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AMBITO PENALE

1- INDAGINI DIFENSIVE

Sono tutte quelle attività che il collaboratore, e il difensore, può svolgere per cercare elementi di prova
a favore del proprio assistito che può essere sia l’indagato (ricerca prove per difendersi e dimostrare la
propria estraneità ai fatti, dunque per fornire un alibi), sia la persona offesa (per fornire prove a favore
delle proprie dichiarazioni.)
Le indagini (o investigazioni) difensive rappresentano uno strumento introdotto nel nostro
ordinamento dalla Legge 7 dicembre n. 397/2000 al fine di attuare il principio di parità tra accusa e
difesa.

Vengono svolte in vari momenti:

 Quando è già avvenuta l’iscrizione nel registro degli indagati o a seguito della notizia
dell’indagine (quindi in parallelo alle indagini preliminari del pm)
 Quando non vi è ancora nessuna iscrizione nel registro degli indagati e l’instaurazione di un
procedimento penale è solo eventuale (indagini preventive)
 In un momento successivo, al fine di ricercare nuove prove per chiedere la revisione della
sentenza (è capitato che un caso sia stato archiviato come suicidio, i parenti non accettavano
questa sentenza e si sono rivolti agli investigatori affinché ricercassero elementi di prova che
dimostrassero che non si trattava di suicidio, ma di altro, e quindi riaprire le indagini.)

L’avvocato difensore svolge indagini in prima persona oppure avvalendosi dell’ausilio di sostituti, consulenti
tecnici e investigatori privati. Ma tutti gli investigatori privati possono svolgere le indagini penali? La
risposta è no. Occorrono dei requisiti:

 Devono essere in possesso della licenza per svolgere attività d’investigazione privata in ambito
civile;
 Devono aver maturato una specifica esperienza professionale che possa garantire il corretto
esercizio dell’attività.

Per ottenere la licenza occorre fare richiesta al Prefetto della provincia in cui il titolare ha eletto la sede
principale dell’attività investigativa. Il rilascio licenza ha validità triennale e carattere rigorosamente
personale.

2- I DIRITTI DELLA DIFESA


Il difensore ha il diritto di condurre:
 Indagini dirette: in luogo delle quali il difensore raccoglie direttamente la fonte di prova
 Indagini indirette: il difensore raccoglie la fonte di prova in maniera indiretta
 Indagini tipiche: previste e disciplinate dal codice di procedura penale, che ne indica anche
modalità di esecuzione e utilizzabilità.
 Indagini atipiche: non previste espressamente dal codice di rito, ma ugualmente valide e aventi
valore probatorio.

INDAGINI DIRETTE TIPICHE = sono ricomprese le attività di:


 richiesta di documenti alla pubblica amministrazione
 l’accesso ai luoghi per effettuare rilievi tecnici, grafici, planimetrici, fotografici e
audiovisivi.
L’accesso ai luoghi (art. 391 sexies e septies cpp) si esplica nel sopralluogo, che deve essere effettuato
avendo cura di lasciare lo spazio dei luoghi immutato, evitando alterazioni o dispersioni.
L’accesso ai luoghi può avvenire su suolo pubblico, aperto al pubblico o privato. Se avviene in luogo privato
l’investigatore avrà bisogno dell’autorizzazione del proprietario per accedervi: se questo rifiuta,
l’investigatore potrà fare richiesta di accesso al GIP: dinanzi all’autorizzazione concessa dal giudice, il
proprietario non può negare l’accesso.
Lo stesso vale anche in caso di rifiuto della pubblica amministrazione di fornire la documentazione richiesta:
l’investigatore potrà fare istanza di sequestro della documentazione all’autorità giudiziaria.

Al termine dell’attività, l’investigatore dovrà redigere un verbale indicante:


a. Data e luogo
b. Generalità dei soggetti che hanno partecipato al sopralluogo
c. Descrizione dettagliata dello stato dei luoghi e delle cose
d. Sottoscrizione del verbale.

Il verbale compilato entrerà a far parte del fascicolo del dibattimento, al pari del verbale redatto
dall’autorità giudiziaria, e avrà lo stesso valore probatorio trattandosi di un atto irripetibile.

INDAGINI DIRETTE ATIPICHE = consistono in:


 Attività di osservazione (statica o dinamica), come l’appostamento o il pedinamento.
Possono essere svolte con l’ausilio di rilevatori elettronici (GPS), tramite riprese cinematografiche e
fotografiche, e solo in luoghi pubblici.

INDAGINI INDIRETTE ATIPICHE = ricomprendono l’attività dell’investigatore che, di propria iniziativa può
acquisire notizie dalle persone in grado di riferire circostanze utili ai fini dell’attività investigativa, ma solo
attraverso un colloquio non documentato. Si tratta delle cd. notizie o informazioni confidenziali: non sono
fonti di prova, ma possono dare uno spunto per un determinato indirizzo investigativo che può portare
all’acquisizione di una fonte di prova.

