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Alchim ia em otiva

di Tara Bennett-Colem an

L’alchimia avviene quando il piano spirituale


entra in contatto con quello materiale.

Come il diamante è trasformazione del


carbone, così la piena coscienza può nascere dal
nostro stato di confusione.

Anche il negativo è parte del processo di


apprendimento.

Quello che cambia è il nostro modo di percepire


i vari stati mentali.
La piena coscienza è una consapevolezza meditativa
che vede le cose come sono nel momento presente.

Bisogna educare la m ente ad abbandonare


pensieri e sentimenti che ci portano fuori dal
presente e focalizzare la nostra consapevolezza
sulla nostra esperienza immediata.

E’ necessario focalizzare l’attenzione su come


giungere alla chiarezza e al benessere della mente
non sui problemi attuali esistenziali. Se ci
riusciamo i problemi sembreranno meno
complicati.

La consapevolezza meditativa ci permette di


comprendere i nostri schemi mentali aiutandoci
così a sradicare fissazioni profonde e abitudini
distruttive.

Consapevolezza prolungata

Più la coscienza prende piede e più il nostro


disordine interiore si placa.

Le reazioni emotive, quando si utilizza la piena


coscienza sono meno forti.
La parte del cervello dietro la fronte genera
sentimenti positivi e smorza quelli negativi.

contiene un gruppo di neuroni preposto ad


attenuare le ondate provenienti dall’am igdala.
Agiscono come se fossero una diga

Area prefrontale sinistra

La piena coscienza rafforza questa diga


rendendo più attivi i neuroni e più forti le loro
connessioni.

Questo spiega il fatto che la pratica della


piena coscienza incrementa l’abilità del cervello a
controllare le emozioni negative.

Lasciar andare non significa rimuovere,


significa stare attenti a ciò che ci accade.

La piena coscienza non giudica e non condanna


le emozioni e i sentimenti che proviamo.
Ci liberiamo in tal modo dai richiami del piacere
e dall’avversione per il dolore e riusciamo a vedere
le cose come sono in realtà.

La piena coscienza ci mantiene sintonizzati con


il presente. per ritrovare l’equilibrio ci possiamo
chiedere:
Che cosa mi impedisce di stare nel presente?

Spesso sono le nostre reazioni abituali alle

emozioni che ci impediscono di provarle.

Che fare?

Se provi qualcosa di piacevole, non fuggire,


osserva!

Se provi qualcosa di spiacevole, non resistere,


osserva!

Se non provi nulla (indifferenza), osserva!

Per educare la menta abbiamo 2 mezzi:

1. La concentrazione (per rinforzare la


mente in modo che possa
mantenere l’attenzione focalizzata su
qualcosa)

2. La capacità di osservazione

La concentrazione da sola non può portare alla


comprensione della verità. Per giungervi è
necessaria la capacità di osservazione.

capacità di lasciare andare ciò che ci agita e


spostarci in un luogo della mente più tranquillo.

concentrazione = pace interiore =

Meno dell’ 1% di tutte le informazioni che la


mente acquisisce raggiunge veramente la
consapevolezza.

Siamo consapevoli solo di una minuscola


porzione delle nostre percezioni
e azioni.

La mente seleziona in continuazione aspetti del


mondo circostante per farli rientrare nel raggio
ristretto della nostra attenzione, ma registra una
gamma più vasta di informazioni.

Quindi ci sono grossi limiti alla nostra capacità


di attenzione. Non ci accorgiamo di alcune cose e
nemmeno ci rendiamo conto di non accorgercene.

Potremmo non accorgerci di qualcosa non


perché non è importante ma perché potrebbe
metterci in agitazione.

Come si forma un’abitudine?

Dalla ripetuta gratificazione di un desiderio ed in


questo modo da condizionamento può trasformarsi
in compulsione.

La ripetizione crea l’abitudine.

