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SPECIALE

Capricci
✓ Cosa sono e come nascono i capricci
✓ Riconoscere e accettare la rabbia
✓ Educare con l’esempio
✓ Regole sociali e obbedienza

Illustrazioni di Lucia Biancalana

La casa editrice dedicata ai genitori,


a cura degli specialisti dell’infanzia
SPECIALE CAPRICCI

Come nascono i capricci


I capricci si svolgono sempre su due piani, quello esplicito, ovvero il più superficiale,
e quello implicito, più importante e profondo, di cui però si è meno consapevoli.
Su entrambi questi piani avvengono interazioni che è importante riconoscere
e necessario gestire
DI PAOLO ROCCATO, PSICANALISTA

Q
uella dei capricci è una questio- I CAPRICCI SI SVOLGONO IL PIANO IMPORTANTE, IMPLICITO
ne difficile e delicata, perché, nel SEMPRE SU DUE PIANI Il piano importante, implicito, quasi
momento in cui si verificano, È difficile credere che un bambino pos- mai è immediatamente evidente, anche
noi genitori sentiamo la nostra ango- sa essere davvero angosciato e furibon- se gli indizi sono sempre presenti,
scia e la nostra rabbia crescere assieme do solo perché, per esempio, al super- pronti per essere decifrati. Il bambino
all’angoscia e alla rabbia del bambino. mercato vuole il gelato e la mamma non fa di tutto (malamente, purtroppo per
Sentiamo la provocazione, la sfida, ma glielo compra. Sembra davvero un’asso- entrambi) per farli cogliere all’adulto,
anche il senso di impotenza: nostro, luta insensatezza che dia tutta quell’im- però senza quasi mai riuscirci, soprat-
sì, però anche suo. E la delusione, la portanza a un gelato. Anche per questo il tutto a causa dei modi rabbiosi, rivendi-
pretesa, lo sconforto: nostri, ma an- suo capriccio suscita risposte così irritate cativi, irritanti messi in atto.
che suoi. È facile, allora, per noi adulti e controaggressive. Quello che si gioca sul piano importante,
perdere le staffe e assumere comporta- Il fatto è che i capricci si svolgono sempre implicito, può riguardare molti aspetti
menti reattivi (di cui, magari in tempi su due piani: quello esplicito, che coin- della vita mentale e relazionale del bam-
successivi, è probabile che ci pentire- volge cose sciocche pressoché irrilevanti bino, della vita mentale e relazionale dei
mo) o troppo restrittivi o permissivi: in per entrambi i partner relazionali (come genitori, e - direttamente - della rela-
ogni caso, atteggiamenti eccessivi. il gelato dell’esempio); quello importan- zione tra il piccolo e l’adulto accuden-
È allora importante potersi orienta- te, implicito, di cui non si è consapevoli, te (non è detto debba necessariamen-
re, sia per cercare di prevenire i capric- se non in modo piuttosto vago. Per di più, te essere uno o entrambi i genitori). I
ci, sia per riuscire a venirne a capo in quasi sempre ne è un po’ più consape- più frequenti aspetti in gioco , dal pun-
modi adeguati una volta che il capric- vole il bambino piuttosto che il genitore. to di vista del bambino, sono i seguenti:
cio è scoppiato.
IL PIANO ESPLICITO 1
I CAPRICCI SONO Qualsiasi oggetto, o azione, o evento,
FENOMENI RELAZIONALI o possibilità può essere il centro attor- «Ho bisogno di un segno concreto
Troppo spesso il capriccio viene con- no al quale si struttura il piano rela- del tuo amore per me, perché
siderato come qualcosa che riguar- zionale esplicito del capriccio. Da par- non sono sicuro che tu (in questo
da soltanto il bambino. Con l’ag- te dell’adulto, il motivo che scatena il momento, o in questo periodo,
gettivo “capriccioso”, si è tentati di capriccio è sempre considerato di per o in ogni momento) mi ami»
ridurre questo fenomeno addirittura a sé sciocco o per qualità («Ma insom-
una caratteristica personale del piccolo. ma: basta! Non è che un gelato!»), o per
Eppure non esiste nessun bambino che quantità («Smettila! Te l’ho già pre- Questo bisogno di rassicurazione sul-
faccia un capriccio quando si trova da so tre volte, oggi!»). Al contrario, per l’essere amato può dipendere da mol-
solo. Perché si strutturi un capriccio, è il bambino la cosa sembra avere assun- tissime circostanze. Può essere che
necessaria la compresenza del bambino to un’importanza assoluta, quasi fos- il genitore in quel periodo è davvero
e dell'adulto accudente. se questione di vita o di morte. Il fatto distratto da preoccupazioni e problemi
I capricci, infatti, sono fenomeni rela- è che, sotto sotto, anche per il bam- “da grandi”, che lo allontanano men-
zionali. Nascono all’interno della rela- bino la cosa esplicita non ha un gran- talmente e magari anche fisicamen-
zione, si svolgono all’interno della de valore di per sè: o meglio, ha valo- te dal bambino (questioni di lavoro,
relazione e mirano (sia pure malamen- re, ma in quanto rappresenta ciò disgrazie, difficoltà economiche, dif-
te) a modificare qualche cosa di impor- che si svolge sull’altro piano: quel- ficoltà relazionali col partner amoro-
tante nella relazione. lo importante, ovvero quello implicito. so, studio, attesa di una promozione,

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COME NASCONO I CAPRICCI

forte interesse per qualche cosa, ecce- verificare quanto tu accetti che anche Spesso, quella di ricevere regole ben
tera). Può essere che il bambino dubi- io possa avere un po’ di potere su di te, definite e vincolanti è un’esigenza di
ti dell’amore dei genitori per lui, perché e non solo tu su di me. Posso, infatti, percepire attorno a sé un mondo in cui
è in arrivo (o è già arrivato) un fratelli- essere angosciato sia se ho troppo pote- ci si possa muovere con una sufficien-
no una sorellina. «Che bisogno avevano re sia se ne ho troppo poco. Ho bisogno te sicurezza, come potrebbe essere per
di farne un altro? Forse li ho delusi». di verificare quanto potere ho, da un noi adulti l’esigenza che si installino dei
Il bambino potrebbe essere angosciato lato per non sentirmi in balia soltanto chiari e univoci segnali stradali nel traf-
perché ha capito che i genitori intendo- di me stesso (cioè: non affidato a nes- fico convulso. La fermezza, la coerenza
no separarsi, o lo sono già. «Se si sepa- suno), e dall’altro lato per non sentirmi e la sensatezza nel porre le regole fan-
ra da papà, magari mamma si sepa- schiacciato dalla prepotenza degli altri, no parte dell’amorevolezza. E il bambi-
ra anche da me, e io resto tutto solo». te compreso. no lo sente.
Ma ci possono essere altre motivazio- Percepire di avere un effettivo pote-
ni, quali il sentirsi in colpa verso l’a- re è spesso una scorciatoia per riuscire 4
dulto: Non mi è molto chiaro. Forse: a percepire sé stesso come soggetto del-
«Ho bisogno di sapere se la persona
«Ho bisogno di essere rassicurato sul la propria vita ed esperienza nella pro-
cui sono affidato è sufficientemente
fatto che i miei errori non abbiano fat- pria rete relazionale, e non come sotto-
stabile e forte»
to venir meno il tuo amore per me». messo. Certi atteggiamenti realmente
Oppure: «Mi sento trascurato su qual- prepotenti, realmente “sadici”, nasco-
che cosa di importante per me, per cui no dall’incapacità di soddisfare in altri Poche cose sono così angoscianti per
ho bisogno di un gesto concreto che mi modi il fondamentale bisogno di sentir- un bambino come il constatare che l’a-
testimoni che mi vuoi bene»; «Ti sen- si riconosciuto come soggetto. dulto di riferimento è una specie di
to come distratto, addolorato, depres- fragile marionetta in suo potere. L’in-
so, preoccupato, fragile, bisognoso, 3 sicurezza devastante che ne deriva tal-
confuso, entusiasta per qualcos’altro, volta fa sì che il piccolo assuma la parte
eccetera, per cui temo (o percepisco) di «Ti segnalo che non stai gestendo di quello “forte”, che impone il proprio
avere perduto il tuo amore, e cerco una adeguatamente il tuo potere con me, volere. Ma, inevitabilmente, lo farà
rassicurazione. Ho bisogno di mettere mentre io ho bisogno che tu come può farlo un bambino. Il tutto si
lo eserciti adeguatamente, in modo
te alla prova». tradurrà dunque in una caricatura di
più chiaro, coerente ed esplicito,
“forza” e di “sicurezza”: atteggiamen-
così che io possa orientarmi meglio
ti dispotici, dittatoriali, che rischiano
2 e trovare sicurezza»
addirittura di intimidire l’adulto insi-
«Ho bisogno di sapere quanto curo, soprattutto se si sente per qua-
potere ho io, sia in assoluto In questo caso, col capriccio il bambi- lunque motivo colpevolizzato verso il
sia nella relazione con te» no provoca l’adulto, per poter avere la bambino medesimo.
percezione di essere importante per
lui. Gli segnala che ha bisogno di sen- 5
Il potere è quella funzione relaziona- tire, nelle relazioni con lui, le funzio-
le che fa sì che un’altra persona fac- ni “paterne”, benevoli ma ferme, che «Ho bisogno di sapere che non sono
cia qualcosa che altrimenti non fareb- sanciscano i limiti e le regole. Ha biso- solo affidato a te, ma che ho anche
be. «Ho bisogno di mettere me alla gno, in sostanza, che l’adulto gli dica un certo grado di autonomia da te»
prova». Posso anche avere bisogno di “No”, con fermezza e con chiarezza.

