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FABIO SCARABOTTI

Note sulle equazioni differenziali ordinarie


Ingegneria Meccanica - Corso di Analisi Matematica I - Canale L-Z

Introduzione. L’esempio più semplice di equazione differenziale è fornito dal problema dell’integrazione
indefinita: data una funzione f (x) continua in un intervallo I, determinare tutte le funzioni
y ∈ C 1 (I) tali che

y ′ (x) = f (x), (1)


per ogni x ∈ I. Risolvere (1) equivale a integrare f : la formula
Z
y(x) = f (x)dx + C (2)

fornisce, al variare di C ∈ R, tutte le soluzioni di (1). L’espressione (2) è chiamata integrale


generale di (1). Alternativamente, si può usare un integrale definito: fissato x0 ∈ I e scelto un
valore y0 ∈ R, la formula
Z x
y(x) = f (t)dt + y0
x0

fornisce la soluzione del seguente problema


 ′
y (x) = f (x)
(3)
y(x0 ) = y0 ,
dove y(x0 ) = y0 viene chiamata condizione iniziale o di Cauchy. Al variare di y0 ∈ R si otten-
gono ancora tutte le soluzioni di (1). Come vedremo, è naturale imporre condizioni iniziali alle
equazioni differenziali e quindi studiare problemi come (3).

Come secondo esempio di equazione differenziale ordinaria, consideriamo il seguente: dato


un numero a ∈ R, determinare tutte le funzioni y ∈ C 1 (R) tali che

y ′ (x) = ay(x), (4)


per ogni x ∈ R. E’ facile vedere che ogni funzione del tipo y(x) = Ceax , con C ∈ R, è una
soluzione di (4): y ′ (x) = Caeax = ay(x). Però dobbiamo essere sicuri di aver trovato tutte le
soluzioni di (4). Per raggiungere tale scopo useremo un semplice trucco, detto moltiplicazione
per un fattore integrante. Moltiplicando ambo i mebri di (4) per il fattore e−ax (mai nullo) e
portando tutto a primo membro, troviamo l’equazione equivalente:

y ′ e−ax − ae−ax y = 0. (5)


Il primo membro di (5) è una derivata: d −ax ] = y ′ e−ax − aye−ax . Quindi possiamo riscrivere
dx [ye
(5) nella forma:

d
[ye−ax ] = 0
dx

1
che si risolve immediatamente: una funzione ha derivata nulla in un intervallo se e soltanto se è
costante. Quindi dobbiamo avere ye−ax = C, con C ∈ R costante, e

y(x) = Ce−ax , C ∈ R, (6)


é l’integrale generale di (4).

APPLICAZIONI.
L’equazione (4), seppur semplicissima, si incontra in molte situazioni concrete. Consideriamo
un primo esempio. Un punto materiale di massa m si muove lungo l’asse delle x soggetto solo
a una forza resistente (attrito), direttamente proporzionale alla velocità. Tale problema porta
alla seguente equazione:
dv
m = −kv. (7)
dt
L’equazione (7) segue dal secondo principio della dinamica. Infatti, il primo membro è il prodotto
della massa per l’accelerazione dvdt , mentre il secondo membro rappresenta la forza d’attrito: k
è una costante positiva, e il segno meno è giustificato dal fatto che l’attrito ha verso contrario
alla velocità. Quindi la componente lungo l’asse x è negativa se v è positiva, mentre è positiva
se v è negativa. Da (6) ricaviamo subito la soluzione generale di (7):

v(t) = Ce− m t .
k

Per (7) è naturale considerare il seguente problema di Cauchy:


 dv
m dt = −kv
(8)
v(0) = v0 ,

dove v0 è la velocità iniziale del punto materiale. La soluzione è unica ed è data da: v(t) =
v0 e− m t ; il valore della costante C si ricava imponendo v(0) = v0 , che porta appunto a C = v0 .
k

Quindi la velocità del punto materiale diminuisce in modo esponenziale.

Altri due esempi in cui si incontra la (4) sono i seguenti. In fisica, si dimostra che il decadi-
mento radioattivo è descritto dalla seguente equazione: dm dt = −λm, dove m è la massa, t il
tempo e λ > 0 la costante di decadimento; rimandiamo a un buon testo di fisica per la sua
descrizione dettagliata. Se m0 è la massa al tempo t = 0, la soluzione del problema di Cauchy
 dm
dt = −λm
m(0) = m0 ,

è m(t) = m0 e−λt e quindi il decadimento segue una legge esponenziale.


Il modello più semplice per descrivere la crescita di una popolazione isolata è dato dall’equazione
dN
= rN, (9)
dt
detta anche equazione di Malthus; in essa N (t) rappresenta il numero di individui al tempo t.
Chiaramente, N (t) sarebbe una funzione discreta, cioè che assume solo valori interi non negativi:
0, 1, 2, 3, . . . ,. Però nei modelli differenziali, si approssima tale funzione con una (chiamata per
semplicità sempre N (t)) che si suppone continua e derivabile e che può assumere tutti i valori

2
reali. La costante r > 0 rappresenta il tasso di crescia per individuo e quindi l’equazione asserisce
che il tasso di crescita dN
dt è proporzionale al numero di individui N (t). Se N0 rappresenta il
numero di individui al tempo t = 0, la soluzione del problema di Cauchy
 dN
dt = rN
N (0) = N0 ,

è N (t) = N0 ert . Quindi in questo modello la popolazione cresce in modo esponenziale, cosa che
può accadere solo in brevi periodi di tempo. Più avanti esamineremo un modello matematico
che pone un freno alla crescita esponenziale.

In base al secondo principio della dinamica, il moto di un punto materiale che si muove lungo
l’asse x soggetto a una forza F può essere descritto dal problema di Cauchy

 mẍ = F (t, x(t), ẋ(t))
x(0) = x0 ,

ẋ(0) = v0 ,

dove m è la massa, x(t) la posizione al tempo t, ẍ l’accelerazione, ẋ la velocità, F la forza (che


può dipendere dalla posizione, dal tempo e dalla velocità), x0 e v0 rispettivamente la posizione e
la velocità iniziale. Si tratta di un problema di Cauchy per un’equazione differenziale ordinaria
del secondo ordine (l’ordine è dato da quello massimo delle derivate che compaiono).

Nei prossimi paragrafi, senza delineare una teoria generale delle equazioni differenziali ordinarie,
discuteremo i metodi risolutivi per alcune classi di equazioni che hanno immediata applicazione
in una grandissima varietà di problemi teorici e applicativi.

Equazioni lineari del primo ordine. Supponiamo che a(x) e f (x) siano funzioni continue in
un intervallo I. L’equazione

y ′ (x) + a(x)y(x) = f (x) (10)


è detta equazione lineare del primo ordine in forma normale. Si chiama cosı̀ perché è lineare in
y e y ′ (non compaiono termini come y 2 o sin y ′ ), e perché compaiono solo y e y ′ (ma non y ′′ e
le derivate successive). E’ in forma normale perché il coefficiente di y ′ è pari a 1. Ci occupiamo
prima del caso, detto omogeneo, in cui f (x) ≡ 0.

Teorema 1 La soluzione generale dell’equazione y ′ + a(x)y = 0 è data dalla formula

y(x) = Ce−A(x) , C ∈ R,
dove A(x) è una qualunque primitiva di a(x).

Dimostrazione. Si tratta di una immediata generalizzazione del metodo del fattore integrante
già usato per (4). Moltiplicando y ′ + a(x)y = 0 per la funzione mai nulla eA(x) , e tenendo conto
del fatto che A′ = a e quindi dx
d
[yeA(x) ] = y ′ eA(x) + ya(x)eA(x) , otteniamo l’equazione equivalente

3
d
[yeA(x) ] = 0.
dx
Quindi l’integrale generale è y(x)eA(x) = C, ovvero y(x) = Ce−A(x) , C ∈ R. 

ESEMPI
1)Come
R primo
R esempio, 2risolviamo la semplice equazione y ′ + 2xy = 0. Abbiamo a(x) = 2x,
a(x)dx = 2xdx = x + C e prendiamo A(x) = x . Quindi e−A(x) = e−x e la soluzione
2 2

generale dell’equazione è: y(x) = Ce−x , C ∈ R.


2

R
2) Risolviamo l’equazione y ′ + x1 y = 0. Ora a(x) = x1 , A(x) = x1 dx = log|x| + C e la soluzione
generale è: y(x) = Ce− log|x| = Cx , C ∈ R. Il modulo possiamo toglierlo perché l’equazione si
studia per x > 0 o per x < 0 e nel secondo semipiano |x| 1
= − x1 e il segno meno può essere
inglobato nella costante arbitraria C.

Se in (10) la f non è identicamente nulla, allora l’equazione viene detta non omogenea, o
completa. L’equazione omogenea associata è y ′ (x) + a(x)y(x) = 0.

Teorema 2 La soluzione generale di (10) è data dalla formula

y(x) = v0 (x)e−A(x) + Ce−A(x) ,


dove A(x) è una primitiva di a(x) e v0 (x) è una primitiva della funzione f (x)eA(x) .