Seleziona ciò che è importante per l’attenzione


ed elimina quello che non lo è. Gli schem i sono
m odelli m entali della nostra esperienza (per
N. B. :

Quanto più spesso un determinato circuito del


cervello è utilizzato tanto più forti diventano le
connessioni neurali relative per cui la ripetizione
crea un percorso prestabilito. In effetti è come se
scavasse un percorso per cui sarà sempre più
semplice seguire il percorso già tracciato. Cioè le
cellule del cervello corrispondenti a quel circuito
sviluppano collegamenti sempre più forti mentre
quelli di possibili circuiti alternativi si
indeboliscono.

Di fronte ad un’emozione noi reagiamo


seguendo i percorso più forte che è diventato
ormai la nostra risposta automatica e così una
risposta alternativa diventa sempre più
improbabile. Se per esempio mi sono abituato di
fronte ad una certa situazione a fuggire, questo
percorso è ormai diventato automatico per cui non
appena si presenta una situazione analoga
automaticamente fuggo.
Questo percorso lo possiamo chiamare
SCHEMA. In effetti non si tratta di un unico
percorso ma di un insieme di percorsi che la mente
ha immagazzinato e che mette in atto in
determinate circostanze.

A che servono gli schemi?

Ci aiutano a fare ordine nel nostro caos. mentre


la mente affronta la confusione dei segnali fisici
che provengono da occhi ed orecchie per dre loro
un senso, lo schema agisce.

Come agisce uno schema?

esempio come guidare una macchina o


comprare un biglietto d’aereo).

Quando si prende una nuova abitudine (per


esempio si impara un nuovo programma di
computer) il cervello spende molta energia per
saldare i circuiti necessari alla costruzione di
un’abitudine. Una volta radicata quest’abitudine il
cervello spenderà molto meno energia a seguire il
percorso già tracciato.

Gli schemi sono per la mente delle scorciatoie


perché non deve spendere più molta energia per
metterli in moto.

Per quanto riguarda le nostre emozioni gli


schemi si possono rivelare controproducenti e
distruttivi.

Non siamo nati con schemi preformati. Essi


agiscono fuori della nostra consapevolezza. Sono
abitudini che agiscono a livello inconscio.

Le cose ci appaiono in un modo o in un altro a


seconda dei filtri che abbiamo nel guardarle. Es.:

Per il suo amante una bella donna è una


delizia;

per un monaco è una distrazione,

per una zanzara, un buon pasto.

(Aforisma zen).

Alcuni schemi sono sani ma altri sono malati.


Le strategie di uno schema si compongono di
pensieri e sentimenti negativi. Un tempo ci hanno
aiutato ad adattarci e ci sono sembrate delle
“soluzioni”, mentre in effetti non ci permettono di
soddisfare quei bisogni primari per soddisfare i
quali sono nate. Infatti ci sono dei desideri primari
nel bambino che, se vengono trascurati, causano
l’instaurarsi degli SCHEMI.

Insomma uno SCHEMA è un tentativo di


esaudire i desideri fondamentali della vita
(sicurezza, legame con gli altri, autonomia,
competenza ecc.). Si tratta però sempre di
soluzioni parziali a problemi pressanti e che non
riescono a permetterci di appagare quei bisogni e
così continuano sempre a prodursi in un ciclo
distruttivo.

Gli SCHEMI MALADATTIVI ci inducono a


cercare soluzioni nevrotiche per appagare i nostri
desideri e bisogni più essenziali ma sono distruttivi
perché in realtà sabotano il nostro tentativo.

1.
SCHEMI PRINCIPALI:

1. ABBANDONO

2. DEPRIVAZIONE

3. SOTTOMISSIONE

4. SFIDUCIA

5. INADEGUATEZZA AD ESSERE AMATI

ABBANDONO

E’ la paura costante che gli altri ci lascino


com pletam ente soli e si è instaurato per
esempio alla morte di un genitore o per il divorzio
dei genitori a seguito del quale un genitore se ne è
andato. Questo “abbandono” non deve
necessariamente essere reale. Può avvenire anche
per aver cambiato frequentemente casa oppure a
causa di un genitore instabile o anaffettivo oppure
non affidabile, alcolista o drogato, con sbalzi
notevoli di umore. Tutti questi fattori possono
generare la paura dell’abbandono.

