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GUIDA AGLI EFFETTI

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GUIDA AGLI EFFETTI – PARTE 1

La mia passione per le sonorità floydiane ed in particolare per quelle Gilmouriane sono
abbastanza note ormai a tutti, da sempre mi appassiona la cura quasi folle che
Gilmour ed in Pink Floyd dedicano alla ricerca delle sonorità.
Avventurandomi così nella conoscenza approfondita degli effetti per chitarra e
cercando di ottimizzarne l’uso , mi sono reso conto di come molto più spesso di
quanto si pensi la catena effetti che utilizziamo abbia impostazioni di fondo
assolutamente errate.

Non basta avere gli effetti giusti per avere un suono giusto… bisogna anche utilizzarli
nel modo giusto.

Ho pensato quindi di approfondire il tema e di scrivere questa GUIDA.

Dato che gli effetti sono moltissimi ed è quasi impossibile conoscerli tutti, parliamo
della tipologia dell’effetto e non del singolo modello (ovvero parliamo di CHORUS e
non di CH-1 o SMALL STONE).

Prendiamo in esame i seguenti effetti:


– COMPRESSORE
– DISTORSORE
– DELAY
– CHORUS
– EQUALIZZATORE
– WAH

Il modo in cui questi effetti vengono concatenati (da qui il termine CATENA EFFETTI)
fa la differenza tra un suono spettacolare o un suono mediocre.
La teoria di base ci viene in aiuto e ci dice che il WAH ed in generale gli effetti di
Dinamica vanno all’inizio, gli effetti che modificano il tono come distorsori e overdrive
vanno di seguito ed infine vengono gli effetti che processano il segnale e che
aggiungono “spessore” come il reverbero o il delay.

Quindi l’ordine più correttò è


– WAH
– COMPRESSORE
– DISTORSORE
– EQUALIZZATORE
– CHORUS/FLANGER/PHASER
– DELAY/REVERB

Vediamo brevemente i differenti effetti:

WAH
In generale i pedali wah lavorano meglio con un segnale pulito, proveniente
direttamente dalla chitarra, senza aver subito precedenti modifiche.
Concettualmente il wah non fa altro che modificare il tono della chitarra e, nel caso dei
pedali wah, la variazione del tono viene definita dal pedale invece che da un classico
potenziometro.
Si capisce, quindi, che se al wah arriva un segnale proveniente ad esempio dal
compressore, lavorerà su un segnale già amplificato e quindi andrà facilmente in
overdrive; mentre nel caso di un wah dopo il distorsore o l’overdrive, il wah lavorerà
con un segnale al quale mancheranno alcune delle armoniche fondamentali (he
vengono tagliate dal distorsore/overdrive).
Inserendo il wah prima della sezione compressore/overdrive/distorsore si ottiene un
aumento del sustain ed un suono più pulito agli alti volumi.

COMPRESSORE
Il compressore (come detto) si comporta sostanzialmente come un amplificatore di
segnale, quindi se in ingresso si ha un segnale con rumore di fondo, in uscita il rumore
verrà sensibilmente aumentato; per questo il compressore deve essere posizionato il
più possibile vicino al suono originale proveniente dalla chitarra, in modo da non
amplificare il rumore introdotto dai vari effetti, ma solo il segnale originale.
Va anche detto che usando un compressore prima di un distorsore si ottiene in uscita
dal distorsore un suono molto più corposo e rotondo.

DISTORSORE/OVERDRIVE
I distorsori e gli overdrive modificano il contenuto armonico del segnale in ingresso e
lo amplificano.
Per questo motivo nella catena effetti prima del distorsore vanno sempre effetti puliti
mentre a seguire vanno effetti che non aumentano il livello di amplificazione.

EQUALIZZATORE
L’equalizzatore permette di enfatizzare o tagliare alcune determinate frequenze,
aiutando così a definire meglio il suono che si vuole ottenere.
In alcuni casi particolari l’equalizzatore può essere anche usato prima del distorsore
per tagliare alcune frequenze o per enfatizzare altre, al fine di ottenere una
distorsione più rotonda o più acuta.