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SPECIALE CAPRICCI

Fin dall’epoca dell’allattamento il è più importante sentirsi riconosciu- IL PIANO DI SUPERFICIE


bambino ha, sì, bisogno di affidarsi e di to come soggetto desiderante, piutto- Per come si presenta il fenome-
dipendere dalla mamma, ma ha anche sto che ottenere ciò che di volta in vol- no “capriccio”, quasi mai i due che vi
bisogno di sentire riconosciuto un certo ta desidera. Si può riconoscere che, sì, si trovano coinvolti (bambino e adul-
grado (all’inizio piccolissimo) di auto- il gelato di tanto in tanto è una gran to) arrivano a cogliere e a “negozia-
nomia (nel ritmo e nella durata della bella cosa, ma che questa volta non lo re” il rapporto sul piano relazionale
suzione, per esempio). si compera. importante, che così rimane implicito:
Quando un bambino sente preclusa ogni si fermano (quasi) sempre al solo pia-
possibilità di riconoscimento delle sue RICAPITOLANDO E PRECISANDO no di superficie, che, come entrambi
proprie competenze e del suo realisti- Gli ambiti in cui si muovono le intera- più o meno chiaramente sanno, è pre-
co grado di autonomia, è possibile che, zioni sul piano relazionale importante, testuoso. Questo ingenera frustrazio-
prima di disperarsi del tutto, cerchi di implicito, del capriccio sono, dunque: ne e rabbia in entrambi, sia nel mentre
“forzare” l’adulto con dei capricci. Il l’amore; il potere mio; il potere tuo; la che si svolge la relazione del capric-
guaio è che, di solito, in tal modo ottie- forza, la stabilità e la chiarezza; l’es- cio sia dopo, quando il capriccio è sta-
ne il risultato opposto: si fa percepire, sere affidato e l’essere emancipato; la to accantonato.
infatti, come troppo piccolo, inaffida- soggettività. Comunque sia, tanto sul
bile, “capriccioso”, da tenere ancor più piano relazionale esplicito di superfi- QUASI MAI
sotto tutela. cie, quanto su quello implicito, all'at- IL CAPRICCIO SI SUPERA
tivarsi di un capriccio avvengono delle Per fare questo, è indispensabile che
6 interazioni che è possibile riconosce- sia individuato il piano importan-
re e che è necessario gestire in quan- te implicito e che le interazioni pro-
«Ho bisogno di percepire me come to tali su tutti e due i piani. Il bambi- seguano su quel piano, abbandonando
soggetto della mia vita e ti segnalo no, nel momento in cui chiede qualche quello pretestuoso di superficie. Anzi-
a necessità che tu te ne accorga e che cosa attraverso un capriccio, immet- ché risolto o superato, quasi sempre
mi riconosca in questo mio bisogno» te sui due piani della relazione almeno il capriccio viene accantonato, per-
quattro elementi: ché le interazioni permangono fino
1. il desiderio di superficie (per esem- alla fine dell’episodio solo sul pia-
Per il benessere psichico e relazio- pio: il famoso gelato), collegato con no pretestuoso (di per sé irrilevante),
nale, un elemento di base indispen- il bisogno profondo (per esempio: la e lasciano immodificata ogni cosa sul
sabile è avere la possibilità di sentir- rassicurazione sull’essere amato, o la piano importante, implicito. L’uscita
si, di essere, e di essere riconosciuto chiarezza del rapporto di potere); dall’episodio relazionale del capriccio,
dagli altri come soggetto della propria 2. l’aspettativa deludente e angosciante infatti, quasi sempre avviene quando
vita e della propria esperienza. Il bam- che il desiderio di superficie non ver- uno dei due “cede”, “dandola vinta”
bino ha bisogno che sia sistematica- rà soddisfatto e che il bisogno profondo all’altro sul piano pretestuoso, cosa
mente riconosciuto dagli adulti che si verrà misconosciuto; che risulta frustrante per entrambi i
occupano di lui il valore del suo senti- 3. l’espressione rabbiosa e la protesta partner relazionali, e che lascia uno
re, del suo pensare, del suo desiderare contro questa prevista frustrazione; strascico di rancore e livore. Entrambi
e del suo volere. Questo non vuol dire 4. la spinta per costringere l’in- si sentiranno cattivi, e quindi in col-
che gli si debba dare il potere su tut- terlocutore a modificare il proprio pa: sia il “vincitore” sia il “vinto”,
to e tutti, o sottomettersi al suo pen- atteggiamento. comunque siano andate a finire le cose.
siero o al suo sentire, o che ogni suo È ben comprensibile, allora, che l’a-
desiderio sia legge. Quello che il pic- dulto, che si sente investito dalla tur- LA RABBIA
colo sente, pensa, desidera e vuole è bolenza di queste “onde” relaziona- La rabbia che investe i partner relazio-
importante, bisogna tenerne conto, ma li (angosciate, accusatorie, pretestuose, nali durante l’episodio “capriccio” ha
deve inserirsi nel mondo complessi- rabbiose), possa perdere l’orientamen- molte motivazioni, la principale del-
vo guidato dagli adulti, in cui le leg- to e annaspare. le quali è il senso di impotenza che
gi le stabiliscono questi ultimi. Per il incombe nel momento in cui si rea-
bambino, come del resto per tutti noi, lizza che ci si sta occupando di una

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COME NASCONO I CAPRICCI

stupidaggine, mentre il vissuto è quel- oggetto donato e relazione di amo- ma sembra non sapere o non osare dire
lo di chi sta trattando qualche cosa di re. È quindi un potente terreno prepa- perché. Al bambino viene da imbocca-
vitale. È principalmente l’equivoco che ratorio per l’instaurarsi della relazio- re la strada di questo tipo di attivazio-
fa arrabbiare, il sentirsi non capiti, non nalità “capriccio”, che, per l’appunto, ne relazionale così clamorosa (anziché
considerati e, soprattutto, contraddet- è strutturata sulla sostituzione di un le usuali modalità comunicative) quan-
ti su qualcosa di importante che viene piano profondo importante con uno do sente o pensa di non poter trova-
misconosciuto. E che permane misco- effimero concreto. re ascolto o aiuto riguardo a ciò che lo
nosciuto, anche quando uno dei due la angoscia oltre misura. Può essere che
spunta. In ogni caso i due restano rab- NON TUTTO È “CAPRICCIO” si vergogni o che si senta in colpa a
biosi, anche quello che viene acconten- Ci sono espressioni eclatanti di ango- mostrare ai genitori la propria angoscia
tato, sia esso il genitore o il bambino. scia disperata che non sono “capric- e la situazione che la genera, e che dia
ci” e che sarebbe deleterio considera- per scontato che non verrà creduto, o
PUBBLICITÀ TELEVISIVA re tali. In esse, è differente la struttura verrà disprezzato, sgridato, punito.
E CAPRICCI relazionale: manca il livello superfi-
La pubblicità televisiva, nella quale ciale esplicito concreto (come il gela-
sono quotidianamente immersi i nostri to dell’esempio ricorrente). Il bambino,
bambini (come del resto noi genito- per esempio, si rotola per terra, gridan-
ri), favorisce gli equivoci fra ogget- do disperato che a scuola non ci vuo- È principalmente l’equivoco
to posseduto e realizzazione di sé, fra le andare. È visibilmente angosciato, che fa arrabbiare, il sentirsi
non capiti, non considerati
e, soprattutto, contraddetti
su qualcosa di importante
che viene misconosciuto.