In un bambino piccolo la paura dell’abbandono


genera un attaccamento fortissimo all’adulto da
cui il bambino teme l’abbandono.

Aggrapparsi a una persona è un modo per il


bambino di placare le sue ansie. Da adulto questo
“aggrapparsi” genera relazioni asfissianti che
porteranno veramente ad un abbandono. E’
possibile anche che la persona fugga dalle relazioni
prima che il partner la lasci per primo,
allontanando in questo modo da sé la paura.

Per sfuggire ai sentimenti che prova quando è


solo, il soggetto con lo schema di abbandono può
ricercare continuamente qualcuno a cui aggrapparsi
per evitare la solitudine.

Queste persone sono particolarmente sensibili


agli indizi che potrebbero far presagire un
abbandono,. Per esempio non riuscire a stare da
soli anche per una breve assenza del partner.
Pensare all’eventualità di un abbandono genera lo
stesso panico che genererebbe in un bambino
piccolo.

Chi è afflitto dallo schema di abbandono deve


rendersi conto che sta bene anche da solo e che
non cadrà in pezzi se qualcuno uscirà dalla sua
vita.
In pratica bisogna sfidare le paure di abbandono
e cambiare attivamente i propri meccanismi nelle
relazioni. questo permetterà al soggetto di
cambiare il proprio schema e lo aiuterà a trovare
un partner affidabile.

2. DEPRIVAZIONE

Pensare che i propri bisogni non verranno


soddisfatti (per esempio i figli di alcolisti). da
adulti si diventa ipersensibili a ogni segno di
trascuratezza o freddezza soprattutto da parte di
qualcuno a cui si è molto legati.

Emozioni di fondo dello schema di


deprivazione: tristezza e disperazione, perché si
pensa che nessuno ci capirà mai.

Strategia: arrabbiarsi quando qualcuno ci


ignora oppure essere esageratamente gentile e
aspettarsi che gli altri ci leggano nel pensiero,
nascondendo però i nostri bisogni oppure mangiare
troppo per darsi cioè quel nutrimento emotivo che
è mancato, oppure prendersi esageratamente cura
degli altri dando loro quel nutrimento emotivo che
si vorrebbe per sé, ma non lasciando trapelare
affatto i propri bisogni emotivi, ostentando buon
umore ed efficienza. Si può ad esempio arrivare a
lavorare troppo per esempio nel volontariato e
rovinarsi così la salute oppure mantenersi
distaccati e non rivelare i propri sentimenti e
bisogni nelle relazioni per timore di non ricevere
mai ciò che si vorrebbe invece ricevere. In tal
modo ci si protegge dal dolore di vedere i propri
bisogni ignorati ancora una volta.

Hai riconosciuto in te uno schema di


deprivazione?

Devi fare attenzione a come il tuo bisogno di


nutrimento emotivo influisce sulle tue relazioni.
Devi imparare a ricevere l’amore e le attenzioni
che gli altri sono in grado di darti, se tu glielo
permetti.

Tendi a non vedere chiaramente la realtà e


pensi che gli altri abbiano sempre un secondo fine
nel contattarti e non vedi che invece desiderano
solo la tua compagnia e nient’altro.
3. SOTTOMISSIONE

Alla base dello schema di sottomissione è


l’intim a la sensazione che i propri bisogni non
abbiano m ai la priorità. E’ l’altro che comanda.
L’emozione tipica di questo schema è la rabbia,
perché le persone che hanno lo schema di
sottomissione rinunciano a farsi valere, si sentono
frustrate e si reprimono interiormente. solitamente
questo schema si instaura laddove ci sono genitori
autoritari che non concedono ai loro figli la
possibilità di esprimere il loro parere.