CHORUS/FLANGER/PHASER
Questa tipologia di pedale permette di aggiungere modulazione al segnale fin qui
costruito.
Il chorus ad esempio consiste nell’impiego di una o più linee di ritardo, attraverso le
quali viene fatto passare il segnale, che subisce appunto un ritardo nella
propagazione. Il tempo introdotto dalla linea di ritardo, è variato mediante un
oscillatore a bassa frequenza (LFO), creando quindi un effetto Doppler periodico.
Il segnale audio viene quindi miscelato con il segnale originale, con intensità
generalmente regolabile; la somma del segnale diretto e di
quello processato con effetto Doppler, si presenta come un raddoppio del segnale
originale, contenendo piccole dissonanze.

DELAY/REVERB
Nel mondo reale ogni volta che si suona il segnale rimbalza sulle pareti del luogo dove
ci troviamo e produce un effetto delay o reverb naturale: aggiungendo un
delay/reverb alla fine della catena effetti si riproduce questa sensazione aggiungendo
al segnale una morbidezza ed un realismo che spesso fanno la differenza.
Va detto infine che se tra gli effetti di modulazione si usa un effetto stereo, è
conveniente inserirlo alla fine della catena in modo da poter poi utilizzare le uscite per
andare verso l’amplificatore con un vero segnale stereofonico.

Seguendo queste semplici linee guida è possibile sfruttare al meglio i vari effetti che si
hanno a disposizione ed ottenere un suono con il più basso livello di rumore e la
migliore resa.

Ovviamente il miglior aiuto per creare il vostro suono rimangono sempre e solo le
vostre orecchie.

GUIDA AGLI EFFETTI – PARTE 2

Quasi tutti i chitarristi amano usare gli effetti, anche se in molti non vogliono
ammeterlo. Alcuni scelgono di usare i pedalini singoli, altri optanto per costose unità
rack, mentre altri ancora optano per pedaliere multieffetto.
Per quanto mi riguarda, lo sapete, gli effetti mi piacciono veramente molto.
Non so se sarebbe la stessa cosa suonare senza i miei delay, chorus, phaser e tutto il
resto dell’attrezzatura.

Una delle cose più belle nell’essere un chitarrista è quella di trovare un proprio sound,
un proprio stile che ci contraddistingua tra tutti i chitarristi del mondo. Usando in
modo corretto i vari effetti non solo si crea il proprio sound, ma si fa la differenza tra
un sound bello e uno fantastico.

Per questo voglio riprendere le cose dette nella parte 1 della guida agli effetti ed
approfondirle meglio, per aiutare chi non fosse ancora riuscito a tirare fuori il proprio
sound.

PER INIZIARE…
Non ci sono regole valide per tutti, ma solo buoni consigli.
Ci sono sempre eccezzioni alle regole e modi alternativi di collegare un effeto o di
ottenere uno stesso risultato.
Lo scopo di questi consigli è quello di fare un pò di chiarezza e di permettervi di fare le
vostre scelte con maggiore consapevolezza.

LIVELLO DEGLI EFFETTI


Non aggiungete troppi effetti e non aumentate troppo il livello dei singoli effetti.
Più effetti aggiungete e più ne aumentate il livello, minore sarà la definizione del
suono originale.
Una grande quantità di effetti non migliorano il suono, anzi ne diminuiscono la
personalità e la brillantezza.
Se il vostro suono è molto appesantito dagli effetti, provate a riderre del 50% il livello
dei singoli effetti, vedrete che il suono migliorerà istantaneamente mantenendo la
brillantezza originale ed il timbro dei vari effetti.
Il luogo dove suonate è molto importante: gli effetti vanno regolati in base alla
tipologia del luogo dove state suonando, perchè in una stanza in cui i riflessi (acustici)
sono molti – ad esempio – non avrete bisogno di un reverbero molto accentuato,
perchè userete quello naturale della stanza; al contrario una stanza ben insonorizzata,
richiederà una presenza più marcata dei vari effetti per ottenere il sound voluto.
Infine anche il numero di strumenti che suonano contamporaneamente è importante:
se suonate in un trio con solo basso e batteria è possibile usare molti più effetti,
mentre se ci sono anche tastiere o pattern elettronici, sarà meglio ridurre un pò il
livello degli effetti.

GLI EFFETTI PRE-AMP


Alcuni tipi di effetti funzionano meglio in anticipo nella catena FX, prima di andare nel
tuo amplificatore (“PRE”).
Di seguito alcune idee su dove posizionare gli effetti PRE.

