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ATTI PRELIMINARI AL DIBATTIMENTO

L’apertura del dibattimento è preceduta dagli atti introduttivi mediante i


quali il giudice accerta la sussistenza delle condizioni necessarie al
corretto svolgersi del dibattimento stesso. Tali sono:
- La verifica della regolare costituzione delle parti
- L’eventuale dichiarazione di assenza dell’imputato.
- Le questioni preliminari.

L’apertura del dibattimento è preceduta dagli atti introduttivi mediante i


quali il giudice accerta la sussistenza delle condizioni necessarie al
corretto svolgersi del dibattimento stesso. Tali sono:
1- La verifica della regolare costituzione delle parti
2- L’eventuale dichiarazione di assenza dell’imputato.
3- Le questioni preliminari

1 LA VERIIFCA DELLA REGOLARE COSTITUZIONE DELLE PARTI


In udienza prima che inizi il dibattimento, si svolgono alcune attività che
fanno parte ancora degli atti preliminari al dibattimento stesso. Il
presidente controlla la regolare costituzione delle parti verificando che
esse:
- Esse siano presenti
- laddove, siano assenti, verifica se abbia ricevuto regolarmente la
notifica dell’atto di citazione n giudizio. Se il giudice accerta la nullità
di un avviso o di una notificazione, deve fissare la data dell’udienza
e deve ordinare la rinnovazione della vocatio in iudicium ex art
420.2 cpp.
Con particolare riferimento all’imputato, il presidente deve svolgere
un controllo attinente o meno del suo legale di fiducia o del legale di
ufficio nominatogli. Tale controllo deve precedere la verifica circa la
comparizione in udienza dell’imputato, il che emerge dal fatto che
soltanto qualora vi sia un contraddittore tecnico, ossia un difensore,
si potrò pensare di discutere circa la regolarità o meno degli
adempimenti che attengano al giudicabile.
Il controllo in parola dovrà dunque operare su più piani, avendo ad
oggetto non solo la verifica circa l'intervento meno del legale, ma
anche, ove questi risulti assente, la verifica circa la presenza di un
eventuale variazione non comunicata della data di udienza ovvero la
contestata presenza di un impedimento rilevante. Soltanto in caso
di mancata presentazione all’ udienza del legale non dovuta a
irregolarità varie o impedimenti, il presidente designa come
sostituto un altro difensore , vale a dire un legale abilitato che sia
immediatamente reperibile.

L’art 484. 2 bis, rende applicabili in quanto compatibili le


disposizioni degli artt. 420 bis – 420 ter – 420 quater – 420
quinquies, e cioè le disposizioni dell’udienza preliminare che
disciplinano il controllo sulla regolarità delle citazioni, l’assenza
dell’imputato e la dichiarazione di sospensione del processo contro
l’imputato irreperibile.

I provvedimenti del giudice in relazione alla costituzione delle parti


1- LA VALUTAZIONE DELLA REGOLARITà DELLA NOTIFICA
Ai sensi dell’art 484.1, prima dell’inizio del dibattimento, il
presidente controlla la regolare costituzione delle parti. Questa
disposizione è una sorta di ripetizione dell’art 420.2, ai sensi del
quale Il giudice procede agli accertamenti relativi alla costituzione
delle parti ordinando la rinnovazione degli avvisi, delle citazioni,
delle comunicazioni e delle notificazioni di cui dichiara la nullità.
Pertanto, se le parti sono comparse non sorgono particolari
problemi: il verbale di udienza documento se è presente l'imputato,
qual è il suo difensore ed, eventualmente, quale avvocato
rappresenta la parte civile, il responsabile civile ed il civilmente
obbligato per la pena pecuniaria. Questo è il termine ultimo entro il
quale il danneggiato dal reato ha la facoltà di costituirsi parte civile,
comparendo per mezzo di un difensore (art 79.1).
Ai sensi dell’art 420.2, Il giudice, se accerta la nullità di un avviso o
di una notificazione, deve fissare la data della nuova udienza e deve
ordinare la rinnovazione della 11111vocatio in iudicium.
2- ASSENZA DEL DIFENSORE
Ai sensi dell’art 420.3, E il difensore dell' imputato non è presente, il
giudice designa un sostituto che sia immediatamente reperibile .
Questi eserciti i diritti ed assume doveri del difensore di fiducia o
d'ufficio. Nel caso in cui l'assenza del difensore è dovuta ad assoluta
impossibilità di comparire per legittimo impedimento, purché
prontamente comunicato, il giudice fissa con ordinanza la data della
nuova udienza e dispone la notificazione all’imputato.

Dopo la verifica della regolarità della notificazione, occorre valutare la


causa della mancata comparizione dell’imputato:
- Ai sensi dell’art 420 ter, Il giudice ha il potere di accertare se
l’imputato ha un legittimo impedimento e se questo provoca
un’assoluta impossibilità di comparire in udienza. Se le due
condizioni sussistono, il giudice deve disporre il rinvio ad una nuova
udienza e ordinare la rinnovazione della notificazione.
Se non vi è assoluta impossibilità di comparire, il giudizio continua
in sua assenza.
a- l'imputato è considerato presente, quando dopo essersi
presentato alla prima udienza, non compare ad una
successiva. In tal caso, è rappresentato dal difensore. Il solo
fatto di aver presenziato ad una udienza, è considerato
logicamente incompatibile con la possibilità di essere
dichiarato assente
- l'imputato ha rinunciato di assistere: ai sensi dell’art art 420 bis, se
l'imputato libero o detenuto, non è presente all'udienza e ha
espressamente rinunciato ad assistervi, il giudice procede in sua
assenza.
- l'imputato dichiarato assente: quando l'imputato non ha un
legittimo impedimento, o quando l’impedimento non provoca
un’assoluta possibilità di comparire, il giudice valuta se l'imputato
possa essere dichiarato assente consapevole.
Affinchè il giudice possibile accertare con certezza che l'imputato è a
conoscenza del procedimento, prevede dei fatti sintomatici tipici:
a- l’imputato ha dichiarato o eletto domicilio
b- è stato arrestato, fermato o sottoposto a misura cautelare
c- l’imputato ha nominato un difensore di fiducia
d- l’imputato ha ricevuto personalmente la notificazione
dell’avviso dell’udienza
Dunque, il codice stabilisce, con una norma di chiusura, che il
giudice in base a fatti non tipici può comunque con certezza
accertare che l’imputato è a conoscenza del procedimento.
In presenza di tali fatti, il giudice, mediante ordinanza, dichiara
l'assenza dell’imputato, e il procedimento continua in assenza del
medesimo, che viene rappresentato dal difensore.
- La sospensione del processo nei confronti dell'imputato
irreperibile: può accadere che nei confronti dell’imputato non
comparso, che sia stato regolarmente destinatario di una notifica
formalmente valida, risulti impossibile far operare i meccanismi
presuntivo è l'ipotesi in cui manchino i fatti sintomatici tipici o kmq
non risulti con certezza che l’imputato è a conoscenza del
procedimento o si e volontariamente sottratto alla conoscenza dello
stesso. In tal caso, poiché le presunzioni risultano disinnescate e il
giudice non può dichiarare l'assenza consapevole dell'imputato,
gl'ordinamento tenta in estremo di assicurare la conoscenza
personale della. Citazione in giudizio. difatti, il giudice deve rinviare
l'udienza è disporre che l'avviso sia notificato dall’imputato
personalmente della polizia giudiziaria. Se la notifica persona ha
successo e l'imputato non compare, il giudice dichiara di procedersi
in sua assenza. Ma se la notifica a mani proprie non risulta possibile,
il giudice deve disporre con ordinanza la sospensione del processo
nei confronti dell'imputato non comparso. Ai sensi art 143 disp.att,
il giudice deve trasmettere al CED del ministero dell’interno
l'ordinanza di sospensione del processo e la citazione per l’udienza
che è stata rinviata. Quando la polizia per strada identificherà
l’imputato, accerterà nel CED la presenza della nota di rintraccio e
condurrà l’imputato. Stesso nei propri uffici per notificargli l'atto
redatto dall’autorità giudiziaria. La sospensione nei confronti della
irreperibile non può essere pronunciata se deve essere pronunciata
sentenza di proscioglimento. Infatti, se risulta prospettabilità
epilogo liberatorio, le esigenze di giustizia e di tutela della
presunzione di innocenza impongono di prevenire a sentenza anche
nei confronti dell'imputato irreperibile. Una volta emessa
l’ordinanza di sospensione del processo, è inibita ogni attività, salva
l’acquisizione delle prove non rinviabili che il giudice deve disporre a
richiesta di parte con le modalità stabilite per il dibattimento ex art
420 quater cpp. L’arresto del procedimento comporta che mi sia
disposta la separazione dagli altri processi riuniti. Inoltre, il sospesa
la prescrizione del reato. Infine, la parte civile può proseguire
l’azione per ottenere la condanna al risarcimento del danno nei
confronti dell’imputato nella sede civile.

