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de Rome
Riassunto
Manfredo Tafuri, Strategie di sviluppo urbano nell'Italia del Rinascimento, p. 323-364.
L'autore esamina alcuni esempi di sviluppo urbano programmato, fra il '400 e la fine del '500, in Firenze, Roma e Venezia,
paragonabili a iniziative prese nella Milano sforzesca e a Genova. Viene messo in luce uno « stile mediceo » : le iniziative
di Lorenzo il Magnifico e quelle del figlio, Leone X, investono Firenze e Roma con analoghe finalità politiche. Tuttavia,
l'alto profilo formale della Roma leonina rimane isolato rispetto alla mediocritas che caratterizza gli interventi in Firenze e
in Venezia, non a caso capitali di repubbliche. Il caso veneziano è preso in esame a partire dal '300, con l'interramento
della « punta » di S. Antonio di Castello; segue l'analisi delle espansioni ottenute con i nuovi terreni di S. Maria Mazor e
delle Fondamenta Nuove, nel secolo XVI. Tali interventi - viene dimostrato - sono strettamente integrati sia al sistema
istituzionale veneziano che all'immagine ideale della città costruita dal patriziato sin dal 1297: la differenza rispetto alla «
Signoria dissimulata » del Magnifico a Firenze e al potere accentrato che condiziona la Roma pontificia si cala pertanto nel
vivo della realtà urbana lagunare.
Tafuri Manfredo. Strategie di sviluppo urbano nell'Italia del Rinascimento. In: D'une ville à l'autre. Structures matérielles
et organisation de l'espace dans les villes européennes (XIIIe-XVIe siècle) Actes du colloque de Rome (1er-4 décembre
1986) Rome : École Française de Rome, 1989. pp. 323-364. (Publications de l'École française de Rome, 122);
https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1989_act_122_1_4601
Fra i termini usati nel titolo del presente saggio, il più problemati¬
co è quello riferito a una periodizzazione divenuta ambigua : il Rinasci¬
mento. Taglieremo corto sull'argomento. L'intero titolo implica infatti
un interrogativo storiografico : esistono - e gestiti da quali protagonisti,
e con quali conflitti interni - riconoscibili modi di usare la città a fini
politici, in quel frammento del «lungo Medioevo» italiano che vede
affermarsi Signorie territoriali ed esperimenti assolutisti? E come si
riflettono tali strategie nel contesto delle superstiti Repubbliche oligar¬
chiche? L'interrogativo ammette alcuni corollari. L'eliminazione del
termine «urbanistica», dall'analisi urbana relativa al lungo periodo
dell' ancien régime, tende a ridurre il «peccato mortale» dell'anacroni¬
smo, per usare un concetto caro a Bloch e a Febvre. Tale eliminazione
- polemica nei confronti delle manipolazioni «alla moda» dei fenomeni
storici - non intende affatto ignorare che già le città medievali erano
disciplinate da statuti, regolamenti, magistrature, convenzioni, tenden¬
ze di gruppo ο disegni di ceti dominanti. Il nostro problema è indivi¬
duare, nel breve periodo compreso fra il tardo XV secolo e i primi
decenni del secolo successivo, i modi in cui quel complesso di strumen¬
ti gestionali si modifica, una volta che nuovi protagonisti, nuove attrez¬
zature mentali, nuovi temi politici siano entrati in campo. E tale analisi
non potrà trascurare la portata delle resistenze i cui effetti modificano
le ipotesi vincenti.
È necessario far emergere, come protagonista, un lento movimento
di trasformazione. Sarà opportuno, al proposito, evitare astratte tipolo¬
gie, sottoponendo ad analisi situazioni concrete, una volta precisati i
possibili parametri di confronto; vale a dire, i differenti significati poli¬
tico-economici, i gruppi di potere protagonisti e quelli contro cui le
varie operazioni si dirigono, gli strumenti e le istituzioni chiamate in
causa, i valori attribuiti agli interventi in relazione alle rappresentazio-
324 MANFREDO TAFURI
La Firenze laurenziana
2 L. Landucci, Diario fiorentino, a cura di I. del Badia, Firenze, 1883, p. 59. Cfr. inoltre
R. Goldthwaite, The Florentine palace as domestic architecture, in American Historical
Review, 77, 1972, n. 4, p. 977-1012; Id., The Building of Renaissance Florence : An Econo¬
mic and Social History, Baltimora, 1980, trad. it. Bologna, 1984; Id., The Renaissance Eco¬
nomy : The Preconditions for Luxury Consumption, in Aa.Vv., Aspetti della vita economica
medievale, Firenze, 1985, p. 659-675; Id., The Medici Bank and the World of Florentine
Capitalism, in Past and Present, 114, 1987, p. 3-31. Sulla storia del Banco Mediceo, cfr.
