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Lisozima - Lysozyme
➢Lisozima (1,4-β-N-acetilmuramidasi) è un enzima che svolge un ruolo importante nella prevenzione delle
infezioni batteriche attaccando il peptidoglicano, una componente specifica di alcune pareti batteriche, lo
scindendo/idrolizza così facendo la cellula batterica esplode e muore. Questa attività catalitica di scissione
è di tipo glicolitico, scinde dei legami glicosidici all’interno della struttura del peptidoglicano.
➢ Il lisozima idrolizza (scinde) i legami glicosidici del peptidoglicano tra il C-1 del NAM e il C-4 della NAG,
incrementa la permeabilità della parete batterica e ne causa la distruzione
➢Il lisozima è ampiamente distribuito nelle piante e negli animali: il lisozima umano è espresso nelle
mucose della cavità nasale e dei dotti lacrimali, si trova anche nella saliva, nelle lacrime, nel latte, nel muco
cervicale, nei leucociti e nel tessuto renale
➢ Il lisozima fu scoperto da Alexander Fleming nel 1921, quando dimostrò che il suo muco nasale aveva la
capacità di inibire la crescita di un certo ceppo di batteri in coltura. Questa scoperta fu del tutto casuale,
(utilizzava le capsule di Petri per le sue colture, caddero delle gocce di muco nasale). Si rese conto che ciò
era in gran parte dovuto all'azione di una proteina all'interno del muco che causava la lisi o la rottura delle
cellule batteriche. Per questo motivo denominò la proteina lisozima. In una pubblicazione del 1922, riferì
la sua attività nell'albume delle galline, nelle lacrime, nella saliva,
nell'espettorato e nelle secrezioni nasali. In uno studio successivo,
Fleming in collaborazione con V. D. Allison rilevò la presenza di lisozima
nel siero del sangue umano, nella saliva, nel latte e in un'ampia varietà
di altri fluidi.
Viene distorto il quarto zucchero che si ritrova in una sequenza esasaccaridica. Quando la sequenza
saccaridica del peptoglicano va a depositarsi all’interno della fessura del lisozima (nel sito catalitico)
entrano 6 unità monosaccaridiche in sequenza, di queste 6 la quarta è un’unita di acido N-acetilmuramico
ed è quella su cui avviene la scissione del legame glicosidico. Questa posizione viene chiamata “the D ring”
ovvero l’anello del subsito D di questo enzima dove alloggia questo anello di acido N-acetilmuramico, e la
distorsione comporta il passaggio da una conformazione a sedia ad una a semisedia o mezzasedia. Quindi
nella Half-chair conformation C1,C2,C5 e O5 diventano coplanari tra di loro.
Ci sono due distinti meccanismi che possono verificarsi e che si verificano a seconda degli enzimi glicolitici
che catalizzano questa scissione.
PRIMO MECCANISMO
È un meccanismo acido base assistito con un meccanismo single displacement (di singola sostituzione), un
meccanismo concertato. Nel sito catalitico dobbiamo avere un residuo carbossilico acido (catalisi acida) e
dall’altra parte dobbiamo avere un residuo carbossilico basico, in forma deprotonata che fa da base. Il
residuo acido protona l’ossigeno e favorisce la scissione del legame, esce uno zucchero; dall’altra parte una
base rimuove un protone ed entra il nucleofilo dal basso. In soluzione l’intermedio è libero quindi può
essere attaccato da entrambe le posizioni mentre nel sito catalitico dell’enzima tutto è regiospecifico: il
protone e l’acqua arrivano da due posizioni opposte e la base rimuove dal basso.