Non si tratta sempre di coercizione fisica o di


violenza ma spesso si tratta di un gioco sottile
fatto di occhiate di disapprovazione, sguardi
accigliati, mutamento del tono di voce al minimo
tentativo del figlio di affermare la sua volontà.

I bambini che crescono in un’atmosfera come


questa imparano molto presto che i loro sentimenti
e il loro bisogni non contano e per questo provano
un senso di impotenza di fronte ai loro desideri.
Sono così abituati a farsi dominare dagli altri che
nelle relazioni interpersonali perdono il contatto con
i loro desideri e i loro bisogni autentici e non
riescono nemmeno più a decidere in quale
ristorante andare per esempio e preferiscono far
prendere la decisione agli altri.

Perché si instaura questo schema di


sottomissione?

Per la paura di essere sgridati, puniti o


semplicemente disapprovati.. Perciò fanno sempre
i bravi bambini e poi da adulti si trovano in
relazioni in cui i partner sono dominatori e anche i
figli sono assecondati in tutto. Però sotto
un’apparente arrendevolezza cova una grande
frustrazione in questi individui e quindi rabbia per
essere stati soggiogati.

La ribellione è parte dello schema di


sottomissione. Genitori autoritari generano quindi
ribelli che possono diventare “spiriti liberi” proprio
perché non tollerano nessun controllo e possono
quindi non tollerare qualsiasi autorità.. Un altro
modo di reagire per mezzo di questo schema è
compiacere in modo esagerato gli altri, ignorando i
propri desideri e i propri bisogni.

Se ritrovate in voi lo schema della


sottomissione, avete bisogno di entrare in contatto
con il risentimento e la frustrazione per essere
stati controllati. dovete affermare i vostri
sentimenti e bisogni. La piena coscienza può
essere uno strumento utile per riconoscere le
reazioni automatiche, la rabbia e i pensieri
innescati dalla paura di essere controllati di
nuovo.
4. SFIDUCIA

La convinzione che sta alla base di questo


schema è “non ci si può fidare di nessuno”.
Questo porta a essere facili alla rabbia e alla
collera furiosa. Le persone che hanno questo
schema sono sempre vigili nelle relazioni, perché
tem ono che gli altri in qualche m odo
approfitteranno di loro, oppure li tradiranno.
Diffidano delle intenzioni della gente, sono sempre
pronti ad aspettarsi il peggio e perciò hanno
difficoltà ad aprirsi.

Questo schema ha spesso origine da abusi o


maltrattamenti subiti nell’infanzia. L’abuso può
essere fisico, emotivo o sessuale.

Se si tratta di abuso fisico, i genitori avendo


una visione distorta della realtà, desiderano dare al
bambino una “disciplina” per il suo bene e non ci
vedono nulla di male in punizioni severe.

L’abuso emotivo può assumere l forma di


osservazioni ipercritiche, sminuenti e cattive
oppure di alternanze disorientanti tra gentilezza e
improvviso estremo rifiuto.

L’abuso sessuale genera sensazioni di


profondo tradimento, paura e vergogna. Se l’abuso
è tenuto segreto oppure negato, il senso di
tradimento cresce moltissimo.

In questi casi il sospetto corrode le relazioni


future dell’individuo. Lo schema della sfiducia
produce vari meccanismi:

a. evitare tutte le relazioni in cui sia necessario


avere fiducia nell’altro;

b. prima idealizza qualcuno e poi lo esclude


dalla propria vita a causa di un presunto
tradimento.

c. l’individuo può ricreare l situazione della sua


infanzia facendosi trascinare in una serie di
relazioni con persone che abusano tutte di lui.

d. evitare in generale nuove relazioni

e. temere che ci siano ragioni segrete


(approfittare dell’altro per esempio) se qualcuno si
interessa a noi.