INDAGINI INDIRETTE TIPICHE = consiste nel compiere una dichiarazione scritta o un’intervista, che
possono essere effettuate o dall’avvocato difensore in prima persona, oppure dall’investigatore ma solo su
specifico mandato dell’avvocato difensore.
La dichiarazione scritta è un atto formale in cui viene chiesto all’informatore di sottoscrivere le proprie
dichiarazioni. Al termine dell’incontro il difensore dovrà redigere una relazione sottoscritta dal dichiarante
stesso e che dovrà contenere:
a. La data in cui si è ricevuta la dichiarazione
b. Le proprie generalità e di colui che ha rilasciato la dichiarazione
c. L’attestazione di aver rivolto gli avvertimenti ex art. 391-bis
d. I fatti sui quali verte la dichiarazione.
L’intervista consiste nel porre direttamente le domande e nel ricevere risposte. La conversazione tra il
difensore e l’informatore sarà registrata e tutte le domande/risposte vengono scritte. Queste dichiarazioni
possono essere utilizzate in dibattimento.

3- COLLOQUIO, DICHIARAZIONE SCRITTA O INTERVISTA


In ogni caso (che si tratti di colloquio, di dichiarazione scritta o di intervista), il difensore, il sostituito, gli
investigatori privati autorizzati o i consulenti tecnici avvertono le persone:
1. Della propria qualità e dello scopo del colloquio
2. Se intendono semplicemente conferire o ricevere dichiarazioni o assumere informazioni indicando,
in tal caso, le modalità e la forma di documentazione
3. Obbligo di dichiarare se sono sottoposte a indagini o imputate nello stesso procedimento, un
procedimento connesso o per un reato collegato
4. Della facoltà di non rispondere
5. Del divieto di rivelare le domande eventualmente formulate dalla pg o dal pm e le risposte date
6. Delle responsabilità penali conseguenti alla falsa dichiarazione

-Se si rivolge a persona detenuta, il difensore deve essere autorizzato da parte del Giudice.
-Se si rivolge a persona indagata o imputata nello stesso procedimento, in un procedimento connesso o
collegato, deve avvisare, almeno 24 ore prima, il suo difensore che deve necessariamente presenziare.

Il difensore deve interrompere l’assunzione di informazioni qualora il soggetto renda dichiarazioni


autoindizianti: in questo caso, le dichiarazioni in precedenza rese non potranno essere usate contro di lui.

Il difensore non può MAI “filtrare” e modificare le dichiarazioni rilasciate dalla persona sentita al fine di
assumere elementi a favore del proprio cliente. Se decide di formalizzare le dichiarazioni, queste devono
rimanere genuine e integrali, qualsiasi sia il loro contenuto.

In caso di mancato rispetto delle disposizioni, il difensore va incontro a una duplice sanzione:
1-le informazioni acquisite diventano inutilizzabili;
2-ottiene un illecito disciplinare.

4- ATTIVITA’ DI PG A CONFRONTO CON LE ATTIVITA’ DELL’INVESTIGATORE


 Il DIFENSORE: segue un interesse privato; la sua attività investigativa è facoltativa e ha una finalità
unilaterale, cioè mira solo alla difesa del proprio assistito, a raccogliere elementi a favore della
parte privata, dunque non ha il vincolo dell’imparzialità. Il difensore non ha poteri coercitivi e non
può mettere in atto perquisizioni, sequestri od intercettazioni. Tra l’altro ha la facoltà di scegliere se
presentare o meno le prove raccolte e le potrà prospettare al GIP in qualsiasi momento, tenendo
conto delle strategie difensive adottate. L’unico vincolo alle prove riguarda la loro interezza, e ciò
vuol dire che devono essere presentate in maniera integrale, senza ritagli di parte di documenti. (ad
esempio, se una dichiarazione testimoniale presenta solo alcune circostanze favorevoli alla propria
tesi, o si decide di introdurla integralmente oppure no.)
 La POLIZIA GIUDIZIARIA: segue un interesse pubblico; se la notizia di reato è fondata l’autorità
giudiziaria ha l’obbligo di svolgere indagini e, poiché sottoposta al vincolo dell’imparzialità, deve
produrre tutte le prove raccolte, sia favorevoli che sfavorevoli all’indagine. Deve depositare le
prove raccolte con precise scadenze e gode di poteri coercitivi: può effettuare perquisizioni,
sequestri od intercettazioni.