R. De Roover, The Rise and Decline of the Medici Bank, 1397-1494, Cambridge (Mass.),
1963, trad. it. Firenze, 1970 (su cui cfr. Goldthwaite, The Medici Bank, cit., p. 4-5 nota 1 e
passim). Sulla «provvisione» del 1489 e il boom edilizio che ne consegue cfr. anche
V. Franchetti Pardo, Culture brunelleschienne et construction dans la Florence du XVe siè¬
cle, in Aa.Vv., Filippo Brunelleschi 1377-1446, Parigi, s.d., p. 50-55, e C. Romby, Norme e
consuetudini per costruire nella Firenze del Quattrocento, in Aa.Vv., La città del Brunelle-
schi, Firenze, 1979, p. 93-99.
3 N. Machiavelli, Istorie fiorentine, 1. Vili, cap. XXXVI.
326 MANFREDO TAFURI
Un interesse privato che coincide con il bene dei ceti medi, dun¬
que : questo il «bello disegnio» attribuito al Magnifico, che di tale coor-
p. 61,4 G.cit.Cambi,
in Elam,
Istorie,
Lorenzo
in F.deIldefonso
Medici, cit.,
di S.p. Luigi,
59 nota
Delizie
10. degli eruditi toscani, vol. XXI,
5 Ibidem. «Viae quoque novae» - scrive il Valori - quam plurimae in extremis urbis
partibus eodem tempore factae sunt, in quibus una ampia et commodissima eius expen-
sis, quae Laurea etiam nunc appelatur, constructa fuit». Ν. Valori, Laurentii Medicei
Vita, a cura di L. Mehus, Firenze, 1749, p. 63-64. Cfr. anche le testimonianze di F. Baldo-
vinetti e di un manoscritto dell'Archivio di Stato di Firenze (ms. 117, f. 54 v), citati in
Elam, Lorenzo de Medici, cit., p. 59 nota 11.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 327
Fig. 1 - Le aree acquistate da Lorenzo il Magnifico a Firenze, fra il 1477 e il 1492, secon¬
do la ricostruzione di C. Elam (Disegno di Demus Dalpozzo). 1 : chiesa dell'Annunziata ;
2 : portico degli Innocenti ; 3 : rotonda degli Angeli ; 4 : oratorio del Cestello.
328 MANFREDO TAFURI
6 Su Palazzo Gondi, sui programmi della committenza e sulle vicende del sito, cfr. il
volume di A. Tönnesmann, Der palazzo Gondi in Florenz, Worms, 1983. Sul Palazzo Stroz¬
zi, cfr. R. Goldthwaite, The Building of Strozzi Palace : The Construction Industry in
Renaissance Florence, in Studies in Medieval and Renaissance History, X, 1973, e F. W.
Kent, «Più superba de quella de Lorenzo». Courtly and Family Interest in the Building of
Filippo Strozzi's Palace, in Renaissance Quarterly, XXX, 1977, p. 311-323. Cfr. anche l'otti¬
mo saggio di C. Elam, Piazza Strozzi. Two Drawings of Baccio d'Agnolo and the Problems
of a Private Renaissance Square, in I Tatti Studies. Essays in the Renaissance, I, 1985,
p. 105-135. La Elam dimostra che i disegni Uffizi 132A e 1561 A, con piante ed elevati di
piazza Strozzi, sono di Baccio d'Agnolo, datando il primo al 1533. L'autrice ricostruisce
inoltre il progetto per la piazza del 1533, confrontando tale significativa «platea privata»
con il progetto di piazza Medici, attribuito a Brunelleschi dal manoscritto derivato da
Antonio Billi, e con le piazze Rucellai e Pitti. L'autrice delinea infine una suggestiva sto¬
ria di piazza Strozzi, e dei conflitti provocati dalla sua privatizzazione, fino all'età con¬
temporanea. Il confronto fra l'operazione laurenziana, indirizzata ostentamente al bene
pubblico, e l'autocelebrazione strozzesca, è altamente significativa all'interno della nostra
analisi.
7 Caroline Elam offre un'interpretazione leggermente diversa da quella qui data, per
spiegare la scelta ubicazionale compiuta dal Magnifico. Essa nota, giustamente, che la
chiesa dell'Annunziata è fortemente connotata in senso mediceo e che il chiostro ionico
progettato da Giuliano da Sangallo per la chiesa del Cestello (il cui modello risulta finito
nel 1491) era stato pagato da Jacopo Salviati, genero di Lorenzo. Inoltre, l'oratorio a
pianta centrale - forse anch'esso di Giuliano da Sangallo - sito accanto al Cestello e
330 MANFREDO TAFURI
distrutto nell'800, chiudeva il cannocchiale prospettico di via Laura. Cfr. Elam, Lorenzo
de Medici, cit., p. 48-49. Gli argomenti dell'autrice sono indubbiamente validi, anche per
le considerazioni che seguono, ma possono essere letti come complementari alle osserva¬
zioni da noi esposte nel testo.