Gli accertamenti successivi alle ordinanze di procedersi in assenza e di


sospensione del processo
Nel corso dell’ udienza dibattimentale può accadere che il giudice a certi
situazioni previste dalla legge, nelle quali gli deve revocare l'ordinanza di
procedere in assenza o l’ ordinanza di sospensione del processo per
irreperibilità.
- La revoca dell’ordinanza di procedersi in assenza. Nel corso
dell’udienza dibattimentale, l’ordinanza dichiarativa dell’assenza
dell’imputato è revocata anche d’ ufficio nei casi seguenti:
A- mera comparizione tardiva: art 420 bis. 4, formula
l’ipotesi che imputato compaia prima della decisione.
Se l’imputato Non fornisce la prova della mancata
conoscenza incolpevole della celebrazione del
processo o della impossibilità di comparire senza sua
colpa, si provvede ad una semplice revoca
dell’ordinanza di procedura in assenza e l’udienza
prosegue nel modo ordinario.
- La comparizione tardiva con prova della mancata conoscenza:
quando l’imputato fornisce la prova che :
a- l’assenza è dovuta ad un incolpevole mancata conoscenza della
celebrazione del processo
b- dimostra che versava nella assoluta impossibilità di comparire
per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento,
la cui prova è pervenuta in ritardo non per sua colpa. In questi
casi, il giudice deve rinviare l'udienza dibattimentale e
l'imputato ha:
a- il diritto di formulare quelle richieste di prove che si
collocano prima della istruzione dibattimentale
b- diritto di chiedere la rinnovazione di prove già assunte
fermo restando in ogni caso la validità degli atti
regolarmente compiuti in precedenza
- accertamento della mancata conoscenza del procedimento: Con
l'art 420 bis.5, che è una norma di chiusura, il legislatore prevede la
revoca dell'ordinanza di procedere in assenza quando il giudice
accerta in positivo che esistevano le condizioni per dichiarare la
sospensione del processo contro irreperibile. Infatti questa
disposizione stabilisce che l'ordinanza di assenza deve essere
revocata se risulta che il procedimento, per l'assenza dell' imputato,
doveva essere sospeso ai sensi dell'art 420 quater. In forza di tale
rinvio, il giudice deve ordinare la polizia giudiziaria il tentativo di
notifica personale della vocatio in iudicium.
- La revoca dell’ordinanza di sospensione del processo: Allo scadere
di un anno dalla pronuncia dell'ordinanza di sospensione del
processo, o anche prima quando nel avvisi l'esigenza, il giudice deve
disporre nuove ricerche dell' imputato per la notifica dell avviso. Si
tratta della citazione per l'udienza che il giudice ha rinviato all'anno
successivo. Il giudice deve revocare l'ordinanza di sospensione del
processo nei seguenti casi:
a- se le ricerche hanno avuto esito positivo;
b- se l'imputato nel frattempo nominato un difensore di fiducia;
c- in ogni altro caso in cui vi sia la prova certa che l'imputato è a
conoscenza del procedimento avviato nei suoi confronti;
d- se deve essere pronunciata sentenza di proscioglimento ex art
129.
Con l'ordinanza di revoca della sospensione del processo il
giudice fissa la data per la nuova udienza, disponendo che l'avviso
sia notificato all’ imputato e al suo difensore, alle altre parti
private alla persona offesa, non che comunicate al pubblico
ministero. All’ udienza l'imputato può chiedere il giudizio
abbreviato o il patteggiamento