L’angoscia può essere innescata dalla


paura per un pericolo reale (per esem-
pio: «Ci sono dei grandi che mi minac-
ciano»), o per la previsione di un’in-
tollerabile umiliazione («Dovrò cantare
davanti a tutti, e non sono capace»).
Queste comunicazioni disperate devo-
no essere prese molto sul serio, facen-
do sentire al bambino che si ha una
genuina intenzione di capirlo e di aiu-
tarlo, e che si sta dalla sua parte. Biso-
gnerà cercare di comprendere che cosa
lo angoscia e perché, aiutandolo poi ad
affrontare la situazione in modi rea-
listici ed efficaci, magari inventando
insieme opportune “strategie”. Spes-
so, già il solo percepire di essere stato
preso davvero sul serio costituisce un
valido aiuto, che facilita in lui il repe-
rimento e l’attivazione di proprie ade-
guate risorse. ■

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SPECIALE CAPRICCI

Bambini maleducati?
I bambini imitano il nostro comportamento: per trasmettere loro le norme del vivere
sociale dobbiamo innanzitutto dare il buon esempio nella vita di tutti i giorni
DI CHIARA BORGIA, PEDAGOGISTA

B
ambini che corrono tra i tavoli e è cambiato e la pedagogia moderna si è EDUCARE CON L’ESEMPIO
lanciano il cibo al ristorante, ur- caratterizzata per la “scoperta del bam- Salutare, dire «grazie», «prego», «scu-
lano al supermercato, disturbano bino”, un profondo ripensamento sia sa», chiedere permesso, se propo-
in aereo, rispondono in maniera sgar- degli obiettivi sia dei metodi e dei con- sti come buone abitudini, possono aiu-
bata agli sconosciuti. Probabilmente tenuti dell’educazione. Il bambino viene tare il bambino a scoprire e fare proprie
ci sarà capitato di osservare da vicino riconosciuto come soggetto attivo della le regole del vivere sociale. Compren-
scene simili. Cosa abbiamo pensato di relazione educativa e l’infanzia diven- dere che esiste un “altro”, con biso-
questi bambini? E dei loro genitori? ta un periodo fondamentale per la cre- gni e desideri diversi dai nostri, eserci-
«Che maleducati!» è quanto di solito scita, con sue caratteristiche specifiche tare il rispetto e la gentilezza, imparare
viene in mente a chi si sente infasti- da conoscere e valorizzare. E le buone ad avere pazienza, ad aspettare il pro-
dito da tali comportamenti. L’aggetti- maniere? Inutili retaggi del passato? prio turno sono comportamenti che si
vo, rivolto ai piccoli come rimprovero,
si riferisce anche agli adulti, respon-
sabili di una “cattiva” educazione. Le
reazioni possono essere diverse: c’è
chi sbuffa, chi si rivolge ai genitori,
chi direttamente ai piccoli, chi richia-
ma l’attenzione del personale. La cro-
naca ci racconta di locali che vietano
l’ingresso ai bambini, del ristorato-
re che inventa lo sconto “bambini edu-
cati” e di quello che minaccia di far
lavare i piatti agli indisciplinati. Scel-
te differenti che accendono discussio-
ni, creando spesso fazioni opposte tra
adulti con figli e senza, tra genitori che
pensano sia giusto dare delle regole e
genitori che difendono l’assoluta liber-
tà dei piccoli.

LA SCOPERTA DEL BAMBINO


«I bambini dovrebbero essere visti ma
non sentiti» recitava un vecchio detto
che oggi ci appare assai poco rispettoso
dei più piccoli, ma riflette le aspettative
sociali di un tempo: i bambini dovevano
fare bella figura senza interferire con la
vita degli adulti. Attraverso l’educazio-
ne familiare e scolastica venivano tra-
smesse le “buone maniere”, una rigi-
da collezione di precetti a cui bisognava
conformarsi nelle relazioni sociali, per
uscire velocemente dallo stadio infanti-
le e diventare adulti. Nel tempo molto

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BAMBINI MALEDUCATI?

interiorizzano con la pratica quotidia- intervenire. È una scena che si vede ancor più complesso quando siamo da
na. Il bambino, nelle prime fasi della spesso, ma non ci autorizza a fare di soli ad affrontare le difficoltà: quan-
sua vita fisiologicamente “concentrato” tutta l’erba un fascio. Tante altre volte, ti genitori si sentono in colpa o inade-
su sé stesso, si apre pian piano al mon- infatti, davanti ai nostri occhi abbia- guati di fronte al comportamento dei
do e impara a vivere insieme agli altri: mo una mamma stanca che, in fila loro bambini! In situazioni del genere
con il forte desiderio di imitare tutto ciò alla posta, allatta un neonato e ten- sarebbe bello che gli adulti facessero la
che vede, segue l’esempio degli adulti di ta al contempo di calmare il grandi- loro parte offrendo il proprio aiuto, con
riferimento. cello più “pestifero”; o un nonno che delicatezza, senza giudizi o consigli
Le buone abitudini, quando sono con- non vorrebbe comprare le caramel- non richiesti: rivolgere un sorriso, dare
divise in famiglia, assumono quin- le alla nipotina, ma non sa come con- la precedenza alle famiglie in fila, rac-
di un grande valore educativo. Se la solarla quando esplode in lacrime alla contare una storia divertente con cui
mamma di Giulia abbassa la voce cassa del supermercato. Il “mestiere di intrattenere il bambino... sono picco-
quando entra in biblioteca, per non educare” non è semplice, ma diventa li gesti che possono fare la differenza. ■
disturbare, la piccola sarà natural-
mente portata a fare altrettanto. Se
il papà di Marco, al ristorante, por-
ge il piatto al cameriere ringrazian-
dolo con un sorriso, il bambino vor-
Piccole accortezze
rà imitarlo. Ovviamente vale anche
il contrario! Tali abitudini assumono Buone abitudini, esempio degli adulti e giochi con i coetanei: sembra facile! Come
una connotazione morale, aiutando il mai allora vediamo spesso bambini “incapaci” di rispettare le regole di convivenza
piccolo a distinguere e interiorizza- sociale? È utile ricordare che:
re un modo “giusto” o “sbagliato” di 1 C’è un tempo per ogni cosa. In alcuni momenti della crescita forzare i bambini
comportarsi. Con il tempo, e il pro- a ripetere certi comportamenti è controproducente. Ad esempio, salutare un
gressivo affinamento del pensiero cri- estraneo può essere molto difficile per un bambino piccolo che attraversa la fase di
tico, questi stessi insegnamenti mora- diffidenza fisiologica verso gli sconosciuti.
li verranno rivisti, elaborati, messi in
2 Non tutti gli ambienti sono adatti ai bambini, dipende anche dall’età. Tanti
discussione.
comportamenti “maleducati” possono essere manifestazioni di nervosismo di
Le regole della cosiddetta buona edu-
cazione si apprendono anche nel-
fronte a situazioni per loro inadeguate. Non sempre è opportuno portare con
la relazione con i coetanei: le comunità
noi i piccoli, e quando non è possibile scegliere proviamo ad attrezzarci: un libro,
infantili rappresentano contesti ric- qualche foglio e delle matite in borsa possono essere alleati preziosi per i lunghi
chi di opportunità per allenare le abilità viaggi. Anche coinvolgere i bambini è utile: inventiamo insieme un gioco che aiuti
sociali attraverso il gioco e le interazio- ad avere pazienza e spieghiamo loro che dopo tanto tempo nella sala d’attesa del
ni spontanee con altri bimbi. medico andremo a fare una bella corsa all’aria aperta!
3 Attenzione alle brutte abitudini. Alcune soluzioni sono facili ma pericolose per
ANDARE INCONTRO la salute psicofisica; per esempio, tenere a bada i bambini mettendoli davanti a
AI GENITORI dispositivi digitali.
In un locale pubblico, un bimbo fa “il
4 Il rispetto è reciproco. Se chiediamo ai bambini di essere educati e gentili con
diavolo a quattro” infastidendo tut-
ti i presenti. I genitori continuano
gli altri, ricordiamoci di esserlo anche noi con loro.
indisturbati le loro faccende e, anzi, 5 Non spaventiamoci di dare delle regole. I «sì» e i «no» pronunciati dai genitori,
si arrabbiano se qualcuno fa nota- in risposta a specifiche azioni del bambino, hanno un’importante funzione
re che dovrebbero trovare il modo di regolativa, perché aiutano il piccolo a esercitare la propria autonomia.

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SPECIALE CAPRICCI

«Sì, mamma, lo faccio subito!»


La capacità di essere obbedienti è una conquista graduale che i genitori possono
favorire rispettando la libertà d’azione del bambino e le sue scelte ogni volta
che è possibile farlo. In questo modo, per il piccolo sarà più facile dare ascolto
ai desideri di un’altra persona
DI ANNALISA PERINO, PEDAGOGISTA MONTESSORIANA