5- PRINCIPALI TIPOLOGIE DI INDAGINI DIFENSIVE RICHIESTE ALL’INVESTIGATORE PRIVATO


All’investigatore privato viene spesso richiesto di:
 Verificare la reperibilità dei testimoni
 Verificare l’attendibilità e le qualità morali dei testimoni
 Ricercare ulteriori testimoni o persone informate sui fatti (e quindi intervistarle)
 Ricercare alibi
 Accertare e verificare lo stato dei luoghi
 Accertare la giusta sequenzialità dei fatti
 Ricercare eventuali prove raggirate a danno di soggetti vulnerabili.
6- SOGGETTI DEL PROCEDIMENTO
INDAGATO: ossia la persona sottoposta a indagini preliminari
IMPUTATO: quando si è instaurato il processo, è la persona alla quale è attribuito il reato descritto
nell’imputazione formulata dal pm.
PERSONA OFFESA: è la persona titolare del diritto violato da chi ha commesso il reato.
PARTE CIVILE: è il danneggiato dal reato (o un suo parente) che richiede il risarcimento del danno
(patrimoniale o morale). Ha un suo autonomo diritto di ricerca e ammissione della prova, e può revocare la
sua qualifica in qualsiasi momento.
CTP-CONSULENTE TECNICO PRIVATO: è il tecnico che fa le consulenze, offrendo un parere tecnico
motivato. Possono nominare un proprio consulente sia la difesa, sia il pm, sia la parte civile. Solo nel caso
del Pubblico Ministero, il consulente ha l’obbligo di dire la verità, poiché il pm ha un interesse pubblico.
CTU-CONSULENTE TECNICO D’UFFICIO (o PERITO): viene nominato dal giudice e svolge perizie solo per lui.
Tutti gli elementi che raccoglie confluiscono direttamente nel fascicolo del dibattimento e ha l’obbligo di far
conoscere la verità.
GIP-GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI: ossia il giudice che riveste tale qualifica nel primo momento
del procedimento penale. Esercita una funzione di garanzia sulle libertà fondamentali dell’individuo e sulla
tutela del diritto di difesa. Ha una funzione di controllo nell’assicurare che le indagini siano svolte
correttamente. Valuta le richieste del pm: richiesta di rinvio a giudizio, richiesta di archiviazione oppure
decide sull’applicazione di una misura cautelare.
GUP-GIUDICE DELL’UDIENZA PRELIMINARE: il magistrato che assume questo ruolo dovrà essere diverso da
quello delle indagini preliminari. Durante l’udienza, decide se accettare la richiesta del pm di rinviare a
giudizio l’indagato (se ci sono elementi di prova idonei a sostegno dell’accusa), o emette una sentenza di
non luogo a procedere (se ritiene che gli elementi addotti dall’accusa siano incompleti o contraddittori,
oppure se il fatto non costituisce reato, se l’imputato non lo ha commesso o il fatto non sussiste.)

7- INDAGINI DIFENSIVE
Solo l’Avvocato difensore nominato è il soggetto titolato (possiede il mandato investigativo penale) che
può svolgere indagini difensive nel procedimento penale, pertanto solo lui è legittimato ad incaricare
l’investigatore.
L’incarico che il difensore riceve dal cliente viene iscritto in uno speciale registro (speciale registro del
difensore) e comunicato all’autorità giudiziaria. Questo registro contiene:
1. L’oggetto dell’indagine
2. La durata dell’indagine
3. Le direttive impartite
4. L’obbligo del segreto professionale
5. Il rifiuto ad assumere incarichi connessi
L’avvocato difensore può incaricare l’investigatore privato tramite delega scritta e firmata dallo stesso
Avvocato, oppure compilando il modulo di incarico fornito dall’agenzia investigativa. Una volta ricevuto
l’incarico, anche l’investigatore dovrà annotarlo in uno speciale registro precedentemente vidimato dalla
Questura (speciale registro dell’investigatore). All’interno di quest’ultimo registro risulterà indicato:
1. Generalità e indirizzo del difensore committente
2. Tipologia atti investigativi richiesti
3. Durata delle indagini, determinata al momento del conferimento dell’incarico
Nel registro non compare il nome dell’indagato, proprio perché la riservatezza e la confidenzialità sono
caratteristiche essenziali delle indagini difensive.

8- RAPPORTO TRA INVESTIGATORE E DIFENSORE COMMITTENTE


E’ un rapporto contraddistinto dalla riservatezza e dalla confidenzialità. Il difensore committente e
l’investigatore collaborano sinergicamente alla ricerca di fonti di prova che consentano di raggiungere
l’obiettivo prefissato. Le notizie apprese durante il compimento dell’incarico investigativo rimangono
all’interno dei rapporti tra investigatore e difensore (segreto professionale): in caso di divulgazione si
incorre nella violazione contrattuale e nell’illecito penale.

9- ATTIVITA’ DELL’INVESTIGATORE
L’investigatore relazione la sua attività al difensore tramite note riassuntive, relazioni tecniche, pareri,
descrizioni dell’attività svolta e dei risultati ottenuti. La relazione dell’attività deve avvenire nei tempi idonei
in modo da permettere al difensore un controllo sull’attività compiuta e valutare ulteriori iniziative
d’indagine o predisporre la miglior strategia difensiva.
Essendo regolata da norme del codice di procedura penale e dalla legge sulla privacy, deve rispettarle pena
l’impresentabilità e l’inutilizzabilità delle fonti di prova raccolte.

10- INVESTIGATORE IN QUALITA’ DI TESTIMONE


L’investigatore privato, nel contraddittorio, può essere sentito come testimone diretto in relazione
all’attività svolta durante le investigazioni difensive. L’escussione orale serve per consentire l’ingresso delle
cose da lui stesso viste e fotografate tramite.
Può essere sentito anche come testimone indiretto sulle notizie raccolte durante il colloquio non
documentato.
L’investigatore in qualità di testimone è un ausiliario della difesa che agisce sulla base di un incarico
professionale, impiegando esperienza, professionalità e competenze specialistiche proprie della sua
professione.

