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SOCRATE

IL PROCESSO 399 A.C. RICOSTRUZIONE STORICA. LE DUE ACCUSE: CORROMPERE I GIOVANI CON I DISCORSI PUBBLICI E
INTRODURRE NUOVE DIVINITÀ IN ATENE§§§ IL DEMONE DI SOCRATE, ESORTA A NON AGIRE PIUTTOSTO CHE AD
AGIRE. COME CAPIRE IL DEMONE SOCRATICO? LE CONVERSAZIONI DI SOCRATE SONO ALL’APERTO IN LUOGHI VITALI
DEGLI ATENIESI E SONO A TU A TU, CIOÈ DIALOGHI, NON SONO MACROLOGIE DI STILE SOFISTA, DISCORSI PER LE
MASSE, MA BRACHILOGIE, DISCORSI BREVI A DOMANDE E RISPOSTE CON UN SINGOLO UOMO§§§ leggere l’APOLOGIA
di Platone. è vera? Probabile ma non certo che lo sia. §§§ LE TESTIMONIANZE SOCRATICHE:DIALOGHI GIOVANILI DI
PLATONE- IL RITRATTO DI ARISTOTELE- I MEMORABILI DI SENOFONTE- LA COMMEDIA LE NUVOLE DI ARISTOFANE§§§
perché Socrate non scrisse nulla del suo pensiero filosofico?§§§ Nell’APOLOGIA Socrate mette in bocca ai suoi giudici
la domanda < ma perché o Socrate vai facendo queste conversazioni con gli ateniesi a uno a uno, in vece di startene
nella tua bottega a curare gli interessi dei tuoi figli e di tua moglie?> La risposta incredibile sorprendente strana di
Socrate. Cioè il RACCONTO DELL’ORACOLO DI DELFI. sarebbe stato nientemeno che un Dio (Apollo) a spingere Socrate
a conversare ogni giorno senza fare altro con i singoli ateniesi. Un comando divino! Come prendere questa
sorprendente risposta? §§§ è vera? Oppure è una grande ironia?
APOLOGIA DI SOCRATE §§§ L’EPISODIO DELL’ORACOLO DI DELFI §§§ IL SAPERE DI NON SAPERE §§§ COMPRENSIONE
dell’episodio dell’ORACOLO di Delfi.§§§ La domanda che Socrate mette in bocca ai giudici: < Perché, Socrate, non te ne
stai a casa tua e nella tua bottega a curare i tuoi interessi, invece di andare nei luoghi pubblici e privati a fare quelle
tue conversazioni, quei tuoi ragionamenti, [ gli storici della filosofia li chiameranno a DIALOGHI SOCRATICI>] che ti
hanno trascinato qui in tribunale? La risposta di Socrate appare sorprendente. Socrate non risponde ai giudici dando
ragioni di senso comune, ragioni umane, ma porta una ragione divina. Ecco la risposta: sarebbe un dio, Apollo, il dio
della sapienza e della saggezza, a istigarlo continuamente a fare con gli ateniesi queste conversazioni, a comportarsi
come una mosca cavallina si comporta con un cavallo lento e pigro, punzecchiandolo, cosi Socrate con le sue
conversazioni tiene desti, vigili, i cittadini ateniesi impedendo loro di dormire e avere una vita illusorio e onirica.
Socrate sta dicendo che IL SUO FILOSOFARE [le sue conversazioni passeranno alla storia come paradigma di filosofia ]
consiste nel tentativo di sciogliere l’enigma < socrate è il più sapiente di tuti>, enigma che Apollo ha messo sulla bocca
della sua sacerdotessa, Pizia. Quale è il senso dell’enigma? Socrate è consapevole di non sapere niente, di essere
VUOTO di sapere. Possibile che il più sapiente sia proprio lui che non sa niente? Come intendere cio? Ci sono tra di noi
umani che hanno fama di essere sapiente. Sono i politici che sanno cosa sia giusto cosa sia bene, i sacerdoti che sanno
cosa sia santo e empio, gli artisti che sanno cosa sia il coraggio, l’amore l’amicizia, e cose simili, gli artigiani che sanno
cosa siano gli artefatti. Socrate fa conversazioni, ragionamenti, con ciascuno di loro, uno a uno, [appunto DIA-LOGO
vuol dire parlare in due], per farsi esibire la loro sapienza e cosi provare a sciogliere l’enigma. Ma dalle conversazioni e
dai ragionamenti risulta sempre che costoro presumevano di sapere cosa fosse il ben la giustizia il bello il coraggio la
conoscenza la bellezza l’amicizia la saggezza la virtù ecc [ i grandi valori del mondo umano] ma in realtà non lo
sapevano, il loro sapere non valeva nulla, era solo presunzione. Costoro svuotati delle loro illusioni, rimasti vuoti di
sapere, prendevano ad odiare Socrate. Socrate allora comprende il senso dell’enigma: < io sono più sapiente di tutti
perché gli altri presumano o credono di sapere ma in realtà non sanno, mentre io nè presumo o credo di sapere nè so.