Noise/Gate
Alcuni pickup posso essere rumorosi (come i single coil tradizionali sulle strato), così
come alcuni chitarristi generano molto rumore strusciano le dita sulle corde ed anche
alcune luci fluorescenti o i pc possono introdurre rumore.
Per questo motivo è spesso utile usare un noise gate per attenuare il rumore sotto una
certa soglia… come sempre va usato con moderazione, per evitare di tagliare anche
parte di ciò che si suona.

Pickup simulation/Acoustic processors


Ovviamente se si usa un simulatore di pickup per trasformare il sound della chitarra, è
fondamentale che questo accada prima della catena effetti.

Equalizzatore
A volte viene usato un equalizzatore (grafico o parametrico) per migliorare il suono
della chitarra prima di aggiungere gli effetti. L’equalizzatore (PRE) viene a volte usato
anche dopo il disotorsore per aggiungere definizione al suono. A volte, infine,
l’equalizzatore può essere usato come boost.
Compressore/Limitatore
Di solito è utilizzato per sostenere il sustain, il livello e talvolta la saturazione. Va
usato con attenzione per evitare di ottenere effetti non voluti come il taglio di alcune
frequenze.

Wah Wah
Ci sono pochi altri posti all’interno della catena effetti in cui abbia senso inserire il
wah. Questo effetto va utilizzato prima della sezione overdrive/distorsore.
Alcuni lo utilizzano anche nella sezione POST… ma i migliori risultati si ottengono
sempre nella sezione PRE prima del distorsore.

Pitch Shifter/Whammy/Bender
La stessa logica della Wah. L’idea è quella di incidere sul tono di chitarra di base prima
della distorsione o di altri dispositivi.

Overdrive/Distorsore/Booster
Infine l’effetto più usato di tutti. L’overdrive è utilizzato per portare l’amplificatore
valvolare alla saturazione ed ottenere così un bel sound crunch; il distorsore invece
serve per aggiungere intensità e guadagno al segnale prima di andare
nell’amplificatore.
A volte si usa un overdrive con a seguire un distorsore per ottenere un suono crunch
ma utilizzabile anche come lead.

GLI EFFETTI POST


Questi sono gli effetti che dovrebbero andare dopo l’amplificatore (“POST”)

POST Equalizzatore
Come per l’equalizzatore nella sezione PRE è possibile inserire un EQ in questa sezione
per ritoccare il sound creato aggiungendo definizione o corposità la dove serve.
E’ possibile inserire l’equalizzatore dove si vuole all’interno della catena effetti nella
sezione POST.
POST Noise Gate
Come nella sezione PRE un noise gate nella sezione POST può aiutare per ridurre il
rumore eventualmente introdotto dai singoli effetti o dall’amplificatore stesso. Come
per il nosie gate del PRE occorre prestare molta attenzione nel suo uso, al fine di
evitare di ridurre oltre al rumore anche il suono.

Chorus/Flanger/Phaser/Rotary
Il mondo degli effetti di modulazione è vasto e profondo. Non ci sono regole assoluta
su quale utilizzare prima e quale dopo, l’unica regola è quella di utilizzarli insieme,
nella stessa sezione.
E’ possobile miscelare i vari effetti per ottenere molti diversi sound… come sempre è
importante non esagerare per evitare di ridurre il sound ad un mega effetto senza
definizione.
Naturalmente è possibile utilizzare gli effetti di modulazione nella sezione PRE della
catena e ottenere alcuni effetti molto particolari, ma il loro uso migliore rimane nella
sezione POST.

Delay/Echo
Dopo la modulazione è il momento di aggiungere un pò di delay. Un uso efficace del
delay permette di cambiare radicalmente un determinato suono: aprire un suono lead,
aggiungere corposità ad suono pulito o ad un arpeggio… esistono mille modi per usare
un delay.
Come per gli effetti di modulazione va usato con cautela per evitare di rovinare l’intero
sound: normalmente si usa il 25% di suono con effetto e il 75% di suono pulito.
Ovviamente si può sempre uandare oltre e sperimentare nuove soluzioni.

Reverb-ero
Gli effetti di reverbero vanno di solito alla fine della catena effetti.
Con un livello di reverbero troppo pesante si rischia di ottenere un effetto che
allontana il suono dall’ascoltatore, come se si stesse ascoltando da un’altra stanza;
mentre un livello minore aiuterà ad aggiungere spesore al sound.
Va fatta attenzione al livello di reverbero naturale del luogo nel quale ci si trova, per
evitare di uggiungere un reverbero artificiale ad uno naturale: quindi mentre
sicuramente serve un reverb in caso di registrazione diretta, va valutato il suo utilizzo
nel caso ci si trovi in un luogo con reverbero naturale.