8 Elam, op. cit., p. 49.
9 Cfr. il documento dell'Archivio di Stato di Firenze, Notarile, G. 425, f. 239 r.-245 r.,
cit. in Elam, op. cit., p. 62 nota 46. Testimoni all'atto sono Giuliano da Maiano e Francio-
ne.
LU
Firenze,
a
Strozzi
piazza
di
elevati
ed
Pianta
A.
132
U
1533.
d'Agnolo,
Baccio
-
2
Fig.
332 MANFREDO TAFURI
non riprende le linee ideate nel 1477-80, e viene invece varato il piano
relativo a via Laura? In altre parole : non si può negare la suggestione
della ricostruzione di un progetto complessivo così come tracciato dalla
Elam; ma viene da dubitare circa la liceità di sovrapporre fra loro pro¬
getti concepiti in tempi diversi, di cui uno soltanto posto in esecuzione.
Per ora, il dubbio rimane soltanto tale : ma per più versi il piano di
espansione sembra concepito in alternativa a quello di ristrutturazione.
F. W. Kent ha infatti dimostrato che parte dei possedimenti di Giovanni
Rucellai a Poggio a Caiano vengono ceduti a Lorenzo dè Medici a parti¬
re dal 16 giugno 1474, con perfezionamento finale del giugno 147910.
Lorenzo risiede per brevi periodi, nel 1476 e nel 1477, nei nuovi posse¬
dimenti da lui strappati ai Rucellai, e nell'estate 1477 vi costruisce una
cascina n. Inoltre, il 4 ο il 5 giugno 1474, Bernardo di Giovanni Rucellai
scrive a Lorenzo una lettera relativa a «ringhiere e ballatoi insieme con
què giardini in su le loggie», per le quali egli invia un «disegno»12 : un
documento che Kent valuta come indizio circa il ruolo di «arbiter»
dell'eleganza artistica, che il Magnifico inizierebbe a rivestire alla
data13.
Sulle conoscenze architettoniche e sul gusto «albertiano» del Ma¬
gnifico gli studi si sono moltiplicati, permettendo di leggere influenze
laurenziane su alcuni progetti di Giuliano da Sangallo14. La modestia
17 Sui progetti di Giuliano e di Antonio da Sangallo per palazzo Medici a piazza Navo¬
na, cfr. G. Giovannoni, Disegni sangalleschi per palazzo Medici in Roma, in Architettura e
arti decorative, IV, 1925, p. 193-200; G. Marchini, Giuliano da Sangallo, Firenze, 1942,
p. 63-64 e 99; E. Bentivoglio, Il progetto per palazzo Medici in piazza Navona di Giuliano
da Sangallo, in L'architettura cronache e storia, XVIII, 1972, n. 3, p. 196-204; C. L From-
mel, Der römische Palastbau der Hochrenaissance, Tübingen, 1973, I, p. 17 e ss.; G. Mia-
RELLi, Il palazzo Medici a piazza Navona : un'utopia urbana di Giuliano da Sangallo, in
Aa.Vv., Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del '500, III. Relazioni artistiche. Il
linguaggio architettonico europeo, Firenze, 1983, p. 977-993. Sul ruolo urbano dei progetti
sangalleschi per palazzo Medici, e in particolare di quelli di Antonio il Giovane (U 12 59 A
r. e v.), cfr. L. Spezzaferro, Place Farnèse : urbanisme et politique, In Aa.Vv., Le Palais
Farnése, Roma, 1981, 1/1, p. 85-123; M. Tafuri, «Roma instaurata». Strategie urbane e poli¬
tiche pontificie nella Roma del primo '500, in C. L. Frommel, S. Ray, M. Tafuri, Raffaello
architetto, Milano, 1984, p. 85 e ss.; C. L. Frommel, L'urbanistica della Roma rinascimenta¬
le, in Aa.Vv., Le città capitali, a cura di C. De Seta, Roma-Bari 1985, p. 95-110; Id., Raffael
und Antonio da Sangallo der Jüngere, in Aa.Vv., Raffaello a Roma. Il convegno del 1983,
Roma,, 1986, p. 273 e fig. 19.
18 «In Chostantinopoli - scrive Sangallo nell'U 900 A - è una piaza lunga quanto /
navona, dove sono Colonne intorno a due a due / chôme apare in disegno, grosse quanto
quelle di santo / pietro, (. . .) ed anno sopra li architravi e chornicie / e fatto uno piano
cholli parapetti da ogni banda / in mezo elio [o]belischo, e questa piaza è inanzi al palatio
dello imperatore / e sta in una chosta come sta a roma / S. piero a montorio, quale piaza
/ e palatio vede tutto Costantinopoli / chôme san pietro a montorio vede roma ».
