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LA LUCE DELLA TRASFIGURAZIONE

NELL'ICONOGRAFIA ORTODOSSA

Stamatis Skliris"

Introduzione: quale realtà è ... reale?

Il mistero della divina trasfigurazione pone il problema delle


molteplici interpretazioni della realtà. Nell'umana esistenza di
solito vediamo la realtà come il vero ed evidente ambiente deI-
l'uomo, mentre in alcuni momenti la sua stessa evidenza rap-
presenta il mistero più grande. Si puè concludere che tale evi-
denza non è altro che un risultato della tendenza dell'uomo a
formulare teorie? ln ogni casa l'esperienza umana mette in dis-
cussione l'unidimensionalità della realtà e ci fa intravedere la
possibilità di un altro modo di esistenza. Nell' arte contempo-
ranea i surrealisti ci fanno intravedere, seppure per via nega-
tiva, le sue molteplici interpretazioni.
Per quanto concerne il mistero della divina trasfigurazione ac-
cade come se ci trovassimo dinanzi a una duplice realtà. Da un
lato quella quotidiana, nella quale Gesù si manifesta "in forma
di servo" (Fil 2,7), come semplice uomo sottomesso aIle leggi

• Presbitero dell'arcidiocesi ortodossa di Atene, è iconografo e storico dell'arte. Tra-


duzione dall' originale greco.

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Stamatis 5kliris
La luce della trasfigurazione nell' iconografia ortodossa

della natura; dall' altro la realtà trasfigurata, nella quale egli è


Luce taborica
affrancato da esse. Qual'è la vera realtà? Il Gesù del quotidia-
no, quale si manifestava prima della trasfigurazione, 0 il Cri-
sto nella gloria, quale apparso nella trasfigurazione sul Tabor?
è
Per quanto riguarda la luce taborica occorre fare attenzione
Quel momento sul Tabor porta in sé qualcosa di enigmatico e ai seguenti elementi.
desta timore negli apostoli. La soluzione dell' enigma sarebbe 1. Essa indescrivibile, oltrepassa i caratteri delle proprietà
è

stata data più tardi, dopo la resurrezione. naturali della luce: rifulse sul volto, fece risplendere le vesti come
La resurrezione di Cristo, le parole di Cristo: "Mi è stato luce, come neve; genera stupore, timore (per esempio le preghie-
dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18) dopo la sua ascen- re dell' ôrtbros della festa della Trasfigurazione: "Adorarti con
sione al cielo, e in seguito le esperienze dei santi, spiegano a p(~: amore e timore" 1), gioia: Pietro voleva costruire tre tende e ri-
steriori la differenza tra la quotidianità e la trasfigurazione. E manere sempre là2• La luce in rapporto anche con la resurre-
è

chiaro che l'esperienza del Tabor era per gli apostoli pregusta- zione di Cristo: le mirrofore videro due uomini "in vesti sfol-
zione di un altro modo di esistenza che Dio preparava per l'uo- goranti" (Le 24,4). Questo il fondamento teologico del pro-
è

mo, quello escatologico nel regno di Dio. Di conseguenza il sense totipo, della sola novità sotto il sole, come afferma Giovanni di
della trasfigurazione è eminentemente escatologico. Unisce il Damasco. La conoscenza delle cose, secondo Ioannis Zizioulas,
concreto momento della vit a di Cristo sulla terra con la restau- si fonda su proprietà opposte, costrittiva e non possiede uni-
è

razione finale di tutti nel regno di Dio. Tutto il resto, trasfigu- cità, di conseguenza genera saturazione, viene sostituita da qual-
razione, resurrezione di Cristo, ascensione, esperienze dei santi, cos'altro, impersonale. ln opposizione assoluta a essa vi la
è è

rappresentano fasi momentanee 0 esperienze parziali della dura- conoscenza delle persone nella libertà e nell' amore.
tura e univers ale esperienza-condizione (e non di una fase pas- 2. L'origine della luce taborica al di fuori del creato; "una nu-
è