Così solo io sono sveglio e vigile mentre gli altri dormono e sognano soltanto di essere svegli. Ecco allora perché sono il
più sapiente> Apollo è come se avesse detto < La Sapienza umana non vale nulla e solo Socrate ne è consapevole. Voi
umani invece di vantarvi di sapere dovreste fare come Socrate>. Cosi Socrate è sempre in cerca di chi ha fama o
afferma di sapere e trovatolo fa conversazione con lui sulle cose che sa. Per verificare se possiede una finta sapienza o
una vera sapienza. E questo lo fa per sciogliere l’enigma di Apollo Lo fa per servire la volonta di Apollo. Una missione
divina?! Cosa ne pensate?
IL SAPERE DI NON SAPERE §§§ DEI DISCEPOLI DI SOCRATE§§§ Chiede uno di voi < CHE DIFFERENZA C’È TRA CREDERE
QUALCOSA E SAPERE QUALCOSA?>, cos’è < credere>? che cos’è <sapere>? Forse che credere che le cose stanno cosi
non implica che le cose stanno cosi mentre sapere che le cose stanno cosi implica necessariamente che le cose stanno
cosi. Io credo che lei mi ama implica che potrei sbagliarmi e che forse le cose non stanno cosi, mentre io so che lei mi
ama implica che le cose stanno come io affermo cioè che lei davvero mi ama. Forse noi umani crediamo ma non
sappiamo?? §§§§ Indaghiamo insieme il senso dell’espressione filosofica < sapere di non sapere > o della frase
filosofica (filosofema) < io so di non sapere >. Possiamo dire anche < essere consapevole o cosciente di non sapere> o
< la consapevolezza che io non so> o < ammissione della propria ignoranza> e ci possono essere altre espressioni
equivalenti. Sarebbe utile esercizio da parte vostra trovarle. Uno di voi propone di distinguere questi due casi: 1)
‘essere ignorante’ o ‘non sapere’ da 2) ‘essere cosciente di essere ignorante’ o ‘ essere cosciente di non sapere’ o ‘
ammettere la propria ignoranza’. Chiaramente sono due casi diversi. Ma in cosa consiste la differenza? Una differenza
è la seguente il caso 2) si oppone a questo terzo caso 3) ‘credere di sapere qualcosa quando in realtà non la si sa’. Ma
sia 2) che 3) implicano il caso 1). Chi crede di sapere quando in realtà non sa e chi è consapevole che non sa, sono
entrambi ignoranti. Ma il primo è un ILLUSO, quasi un DORMIENTE, il secondo è LUCIDO, quasi uno SVEGLIO. CHI È
CONSAPEVOLE DI NON SAPERE , CHI LO AMMETTE, CI SEMBRA CHE VIVA MEGLIO DI CHI CREDE DI SAPERE QUANDO
NON SA. QUEST’ULTIMO CI DA L’IMPRESSIONE DI VIVERE MALE §§§ Socrate va a cercare gli individui umani che si
trovano nel secondo caso: quelli che presumo credono di sapere le cose (importanti per il mondo umano: la giustizia, il
coraggio, l’amicizia, la bellezza, il bene, la virtù, ecc) ma in realtà non lo sanno, le ignorano. Ma nella loro presunzione
di sapere causano guai a se stessi e agli altri. Ricordate la similitudine tra Socrate e la mosca cavallina e tra i cittadini
ateniesi e un cavallo pigro. Come la mosca tiene sveglio il cavallo punzecchiandolo cosi Socrate tiene sveglio lucido
consapevole i concittadini punzecchiandoli con le conversazioni con i ragionamenti con i dialoghi con ciascuno d loro.