19 Cfr. A. Frazer, The Iconography of the Emperor's Maxentius Buildings in Via Appia,
in The Art Bulletin, XL VIII, 1966, p. 385 e ss.; S. Settis, Continuità, distanza, conoscenza.
Tre usi dell'antico, in Aa.Vv., Memoria dell'antico nell'arte italiana, III. Dalla tradizione
all'archeologia, Torino, 1986, p. 429-430.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 335
J/ I
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Fig. 4 - Antonio da Sangallo il Giovane, Schizzo planimetrico del palazzo imperiale
di Costantinopoli (in alto). U 900 A.
del resto, era già stata ripresa, in forma emblematica, dal Belvedere
bramantesco, come ha notato Ackerman sin dal 1951 21 . L'ambizioso
progetto leonino, in tal senso, elimina il carattere privato, introverso e
chiuso in se stesso, del nuovo teatro-ippodromo-xisto ideato da Bra¬
mante per Giulio II. Il «circo» leonino è una piazza pubblica sorta su
un autentico circo antico, non è artificium allusivo, impermeabile all'in¬
torno urbano.
E anche se l'abbandono del progetto fosse stato provocato in prima
istanza dalla morte del Magnifico Giuliano - probabile destinatario del
and 21Courtauld
Vaticano,
Cfr. 1954.
J. S. Institutes,
Ackerman,XIV,
The 1951,
Belvedere
p. 70-91;
as a Idem,
Classical
TheVilla,
Cortile
in Journal
del Belvedere,
of the Città
Warburg
del
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 337
22 Cfr. Erasmo da Rotterdam, Institutio principis christiani (1516), trad. it. Napoli,
1977, con introduzione di M. Isnardi Parente. Cfr. al proposito Tafuri, « Roma instaura¬
ta », cit., p. 76.
23 Nell'U 1259 Ar., le scritte che compaiono nei fregi delle porte schizzate sulla sini¬
stra sono state riferite dal sottoscritto e da Frommel a progetti per la cappella dei SS. Co¬
sma e Damiano in Castel Sant'Angelo (cfr. le opere cit. nella nota 17). Non può essere
tuttavia escluso che quelle porte siano state pensate per la cappella voluta da Leone X
nello Studium urbis.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 339
IV,
senplanung
für
una
Frommel,
1974,
1979;
Kunstgeschichte,
1972,
24storia
p.
Tafuri,
Sulle
17n.Der
edilizia
e7,
unter
strategie
«ss.
p.
römische
Roma
; 2-18;
den
G.diI,Spagnesi,
urbane
instaurata
Roma.
Medici-Päpsten
F.
1985,
Palastbau,
Bilancia
p.
diIl237-293.
Primi
»,Leone
centro
cit.;
e cit.,
dati
S.inFrommel,
X,storico
Polito,
I,Rom
sull'urbanizzazione
cfr.
p. 17
(1513-1534),
R.
Via
di
eL'urbanistica,
Fregna
ss.,
Roma.
Ripetta,
G. Ciucci,
e Ilin
S.
ibidem,
del
Rione
Polito,
Jahrbuch
cit.;
Tridente,
Piazza
Campo
V,
H.Fonti
Günther,
1973,
des
delinZentralinstituts
di
Marzio,
Popolo,
n.
Controspazio,
archivio
5,Die
p. Roma,
18-47;
Stras¬
per
Fig. 7-11 palazzo mediceo su piazza Navona e piazza delle Dogana secondo il progetto
di Antonio da Sangallo il Giovane (U 1259 Ar. e v.), nella situazione urbana intorno al
1515. (Disegno di Demus Dalpozzo). 1, palazzo Medici secondo la ricostruzione di From-
mel; 2, palazzo Medici-Lante; 3, Sapienza; 4, sito poi occupato dalla chiesa di S. Luigi dei
Francesi; 5, piazza Navona; 6 e 7?, 8, palazzo «delle due torri»; 9, palazzo Baldassini; 10,
Sant'Agostino.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 341
25 Cfr. E. Bentivoglio, Brevi note per la storia, la topografia, l'architettura di Roma nel
XVI secolo, con aggiunto il « Testamento » dell'Elefante Annone, Roma, 1986, p. 6 e ss.
26 Ibidem, p. 9.
27 Cfr. Tafuri, « Roma instaurata», cit., p. 82.
28 Archivio di Stato di Roma (ASR), Catasto delli canoni perpetui della Venerabile
Compagnia et Archiospedale di San Giacomo degli Incurabili di Roma, 1661, p. 1 bis. Cfr.
la trascrizione del documento in R. Fregna e S. Polito, Analisi tipologica, in P. Portoghe¬
si, Roma del Rinascimento, Milano, 1971, II, p. 589 (VII).
