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Questioni preliminari
Le questioni preliminari possono essere definite come quelle questioni
la cui risoluzione è presupposto indispensabile rispetto alla
discussione e, dunque, alla decisione della causa. La fase
dipartimentale che si occupa delle questioni preliminari e tratteggiata
dall’ art 491.1. Tale disposizione Individua un momento fondamentale
per la proposizione e la risoluzione di dubbi attinenti alla regolarità del
procedimento. Quale fase rappresenta lo sbarramento temporale oltre
il quale tali questioni non possono più essere riproposte e determinate
facoltà non possono più essere esercitate le questioni preliminari
possono essere idealmente divise in due gruppi:
- LE QUESTIONI PRELIMINARI che sono precluse in momenti
successivi
a- Competenza per territorio o per connessione. Tali questioni, in
realtà dovrebbero essere già state poste in sede di udienza
preliminare. Nel caso in cui tali questioni siano respinte.,
possono essere riproposte come questioni preliminari. Non si fa
riferimento alla competenza per materia perché questa è
rilevabile anche d’ufficio in ogni Stato e grado del procedimento
- Nullità indicate nell’art 181.2-3. Si fa riferimento alle nullità
relative concernenti gli atti delle fasi anteriori al dibattimento non
ancora sanate, oppure eccepite all’ udienza preliminare e non
dichiarate dal giudice;
- Nullità concernenti il decreto che dispone il giudizio e gli atti
preliminari al dibattimento
- Regolare costituzione delle parti private diverse dall’imputato.
Queste questioni vanno proposte subito dopo la verifica della
regolare costituzione delle parti. In questa ipotesi il giudice decide
immediatamente in udienza, emanando l'apposita ordinanza.
Inoltre, è necessario evidenziare, che questo è il momento in cui le
parti possono discutere della legittimazione del danneggiato a
costituirsi parte civile.
- Le questioni preliminari che non sono precluse in momenti
successivi. Vi sono delle questioni preliminari che possono essere
discusse successivamente se la possibilità di proporle Sorgà soltanto
nel corso del dibattimento ex art 491 comma 2 CPP:
a- Questioni concernenti il contenuto del fascicolo per il
dibattimento. Il fascicolo del dibattimento si forma al termine
dell’udienza preliminare in contraddittorio con le parti. Prima
dell’inizio dell’Istruzione dibattimentale le parti hanno ancora la
possibilità di discutere se è corretto inserimento dei singoli atti
nel fascicolo per il dibattimento.
b- I problemi che riguardano la riunione o la separazione dei
giudizi sono discussi immediatamente tra le questioni
preliminari. Tuttavia Può darsi che l’occasione per porre un
problema del genere sorga soltanto nel corso del dibattimento,
ad esempio quando sopravvenga una assoluta impossibilità di
comparire per legittimo impedimento Che interessi uno dei
computati ex art 423. 1. In tal caso il problema è discusso con il
procedimento attinente alle questioni preliminari.
Il comma 3 si occupa della disciplina relativa alla trattazione delle
questioni preliminari. Tali questioni sono discusse dal Pubblico
Ministero e da un difensore per ogni parte privata. Esse vengono
proposte mediante un eccezione nonché discussa, nel contraddittorio
tra il pubblico ministero e un solo difensore per ogni parte processuale,
entro limiti di tempo strettamente necessario all’ illustrazione, senza
che siano ammesse repliche. La decisione viene adottata dal collegio
con ordinanza - con sentenza nel caso in cui sia accolta un'eccezione di
incompetenza - da pubblicare in udienza mediante lettura e da allegare
al verbale ai sensi dell'art 481.2. il provvedimento in parola può essere
impugnato soltanto congiuntamente alla sentenza (art 586) e laddove
decida, in relazione a una questione concernente il contenuto del
fascicolo, per l'eliminazione di un atto ivi contenuto, ne dispone,
contemporaneamente la restituzione al pubblico ministero. Tuttavia la
discussione deve essere limitata al tempo necessario all’ illustrazione
delle questioni, senza possibilità di replica appunto tutte le questioni
preliminari vanno risolte dal giudice con un provvedimento che ha la
forma dell’ ordinanza motivata. L'ordinanza con la quale il giudice
abbia omesso di provvedere su alcune delle eccezioni sollevate dalle
parti in ordine alla formazione del fascicolo del dibattimento non è atto
abnorme e virgola dunque, autonomamente ricorribile per Cassazione,
atteso che costituisce comunque espressione del legittimo potere del
giudice di decidere in ordine alle questioni poste ex art 491.2Tutte le
questioni preliminari vanno risolte dal giudice con un provvedimento
che ha la forma dell' ordinanza motivata.