11- FASCICOLO DEL DIFENSORE


Tutta la documentazione inerente alle indagini investigative difensive viene raccolta dal legale nel fascicolo
del difensore, ove confluiscono gli elementi di prova in favore del proprio assistito. Questo fascicolo viene
custodito durante le indagini presso la cancelleria del GIP e, poi, all’esito dell’udienza preliminare, quando
si avrà la certezza di andare al dibattimento (rinvio a giudizio), il fascicolo confluisce nel fascicolo del PM.
Nel corso delle indagini preliminari e nell’udienza, quando il giudice deve adottare una decisione con
l’intervento della parte privata, il difensore può presentargli direttamente gli elementi di prova a favore del
proprio assistito oppure, se il difensore presume che il giudice possa adottare un provvedimento che non
richiede la partecipazione dell’assistito, in via preventiva presenta al giudice (depositando in cancelleria) gli
elementi a discarico in modo che questi ne tenga conto.
Il fascicolo non può essere visionato dal pm durante lo svolgimento delle indagini (salvo debba essere
adottata una decisione su richiesta di parte) ma il difensore può, in ogni caso, presentare al pm gli elementi
di prova a favore del proprio assistito. È il difensore che decide se e quando portare a conoscenza
dell’autorità le risultanze delle indagini svolte.
Il fascicolo del difensore presenta delle differenze rispetto al fascicolo del pm: in quest’ultimo devono
rientrarvi tutti gli atti d’indagine compiuti, mentre nel fascicolo del difensore vengono inseriti solo gli atti
ritenuti funzionali alla strategia difensiva.

12- ATTIVITA’ INVESTIGATIVA PREVENTIVA


L’attività investigativa difensiva prevista dall’art. 327-bis, (esclusi però gli atti che richiedono
l’autorizzazione o l’intervento dell’autorità giudiziaria) può essere svolta anche dal difensore che ha
ricevuto apposito mandato per l’eventualità che si instauri un procedimento penale.
Le indagini preventive sono indagini difensive che vengono compiute quando l’instaurazione di un
procedimento penale a carico del proprio cliente è solo eventuale e non vi è quindi alcuna iscrizione nel
registro degli indagati.
Gli elementi di prova raccolti a favore del proprio cliente, quindi, saranno utilizzati solo se si instaura un
procedimento penale.
Queste indagini possono essere svolte:
 Per un conto di un soggetto che teme che possa essere sottoposto alle indagini nell’immediato
futuro
 Oppure per conto di colui che, avendo il sospetto di esser stato vittima di un reato, intenda
acquisire più elementi prima di comunicare la notitia criminis all’Autorità Giudiziaria
Anche per svolgere indagini preventive l’Avvocato difensore può avvalersi di consulenti tecnici o
investigatori privati autorizzati, MA non possono essere compiuti in via preventiva gli atti che richiedono
Durante l’indagine difensiva non si possono manipolare o modificare dei possibili elementi di prova, per
non compromettere le eventuali future indagini del pm.
Per poter svolgere l’attività investigativa preventiva, il difensore deve prima aver ricevuto un apposito
mandato, munito di sottoscrizione autenticata- che prende il nome di procura speciale- che deve contenere
la nomina del difensore e l’indicazione dei fatti ai quali si riferisce. Il conferimento dell’incarico verrà scritto
nello speciale registro del difensore. (anche l’investigatore, una volta ricevuto l’incarico, dovrà annotarlo
nel registro speciale dell’investigatore.) Il legale non avviserà il GIP delle indagini preventive proprio
perché non esiste ancora alcuna indagine in corso da parte dell’autorità giudiziaria.
I risultati dell’attività investigativa vengono documentati dall’investigatore secondo gli stessi criteri previsti
per l’attività svolta durante le indagini preliminari (a mezzo di note riassuntive, relazioni tecniche, pareri
ecc.)

13- STRUMENTI UTILI ALLE INDAGINI


Gli strumenti utilizzati dagli investigatori privati sono principalmente:
 localizzatori GPS
 videocamere
 fotocamere e teleobiettivi di diverse dimensioni.
 microspie
I dispositivi che servono alle intercettazioni ambientali o telefoniche sono vietati dalla legge.
L’investigatore privato adopera tali tecnologie solo se autorizzato dal Pubblico Ministero in supporto ad
un'indagine in ambito penale o di polizia.
La responsabilità primaria di un investigatore privato è quella di documentare con precisione le situazioni
che gli si manifestano durante le indagini, e non c'è modo migliore che catturarle ed immortalarle nei video
e nelle fotografie. Importante è anche non sconfinare nell’illegalità.
Probabilmente la cosa più importante sono i localizzatori GPS, che negli ultimi anni hanno fatto un enorme
passo di qualità e di affidabilità, consentendo all’investigatore di svolgere l’attività di pedinamento
mantenendo distanze significative e annullando i rischi di perdere il veicolo monitorato.

14- GPS TRACKER


Il GPS tracker è un dispositivo tecnologico di ultima generazione in grado di monitorare e tracciare gli
spostamenti di oggetti o persone sfruttando i segnali della rete satellitare GPS (Global Positioning
System).
Come funziona: il sistema di tracciamento funziona come ricevitore della posizione in cui si trova grazie al
blocco ricevente che presenta un’antenna integrata che capta i segnali di almeno quattro satelliti della rete
GPS per individuare in tempo reale la posizione. La posizione localizzata viene poi trasmessa da remoto a un
cellulare (o più cellulari) con messaggi sms o mms contenenti i dati delle coordinate geografiche, che
vengono poi decodificate e tracciate su computer o monitor grazie ai software dedicati.
Esistono tracker che sono in grado anche in tempo reale di trasmettere direttamente sulla rete Internet di
un PC, e anche simultaneamente a più cellulari prefissati, i dati del tracciamento e della posizione.
Il funzionamento è possibile grazie all’azione di più tecnologie: si incrociano segnali GPS, si usa la rete
mobile GSM o GPRS o UMTS dei cellulari e la rete world wide web (www) di Internet. Tutto il
coordinamento di acquisizione dei dati dal GPS e trasmissione in remoto è gestito da un potente microchip
integrato al GPS tracker che ne rappresenta il cuore e cervello.