342 MANFREDO TAFURI
29 Cfr. la nota 24. A conferma ulteriore dell'ipotesi, vedi il foglio U915A, di Antonio da
Sangallo il Giovane, in cui sono anche rilievi degli Horti Aciliorum. Cfr. Günther, Die
Strassenplannung, cit., p. 277 nota 110.
30 Sulle vicende dell'Ospedale di San Giacomo in Augusta, cfr. M. Heinz, Das Hospital
S. Giacomo in Augusta in Rom : Peruzzi und Antonio da Sangallo i.G. zum Hospitalbau der
Hochrenaissance, in Storia dell'arte, 1981, η. 41, p. 31-48. Meno persuasivo è l'articolo di
S. Benvenuto e D. Di Cioccio, L'urbanizzazione del Campo Marzio. Considerazioni sui dise¬
gni di progetto dell'ospedale di S. Giacomo degli Incurabili, in Aa.Vv., Antonio da Sangallo
il Giovane. La vita e l'opera, a cura di G. Spagnesi, Roma, 1986, p. 145-153.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 343
architetto,
33 Cfr. cit.,
H. Günther,
p. 232-234Il; Id.,
prisma
Das stradale
Trivium vor
davanti
PontealS.ponte
Angelo.
di Ein
Sant'Angelo,
Beitrag zurin Urbanistik
Raffaello
der Renaissance in Rom, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XXI, 1984, p. 161-
251.
34 Cfr. Günther, Die Strassenplanung, cit., p. 254-255.
35 Cfr. C. L. Frommel, Giovanfrancesco da Sangallo, architetto di palazzo Balami-Galit-
zin, in Aa.Vv., Antonio da Sangallo il Giovane, cit., p. 63-69.
346 MANFREDO TAFURI
dicto angulo apponi et murari arma sanctissimi nostri pape . . ,»36. Altri
documenti testimoniano circa la forma assunta dalla piazza prevista da
Raffaello e da Antonio da Sangallo il Giovane : non rimane che riman¬
dare, sull'argomento, alla ricostruzione di Günther37.
È appena il caso di notare che una ricca messe di materiale archi¬
vistico e di studi smentisce l'ipotesi di un tridente leonino desunto dai
trivii medievali di Bologna e Firenze, ο dagli schemi ideali di città
radiocentriche 38.
Fatto sta, che il bivium introduce nelle espansioni ο nelle ristruttu¬
razioni urbane del primo '500 romano bifocalità dotate di ricchezze
visive congrue alle raffinatezze favorite dagli ambienti papali e curiali.
Nello stesso tempo, va notato un fenomeno, che ha anch'esso un prelu¬
dio nelle strategie urbane di Sisto IV, come è stato recentemente dimo¬
strato da un'eccellente analisi archivistica relativa al rione Parione nel
tardo '400 39. Il progetto politico che persegue la riduzione a «corte» del
Senato cardinalizio ha riflessi nel comportamento dei ceti «borghesi» e
dei curiam sequentes. Si faccia caso ad alcuni personaggi che inserisco¬
no nella « Roma instauranda » i propri palazzetti, ricorrendo ai più pre¬
stigiosi architetti della città medicea. Con il precedente del viterbese
Adriano de Caprinis, protonotario apostolico, si tratta di medici papali,
come Jacopo da Brescia e del siciliano Fernando Baiami, di un avvoca¬
to concistoriale, come Melchiorre Baldassini, di un datario pontificio
come Baldassarre Turini da Pescia, di artisti come Raffaello, Giuliano
da Sangallo e Antonio il Giovane, tanto per citare i casi più appariscen¬
ti. Un nuovo e raffinato gusto dell 'abitare, dentro scenari rievocanti
atmosfere antichizzanti ο paraclassiche, si estende ai ceti intermedi,
denotando la riuscita del disegno denunciato a suo tempo da Marcanto¬
nio Altieri come manovra tesa all'atterramento politico ed economico
del «popolo romano»40.
36 ASR, Notai Cap., Stefanus de Ammanis, voi. 65, c. 237 r. Cfr. Frommel, Der römische
Palastbau, cit., I, p. 20 nota 40.
37 Günther, Die Strassenplanung, cit., p. 250, fig. 7.
38 Cfr. E. Guidoni, Antonio da Sangallo il Giovane e l'urbanistica del '500, in Aa.Vv.,
Antonio da Sangallo, cit., p. 217-230.
39 Cfr. G. CuRCio, Il rione Parione durante il pontificato sistino : analisi di un'area cam¬
pione. I processi di trasformazione edilizia, in Aa.Vv., Un pontificato ed una città. Sisto IV
(1471-1484), Roma, 1986, p. 706-732, volume prezioso per il rinnovamento degli studi sul
XV secolo e sul papato sistino.