Questioni preliminari
Le questioni preliminari possono essere definite come quelle questioni
la cui risoluzione è presupposto indispensabile rispetto alla
discussione e, dunque, alla decisione della causa. La fase
dipartimentale che si occupa delle questioni preliminari e tratteggiata
dall’ art 491.1. Tale disposizione Individua un momento fondamentale
per la proposizione e la risoluzione di dubbi attinenti alla regolarità del
procedimento. Quale fase rappresenta lo sbarramento temporale oltre
il quale tali questioni non possono più essere riproposte e determinate
facoltà non possono più essere esercitate le questioni preliminari
possono essere idealmente divise in due gruppi:
- LE QUESTIONI PRELIMINARI che sono precluse in momenti
successivi
a- Competenza per territorio o per connessione. Tali questioni, in
realtà dovrebbero essere già state poste in sede di udienza
preliminare. Nel caso in cui tali questioni siano respinte.,
possono essere riproposte come questioni preliminari. Non si fa
riferimento alla competenza per materia perché questa è
rilevabile anche d’ufficio in ogni Stato e grado del procedimento
- Nullità indicate nell’art 181.2-3. Si fa riferimento alle nullità
relative concernenti gli atti delle fasi anteriori al dibattimento non
ancora sanate, oppure eccepite all’ udienza preliminare e non
dichiarate dal giudice;
- Nullità concernenti il decreto che dispone il giudizio e gli atti
preliminari al dibattimento
- Regolare costituzione delle parti private diverse dall’imputato.
Queste questioni vanno proposte subito dopo la verifica della
regolare costituzione delle parti. In questa ipotesi il giudice decide
immediatamente in udienza, emanando l'apposita ordinanza.
Inoltre, è necessario evidenziare, che questo è il momento in cui le
parti possono discutere della legittimazione del danneggiato a
costituirsi parte civile.
- Le questioni preliminari che non sono precluse in momenti
successivi. Vi sono delle questioni preliminari che possono essere
discusse successivamente se la possibilità di proporle Sorgà soltanto
nel corso del dibattimento ex art 491 comma 2 CPP:
a- Questioni concernenti il contenuto del fascicolo per il
dibattimento. Il fascicolo del dibattimento si forma al termine
dell’udienza preliminare in contraddittorio con le parti. Prima
dell’inizio dell’Istruzione dibattimentale le parti hanno ancora la
possibilità di discutere se è corretto inserimento dei singoli atti
nel fascicolo per il dibattimento.
b- I problemi che riguardano la riunione o la separazione dei
giudizi sono discussi immediatamente tra le questioni
preliminari. Tuttavia Può darsi che l’occasione per porre un
problema del genere sorga soltanto nel corso del dibattimento,
ad esempio quando sopravvenga una assoluta impossibilità di
comparire per legittimo impedimento Che interessi uno dei
computati ex art 423. 1. In tal caso il problema è discusso con il
procedimento attinente alle questioni preliminari.
Il comma 3 si occupa della disciplina relativa alla trattazione delle
questioni preliminari. Tali questioni sono discusse dal Pubblico
Ministero e da un difensore per ogni parte privata. Esse vengono
proposte mediante un eccezione nonché discussa, nel contraddittorio
tra il pubblico ministero e un solo difensore per ogni parte processuale,
entro limiti di tempo strettamente necessario all’ illustrazione, senza
che siano ammesse repliche. La decisione viene adottata dal collegio
con ordinanza - con sentenza nel caso in cui sia accolta un'eccezione di
incompetenza - da pubblicare in udienza mediante lettura e da allegare
al verbale ai sensi dell'art 481.2. il provvedimento in parola può essere
impugnato soltanto congiuntamente alla sentenza (art 586) e laddove
decida, in relazione a una questione concernente il contenuto del
fascicolo, per l'eliminazione di un atto ivi contenuto, ne dispone,
contemporaneamente la restituzione al pubblico ministero. Tuttavia la
discussione deve essere limitata al tempo necessario all’ illustrazione
delle questioni, senza possibilità di replica appunto tutte le questioni
preliminari vanno risolte dal giudice con un provvedimento che ha la
forma dell’ ordinanza motivata. L'ordinanza con la quale il giudice
abbia omesso di provvedere su alcune delle eccezioni sollevate dalle
parti in ordine alla formazione del fascicolo del dibattimento non è atto
abnorme e virgola dunque, autonomamente ricorribile per Cassazione,
atteso che costituisce comunque espressione del legittimo potere del
giudice di decidere in ordine alle questioni poste ex art 491.2Tutte le
questioni preliminari vanno risolte dal giudice con un provvedimento
che ha la forma dell' ordinanza motivata.

Il dibattimento
L’apertura del dibattimento e le richieste di prova
Una volta esaurita la fase predibattimentale, ove il giudice abbia
accertato che la costituzione delle parti è avvenuta regolarmente, e dopo
aver deciso eventuali questioni preliminari, viene dichiarata l’apertura del
dibattimento (art 492.1). Il primo atto del dibattimento in senso stretto è
la lettura del capo d’imputazione, alla quale procede l’ausiliario che
assiste il giudice. Il dibattimento è il moment principale della fase del
giudizio di primo grado, il cui nucleo centrale è l’istruzione
dibattimentale, nella quale la prova si forma nel contradditori tra le parti
dinanzi al giudice terzo ed imparziale, mediante esame incrociato.
Dunque, come abbiamo detto, il dibattimento si apre con la lettura del
capo di imputazione, prosegue con le richieste di prova e l’istruzione
dibattimentale, e si conclude con la discussione delle parti ex art 493.

