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La morte non è niente…”

Quando è mancato mio figlio, mia cugina mi ha mandato questo scritto di


Sant’Agostino. Inizialmente l’avevo letto frettolosamente e in maniera superficiale. Oggi ha
assunto un significato profondo e anche quando a volte sono triste cerco di
sorridere perché ho imparato che il dolore si vince con la positività e l’allegria, proprio come
ci raccontava zia Caterina qui. Le persone che non sono più al nostro fianco fisicamente lo
saranno sempre e più intensamente se noi le sappiamo vedere e sentire in un’altra forma.
Mi capita quotidianamente di sentire mio figlio vicino, a volte mi sembra addirittura di
tenerlo per mano mentre cammino. A volte non mi sembra neanche che non sia più con noi
fisicamente e tornando a casa dal lavoro ho la sensazione che sia ancora lì ad aspettarmi
trepidante. Ho capito e accettato, soprattutto grazie all’aiuto di un amico davvero speciale,
un fratello, che la morte, anche la più difficile da sopportare come quella di tuo figlio, è la
naturale conclusione di un ciclo, breve o lungo, intenso o leggero. Anche se per tradizione,
per cultura rappresenta un momento doloroso io posso dire, nella mia esperienza, che dalla
morte di mio figlio ho imparato ad essere una persona diversa, migliore. Mio figlio mi ha
insegnato tantissimo nella sua breve vita, così come durante la malattia, che con la sua
morte. Ho pensato a tutte quelle mamme che si trovano all’inizio di questo cammino, come
la mamma di Bernardo, alle figlie che perdono la propria mamma, come la solita mamma, e
a tutte quelle persone che per una malattia maledetta vivono la paura della morte
costantemente, perché non si è mai pronte, è vero.
Auguro a loro e tutte quelle persone che vivono questo momento, di accettarlo come parte
della vita.

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