40 M. Altieri, Li Nuptiali, a cura di E. Narducci, Roma, 1873, p. 17. Cfr. anche, sul
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 347
tema, M. Miglio, Roma dopo Avignone. La rinascita politica dell'antico, in Aa.Vv., Memoria
dell'antico nell'arte italiana, I. L'uso dei classici, a cura di S. Settis, Torino, 1984, p. 98 e
ss.
41 Cfr. Elam, Lorenzo de Medici, cit., che contesta le ipotesi contenute nel saggio di
G. Miarelli, Il disegno per il complesso mediceo di via Laura in Firenze, in Palladio, XXII,
1972, n. 1/4, p. 127-162, che aveva proposto una datazione del foglio U282A al 1490-1492
circa. (Cfr. anche la recensione di G. Marchini, in Antichità viva, XII, 1973, n. 6, p. 66-68).
Una datazione per via stilistica dei disegni di progetto di Giuliano da Sangallo è pericolo¬
sa : come è stato dimostrato per i progetti per la facciata di San Lorenzo a Firenze, Giu¬
liano non sembra avere scrupoli nel riadattare per nuove occasioni vecchi disegni elabo¬
rati per temi diversi. Nel caso del progetto per il palazzo mediceo a via Laura è possibile
che Giuliano abbia chiesto al fratello di rielaborare uno dei progetti (perduti) presentati a
Ludovico il Moro e a Francesco I. Sul progetto di Leonardo, per un palazzo Medici a
Firenze (Cod. Atl., f. 315r-b), cfr. C. Predetti, Leonardo architetto, Milano, 19812, p. 251.
23
348 MANFREDO TAFURI
42 Cfr. J. Shearman, The Fiorentine «Entrata» of Leo X, 1515, in Journal of the War¬
burg and Courtauld Institutes, XXXVIII, 1975, p. 136-154.
43 Sul tema cfr. C. W. Westfall, In this Most Perfect Paradise. Alberti, Nicholas V and
the Invention of Conscious Urban Planning in Rome, 1447-1455, The Penn. Univ. Press,
1974, (e la recensione di Ε. Β. Macdougall, in The Art Bulletin, LXI, 1979, n. 2, p. SU¬
SO). Una revisione critica della ipotesi di Westfall è stata compiuta in M. Tafuri, «Cives
esse non licere». La Roma di Nicolò V e Leon Battista Alberti : elementi per una revisione
storiografica, introduzione all'ed. it. del volume dello stesso Westfall (L'invenzione della
città, Roma, 1984, p. 13-39). Cfr. la recensione di L. Onofri, in Roma del Rinascimento, I,
1985, p. 103-106. Cesare De Seta ha tentato di criticare l'impostazione del nostro saggio
mediante un incongruo riferimento al Libro Vili del De re aedificatoria. Cfr. C. De Seta,
Come in uno specchio. La città rinascimentale nel «De re aedificatoria» e nelle tarsie, in
Aa.Vv., Imago urbis. Dalla città reale alla città ideale, Milano, 1986, p. 35 nota 39.
44 Per un'analisi delle politiche urbane dei due papi Medici, cfr. Günther, Die Stras¬
senplanung, cit. Cfr., per altre notazioni, M. Tafuri, Il Sacco di Roma : fratture e continui¬
tà, in Roma del Rinascimento, I, 1985, p. 23-35.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 349
Sia nel periodo del tentativo egemonico in Italia, sia nella fase di
ripiegamento seguita al 1530, la «santità» àeìYurbs marciana è radicata
nell'immaginario patrizio e popolare. Nessuna instauratio è pensabile là
dove l'utopia è considerata già realizzata; soltanto frammenti di reno-
vatio sono pensabili all'interno del suo contesto, e limitatamente ai luo¬
ghi in cui appare opportuno un rito di «rifondazione»47.
La costanza delle magistrature preposte al controllo urbano, quasi
tutte di formazione medievale, è un sintomo di tale «culto della conti¬
nuità». L'attività dei Provveditor di Comun, delle magistrature del Pio-
vego e del Sai, dei Provveditori de supra e de citra, più tardi dei Savi ed
Esecutori alle Acque, forma una rete dalle cui maglie filtrano le volontà
di un patriziato tutt'altro che immune da interni conflitti, ma intento a
salvaguardare il mito della concordia su cui si fonda l'esemplarità dello
Stato armonico. Nulla di più lontano dalla conflittuale Firenze, e, ancor
più, dalla Roma che di continuo sconvolge il proprio assetto. I muta¬
menti di senso, che i nuovi ampliamenti e le ristrutturazioni di Giu¬
lio II, Leone X, Giulio III e Gregorio XIII inducono nel corpo della città
eterna, sono impensabili a Venezia : qui, operazioni simili sarebbero
state considerate sacrileghe. Lo dimostra l'isolamento delle idee espres¬
se in un trattato - rimasto peraltro inedito - come il De bene instituta re
publica di Domenico Morosini48; ma lo dimostra anche il fallimento di
una nuova magistratura istituita nel 1535, espressione dei tentativi di
«modernizzazione» del doge Andrea Gritti, intento a promuovere una
radicale renovatio49.