«S
ì, mamma, lo faccio subi- significhi rispondere a un volere. Cre- non demordere, e accompagnato con
to!»: tutti i genitori e gli scendo, però, le cose si complicano. suggerimenti utili, si abituerà alla
insegnanti vorrebbero Sebastiano ha 2 anni e vuole afferrare sequenza “desidero-agisco-otten-
sentirsi dire queste parole ogni volta il bicchiere d’acqua sul tavolo. Pren- go”. Questa è la conquista del primo
che invitano i bambini a riordinare de una sedia, ci sale sopra, afferra il grado dell’obbedienza, in cui il pic-
i loro giochi o a cambiare attività, bicchiere e si disseta. A volte i suoi colo impara a rispondere alla propria
ma affinché ciò avvenga è necessario progetti creano “disturbo” ai gran- volontà: sa riconoscere cosa vuole e
compiere alcune azioni propedeutiche. di, ma Sebastiano non se ne preoccu- come agire per ottenerlo.
Vediamo insieme di cosa si tratta. pa troppo.
Ora ha 3 anni e vuole dipingere. Pren- IL SECONDO GRADO
UN “MAESTRO INTERIORE” de un foglio, un bicchiere, gli acque- DELL’OBBEDIENZA
Maria Montessori illustrò in modo relli e un pennello. Dipinge, lasciando Solo dopo questo passaggio, che si
semplice e chiaro come l’obbedienza qualche traccia d’acqua e di colore a completa intorno ai 2 anni, il bambino
sia una conquista fatta di tre passag- terra e un po’ sui suoi vestiti. «Seba- è pronto per esercitarsi verso la con-
gi, da lei definiti “i tre gradi dell’ob- stiano, asciuga a terra, hai bagnato» quista del secondo grado dell’obbe-
bedienza”. Gli adulti non sono gli uni- è una richiesta che troverà più facil- dienza, ovvero rispondere alla volontà
ci a dare ordini al bambino: ben prima mente soluzione se verrà fatta al ter- altrui. In questa fase di “allenamen-
delle loro richieste, il piccolo ascolta mine dell’atto di pitturare o prima che to”, che dura indicativamente dai 2 ai
e asseconda d’istinto una voce che lo l’attività inizi. 4 anni, tenta di agire in risposta alle
interroga dal suo interno. Maria Mon- richieste dei grandi, rinunciando al
tessori chiamò questa voce il “mae- proprio volere: «Vai a prendere i tuoi
stro interiore” del bambino, una guida abiti e indossali, per favore»; «Rac-
saggia che vuole condurlo allo svilup- cogli ciò che è caduto»; «Appoggia il
po, alla crescita, alla soddisfazione
Per imparare a obbedire libro e vai ad aprire la porta, per cor-
e al benessere. È proprio questa voce occorre esercizio: il bambino tesia». Ma questo non sempre acca-
inconscia, che prenderà poi il nome di proverà a rispondere ai suoi de: la sua disposizione a collaborare,
“volontà”, la prima a cui il bambino desideri, ma se adeguatamente infatti, può dipendere da alcuni fatto-
impara a obbedire. stimolato a non demordere, ri. Vediamoli:
e accompagnato con • Comprensibilità della richiesta. Ciò
IL PRIMO GRADO DELL’OBBEDIENZA che viene chiesto al bambino dovreb-
suggerimenti utili,
Sebastiano ha 6 mesi, vede una palla be essere adeguato alle sue compe-
si abituerà alla sequenza
e vuole impossessarsene a ogni costo. tenze di comprensione e di azione, e
Eccolo puntare i piedi a terra, fare for-
“desidero-agisco-ottengo”. comunicato con chiarezza e semplicità
za sulle braccia e tuffarsi in avanti espositiva. Chiedere a un bambino di
per raggiungere l’oggetto del deside- 3 anni di riordinare la stanza potrebbe
rio. Una volta avvicinatosi, sprofonda essere troppo complesso, ma doman-
il viso nella soffice stoffa che avvolge Per imparare a obbedire occorre eser- dargli di riporre le costruzioni den-
la palla e, felice, si gode la sua conqui- cizio: il bambino proverà a rispondere tro la scatola che noi stiamo tenen-
sta. Questa è una delle prime occasio- ai suoi desideri (a volte senza succes- do in mano può essere una richiesta
ni in cui il bambino sperimenta cosa so), ma se adeguatamente stimolato a appropriata.

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«SÌ, MAMMA, LO FACCIO SUBITO!»

• Livello di sacrificio richiesto. Se il


bambino sta svolgendo un’attività con
grande concentrazione e interesse, sa-
rà molto più difficile orientarlo ver-
so un’altra azione. Poniamo che si stia
lavando le mani; in questo caso sarebbe
opportuno attendere che finisca prima
di chiedergli di sedersi a tavola.
• Condizione psico-fisica. Sarebbe op-
portuno fare richieste quando il piccolo
è riposato, sazio, sereno e non arrab-
biato; in questo modo sarà più sempli-
ce ottenere la sua collaborazione.
• Possibilità di seguire il proprio vole-
re. Il bambino dovrebbe poter fare ciò
che desidera, ovviamente sempre nel
rispetto di regole e limiti. Intorno ai
5-6 anni saprà rispondere alla volontà
degli altri senza grande fatica, rinun-
ciando parzialmente e temporanea-
mente ai suoi desideri per il bene del
gruppo (familiare o scolastico che sia).

IL TERZO GRADO
DELL’OBBEDIENZA
Maria Montessori ci suggerisce che il
percorso sulla strada dell’obbedienza dell’enorme potere che possiedono e con regole lineari (ovvero dove le regole
non si conclude qui: il bambino vuo- della responsabilità che ne consegue: sono un aiuto alla vita e non una puni-
le andare oltre, verso il terzo grado. otterranno senza fatica ciò che chiedo- zione), potrà imparare a dare ascolto
Durante il periodo della scuola pri- no ed è pertanto importante pondera- alla voce di un altro. Per favorire tutto
maria, infatti, il piccolo proietta il suo re le richieste. ciò, si dovrebbe rispettare la sua liber-
interesse verso gli altri, la comunità, la tà d’azione e le sue scelte ogni volta
partecipazione e la collaborazione, tro- LA POSSIBILITÀ DI ALLENARSI che è possibile, consentendogli di fare
vando in queste occasioni una fonte di Un bambino che non sa cosa desi- ciò che desidera e di cui sente il biso-
gioia e soddisfazione. Desidera obbedi- dera o come ottenere ciò che vuo- gno (nel rispetto delle regole). In que-
re a un adulto che ammira e che consi- le difficilmente potrà essere un bam- sto modo gli daremo l’occasione di alle-
dera portatore di conoscenza e sapere, bino obbediente. Le conquiste, infatti, narsi a dovere, nella consapevolezza che
perché sa che così avrà modo di impa- sono progressive: un bambino sicu- quando lo interromperemo e indirizze-
rare cose nuove che lo faranno cresce- ro di sé, capace di rispondere al pro- remo il suo agire sarà solo perché non
re. I grandi devono essere consapevoli prio sentire e che vive in un ambiente se ne può proprio fare a meno. ■

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SPECIALE CAPRICCI

Mio figlio mi fa arrabbiare!


Capita a tutti di arrabbiarsi e di litigare con i propri figli, ma come evitare di perdere
il controllo e di sentirsi in colpa? Innanzitutto imparando a riconoscere e ad accettare
la rabbia, per poi esercitarsi a disinnescare i meccanismi che l’hanno fatta esplodere
DI SILVANA QUADRINO, PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA

S
guardi di disapprovazione, ac- Non esiste la rabbia immotivata: ci si momenti in cui lui o lei riesce a tirarci
compagnati da frasi a mezza arrabbia quando vengono ostacolate le fuori una rabbia che sorprende persi-
voce («Potresti controllarti, in nostre azioni, quando ci viene impedito no noi stessi. Ma allora non basta l’a-
fondo è solo un bambino…»): le ab- di raggiungere qualcosa di importan- more che proviamo per loro a non far-
biamo sentite da un’altra mamma, te; ci si arrabbia quando ci sembra che i ci perdere il controllo? È una domanda
dalla suocera, dal nostro compagno; nostri sforzi non vengano riconosciuti, che ho sentito anche in occasione di
perfino da un passante, se l’esplosione che la nostra fatica non venga rispet- eventi drammatici: è davvero possi-
è avvenuta per strada o al supermer- tata. Ci si arrabbia quando pensiamo bile che una madre arrivi a scuotere il
cato. Lui, la vittima, lucciconi e aria che l’altro dovrebbe e potrebbe, se lo suo bebè fino a provocargli danni ter-
abbattuta, sembra l’emblema dell’in- volesse, comportarsi diversamente. ribili? Purtroppo bisogna ammette-
giustizia dei grandi. Ma che ne sanno Capita anche con i figli. A seconda del- re che sì, è possibile. L’unico modo per
gli spettatori dei dieci minuti in cui ha la loro età, vi verrà subito in mente il non essere travolti dalla rabbia è impa-
ripetuto con aria trionfante «Tanto io piccolo “tiranno” di 2 anni, capace di rare a riconoscerla, accettarla, e trovare
oggi a scuola non vado», «Tanto io capricci ostinati e spettacolari; o la pic- le strategie per evitare di passare dal-
dalla macchina non scendo»? Cosa ne cola “antagonista in erba”, che già a 6 l’“esprimerla” all’“agirla”.
sanno del terzo richiamo del capo («Lo anni contesta puntigliosamente ogni Mike Fisher, uno psicologo inglese che
capisco, una donna con dei figli ha le richiesta e ogni proposta che non le va si occupa da anni di gestione della rab-
sue difficoltà, ma la puntualità è una a genio; oppure il temibile preadole- bia, osserva che i genitori che si sco-
regola per tutti»), dell’angoscia sot- scente in grado di trasformare qualsia- prono capaci di vere e proprie crisi nei
tile che lasciano quelle parole, dell’o- si tentativo di fissare delle regole in un confronti dei figli entrano in uno stato
rologio che dice chiaramente che anche cavilloso dibattito che termina invaria- di apprensione e di mancanza di auto-
oggi arriveremo in ritardo… Quella che bilmente con «e comunque io non lo stima: temono di avere fallito, e dan-
hanno visto è una donna fuori di sé, faccio e tu non puoi costringermi!». no per scontato che gli altri genito-
che gridava «Adesso basta!» stratto- ri siano migliori di loro. Questo non fa
nando un bambino per farlo scendere che peggiorare la situazione, esponen-
dall’auto. Lui adesso se ne sta lì con doli sempre di più a episodi di “perdita
aria saggia, zainetto in spalla, salutan- di controllo”.
do i compagni di scuola, e tu ti chiedi: Parliamo sempre di ciò che Imparare a riconoscere la rabbia pri-
«Dove ho sbagliato? Come ho fatto a ma che diventi ingestibile è un eser-
ci ha fatto arrabbiare e non
farmi trascinare così?». cizio difficile ma non impossibile, e ha
di “com’è” in generale nostro un grande valore educativo: mettendo-
PERCHÉ CI ARRABBIAMO? figlio: i giudizi negativi portano lo in pratica insegneremo ai nostri figli
Quando ci arrabbiamo con i nostri a difendersi o a chiudersi, a fare altrettanto.
figli i primi a vergognarcene sia- e non facilitano i cambiamenti.
mo noi. Come se quella rabbia fos- SPEZZARE IL CIRCOLO
se il segno che qualcosa non va, che La rabbia ha una funzione di difesa:
siamo sbagliati, che non li amiamo quando quello che vediamo succede-
abbastanza. Ebbene, per quanto pos- re ci sembra sbagliato, dannoso, peri-
sa sembrare strano, proprio impedir- RICONOSCERE coloso per noi o per gli altri, reagia-
si di essere arrabbiati può “compri- E ACCETTARE LA RABBIA mo per contrastarlo e la rabbia ci serve
mere” la rabbia fino a farla diventare Lo stretto rapporto che c’è tra geni- da carburante.
esplosiva, incontrollabile, distruttiva. tori e figli ci espone continuamente a Un neonato che piange per ore e logora