seggera) della seconda parusia. vola luminosa li avvolse" (Mt 17,5), dice l'evangelo. Si tratta di /
Va qui sottolineato che la trasfigurazione significa principal- un'energia divin a che dalla santa Trinità scende su Cristo (anche
mente libertà dalle leggi del creato e non cambiamento delle pro- nella Pentecoste le lingue di fuoco scesero dall'alto e, ugualmen-
prietà (teologia del prototipo). Essa manifesta la possibilità c~e te, nel martirio dei quaranta santi il carnefice vide le corone scen-
Cristo viva un altro modo di esistenza, libero dalla forza costnt- dere sui martiri). Il principio ontologico della luce il Padre, che è

tiva delle leggi di natura. Egli, in quel momento, non mutè sem- proclama: "Questi il mio Figlio amato" (Mt 17,5); si tratta di
è

plicemente alcune proprietà create, ma cambio tutto il modo un'energia increata, divina, personale che dallo spazio dell'in-
di esistenza: si trovè nel modo di esistenza dell'increato, che su- creato entra nello spazio del creato e viene vista con sensi umani'.
perava le leggi del creato, implicanti la necessità e la corruzio-
ne; e poi rientrè nel modo di esistenza del creato. La differen-
za ontologica tra creato e increato sta nella libertà. E la diffe- 1 Cf. Anthologhion di tutto l'anno IV, a cura di M. B. Artioli, Lipa, Roma 2000,
p.869·
renza visiva tra il "Gesù quotidiano" e il "Cristo trasfigurato" 2 Si pensi alla visione di Simeone il Nuovo Teologo, Catechesi 16; 22.
viene espressa con la luce taborica. Jq. la liturgia bizantina del 6 agosto: "Ti sei trasfigurato sul monte, e i tuoi di-
scepoli, per quanto ne erano capaci, hanno contemplato la tua gloria" (Anthologhion
IV, p. 868).

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Stamatis Skliris La luce della trasfigurazione nell' iconografia ortodossa

Questo il fondamento dell'insegnamento di Gregorio Palamas


è differenza tra la tradizione orientale della corona di luce che cir-
riguardo l'esicasmo. Qui si manifesta la differenza tra la con- conda il volto e quella posteriore occidentale in cui la corona di
cezione greca, cristiana, e buddhista della corona luminosa. luce posta sul capo come aureola. La tradizione occidentale mo-
è

3. Cristo possiede la luce taborica e risplende grazie a essa nel- stra la dimensione "dall'alto" e "dall'esterno", ma non mostra
la trasfigurazione, e si trasfigura a tal punto da provocare timore la familiarità escatologica con la grazia che viene dal Santo.
nei discepoli saliti con lui sul Tabor e, dopo la resurrezione, dif- è

ficile riconoscerlo poiché appare "in altra forma" (Mc 16,12). Po-
tremmo usare queste parole per definire l'icona: un dipinto che
rappresenta Cristo e tutta la creazione "in altra forma". La luce vie- Luce iconografica
ne ontologicamente dall'alto e dall'esterno ma, attraverso l'asce-
si, il santo si familiarizza con essa. Il Regno ontologicamente in- è

creato, ma abita in noi (cf. Le 17,21); in noi dimora il Paraclito. La luce della trasfigurazione influenzè anche l'arte dell'ico-
4. Anche i santi sperimentano la stessa luce taborica, come nografia. Come Cristo ha detto che il vino nuovo va messo in
accadde a Simeone il Nuovo Teologo" e a Serafim di Sarov '. A otri nuovi (cf. Mt 9,17 e par.), cosl la chiesa espresse la nuova
Simeone, Cristo dice che ha un animo ristretto chi si acconten- fede anche con una nuova arte pittorica, le sante icone. Sebbe-
ta di questa esperienza, perché il Regno qualcosa di molto
è ne la primitiva iconografia delle catacombe costituisca un ramo
più alto. La luce taborica ha un carattere essenzialmente esca- della tradizione pittorica greco-romana, vi fu presto uno svilup-
tologico; essa non fine a se stessa, ma costituisce una pregusta-
è po espresso mediante aggiunte, sottrazioni e trasformazioni dei
zione del Regno. Quando Serafim di Sarov visto immerso nella
è canoni classici. Questo avvenne attraverso l'introduzione di una
luce, il suo volto risplende, ma si conservano le caratteristiche nuova concezione della luce nella pittura. La luce dell'icona non
anatomiche - occhi, naso, bocca, tono della voce, eccetera - come ha caratteristiche proprie rispetto alla luce naturale, ma svin- è