Dimostrazione. Useremo il metodo della variazione della costante arbitraria, che è anche il
metodo pratico più consigliato per la risoluzione delle equazioni lineari del primo ordine. Cer-
chiamo una soluzione di (10) nella forma

y(x) = v(x)e−A(x) , C ∈ R, (11)


dove v(x) è una funzione incognita e A(x) è una primitiva di a(x). Derivando (11) otteniamo
l’espressione

y ′ (x) = v ′ (x)e−A(x) − v(x)a(x)e−A(x) . (12)


Sostituendo (11) e (12) nel primo membro di (10), otteniamo che questo vale

y ′ (x) + a(x)y(x) = v ′ (x)e−A(x) − v(x)a(x)e−A(x) + a(x)v(x)e−A(x) = v ′ (x)e−A(x) ,

e quindi tale equazione è equivalente a

v ′ (x)e−A(x) = f (x), cioè a v ′ (x) = f (x)eA(x) .


Questa si risolve prendendo l’insieme di tutte le primitive di f (x)eA(x) . Notando che se v0 (x)
è una fissata primitiva tutte le altre sono della forma v(x) = v0 (x) + C, C ∈ R, sostituendo
quest’espressione in (11) otteniamo la formula nell’enunciato del teorema. 

4
Osserviamo che l’integrale generale dell’equazione non omogenea è costituito dalla somma
di due termini
v0 (x)e−A(x) + Ce−A(x) .
soluzione particolare integrale generale
dell’equazione completa dell’omogenea associata
ESERCIZI SVOLTI

1) Consideriamo l’equazione
1
y′ − y = 2x2 + x. (13)
x
Abbiamo a(x) = − x1 , quindi possiamo prendere A(x) = − log|x| e si ha e−A(x) = elog|x| = |x|.
Cerchiamo le soluzioni di (13) nella forma y(x) = v(x)x (per x < 0, abbiamo |x| = −x, ma
il segno meno possiamo assorbirlo nell’incognita v(x); l’equazione si studia separatamente per
x > 0 e x < 0). Si ha y ′ = v + xv ′ e quindi il primo membro di (13) vale:
1 1
y′ − y = v + xv ′ − xv = xv ′ .
x x
Allora (13) diventa xv ′ (v) = x+2x2 , che possiamo scrivere nella forma v ′ = 1+2x, determinando
immediatamente le sue soluzioni: v(x) = x + x2 + C, C ∈ R. Quindi l’integrale generale di (13)
è: y(x) = Cx + x2 + x3 , C ∈ R. Consideriamo anche il seguente problema di Cauchy:
 ′ 1
y − x y = 2x2 + x
y(1) = 3.

Per risolverlo basta imporre all’integrale generale la condizione iniziale y(1) = 3 (cioè porre y = 3
e x = 1), trovando 3 = C · 1 + 12 + 13 , cioè C = 1, e quindi l’unica soluzione è y(x) = x + x2 + x3 .

2) Determiniamo l’integrale generale dell’equazione y ′ = y 1+x


x
2 + x. Ora abbiamo a(x) = − 1+x2 ,
x

Z Z p
x 1 d(1 + x2 ) 1
A(x) = − dx = − = − log(1 + x 2
) + C = − log 1 + x2 + C.
1 + x2 2 1 + x2 2
√ −A(x) =

√ − log 1 + x e quindi e
Prendiamo A(x) = 2 1 + x2 . Cerchiamo la soluzione nella
forma y(x) = v(x) 1 + x2 per cui
p x
y ′ (x) = 1 + x2 v ′ + √ v
1 + x2
e quindi l’equazione diventa
p x p x
1 + x2 v ′ + √ v = v 1 + x2 +x
1+x 2 1 + x2

cioè v ′ (x) = √ x
1+x2
da cui integrando
Z Z p
x 1 1 1
v(x) = √ dx = (1 + x2 )−1/2 d(1 + x2 ) = (1 + x2 )1−1/2 + C = 1 + x2 + C
1+x2 2 2 1 − 1/2

5
e l’integrale generale è
p p  p
y(x) = 1 + x2 1 + x2 + C = 1 + x2 + C 1 + x2 , C ∈ R.

3) Risolviamo il seguente problema di Cauchy


( p 
y ′ + √1 y = 2x exp |x|
2 |x|
y(−1) = 1.

Ora abbiamo a(x) = √1 = √1


2 −x
perché l’equazione si studia separatamente nei due semipiani
2 |x|
x > 0 e x < 0e il problema di Cauchy è nel secondo, dove |x| = −x. In modo analogo, a secondo
p  √ 
membro exp |x| = exp −x . Quindi
Z
1 √ √ 
A(x) = (−x)−1/2 dx = −(−x)1/2 + C, prendiamo A(x) = − −x, e−A(x) = exp −x .
2
√ 
Cerchiamo la soluzione nella forma y(x) = v(x) exp −x per cui
√  1 √ 
y ′ (x) = v ′ exp −x − v √ exp −x
2 −x
e l’equazione diventa
√  1 √  1 √  √ 
v ′ exp −x − v √ exp −x + √ v exp −x = 2x exp −x
2 −x 2 −x

cioè v ′ (x) = 2x, v(x) = x2 + C e la soluzione generale è:


√  √ 
y(x) = x2 exp −x + C exp −x .

Imponendo le condizioni di Cauchy, troviamo


 
1 √  1 √ 
1 = e + Ce, C = − 1, y(x) = x exp 2
−x + − 1 exp −x .
e e
ESERCIZI
1) Dimostrare che per a, b ∈ R, la soluzione generale dell’equazione y ′ + ay = b (lineare, del
primo ordine a coefficienti costanti) è data da: y(x) = Ce−ax + ab .
2) Immaginiamo che l’asse delle x sia disposto in verticale, orientato verso il basso, e che un punto
materiale si muova lungo tale asse soggetto alla forza peso e ad una forza resistente, propozionale
alla velocità (caduta in un mezzo resistente, o problema del paracadutista). L’equazione del moto
è:
dv
m = −kv + gm. (14)
dt
Risolvere tale equazione usando la formula dell’esercizio 1) dimostrando che l’integrale generale
è: v(t) = v0 e− m t + mg −m
k k
k (1 − e
t
), dove v0 = v(0) è la velocità iniziale.
3) Dimostrare che, per ogni scelta di v0 , si ha: limt→+∞ v(t) = mg k (velocità limite). Qual’è il
significato fisico di questa espressione?

6
Equazioni a variabili separabili. Supponiamo che f (x) e g(y) siano due funzioni continue,
f definita nell’intervallo I (dell’asse x) e g definita nell’intervallo J (dell’asse y). L’equazione

y ′ = f (x)g(y) (15)
è detta equazione a variabili separabili, è uno degli esempi piú semplici equzione non lineare ed è
del primo ordine. Infatti, la funzione g(y) è arbitraria: possiamo avere, ad esempio, g(y) = y 2 o
g(y) = log y. Ricadiamo nel caso lineare solo se g è lineare g(y) = y + b (ritroviamo un’equzione
lineare del primo ordine).

Esaminiamo ora il procedimento risolutivo di (15). Per prima cosa osserviamo che se per
y ∈ J si ha g(y) = 0, allora la funzione costante y ≡ y è una soluzione di (15). Infatti, in tal caso
il primo membro di (15) è nullo perché la derivata di una costante è nulla, mentre il secondo
membro è nullo perché si annulla la g. Le soluzioni di questo tipo sono dette soluzioni costanti, o
singolari. Ora esaminiamo il caso generale. Cerchiamo le soluzioni per cui g(y(x)) ̸= 0: i valori
y(x) appartengono a un intervallo J0 ⊆ J in cui g non si annulla mai (e potrebbe anche essere
J0 ≡ J). Possiamo riscrivere la (15) nella forma:

y ′ (x)
= f (x),
g[y(x)]
e poi integrare membro a membro:
Z Z
y ′ (x)
dx = f (x)dx. (16)
g[y(x)]
1
Se G(y) è una primitiva di g(y) , allora l’integrale a primo membro vale G[y(x)] + C (regola di

integrazione per sostituzione, ovvero dx d
G[y(x)] = G′ [y(x)]y ′ (x) = g[y(x)]
y (x)
), mentre se F (x) è una
primitiva di f (x) allora l’integrale a secondo membro vale F (x) + C. Quindi (15) equivale a

G[y(x)] = F (x) + C, C ∈ R. (17)


L’espressione (17) fornisce le soluzioni in forma implicita e, in generale, non contiene le soluzioni
costanti, perché nel procedimento di separazione delle variabili abbiamo diviso per g(y). Per es-
plicitarle, bisogna calcolare G−1 , la funzione inversa di G (dato che stiamo studiando l’equazione
per y ∈ J0 dove g(y) > 0 o g(y) < 0, la funzione G sarà strettamente crescente o strettamente
decrescente, e quindi invertibile). Tale inversa in generale non sarà elementarmente calcolabile.
In conclusione, la soluzione generale di (15) è data da:

y(x) = G−1 [F (x) + C], C ∈ R.