9
MIO FIGLIO MI FA ARRABBIARE!

anche duro, da litigi in cui si sono det-


te parole che si vorrebbe non aver det-
to. E questo glielo possiamo insegnare
soltanto noi. ■

Qualche suggerimento
Cosa fare, dunque? Ecco alcuni
comportamenti da seguire:
× Evitare le reazioni istintive: meglio
allontanarsi un momento, magari
dicendo «adesso vado di là perché mi
sto arrabbiando». Per il bambino anche
questo è un insegnamento: imparerà che
arrabbiarsi è normale, che è possibile
accorgersene subito e perfino parlarne.
× Evitare minacce e punizioni: quando
si è arrabbiati si rischia di esagerare e
di perdere di vista l’oggetto iniziale del
conflitto per concentrarsi sulla minaccia
di punizione.
✓ Parlare sempre di ciò che vi ha fatto
arrabbiare e non di “com’è” in generale
vostro figlio: i giudizi negativi portano a
difendersi o a chiudersi, e non facilitano
i cambiamenti.
le nostre riserve di energia ci fa arrab- aiutarci a interrompere quel circolo?
✓ Chiedersi se davvero siamo così
biare. Un bambino che non fa quel- Molto spesso la rabbia nei confronti di
arrabbiati perché nostro figlio ha lasciato
lo che gli chiediamo ci fa arrabbiare. un figlio è alimentata dalla convinzione
le scarpe da ginnastica in mezzo al
Un ragazzo che si espone a dei rischi che, se volesse, potrebbe non fare quel-
e rifiuta i nostri consigli ci fa arrab- lo che sta facendo, e che se lo fa è per
corridoio, o se siamo stanchi e stressati
biare. E quando siamo arrabbiati per farci soffrire, o perché si disinteressa di
per altri motivi. Può essere molto
qualcosa che qualcun altro sta facen- noi. Questo rende più amare le nostre costruttivo riuscire a interrompere una
do vorremmo soltanto che smettes- parole, più esasperati i nostri gesti, e scenata dicendo: «Scusa, oggi non ce la
se di farlo. A mente fredda, ci ren- così gli trasmettiamo l’idea che sia lui faccio più, è una giornata difficile. Aiutami,
diamo conto che è un desiderio a sbagliare, lui che dovrebbe calmarsi dai, mettiamo a posto le scarpe e facciamo
impossibile: ormai si è innescato un e ammettere di comportarsi male, lui merenda». Dimostreremo a nostro figlio
circolo vizioso di emozioni in cui cia- che dovrebbe smettere e chiedere scu- che è possibile gestire le proprie emozioni
scuno contagia l’altro con la propria sa. Per farlo, però, dovrà aver impara- e gli insegneremo che anche quelle più
rabbia, senza che si aprano strade di to che si può uscire dignitosamente da tumultuose lasciano sempre un po’ di
“decompressione”. Ma cosa potrebbe uno scambio rabbioso, da un confronto spazio per fare marcia indietro.

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SPECIALE CAPRICCI

Schiaffi ai bambini: perché


sono sempre un errore
Punire fisicamente un bambino non è mai una soluzione valida
e si rischia di causare effetti psicologici negativi a lungo termine
DI VALENTINA ALICE TOMASELLI, PSICOTERAPEUTA DELL’ETÀ EVOLUTIVA

M
i capita spesso di sentire i ge- saltuaria o di lieve entità, non ha con- quale perde di vista gli obiettivi di una
nitori raccontare che «a volte seguenze positive perché i bambini relazione che si fonda sull’affetto e
uno schiaffo vola» quando il puniti fisicamente rinforzano l’idea che sulla sensazione di essere per il figlio
figlio esagera e che «uno scappellot- i problemi e i conflitti si risolvano con punto di riferimento e àncora di pro-
to ogni tanto non ha mai fatto male a la violenza. Questo modello appreso li tezione. Se il bambino commette uno
nessuno». Tale credenza è difficile da accompagna nella crescita e determina sbaglio è necessario comprendere
smontare, ed è frutto di un’eredità cul- il rischio di una condotta violenta sia insieme a lui la motivazione sottostan-
turale per cui in passato era pratica pe- in età infantile sia in età adolescenzia- te e individuare delle possibili soluzioni
dagogica comune utilizzare punizioni le e adulta. Inoltre, le punizioni corpo- alternative. Ad esempio, se porta cat-
fisiche. Oggi le punizioni corporali sui rali rischiano di esacerbare il rapporto tivi risultati scolastici è inutile inveir-
figli sono vietate per legge in diversi genitore-figlio, causando nel bambi- gli contro con frasi del tipo «Ecco, non
paesi del mondo. In Italia, però, man- no una perdita di fiducia nella figura di sai fare nulla! È sempre la stessa sto-
ca una legislazione che normi l’argo- accudimento. ria con te! Quante volte te lo devo ripe-
mento, anche se una sentenza del 1996 tere che non si fa?». Sono attacchi che
della Corte costituzionale condanna le non lasciano possibilità di replica e che
percosse sui bambini. In particolare, al bambino non restituiscono il senso
una ricerca realizzata nel 2012 da Ipsos, del suo errore. Continuerà a sbagliare,
per Save The Children, rivela che il 22% L’utilizzo di punizioni fisiche e a questo si aggiungerà la demotiva-
di mamme e papà dà uno schiaffo ai fi- è non solo condannabile zione proveniente dalla delusione pro-
gli qualche volta al mese, e se si pas- eticamente e moralmente, vocata nei genitori.
sa dalla fascia di età 3-5 anni a quella ma anche controproducente
successiva (6-10 anni) la percentuale rispetto agli effetti che si L’EDUCAZIONE AFFETTIVA
aumenta al 27%. Chiedere un cambio di condotta al pro-
vorrebbero ottenere.
Tralasciando i casi di violenza fami- prio figlio è la giusta modalità affin-
liare conclamata, l’uso dello schiaffo ché arrivi il messaggio educativo, che
per punire i figli è comunque percepito in caso di punizione fisica finisce per
come gesto sbagliato. Quando giungo- essere accantonato. Il linguaggio e l’at-
no all’esasperazione perché i preceden- Questa può essere accompagnata da teggiamento che assumiamo devono
ti metodi educativi non hanno avuto vissuti di rabbia e rancore che, se non aiutare il bambino a sviluppare le sue
alcun effetto, però, molti genitori non espressi a parole, rischiano di generare capacità empatiche: mettersi nei pan-
negano di ricorrere agli “scapaccioni”. comportamenti aggressivi, bugie, vis- ni dell’altro è una competenza che si
suti di ansia e paura, perdita di fiducia sviluppa precocemente nei piccoli e che
EFFETTI DELLE PUNIZIONI in sé, disturbi di tipo depressivo, alco- noi adulti dobbiamo sostenere affinché
FISICHE SUI BAMBINI lismo o tossicodipendenza. si trasformi da potenzialità a capacità
L’effetto immediato di questo tipo di interiorizzata e individuale del bambi-
punizione è che la maggior parte dei REGOLARE E COMUNICARE no. Ad esempio, se nostro figlio picchia
bambini, dopo essere stati “sculac- L’utilizzo di punizioni fisiche è non un altro bambino perché questo non gli
ciati” o “schiaffeggiati”, interrompe solo condannabile eticamente e moral- rende un gioco, è solo apparentemen-
il comportamento sbagliato e aderisce mente, ma anche controproducen- te utile dirgli «non si fa», perché nel-
alle richieste dei genitori, ma non inte- te rispetto agli effetti che si vorreb- la vita si ritroverà spesso in situazio-
riorizza la regola educativa. bero ottenere. Le minacce, gli schiaffi, ni di conflitto. Per cui, oltre alla regola,
Le ricerche dimostrano che la puni- le grida sono reazioni impulsive a una bisogna aiutare il bambino a negoziare
zione fisica sui bambini, anche se situazione di stress del genitore, il la risoluzione del conflitto. Per farlo si