Chi ha subito un abuso può praticarlo a sua


volta, trasferendo l’abuso su un’altra generazione.
Se vi sembra di avere questo schema dovete
legarvi a persone di cui potete fidarvi ciecamente,
potete anche esprime finalmente la vostra rabbia.
La piena consapevolezza può aiutarvi a diventare
consapevoli della vostra tendenza a essere
diffidenti o pensare sempre che gli altri vi stiano
tradendo..

Un sintomo di guarigione sarà quando vi


accorgerete di non essere più circondato da
persone che tendono ad abusare di voi, oppure
quando resisterete all’attrazione che provate per
questo tipo di partner.

4. L’INADEGUATEZZA AD ESSERE
AMATI

Si crede di non essere degni di essere


am ati. perché ci si sente im perfetti e che
quando qualcuno ci conoscerà come realmente
siamo, ci troverà “difettosi” e ci lascerà.

Questo schema viene originato da genitori


ipercritici che insultano o sminuiscono il bambino
disapprovandolo. Questo messaggio non deve
necessariamente essere verbale, a volte basta un
cambiamento nel tono di voce (sarcastico per es.)
oppure un sopracciglio inarcato. Questo schema
non ha niente a che vedere con il vero valore del
bambino è semplicemente il modo in cui il
bambino è stato indotto a pensare a se stesso.

Una forma di adattamento a questi messaggi


umilianti è quella del bambino che si sente così
abbattuto da accettarli per veri. Alcuni bambini
come reazione possono invece crearsi un aria da
temerari, ostentando un’audacia spudorata che
nasconde la convinzione di essere difettosi.

Questo schema innesca due tipi di meccanismi


nei soggetti che lohanno. Alcuni si arrendono al
loro profondo senso di inadeguatezza, perdono
l’autostima e sono tormentati dalla sensazione che
ci sia qualcosa in loro che li rende assolutamente
inaccettabili per cui si nascondono e rivelano poco
o nulla dei loro sentimenti e pensieri perché sono
molto poco disponibili a farsi conoscere, oppure
iniziano una relazione attendendo con ansia il
momento in cui verranno respinti, continuando ad
aver paura di rivelare troppo di sé, temendo di
essere criticati o disprezzati. Il prezzo può essere
la costruzione di un falso sé che consenta di tenere
celato al mondo il loro profondo senso di
inadeguatezza.

Altri invece nascondo la loro sensazione di


inadeguatezza dietro una temerarietà arrogante che
li fa sembrare migliori di quanto si sentano in
realtà. Essi compensano questi sentimenti
cercando addirittura di ottenere adulazione e
spesso cercano – e ottengono – il riconoscimento
pubblico, proprio per alleviare la sensazione di
inadeguatezza interiore.

Questo schema può generare molti problemi


nelle relazioni poiché l’intimità e la vicinanza
possono portare allo scoperto i difetti che credono
di avere e perciò questi soggetti cercano di
proteggersi scegliendo relazioni con persone
distaccate.

Se avete questo schema può darsi che vi sia


difficile essere spontanei e aperti in una relazione,
così come accettare che il vostro partner vi ami
così come siete.

Gli indizi tipici di questo schema sono: una


profonda tristezza quando siete soli (dovuta al
pensiero che nessuno voglia stare con voi) oppure
umiliarsi di fronte agli altri o di fronte a se stessi.

Se si vuole cambiare questo schema bisogna


incominciare a modificare il proprio
comportamento, imparando a sentirsi sicuri che le
persone amate ci conoscano e ci amano per come
siamo.

Per diventare più consapevoli dei propri


schem i

Quando vi capita un episodio che vi sconvolge


particolarmente o vi fa preoccupare per la
persistenza delle emozioni che ha suscitato,
oppure se agite impulsivamente e in modo non
appropriato seguite questi consigli:

1. Prendete coscienza di ciò che sta


accadendo. Cercate di non passarci sopra e di
non escluderlo dalla vostra mente né di passare a
ciò che viene dopo. Portate invece la piena
coscienza a quel momento (sia proprio sul
momento oppure più tardi quando ve ne rendete
conto). Rendetevi conto che siete preoccupati
oppure che state reagendo in maniera eccessiva
oppure che avete fatto o detto qualcosa di non
appropriato.

