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Articoli d cronaca, di divulgazione e di opinione
l’attualità
M
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artina Maturana ha dodici anni, vive sull’isola di Robinson Crusoe1, al
largo della costa del Cile, e non dorme.
Ha appena sentito tremare il materasso sotto la schiena. Una vibrazione l’ha
svegliata, ma neanche troppo. Potrebbe tranquillamente girarsi dall’altra parte
e ricominciare a dormire, come stanno facendo tutti gli altri seicento abitanti
dell’isola di Juan Fernandez.
Martina invece scende dal letto. Vuole capire.
Scuote il padre poliziotto, rintanato sotto le coperte. «Cosa è stato, papà?»,
«Cosa è stato cosa? Niente, torna a letto». Lei ci va, ma non riesce a prendere
sonno.
Allora, in punta di piedi, raggiunge la finestra, guarda in basso e vede. Vede
ondeggiare le barche nella baia, al chiaro di luna. E capisce. «Lo tsunami!»
Si precipita in piazza e suona il gong. Adesso sono tutti svegli e corrono
all’impazzata verso la cima dell’altura che domina l’isola. Appena in tempo: nel
volgere di qualche minuto un’onda gigantesca sommerge la baia, inonda la
piazza, distrugge il municipio e le case circostanti. La bambina che non voleva
dormire ha salvato la vita di tutti coloro che non volevano svegliarsi.
Ricordiamoci di lei, ogni volta che ci rassegniamo alle spiegazioni rassicu-
ranti e rimuoviamo la realtà per non essere costretti ad affrontarla.
Martina incarna lo spirito di ogni essere umano, com’era al momento della
nascita e come dovrebbe essere sempre e invece non è quasi mai: presente a se
stesso, capace di meravigliarsi.
In una parola: vivo.
(M. Gramellini, in «La Stampa», 2 marzo 2010)
1. l’isola di Robinson Crusoe: isola dell’arcipelago (1660-1731), autore del romanzo Le avventure di
Juan Fernandez, nell’oceano Pacifico, così chiama- Robinson Crusoe.
ta in onore dello scrittore inglese Daniel Defoe
S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010
Percorso di lettura 3
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e P RODUZ
Percorso di analisi
Il genere testuale
1 Individua nel testo le informazioni relative alla cosiddetta “regola delle cinque W”.
a) Chi (Who?) è il protagonista dell’avvenimento?
b) Dove (Where?) si è verificato il fatto?
c) Quando (When?) è accaduto?
d) Che cosa (What?) è successo?
e) Perché (Why?) la protagonista si è comportata come ha fatto?
Il linguaggio
2 Le frasi sono prevalentemente:
a lunghe e complesse.
b complesse ma brevi.
c brevi e semplici.
3 La terminologia usata è:
a specialistica.
b accessibile.
c generica.
I contenuti
6 Che cosa mette in allarme Martina?
Scrittura finalizzata
1. vulcano Eyjafjallajokul: vulcano islandese. stre; alcune sostengono i continenti, altre co-
2. placche: porzioni in cui è divisa la crosta terre- stituiscono i fondali oceanici.
S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010
6 Leggere l’attualità
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e P RODUZ
Percorso di analisi
Il genere testuale
1 Attribuisci a ciascuna parte del titolo la corrispondente definizione.
Scegli tra: titolo, sommario, occhiello.
4 Quale paragone viene usato per spiegare l’effetto del ghiaccio sulla lava?
I contenuti
5 Perché l’eruzione di cui si parla nel titolo è pericolosa per il volo degli aerei?
10 I vulcanologi sono in grado di fare previsioni sull’evoluzione futura del vulcano islandese?
Scrittura finalizzata
I
I l termine “bande giovanili” – “baby gang”, quando si tratta di adolescenti – è
usato spesso impropriamente per indicare qualsiasi fenomeno in cui gruppi di
giovani o adolescenti sono protagonisti di aggressione e violenza verso cose e
persone. Si tratta di un errore sia di rappresentazione che di diagnosi del feno-
meno della violenza giovanile. È vero che l’individuazione e l’aggressione di un
“nemico”, o di una vittima, spesso sono strumenti per mantenere la lealtà e per
fornire identità a gruppi effettivamente organizzati come bande. Succede nelle
tifoserie identitarie1 e violente, come nelle bande di quartiere che si contendo-
no il controllo del territorio, o in quelle che si identificano con ideologie politi-
che estreme e spesso a sfondo razzista. Succede anche in gruppi di persone
socialmente emarginate, allorché reagiscono con l’aggressione di gruppo orga-
nizzata violenta e spesso gratuita alla mancanza di senso e di futuro in cui si sen-
tono gettate. Tenere sotto controllo il fenomeno delle bande giovanili, conte-
nerne la violenza e proteggerne le potenziali vittime, provare ad intercettarne i
componenti, costruire alternative sono perciò sicuramente atteggiamenti saggi,
oltre che necessari. Ma pensare (e agire) come se ogni fenomeno di violenza di
gruppo fosse un fenomeno di banda non consente di vedere quanto la violenza
di gruppi di ragazzi e giovani possa essere molto più casuale, non organizzata e
perciò insieme più sfuggente e pericolosa. Così come definire “banda” qualsiasi
aggregazione giovanile un po’ trasgressiva rischia di produrre fenomeni di cri-
minalizzazione che possono innescare essi stessi comportamenti violenti. Se
guardiamo alla cronaca nera, la maggior parte delle violenze perpetrate da ado-
lescenti e giovani sembra scaturire da reazioni impulsive: alla noia, al sospetto
di una offesa, alla sovra-eccitazione provocata da un sentito dire, alla voglia di
dare una lezione a qualcuno, o solo di mostrarsi più forti. Che si tratti di getta-
re massi da un ponte, di distruggere una stazione di paese o una scuola, di
aggredire un barbone, di dare una lezione a chi “si è permesso” di guardare una
ragazza “non sua”, o di picchiare un compagno di scuola, o rubargli il cellulare
piuttosto che qualche altro oggetto simbolo. Ciò che emerge non è tanto l’orga-
nizzazione, ma l’inerzia per cui dall’idea lanciata da qualcuno si arriva all’azio-
ne di gruppo, senza un pensiero sul perché e sulle conseguenze. Non c’è neppu-
1. identitarie: che si riconoscono in un’identità comune, come ad esempio essere tifosi della stessa squadra.
S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010
Percorso di lettura 9
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Percorso di analisi
I contenuti
1 Che cosa si definisce con il termine “baby gang”?
10 Quale atteggiamento, secondo l’autrice, bisogna adottare per tenere sotto controllo
il fenomeno delle bande giovanili, contenerne la violenza e, infine, proteggere le potenziali
vittime?
Scrittura finalizzata