15- BONIFICHE AMBIENTALI


L’intervento di bonifica ambientale è finalizzato all’individuazione di qualsiasi tipo di microspia audio,
video, ad onde convogliate e a infrarossi attive comprese microspie GSM, UMTS e ripetitori, ricerca di
registratori, telecamere a filo, comprese apparecchiature telecomandate, spente o inattive.
Il metodo di ricerca si basa sul principio delle correlazioni di spettro, confrontando i dati rilevati in un
campo neutro con quelli acquisiti nell'area da ispezionare. In questo modo si è in grado di rilevare ogni tipo
di segnale che si irradia dall'area da bonificare.
L'intervento comprende anche l'ispezione approfondita dell'ambiente fisico nel caso si tratti di luoghi quali
abitazioni private, uffici o auto. Si procede quindi anche a verificare la rete elettrica, per rilevare la presenza
di dispositivi che operano tramite onde convogliate e/o dispositivi ricetrasmittenti alimentati dalla stessa
rete.
Al termine di ogni operazione di bonifica verrà stilata una relazione in merito ai risultati ottenuti
nell'espletamento del servizio, nonché soluzioni per evitare atti criminosi, come l'individuazione di locali e
tecnologie a rischio ed eventuali soluzioni tecniche ai problemi riscontrati.

16- BONIFICHE DI TECNOLOGIE INFORMATICHE


Se c’è il sospetto che un PC o uno smartphone siano spiati, la prassi è quella di effettuare una scansione
antivirus. Ma quando abbiamo a che fare con SpyWare di ultima generazione succede che gli antivirus
comuni non rilevano la minaccia in atto.
Esistono, quindi, tecniche e sistemi di bonifica molto più sofisticati di una semplice scansione antivirus.
Questi sistemi, purtroppo però, non sono alla portata dell’utente medio, dunque è necessario consultare un
esperto.
L’attività di bonifica di tecnologie informatiche prevede i seguenti passaggi:
 Analisi del traffico generato dal device
Tutti gli SpyWare comunicano con il Web Server dell'attaccante per inviare dati sensibili e/o ricevere
comandi da remoto. La prova più rapida per capire se il Device è infetto è intercettare il traffico in
entrata ed in uscita.

 Monitoraggio delle applicazioni installate e dei processi in esecuzione nel sistema


Gli SpyWare di solito attivano processi anomali e si annidano nei punti più remoti del device. Durante
questo processo di analisi verranno controllate applicazioni installate e tutti i processi attivi.

 Analisi della memoria RAM (Random Access Memory).


La RAM è la memoria utilizzata per ogni singola operazione del computer. I più avanzati SpyWare
sfruttano PowerShell per aggirare i controlli, ed iniettano il codice malevolo direttamente in memoria:
in questo modo nessuna traccia sarà presente sul disco fisso. L'analisi della RAM consente di
individuare gli SpyWare più nascosti.

17- RILEVATORI DI MICROSPIE


Il rilevatore di microspie RJ-511 è un particolare detector progettato per rilevare e localizzare le
trasmissioni da dispositivi cellulari, smartphone, localizzatori GPS, dispositivi di ascolto GSM (microspie) e
telecamere nascoste 3G/4G wireless.
TELECAMERE MICROSPIE: oggi, grazie alla tecnologia informatica sempre più piccola, gli investigatori
trovano sempre più spesso delle microtelecamere spia collegate tramite wifi e ispezionabili con sistemi
esterni, come tablet, cellulari.

18- INTERVISTA COGNITIVA


Premessa: la memoria è la capacità di formare, immagazzinare e rievocare informazioni di vario tipo.
L’intervista cognitiva è una tecnica utilizzata per interrogare un testimone (specialmente di un crimine o
di un evento traumatico) e che si concentra sui processi della memoria.

TECNICHE DI AUDIZIONE DI TESTIMONI E PERSONE INFORMATE SUI FATTI: La strategia generale è quella
di guidare il testimone attraverso i registri della memoria che sono più ricchi di informazioni pertinenti
all’evento e il metodo è quello di passare da domande aperte a domande più specifiche;
Nel fare ciò bisogna tenere sempre a mente gli obiettivi:
 non danneggiare i ricordi
 recuperare il maggior numero di informazioni nella forma più corretta.

Che cos’è il RICORDO: È il risultato di una serie di elaborazioni che vanno sotto il nome di “processo di
memoria”. Questo processo è diviso in 3 fasi:
1) Fase di acquisizione: in questa fase si percepiscono e si codificano informazioni presenti
nell’ambiente al momento dell’evento
2) Fase di ritenzione: fase di conservazione del ricordo
3) Fase di recupero: fase in cui il soggetto recupera le informazioni prima di verbalizzare il ricordo.