Richieste di prova ex art 493


A questo punto la parola passa alle parti che formulano le richieste di
prova. In particolare, nell’ordine imposto dall’art 493, le parti indicano i
fatti posti alla base delle rispettive strategie, accusatorie e difensive, e dei
quali intendono dare prova, chiedendo espressamente al giudice
l’ammissione delle prove stesse. L'ordine in cui le parti formano le
proprie richieste rispecchia il principio dell onere della prova: per primi
parlano il pubblico ministero e la parte civile. La difesa e il diritto di sapere
quali sono le prove che l'accusa intende presentare, prima di dover
chiedere l'ammissione delle proprie. Nel complesso, le parti hanno
l'onere di anticipare la propria strategia processuale. In precedenza, al
momento del deposito delle liste testimoniali, ogni parte ha indicato le
persone delle quali intende chiedere le escursioni a prova principale e le
circostanze sulle quali deve vertere l'esame. Nel momento delle richieste
di prova occorre che ciascuna parte chiede l'ammissione di tutte le prove
sia orali sia reali, delle quali intende servirsi. Ad avviso della Suprema
Corte deve escludersi che l'art 493 prevede una preclusione all’esibizione
di documenti, ed alla ammissione di essi da parte del giudice, in un
momento successivo a quello fissato dalla norma suddetta, essendo tale
preclusione esplicitamente limitata alle prove che devono essere indicate
nelle liste di cui all’ art 468. In ogni caso qualora la esibizione di
documenti sia successiva alla richiesta di prove, deve essere garantito alle
parti il diritto di esaminarli, a norma dell'art 495.3.
Si ricordi che quanto ai testimoni, periti e consulenti che intendono
esaminare, occorre fare riferimento alla lista di cui all’art 468, tenendo
conto, tuttavia, della possibilità di acquisire prove non indicate nella lista
laddove si dimostri l’impossibilità di indicazione tempestiva. Inoltre, le
parti possono concordare l’acquisizione al fascicolo per il dibattimento di
atti contenuti nel fascicolo del PM, nonché della documentazione
relativa all’attività di investigazione difensiva.
In particolare, le parti devono precisare anche le fonti che intendono
assumere A PROVA CONTRARIA, e cioè per contrastare prove richieste
da un’altra parte. In definitiva, le richieste di prova tendono a delineare,
ovviamente nei limiti del prevedibile, l’oggetto dell’istruzione
dibattimentale.
L'illustrazione dei fatti che ciascuna parte vuole dimostrare è funzionale
alla decisione sull’ ammissione delle prove. Questo perché il giudice
conosce soltanto i pochi elementi che si ricavano dal fascicolo per il
dibattimento. In ragione del fatto che l'organo giudicante non conosce le
indagini svolte, spetta alle parti, titolari del diritto alla prova, presentare
le richieste di ammissione dei mezzi di prova. La richiesta di ammissione
è valutata dal giudice nella sua pertinenza e rilevanza in relazione al fatto
che deve essere provato, ossia al tema di prova. Questo è il motivo per il
quale il codice precisa che le parti, prima delle richieste, indicano che i
fatti che intendono provare. Nel caso del pubblico ministero, si tratta dei
fatti che dimostrano l'esistenza del fatto storico descritto nell’
imputazione; per l'imputato, si tratta dei fatti che sostengono la linea
difensiva.
Nel corso delle richieste di prova il presidente impedisce ogni divagazione,
ripetizione e interruzione e ogni lettura o esposizione del contenuto degli
atti compiuti durante le indagini preliminari. Quest'ultimo inciso è dovuto
alla legge n 479 del 1999. La suddetta previsione intende contrastare la
prassi, seguita da alcuni pubblici ministeri, di leggere o addirittura
consegnare al giudice memoria nelle quali si dava ampio spazio ad atti di
indagine, la conoscenza dei quali è preclusa al Giudice del dibattimento.
Per le prove documentali è prevista una specifica procedura di
ammissione. In base all'art 495.3, prima che il giudice provvede sulla
domanda, le parti hanno facoltà di esaminare i documenti di cui è chiesta
l'ammissione. Il documento, una volta ammesso, è inserito nel fascicolo
per il dibattimento. Nell'attuale rubrica dell'art 493, inoltre non si parla
più di esposizione introduttiva, in quanto tale espressione contenuta nel
testo originario del codice aveva dato luogo ad abusi. La suddetta legge
ha soppresso anche la previsione in base alla quale il pubblico ministero
non doveva limitarsi soltanto ad indicare i fatti che intendeva provare, ma
poteva esporre sinteticamente i fatti oggetto dell' imputazione. La nuova
disciplina è ispirata da l'intento di equiparare tutte le parti nella fase in
oggetto, senza consentire di svolgere quella che avrebbe potuto
diventare una sorta gli discussione preliminare. Il legislatore del 1999 ha
voluto impedire che le parti facessero in questo momento il resoconto
delle indagini svolte. La radio è quella di mantenere il giudice
psichicamente neutrale, e cioè non influenzato dal racconto di indagini
svolte in modo unilaterale dalle parti. Infatti, il giudice conosce soltanto il
fascicolo per il dibattimento, mentre non può leggere quello del pubblico
ministero.
Il giudice deve ammettere la prova quando essa è pertinente e quando vi
sia anche soltanto il dubbio che possa essere rilevante e non
sovrabbondante. Deve essere esclusa la prova vietata dalla legge. Il
principio è illustrato dalla rubrica dell’ art 190, ai sensi del quale le parti
hanno un vero e proprio diritto alla prova, il che comporta per il giudice il
dovere di motivare l'ordinanza che rigetta la richiesta di ammissione. La
impugnazione contro l'ordinanza potrà essere proposta soltanto
unitamente a quello contro la sentenza. Ai sensi dell'art 495.2, l'imputato
ha diritto all’ammissione delle prove indicate a discarico sui fatti
costituenti oggetto delle prove a carico, il cui diritto spetta anche al
pubblico ministero in ordine alle prove a carico dell' imputato sui fatti
costituenti oggetto delle prove a discarico. La prova può essere definita
contraria quando tempo a negare l'esistenza del fatto affermato dalla
prova principale. La prova contraria quando tende a negare l'esistenza del
medesimo fatto che costituisce oggetto di una prova che è già stata
messa, e per legge pertinente. Tuttavia, il giudice deve verificare che la
prova contraria sia non manifestamente irrilevante: l’ammissione è
disposta quando vi è anche soltanto il dubbio che si possa fornire un
contributo idoneo per la decisione.
Importante è soffermarci sulla preclusione derivante dalla mancata
presentazione della lista dei testimoni. Nell illustrare gli atti preliminari al
dibattimento abbiamo fatto riferimento all'atto 468., il quale impone alle
parti a pena di inammissibilità di presentare almeno 7 giorni prima della
data del dibattimento la lista delle persone delle quali intendono chiedere
l'esame. Ove il nome del singolo dichiarante non sia stato inserito nella
lista, la richiesta di sentirlo in dibattimento è inammissibile. Tale sanzione
allo scopo di permettere alle altre parti di esercitare il diritto alla prova
contraria. tuttavia, ai sensi dell'art 493.2 e ammessa l'acquisizione di
prove non compreso nella lista prevista dall'art 468 quando la parte che
lo richiede dimostri di non averle potuto indicare tempestivamente . Al di
fuori di quanto sopra, le parti che non abbiano adempiuto all’ onere di
presentare le liste possono ancora chiedere l'ammissione di prova.
Tuttavia non hanno il diritto di ottenere un provvedimento in tal senso, in
quanto la loro richiesta è subordinata al potere discrezionale del giudice
di ammettere le nuove prove nei limiti previsti dall'art 507, e cioè quando
queste ultime siano assolutamente necessarie per accertare il fatto
storico.

Dichiarazioni spontanee dell’imputato ex art 494


Dopo che le parti hanno formulato le proprie richieste di prova, il
presidente informa l'imputato che egli ha la facoltà di rendere in ogni
stato del dibattimento le dichiarazioni che ritiene opportune, purchè essi
si riferiscano all’ oggetto dell’ imputazione e non intralcino l'istruzione
dibattimentale. Queste dichiarazioni, denominate spontanee, sono un
atto diverso dall’ esame dell’imputato, il cui punto di differenza sta nel
fatto che l'imputato non si offre al controesame della parte aventi un
interesse opposto; e pertanto non rischia di essere messo in difficoltà da
domande della controparte. Se il corso delle dichiarazioni l'imputato non
si attiene all’ oggetto dell' imputazione, il presidente lo ammonisce e
virgola l'imputato persiste gli toglie la parola. L'ausiliare riproduce
integralmente le dichiarazioni spontanee rese dall' imputato, salvo che il
giudice disponga che il verbale sia redatto in forma riassuntiva.

Acquisizione concordata di atti di indagine


Ai sensi dell’art 493.3, le parti possono concordare l’acquisizione al
fascicolo per il dibattimento di atti contenuti nel FASCICOLO DEL PM,
nonché della documentazione relativa all’attività investigativa
DIFENSIVA.
L'acquisizione concordato aggiuntiva rispetto alla prova orale non
esclude l'assunzione del mezzo di prova. Al contrario, l'atto di indagine
oggetto di trattativa è destinato ad affiancarsi agli elementi ottenuti in
contraddittorio attraverso l'esame incrociato della fonte. Si ipotizzi che le
parti concordino l'acquisizione delle precedenti dichiarazioni rese da una
persona informata sui fatti e al tempo stesso chiedono di poterlo
esaminare come testimone in dibattimento. I verbali diventano
utilizzabile a fianco dell' escussione orale. Differenti dinamiche connotano
l'acquisizione sostitutiva della prova orale in contraddittorio. Si tratta
dell’ istituto più innovative problematico in quanto le parti concordano
l'inserimento di un atto di indagine nel fascicolo per il dibattimento e
virgola al tempo stesso, rinunciano all’ assunzione del relativo mezzo di
prova. Si faccia il caso del pubblico ministero della difesa che pattuiscono
l'acquisizione delle precedenti dichiarazioni di una persona informata sui
fatti e decidono di non chiedere all’ escussione dibattimentale del
medesimo soggetto. Nell ipotesi in oggetto, l'accordo delle parti vale a
rendere utilizzabile l'atto unilaterale come se si fosse formato con il
metodo del contraddittorio e al posto del elemento che avrebbe potuto
essere raccolto con l'esame incrociato.