Sarebbe ingenuo e semplicistico valutare il culto veneziano della
continuità come conservatorismo ad oltranza. La «memoria dell'origi¬
ne», cui si richiamano i pontefici romani del '400 e del '500, si fonda su
un mandato interpretato come absolutus, specie dopo la Laetentur coeli
conseguenza « posta nello impossibile », è in F. Sansovino, Delle cose notabili che sono a
Venezia, Venezia, 1561, c. lv. M. Luisa Doglio ha notato che si tratta di una citazione del
leggendario detto di Mariano Sozzini al papa. Cfr. M. L. Doglio, La letteratura ufficiale e
l'oratoria politica, in Storia della cultura veneta. Il Seicento, 4/1, Vicenza, 1983, p. 166.
47 Cfr. Tafuri, Venezia, cit., cap. II.
48 D. Morosini, De bene instituta re publica, a cura di Claudio Finzi, Milano, 1969, su
cui cfr. G. Cozzi, Domenico Morosini e il «De bene instituta re publica», in Studi veneziani,
XII, 1970, p. 405-458, e C. Vivanti, Pace e libertà in un'opera di Domenico Morosini, in
Rivista storica italiana, LXXXIV, 1972, n. 3, p. 617-624.
49 Cfr. i saggi raccolti nel volume di Aa.Vv., « Renovatio urbis». Venezia nell'età di
Andrea Gritti (1523-1538), Roma, 1984.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 351
53 ASV, S. Antonio di Castello, t. LXVI, c. 5r. Su tali vicende, cfr. A. Foscari e M. Tafu-
ri, Sebastiano da Lugano, i Grimani e Jacopo Sansovino. Artisti e committenti in Sant'An¬
tonio di Castello, in Arte veneta, XXXVI, 1982, p. 100 e ss.
54 Corner, Ecclesiae Venetae, cit., XII, Venezia, 1749, p. 404.
55 Ibidem, p. 404-405 e p. 402.
56 Sulla vicenda dell'ospedale di Gesù Cristo, cfr. B. Pullan, Rich and Poor in Renais¬
sance Venice, Oxford, 1971, p. 212-215 (ora in trad, it., La politica sociale della Repubblica
di Venezia 1500-1620, Roma, 1982, I, p. 226-230). Cfr. anche I. Cervelli, Machiavelli e la
crisi dello Stato veneziano, Napoli, 1974, p. 137-139.
354 MANFREDO TAFURI
66 Sul quartiere dei Nicolotti, sulla sua storia e sulla sua particolare struttura istitu¬
zionale, cfr. l'eccellente volume di R. Zago, I Nicolotti. Storia di una comunità di pescatori
a Venezia nell'età moderna, Abano Terme, 1982.
67 Cfr. P. Pavanini, Abitazioni popolari e borghesi nella Venezia cinquecentesca, in Stu¬
di veneziani, n.s. V, 1981, p. 63-126; G. Gianighian e P. Pavanini, I terreni nuovi di Santa
Maria Mazor, in Aa.Vv., Dietro i palazzi. Tre secoli di architettura minore a Venezia 1492-
1805, Venezia, 1984, p. 45 e ss. Il primo acquirente della prima isola di Santa Maria
Mazor è Alvise Pisani quondam Giovanni, che rivende i terreni alla Procuratia de supra.
Sull'edilizia assistenziale a Venezia cfr. anche B. Pullan, Abitazioni al servizio dei poveri
nella Repubblica di Venezia, in Dietro i palazzi, cit., p. 39-44.
68 Cfr. Tafuri, Venezia e il Rinascimento, cit., p. 1 1 e ss., e passim.
358 MANFREDO TAFURI
Cozzi,
69 Sui
che processi
fa rilevare,
demografici
fra l'altro, veneziani
la funzione
e del
le loro
De re
conseguenze,
uxoria di Francesco
cfr. la sintesi
Barbarostesa
all'in¬
da
terno di una situazione di pericoloso spopolamento. Lo stesso autore rileva come segno di
un nuovo clima il De coelibatu di Ermolao Barbaro. Cfr. Cozzi e Knapton, Storia della
Repubblica di Venezia, cit., p. 117-120.