Il ricordo, però, non è una replica esatta dell’evento stesso, ma un’elaborazione che riflette la modalità
con cui il soggetto lo ha percepito, e tra l’altro la fase di acquisizione (percezione e codifica) è influenzata
da una serie di fattori sia psicologici che ambientali.
L’essere umano non assume un ruolo passivo, ma dinamico ed attivo rispetto all’evento, agendo sulle
informazioni percepite, codificandole ed elaborandole sia in maniera consapevole (logica, coerente ed
economica) che inconscia (sulla base di stati emotivi, stress o fattori esterni).

19- FASE DI ACQUISIZIONE


Innanzitutto, il sistema percettivo e cognitivo presenta dei limiti:
1. L’essere umano, nella vita di tutti i giorni, è continuamente “bombardato” da stimoli che
giungono agli organi di senso. Di tutti questi stimoli il sistema percettivo e cognitivo riesce ad
elaborarne solo una piccola parte.
2. Operano una serie di “filtri” che selezionano in maniera automatica solo gli stimoli utili alla
“sopravvivenza” e all’esecuzione di un compito.

Che cos’è l’ATTENZIONE SELETTIVA: Intorno alla metà del ventesimo secolo, iniziarono gli studi sul
funzionamento dei “filtri percettivi”, che misero in evidenza come alcuni stimoli secondari (cioè non
essenziali allo svolgimento di un compito) riuscivano a superare la barriera “innalzata” dai “filtri percettivi”:
questo procedimento prende il nome di selezione tardiva dell’informazione.
Come sostenuto dalle teorie della selezione tardiva, l’individuo metterebbe in atto una sorta di
elaborazione anche a quelle informazioni o stimoli a cui non si presta direttamente e “coscientemente”:
(questo prende il nome di attenzione in modo volontario)
La selezione tardiva di alcuni stimoli poteva dipendere dall’energia messa in campo per analizzare gli stimoli
necessari a portare a termine il proprio compito: all’aumentare dell’energia necessaria diminuiva la
possibilità di elaborare gli stimoli secondari e viceversa.
ASPETTATIVE E CONOSCENZE PREGRESSE: aiutano a discriminare, e a volte a completare, gli stimoli. Se è
vero che le conoscenze pregresse spesso danno significato agli stimoli, è vero anche che gli stimoli stessi
generano conoscenze pregresse.
Al presentarsi di un episodio nasce un’immagine alla quale bisogna assegnare un significato. L’immagine
viene confrontata con ciò che è presente nella memoria (conoscenze pregresse): se viene trovata
una “concordanza”, gli viene assegnato un significato già esistente perché l’immagine viene riconosciuta e
collegata ad un’altra della quale abbiamo avuto già esperienza. In caso contrario verrà creato un nuovo
significato. Un esempio di associazione errata: vedo un soggetto incappucciato con qualcosa in mano,
penso che sia una pistola.
Persone diverse daranno un significato diverso allo stesso stimolo-evento in base alla propria esperienza
pregressa.
Tra l’altro le persone tendono ad elaborare le nuove informazioni in base a conoscenze e schemi mentali
pregressi, modificandone con facilità il contenuto, perché confondono la concordanza con la similitudine e
questo rappresenta un sistema “economico” della gestione delle informazioni

VARIABILI CHE INFLUENZANO DIRETTAMENTE LA FASE DI ACQUISIZIONE:


• Stato emotivo
• Tempo di esposizione all’evento: con l’aumentare del tempo di esposizione, maggiore è la possibilità di
percepire elementi;
• Violenza dell’evento: all’aumentare della violenza dell’evento, generalmente diminuisce la capacità di
ricordare i particolari;
• Stress: all’aumentare dello stress legato all’evento che si sta vivendo, diminuisce la capacità di una
corretta percezione e memorizzazione.

20- FASE DI RITENZIONE


In questa fase il ricordo non viene solo conservato, ma plasmato continuamente fino ad arrivare, in alcuni
casi, ad un ricordo completamente diverso rispetto all’originale.
Memoria episodica: il ricordo del contenuto e quello della fonte sono diversi: ciò significa che possiamo
ricordare un episodio ma non la fonte. E quindi se nella fase di ritenzione il testimone viene a contatto con
altre informazioni relative all’evento vissuto, queste potrebbero sovrapporsi alla traccia originaria creando
una “fusione” delle informazioni fino alla creazione di falsi ricordi.

Le informazioni con cui il soggetto viene a contatto possono essere:


1. Interne: ripensare a ciò che si è vissuto generando delle informazioni che sono proprie
dell’immaginazione: questo perché c’è la necessità di dare un significato a qualcosa che non si
riesce a spiegare
2. Esterne: ad esempio parlare dell’evento con altre persone, testimoni o inquirenti.

All’aumentare del tempo trascorso tra la codifica ed il recupero delle informazioni aumenta la possibilità di
contaminazione dei ricordi

21- FASE DI RECUPERO


Fase in cui il soggetto recupera le informazioni prima di verbalizzare il ricordo.
È in questa fase che l’intervistatore svolge un ruolo attivo sulla genesi del ricordo.
Obiettivi dell’intervistatore:
•Ottenere un racconto il più possibile simile alla realtà (è meglio avere meno informazioni ma più accurate)
•Cercare di non contaminare ulteriormente il ricordo.