Il potere integrativo del giudice ed il principio dispositivo attenuato


Nel momento in cui le parti decidono di accordarsi sull’acquisizione di un
atto rinunciando contestualmente all’escussione orale della prova, è
necessario sottolineare che le stessi parti non possono superare il
contraddittorio necessario per accertare il reato. Infatti, a chiusura del
sistema è collocato l’art 507.1 bis che sancisce il potere integrativo del
giudice, in base al quale egli può assumete d’ufficio i mezzi di prova
relativi agli atti acquisiti su accordo delle parti. In questo, il potere
dell’organo giudicante costituisce il presidio del contraddittorio nella
formazione della prova, intenso in senso oggettivo, come metodo di
accertamento dei fatti. L’intervento officioso serve a tutelare il processo
da eventuali accordi che le parti stipulino per frodare l’accertamento dei
fatti. Da un altro lato, un simile intervento è finalizzato a colmare lacune
eventuali che derivino da un errore prognostico in cui le parti sia in corse
involontariamente in sede di acquisizione concordata. In questo caso, il
giudice rimedia a eventuali errori della parte. La regolamentazione dell’
istituto dell’ acquisizione concordata non fa che confermare l'esistenza
nel processo penale di un principio dispositivo attenuato. Le parti
possono disporre della prova ma non possono arrivare a mettere a rischio
il fine accertativo al quale il rito è preordinato. In materia probatoria,
pertanto, il principio dispositivo è un principio temperato e non significa
disponibilità dell’ accertamento. Il potere dispositivo spettante alle parti
ha una rilevanza esclusivamente interne funzionali rispetto al processo.
Dato che il vero fine l'accertamento, codesto principio è accettabile
soltanto se ha una valenza conoscitiva, nel senso che è accolto dal
sistema nella misura in cui contribuisce anche esso all’ efficienza del rito
nel perseguire al meglio il proprio scopo cognitivo. D'altronde, non
sempre il consenso delle parti persegue lo scopo appena indicato, in
quanto lo stesso potrebbe essere prestato per considerazioni lato sensu
strategiche. In tal caso il consenso si discosta dalla funzione
epistemologica che lo giustifica e la verità convenzionale si può
allontanare da quella processuale.
Il codice non reca una disciplina dettagliata delle modalità e delle possibili
vicende dell’ acquisizione concordata appunto il profilo di maggiore
criticità attiene alle ipotesi nelle quali la trattativa avviene in
dibattimento. È controverso se, una volta conclusa la fase degli atti
preliminari al dibattimento ed iniziata l'istruzione, risulta inibita ogni
ulteriore trattativa, fatto salvo quanto espressamente previsto dall’art
500.7. anzitutto, non è stato chiarito quale tipo di filtro l'organo
giudicante possa esercitare sugli atti che le parti intendono acquisire al
fascicolo. La dottrina maggioritaria considera applicabile l'art 190, ossia la
valutazione di pertinenza e la non manifesta irrilevanza. Tuttavia, più la
dizione perentoria dell'art 493.3, porta ad escludere un sindacato
preliminare da parte del giudice.
L'acquisizione concordata di tipo sostitutivo può presentare profili di
frizione con il metodo del contraddittorio nella formazione della prova.
Infatti, si potrebbe affermare che tale istituto, valorizzando
eccessivamente il principio dispositivo, sembra considerare il
contraddittorio soltanto dal punto di vista soggettivo, come un mero
diritto rinunciabile che sacrifica l'accertamento dei fatti. Invero, all’
acquisizione concordata appare sottesa un' opzione conoscitiva analoga a
quella realizzata dal contraddittorio nella formazione della prova. La radio
di entrambi i metodi consiste infatti nel rilievo che la dialettica, intesa
come scontro di tesi contrapposte, è lo strumento migliore per arrivare
alla ricostruzione del fatto punto mentre nel contraddittorio in senso
oggettivo la dialettica si manifesta nell’ escussione della fonte di prova
attraverso l'esame incrociato; nell’ acquisizione concordata la dialettica si
svolge sul se rendere utilizzabile un atto formato in modo unilaterale nel
corso delle indagini. In relazione all’ acquisizione concordata sostitutiva, il
consenso può raggiungere anche un risultato utero ore e cioè portare a
considerare superfluo l'esame incrociato. Quando si trasforma in una
garanzia formale, il contraddittorio diventa uno strumento inutile e
dispendioso, che ha soltanto l'effetto di appesantire la macchina
processuale. In ipotesi del genere appare preferibile eliminare quel
contraddittorio che appare superfluo. E proprio a tal fine si fa affidamento
sulla considerazione che nessuno può valutare l inutilità dell' esame
incrociato meglio delle parti animate da interessi contrapposti. Infatti, con
l'acquisizione concordata sostitutiva le parti manifestano il loro
disinteresse verso le escursioni in contraddittorio e superano quella
inutilizzabilità fisiologica dell'atto di indagine, che deriva dalla
separazione delle fasi.