Il procedimento sopra esposto può essere sintetizzato con la seguente regola pratica: si separano
le variabili scrivendo
Z Z
dy
= f (x)dx,
g(y)

7
si calcolano entambi gli integrali e si esplicita (se possibile) rispetto alla y.

ESERCIZI

1) Risolviamo il seguente problema di Cauchy:


 ′
y = e−2y log x
y(1) = 3.

L’equazione non possiede soluzioni costanti: −2y non si annulla mai (si ha poi f (x) =
R 2y g(y)
R =e
log x). Separando le variabili, si trova e dy = log xdx, da cui si ricava 12 e2y = x log x − x + c.
Imponendo la condizione iniziale y(1) = 3, otteniamo c = 1 + 12 e6 , e quindi la soluzione è:
1  
y(x) = log 2x log x − 2x + 2 + e6 .
2
2) Risolviamo il seguente problema di Cauchy:
 ′
y = 2x(y 2 − 1)
y(0) = 1.

Le soluzioni costanti si ottengono risolvendo l’equazione y 2 − 1 = 0 e quindi sono y ≡ 1 ed


y ≡ −1. La prima risolve anche il problema di Cauchy e quindi è la soluzione richiesta.

3) Risolviamo il seguente problema di Cauchy:


 ′
y = 3y 2/3
y(0) = 0.

Le soluzioni costanti si pottengono risolvendo l’equazione y 2/3 = 0 e troviamo y ≡ 0 che risolve


il problema di Cauchy. In questo esempio si ottengono altre soluzioni separando le variabili:
Z Z
−2/3
y dy = 3dx, 3y 1/3 = 3x + 3C, y(x) = (x + C)3 (integrale generale)

e imponendo la condizione iniziale troviamo 0 = C 3 , cioè C = 0 e una seconda soluzione, y = x3


(se ne potrebbero costruire infinite incollando le cubiche con l’asse x). In conclusione, in questo
esempio non abbiamo unicità per il problema di Cauchy. Per approfondire tale fenomeno e dare
condizioni sufficienti per l’unicità di tale problema, avremmo bisogno di nozioni dell’Analisi 2
e ci limitiamo a questo semplice ma fondamentale esempio, assicurando che in tutti gli esercizi
che incontreremo il problema di Cauchy avrà una sola soluzione.

4) Risolviamo il seguente problema di Cauchy:


 ′
y = y2
y(0) = 1.

Le soluzioni costanti si ottengono risolvendo l’equazione y 2 = 0 e troviamo y ≡ 0 che non risolve


il problema di Cauchy. Separando le variabili troviamo:
Z Z
dy 1 1
2
= dx, − = x + C, y(x) = − (integrale generale)
y y x+C

8
e dalla condizione di Cauchy segue che 1 = − C1 , cioè C = −1 e la soluzione del problema di
1
Cauchy è: y(x) = 1−x .

OSSERVAZIONI
Questo semplice esercizio ci permette di fare due osservazioni importanti.

a) La soluzione del problema di Cauchy è definita solo per (−∞, 1). Infatti, la funzione ot-
tenuta è definita in (−∞, 1) ∪ (1, +∞) ma il problema di Cauchy è posto in 0 ∈ (−∞, 1) e
1
limx→1− 1−x = +∞. In altri termini, le soluzioni dei problemi di Cauchy si studiano solo su
intervalli e se accade che la soluzione tende all’infinito in uno degli estremi ci si ferma li. Infatti,
se l’equazione descrive un qualche fenomeno (fisico, biologico, etc.) e la soluzione tende a infinito
allora qualche variabile esplode e non ha senso considerare quello che accade dopo.

b) Risolviamo il problema di Cauchy



y′ = y2
y(0) = λ,

dove λ ∈ R è un parametro. Imponendo la condizione di Cauchy all’integrale generale (vedi


sopra) troviamo λ = − C1 , C = − λ1 e la soluzione è

1 λ
y(x) = − = .
x− 1
λ
1 − λx

Quella appena trovata è un’espressione alternativa dell’integrale generale. Vediamo le differenze.

ˆ L’espressione y(x) = 1−λxλ


ha due vantaggi: il parametro λ ha un significato preciso, è il
valore della y nel punto x0 = 0 (stato iniziale del sistema); contiene la soluzione costante
y ≡ 0, che si ottiene per λ = 0. Però non contiene la soluzione y = − x1 : questa non
interseca l’asse y e quindi non risolve nessun problema di Cauchy del tipo y(0) = λ; essa
si ottiene per C = 0, che non corrisponde ad alcun valore di λ.

ˆ L’espressione y(x) = − x+C


1
invece non contiene y ≡ 0 (è stata persa durante la separazione
delle variabili, quando abbiamo diviso per la y 2 ) ma contiene la y = − x1 . Inoltre la C in
generale non ha nessun significato: è solo una costante di integrazione.

Nel grafico seguente sono riportate le soluzioni dell’equazione.

9
6
y

y=− x1

r x
-
0

y=− x1

5) Discutiamo il seguente problema


 √
y ′ = e3x− y

y(0) = 1.

Scriviamo√l’equazione nella forma y ′ = e3x e− y e osserviamo che non Rci √
sono soluzioni
R 3x costanti
perché e − y y
non si annulla mai. Separando le variabili, otteniamo e dy = e dx. Cal-

coliamo il primo integrale sostituendo t = y, da cui y = t2 , dy = 2tdt e poi integrando per
parti:
Z √ Z Z
√ √
e dy = e 2tdt = 2te − 2 et dt = 2tet − 2et + C = 2( y − 1)e y + C
y t t

R
mentre e3x dx = 13 e3x + C. Quindi uguagliando gli integrali calcolati abbiamo

√ √ 1
2( y − 1)e y = e3x + C
3
e imponendo la condizione iniziale troviamo che deve essere 0 = 1
3 + C, C = − 13 e la soluzione è

√ √ 1 3x 
2( y − 1)e y = e −1 .
3
Però né l’integrale generale né la soluzione del problema di Cauchy si possono calcolare esplici-
tamente come funzioni y = y(x).

6) Risolviamo, al variare di α > 0, il seguente problema


 2 ′
x y + yα = 0
y(1) = 1.

10
L’unica soluzione costante è y ≡ 0, che non soddisfa il problema di Cauchy. Scrivendo l’equazione
α
nella forma y ′ = − yx2 e separando le variabili, troviamo
Z Z
dy dx
α
= − .
y x2
Il primo membro vale (
Z y 1−α
−α +C
1−α per α ̸= 1
y dy =
log|y| + C per α = 1
R
il secondo − x−2 dx = 1
x + C. Quindi, per α ̸= 1 troviamo

y 1−α 1
= +C
1−α x
e imponendo la condizione iniziale 1
1−α = 1 + C, cioè C = 1
1−α −1= α
1−α da cui
 1/(1−α)
y 1−α 1 α 1−α 1−α
= + , y 1−α = + α, y(x) = +α .
1−α x 1−α x x

Se invece α = 1 allora l’integrale generale in forma implicita è log y = x1 + C; abbiamo tolto il


modulo perché studiamo l’equazione per x > 0, in quanto il problema di Cauchy è assegnato in
x0 = 1. La condizione iniziale fornisce C = −1 e quindi
 
1 1
log y = − 1, y(x) = exp −1 .
x x

7) Risolvere il seguente problema di Cauchy


 ′
y = −y)(y + 1)
y(0) = λ
al variare del parametro λ ∈ R. Determinare i valori di λ per i quali la soluzione è definita in
[0, +∞). Osserviamo anzitutto che le soluzioni costanti si ottengono R dyrisolvendoR y(y + 1) = 0
e quindi sono y ≡ 0 e y ≡ −1. Separando le variabili troviamo y(y+1) = − dx e il primo
integrale vale
Z Z  
dy 1 1 y
= −
dy = log|y| − log|y + 1| + C = log +C
y(y + 1) y y+1 y + 1
R
mentre il secondo è semplicemente − dx = −x + C. Uguagliando i risultati troviamo

y y y
log = −x + C1 ,

= e−x eC1 ,
= ±eC1 e−x , C1 ∈ R.
y+1 y+1 y+1

Ora poniamo C = ±eC1 e facciamo due semplici osservazioni: C è un generico numero diverso
da zero ma, per C = 0, recuperiamo la soluzione y ≡ 0. Quindi scriviamo l’ultima espressione
trovata nella forma
y Ce−x
= Ce−x , y = (y + 1)Ce−x , y(1 − Ce−x ) = Ce−x , y(x) = , C ∈ R.
y+1 1 − Ce−x

11
L’ultima espressione trovata è l’integrale generale che contiene anche la soluzione costante y ≡ 0
(ma non y ≡ −1). Ora imponiamo la condizione di Cauchy: conviene farlo alla prima espressione
sopra che fornisce subito
y y=λ,x=0 λ
= Ce−x −→ =C
y+1 λ+1
e quindi la soluzione del problema di Cauchy è:
λ −x
λ+1 e λe−x
y(x) = , cioè y(x) = . (18)
1 λ −x
− λ+1 e λ + 1 − λe−x