22- FONDAMENTALI TECNICHE COGNITIVE


RICONTESTUALIZZAZIONE: cercare di effettuare una ricostruzione ambientale del contesto e dello stato
psicologico vissuto in quel momento (es. tornando sul luogo dell’accaduto)

RIFERIRE QUALSIASI DETTAGLIO: l’intervistatore esorta il testimone a non riferire solo ciò che per lui è
importante, deve riferire qualsiasi dettaglio anche se a suo parere non utile

RIEVOCAZIONE DA PUNTI DI PARTENZA DIVERSI: ossia raccontare l’evento in ordini cronologici diversi
(infatti modificando la sequenza temporale aumenta il numero dei particolari riportati perché si
indeboliscono gli schemi rievocativi pre-acquisiti)

RIEVOCAZIONE CAMBIANDO PROSPETTIVA: Raccontare l’evento immedesimandosi in altre persone


(vittima o altri testimoni) per cambiare lo stato emotivo di base.

23- LE 5 FASI DELL’INTERVISTA COGNITIVA


1. INSTAURARE IL RAPPORTO CON IL TESTIMONE
2. PERMETTERGLI DI ESPORRE UN RACCONTO LIBERO
3. FARGLI DOMANDE SU PARTICOLARI SPECIFICI
4. RACCONTO IN ORDINE DIVERSO E DA ANGOLAZIONI DIVERSE
5. COMMIATO

1- INSTAURARE IL RAPPORTO

MODALITA’ COMUNICATIVE E COMUNICAZIONE NON VERBALE


L’intervistatore deve:
 Ricordarsi che il testimone sta per raccontare un evento spiacevole in un ambiente per lui
stressante.
 Accogliere il testimone presentandosi con il proprio nome, stringendo la mano e creando un
contatto visivo, cercando così di attenuare la tensione e le insicurezze dell’intervistato
 Sedersi in modo composto ma rilassato, ad una distanza adeguata e senza fissarlo insistentemente
 Parlare lentamente e con calma, preferire frasi corte e prevedendo pause «tecniche» per
permettere al testimone di intervenire
 «Rinforzare» il testimone dimostrando apprezzamento per l’impegno e mostrando interesse e
attenzione
 Spiegare lo scopo dell’intervista chiarendo che è necessario un resoconto il più accurato possibile
senza inventare o tirare ad indovinare
 Non interrompere mai il testimone e non mostrare mai insofferenza se ci sono momenti di silenzio
 Non iniziare mai la comunicazione verbale con domande relative all’evento in esame, ma iniziare
con domande neutre che prevedono una risposta positiva
 Trasferire all’intervistato il controllo della situazione responsabilizzandolo e rendendolo
consapevole che solo lui è il depositario dell’informazione; il testimone deve avere la sensazione di
essere utile.

2- RACCONTO LIBERO
Consiste nel:
 Ricreare il contesto dell’evento (ad esempio tornando sul posto);
 Chiedere al testimone di iniziare il racconto libero spiegando in maniera chiara che “dovrebbe”
riportare tutti i particolari, anche quelli che ritiene insignificanti;
 Chiedere “se ricorda altro”, in questo modo il testimone può ripensare al suo racconto e verificare
se ha omesso qualche particolare.
3- DOMANDE SU PARTICOLARI SPECIFICI
Rappresenta il momento più critico dell’intervista sia per l’intervistato, in quanto è invitato a focalizzare la
sua attenzione su particolari specifici dell’evento (anche particolarmente dolorosi da ricordare) sia per
l’intervistatore che deve evitare di compromettere il ricordo del testimone ponendo domande in modo
corretto.
 Basandosi sul racconto libero fatto dal testimone, l’intervistatore deve cercare di stimolare il
soggetto ad attivare delle “immagini mentali specifiche” rispetto a specifici particolari del racconto
(aggressore, rapinatore, arma, veicolo, vestiti ecc.)
 L’intervistatore deve sfruttare le immagini attivate dal testimone e solo sulla base di queste porre le
ulteriori domande che ritiene utili. Può procedere in questa fase in modo deduttivo: dal generale al
particolare.
 Le domande devono essere formulate in modo corretto dando la priorità a domande aperte; non
utilizzare domande con risposta vincolata o suggestive (domande che contengono nella
formulazione, in modo più o meno implicito, la risposta – es. il soggetto aveva in mano una
pistola?)
 La risposta può essere influenzata negativamente anche dall’uso degli articoli determinativi rispetto
a quelli indeterminativi (ad esempio: ha visto LA pistola? Vs: ha visto UNA pistola?)

4- RACCONTO IN ORDINE DIVERSO E DA ANGOLAZIONI DIVERSE


La scelta di utilizzare una o entrambe le tecniche (ordine diverso o angolazione diversa) è delegata
all’intervistatore, che deve essere in grado di valutare, in base alle caratteristiche del testimone, se possono
essere utili e soprattutto se è possibile ottenere ulteriori informazioni;
Queste tecniche sono sempre sconsigliate con quei testimoni che hanno dimostrato, durante le fasi
precedenti, scarsa attinenza con le tecniche immaginative.

5- COMMIATO
Consiste nel ringraziare il testimone per la collaborazione e l’impegno dimostrato, cercando di lasciargli
un’ultima impressione positiva in modo tale da poter ottenere di nuovo il suo aiuto se dovesse essere
ancora necessario interrogarlo o nel caso dovesse avere la necessità di riferire nuovi particolari.