Richiamandoli alla consapevolezza della loro ignoranza, costringendoli ad ammettere che non sanno, evita loro di
mettersi nei guai, permette loro di avere una vita migliore§§§ E NON POTREMMO ESSERE TUTTI NELLA STESSA
SITUAZIONE 3)? VOGLIO DIRE: LA SITUAZIONE UMANA POTREBBE ESSER QUESTA: CHE TUTTI MA PROPRIO TUTTI IN
QUANTO UMANI CREDIAMO DI SAPERE QUANDO IN REALTA NON SAPPIAMO UN BEL NULLA. NON POTREMMO
ESSERE TUTTI DUNQUE DEI DORMIENTI E QUINDI MESSI MALE E IN CERCA DI GUAI? ECCO IL DUBBIO CHE NASCE DAL
RACCONTO INCREDIBILE DELL’ORACOLO DI DELFI. SIAMO TUTTI CHIAMATI A NON DARCI PER SCONTATO, A NON
PERDERCI NELLA BANALITÀ DEL QUOTIDIANO. A NON PRENDERCI SUL SERIO, SIAMO TUTTI CHIAMATI A METTERE IN
DUBBIO TUTTO IL NOSTRO SAPERE. Ecco forse cosa voleva dire Apollo con l’enigma < Socrate è il più sapiente> .
Voleva dire: La Sapienza umana non vale nulla, essa è solo una presunzione di sapere, una illusione di sapere, ma voi
umani non lo sapete tranne socrate. Per questo è il piu sapiente>.§§§ MA ALLORA IL SAPERE DI NON SAPERE È
MEGLIO DEL CREDERE DI SAPERE E NON SAPERE? SAPERE DI NON SAPERE È UN VERO SAPERE RISPETTO AL CREDERE
DI SAPERE QUANDO NON SI SA.§§§ Domanda : < nell’espressione < sapere di non sapere>, <sapere> ricorre due volte,
la prima occorrenza di < sapere > ha lo stesso senso della seconda occorrenza di < sapere>?§§§ In realtà LA
SITUAZIONE 2) SAPERE DI NON SAPERE, è il punto finale di una INDAGINE, è lo stato epistemico in cui viene messo
l’interlocutore di Socrate alla fine della loro conversazione e del loro ragionamento o del loro dialogo. Di un ragionare
o discorrere sulle nostre credenze sulle nostre conoscenze sulle nostre idee, un riflettere su noi stessi sul senso della
nostra vita e del nostro essere nel mondo. Ed è per questo che questa attività pubblica di riflessione sarà chiamata <
FILOSOFIA > in senso stretto. §§§ DEI DISCEPOLI PRIMI DI SOCRATE. Essi sono ARISTIPPO che fondò la scuola dei
CIRENAICI, poi ANTISTENE che insieme a DIOGENE, suo allievo, il Socrate impazzito, fondò la scuola dei CINICI. Forse
per capire meglio Socrate, che non ha scritto nulla, e quindi dobbiamo capirlo indirettamente, è meglio guardare ai
suoli primi allievi piuttosto che agli ultimi allievi, come è appunto Platone. Chi sono i primi allievi di Socrate? E che cosa
hanno in comune nonostante la loro enorme diversità? Aristippo identifica il bene con il piacere in senso stretto <
BENE È PIACERE >. Faceva di tutto anche le cose che noi riteniamo immorali e cattive per mantenersi nel piacere. Si
dice che andasse ogni giorno da una escort a prendersi i piaceri sessuali, Antistene lo rimprovero di essere dipendente
dal sesso, di essere nel vizio, e Aristippo rispose < io governo e non sono governato >cioè che egli poteva smettere
quando voleva e a quanto pare era vero. Antistene e Diogene vivevano liberi da ogni convenzione sociale seguendo
unicamente la natura, venivano chiamati < cinici> forse perché conducevano una vita libera come i cani. Diogene una
mattina si presento al mercato con una lampada gridando < cerco l’uomo>, viveva in una grande botte e un mattino si
presento alla sua botte il re di macedonia per chiedere consiglio, Diogene rispose < togliti dal mio sole>. Per loro vale il
filosofema > IL BENE È L’AUTARCHIA>, il governo di se e l’autonomia da ogni circostanza della vita. Allora cos’è che
