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IL POSTBIPOLARISMO

Il bipolarismo vedeva contrapposte le due grandi potenze USA e Russia, dopo il crollo dell' URSS
però l'asetto politico mondiale cambiò radicalmente. Il postbipolarismo, termine coniato proprio
per il periodo in seguito alla guerra fredda, aprì una nuova fase storica meno stabile con una
prospettiva meno chiara: gli USA erano l' unica superpotenza mondiale e non si è potuto affidare il
governo ad una diarchia più o meno accettata, e gli Stati Uniti non avrebbero potuto gestire il
mondo e la sua conflittualità internazionale.
Non è stato possibile chiedere aiuto per la stabilizzazione del pianeta a paesi come Cina ,India e
Sudafrica nei quali si osservava una crescita, un rafforzarsi del paese stesso e soprattutto una
ristrutturazione di potere interno.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che durante la guerra fredda era sempre stata
ostacolata dalle due potenze, si è trovata sabotata, impreparata e disarmata a gestire una nuova fase;
l'unica organizzazione internazionale che restava ancora in piedi era la NATO, anche se barcollante
per la scomparsa del tradizionale nemico per combattere il quale era stata fondata.
A questo punto, con questo assetto politico, l' Unione Europea iniziò a distinguersi per alcune sue
politiche comuni ( specialmente monetarie) e sembrava a molti stati usciti dal sistema comunista
una sponda cui associarsi: una garanzia di progresso e benessere.
Nel frattempo alcuni conflitti minacciavano di incendiare il mondo, tra cui la nascita di nuovi
protagonisti di medie e piccole potenze ( Iraq--> Saddam Hussein; guerre internazionali in
Sudafrica).
Il mondo postbipolare è meno governabile; a tutto ciò si è anche aggiunto un incrudelirsi e
radicalizzarsi del terrorismo internazionale e transnazionale. (è una delle cause dell'instabilità, ma
non quella primaria). Osteggiata con forza l' ONU e il suo approccio multilaterale, gli USA con
politiche unilaterali, hanno tentato di gestire questa ingovernabilità..
Washington quindi, preoccupata per la minaccia all' ordine internazionale a al proprio rango di
superpotenza ha deciso di imporre un ordine di MANU MILITARI: in questo modo ha trascinato
tutti i suoi alleati in imprese belliche alla fine in grado solo di creare più ostacoli che soluzioni.
Dimensione militare ha acquistato dunque un ruolo molto più rilevante di quanto lo avesse avuto
nel bipolarismo.
L'Italia,quindi, si è trovata a fare i conti con questa insidiosa trasformazione.
La conflittualità internazionale non è cresciuta, si ricorre meno alla guerra: ciò purtroppo non ha
comportato che la dimensione militare sia divenuta meno importante.
L' ONU aveva tentato di farsi carico di soluzioni operative al problema sia per la sua
impreparazione, sia per il rischio di una perdita di centralità della superpotenza rimasta così gli USA
e la NATO assunsero il problema.
L' unione europea cercò di rendere operativa una “identità di sicurezza e difesa comune”, ma gli
stati hanno preferito rinazionalizzare anche le politiche di difesa, con la conseguenza che i reparti
militari europei sono limitati, e non in grado di fornire una credibile alternativa a quelli della
NATO. Gli USA hanno rappresentato la norma della risposta internazionale alla crisi.
I governi della Repubblica hanno direttamente partecipato al policing americano di (coalition of the
willings) e spesso il paese non vedeva con grande e compatto favore questi impegni militari lontani
dai confini patrii. Per l'Italia insomma la dimensione militare, sia pur trasformata e ridimensionata,
non è affatto scomparsa nel passaggio dalla guerra fredda al postbipolarismo.

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