SECONDO MECCANISMO
È sempre un meccanismo assistito acido base ma questa volta un double displacement mechanism (con
doppia sostituzione). Ci sono due reazioni distinte di sostituzione. Abbiamo nel sito catalitico i due residui
di carbossilici uno acido che esercita la catalisi acida e l’altro basico che esercita una catalisi nucleofilo. Nel
primo stadio c’è la protonazione dell’ossigeno del legame glicosidico, la scissione del legame, un attacco
nucleofilo e la formazione di un legame covalente. Questo passaggio può essere rappresentato a due
livelli, ci può essere la effettiva realizzazione di un legame estereo oppure ci può essere un’ interazione di
tipo elettrostatica tra il carbossilato negativo e la carica positiva dello ione ossocarbenio che viene
stabilizzato attraverso l’interazione elettrostatica. Il secondo passaggio è molto chiaro, l’acqua interagisce
con il carbossilato (quello che prima era acido poi è stato deprotonato facendolo diventare basico), la base
rimuove il protone, l’OH- attacca e scinde il legame estereo oppure scinde l’interazione elettrostatica
ritornando nella sua posizione originale nativa.
Una sostanziale diversità tra il meccanismo doppio e quello singolo è che in questo caso la configurazione
del legame glicosidico corrisponde a quello dello zucchero che viene rilasciato perché la regioselettività e
la stereochimica della reazione è tale che l’acqua deve entrare dalla stessa parte in cui si è scisso il legame
glicosidico mentre nel meccanismo precedente si ha un’inversione di configurazione perché in questo caso
l’acqua (il nucleofilo) entra dalla parte opposta da cui si è rotto il legame glicosidico.
Questi meccanismi sono comuni in quasi tutti gli enzimi che scindono i legami glicosidici detti “glicosidasi”,
enzimi che catalizzano la reazione di scissione con uno dei due meccanismi appena descritti. Questo
meccanismo non è solo di scissione del legame glicosidico ma è anche di inversione della configurazione
del carbonio anomerico proprio perché cambia configurazione a causa dell’attacco del nucleofilo dalla
parte opposta rispetto alla scissione del legame glicosidico.
Glu35 and Asp52 are lysozyme’s catalytic acid-base residues costituiscono la diade catalitica dei
residui acido base del lisozima
Glu-35 dona il protone all’ossigeno del legame glicosidico, provocando la rottura del legame e la
formazione di un carbocatione sul C1 del MurNAc stabilizzato dall’ossigeno.
Asp-52 stabilizza il carbocatione (stato di transizione), si ipotizza un’interazione elettrostatica tra
l’aspartato e lo stato di transizione, importante perché stabilizzandolo si abbassa ancora di più l’energia di
attivazione del processo.
Entra l’acqua
Glu-35, in forma basica, strappa un protone ad una molecola di acqua, l’OH- attacca, si scinde il legame,
fuoriesce lo zucchero generando un ossidrile che neutralizza il carbocatione sul C1 del NAM
Passiamo adesso ad un secondo meccanismo enzimatico
Carbossipeptidasi A(CPA)
➢ Una esopeptidasi secreta come precursore nel succo pancreatico, che idrolizza il legame
peptidico al C-terminale di una sequenza peptidica scinde l’ultimo amminoacido C terminale della
sequenza peptidica.
➢ Questo enzima esibisce una elevate specificità riguardo alla posizione del legame peptidico, ma
non discrimina in base all’identità del residuo amminoacidico C-terminale, ma discrimina in base
alla posizione dell’amminoacido C-terminale.
➢ Scinde il legame con qualunque residuo C-terminale, ad eccezione di arginina (Arg), lisina (Lys),
due amminoacidi prettamente basici, o prolina (Pro), con il suo caratteristico sistema ciclico.
Ci sono, inoltre, delle efficaci distinte:
➢ La carbossipeptidasi A è comunque più efficace nella rimozione di residui terminali con grandi
catene laterali alifatiche o aromatiche, in genere catene laterali non cariche. (Tyr, Trp, Phe, Leu, Ile)
➢ La struttura tridimensionale della carbossipeptidasi A è stata elucidate da William Lipscomb ad
Harvard nel 1967, tempi relativamente recenti.
➢ E’ una proteina globulare compatta, caratterizzata da una singola catena polipeptidica di 307
amminoacidi ed è un metalloenzima con un catione Zn essenziale per l’attività enzimatica.
Vediamo adesso come avviene il processo catalitico, prendendo come spunto un tripeptide, la
benzoilglicilfenilalanina.