nella trasfigurazione del Signore. colata dalla forza costrittiva dei canoni naturali del chiaroscu-
5. La luce increata non semplicemente un'apposizione del-
è ro. Cosi la pittura cristiana, molti secoli prima del modernismo
l'essere, ma si unisce ipostaticamente al santo e 10 libera dalle europeo del XIX secolo, introduceva nella storia univers ale del-
costrizioni della natura, in modo da fargli pregustare la condi- l'arte il primo carattere di modernità.
zione di Cristo nelle sue apparizioni dopo la resurrezione. Anche
i prodigi che il Signore cornpl prima della resurrezione erano
pregustazioni della libertà escatologica dalle leggi naturali del Sottrazioni
mondo della corruzione. Dopo la resurrezione cio che era pre-
gustazione ed eccezione diviene realtà. Qui si spiega anche la La luce iconografica ha ridotto la profondità e la prospetti-
va della composizione in quanto illumina allo stesso modo cio
che vicino e cio che lontano. Ha eliminato le ombre e ogni
è è

4 Cf. Simeone il Nuovo Teologo, Catechesi 16; 22.


5 Cf. il dialogo di Serafim con Motovilov (1. Gorainoff, Serafino di Sarou, Gribau-
eventuale sottrazione della piena luce della figura, perché illu-
di, Torino 1973)· mina ogni particolare. Con l'eliminazione delle ombre e della luce

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Stamatis Skliris La luce della trasfigurazione nef!' ieonografia ortodossa

trasversale, ha ridotto la sensazione di pesantezza e di massa. di distanze rispetto all'orizzonte. Ciè che avviene all'interno
Con l'illuminazione centripeta ha creato forme chiuse, uno stile delle case rappresentato come se accadesse davanti alle case (na-
è

veramente solenne e una monumentalizzazione del cronotopo. scosto/manifesto). La posizione centripeta della luce trasforma
l'anatomia naturale. Per esempio la gola e le clavicole sono resi
attraverso cerchi concentrici attorno a un fulcro. Raramente le
Aggiunte figure vengono rappresentate di profilo e mai di spalle. La luce
attira tutto a Dio e dispone frontalmente davanti a lui. La luce
ln quanto energia personale, la luce iconografica è divenuta crea esagerazioni intenzionali (si veda, ad esempio, la mana di
centripeta e ha respinto le ombre alla periferia. Ha illuminato Tommaso che tocca il petto di Gesù) e anche deformazioni (ad
le parti nascoste (tetti, pesci in mezzo al mare). Ha ingrandito esempio delle mani e dei piedi).
il volto in rapporto alle altre parti anatomiche del corpo e ha Fin da principio l'iconografia ha creato una nuova concezio-
accentuato cosll' espressione (espressionismo cristiano). Attra- ne del cronotopo; in essa tutte le cose sono giustapposte e ordi-
verso la luce, ha avvicinato cio che era lontano. Ha disposto nate e non si nascondono a vicenda, sono circondate da sagome
tutto con chiarezza e ha abolito le oscurità dovute alla distan- di case, da frontoni e decorazioni che le mettono in ris alto e non
zao Ha rovesciato la proporzione armoniosa tra gli elementi ana- danno l'impressione che siano state gettate nello spazio a caso.
tomici del volto, ha ingrandito gli occhi, le ciglia, il naso, come Questo ci ricorda - ora che abbiamo l'esperienza della moder-
avveniva nelle maschere del teatro antico, ribaltando cosi i ca- nità occidentale - Picasso e gli altri artisti che hanno creato forme
noni dell' armonia, e ha rappresentato il santo dipinto come se nuove, uno spazio e un'estetica nuova, che hanno ribaltato l'ar-
vedesse qualcosa che gli veniva rivelato per la prima volta e che monia propria della sensibilità classica e hanno spinto questo ri-
nessun altro aveva mai visto fino ad allora. Si tratta di un nuovo baltamento fino a mutare la sensibilità comune, tanto che cio che
stile figurativo, estatico, che si differenzia dalla serenità classi- in precedenza era considerato non riuscito ora accettato e am-
è

ca. Ha ipostatizzato gli esseri, 0 meglio la loro rappresentazio- mirato.