Osserviamo ancora una volta che quella ottenuta è un’espressione alternativa dell’integrale gen-
erale che comprende entrambe le soluzioni costanti: y ≡ 0 per λ = 0 e y ≡ −1 per λ = −1 e in-
e−x
oltre λ è precisamente il valore inziale y(0) della y. Non contiene però la soluzione y(x) = 1−e −x ,
che si ottiene per C = 1 e che non interseca l’asse y (non risolve nessuno dei problemi di Cauchy
richiesti). Ora rispondiamo alla seconda domanda. Studiamo l’insieme di definizione di (18):
annullando il denominatore troviamo l’equazione
1
λ + 1 − λe−x = 0, e−x = 1 + (19)
λ
che ha una soluzione se e solo se
1 1+λ
1+ ≡ > 0, cioè per λ < −1 oppure λ > 0,
λ λ

ed è data da x = − log 1+λ
λ . Però a noi interessa determinare

ˆ per quali λ la soluzione di (19) non esiste e quindi la funzione (18) è definita su tutto l’asse
reale: questo accade per −1 ≤ λ ≤ 0;
ˆ per quali λ la soluzione di (19) esiste ma è strettamente negativa e quindi la funzione (18)
è definita in [0, +∞): questo accade quando nella (19) si ha e−x > 1 quindi
1 1
1+ > 1, cioè per > 0, ovvero λ > 0.
λ λ

In conclusione, la soluzione (18) del problema di Cauchy che stiamo studiando è definita in tutto
[0, +∞) se e soltanto se λ ≥ −1.

Diamo ora due applicazioni semplici ma importanti dell’equazione a variabili separabili.

L’equazione logistica. Nel primo esempio, discutiamo una versione diversa del modello di
crescita di una popolazione isolata diverso dalla (9). Supponiamo che l’ambiente in cui cresce la
popolazione possa sostenere solo un numero di individui minore od uguale ad un valore K > 0
(capacità dell’ambiente). Se N > K allora il numero di individui deve diminuire. Si introduce
quindi l’equazione  
dN N (t)
= rN (t) 1 − (20)
dt K

12
chiamata equazione logistica. In essa, oltre al termine rN (t) già in (9), è presente anche il fattore
1 − NK(t) che ha le seguenti proprietà:

N (t)
1− >0 se N (t) < K;
K (21)
N (t)
1− <0 se N (t) > K.
K
Visto che tale termine determina il segno del secondo membro di (20) (perché l’altro termine
N (t) è positivo), da (21) segue che
dN (t)
>0 se 0 < N (t) < K;
dt (22)
dN (t)
<0 se N (t) > K.
dt
In altri termini, se il numero di individui è inferiore alla capacità dell’ambiente, allora N (t) ha
derivata positiva e quindi cresce; se invece N (t) è più grande della capacità dell’ambiente, allora
N (t) ha derivata negativa e quindi decresce.
Passiamo ora a risolvere l’equazione. Osserviamo che essa ammette due soluzioni costanti:
N ≡ 0 ed N ≡ K. Scrivendo l’equazione nella forma dN dt = K N (K − N ) e separando le variabili
r

troviamo: Z Z
dN r
= dt. (23)
N (K − N ) K
1 1 1
Il metodo di decomposizione in fratti semplici fornisce l’identità N (K−N ) = N K + K(K−N ) (di
verifica immediata) e quindi
Z Z Z
dN 1 dN dN 1 1 1 1 N
= + = log N − log|K−N |+C =
log +C.
N (K − N ) K N K K −N K K K K −N
Integrando anche il secondo membro di (23) otteniamo

1 N

log = r t + C1
K K −N K

N
Calcolando l’esponenziale di ambo i membri, troviamo K−N = eC1 ert e togliendo il modulo
N
K−N = ±eC1 ert . Ora poniamo C = ±eC1 e questa è un’arbitraria costante non nulla. Ma per
C = 0 in
N
= Cert (24)
K −N
ritroviamo la soluzione N ≡ 0 e quindi ammettiamo anche C = 0, cioè C ∈ R. Da (24) ricaviamo
N = (K − N )Cert , quindi N (1 + Cert ) = KCert e infine l’integrale generale
KCert
N (t) = , C ∈ R. (25)
1 + Cert
Consideriamo adesso il problema di Cauchy
(  
N (t)
dN
dt = rN (t) 1− K
N (0) = N0

13
dove N0 > 0 è il numero di individui al tempo t = 0. Imponendo N (0) = N0 nella (24) si trova
N0
che C = K−N 0
, e sostituendo tale valore in (25) si ricava la soluzione del problema di Cauchy:

KN0 ert
N (t) = . (26)
K − N0 + N0 ert
Osserviamo che il denominatore della funzione (26) si annulla quando

N0 − K K
ert = =1− .
N0 N0

Ma questa equazione non ha soluzioni t > 0 quando N0 > 0, perché per t > 0 si ha ert > 1 >
1 − NK0 . Quindi per N0 > 0 la soluzione è definita per ogni t > 0 e possiamo calcolare il limite:

KN0 KN0
lim N (t) = lim −rt
= = K.
t→+∞ t→+∞ (K − N0 )e + N0 N0

In altri termini, per qualunque valore positivo iniziale per la popolazione il valore tenderà alla
capacità dell’ambiente K.
Infine, studiamo il segno delle derivate di N . Quello della derivata prima è già dato in (22),
per cui N (t) è crescente quando 0 < N0 < K, costante quando N0 = K e decrescente per N0 >
K. Per calcolare la derivata seconda, scriviamo l’equazione (20) nella forma N ′ = rN − rN
2
K .
Derivando troviamo
r2N N ′ r2 N 2 r2 N 3 r2 N
N ′′ = rN ′ − = r2 N − 3 +2 2 = (K 2 − 3N K + 2N 2 ),
K K K K2

dove nella seconda uguaglianza abbiamo sostituito N ′ con rN − rN ′′


2
K . Quindi, il segno di N
coincide con quello di K 2 − 3N K + 2N 2 . Le radici di 2N 2 − 3N K + K 2 = 0 sono
√ 
3K ± 9K 2 − 8K 2 K
N= =
4 K/2

Ne deduciamo che N (t) è convessa negli intervalli in cui N (t) < K2 o N (t) > K, concava quando
K K
2 < N (t) < K e ha un flesso quando N (t) = 2 (il valore K è assunto solo dalla soluzione
costante). Quindi, se N0 > K la funzione N (t) è decrescente e tende a K, quindi si mantiene
maggiore di K ed è convessa. Se K2 ≤ N0 < K la funzione è crescente e tende a K, quindi si
mantiene compresa tra K2 e K ed è concava. Se 0 < N0 < K2 la funzione è crescente e tende
a K, quindi interseca la retta x = K2 dove ha un flesso, prima di intersecarla è convessa, poi
diventa concava. Nei grafici che seguono indichiamo il segno di N ′ ed N ′′ e il comportamento
di N (t) al variare di N0 .

14
6
x 6
x 6
x

N ′ (t)<0 N ′′ (t)>0

K r K r K r

N ′′ (t)<0

K
2
r K
2
r
N ′ (t)>0

N ′′ (t)>0

t
r r r -
0 0 0

Caduta libera con attrito quadratico. Nella seconda applicazione, consideriamo un oggetto
di massa m che cade soggetto alla forza peso e ad un attrito proporzionale al quadrato della
velocità. Quindi nell’equazione (14) avremo v 2 al posto di v ed essa diventa:

dv
m = −kv 2 + mg, (27)
dt
dove siqdeve supporre v ≥ 0. L’equazione algebrica −kv 2 + mg = 0 fornisce le soluzioni costanti
v = ± mg k , delle quali solo quella con il segno + ha significato fisico. Introduciamo quindi la
q
mg
costante V = k (la velocità limite). Dividendo (27) per m e mettendo la g in evidenza,
possiamo riscriverla nella forma
 
dv k 2
=g − v +1 , (28)
dt mg
 
v2
e quindi, utilizando la V , in modo più compatto: dv dt = g 1 − V2
. Separando le variabili
otteniamo: Z Z
dv g
= dt. (29)
V −v
2 2 V2
Per il primo integrale possiamo utilizzare la decomposizione in fratti semplici:
Z Z  
1 1 1 1 1 V + v
= + dv =
log + C.
V 2 − v2 2V V − v V + v 2V V − v

Quindi la (29) fornisce


1 V + v

log = g t + C1 ,
2V V − v V 2

15
−v = ±e
da cui ricaviamo VV +v 2V C1 e2gt/V . Ora poniamo C = ±e2V C1 ma in questo caso non

possiamo ammettere il valore C = 0, perché corrisponde alla soluzione costante v = −V che


non ha significato fisico. Possiamo comunque scrivere VV +v −v = Ce
2gt/V . Infine, con dei semplici

passaggi algebrici si ricava l’integrale generale:

Ce2gt/V − 1
v(t) = V
Ce2gt/V + 1
Il problema di Cauchy 
dt = −kv + mg,
m dv 2

v(0) = v0 ,
V +v0
si risolve ponendo C = V −v0 e quindi la sua soluzione è:

(V + v0 ) exp 2gt
V − (V − v0 )
v(t) = V . (30)
(V + v0 ) exp 2gt
V + (V − v0 )

Spesso si scrive tale espressione utilizzando le funzioni iperboliche:


−gt
(V + v0 ) exp gt
V − (V − v0 ) exp V
v(t) =V −2gt
(V + v0 ) exp gt
V + (V − v0 ) exp V
V sinh gt gt
V + v0 cosh V
=V
V cosh gt gt
V + v0 sinh V
v0 + V tanh gt
V
=V
V + v0 tanh gt
V

Per v0 = 0 diventa
exp 2gt
V −1 gt
v(t) = V 2gt oppure v(t) = V tanh .
exp V +1 V
v0 −V v0 −V
Il denominatore di (30) si annulla quando exp 2gt v0 +V
V = v0 +V ed essendo v0 +V < v0 +V = 1, non si
annulla mai per t > 0, e quindi la soluzione sono sempre definite per valori positivi di t. Quindi
possiamo calcolare il limite:

(V + v0 ) exp 2gt
V − (V − v0 )
lim V = V,
t→+∞ (V + v0 ) exp 2gt
V + (V − v0 )

cioè per qualunque valore iniziale il corpo che cade tende alla velocità limite V . Dall’equazione
(28) segue che v ′ ≥ 0 per V 2 − v 2 ≥ 0, quindi v ′ > 0 per 0 < v(t) < V e negli intervalli in cui
tale condizione è verificata v(t) è crescente; v ′ < 0 per v(t) > V e negli intervalli in cui tale
condizione è verificata v(t) è decrescente. Derivando (28) troviamo
 
′′ 2g ′ 2g 2 v2
v = − 2 vv = − 2 v 1 − 2
V V V

e quindi la derivata seconda ha il segno opposto a quello di v ′ : la funzione è convessa negli


intervalli in cui v(t) > V e concava in quelli in cui 0 < v(t) < V . In conclusione, se 0 < v0 < V
la soluzione è crescente e tende a V , quindi si mantiene minore di V ed è concava; se v0 > V la

16
soluzione è decrescente e tende a V , quindi si mantiene maggiore di V ed è convessa. Riassum-
iamo in due grafici i segni di v ′ (t) e v ′′ (t) e l’andamento di v(t).

6
x 6
x

v ′ (t)<0 v ′′ (t)>0

V r V r

v ′ (t)>0 v ′′ (t)<0

t
0 r r -
0

Equazioni che si abbassano di grado. Un’equazione di grado superiore al primo in cui


non compare esplicitamente la y si puó abbassare di grado prendendo come variabile u = y ′ .
Spieghiamo l’idea con un semplice esempio. Consideriamo l’equazione

y′
y ′′ + = 0.
1+x
In essa non compare la y, per cui possiamo porre u = y ′ ottenendo l’equazione in u
u
u′ + = 0.
1+x
Questa è lineare, omogenea del primo ordine, con A(x) = log|x + 1| e e−A(x) = 1
|x+1| ; quindi il
C1 C1 C1
suo integrale generale è u(x) = (Teorema 1; notiamo che
x+1 può essere sostituita con x+1
|x+1|
perché per x < −1 il segno meno di |x + 1| = −(x + 1) può essere inglobato nella costante C1 ).
Quindi si ha y ′ = x+1
C1
, da cui con una semplice integrazione otteniamo la soluzione generale
dell’equazione di partenza:

y(x) = C1 log|x + 1| + C2 .

Equazioni lineari del secondo ordine a coefficienti costanti.


Ricordiamo che, se I è un intervallo dell’asse reale, C k (I) denota lo spazio vettoriale di tutte le
funzioni f : I → R che sono derivabili k volte in I e con f (k) continua in tutto I e inoltre C(I)
denota lo spazio vettoriale di tutte le funzioni continue in I.

Dati tre numeri reali a, b, c con a ̸= 0, l’operatore L : C 2 (R) → C(R) definito ponendo

Ly(x) = ay ′′ (x) + by ′ (x) + cy(x)

17
si chiama operatore differenziale lineare del secondo ordine a coefficienti costanti. Lineare vuol
dire semplicemente che L(αy1 +βy2 ) = αLy1 +βLy2 , per ogni scelta di α, β ∈ R e y1 , y2 ∈ C 2 (R)
(a coefficienti costanti vuol dire che a, b, c non dipendono da x). Presa f ∈ C(R), possiamo
associare a f ed L la seguente equazione

Ly = f, ovvero ay ′′ (x) + by ′ (x) + cy(x) = f (x) (31)


detta lineare, del secondo ordine a coefficienti costanti. Se f ≡ 0, (31) si dice omogenea. Diamo
subito due proprietà elementari ma importanti di (31).

Proposizione 3.
1) L’insieme V delle soluzioni di Ly = 0 è uno spazio vettoriale, ovvero se α, β ∈ R e y1 , y2 ∈ V
allora αy1 + βy2 ∈ V (Principio di sovrapposizione).

2) Se y0 è una soluzione dell’equazione (non omogenea) (31) e V è lo spazio delle soluzioni di


Ly = 0 (detta omogenea associata) allora

{z + y0 : z ∈ V }
è l’insieme di tutte le soluzioni di (31).

Dimostrazione. Il punto 1) segue subito dalla linearitá: se α, β ∈ R e Ly1 = Ly2 = 0 allora


L(αy1 + βy2 ) = αLy1 + βLy2 = 0. Dimostriamo ora il punto 2). Se fissiamo y0 tale che Ly0 = f ,
allora per y ∈ C 2 (R) si ha

Ly = f ⇔ Ly = Ly0 ⇔ L(y − y0 ) = 0 ⇔ y − y0 = z ⇔ y = z + y0 con z ∈ V.

Il punto 2) della Proposizione precedente si può anche riformulare dicendo che per deter-
minare l’integrale generale dell’equazione non omogenea basta trovare una soluzione particolare
(sarebbe y0 ) e sommare ad essa l’integrale generale dell’omogenea associata. Per quanto riguarda
il punto 1), diremo che due soluzioni y1 , y2 di una equazione omogenea sono linearmente indipen-
denti se si ha αy1 + βy2 ≡ 0, con α, β ∈ R, solo se α = β = 0.

Soluzione delle equazioni lineari, omogenee a coefficienti costanti del secondo or-
dine. Con riferimento al paragrafo precedente, consideriamo il caso omogeneo. Cerchiamo la
soluzione dell’ equazione

ay ′′ + by ′ + cy = 0 (32)
nella forma y(x) = eλx , dove λ ∈ R è un parametro da determinare. Si ha y ′ = λeλx = λy e
y ′′ = λ2 y e quindi Ly = (aλ2 + bλ + c)eλx . Ne segue che Ly = 0 se e soltanto se

aλ2 + bλ + c = 0, (33)

18
cioè y(x) = eλx risolve (32) se e soltanto se λ risolve l’equazione algebrica (33), detta equazione
caratteristica di (32). Per il momento, facciamo l’ipotesi seguente: l’equazione (33) ha due radici
reali e distinte λ1 , λ2 (e quindi ∆ = b2 − 4ac > 0). Il metodo sopra riportato fornisce quindi
due soluzioni di (32): y1 = eλ1 x e y2 (x) = eλ2 x. Queste sono linearmente indipendenti: se fosse
αeλ1 x + βeλ2 x = 0 per ogni x ∈ R, dividendo per eλ2 x troveremmo αe(λ1 −λ2 )x = −β, assurdo
se non si ha α = β = 0, perché λ1 ̸= λ2 e quindi e(λ1 −λ2 )x non è costante. Ora vogliamo
determinare l’integrale generale di (32). Useremo il metodo più elementare possibile, attribuito
a D’Alembert. Dapprima ricordiamo che dall’identitá a(λ − λ1 )(λ − λ2 ) = aλ2 + bλ + c segue
che λ1 + λ2 = − ab (anche λ1 λ2 = ac , che non useremo), e quindi

b
2λ1 a + b = a(2λ1 + ) = a(λ1 − λ2 ). (34)
a
La strategia del metodo che useremo è la seguente: cerchiamo le soluzioni di (32) nella forma
y(x) = u(x)eλ1 x , dove u è una funzione da determinare. Con tale posizione, abbiamo che

y ′ (x) = λ1 eλ1 x u(x) + eλ1 x u′ (x)


e poi

y ′′ (x) = λ21 eλ1 x u + 2λ1 eλ1 x u′ (x) + eλ1 x u′′ (x)


e quindi

Ly =(aλ21 + bλ1 + c)eλ1 x u + (2λ1 a + b)u′ eλ1 x + aeλ1 x u′′


=a[(λ1 − λ2 )u′ + u′′ ]eλ1 x

dove nel secondo passaggio abbiamo usato il fatto che λ1 è una soluzione di (33) e poi l’identitá
(34). Abbiamo quindi trovato che u(x)eλ1 x è soluzione di (32) se e solo se u risolve l’equazione
u′′ + (λ1 − λ2 )u′ = 0, che ponendo v = u′ si abbassa di grado: v ′ + (λ1 − λ2 )v = 0. La soluzione
generale dell’equazione in v è: v(x) = Ce(λ2 −λ1 )x , e quindi integrando troviamo la soluzione
generale di quella in u

C
u(x) = e(λ2 −λ1 )x + C1 . (35)
λ2 − λ1
Ponendo C2 = λ2 C−λ1 e moltiplicando (35) per e
λ1 x , troviamo la soluzione generale di (32), che

riportiamo nel caso ∆ > 0 del seguente Teorema.