2. Siate aperti ai vostri sentimenti. Usate


una consapevolezza pienamente cosciente per
esplorare i sentimenti connessi con l’episodio che
vi ha messo in allarme e che prevalgono in voi in
questo momento. Gli schemi hanno tratti emotivi
ben precisi:

l’abbandono suscita ansia,

la sfiducia provoca rabbia

la deprivazione può produrre profonda


tristezza.

3. Osservate i vostri pensieri. Che cosa


state pensando. Che cosa state dicendo a voi
stessi a proposito di ciò che è accaduto o di ciò
che avete detto o fatto?

4. Che cosa vi ricorda tutto questo? Ci


sono altri episodi già accaduti che vi sembrano
simili. Questo vi ricorda qualche episodio o
sentimento dei vostri primi anni di età?

5. Cercate uno schema. Notate qualche


somiglianza con altre occasioni in cui avete avuto
reazioni simili. Il meccanismo generale vi ricorda
qualcuno degli schemi che abbiamo appena
esaminato?

Questi 5 schem i che abbiamo appena


esaminato si sono formati nella prima infanzia a
seguito delle esperienze infantili con i genitori e la
famiglia e riguardano le relazioni intime e si
manifestano in continuazione nella vita affettiva,
nella cerchia familiare e nelle amicizie. Ci sono
però altri cinque schemi che sono stati originati più
tardi, quando il mondo del bambino si espande
oltre l’ambito familiare e sono:

1. L’esclusione

2. La vulnerabilità

3. Il fallim ento

4. Il perfezionism o

5. Il privilegio

1. L’ESCLUSIONE

Trovarsi tagliati fuori, rimanere esclusi da una


combriccola di ragazzi a scuola è una delle cause
più frequenti dello schema di esclusione.

Lo schema di esclusione riguarda il modo in cui


percepiamo la nostra posizione nei gruppi, al
lavoro, in famiglia, tra gli amici e perfino durante
una festa. Il messaggio percepito è questo: “Tu
non sei come noi e non ci piaci”
Questa convinzione di base di solito induce la
persona a stare ai margini dell’azione, rafforzando
così il suo senso di esclusione.

Le emozioni tipiche in questo caso sono: ansia,


particolarmente all’interno dei gruppi e con persone
sconosciute e una rifonda tristezza perché ci si
sente – e si è – soli.

Mentre gli schemi precedenti si generano nei


primi anni di vita, l’esclusione sociale inizia di
solito in una fase successiva dell’infanzia, quando
essere accettati dai coetanei incomincia a
diventare importante nella vita emotiva del
bambino.

L’essere respinti dai compagni di scuola è solo


una delle cause dello schema di esclusione. La
sensazione di essere esclusi può anche nascere per
esempio dal fatto che la propria famiglia sia in
qualche modo diversa dalle altre del vicinato.

Lo schema di esclusione fa sì che la persona


agisca in modo che la sua convinzione di
esclusione venga confermata. Per evitare di esser
respinti socialmente, chi si sente incapace di
relazionarsi con sconosciuti può ritirarsi in un
angolo durante una riunione per esempio oppure
fare uno sforzo maggiore per essere accettati.
Un’altra strategia può essere per esempio quella di
quegli adolescenti che seguono quello stile un po’
gotico, coni capelli a cresta e tinti di rosso, con il
piercing e i vestiti di pelle rigorosamente nera. Il
messaggio che trasmettono è questo: “Sono
diverso, non appartengo a nulla, e non me ne
importa”.

2. LA VULNERABILITA’

Il tratto emotivo distintivo della vulnerabilità è


una paura esagerata che qualche catastrofe stia
per avverarsi.