Importante ora, e porre l’attenzione sulla decisione sulla richiesta di


ammissione da parte del giudice. Come abbiamo detto il giudice decide
circa l’ammissione delle richieste di prova, relazione alla pertinenza e alla
rilevanza e i mezzi di prova in relazione al pagamento del fatto. Sensi
dell’art 495.1 cpp, il giudice, sentite le parti, provvede con ordinanza
all’ammissione delle prove a norma degli art 190.1 cpp – 190 bis cpp.
Ai sensi dell’ art 190.1 cpp, Le prove sono ammesse a richiesta di parte. Il
giudice provvede senza ritardo con ordinanza escludendo le prove
vietate dalla legge e quelle che manifestamente sono superflue o
irrilevanti.
Ai sensi dell’art 190 bis ( requisiti della prova in casi particolari) I nei
procedimenti per taluno dei delitti indicati nell’articolo 51. 13 bis, quando
è richiesto l’esame di un testimone o una delle persone indicate
nell’articolo 210 e queste hanno già reso dichiarazioni in sede di
incidente probatorio o in dibattimento nel contraddittorio con la persona
nei cui confronti le dichiarazioni medesime saranno utilizzate ovvero
dichiarazione i più verbali sono stati acquisiti a norma dell’articolo 238,
l’esame è ammesso solo se riguarda i fatti o circostanze diversi da quelli
oggetto delle precedenti dichiarazioni Ovvero se il giudice o taluna
delle parti Lo ritengono necessario sulla base di specifiche esigenze.
Istruzione dibattimentale. L’ordine dei casi
L’istruzione dibattimentale rappresenta il nucleo essenziale del
dibattimento nel corso della quale le parti, nel confronto dialogico,
provvedono a formare progressivamente la prova necessaria al
giudice per decidere. Esaurita la fase degli atti introduttivi, si apre la
fase dell'istruttoria dibattimentale, nel corso della quale si procede
all’assunzione delle prove ammesse secondo l’ordine imposto dall’
art 496 CPP. Tale norma è ispirata al criterio di riparto dell’onere
della prova ex art 27.2. l'istruzione dibattimentale dibattimentale è
suddivisa in porzioni di tempo, all’interno delle quali si dà luogo
allusione delle prove richieste dalla singola parte ed ammesse dal
giudice. Tali porzioni di tempo sono i cosiddetti CASI dell'accusa e della
difesa.
Pertanto, le prove saranno assunte nel seguente ordine:
- Innanzitutto, le prove richieste dal pubblico ministero, su cui grava
l’onere di dimostrare la fondatezza della contestazione ex art 27.2
- Poi quelle richieste dalle parti
- Infine le prove richieste dall'imputato.
L’ordine nel quale si svolge l’istruzione dibattimentale rispetta i due
principi generali dell’onere della prova e della disponibilità della
prova. Le porzioni di tempo, all’interno delle quali ciascuna parte
provvede all’assunzione delle prove richieste. Il caso dell’accusa
precede il caso della difesa perché occorre rispettare il principio
dell’onere della prova: spetta a colui che accusa provare la reità
dell’imputato. L’ultimo caso è quello dell’imputato, poiché questi ha
diritto di conoscere l’esito delle prove a carico. Tuttavia, le parti
possono concordare che l’assunzione delle prove avvenga secondo
un ordine diverso, il che è espressione del principio della
disponibilità della prova. Al di là del fatto che le parti possono
concordare tra loro un diverso ordine di assunzione delle prove, è
necessario sottolineare che, nell’ambito della porzione di tempo
affidata al PM e all’imputato, si provvede ad assumere le prove
orali diverse dall’esame delle parti private, la cui assunzione in
forza dell’ art 150 disp. Att, avrà luogo nell’ordine previsto dall’art
503.1, ossia appena terminata quella relativa alle prove a carico
dell’imputato, vale a dire subito dopo l’assunzione delle prove
presentate dal PM e, eventualmente, dalla parte civile.

Il caso dell’accusa, come pure il caso della difesa, comprende l’assunzione


delle prove orali diverse dall’esame delle parti ed anche le letture che la
parte stessa richiede in quanto necessaria a svolgere la propria
argomentazione. Importante ora porre l'attenzione sulle modalità di
assunzione delle prove orali, seguendo l’ordine scandito dal codice di
rito, ossia prima l'esame di testimoni, periti e consulenti per poi
analizzare l’esame delle parti.

L’ordine delle prove all’interno del singolo caso


All’interno del singolo caso l’ordine nel quale vengono assunte le prove è
stabilito dalla parte che ha richiesto le stesse. Conferma di ciò è l’art
497.1, secondo cui i testimoni sono esaminati uno dopo l’altro nell’ordine
prescelto dalla parti che li hanno indicati. La norma vale anche per i
periti e i consulenti tecnici, in forza del richiamo operato dall’art 501.
Il potere di stabilire liberamente l’ordine di assunzione delle prove
all’interno del singolo caso trova la sua giustificazione teorica nel
principio argomentativo della prova. La parte argomenta le sue richieste
provando i fatti. La successione e la concatenazione è la sua
argomentazione. Tale potere vale anche per le prove diverse da quelle
orali. A fondamento di ciò sta il carattere generale del principio
argomentativo, sia la dizione letterale dell’art 496, secondo cui
l’istruzione dibattimentale si sostanzia nell’assunzione delle prove
richieste dalla parte. Fra le prove richieste vi sono tutti i mezzi di prova,
eccettuato soltanto l’esame delle parti. pertanto, all’interno del caso
dell’accusa e della difesa possono essere assunti od acquisiti tutti i mezzi
di prova:
- Le prove reali, cioè l’esame del corpo del reato e degli oggetti
sequestrati;
- Le ricognizioni, gli esperimenti giudiziali, le perizie, i confronti.

I preliminari all’esame incrociato


L'esame incrociato può essere definito come quell’ insieme di regole con
le quali le parti pongono direttamente le domande alla persona
esaminata. Le regole sono state elaborate da una prassi secolare che si è
formata negli ordinamenti angloamericani. Rispetto a tale modello, il
codice italiana si caratterizza per il fatto di riprodurre soltanto alcune di
quelle regole e per la scelta di attribuire al giudice un controllo
penetrante sullo svolgimento dell' esame. In particolare, ai sensi dell’art
499.6, il presidente dell'organo giudicante ha la funzione di assicurare la
pertinenza delle domande, la genuinità delle risposte, la realtà dell'
esame la correttezza delle contestazioni. Prima di procedere all’esame
dei testimoni, il giudice, Ai sensi dell’Art 497 CPP è tenuto a compiere
alcuni atti preliminari (art.497.2 cpp):
- Innanzitutto, deve avvertire il testimone che ha l’obbligo di dire la
verità, ammonendolo in ordine alle responsabilità penale in cui
incorrono i testimoni falsi o reticenti
- Subito dopo, lo invita a rendere la dichiarazione di giuramento
- Invita il testimone a rendere le proprie generalità.
Le prove orali sono tutte assunte mediante esame incrociato. Le regole
poste dal codice per l'esame diretto, il controesame ed il riesame valgono
per i testimoni, per gli imputati connessi o collegati, per i periti, per i
consulenti tecnici e per le parti che abbiano consentito all'esame o lo
abbiano richiesto. Tuttavia gli obblighi, ai quali sono sottoposti i predetti
soggetti, sono differenti.
- Testimoni: il testimone ha l’obbligo, penalmente sanzionato, di
rispondere secondo verità
- Perito: per l’esame del perito si osservano le disposizioni sulle
esame dei testimoni in quanto applicabili. Il perito assume l’obbligo
di far conoscere la verità, il quale è sanzionato penalmente e
permane al momento in cui il perito è sentito con l’esame incrociato
- Consulente tecnico di parte: il consulente tecnico di parte che
costituisce, con il difensore, un’espressione della Difesa tecnica. Può
essere nominato da una delle parti anche quando non è disposta
perizia. Il consulente di tecnico di parte privata è esaminato su
richiesta di parte della che lo ha nominato. Le altre parti possono
sono sottoporlo a controesame. Il consulente tecnico, che viene
esaminato, può non rispondere su oggetti che coinvolgono il
segreto professionale. Naturalmente il suo rifiuto di rispondere può
essere valutato sfavorevolmente dal giudice nella decisione
- Le parti: le parti sono sottoposte ad esame soltanto sul loro
richiesta o con il loro consenso. Non hanno un obbligo penalmente
sanzionato di dire la verità. Se rifiutano di rispondere ad una
domanda, ne è fatta menzione nel verbale. Il rifiuto può essere
valutato dal giudice come argomento di prova, e cioè può incrinare
la credibilità del soggetto esaminato.
Il confronti dialettico nella formazione della prova si regge su un
presupposto indefettibile: sono le parti a formulare le domande. Il
metodo dell’escussione diretta del testimone, oltre ad essere fissato
dall’art 498.1, trova anche un esplicito riconoscimento nell’art 111.3, il
quale attribuisce alla persona accusata di un reato la facoltà, davanti al
giudice, di interrogare o far interrogare le persone che rendono
dichiarazioni a suo carico.
Esame diretto, controesame e riesame
L'esame diretto tende ad ottenere la manifestazione dei fatti conosciuti
dal testimone. Tali fatti dovrebbero essere utili a dimostrare la tesi di
colui che lo ha chiamato a deporre. Si presume che la interrogante
conosca previamente le informazioni che il testimone dovrà fornire. Il suo
scopo è quello di dimostrare che il teste è attendibile e credibile. Questo
è il motivo per il quale sono vietate le domande suggerimento, che nella
prassi sono denominate domande suggestive.
L'esame diretto è condotto dalla parte che ha richiesto la prova, la quale
ha la facoltà di porre direttamente le domande al proprio testimone, al
fine di raccogliere una testimonianza utile e supportare il proprio
impianto accusatorio difensivo. Se l'esame è stato richiesto da più parti e
tra queste vi sia anche il pubblico ministero, spetta sempre a
quest'ultimo cominciare, in ossequio alla previsione dell'art 496, in tema
di ordine nell’ assunzione delle prove. L'esame sarà tanto più efficace
quanto più credibile risulterà il test e quanto più attendibile sarà la
testimonianza. Per l'esame diretto, sembra pacifico ritenere che le
circostanze previamente e tempestivamente indicati nella lista depositata
ex art 468, eventualmente sviluppare dalla parte in sede di atti
introduttivi del dibattimento, costituiscono il punto di partenza dell'
escursione. Nulla esclude che in questa prima fase la parte estenda i
quesiti alle circostanze il cui accertamento è necessario per valutare la
credibilità del teste, a prescindere dal fatto che le stesse siano state
preannunciate.