ne, attraverso la luce e non solo attraverso il contorno e le ombre, L'intenzionale capovolgimento del classico, la stranezza del-
come risulta dal fatto che gli esseri privi di luce, i demoni, sono l'icona, un inno alla novità, alla meraviglia, alla trepidante atte-
è

rimpiccioliti come se non esistessero, e i tetti, che sono ingran- sa delle imprevedibili innovazioni escatologiche a livello ontolo-
diti, sono maggiormente illuminati rispetto ai muri. Ha ingran- gico. La luce libera dell'icona ha creato, attraverso i colori, una
dito il Cristo, 0 il santo venerato, rispetto alle altre figure, con teologia dell'autenticità, una teologia del prototipo, una teologia
un utilizzo delle proporzioni irrispettoso delle leggi naturali. della novità - "l'unica novità sotto il sole", diceva Giovanni di
Damasco -, una teologia dello stupore dinanzi alla rivelazione di-
vina. Tutta la struttura dell'icona, tutto il suo stile, sono centra-
Alterazioni del cronotopo ti sulla luce.

Molti eventi accaduti in tempi diversi vengono dipinti come


avvenuti in uno spazio e in un tempo unici. Non ci sono gran-

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Prolungamenti antropologici della divina trasfigurazione Conclusione


e della sua iconografia

Secondo quanto si detto sopra, la luce iconografica non si


è

Quando veneriamo l'icona di un santo e la guardiamo non identifica assolutamente con la luce taborica, perché quella tabo-
come il ritratto di un essere corruttibile, rappresentato con luci rica, in quanto increata, non pua essere rappresentata in un di-
e ombre, ma come icona della sua condizione nel Regno dove pinto. La luce iconografica è una sorta di raccordo figurativo tra
risplende di luce, è come se, attraverso l'icona, acquistassimo l'iconografo e il fedele che venera l'icona, accordo che rinvia alla
altri occhi per vedere l'altro quale sarà quando verrà deificato trasfigurazione del Signore e alla luce taborica in irnmagine e, at-
e avvolto di luce. La luce dell'icona ci libera dalla tentazione di traversa la trasfigurazione, ci offre la possibilità di essere con-
disprezzare il fratello con il pretesto che caduto. La caduta rap-
è
dotti alle realtà ultime. L'icona, attraverso la sua luce libera dalle
presenta un episodio, un incidente momentaneo lungo la sua sto- leggi naturali, rappresenta una finestra aperta che ci rivela il para-
ria. L'icona, invece, rivela la sua condizione escatologica per- diso. Vogliamo tuttavia sottolineare il carattere di rimando del-
manente. Allora, grazie alla luce dell'icona, capiamo che l'uomo l'icona e della luce iconografica, per evitare il pericolo dell'ido-
è l'essere più imprevedibile anche quando cade. Venerando I'i- latria. Per questo motivo il ruolo principale dell'icona rivela- è

cona di un santo, esprimiamo la nostra fiducia nel fatto che la to nella divina eucaristia, in cui l'icona manifesta la presenza
stessa santità sia possibile per ogni altro uomo, anche se per il vivente di Cristo e dei santi nel Regno, e non conforme allaè

momento 10 vediamo cadere. tradizione bizantina quella sensibilità estetica che presenta un
Alla fine dei ternpi proveremo un enorme stupore; si pensi ai approccio all'icona al di fuori della divina eucaristia.
personaggi di Dostoevskij: ladri, prostitute e sand. Cosi si spie-
ga che Cristo si trova in ciascuno dei nos tri fratelli più picco-
li. "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare" (Mt 25,35),
dirà il Cristo nel giudizio finale. E si spiega anche il fatto che
chi si trova lontano deve diventare nostro prossimo, a noi vici-
no, e questo pua accadere se 10 si guarda con occhi nuovi, con
uno sguardo escatologico. L'icona, cioè, rivela la sterminata
ampiezza dell' antropologia dinamica della chiesa la quale vede
possibile che l'uomo, che oggi un ladrone, diventi santo. Que-
è

sto fa dell'icona un dipinto eucaristico ed escatologico che espri-


me, attraverso la sua rappresentazione, la trasfigurazione di
tutto il creato in Cristo che avverrà nel regno di Dio.

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