Teorema 4.
1) Se ∆ > 0 e λ1 , λ2 sono le radici reali e distinte di (33), allora

y(x) = C1 eλ1 x + C2 eλ2 x


è l’integrale generale di (32).

2) Se ∆ = 0 e λ1 è l’unica soluzione (doppia) di (33), allora

y(x) = C1 eλ1 x + C2 xeλ1 x

19
è l’integrale generale di (32).

3) Se ∆ < 0 e α ± iβ sono le radici complesse coniugate di (33) (α, β ∈ R), allora

y(x) = eαx (C1 sin βx + C2 cos βx)


è l’integrale generale di (32).

ESEMPIO
′′ ′
√ y −2y +2y = 0. L’equazione caratteristica è λ −2λ+2 =
Consideriamo la seguente equazione: 2

0, le cui soluzioni sono λ = 1 ± 1 − 2 = 1 ± i. Quindi siamo nel caso 3), α = 1, β = 1 e la


soluzione generale dell’equazione è y(x) = C1 ex sin x + C2 ex cos x.

ESERCIZIO
Dimostrare il punto 2) del precedente Teorema.

Corollario 5. Lo spazio vettoriale delle soluzioni di (32) ha dimensione due.

Se y1 , y2 sono due soluzioni linearmente indipendenti di (32) allora l’integrale generale può
essere espresso nella forma y(x) = C1 y1 (x) + C2 y2 (x). Si dice anche che y1 , y2 formano un sis-
tema fondamentale di soluzioni per (32).

ESERCIZI SVOLTI
1) Risolvere i seguenti problemi di Cauchy
 ′′ 
y − 5y ′ + 4y = 0 y ′′ + 4y = 0
a) b)
y(0) = 5, y ′ (0) = 8, y(0) = 0, y ′ (0) = 2,
 ′′  ′′
y + 4y ′ + 29y = 0 4y + 4y ′ + y = 0
c) d)
y(0) = 0, y ′ (0) = 15, y(0) = 2, y ′ (0) = 0.


4
a) Equazione caratteristica: λ2 − 5λ + 4 = 0, sue radici λ = 5± 25−16
2 = 5±3
2 =, integrale
1
generale: y(x) = C1 e4x + C2 ex . Quindi y ′ (x) = 4C1 e4x + C2 ex e imponendo le condizioni iniziali
troviamo 
C1 + C2 = 5
da cui C1 = 1, C2 = 4
4C1 + C2 = 8,
e la soluzione del problema di Cauchy è y(x) = e4x + 4ex .

b) Equazione caratteristica: λ2 +4 = 0, sue radici λ = ±2i, integrale generale: y(x) = C1 cos 2x+
C2 sin 2x. Quindi y ′ (x) = −2C1 sin 2x + 2C2 cos 2x e imponendo le condizioni iniziali troviamo

C1 = 0
da cui C1 = 0, C2 = 1
2C2 = 2,

e la soluzione del problema di Cauchy è y(x) = sin 2x.

20

c) Equazione caratteristica: λ2 + 4λ + 29 = 0, sue radici λ = −4± 216−116 = −4±10i
2 = −2 ± 5i,
integrale generale: y(x) = C1 e−2x cos 5x + C2 e−2x sin 5x. Imponendo subito la condizione di
Cauchy y(0) = 0 troviamo che deve essere C1 = 0 e quindi y(x) = C2 e−2x sin 5x. Derivando tro-
viamo y ′ (x) = −2C2 e−2x sin 5x + 5C2 e−2x cos 5x e imponendo la seconda condizione di Cauchy
5C2 = 15, quindi C2 = 3 e la soluzione del problema di Cauchy è y(x) = 3e−2x sin 5x.

d) Equazione caratteristica: 4λ2 + 4λ + 1 ≡ (2λ + 1)2 = 0, sue radici λ = − 21 con molteplicità


2, integrale generale: y(x) = C1 e−x/2 + C2 xe−x/2 . Quindi y ′ (x) = − 21 C1 e−x/2 − 12 C2 xe−x/2 +
C2 e−x/2 e imponendo le condizioni iniziali troviamo

C1 = 2
da cui C1 = 2, C2 = 1
− 21 C1 + C2 = 0,

e la soluzione del problema di Cauchy è y(x) = (2 + x)e−x/2 .

2) Determinare l’integrale generale dell’equazione y ′′ + y = λy al variare di λ ∈ R. Individuare


poi per quali valori di λ il problema
 ′′
y + y = λy
y(0) = y(1) = 0,

ammette soluzioni non identicamente nulle. Osserviamo che la funzione identicamente nulla
risolve il problema, quindi dovremo determinare quando ce ne sono altre. L’equazione caratter-
istica dell’equazione differenziale è√α2 + 1 − λ = 0, il cui discriminante vale 4λ − 4 e si risolve
estraendo le radici quadrate α = ± λ − 1. Quindi l’integrale generale varia a seconda del segno
di λ − 1.

Per λ > 1 esso vale √ √


y(x) = C1 e λ−1x
+ C2 e − λ−1x
.
Imponendo y(0) = y(1) = 0 troviamo il sistema

C1 + C =0
√ 2 √
C1 e λ−1 + C2 e− λ−1 = 0

1 √1

che ha solo la soluzione nulla C1 = C2 = 0, perché il suo determinante vale e√λ−1 e− λ−1
=
√ √
e− 1−λ −e λ−1 ̸= 0.

Per λ = 1 l’equazione diventa y ′′ = 0, l’integrale generale è y(x) = C1 + C2 x (abbiamo ∆ = 0 e


α1 = 0) e imponendo le condizioni al contorno troviamo il sistema

C1 = 0
C1 + C2 = 0

che ammette ancora solo la soluzione nulla C1 = C2 = 0.

21

Per λ < 1 le radici sono ±i 1 − λ e la soluzione generale è
√ √
y(x) = C1 cos 1 − λx + C2 sin 1 − λx.

Imponendo le condizioni al contorno troviamo



C1 = 0√ √
√ cioè C1 = 0 e C2 sin 1 − λ = 0.
C1 cos 1 − λ + C2 sin 1 − λ = 0

Quindi √il nostro problema ammette


√ soluzioni non identicamente nulle solo per i valori di λ per
cui sin 1 − λ = 0, cioè per 1 − λ = kπ, ovvero λ = 1 − k 2 π 2 e tali soluzioni sono appunto
date da yk (x) = C2 sin(kπx), C2 ∈ R (con k intero positivo). Quello risolto è un problema ai
limiti che si inconta nello studio dell’equazione delle onde e in quella del calore.

3) Determinare l’integrale generale dell’equazione differenziale

y ′′ − 2ky ′ + (k 2 + 4)y = 0

al variare di k ∈ R e individuare per quali valori di k si ha

lim y(x) = 0,
x→+∞

per ogni soluzione. L’equazione caratteristica è

λ2 −2kλ+(k 2 +4) = 0, cioè (λ−k)2 +4 = 0, quindi (λ−k)2 = −4, λ−k = ±2i e infine λ = k±2i.

Quindi l’integrale generale è y(x) = C1 ekx cos 2x + C2 ekx sin 2x. Si ha limx→+∞ y(x) = 0 per
ogni soluzione (cioè per ogni C1 , C2 ∈ R) se e solo se vanno a zero gli esponenziali, quindi se e
solo se k < 0.

Metodo della somiglianza per il caso non omogeneo. Ci occuperemo ora delle quazioni
lineari del secondo ordine, a coefficienti costanti e non omogenee, in alcuni casi in cui il secondo
membro è una funzione notevole. Cominciamo sempre da un caso particolare. Supponiamo di
avere un’equazione lineare del secondo ordine del tipo

ay ′′ (x) + by ′ (x) + cy(x) = Aeλ0 x (36)


con a, b, c, A, λ0 costanti reali. Supponiamo anche eλ0 x non sia soluzione dell’omogenea associata
(32), cioè λ0 non sia soluzione dell’equazione caratteristica (33). Dalla Proposizione 3 sappiamo
che per risolvere (36) basta trovare una soluzione particolare e sommarla all’integrale generale
dell’omogenea associata. Posto come sempre Ly = ay ′′ + by ′ + cy, preso B ∈ R si ha

LBeλ0 x = (aλ20 + bλ0 + c)Beλ0 x ,

e inoltre la quantità tra parentesi è diversa da zero, cioè (aλ20 +bλ0 +c) ̸= 0, perché λ0 non è radice
dell’equazione caratteristica. Quindi cercare una soluzione di (36) nella forma y(x) = Beλ0 x (B
è l’incognita), equivale a risolvere la semplicissima equazione algebrica

22
A
(aλ20 + bλ0 + c)Beλ0 x = Aeλ0 x , la cui unica soluzione è B= .
(aλ20 + bλ0 + c)

Questa è la semplicissima idea del metodo di somiglianza: dato che L trasforma esponenziali
in esponenziali, cerchiamo la soluzione particolare sotto forma di esponenziale. L’idea funziona
anche con polinomi e funzioni trigonometriche; diamo quindi le regole generali.

