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Citazioni bibliografiche per minacce turche al Friuli

Michael Mallett – Venezia e la politica italiana 1454-1530

P. 250, «Le flotte di galere in servizio permanente furono rinforzate, così come le guarnigioni nello
Stato da Mar, e furono avviate nuove opere di fortificazione; l'esercito permanente, nell'entità sanzionata
dalla Lega italica, fu impiegato contro i Turchi in Morea e in Friuli. Per diciassette anni, dal 1463 al 1479,
fu guerra aperta col Turco».

P. 258, minaccia turca negli anni ’70 si manifesta con scorrerie di vasta scala in Friuli.

P. 266, «Questo quadro piuttosto statico fu turbato in modo particolare da due episodi. Il primo fu la
serie di incursioni lanciate dai Turchi in Friuli negli anni Settanta: nel 1472 minacciarono Udine, e l'anno
dopo la cavalleria turca arrivò fino al Tagliamento, a cinquanta chilometri da Venezia. Ancora, nel 1477
un'invasione su vasta scala portò a una grave sconfitta dell'esercito veneziano, e alla perdita sul campo di
numerosi tra i capitani più in vista. La Repubblica aveva fatto ben poco, nell'organizzazione sul lungo
periodo delle sue truppe, per la difesa della frontiera orientale; a est di Venezia non era stato insediato
nessun condottiere di rango, e con l'inizio della minaccia turca nel 1471 si fu costretti a trasferire in gran
fretta le truppe dai loro normali quartieri. Nella fase iniziale le truppe e il denaro stanziati per far fronte al
pericolo non bastavano mai: l'urgenza della difesa di quella regione era poco sentita, e i capitani avevano
scarsa esperienza per affrontare la rapida mobilità della cavalleria leggera turca. Nel 1473 Carlo Fortebraccio
prese il comando della difesa, ma la cavalleria soprattutto pesante delle compagnie tradizionali si trovò
svantaggiata. Anche quando furono attirati in battaglia, come nell'ottobre 1477, i Turchi diedero prova di
una combattività senza riscontro da parte veneziana. Ormai però sulla frontiera orientale era stato
ammassato un forte contingente permanente, e a rafforzare la difesa fu ingaggiata la prestigiosa compagnia
di Cola da Monforte, conte di Campobasso, appena uscita dal servizio borgognone; nel 1478 più di
seimilacinquecento uomini furono schierati contro l'ultimo attacco turco prima dei negoziati di pace,
l'anno successivo (35)».

p. 281, «Nel 1500. A oriente, però, per Venezia le cose andavano meno bene. Scorrerie turche nel cuore
del Friuli, Lepanto assediata, la battaglia navale dello Zonchio, in cui una flotta veneziana più numerosa
del consueto non riuscì a impedire alla flotta turca di entrare nel golfo di Patrasso, dando il colpo di grazia
alla guarnigione di Lepanto: tutto questo intaccò gravemente la reputazione e il morale di Venezia (72)».

Paolo Preto – Venezia e i Turchi

P. 32, «La guerra del 1463-1479 è per la Repubblica una prova molto dura che ne rafforza la volontà e
capacità di resistenza e di difesa ma prospetta anche con spietata crudezza la realtà del pericolo militare
ottomano ormai vicino ai confini dello stato e immediatamente visibile a tutti. Le incursioni turche nel
Friuli lasciano un'impronta indelebile nella cronachistica e nella sensibilità popolare, che ne tramandano
l'eco paurosa e quasi mitizzata nel secolo successivo, ma nello stesso tempo convincono politici e sudditi
dell'irrealizzabilità delle imprese anti-ottomane tanto facilmente progettate sulla carta da schiere di
entusiasti ma ingenui scrittori e apologisti.
A più riprese bande irregolari di Turchi superano i valichi della Slovenia e penetrano in profondità nel
Friuli attaccando e saccheggiando i centri abitati e le campagne, invano ostacolati dagli insufficienti presidi
veneziani. Particolarmente gravi le incursioni del 1472, quando viene assalita anche Udine e lo spavento
della popolazione è così grande «che le donne con i fioli nascenti se redusse in le giesie, e 'l populo in piaza
e in la roca»20, del 1477, che vede desolati i territori a ovest (P. 33) del Tagliamento e colpito in profondità
il contado di Pordenone, Cordegnano, San Daniele e Sacile 21 e del 1478, quando i friulani sono quasi
impotenti a fronteggiare l'avanzata di un vero e proprio esercito turco forte di 30.000 uomini che dopo
aver attraversato l'Isonzo riduce in rovina il territorio circostante allontanandosi con il cospicuo bottino di
8.000 prigionieri e 10.000 animali22.
Gli ultimi anni del secolo vedono diffondersi nel Veneto un vero e proprio terrore dei Turchi di cui ci
ha lasciato un vivace ricordo il Priuli nelle stesse pagine in cui esalta con animato stupore l'invincibile
potenza dell'impero ottomano. Nel settembre del 1499 reparti turchi arrivano in Friuli, sopraffanno
facilmente le resistenze alla frontiera e dilagano nella pianura seminando il panico a Treviso e a Mestre
dove le popolazioni scavano fossati, sbarrano le porte delle case o addirittura si trasferiscono in massa a
Venezia creando una confusione così grande che «veramente saria stato in libertà deli Turchi corer fino a
Marghera senza contrasto»23. Queste scorrerie, interpretate da Milanesi e Fiorentini come il giusto castigo
di Dio per la condiscendenza veneziana all'occupazione (p. 33) francese di Milano, diffondono nel Veneto
un tale incubo dei Turchi che nell'ottobre dello stesso anno lo scherzo di alcuni buontemponi a cavallo
che gridano «Turchi, Turchi», getta nel caos il territorio di Castelfranco Veneto e Noale dove gruppi di
persone terrorizzate dai racconti delle crudeltà commesse in Friuli si danno alla fuga « sonando campane,
martello et cum la roba et cum la facultade corevanno aie citade» 24. Il terrore di un'imminente
occupazione di terre venete da parte dei Turchi, più che giustificato nel '400, visto che almeno in
un'occasione gli incendi provocati da avanguardie ottomane attestate sul Piave sono visibili anche dal
campanile di San Marco, grava pesantemente per tutto il '500 e il '600, anche se quasi mai Venezia è
veramente minacciata da vicino nella sua integrità territoriale 25.» (p. 34)

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