Il dibattimento
L’apertura del dibattimento e le richieste di prova
Una volta esaurita la fase predibattimentale, ove il giudice abbia
accertato che la costituzione delle parti è avvenuta regolarmente, e dopo
aver deciso eventuali questioni preliminari, viene dichiarata l’apertura del
dibattimento (art 492.1). Il primo atto del dibattimento in senso stretto è
la lettura del capo d’imputazione, alla quale procede l’ausiliario che
assiste il giudice. Il dibattimento è il moment principale della fase del
giudizio di primo grado, il cui nucleo centrale è l’istruzione
dibattimentale, nella quale la prova si forma nel contradditori tra le parti
dinanzi al giudice terzo ed imparziale, mediante esame incrociato.
Dunque, come abbiamo detto, il dibattimento si apre con la lettura del
capo di imputazione, prosegue con le richieste di prova e l’istruzione
dibattimentale, e si conclude con la discussione delle parti ex art 493.
ai sensi dell’art 498.1 le domande sono rivolte direttamente dal pubblico ministero o dal
difensore che ha chiesto l’esame del testimone. Infatti, l’esame diretto è diretto è condotto
dalla parte che ha chiesto l’esame, la quale ha la facoltà di porre direttamente le domande al
proprio testimone, al fine di raccogliere una testimonianza utile a supportare il proprio
impianto, accusatorio o difensavo. L’esame sarà tanto più efficace quanto più credibile
risulterà il teste e quanto più attendibile sarà la testimonianza.
Controesame
Il controesame è condotto dalla parte che ha un interesse contrario a
quello che ha chiesto l'esame del testimone o di altro dichiarante. Il
contro esame del testimone è una sequenza strutturale della
testimonianza dibattimentale e componente del suo metodo, donde
nessuna disposizione processuale nei subordina la ammissibilità ad una
preventiva richiesta appunto il controesame può avvenire sui fatti ovvero
sulla credibilità del testimone, o ancora su entrambi gli oggetti.
Il controesame sulla credibilità tende a far dichiarare il testimone fatti
che dimostrano la non credibilità di quest'ultimo (art 194.2).
Il controesame sui fatti tende a far dichiarare al testimone un fatto
diverso o contrario a quello esposto nell’esame diretto; o ad ottenere
dal dichiarante una spiegazione alternativa del fatto stesso; o infine, a far
ammettere fatti che contraddicono le conclusioni alle quali è pervenuta
la controparte. Nel controesame sono ammesse le domande
suggerimento. In verità, in base al codice le domande suggerimento sono
consentite nel controesame a quella parte che ha un interesse differente
da quello della parte che ha chiesto la citazione del testimone . Lo scopo
delle domande suggerimento e sia quello di saggiare come reagisce il
testimone, sia quello di far cadere quest'ultimo in contraddizione. Con
questo si dà attuazione al principio secondo cui la prova capace di
resistere alle suggestioni è quella che più si accredita. Ai i sensi dell’art
498.2 cpp, successivamente all’esame diretto altre domande possono
essere rivolte dalle parti che non hanno chiesto l’esame, secondo l’ordine
indicato dall’art 496 cpp. È condotto dalla parte che non ha richiesto
quella prova e che ha interesse a private di validità la testimonianza.
Dunque, attraverso il controesame si pensa di minare la credibilità del
teste e l'attendibilità delle sue dichiarazioni. A tal fine, sono consentite
domande suggestive. Va precisato che il controesame non è obbligatorio,
ma è una facoltà riconosciuta le parti, che dunque potrebbero rinunciarvi.
Per il controesame, dottrina e giurisprudenza propongono soluzioni
differenti. La dottrina valorizza la funzione euristica del contraddittorio, e
sembra propensa a svincolare il contro esaminatore dall' obbligo di
attenersi rigorosamente alle circostanze indicate dalla parte che ha
chiesto all’escussione di quel teste e a ritenere che le domande vadano
ammesse con una certa larghezza, purché riferite all'oggetto della prova,
come precedentemente identificato. La giurisprudenza preoccupata di
non frustrare i termini ed i limiti di ammissibilità prescritti per l'ingresso
delle prove indicate dalle parti, circoscrive il controesame alle circostanze
indicate in lista da chi ha chiesto l'esame. Il contenuto del controesame
del testimone, peraltro, può essere soltanto sui fatti indicati dalla parte
che mi ha chiesto l'esame.
Riesame
Il riesame è doppiamente eventuale in quanto può essere richiesto solo in
seguito al controesame sempre che la parte in tenda chiederlo.
Attraverso il riesame, la parte che ha già condotto l'esame diretto alla
possibilità di rivolgere nuove domande al teste, tentando altresì di
ristabilire la credibilità e l’ attendibilità eventualmente minati all’ esito del
controesame. In buona sostanza, con il riesame l'ultima parola viene
lasciata a chi ha richiesto la prova. Il riesame non è finalizzato ad ampliare
lambito della testimonianza bensì a chiarire o precisare meglio i punti
attaccati nei contro esame e a confutare le affermazioni così emerse.
D'altro canto, diversamente opinando, si consentirebbe alla parte di
dente di riservare ad un secondo momento la trattazione di alcuni punti,
secondo che il controesame sia o no svolto e indipendenza del suo
risultato.