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SCHIAFFI AI BAMBINI: PERCHÉ SONO SEMPRE UN ERRORE

deve guardare al valore prezioso dell’e- COSA C’È DIETRO UN punizione non determinerà l’inver-
ducazione affettiva ancor prima di COMPORTAMENTO SBAGLIATO? sione di rotta del comportamento del
quella comportamentale. Questo signi- Lo sbaglio fa parte della crescita, ma se bambino. «Ma perché mio figlio con-
fica usare un lessico fatto di emozio- modalità comportamentali “problema- tinua a comportarsi così?». Farsi que-
ni: «Immagino tu sia molto arrabbiato, tiche” persistono bisogna considerare sta domanda è fondamentale per riflet-
ma può succedere che un altro bambino due elementi, spesso coesistenti: tere su quanto quella condotta sia una
stia usando lo stesso gioco che vorre- • Dietro il comportamento problema- sfida nei nostri confronti, una richie-
sti tu. Secondo te come si sente il bim- tico del piccolo c’è un disagio emoti- sta di aiuto o un rifiuto dell’autorità.
bo ora che lo hai colpito? Come ti sen- vo. In tal caso la condotta è sintomo di Trovare nuovi tipi di condivisione con
tiresti tu? Io mi sentirei molto triste». un malessere psicologico che va pre- il proprio figlio, cercando canali affet-
so in carico nel bambino, ma anche nel tivi di apertura, è la modalità che deve
SENTIMENTI CONDIVISI sistema familiare, in modo da ristabi- raggiungere in modo trasversale tut-
Dobbiamo dare modo al bambino di lire le condizioni ottimali per uno svi- ti i tipi di pratiche educative. In questo
fidarsi di noi, di capire che, come adulti luppo emotivo armonico. modo risulta più efficace far interioriz-
responsabili e affidabili, sapremo come • C’è una difficoltà di gestione psico- zare le regole. Al contempo questo aiu-
guidarlo nei giusti comportamenti, ma educativa da parte dei genitori, o più ta ad abbandonare le pratiche di puni-
senza sostituirci a lui. Frenare il com- in generale nel contesto di crescita del zione fisica, lesive e dannose, oltre che
portamento scorretto o la trasgressio- bambino, e a volte il problema sta nel- inutili rispetto all’obiettivo educativo.
ne ripetuta di una regola è obbligato- la mancata coerenza delle regole a cui Insomma, la prima regola educativa è
rio per ristabilire confini. Farlo senza i genitori stessi non sempre aderi- “autoregolarsi”. ■
violenza è possibile quando nella rela- scono. Ad esempio, se chiedo più vol-
zione il bambino non si sente passi- te a mio figlio di non usare il cellula-
vo ricettore di regole, che rispetta per re mentre ceniamo insieme, la richiesta
paura della punizione, bensì si sen- perderà di valore se io stesso utiliz-
te parte attiva. Noi adulti dobbiamo zo lo smartphone mentre mio figlio mi
aiutarlo a guardare il problema da più sta raccontando della sua giornata a
prospettive, e quindi individuare anche scuola. Altre volte l’incoerenza è dovu-
altre possibilità di risposta. Se il bam- ta a un disaccordo nella gestione del-
bino grida, perde il controllo insultan- le regole tra madre e padre, per cui se
do o facendo male ai compagni di clas- la mamma dice che la TV va guardata
se, dovremmo aiutarlo a parlare della dopo aver fatto i compiti, il figlio può
sua rabbia senza condannarla: l’emo- contare sul supporto di papà, che dirà
zione ha sempre un valore e un signifi- al contrario che non c’è niente di male
cato. Non va negata l’emozione, ma va se invece i compiti li farà dopo cena.
mediato il comportamento. Ad esempio
potremmo dire al bambino che la rab- PORSI DOMANDE
bia è un’emozione che abbiamo tutti, PER METTERSI IN GIOCO
che anche a noi adulti capita di arrab- Regole semplici e chiare sono necessa-
biarci, ma quando succede «mamma rie per insegnare ai propri figli la capa-
conta fino a dieci e cerca di far andare cità di tollerare la frustrazione e di
via il nervosismo», oppure «papà dice darsi dei limiti. Tuttavia, quando non
che è nervoso e cerca di stare un po’ da si raggiunge l’effetto desiderato, biso-
solo per calmarsi». gna tenere presente che ricorrere alla

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SPECIALE CAPRICCI

Tra “sì” e “no”:


l’importante è la coerenza
Saper dire “no” è altrettanto importante che saper dire “sì”, e in entrambi i casi a fare
la differenza sono le strategie comunicative che decidiamo di usare con i nostri bambini
DI FRANCESCA PERICA, EDUCATRICE MONTESSORIANA

I
“sì” e i “no” che i genitori pronun- che il tutto pregiudichi la qualità del- Può sembrare difficile mantenere un
ciano ogni giorno hanno per i bam- la relazione. certo controllo espressivo in determi-
bini una fondamentale funzione nate situazioni, ma è bene tener pre-
regolativa. Se utilizzati con consape- COMUNICARE IN MANIERA CORRETTA sente che una voce calma ma ferma e
volezza ed espressione di intenzionali- Un ruolo fondamentale è assunto, decisa è assai più efficace di qualsiasi
tà educativa, entrambi sono essenziali infatti, dalle strategie comunicative sgridata. Nel primo caso, infatti, dia-
alla crescita: grazie a essi infatti of- prescelte. Tendenzialmente associamo mo la possibilità al bambino di ascol-
friamo loro delle informazioni chiare e il “sì” a un’espressione del viso rilas- tare con attenzione ciò che diciamo,
puntuali che gli consentono di orien- sata, sorridente, a una voce gentile. Il trasmettendo contemporaneamente
tarsi nel mondo e regolare efficace- “no” evoca invece subito alla mente un tutta la serietà del messaggio median-
mente la propria condotta. Nonostante viso contratto, la voce dura, uno sguar- te il tono di voce utilizzato. Occorre
questo, molti genitori incontrano diffi- do severo. In realtà, tanto i “sì” quan- ricordare che quello pronunciato deve
coltà nella gestione dei “sì” e dei “no”. to i “no” possono essere pronunciati in essere sempre un “no” a uno speci-
maniera rispettosa e pacata. fico comportamento/richiesta, e mai
IMPARARE A DIRE DI NO
Storicamente, la nostra società è pas-
sata da un modello patriarcale, in cui le
relazioni genitori-figli erano impron-
tate alla rigidità e al rispetto cie-
co dell’autorità, a un modello empati-
co e incentrato sull’ascolto dei bisogni,
in cui spesso però, nel timore di feri-
re i bambini, gli adulti fanno fatica a
definire dei limiti stabili o a pronun-
ciare dei “no”. Magari si desidera evi-
tare di dar loro delusioni oppure si
teme di affrontare delle situazioni con-
flittuali che da essi potrebbero deriva-
re. Qualunque sia la ragione di fondo,
l’adulto preda di queste dinamiche si
ingegna nella produzione di elaborate
spiegazioni nel tentativo di opporsi alle
richieste del figlio, senza però riuscire a
pronunciare un chiaro e comprensibile
rifiuto. È di fondamentale importanza
comprendere invece che, se ben utiliz-
zato, il “no”, al pari del “sì”, costi-
tuisce un aiuto prezioso per il bam-
bino. Un divieto giusto e intelligente
può infatti rappresentare un sostegno
nell’esercizio della libertà individuale e
aiutare il piccolo a sviluppare la capa-
cità di tollerare la frustrazione, senza