Il primo in alto è
all’amminoacido C-terminale
legato all’arginina con
un’interazione elettrostatica,
con l’OH della tirosina. Abbiamo
poi la molecola d’acqua
coordinata con lo zinco 2+, che
coordina anche gli altri due
residui amminoacidici, ed è
pronta ad interagire con il C=O
del legame peptidico che deve
essere scisso. Il glutammato
stacca il protone dall’acqua,
agevolmente, perché l’ossigeno
è coordinato con lo zinco, quindi
l’acidità del protone è
accentuata. Si genera un
nucleofilo OH- che va ad
attaccare il C acilico del legame
peptidico che deve essere scisso. Si forma, dunque, un intermedio tetraedrico, lo zinco complessa sempre
sia l’acqua che l’ossigeno carbonilico, la coppia di e- torna a ricostituire il gruppo acilico, mentre il residuo
acido del glutammico 270 va a protonare l’azoto, va a captare il legame che viene scisso. A questo punto è
fuoriuscito l’amminoacido terminale e resta la porzione di peptide in cui si è rotto il legame peptidico con
l’amminoacido C-terminale. Perché questo meccanismo catalitico possa funzionare sono necessari almeno
2 legami peptidici; se non ci fosse uno dei due mancherebbero delle interazioni. È dunque un meccanismo
che presiede sempre alla scissione di un polipeptide sull’amminoacido C-terminale. Si tratta, infatti, di un
enzima MOLTO SELETTIVO SULLA POSIZIONE, ma poco selettivo rispetto al tipo di amminoacido terminale,
pur avendo delle importanti preferenze.
Un altro meccanismo catalitico che studieremo è quello dell’alcol deidrogenasi. Un meccanismo che
abbiamo già visto dal pdv del coenzima NAD+/NADH e abbiamo visto come sia fondamentale il ruolo del
coenzima sul trasferimento di idruro tra questo coenzima, appunto, e il substrato, dando, quindi, un
processo di ossidazione e/o riduzione.
Etanolo in presenza del NAD+, all’interno del sito attivo dell’enzima alcol deidrogenasi, trasferisce
l’idruro NADH + H+, si forma l’acetaldeide, che può essere ulteriormente ossidata ad acetato attraverso
un’aldeide deidrogenasi che utilizza ancora la coppia NAD+/NADH.
Un’elevata presenza è quella dell’Alcol deidrogenasi epatica (LAD) che svolge il meccanismo di
detossificazione.
Appartiene alla famiglia degli Zinco metallo enzimi
Ogni subunità del dimero è divisa in due domini: uno lega il coenzima NAD+ e l’altro è il dominio
catalitico dove va a legarsi il substrato. Questi due domini, quindi, si avvicinano ed avviene il
meccanismo catalitico grazie anche alla reazione redox catalizzata dal NAD.
Il NAD+ svolge questa funzione legandosi al dominio proprio con l’anello nicotinammidico proteso
verso il dominio catalitico
La tasca del sito attivo che lega il substrato si trova tra i due domini ed è capiente e ricca di residui
idrofobici
Solo le regioni che legano lo ione Zn, la porzione nicotinnamidica e la Ser48 sono regioni polari.
Abbiamo detto che ci sono 2 atomi di zinco su ogni monomero che svolgono, però, funzioni diverse:
1 con funzione strutturale, genera una serie di interazioni elettrostatiche con residui amminoacidici
e contribuisce a generare la struttura tridimensionale dell’enzimma; l’altro, invece, si trova
all’interno del sito attivo dell’enzima e partecipa, quindi, allo svolgimento della funzione catalitica
Conclusioni
L’alcol Deidrogenasi è l’offensiva del corpo umano contro la tossina alcolica ingerita.
La specificità dell’ADH per il substrato è bassa, con molti alcoli potenziali target. Es: Metanolo →
Formaldeide tossica il metanolo è molto tossico e la formaldeide non può essere eliminata (dalla
grappa bisogna eliminare ogni forma di metanolo che potrebbe formarsi durante la sua produzione,
con un processo di distillazione, grazie al quale vengono eliminati anche alcoli con PM maggiore che
potrebbero avere gusti sgradevoli).
Una volta legato allo zinco, comunque, una modifica conformazionale assicura un forte legame.