrali. Gli studenti devono scegliere tra i fini di un ente culturale, ma perché dovrebbe essere un
docenti e le materie a disposizione, le figure più idonee economista a dirigere un’istituzione culturale? Si riduce
per portare a termine il progetto. Lo studente crea una la cultura ad un problema economico e così anche la
sorta di comitato scientifico che collaborerà e supervi- valorizzazione del territorio, di riflesso, diviene esclusi-
sionerà il proprio lavoro. In questo modo il progetto di vamente economica, finalizzata al profitto, al bilancia-
ogni studente si arricchisce di competenze multidisci- mento delle entrate e le uscite delle amministrazioni. Al
plinari che gli permettono di agire con più efficacia e di là dell’importanza sociale di questa figura, credo che
concretezza sul territorio. Un ulteriore elemento dei corsi la direzione di un ente culturale sia qualcosa d’altro.
sono i Master colloquia, che rappresentano un momento Curiosamente invece gli enti privati, e intendo
dove persone esterne alla facoltà, provenienti da vari qualunque tipo di impresa, delegano la gestione e la
ambiti (da quello professionale a quello scientifico, promozione della cultura e dei valori dell’azienda, ai
imprenditoriale, politico-amministrativo, e della società designer. Allora i progettisti, in senso ampio, potrebbero
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avere un ruolo anche in questo ambito e fino ad ora, idee e iniziative nei luoghi istituzionali, che vengono
per lo meno in Italia, sono stati usati pochissimo. La ascoltate e trasformati in progetti.
conseguenza maggiore di affidare la responsabilità della In Italia, un esempio ridimensionato ma comun-
cultura agli economisti, se non rimangono i vecchi tipi di que interessante, è l’esperienza di Social Street che ha
amministratori con una cultura umanistica, è che manca avuto molto successo per il riscontro sociale della sua
progettualità. iniziativa. Nasce dall’idea di un abitante di via Fondazza,
Se pensiamo alla cultura in senso ampio, ritor- a Bologna, che ha deciso di aprire un gruppo facebook
niamo al discorso in cui non solo gli economisti, gli “Residenti in via Fondazza – Bologna”, perché voleva
assistenti sociali, i mediatori culturali, gli psicologi, e semplicemente conoscere i suoi vicini. Inaspettatamente
altri, ma anche i progettisti, con una certa preparazione è diventato un formato al quale hanno aderito centinaia
e insieme a queste figure, possono produrre valore e di persone, per incontrarsi e interagire per strada, orga-
tradurlo in artefatti che interagiscono con la città e i nizzando in seguito numerose attività. Questo modello
cittadini. Le amministrazioni perciò dovrebbero assu- è arrivato in altre città d’Italia e perfino all’estero. Però
mere designer poiché, in questo contesto, fungerebbero ad esempio il comune di Bologna, che pure è un comune
da mediatori tra gli attori coinvolti, mettendo a disposi- attento alla promozione della socialità, ha avuto difficoltà
zione le proprie competenze pratiche per produrre valore a capire come interagire con questo fenomeno, anche
(sociale, culturale, e dunque economico). se ci stanno lavorando a partire dalla nuova struttura
Osservando il panorama culturale europeo, quello della rete civica Iperbole. Quindi alla fine, se il comune di
tedesco e olandese in particolar modo, le istituzioni e le Bologna sta cercando di capire come interagire e valo-
amministrazioni interagiscono molto di più con le propo- rizzare le relazioni sociali tra i suoi cittadini, immagino
ste dal basso. Si prenda ad esempio il caso di Berlino e che altri comuni, meno portati a lavorare con l’associa-
la discussione intorno all’aeroporto di Tegel (in procinto zionismo, la società civile e i movimenti, non si pongano
di chiusura), in cui sei consulenti internazionali hanno nemmeno il problema.
consegnato le proposte per un suo utilizzo futuro come
polo di ricerca scientifica e industriale. È un progetto Contributo di Alvise Mattozzi, luglio 2015.
veramente grande, che riguarda anche l’università, la
creazione di nuovi servizi e start-up, nuove tecnologie
urbane e che ha catturato l’attenzione dei dirigenti poli-
tici. È un caso estremo per dimostrare che le proposte
sul proprio territorio possono venire dai privati e dai cit-
tadini, in cui il ruolo dell’amministrazione è di ascoltarle
e trasformarle operativamente in attività concrete.