I MULTIEFFETTO (MFX)
I multieffetto (pedaliere o rack) offrono una grande varità di effetti.
La maggior parte dei multieffetto hanno una catena effetti preordinata ed in alcuni
casi permettono di spostare gli effetti tra PRE e POST ma in un ordine prestabilito.
Il miglior uso di questi MFX è quello di utilizzarli nel loop effetti dell’amplificatore. Nel
caso non sia presente un loop effetti si utilizza prima dell’amplificatore con una
equalizzazione il più possibile pulita.
Alcuni multieffetto più moderni permettono di spostare ogni signolo effetto in ogni
posizione della catena. In aggiunta viene data la possibilità di modificare a proprio
piacimento le sezioni PRE e POST e quindi l’intero FX LOOP: questo metodo è
chiamato metodo dei quattro cavi (4CM – four cable method) e non richiede che
l’amplificatore abbia un proprio FX LOOP.

Spero, in questo modo, di aver chiarito meglio le idee sui singoli effetti e sulla catena
effetti.
Il consiglio è sempre lo stesso: SPERIMENTARE, SPERIMENTARE, SPERIMENTARE.

GUIDA AGLI EFFETTI – PARTE 3

MULTIEFFETTO A MODELLI

Innanzitutto cominciamo con il dire che quando parliamo di effetti a modelli ci


riferiamo a quella gamma di prodotti che include prodotti come LINE6 POD XT, LINE6
POD X3, BOSS GT-8, BOSS GT-10, TONELAB SE, DIGITECH GNX4, DIGITECH
GSP1101 e via di seguito.

Questi prodotti (che chiameremo genericamente MULTIEFFETTI o MFX) sono allo


stesso tempo amati da alcuni e odiati da altri: c’e’ chi le trova incredibilmente versatili
e chi le odia più di un cavo difettoso.
Ovviamente non è mia intenzione cercare di promuovere o bocciare i multieffetti,
riporto solo le mie considerazioni.

I detrattori dei multieffetti parlano di suono finto, senza dinamica, digitale (nella
accezzione più negativa che tale termine può assumere) e di una complessità d’uso
che lo rende poco funzionali nell’uso live ed anche in quello in studio.

Occorre fare una prima precisazione:


scorrendo le considerazione di coloro che – su i migliaia di forum che esistono
sull’argomento – si lamentano dei multieffetti, troverete che esiste un punto in
comune tra tutti loro… pur utilizando chitarre differenti ed effetti differenti, tutti finisco
in un amplificatore (combo o cassa/testata)… normale direte voi, invece no; se andate
ad esminare il setup di coloro che invece esaltano le funzionalità dei sistemi a modelli,
vedrete che usano tutti sistemi di amplificazione differenti – monitor attivi,
amplificatori per tastiere, casse amplificate – dal comune ampli per chitarra.

D’altrone non è proprio corretto pensare si far lavorare un simulatore di


amplificatore/cassa con effetti inviandolo poi ad un amplificatore/combo/cassa… non si
ottengono buoni risultati inviando il segnale che esce da un preamplificatore dentro un
altro preamplificatore.

Quasi tutti questi sistemi (MFX) hanno uscite predisposte per per andare direttamente
nel banco mixer o nella PA, proprio perchè simulano al proprio interno tutti i passaggi
che stanno nel mezzo: testata, cassa, microfono… questo significa che sono pensati
per sistemi il più possibile trasparenti e con risposta piatta, i cosiddetti sistemi FRFR
(flat response full range).
Tutti i MFX sono pensati per darvi la migliore risposta attraverso le cuffie o i monitor
attivi da studio, due soluzioni FRFR.

Come sono progettai invece i sistemi di amplificazione per chitarra (combo o


cassa\testata) ?
Tutti gli Amplificatori sono pensati con sistemi che sono il contrario dell’FRFR, ovvero
non sono pensati per avere una risposta piatta ma al contrario per permettervi di
tirare fuori il vostro suono, caldo e colorato, direttamente dal preamplificatore del
sistema stesso.
Le casse ed i coni di ogni amplificatore sono progettati sulle specifiche del
preamplificatore collegato, in modo da poter offrire il massimo dall’uso congiunto.