24- CROSS EXAMINATION- ESAME INCROCIATO


La cross examination è la modalità di esame del testimone prevista dal nostro codice di procedura penale,
secondo la quale il pubblico ministero e gli avvocati difensori, nel corso del processo, si rivolgono
direttamente al testimone, o all' imputato, nel formulare le proprie domande.
Questa modalità assicura l'immediatezza della risposta orale del teste alla domanda formulata da colui che
interroga, ed è ritenuta la metodologia più idonea all'accertamento della verità processuale perché
l'immediatezza ed il susseguirsi delle domande e delle risposte meglio garantiscono la genuinità delle
risposte.

25- LA PROVA NEL PROCESSO PENALE


Si può parlare “prova” solo dopo che la stessa si è formata nel dibattimento, quindi sono l’esame ed il
controesame del testimone a rappresentare il nucleo centrale del processo penale, perché costituiscono il
mezzo attraverso il quale una conoscenza su un determinato fatto diventa affidabile ai fini del processo e
quindi si forma la prova.

26- AUDIZIONE DEL TESTIMONE


Come avviene:
1. il giudice rivolge al teste l’avvertimento circa l’obbligo di dire la verità e le conseguenze previste
dalla legge penale per le dichiarazioni false, ed invita il testimone a fornire le proprie generalità.
2. Inizia l’esame incrociato che si compone di 3 momenti (esame diretto, controesame e riesame).
Le domande vengono poste direttamente dalla parte.

 ESAME DIRETTO: Viene condotto dalla parte che ha chiesto l’ammissione della prova e ha la finalità
di far emergere fatti favorevoli alla propria tesi. Sono vietate le domande suggerimento perché si
ritiene che l’interrogante conosca già le informazioni in possesso dal dichiarante, quindi si vuole
dimostrare la credibilità del teste. Sono vietate le domande:
- nocive (finalizzate a manipolare il teste, tese a minare la genuinità delle risposte)
- suggestive (tendono a suggerire al testimone la risposta da fornire o provocano una
risposta determinata)
- generiche (domande che hanno un riferimento inesistente o vago rispetto ai fatti di causa)
- intimidatorie e suadenti (domande che ledono il rispetto della persona, il suo pudore o la
sua dignità.)
 CONTROESAME: Condotto dalla parte che ha un interesse contrario a quella che ha introdotto il
teste. La finalità è quella di mettere in dubbio la credibilità del teste facendogli dichiarare:
- fatti che contraddicono la conclusione alla quale è pervenuta la controparte
- fatti diversi o alternativi
- fatti che dimostrano la sua non credibilità
Le domande devono essere pertinenti ai fatti che costituiscono oggetto di prova, sono sempre vietate
quelle nocive, ma in questo caso sono possibili le domande suggerimento per vedere come reagisce il teste
e per farlo cadere in contraddizione.
 RIESAME: Condotto dalla parte che inizialmente ha portato avanti l’esame diretto e che quindi ha
introdotto il teste. Avviene solo se è avvenuto il controesame. La finalità del riesame:
- Consentire il recupero della sequenza originaria dei fatti dopo che il controesame l’ha
messa in dubbio
- Consentire al teste di esporre le ragioni delle contraddizioni nelle quali è caduto nel
riesame

27- CONTESTAZIONI
Qualora il testimone, nel corso del proprio esame fornisce una dichiarazione diversa da quella resa in un
momento precedente al dibattimento, le parti possono utilizzare le dichiarazioni precedentemente rese
dallo stesso testimone, contenute nel fascicolo del Pubblico Ministero, ai fini della contestazione.
Le contestazioni hanno una duplice finalità: 1) mettere in dubbio la credibilità del teste che in dibattimento
ha dato una versione diversa. 2) dargli la possibilità di ricalibrare le versioni eliminando le difformità,
fornendo delle giustificazioni sui motivi della diversità.

28- L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE


Nel corso dell’esame incrociato il Presidente del Tribunale deve intervenire (d'ufficio o in seguito ad
opposizioni formulate dalle parti) rispetto alla correttezza delle domande, la genuinità delle risposte e la
lealtà dell’esame, allo scopo di evitare che vengano poste al testimone domande vietate dalla legge (es.
nocive, suggestive).
Il Presidente ha, inoltre, facoltà di porre d’ufficio domande ai testimoni, al fine di completare il racconto del
testimone con argomenti e circostanze non trattati o non esaurienti nelle fasi precedenti, o vagliare la
credibilità del teste, la sua sicurezza e in generale l’apporto conoscitivo che esso può apportare al processo.
29- TECNICHE DI CROSS EXAMINATION
Al fine di rendere efficace l'esame di un testimone, un buon esaminatore dovrebbe attenersi ad alcune
regole fondamentali:
• studiare scrupolosamente gli atti processuali
• evitare le domande di cui non sia possibile prevedere in alcun modo la risposta
• non contro-esaminare un testimone se non è assolutamente necessario
• durante il controesame usare domande suggestive tutte le volte che sia possibile
• interrompere l'esame ogni volta che si sia raggiunto il risultato voluto
• presentare opposizione alle domande ogni volta che sia opportuno (nocive, suggestive, o domande non
basate su fatti specifici che permettono al teste di fare un vero e proprio personale racconto dei fatti);
• utilizzare il meccanismo delle contestazioni nel corso dell’esame o del controesame per mettere in
evidenza la scarsa credibilità del testimone.

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