Teorema 6. Nei casi speciali elencati sotto, indichiamo come si può determinare una soluzione
particolare y0 dell’equazione non omogenea

ay ′′ (x) + by ′ (x) + cy(x) = f (x)


(con a ̸= 0).

1. Supponiamo f (x) = An xn + An−1 xn−1 + · · · + A1 x + A0 (polinomio di grado n).

(a) Se c ̸= 0 possiamo cercare la soluzione particolare nella forma di un polinomio di


grado n: y0 (x) = Bn xn + Bn−1 xn−1 + · · · + B1 x + B0 (i coefficienti B0 , B1 . . . , Bn
vanno determinati);
(b) se c = 0 e b ̸= 0 possiamo cercare la soluzione particolare nella forma di un polinomio
di grado n + 1 senza termine noto: y0 (x) = Bn+1 xn+1 + Bn xn + · · · + B2 x2 + B1 x;
(c) se c = b = 0 possiamo cercare la soluzione particolare nella forma di un polinomio di
grado n+2 senza i termini di primo grado: y0 (x) = Bn+2 xn+2 +Bn+1 xn+1 +· · ·+B2 x2 .

2. Supponiamo f (x) = Aeλ0 x , con A costante.

(a) Se λ0 non è radice di (33), possiamo cercare la soluzione particolare nella forma
y0 (x) = Beλ0 x ;
(b) se λ0 è radice di molteplicità m (dove m = 1 o m = 2) di (33), possiamo cercare la
soluzione particolare nella forma y0 = Bxm eλ0 x .

3. Supponiamo f (x) = Aeλ0 x cos(ω0 x) + Beλ0 x sin(ω0 x), con A, B costanti.

(a) Se λ0 ± iω0 non sono radici di (33), possiamo cercare la soluzione particolare nella
forma y0 (x) = Ceλ0 x cos(ω0 x) + Deλ0 x sin(ω0 x), con C, D costanti da determinare;
(b) se λ0 ± iω0 sono radici (complesse coniugate) di (33), possiamo cercare la soluzione
particolare nella forma y0 (x) = Cxeλ0 x cos(ω0 x) + Dxeλ0 x sin(ω0 x).

OSSERVAZIONE Nel caso b) dei punti 2) e 3) nel Teorema 6, accade che il secondo membro
dell’equazione compare nell’integrale generale dell’omogenea associata.

ESERCIZI SVOLTI

1) Consideriamo la seguente equazione: y ′′ +y ′ = 5 sin 2x. L’equazione caratteristica è λ2 +λ = 0,


che ha come soluzioni λ = 0, −1. Dunque l’integrale generale dell’omogenea associata è y(x) =
C1 + C2 e−x . I numeri 0 ± 2i non sono radici dell’equazione caratteristica, e quindi possiamo

23
cercare la soluzione particolare nella forma y0 (x) = a sin(2x) + b cos(2x) (punto (a) del caso
3.). Derivando troviamo y0′ (x) = 2a cos(2x) − 2b sin(2x) e poi y0′′ (x) = −4a sin(2x) − 4b cos(2x).
Sostituendo nell’equazione troviamo

(−4a − 2b) sin(2x) + (−4b + 2a) cos(2x) = 5 sin(2x)

che si traduce nel sistema 


−4a − 2b = 5
2a − 4b = 0
la cui soluzione è a = −1, b = − 12 . Quindi la soluzione generale dell’equazione proposta è:
1
y(x) = C1 + C2 e−x − sin(2x) − cos(2x).
2
2) Consideriamo ora l’equazione y ′′ − 2y ′ = x2 + x. Le radici dell’equazione caratteristica
λ2 − 2λ = 0 sono λ = 0, 2. Essendo c = 0, b = −2, siamo nel caso (b) del punto 1. Possiamo
quindi cercare la soluzione particolare nella forma y0 (x) = Ax3 + Bx2 + Cx. Derivando y0 due
volte troviamo

y0′ = 3Ax2 + 2Bx + C, y0′′ = 6Ax + 2B, y0′′ − 2y0′ = −6Ax2 + (6A − 4B)x + 2B − 2C

per cui l’equazione diventa:

−6Ax2 + (6A − 4B)x + 2B − 2C = x2 + x.

Questa si traduce nel sistema 


 −6A =1
6A − 4B = 1

B−C =0
la cui soluzione è A = − 16 , B = − 21 , C = − 12 . Quindi l’integrale generale dell’equazione proposta
è:
1 1 1
y(x) = C1 + C2 e2x − x3 − x2 − x.
6 2 2
′′ ′
3) Consideriamo l’equazione y − 2y + 2y = e sin x. L’equazione caratteristica dell’omogenea
x

associata è
λ2 + 2λ + 2 = 0, cioè (λ − 1)2 + 1 = 0, da cui (λ − 1)2 = −1, poi λ − 1 = ±i,
e infine troviamo le radici λ = 1 ± i.

Quindi siamo nel caso (b) del punto 3 e possiamo cercare la soluzione particolare nella forma
y0 (x) = axex sin x + bxex cos x. Per semplificare i calcoli, poniamo u(x) = aex sin x + bex cos x.
Ora abbiamo y0 (x) = xu(x) e la funzione incognita u(x) coincide con l’integrale generale
dell’omogenea associata, cioè si ha:

u′′ − 2u′ + 2u = 0 (37)

per ogni valore dei coefficienti a e b (che sono poi le incognite). Con le posizioni fatte, abbiamo
y0′ = xu′ + u e y0′′ = xu′′ + 2u′ e quindi, tenendo conto di (37)

y0′′ − 2y0′ + 2y0 = x(u′′ − 2u′ + 2u) + 2u′ − 2u ≡ 2u′ − 2u.

24
Quindi u deve verificare l’equazione 2u′ − 2u = ex sin x. In altri termini, con questo semplice
artificio, abbiamo ottenuto un’equazione di ordine più basso nella nuova incognita u (che a sua
volta ha un’espressione più semplice della y0 originaria). Dato che

u′ = aex sin x + bex cos x + aex cos x − bex sin x = (a − b)ex sin x + (a + b)ex cos x

l’equazione in u diventa

2 [(a − b)ex sin x + (a + b)ex cos x] − 2 [aex sin x + bex cos x] = ex sin x

cioè −2bex sin x + 2aex cos x = ex sin x e quindi è risolta solo prendendo a = 0 e b = − 12 . In
conclusione, u(x) = − 12 ex cos x e quindi la soluzione generale dell’equazione proposta è:

1
y(x) = C1 ex sin x + C2 ex cos x − xex cos x.
2
4) Consideriamo l’equazione y ′′ = x2 + x + 1. Siamo nel caso c) del punto 1. Ora basta integrare
1 4
due volte membro a membro: la soluzione è y = 12 x + 16 x3 + 12 x2 + C1 x + C2 .

5) Calcolare l’integrale generale dell’equazione differenziale

y ′′ − 6y ′ + 10y = 2e−3x

e determinare una soluzione y(x) tale che

lim y(x) = 0.
x→+∞

Equazione caratteristica: λ2 − 6λ + 10 = 0, sue radici λ = 3 ± 9 − 10 = 3 ± i. Integrale
generale dell’omogenea associata: y(x) = C1 e3x cos x + C2 e3x sin x. Cerchiamo la soluzione
particolare nella forma y0 (x) = αe−3x , per cui y0′ (x) = −3αe−3x e y0′′ (x) = 9αe−3x e sostituendo
nell’equazione completa otteniamo
2 2 −3x
9αe−3x + 18αe−3x + 10αe−3x = 2e−3x , 37α = 2, α= , y0 (x) = e .
37 37
2 −3x
Quindi l’integrale generale dell’equazione completa è y(x) = C1 e3x cos x + C2 e3x sin x + 37 e ,
e una soluzione che tende a 0 per x → +∞ è proprio y0 (cioè quella in cui C1 = C2 = 0).

6) Determinare, al variare di µ ∈ R, l’integrale generale dell’equazione differenziale

y ′′ + µ2 y = 2e−3x

e individuare tutte le soluzioni y(x) tali che

lim y(x) = 0.
x→+∞

Se µ ̸= 0 l’equazione caratteristica dell’omogenea associata è λ2 + µ2 = 0, che ha come radici


λ = ±µi. La soluzione generale dell’omogenea associata quindi è y(x) = C1 sin µx + C2 cos µx.