Il punto è che può esserci un flusso che va al con-
trario: non è l’istituzione che crea un’offerta culturale su
misura per il proprio pubblico ma è il pubblico che porta
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.2 Notazioni sulla didattica internazionale Ⅰ Tra gli esempi più longevi troviamo quello della
School of Architecture dell’Università di Sheffield, che ha
L’esempio di Bolzano è interessante per diversi motivi. uno dei dipartimenti di ricerca in architettura più attivi
Uno di questi è la singolarità di questo caso in Italia, in del Regno Unito. Il programma di ricerca si inserisce
relazione alla mole di corsi che stanno emergendo in all’interno di percorsi post-laurea e si divide in tre gruppi:
tutto il mondo e che stanno proponendo di rinnovare i Teoria e storia dell’architettura, Scienze e tecnologie
sistemi classici di educazione per il design. Il secondo per l’architettura, Comunità partecipazione e pratica
riguarda la curiosità e l’interesse che potrebbe nascere futura (quest’ultimo è attivo dal 2007). Questi tre cluster
in seguito ai risultati prodotti sul territorio, in virtù del appartengono alla “Piattaforma per la costruzione locale
fatto che il ruolo del design nel campo dell’innovazione di resilienza”, un programma che intende coordinare
sociale, in Italia, è ancora molto confuso. Ne sono la le esperienze maturate grazie alla ricerca pionieristica
prova i parametri di approvazione ministeriali per i socialmente impegnata, le nuove prassi e forme della
percorsi di formazione, che non riescono ad essere in progettazione e le metodologie digitali. La ricerca in
linea con i bisogni e le nuove richieste, mentre gli istituti questo caso non è un’attività accademica isolata, ma ha
di design esteri, hanno già captato le reali possibilità di l’obiettivo di modellare l’agenda di ricerca nazionale e
nuove offerte formative in questo ambito. politica per rispondere attivamente alle necessità pub-
Ammetto infatti, approfondendo la ricerca (e bliche e professionali. Fondamentali sono i partenariati
quindi googlando senza aspettative la voce “social con industrie esterne, università del territorio e la città
design graduate program”), di essere rimasto disorien- stessa, attraendo inoltre finanziamenti esterni soprat-
tato dalla quantità di siti di università venuti fuori, al tutto per i progetti di ricerca in ambito internazionale.
punto da credere che fosse quasi impossibile analizzarli
tutti. Questa cosa mi ha portato a scremare sensibil- http://www.sheffield.ac.uk/architecture/index
mente i vari corsi, cercando di arrivare ad una “lista”
di pochi esempi rilevanti, che avessero già prodotto Ⅱ Un altro caso è quello dei Temporary program della
esperienze sul campo. Si tratta di percorsi di formazione Sandberg Instituut, la scuola post-laurea associata alla
misti, prevalentemente master e percorsi di ricerca e Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam.
perfezionamento post-laurea. La cosa interessante è La Sandberg offre quattro master: Belle arti,
che anche se le figure professionali che si sta cercando Architettura di interni, Arti applicate e Design. I Tem-
di preparare abbiano titoli apparentemente diversi, si porary program sono master tematici temporanei della
interfacciano tutti su scopi comuni, futuri, di sopravvi- durata di due anni e sono affiliati ai quattro reparti di
venza ad una realtà fluida. Questa selezione, volonta- formazione sopra citati. Il primo master temporaneo,
riamente ridotta al bacino europeo, rappresenta solo un Vacant NL, è stato lanciato nel 2011 in seguito ad un’in-
piccolo frame della sperimentazione attuale, e intende stallazione presso la Biennale di architettura di Venezia
fornire al lettore uno strumento di comparazione sui (2010), che ispirava il riutilizzo di migliaia di edifici vuoti
temi e le aree che interessano la ricerca di design oggi. olandesi per l’imprenditoria creativa e l’innovazione.