ai sensi dell’art 498.1 le domande sono rivolte direttamente dal pubblico ministero o dal
difensore che ha chiesto l’esame del testimone. Infatti, l’esame diretto è diretto è condotto
dalla parte che ha chiesto l’esame, la quale ha la facoltà di porre direttamente le domande al
proprio testimone, al fine di raccogliere una testimonianza utile a supportare il proprio
impianto, accusatorio o difensavo. L’esame sarà tanto più efficace quanto più credibile
risulterà il teste e quanto più attendibile sarà la testimonianza.
Controesame
Il controesame è condotto dalla parte che ha un interesse contrario a
quello che ha chiesto l'esame del testimone o di altro dichiarante. Il
contro esame del testimone è una sequenza strutturale della
testimonianza dibattimentale e componente del suo metodo, donde
nessuna disposizione processuale nei subordina la ammissibilità ad una
preventiva richiesta appunto il controesame può avvenire sui fatti ovvero
sulla credibilità del testimone, o ancora su entrambi gli oggetti.
Il controesame sulla credibilità tende a far dichiarare il testimone fatti
che dimostrano la non credibilità di quest'ultimo (art 194.2).
Il controesame sui fatti tende a far dichiarare al testimone un fatto
diverso o contrario a quello esposto nell’esame diretto; o ad ottenere
dal dichiarante una spiegazione alternativa del fatto stesso; o infine, a far
ammettere fatti che contraddicono le conclusioni alle quali è pervenuta
la controparte. Nel controesame sono ammesse le domande
suggerimento. In verità, in base al codice le domande suggerimento sono
consentite nel controesame a quella parte che ha un interesse differente
da quello della parte che ha chiesto la citazione del testimone . Lo scopo
delle domande suggerimento e sia quello di saggiare come reagisce il
testimone, sia quello di far cadere quest'ultimo in contraddizione. Con
questo si dà attuazione al principio secondo cui la prova capace di
resistere alle suggestioni è quella che più si accredita. Ai i sensi dell’art
498.2 cpp, successivamente all’esame diretto altre domande possono
essere rivolte dalle parti che non hanno chiesto l’esame, secondo l’ordine
indicato dall’art 496 cpp. È condotto dalla parte che non ha richiesto
quella prova e che ha interesse a private di validità la testimonianza.
Dunque, attraverso il controesame si pensa di minare la credibilità del
teste e l'attendibilità delle sue dichiarazioni. A tal fine, sono consentite
domande suggestive. Va precisato che il controesame non è obbligatorio,
ma è una facoltà riconosciuta le parti, che dunque potrebbero rinunciarvi.
Per il controesame, dottrina e giurisprudenza propongono soluzioni
differenti. La dottrina valorizza la funzione euristica del contraddittorio, e
sembra propensa a svincolare il contro esaminatore dall' obbligo di
attenersi rigorosamente alle circostanze indicate dalla parte che ha
chiesto all’escussione di quel teste e a ritenere che le domande vadano
ammesse con una certa larghezza, purché riferite all'oggetto della prova,
come precedentemente identificato. La giurisprudenza preoccupata di
non frustrare i termini ed i limiti di ammissibilità prescritti per l'ingresso
delle prove indicate dalle parti, circoscrive il controesame alle circostanze
indicate in lista da chi ha chiesto l'esame. Il contenuto del controesame
del testimone, peraltro, può essere soltanto sui fatti indicati dalla parte
che mi ha chiesto l'esame.
Riesame
Il riesame è doppiamente eventuale in quanto può essere richiesto solo in
seguito al controesame sempre che la parte in tenda chiederlo.
Attraverso il riesame, la parte che ha già condotto l'esame diretto alla
possibilità di rivolgere nuove domande al teste, tentando altresì di
ristabilire la credibilità e l’ attendibilità eventualmente minati all’ esito del
controesame. In buona sostanza, con il riesame l'ultima parola viene
lasciata a chi ha richiesto la prova. Il riesame non è finalizzato ad ampliare
lambito della testimonianza bensì a chiarire o precisare meglio i punti
attaccati nei contro esame e a confutare le affermazioni così emerse.
D'altro canto, diversamente opinando, si consentirebbe alla parte di
dente di riservare ad un secondo momento la trattazione di alcuni punti,
secondo che il controesame sia o no svolto e indipendenza del suo
risultato.