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TRA “SÌ” E “NO”: L’IMPORTANTE È LA COERENZA

alla relazione. Salvaguardare il legame davvero necessario, ad esempio quan- bambino una guida responsabile, capa-
con il bambino, anche nelle situazio- do le azioni del bambino rischiano di ce di valutare le situazioni in manie-
ni di stress o di conflitto, permette di arrecare danno alla sua stessa persona, ra efficace e di offrire limiti adeguati e
mantenere attivo quel collegamento a agli altri o all’ambiente. Se, ad esem- costanti nel tempo.
lui indispensabile per sentirsi compreso pio, vediamo il nostro bambino di 15 Coerenza è la parola chiave. Prima di
(pur se “ostacolato”) e di superare così mesi tentare di infilare un oggetto nella esprimersi è sempre bene che il geni-
la frustrazione momentanea, nella cer- presa elettrica, non ha senso interveni- tore abbia un’idea chiara di ciò che può
tezza di essere sempre amato. re con lunghe e articolate spiegazioni in essere permesso e cosa no. In generale
merito alla pericolosità della corrente, i genitori possono discutere di questo a
EVITARE GLI ECCESSI troppo complesse per essere comprese a priori, lavorando molto anche alla pre-
È bene sottolineare però che l’eccesso quell’età. Meglio interrompere quell’a- disposizione dell’ambiente del bambino,
di “no” è pericoloso tanto quanto quel- zione in maniera ferma ma pur sempre affinché quest'ultimo sia sicuro e a sua
lo di “sì”. I continui dinieghi rivolti al amabile, accettando e accompagnando misura (limitando così la necessità di
bambino rischiano di perdere signifi- l’eventuale frustrazione scatenata dal continui “no”). È bene che i limiti sta-
cato e valore. Molto spesso si tende a divieto, ma senza cedere data l’impor- biliti, per quanto possibile, siano man-
dire “no” a priori, in maniera automa- tanza dello stesso. tenuti fissi nel tempo e condivisi da tut-
tica o arbitraria. Nella vita quotidiana la te le persone che si occupano di accudire
stanchezza, i ritmi frenetici e gli impe- NON TEMERE LE REAZIONI NEGATIVE il piccolo (non solo i genitori ma anche
gni non sempre consentono di avere il Non è possibile impedire che i bambini i nonni, la tata…), in modo da rispon-
tempo per soffermarsi quanto necessa- reagiscano in maniera negativa di fron- dere al bisogno fondamentale di ordine
rio ad agire con la dovuta consapevolez- te al divieto di fare ciò che desiderano. e di orientamento dei bambini piccoli.
za. Si finisce così per porre più o meno È però possibile sostenerli nell’accetta-
forti divieti, che però spesso (maga- re il “no” e il sentimento che ne deri- LA LIBERTÀ DEL BAMBINO
ri a seguito delle insistenze del bambi- va, utilizzando un linguaggio empati- Come Maria Montessori insegna, il bam-
no e del senso di colpa da esse scaturito) co e competente, fermo ma rispettoso, bino libero non è quello nella condizione
finiscono per tramutarsi in breve tempo sicuramente mai aggressivo. Se a un di fare tutto ciò che vuole. Questa inter-
in concessioni. Se l’adulto stesso non è attraversamento pedonale un bambino pretazione errata del concetto di liber-
sicuro delle ragioni del “no”, come può di 2 anni manifesta la volontà di attra- tà rischia di gettare la relazione educa-
sostenerlo di fronte al bambino? Inve- versare la strada da solo, sarà dovere del tiva nel caos, impedendo al genitore di
ce di rispondere in maniera automatica, genitore capire che ciò non è possibi- esercitare la propria funzione di guida
sarebbe bene concedersi qualche istan- le per questioni di sicurezza persona- responsabile e al bambino di sviluppare
te e chiedersi: «Cosa mi spinge a dire le e vietarlo in maniera calma ma asso- adeguatamente la volontà e l’autodisci-
di sì/no alla sua richiesta?». L’invi- lutamente ferma: «No. Capisco che tu plina. Attraverso dei limiti giusti e coe-
to è dunque a valutare con attenzione, sia arrabbiato ma non posso permetter- renti i genitori possono guidare i propri
situazione per situazione, quando dire ti di fare questo». A far mutare i “no” bambini determinando i confini del-
“sì” e quando invece “no”. in “sì” e viceversa dovrà essere non la le esperienze, fino a quando, progressi-
A determinare la risposta dovrà essere volubilità dell’adulto, bensì la consape- vamente, essi non diverranno in grado
non tanto il desiderio di accontentare il volezza che il bambino ha compiuto dei di autoregolarsi. Libertà e limiti: que-
bambino, quanto un’effettiva analisi del progressi e può quindi gestire in manie- sto il delicato equilibrio su cui si fonda
contesto, delle competenze di cui egli ra competente la situazione (come ad una buona relazione educativa. Lavorar-
è in possesso e della eventuale, reale, esempio quella dell’attraversamento ci ogni giorno, con coerenza, dedizio-
pericolosità dell’azione. Meglio riser- pedonale). Onere fondamentale dell’a- ne e pazienza, è possibile. Lasciate che il
vare il “no” per quei momenti in cui è dulto è dunque quello di essere per il bambino sia il vostro maestro. ■

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SPECIALE CAPRICCI

Capricci: che fare?


Per non fermarsi al solo piano relazionale esplicito, ma comprendere ciò che si svolge
sul piano implicito, è fondamentale non mettersi mai al livello del bambino e intervenire
anche in un momento successivo, una volta concluso il “capriccio”
DI PAOLO ROCCATO, PSICANALISTA

C
erti genitori vanno letteralmen- chiarire, spiegare e rispiegare, contrat- volta te le compero. Ma guarda che io
te nel panico quando il bambi- tare e ricontrattare, in vertenze senza ti voglio bene lo stesso, sai, anche sen-
no scatena un capriccio. È facile fine. za che io ti debba comprare le patati-
che si sentano in colpa, perché leggono ne per fartelo sapere». Nel caso si opti,
nel capriccio una (neppure troppo ma- I “TEMI” DEL CAPRICCIO invece, per il no, è necessario non dir-
scherata) rabbiosa accusa di inadegua- Ogni capriccio si struttura su un gli solo: “No, adesso non te le compe-
tezza e la previsione di una delusione tema esplicito, che prende la forma ro, per questo e quel motivo (dicendo,
data quasi per certa. È probabile, allo- «Voglio»/«Non voglio» (per esempio: ovviamente, la verità: «Non possia-
ra, che rispondano al capriccio ceden- «Voglio le patatine!»; «Non voglio gli mo spendere soldi per queste cose»;
do del tutto alle richieste pretestuose spinaci!»), e contemporaneamente su «Mangiare troppe patatine non fa bene
del bambino, o innescando una specie un tema implicito, che riguarda bisogni alla salute»; «Alla fine della settima-
di litigio, di tira e molla, che rischia di fondamentali del bambino. na ti do i soldi delle patatine giorna-
diventare interminabile, o sbottando in É necessario trattare in modi differenti liere, così ti compri quello che vuoi,
violente proibizioni e punizioni feroci. E i capricci secondo i loro differenti temi, magari qualcosa di più bello»; eccete-
anche quando “cedono”, spesso lo fan- soprattutto quelli impliciti, che sono i ra). Conviene dirgli anche qualcosa del
no protestando, svalutando, sgridan- più importanti. tipo: «Guarda però che, anche se que-
do, disprezzando. Il risultato è quello sta volta non ti compero le patatine, io
di confondere il bambino (e sé stesso, ti voglio bene davvero, sai?».
genitore) con messaggi contradditto- In ogni caso, conviene fare un profon-
ri: da un lato te la do vinta, dall’altro do respiro prima di parlare, per evita-
Quando il capriccio si innesca
sancisco che lo faccio solo perché sei re situazioni grottesche in cui si rischia
come segnalazione che l’adulto
insopportabile. di urlargli furibondi: «Guarda che ti
sta esercitando il proprio potere voglio bene!».
CERCHIAMO DI ORIENTARCI con il bambino in modi confusi, È da sottolineare il fatto che risponde-
Come per ogni realtà umana, non ci contraddittori, o del tutto re cedendo e, contemporaneamente, di-
sono regolette “giuste” cui attenersi. Si omissivi, necessario che sprezzandolo, confonde ancora di più
tratta di cercare di orientarsi, per poter le risposte siano ferme, il bambino (e il genitore), perché pro-
scegliere di volta in volta gli atteggia- chiare, univoche. prio mentre il piccolo viene accontenta-
menti che possano essere sufficiente- to sul piano esplicito della concretezza
mente adeguati. irrilevante, allo stesso tempo gli viene
Come? Non fermiamoci al solo pia- data una risposta contraria alla rassicu-
no relazionale esplicito, ma proviamo Partiamo dal caso in cui sottostante razione profonda che cerca. «Uffa! Non
a comprendere quali cose presumibil- al capriccio c’è il bisogno del bambino ti sopporto più. Ti compro ‘ste patatine
mente si stanno svolgendo sul pia- di venire rassicurato di essere ancora del cavolo. Sei proprio insopportabile!».
no relazionale implicito, che è quel- amato. È ovvio che qualunque risposta Passato l’episodio “capriccio”, nei gior-
lo importante. Bisogna, però, chiarire che non contenga anche questa rassi- ni e nelle settimane seguenti conver-
subito che, nell’occasione di un capric- curazione non può risolvere il capric- rà fare attenzione a lanciare adegua-
cio, conviene non farla mai troppo cio. Nell’esempio delle fatidiche pata- ti messaggi chiari e rassicuranti sul
lunga. Poche risposte, chiare, espli- tine, non serve a nulla comprargliele e fatto che gli si vuole davvero bene,
cite, ben orientate nella direzione giu- basta: è necessario dirgli anche qual- non concretizzando però nuovamen-
sta sono meglio di qualunque infinito cosa del tipo: «Va bene, per questa te il discorso sulle cose (come potrebbe

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CAPRICCI: CHE FARE?