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http://sandberg.nl
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lo scambio di conoscenze e di competenze per esplorare l’evento “Redesigning business”, organizzato nel 2014
le potenzialità comuni. Civic City organizza corsi e semi- dalla WDKA per la Global Entrepreneurship Week Rot-
nari collaborando con altri istituti di design (come l’Head terdam University, che ha ospitato esperti nel campo
di Ginevra), sviluppa ricerche, progetti e pubblicazioni dell’arte, dell’architettura e del design in un dialogo sul
– tra cui troviamo i Civic City Cahier – in diversi campi ruolo delle discipline creative nello sviluppo di nuovi
connessi al discorso sulla città. modelli di business. In uno scenario che vede la crisi del
«La città si confronta oggi con molte sfide senza modello economico attuale, transizioni sociali e nuove
una soluzione adeguata o con soluzioni che non tecnologie, nuovi modelli di business stanno prendendo
rispondono realmente alla problematica della forma. Allo stesso tempo una nuova pratica di progetta-
mancanza di senso civico. La violenza, la xenofobia, zione più inclusiva e sostenibile potrebbero ridisegnare
atti di vandalismo, abusi: sono tutti effetti di un’in- i processi e le relazioni in maniera più intelligente. Spe-
soddisfazione sociale, dove si può prevedere che cialmente a Rotterdam stanno facendo il loro ingresso
un progettista che lavora nel quartiere può trovare nuove forme di proprietà, iniziative sociali ed imprese
probabilmente una soluzione. In fin dei conti, è che si gestiscono autonomamente senza sovvenzioni.
abbastanza facile da agire su questi luoghi pubblici Oppure le nuove strategie che trasformano i
morti per renderli abitabili».( 7 ) materiali locali in beni preziosi o risorse energetiche,
Civic City sta aprendo la discussione su una progetta- attraverso processi “circolari”. O ancora le forme di
zione “in situ”, calata nel contesto della realtà sociale di produzione open-source, in co-finanziamento, in co-cre-
quartiere e fuori dalla logica della riproduzione in serie azione. Quali di queste opzioni forniscono gli strumenti
di un oggetto. Il rapporto tra il design e l’evoluzione dello per sviluppare nuovi modelli di business? Sono questi
spazio urbano contemporaneo è centrale, animando la gli obiettivi di indagine che si pongono i quattro Master-
discussione sui suoi aspetti sociali, ecologici, politici. class riferiti rispettivamente a Civic economy, Circular
«Misurando il quartiere, i tempi, la dematerializza- economy, Sharing economy e Gamifying the circular,
zione, ci stiamo avvicinando ad altre questioni come sharing and civic economy. Ogni corso è ospitato e
fa l’urbanista. E questo è il punto interessante».( 8 ) supervisionato da un esperto esterno; le ricerche e le
esperienze prodotte vengono raccolte all’interno di una
http://civic-city.org/ rivista online chiamata Beyond social.
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( 9 ) La speculazione, in filosofia, è
l’attività di pensiero relativa a una sfera
teorica d'indagine e di approfondimento.
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dovrebbe essere prima e più degli altri preoccupato dei «Le forme degli utensili e degli spazi della cultura
rischi connessi a questo atteggiamento. Per Papanek rurale, forgiati dalla necessità, dall’uso, dalle
“progettare per il mondo reale” significa osservare i veri consuetudini, costituivano da sempre un legame
problemi della società e cercare di proporre delle solu- essenziale tra l’identità degli abitanti di un territorio
zioni tenendo conto di tutte le discipline, scegliendo un e l’ambiente. Gli architetti di Superstudio conside-
approccio ecologico, razionale e anticipatore.( 15 ) ravano che nell’enorme patrimonio di conoscenze
L’atteggiamento ecologico di Papanek – rivolto non testimoniato dagli oggetti/utensili e gli ambienti di
solo all’impatto ambientale di un’azione ma anche alle quella ricerca, si potevano “rintracciare non solo le
sue conseguenze sociali e culturali – è ancora attualis- radici della nostra scienza, ma anche la possibilità
simo se lo confrontiamo con l’epoca immateriale e super- di una scienza diversa”».( 16 )
produttiva che stiamo vivendo oggi (legata soprattutto Questo aspetto ci rivela che la progettazione, prima di
alla produzione esponenziale di servizi e piattaforme diventare oggi una materia per specialisti, era maneg-
digitali e al passaggio da una logica di produzione indu- giata dagli stessi abitanti di un luogo, dagli stessi
striale ad una democratizzata e diffusa). Da allora stiamo utilizzatori di quegli oggetti, che oltretutto avevano un
ancora cercando di chiarire cosa è necessario produrre e grande talento nel saper riadattare le proprie costruzioni
per quale scopo ultimo. al tempo e allo spazio.( 17 ) Per cui il metodo di Superstu-