Molti MFX di ultima generazione, hanno introdotto sistemi per cercare di compensare
queste difficoltà di utilizzo con gli amplificatori… purtroppo non sempre i risultati sono
all’altezza delle aspettative e rimane ancora piuttosto difficile tirare fuori suono di
buona qualità dell’accoppiata MFX con amplificatore per chitarra.
Ottenere lo stesso suono che si riesce ad avere dall’uscita cuffie, passando per
l’amplificatore è quasi impossibile.

Nell’ultimo periodo alcuni costruttori hanno optato per il “four cable method”, ma di
cosa si tratta ?
Si tratta di un sistema attraverso il quale con 4 connessioni (tra mfx ed amplificatore)
è possibile decidere quale blocco degli effetti lavora prima del preamplificatore
(dell’amplificatore) e quale dopo.

Il sistema è di solito così gestito:


Cavo 1: Chitarra –> MFX In
Cavo 2: MFX Loop Send –> AMP In
Cavo 3: AMP Loop Send –> MFX Loop Return
Cavo 4: MFX Out –> AMP Loop Return

In questo modo è possibile quali effetti far lavora prima del preamplificatore (e quindi
dell’eventuale overdrive) e quali dopo, migliorando sensibilmente la resa degli effetti e
permettendo di ridurre le problematiche di cui abbiamo fin qui parlato.
Rimane il fatto che, volendo utilizzare nel migliore modo possibile, i moderni
multieffetti con modellatore, la via maestra è quella dei pensare di collegare l’uscita
del MFX non al classico amplificatore per chitarra ma ad un sistema FRFR, quindi a
monitor attivi o in generale ad un sistema PA.

Ogni volta che guardando al setup di un chitarrista (anche famoso) non troverete in
bella mostra il suo amplificatore, sappiate che molto probabilmente non è perchè lo ha
nascosto, ma semplicemente perchè non lo sta usando… sta entrando direttamente
nel mixer e da li diretto all’amplificazione.

Nel caso qualcuno di voi volesse sperimentare meglio la tecnica del MFX con sistemi
FRFR, ci sono alcune cose da tenere a mente:

– se tale sistema viene usato all’interno di una band e in situazioni live, occorre
dedicare molto tempo alla ricerca del miglior setup (equalizzazione e volume) della
chitarra che lavora cn MFX+FRFR rispetto agli altri strumenti, per evitare di
compromettere il mix generale dei vari strumenti.

– se il sistema viene utilizzato insieme con un altro chitarrista, che usa un sistema
classico di amplificazione, occorre prestare particolare attenzione nel setup, per
riuscire ad ottenere un suono sufficientemente chiaro e pulito, rispetto al sistema
classico di amplificazione.

– occorre considerare che ci vuole un po di tempo per abituarsi ad un sistema


MFX+FRFR… soprattutto se solitamente si lavora con il classico amplificatore e tutta la
catena dei vari effetti; la modalità con cui si ricerca il suono e con cui si fanno i vari
aggiustamenti è più lungo e complesso e richiede maggiore pazienza.

– il fatto che ci siano molte manopole in ogni MFX non significa che vadano usate
tutte… ovvero bisogna stare attenti a non perdersi nei meandri della mille regolazioni
possibili tipiche dei sistemi a modelli, perchè altrimenti potrebbe essere difficile
trovare la via d’uscita.

– ovviamente (anche se banale) dovete sempre usare la simulazione di cassa e testata


(e microfono) quando usate un sistema FRFR.

Concludendo il ragionamento, dobbiamo dire quindi che i sistemi MFX non sono meglio
o peggio degli altri sistemi, hanno caratteristiche e scopi differenti e andrebbero
utilizati per realizzare quello per cui sono progettati: non si può pensare di ricreare il
sound di una fender stratocaster 1957 attaccata ad un Hiwatt DR-103 semplicemente
suonando una qualsiasi chitarra con un qualsiasi amplificatore, mettendoci nel mezzo
un MFX !

Questi strumenti vanno utilizzati per gli scopi per i quali sono stati progettatti e in
questo senso, se si rinuncia a un po di preconcetti e si è disposti a spenderci un po di
tempo, possono anche regalare delle soddisfazioni.

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