Alla radice della vulnerabilità c’è di solito la


figura di un genitore con la stessa tendenza a
catastrofizzare, ma può darsi anche che ci siano
stati dei problemi reali, comunque il bambino ha
imparato a preoccuparsi eccessivamente. In età
adulta l’ansia può fissarsi in qualsiasi ambito della
vita, come la condizione economica, la carriera, la
salute o l’incolumità fisica.

Un’immagine completamente diversa, è quella


delle persone che sovracompensano il loro senso di
vulnerabilità esponendosi a rischi. (es.
paracadutismo)
3. IL FALLIMENTO

La persona non si sente abbastanza brava


anche se è riuscita ad avere ottimi risultati.
Possono però anche comportarsi in odo tale da non
raggiungere mai i propri scopi perché la
convinzione di fallire induce molte persone che
hanno questo schema a non sperimentare le
proprie capacità. Queste persone potrebbero
arrivare a rimandare le cose finché non diventa
troppo tardi o trovare altre scuse proprio per non
riuscire.

4. IL PREFEZIONISMO

Deriva da genitori molto critici sull0’operato dei


figli indipendentemente dal livello raggiunto. questo
induce un profondo senso di inadeguatezza nei
bambini che imparano molto presto nella vita a
sforzarsi sempre più duramente, nella speranza
che proprio questo sforzo possa proteggerli dal
perdere l’amore dei genitori..

La radice emotiva di questo schema è la


sensazione di aver fallito malgrado i propri sforzi.
Da questa sensazione nasce la tristezza di dover
fare sempre di più per ottenere l’amore e
l’approvazione dei genitori. A questo si aggiunge la
sofferenza di non essere accettati per quel che si è
ma per quello che si riesce a fare.

Queste persone si costringono a lavorare molto


più del necessario per ridurre le probabilità di
essere criticati. eppure i risultati che ottengono non
sono mai soddisfacenti dal loro punto di vista.

Sia lo schema del perfezionismo che quello del


fallimento sono in relazione con la nostra capacità
di raggiungere i nostri obbiettivi.. E’ lo schema del
perfezionismo che provoca la sindrome da
dipendenza da lavoro. La stessa cosa avviene sullo
sport, a scuola per la cura del fisico, per lo status
sociale o per avere la casa più bella ecc.

In pratica la persona che ha questo schema si


concentra sui propri errori e non sui suoi meriti.

Un altro elemento è l’ansia costante, dovuto al


fatto che non c’è mai abbastanza tempo per
portare a termine quello che si era programmato..
Il perfezionismo toglie all’esistenza la parte
divertente.

5. IL PRIVILEGIO

Le persone con questo schema si sentono


speciali, così speciali da avere il diritto di fare ciò
che vogliono.. Il loro motto è: “Le regole non sono
fatte per me”. Gli individui che funzionano secondo
questo schema hanno una visione distorta della
vita che li colloca al di sopra di tutti gli altri. Le
leggi, le regole, le convenzioni sociali sono solo per
gli altri, non per loro. Sembrano dimenticare che il
loro comportamento può avere conseguenze
negative sugli altri; non sono abbastanza empatici
e non si preoccupano per le persone di cui
approfittano.

Causa di questo schema è l’essere stati viziati


da piccoli. I bimbi cresciuti in famiglie molto ricche
pensano di poter avere il diritto di ricevere lo
stesso trattamento “speciale” in qualsiasi
circostanza della vita.

Un’altra causa può essere che i genitori


sembrano dare affetto solo a condizione che il
figlio abbia determinate qualità (es. bellezza,
abilità nello sporto, a scuola ecc.). Questi bambini
imparano a gonfiare i loro risultati per sembrare
sempre “speciali”.

Un’altra causa può essere la reazione al fatto


di essere stati deprivati di attenzione o affetto o di
beni materiali durante l’infanzia.. Queste persone
pensano di essere stati trattati ingiustamente da
piccoli e da adulti credono di meritare di più degli
altri.