In ultima analisi mi interessa riportare l’atti- dio a questa ricerca non fu propriamente un approccio
vità di Superstudio, il famoso gruppo di architetti di design, ma prevedeva un’attività ibrida tra progetto e
di Firenze, che dal 1972 si dedicò alla ricerca e alla riflessione antropologica, in cui:
didattica lavorando sulla Cultura materiale extraurbana. «l’utilizzo del linguaggio parlato, della descrizione
Questo lavoro si colloca dopo le esperienze utopistiche libera dagli strumenti specialistici del rilievo, la
e provocatorie dell’Architettura Radicale. La ricerca ricostruzione o la reinvenzione degli oggetti, costi-
studiava le conseguenze delle trasformazioni urbane tuiscono tutti metodi di riappropriazione dell’attività
dovute al boom economico e la successiva espansione progettuale vista come naturale attività fisica».( 18 )
del territorio. Lo sviluppo industriale ha portato a conse-
guenze devastanti, opponendosi alle forme del territorio
ereditate da una cultura rurale millenaria. L’analisi
evidenziava che la rapida trasformazione di un’economia
tradizionalmente rurale in un’economia industriale aveva
causato la perdita definitiva delle forme di conoscenza e ( 16 ) Antonioli Manola, Vicari Ales- Toraldo, Cultura materiale extraurbana,
sandro, saggio tratto da: G. Bertrand, M. Alinea, Firenze, 1983 (opera realizzata
di creatività individuali che prima legavano la società al Favard, Poïetiques du design. Eco-con- durante il corso di Plastica ornamentale
proprio ambiente. ception?, L’Harmattan, Parigi, 2015; di- tenuto dagli autori tra il 1974 e il 1977 alla
sponibile in: http://www.materialdesign. Facoltà di Architettura dell’Università di
it/it/post-it/archeologia-dell-eco-desi- Firenze).
( 15 ) Papanek Victor, Design for a real gn-_13_591.htm ( 18 ) Natalini Adolfo, Netti Lorenzo,
world: Human Ecology and Social Chan- ( 17 ) Natalini Adolfo, Netti Lorenzo, Poli Alessandro, Di Francia Cristiano Toral-
ge, Pantheon Books, New York, 1971. Poli Alessandro, Di Francia Cristiano do, Cultura materiale extraurbana, op. cit.
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comportamenti e valore civico, limita la produzione in in seguito alla sua sperimentazione su un territo-
serie per una produzione più misurata e sostenibile. rio locale, è un requisito importante in chiave di
Il designer come manager, facilitatore, figura ibrida innovazione. Forse la parola giusta non è “appli-
trans-disciplinare. L’aspetto del dialogo e della ricerca di care” ma “tradurre”. È chiaro che ogni progetto
una promiscuità delle discipline, rappresenta forse la più ha bisogno di adattarsi al contesto nel quale va a
importante sfida della progettazione nei prossimi anni. collocarsi; quindi nel processo di traduzione del
Lo scenario, comunque, è abbastanza complesso modello, dal luogo dove è stato ideato a quello in
e il rischio che non passi molto tempo prima che anche cui viene riattuato, da un lato si perde sicuramente
il “design per l’innovazione sociale” diventi mainstream qualcosa ma dall’altro viene aggiunto nuovo valore,
e commerciale è alto. Ciò non toglie che questi nuovi arricchendo il modello di partenza e producendo
approcci configurano il designer come una figura duttile “un ritorno”».
e poliedrica, abile nel proporre nuovi spazi di riflessione Nell’ottica in cui un progettista non si serve di schemi
e nel superare le insidie della retorica. predefiniti, già confezionati e pronti all’uso ma applica
In questo senso, l’apporto della didattica del il filtro della “traduzione” nella sua pratica, non può
design è molto importante per due ragioni: la prima è esistere “una misura per tutto”, o per invertire un termine
che la ricerca applicata ai territori, fatta dalle università proprio del marketing, “one size does not fits all”.
e dagli istituti di design, consente la sperimentazione
di pratiche che altrimenti avrebbero un riscontro più
lento; la seconda riguarda la necessità di formare nuovi
progettisti in grado di affrontare una società in stato
di transizione. I nuovi designer devono essere dotati di
strumenti fluidi, di metodologie aperte al dialogo con
altri attori. È per questo che alla fine di questo percorso
d’indagine, come ultimo elemento del pattern, si parlava
di atteggiamenti (di design), e non di modelli o metodo-
logie da applicare.
Si può parlare di modelli, purché non li intendiamo
come delle strutture rigide dentro il quale iscrivere i
campi della conoscenza, purché siamo pronti a metterli
in discussione laddove avvertiamo che non si adattano
più alla realtà e rischiano di diventare obsoleti.
Interrogandosi sulla replicabilità di un modello,
la risposta ricevuta da Mattozzi in una conversazione
skype, merita di apparire tra queste righe conclusive:
«Riproporre un modello esistente su diverse scale,
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