25
La soluzione particolare si può cercare nella forma y0 (x) = ke−3x , per cui y0′ (x) = −3ke−3x e
y0′′ (x) = 9ke−3x e sostituendo nell’equazione completa otteniamo

2 2
9ke−3x + µ2 ke−3x = 2e−3x , k(9 + µ2 ) = 2, k= , y0 (x) = e−3x
9 + µ2 9 + µ2
2
e l’integrale generale dell’equazione completa è y(x) = C1 sin µx + C2 cos µx + 9+µ −3x . Ab-
2e

biamo limx→+∞ y(x) = 0 se e solo se C1 = C2 = 0, cioè y0 è l’unica soluzione che verifica tale
condizione.

Se µ = 0 l’equazione diventa y ′′ = 2e−3x , che si risolve attraverso due integrazioni: y ′ (x) =


− 32 e−3x + C1 , y(x) = 29 e−3x + C1 x + C2 . Anche in questo caso, abbiamo limx→+∞ y(x) = 0 se e
solo se C1 = C2 = 0.

7) Determinare tutte le soluzioni del problema


 ′′
 y − y ′ = ex
y(0) = 0

limx→+∞ y(x) = +∞.

Equazione caratteristica dell’omogenea associata: λ2 − λ = 0, che ha come radici λ = 0, 1. La


soluzione generale dell’omogenea associata quindi è y(x) = C1 + C2 ex . La soluzione particolare
si può cercare nella forma y0 (x) = αxex , per cui y0′ (x) = αxex + αex e y0′′ (x) = αxex + 2αex e
sostituendo nell’equazione completa otteniamo

[αxex + 2αex ] − [αxex + αex ] = ex , αex = ex , α = 1, y0 (x) = xex .

e l’integrale generale dell’equazione completa è y(x) = C1 + C2 ex + xex . Abbiamo

y(0) = 0 ⇐⇒ C1 + C2 = 0

e prendiamo C2 = −C1 . Invece

lim y(x) = +∞ per ogni scelta di C1 , C2 ∈ R.


x→+∞

Quindi le soluzioni del problema proposto sono: y(x) = C1 − C1 ex + xex , C1 ∈ R.

8) Determinare l’integrale generale dell’equazione differenziale

y ′′ + (1 − λ)y ′ − λy = e2x

al variare di λ ∈ R. L’equazione caratteristica è: α2 + (1 − λ)α − λ = 0, le sue soluzioni


√ 
−(1 − λ) ± λ2 − 2λ + 1 + 4λ λ − 1 ± (λ + 1) λ
α= = =
2 2 −1.

Osserviamo preliminarmente che i Teoremi 4 e 6 vanno applicati tenendo conto che, per parti-
colari valori di λ, potrebbero cambiare i casi in cui ricade l’equazione.

26
Caso generico: λ ̸= −1, 2. Possiamo cercare l’integrale particolare nella forma

y0 (x) = Be2x , da cui y0′ (x) = 2Be2x , y0′′ (x) = 4Be2x

e sostituendo nell’equazione completa troviamo

4Be2x + (1 − λ)2Be2x − λBe2x = e2x , 4B + (1 − λ)2B − λB = 1, 3(2 − λ)B = 1,


1 e2x
B= , y0 (x) = .
3(2 − λ) 3(2 − λ)
Quindi la soluzione generale è:

e2x
y(x) = C1 eλx + C2 e−x + , C1 , C2 ∈ R.
3(2 − λ)
Caso λ = 2. Ora siamo nel caso (b) del punto 2 del Teorema 6 e dobbiamo cercare l’integrale
particolare nella forma

y0 (x) = Bxe2x , da cui y0′ (x) = 2Bxe2x + Be2x , y0′′ (x) = 4Bxe2x + 4Bex .

Sostituendo nell’equazione completa troviamo



4Bxe2x + 4Bex + (1 − 2)(2Bxe2x + Be2x ) − 2Bxe2x = e2x ,
1 1
4Bx + 4B − 2Bx − B − 2Bx = 1, 3B = 1, B = , y0 (x) = xe2x .
3 3
Quindi la soluzione generale è:
1
y(x) = C1 e2x + C2 e−x + xe2x , C1 , C2 ∈ R.
3
Caso λ = −1. Mentre nel caso precedente cambiava l’espressione della soluzione particolare,
ora cambia la struttura dell’integrale generale dell’omogenea associata: siamo nel caso ∆ = 0
nell’equazione caratteristica. Prendendo la soluzione particolare dal caso generico troviamo
quindi:
1
y(x) = C1 e−x + C2 xe−x + e2x
9

Concludiamo il seguente paragrafo con una semplice osservazione, che poi è un’altra manifes-
tazione del principio di sovrapposizione. Supponiamo di avere un’equazione del tipo Ly = f + g,
dove f e g sono due distinte funzioni del tipo considerato nel Teorema 5. Allora possiamo de-
terminare due funzioni y0 , ỹ0 tali che: Ly0 = f e Lỹ0 = g. Si ha quindi L(y0 + ỹ0 ) = f + g, cioè
y0 + ỹ0 è una soluzione particolare dell’equazione proposta. Come esempio prendiamo l’equazione
y ′′ − 2y ′ − 3y = ex + e2x . Notiamo anzitutto che −1, 3 sono le soluzioni dell’equazione caratter-
istica dell’omogenea associata. Cerchiamo poi una soluzione particolare di y ′′ − 2y ′ − 3y = ex
nella forma y0 (x) = Aex . Si ha:

y0′ (x) = Aex , y0′′ (x) = Aex , l’equazione diventa Aex − 2Aex − 3Aex = ex ,
1 1
quindi − 4A = 1, A=− e infine y0 (x) = − ex .
4 4

27
Cerchiamo infine una soluzione particolare di y ′′ − 2y ′ − 3y = e2x nella forma ỹ0 (x) = Be2x . Si
ha:
ỹ0′ (x) = 2Be2x ,
ỹ0′′ (x) = 4Be2x , l’equazione diventa 4Be2x − 4Be2x − 3Be2x = e2x ,
1 1
quindi − 3B = 1, B = − e infine ỹ0 (x) = − e2x .
3 3
Quindi l’integrale generale dell’equazione proposta è:
1 1
y(x) = C1 e−x + C2 e3x − ex − e2x .
4 3

Metodo della variazione delle costanti arbitrarie. Terminiamo queste note dando un
metodo generale per la determinazione di una soluzione particolare per le equazioni lineari del
secondo ordine, a coefficienti costanti e non omogenee. Supponiamo che il secondo membro
f (x) di (31) sia una arbitraria funzione continua e che y1 , y2 sia un sistema fondamentale per
l’omogenea associata (32). Cerchiamo la soluzione particolare nella forma

y0 (x) = v1 (x)y1 (x) + v2 (x)y2 (x). (38)


Derivando (38) si trova: y0′ = v1′ y1 + v1 y1′ + v2′ y2 + v2 y2′ . A questo punto imponiamo la condizione

v1′ y1 + v2′ y2 = 0, (39)


e quindi l’espressione per y0′ si semplifica: y0′ = v1 y1′ + v2 y2′ . Derivando l’ultima espressione
scritta, troviamo y0′′ = v1′ y1′ + v1 y1′′ + v2′ y2′ + v2 y2′′ . Quindi si ha

Ly0 = v1 (ay1′′ + by1′ + cy1 ) + v2 (ay2′′ + by2′ + cy2 ) + a(v1′ y1′ + v2′ y2′ ) ≡ a(v1′ y1′ + v2′ y2′ ),

poiché y1 e y2 sono soluzioni di (32). Dunque y0 è una soluzione di (31) se e solo se a(v1′ (x)y1′ (x)+
v2′ (x)y2′ (x)) = f (x) e questa equazione va messa a sistema con (39):

v1′ y1 + v2′ y2 = 0
(40)
v1′ y1′ + v2′ y2′ = f (x)
a .
Risolto (40), si determinano v1′ , v2′ e poi con una semplice integrazione anche v1 , v2 .

ESEMPIO
Consideriamo la seguente equazione

ex
y ′′ − 2y ′ + y = .
1 + x2
Come sistema fondamentale prendiamo quello dato dal Teorema 5: y1 (x) = ex e y2 (x) = xex
(l’equazione caratteristica ha la radice doppia 1). Cerchiamo quindi la soluzione particolare nella
forma y0 (x) = v1 (x)ex + v2 (x)xex . Il sistema (40) si traduce in
 ′ x
v1 e + v2′ xex = 0
v1′ ex + v2′ (ex + xex ) = 1+x
ex
2,

28
che equivale a

v1′ + v2′ x = 0
v1′ + v2′ (1 + x) = 1
1+x2
.
Sottraendo la prima equazione dalla seconda ricaviamo v2′ (x) = 1+x 1
2 , e quindi dalla prima


equazione troviamo che v1 (x) = − 1+x2 . Quindi possiamo prendere v1 (x) = − log 1 + x2 e
x

v2 (x) = arctgx. In conclusione, l’integrale generale dell’equazione proposta è:


p
y(x) = C1 ex + C2 xex − ex log 1 + x2 + xex arctgx.

29

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