Il potere di rivolgere domande


Da quanto esposto finora, si ricava che l'esame incrociato non consiste
nella semplice attribuzione alle parti del diritto di porre domande ai
testimoni. Viceversa, si tratta di un congegno articolato e complesso che
ha regole precise, il cui scopo è quello di sottoporre il dichiarante alla
immediata verifica delle parti contrapposte. Più l'esame incrociato non
può essere sottoposto ad interruzioni. Nel corso del suo svolgimento le
parti hanno unicamente la possibilità di formulare opposizioni sulle quali
il presidente decide immediatamente senza formalità. Ad esempio, può
accadere che una domanda sia inammissibile perché è vietata dalla legge
o non pertinente; ovvero si tratti di una domanda suggerimento nei casi
in cui questo tipo di domanda è vietato, e cioè durante l'esame condotto
dalla parte che ha chiesto la citazione del testimone. Soltanto al termine
della sequenza esame diretto - controesame - riesame il presidente può
porre d'ufficio domande al testimone o altro dichiarante. Si tratta di una
regola espressamente sancita all'art 506.2. una differente collocazione
temporale potrebbe alterare la sequenza logica seguita dalle parti e
precludere l'effetto sorpresa delle domande. Dopo le domande rivolte dal
presidente le parti hanno diritto a concludere l'esame secondo l'ordine
prescritto, e cioè si può rinnovare in tutto od in parte la sequenza esame
diretto contro esame riesame.
L’art 499 detta in maniera puntuale e precisa le regole da osservare per
l’assunzione dell’esame testimoniale, che pare opportuno schematizzare:
a- Al teste è necessario rivolgere domande su fatti specifici. Non è
consentita la libera deposizione del teste, avulsa da una preventiva
domanda dell' esaminatore. Non è vietato che una parte chieda al
dichiarante di narrare ciò che ha percepito. Si vuole soltanto evitare
che il testimone venga a riferire una lezione imparata a memoria.
Inoltre, la domanda deve avere ad oggetto un fatto determinato e
non un apprezzamento del dichiarante. Il deponente può fare
apprezzamenti soltanto quando è impossibile scinderli dalla
deposizione sui fatti.
b- sono vietate domande che possono nuocere alla sincerità delle
risposte, in quanto idonea ad alterare la sfera emotiva del
dichiarante, compromettendone la capacità di evocare una rarefatti.
Sono tali le domande intimidatorie e subornanti che cioè, tendono
a provocare un errore inconsapevole nel testimone o a sollecitare
una risposta il cui senso può far travisare il pensiero del
deponente. Quelle che cercano di innervosire il teste, come pure
quelle domande attraverso le quali si tende ad approfittare delle
debolezze culturali o caratteriali dell' esaminando;
c- Sono vietate le domande nocive, che aggrediscono
l'autodeterminazione del teste o che sono idonee ammirare la
sincerità delle risposte, e cioè non sono ammesse le domande
intimidatore o suadenti punto stai attento!.
d- Sono vietate le domande che violano il rispetto della persona
umana, e che cioè ledono l'onore o la reputazione del deponente.
Tuttavia nel controesame, quando occorre saggiare la credibilità del
dichiarante, il diritto a difendersi mediante prove prevale sulla
riservatezza della persona: il codice non prevede materie non
indagabili.
e- nell’ esame diretto sono vietate le domande che tendono a
suggerire le risposte, ossia le domande suggestive. Le domande
suggestive sono ammesse nell’ambito del controesame. La ragione
di questa diversità di trattamento è dovuta alla finalità tipica del
controesame, che è quella di minare la credibilità e l’ attendibilità
del teste ostile, in quanto condotto da una parte teoricamente
avversa, facendolo cadere in contraddizione. A tal fine le domande
suggestive sono le più indicate per verificare le reazioni all’
attendibilità del teste;
f- L'esame deve essere condotto senza ledere il rispetto della
persona;
g- il testimone può essere autorizzato dal giudice che presiede
l'udienza a consultare, in aiuto della memoria, documenti da lui
redatti. Cosa si intende per documento? Questa è una questione
controversa, in quanto secondo alcuni la norma di riferimento è l’art
234.1, sì che sono consultabili solo i documenti formati al di fuori
del procedimento. Secondo altri, il termine che viene usato in
maniera generica e atecnica, è comprensivo anche degli atti del
procedimento. A volte prediligere questa soluzione va sicuramente
esclusa.
A garanzia del rispetto delle regole sopra indicate, il giudice ha il
potere di intervenire In ogni momento, anche d’ ufficio, per
assicurare la pertinenza delle domande, la genuinità delle risposte,
la realtà dell’esame. Il legislatore, a salvaguardia del principio di
parità delle parti, stabilisce, che se il teste rifiuta di sottoporsi
all’esame al controesame di una delle parti, nei confronti della parte
destinataria del rifiuto non possono essere utilizzate le dichiarazioni
rese ad altra parte, a meno che la parte destinataria del rifiuto non
vi consenta ex500, 3 CPP

Regole per le risposte


Fra le regole che riguardano le risposte, si possono citare tutti i casi
nei quali il testimone può astenersi dal rendere dichiarazioni.
Pertanto il testimone ha la facoltà di non deporre:
a- sui fatti dai quali potrebbe emergere una sua responsabilità
penale;
b- sui fatti coperti da segreto professionale;
c- sui fatti coperti da segreto d'ufficio o di Stato.
inoltre, il testimone assistito può non deporre sui fatti di cui
all'art 197 bis.4.

Esame del minorenne


Regole peculiari sono dettate per l’esame del testimone minorenne. I
codice, infatti, prevede tre tipologie di esame protetto del minore:
a- di regola, l’esame è condotto direttamente dal presidente, che può
avvalersi dell’ausilio di un familiare del minore o di un esperto in
psicologa infantile. La prima protezione, ossia l'esame filtrato dal
giudice, si applica a prescindere dal tipo di reato per cui si procede.
Le particolari modalità dell' esame sono ispirati all’ esigenza di
tutelare la personalità del minore e di evitare la suggestionabilità
del medesimo. Resta il fatto che si tratta di un mezzo di prova che
per sua natura lo scopo di saggiare la credibilità e l’attendibilità del
testimone. Pertanto occorre tenere presente che le parti sono
titolari del diritto alla prova, e cioè del diritto di ottenere che siano
rivolte le domande che tendono a valutare la veridicità del
minorenne. Il presidente, sentite le parti, se ritiene che l'esame
diretto del minore non possa nuocere alla serenità del teste,
dispone con ordinanza che la deposizione prosegue nelle forme
previste dai commi precedenti, e quindi secondo le regole previste
per l'esame incrociato. L'ordinanza può essere revocata nel corso
dell’esame. (art 498.4).
b- Se la parte lo richieda o il giudice lo ritenga necessario, è possibile
stabilire modalità più opportune per la conduzione dell’esame. Il
giudice può altresì disporre che l'esame avvenga in un luogo diverso
dal tribunale, anche presso l'abitazione del minore, ferma restando
la possibilità di avvalersi di strutture specializzate (art 498.4bis).
c- ove si procede per i reati sessuali, in tali casi l'esame del minore del
maggiorenne infermo di mente vittima del reato viene effettuato, su
richiesta suo del suo difensore, mediante l'uso di un vetro specchio
unitamente ad un impianto citofonico ( art 498.4ter).
È necessario segnalare che il decreto legislativo n 212 del 2015 ha
sostituito il comma 4 quater dell'art 498 stabilendo che fermo
quanto previsto dai precedenti commi, quando occorre procedere
all'esame di una persona offesa che versa in condizioni di
particolare vulnerabilità, il giudice, se la persona offesa il suo
difensore ne fa richiesta, dispone l'adozione di modalità protette.

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