essere comprargli la macchinina), il terreno, dando regole chiaramen- il caso, in queste situazioni, di ricorda-
ma con espressioni dirette di amore: te esplicitate, semplici, facili da segui- re le scene del capriccio: se le risposte
mostrando genuino interesse per lui e re, e rimanendo fermo nell’esigere che sono intonate ai reali bisogni profondi,
per le sue esperienze di vita. il bambino le rispetti. il bambino (così come l’adulto!) riuscirà
Se il capriccio si attiva per il bisogno Nei casi in cui col capriccio il bambino a trovare nuovi e più appropriati equili-
del bambino di sapere quanto potere voglia mettere alla prova la relazione bri personali e relazionali.
ha, sia in assoluto sia nel rapporto con per verificare se l’adulto è debole, fra- Qualora il bisogno profondo sia quel-
l’adulto cui è affidato, è necessario che gile, inconsistente, o se riesce invece a lo di venire riconosciuto come soggetto
le risposte siano realistiche, in modo essere forte e rassicurante, è necessa- della propria vita e delle proprie espe-
che il piccolo possa percepirsi né con rio che l’adulto cerchi di rispondere (al rienze, è necessario che l’adulto abbia
troppo potere (cosa che lo angoscereb- momento e più ancora nei tempi suc- cura di dare al bambino in modo espli-
be, perché lo farebbe sentire “nel vuo- cessivi) in modi coerenti, chiari e rigo- cito un adeguato riconoscimento e una
to”, non “contenuto”, non protetto), rosi, che saranno quindi rassicuranti. opportuna valorizzazione degli aspet-
né con troppo poco potere (col rischio Se quello messo alla prova dal capric- ti soggettivi della sua esperienza: desi-
di farlo sentire squalificato, privo di cio è un genitore che momentaneamen- derio, piacere, emozioni, sentimenti,
valore). Nelle settimane successive al te si trova a essere più fragile del soli- volontà, bisogno di opposizione...
capriccio, bisognerà fare attenzione a to (per una malattia, per esempio, o per Nel momento del capriccio, si potreb-
creare situazioni in cui il bambino pos- una qualche sua situazione particolar- be, per esempio, dirgli qualcosa del
sa esercitare un certo realistico pote- mente ansiogena, come la prospetti- tipo: «Sei davvero molto arrabbiato, e
re, come ad esempio decidere il gioco va di un esame o un famigliare da assi- ti disperi perché le patatine le vuoi pro-
da fare, la torta da preparare insieme, il stere), può essere utile che chieda aiuto prio e io ho deciso che non te le com-
vestito da acquistare, il regalo da sce- all’altro genitore, affinché, nei giorni pero. Io so, però, che tu sei in grado
gliere per un amico, e simili. Quando il e nelle settimane successive al capric- di sopportare questo dispiacere». Nei
capriccio si innesca come segnalazione cio, possa fornire lui le rassicurazio- giorni successivi, indipendentemen-
che l’adulto sta esercitando il proprio ni necessarie in quel momento al bam- te dal passato capriccio, conviene rac-
potere con il bambino in modi confu- bino. Se col capriccio il piccolo cerca di cogliere le emozioni e le esperienze del
si, contraddittori, o del tutto omissivi, conoscere “sperimentalmente” quan- bambino, e descriverle in modi per lui
è necessario che le risposte siano fer- to è dipendente dall’adulto e quan- comprensibili, tipo: «Eri contenta, pri-
me, chiare, univoche. Si tratta del caso, to, invece, può sentirsi emancipato da ma, quando era venuta a trovarti la tua
in fondo, più facile, che però si strut- lui, è necessario, soprattutto nei gior- amica, eh?!», «Forse hai più voglia di
tura di solito perché l’adulto ha rea- ni e nelle settimane successive, inven- giocare a pallone con gli amici, che non
li difficoltà a esercitare con tranquil- tare delle risposte che riescano a ride- di venire con noi a fare la passeggiata».
lità il proprio normale potere sui figli. finire la “giusta” dipendenza (che sarà Conviene, inoltre, cercare di fargli fare
Talora questi genitori sono ex-bambini percepita come rassicurante ma non esperienze in cui possa sentirsi ricono-
che hanno subito vessazioni, per cui si imprigionante) e la “giusta” autonomia sciuto e valorizzato come soggetto, con
sentono in colpa se impongono a loro (percepita come valorizzante ma non un effettivo, anche se proporzionato,
volta qualcosa ai bambini. Di qui, i loro ansiogena). Si possono creare situazio- potere. Come abbiamo visto, le rispo-
modi contraddittori e confusi o addi- ni in cui vengano riconosciute e valoriz- ste al “capriccio” devono essere forni-
rittura del tutto omissivi. È ovvio che zate le capacità di autonomia del bam- te in due tempi: le prime, quelle da dare
nelle settimane successive al capric- bino, temporalmente vicine ad altre, in subito, sono relative ai “temi” esplici-
cio l’adulto debba cercare di recuperare cui lo si coccola e lo si accudisce. Non è ti, e devono mirare principalmente a →

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SPECIALE CAPRICCI

fermare il “capriccio”; le altre, da dare litigare col bambino, la relazione non risposte ai bisogni profondi sono pre-
soprattutto nei giorni e nelle settima- è paritaria. Noi abbiamo dei compi- valentemente affidate alle risposte dif-
ne successive, sono relative ai “temi” ti educativi, abbiamo la responsabili- ferite. Se si riesce a comprendere quale
impliciti, e devono mirare a raccogliere tà di cercare di aiutare i nostri figli ad fosse il piano importante soltanto dopo
e soddisfare i bisogni profondi presenti- attrezzarsi per affrontare la vita, con i che il capriccio è terminato (non sem-
ficati dal capriccio. suoi limiti, con le sue frustrazioni, con pre ci si riesce, né durante né dopo), è
le sue necessità di mediazione. Quando sempre utile anche in tempi successivi
RISPOSTE IMMEDIATE ci si accorge che si sta “litigando” coi attivarsi su quel piano e cercare di dare
Il capriccio si struttura come conflitto nostri figli, conviene smetterla subito, risposte adeguate: segnalando gratui-
esasperato, come espressione di ango- e assumere un atteggiamento differen- tamente il proprio amore, riconoscendo
scia impotente, come impotente rabbia te, recuperando prontamente la nostra il potere sensato del bambino, attivan-
furibonda. Se non si riesce a risolver- posizione di genitori. do in modo chiaro e coerente il proprio
lo in breve tempo, rischia di apparire potere su di lui, riconoscendo il valore
inarrestabile, cosa che aumenta il senso della sua soggettività, e così via. Spes-
di impotenza e di angoscia in entram- so, anzi, gli interventi a posteriori sono
bi i partner relazionali che vi si trova- più facili e più efficaci nel risanare una
no impegnati. A un certo punto, biso-
Se non si riesce a risolverlo situazione relazionale difficile, perché
gna riuscire a fermarlo. in breve tempo, il capriccio meno pressati dalla vivezza del conflit-
Come? È utile e possibile dire (e fare) rischia di apparire inarrestabile, to, e quindi più liberi.
con fermezza: «Adesso basta». Oppu- cosa che aumenta il senso Se le risposte sono adeguate, non ser-
re: «Adesso vai di là, bevi un bicchiere di impotenza e di angoscia ve richiamare esplicitamente l’episo-
di acqua, e te la fai passare. Poi, quando in entrambi i partner relazionali dio del capriccio: in modo più o meno
ti è passata, torni di qua e riprendiamo inconsapevole, entrambi lo capiscono
che vi si trovano impegnati.
il contatto». Oppure: «Adesso vado di benissimo. ■
là, così io mi calmo e tu te la fai passa-
re. Torno fra cinque minuti. Vedrai che
sarà finita». O anche: «Fattela passare,
adesso. Vedrai che ci riesci. Io ti voglio In ogni caso, è necessario chiarire al Ti leggo una storia
bene, ma tu devi smetterla. Quando te bambino che è il modo relazionale del
Lontano dal momento del capriccio,
la sarai fatta passare, vedrai che sta- capriccio a non essere accettabile: il
può essere molto utile leggere ai
rai meglio». Certe volte, infatti, rima- piccolo deve trovare dei modi adegua-
nere in contatto diretto può rendere più ti per far presente i propri desideri (di
bambini una storia che tratti qualche
difficile l’acquietarsi. Può essere uti- superficie e profondi) e i propri biso-
aspetto dell’argomento, per aiutarli
le interrompere il contatto, per un bre- gni. Nei giorni seguenti il capriccio, ad affrontare meglio le situazioni
ve tempo. lo si può aiutare insegnandogli come legate ai capricci.
Ma una cosa, fra tutte, è fondamenta- potrebbe fare in altre occasioni, anche La condivisione dell’atmosfera
le: mai mettersi al livello del bambino. con esempi concreti alla sua portata. fiabesca crea un legame di
Mai. solidarietà, che è particolarmente
Anche quando è esasperato, il genito- RISPOSTE DIFFERITE importante quando si guardano
re deve ricordarsi di essere su un altro Mai le risposte immediate da sole sono insieme esperienze di così grande
piano. Non è mai il caso di mettersi a sufficienti. Come abbiamo visto, le tensione.

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