Uno dei segni di tale schema è l’irritazione


quando qualcuno dice “No!” oppure stabilisce dei
limiti. altri segni sono la mancanza di
autodisciplina, l’essere indulgenti con i propri
impulsi, la gratificazione dei propri desideri senza
considerarne le conseguenze (es. spendere tanto da
rimanere senza soldi),

Le persone con questo schema sono


solitamente cieche di fronte agli effetti negativi che
il loro comportamento ha sugli altri e sentono il
dolore connesso allo schema solo se le
conseguenze delle loro azioni si ripercuotono su di
loro (es. se vengono convocati in tribunale per non
aver pagato una multa).

뜹뜹뜹뜹뜹뜹뜹

Sono pochissime le persone che hanno un solo


schema. Generalmente ne abbiamo diversi.

A volte degli schemi acquisiti durante l’infanzia


possono rendere un bambino più suscettibile a
contrarne altri che emergono in seguito. Es. i
bambini cresciuti con lo schema di inadeguatezza
a essere amati è oprobabile che sentano il bisogno
di provare a se stessi che possono raggiungere la
perfezione.

L’eccellenza che i perfezionisti si sforzano


continuamente di raggiungere può essere un modo
per garantirsi l’amore o l’attenzione dei genitori.
Anche lo schema di privilegio o può nascere come
un modo per affrontare la deprivazione o
l’inadeguatezza a essere amati.

La guarigione inizia quando noi ci apriamo ai


sentimenti che hanno tenuto saldi gli schemi. Ci
vuole coraggio per affrontare i sentimenti che si
nascondono dietro a queste abitudini emotive, ma
questa forza di spirito sarà la nostra alleata nel
disattivare questi meccanismi tenaci.
Il processo di guarigione degli schemi inizia da
uno sguardo fermo su noi stessi, per quanto
difficile questo ci possa sembrare. Abbiamo
bisogno di provare il dolore e la paura che si sono
mantenuti finora sullo sfondo, anche solo per
renderci conto che possiamo sopravvivere incolumi
se ci permettiamo di entrare in questo territorio
proibito del cuore.

Avere accesso ai sentimenti latenti che si


annidano nei meccanismi dello schema può avere
un profondo effetto riparatore, come una cellula
del sistema immunitario che neutralizza il virus
responsabile di una malattia. Neutralizzare i
sentimenti latenti di uno schema serve a sgonfiare
ciò che altrimenti conferisce ad esso un potere
incontrastato sulla mente.

E’ consigliabile concentrare il proprio lavoro


solo su uno schema per volta.

Non cercate di fare tutto in una volta!

N:B: Quando iniziamo a lavorare su noi stessi


per identificare e poi neutralizzare uno schema è
importante provare empatia con la parte di noi che
sta affrontando con coraggio le emozioni che si
scatenano, senza affrettarci a modificare le nostre
reazioni.

GLI SCHEMI

Gli schemi ci proteggono dai sentimenti che


potrebbero sopraffarci ed essere intollerabili. Sono
nati come strategie per affrontare la realtà, sono
meccanismi di sopravvivenza che ci permettono di
adattarci alle avversità.

Nel momento in cui li abbiamo messi in atto


per la prima volta, essi avevano un preciso
significato emotivo, ma continuare a vivere guidati
dalle regole di queste convinzioni, di questi
sentimenti e reazioni autodistruttivi e distorti può
costarci caro.

Il timore di questi sentimenti continua a farci


fuggire da loro, impedendoci di affrontare gli
schemi completamente e con onestà. Ma una volta
che permettiamo a questi sentimenti di sgorgare
liberamente e ci arrendiamo al fatto che esistono,
la nostra angoscia si neutralizza. e ci accorgiamo
che possiamo sopravvivere alla paura
dell’abbandono o alla rabbia accumulata a causa
della sottomissione.

La parola EMOZIONE deriva dal latino


“emovere” che significa “far uscire”.

L’em ozione im plica m ovim ento.

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