70 Sanudo, Diarii, IV, 298.
71 Di grande interesse è la vicenda del convento di Santa Maria Maggiore, con una
risistemazione dei canali dettata dal Senato. Cfr. M. Tafuri, La chiesa di Santa Maria Mag¬
giore a Venezia : un'ipotesi per Tullio Lombardo, in Arte veneta, XL, 1986, p. 38-53.
72 Per l'analisi archivistica, cfr. M. Tafuri, Documenti sulle Fondamenta Nuove, in
Architettura, storia e documenti, I, 1985, n. 1, p. 79-95. Per il significato dell'intervento nel¬
la Venezia del tardo '500 e del primo '600, e per il ruolo di Leonardo Donà, cfr. Id., Vene¬
zia e il Rinascimento, cit., p. 278 e ss.
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 359
alle
siècle.
C. 30v.
rico-filosofico-critica,
ementa
Tentori,
Acque,
73 ASV,
Cfr.
One
Nuove,
inoltre
recherche
reg.
Della
Laguna,
cfr.
347,
legislazione
E.
ASV,
28,
c.
Concina,
àVenezia,
4v.-5r.
Venise,
29,
Savi30,ed
veneziana
Su
Structure
Unesco-Save
34,
1792,
esecutori
precedenti
35.p.Per
sulla
142-144.
urbaine
alle
ladeliberazioni
Venice
«parte»
preservazione
Acque,
etPer
fonction
Inc.,
f.gli
del
122,
ulteriori
Venezia,
1590,
del
della
des
3 marzo
1546,
cfr.
bâtiments
laguna.
documenti
1982.
del
ASV,
1592;
1569,
Dissertazione
Savi
du
reg.
del
XVIe
sulle
ed
347,
1587,
esecutori
au
Fonda¬
c. XIXe
23r.
cfr.
sto¬
74 Cfr., sul Sabbadino e sul piano del 1557, la bibliografia contenuta in Tafuri, Vene¬
zia, cit., p. 214-215 nota 3. Cfr. inoltre M. Tafuri, Humanism, Technical Knowledge and
Rhetoric. The Debate in Renaissance Venice (Walter Gropius Lecture), Harvard Universi¬
ty, 1986.
75 Cfr. S. Romanin, Storia documentata di Venezia, vol. VII, Venezia, 191 42, p. 531. Sul¬
la situazione veneziana alla fine del XVI secolo, si veda anche G. Cozzi, Società veneziana,
società ebraica, in Aa.Vv., Gli ebrei e Venezia, secoli XIV-XVIII, Atti del Convengo interna¬
zionale, a cura di G. Cozzi, Milano, 1987, p. 333-374.
360 MANFREDO TAFURI
76 Biblioteca del Museo Correr, Venezia, Donà delle Rose, b. 457, n. 31. Cfr. Inoltre,
per il palazzo del Donà, E. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, IV, Venezia, 1834, p. 433,
che cita le Memorie del doge.
77 Cfr. il fondamentale volume di E. Poleggi, Strada Nuova. Una lottizzazione del '500
a Genova, 1968, e il più recente saggio, dello stesso autore e di F. Caraceni, Genova e
Strada Nuova, in Storia dell'arte italiana. 111/5. Momenti di architettura, Torino, 1983,
p. 301-361. Le ipotesi di Poleggi - che condividiamo pienamente - sono state messe in
dubbio nei saggi di L. Puppi, G. Alessi nella problematica urbanistica nel Cinquecento, e di
H. Burns, Le idee di G. Alessi sull'architettura e sugli ordini, nel volume collettaneo Gale¬
azzo Alessi e l'architettura del Cinquecento, Genova, 1985, p. 69 e 151. La storia della cre¬
scita urbana, degli insediamenti e delle tipologie edilizie genovesi nel Medioevo è nel
volume di L. Grossi Bianchi e E. Poleggi, Una città portuale del Medioevo. Genova nei
secoli X-XVI, Genova, 1979.
78 Cfr. Pedretti, Leonardo architetto, cit., p. 71 e ss. Cfr. anche, C. Pedretti, Newly
SVILUPPO URBANO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO 363
Architectural
Discovered. Evidence
Historians,
of Leonardo's
XXXII, Association
1973, n. 3, with
p. 223-227;
Bramante,
A. Bruschi,
in JournalL'architettura,
of the Society of
in
Aa.Vv., Santa Maria delle Grazie, Milano, 1983, p. 35-88, in particolare a p. 79.
79 Bruschi, L'architettura, cit., p. 79 e, per le vicende successive della zona, alla nota
63 a p. 88.
80 Sulla strada farnesiana a Piacenza, cfr. B. Adorni, L'architettura farnesiana a Pia¬
cenza 1545-1600, Parma, 1982, p. 29-31.
24
364 MANFREDO TAFURI
Manfredo Tafuri