hanno in comune ? §§§
UN ESEMPIO DI CONVERSAZIONE, RAGIONAMENTO SOCRATICO: IL DIALOGO CON EUTIFRONE. LETTURA COMUNE§§§
Iniziamo insieme la lettura del dialogo EUTIFRONE, un dialogo giovanile di Platone, al fine di insegnarvi o di farvi
apprendere cioè di indicare a voi mostrare a voi un ESEMPIO di conversazione socratica o di ragionamento socratico o
di dialogo socratico, che diventeranno PARADIGMI DI ATTIVITÀ FIlOSOFICA, cosi potete penetrare nel pensiero di
socrate e usarlo forse per la vostra vita.§§§ Segnalo i temi che abbiamo incontrato nella lettura e che non dovete
dimenticare. 1) guardate la situazione vitale concreta esistenziale, niente affatto astratta accademica, in cui si trovano
Socrate e il sacerdote Eutifrone. Quale è? Socrate si trova davanti al portone del palazzo di giustizia per ricevere
l’accusa di essere un corruttore di giovani e un adoratore di divinità nuove non ammesse in Atene, entrambe le accuse
lo porteranno alla morte e lui pero ancora non lo sa. Eutifrone va ad accusare suo padre per aver ucciso un servo.
Ricordatevi allora che le conversazioni di Socrate con ciascun individuo riguardano sempre cose maledettamente
umane troppo umane! Da cui non ci possiamo ritenere assolti! Qui è in gioco la giustizia umana e la santità cioè la
giustizia divina. Qui siamo chiamati a rendere conto del nostro agire, a rendere conto della nostra intera vita, davanti
agli altri cittadini e agli dei!§§§ 2) notate l’IRONIA di Socrate. Che cos’è questa ironia? Avete letto come Socrate elogia
esalta Eutifrone quando questi afferma di sapere che cosa è ‘SANTO’ e ‘EMPIO’, cioè quando Eutifrone dichiara di
ESSERE UN SAPIENTE. Socrate si dichiara addirittura discepolo di Eutifrone e incita questi ad essere il suo maestro!
L’ironia di socrate incomincia quando esalta il suo interlocutore e lo spinge ad affermare di sapere e a farsi istruire da
questi, notate quel tono SCHERZOSO tipicamente socratico di ‘quasi prendere in giro’ Eutifrone, uno smuovere
Eutifrone dalla banalità del suo vivere, dalla sua assuefazione nella vita quotidiana e nel senso comune, uno
‘scimiottare’ eutifrone . L’ironia di socrate consiste nel mettere ogni suo interlocutore nel ruolo di essere un maestro,
uno che sa e lui stesso si mette sempre nel ruolo dell’allievo, di uno che non sa ma vuole essere istruito dal maestro
cioè dal suo interlocutore. Ecco l’ironia. Infatti durante l’ammaestramento l’insegnamento i ruoli si invertiranno:
l’interlocutore Eutifrone si mostrerà uno che non sa e socrate uno che almeno sa che non sa. L’ironia di socrate è
mettere ognuno di noi nella condizione euforica di fare sfoggio del nostro sapere sulle cose umane importanti e nella
condizione umiliante o irritante di scoprire che in realtà non sappiamo o siamo confusi e contraddittori. L’ironia
consiste nel oscillare dalla certezza al dubbio, dal pieno al vuoto di sapere. L’ironia socratica consiste nel toglierci il
terreno sotto i piedi, nello SBANALIZZARE le nostre credenze.§§§ 3) notate la DOMANDA che pone socrate a Eutifrone
< CHE COS’È SANTO ?> e < CHE COS’È EMPIO ?>. In ogni conversazione in ogni ragionamento in ogni dialogo socrate
inizia sempre con la stessa formula di domanda a CHE COSA È QUESTO?>. IL BISOGNO DI RENDERE CHIARE LE NOSTRE
IDEE E LE NOSTRE CREDENZE. Notate che socrate ci tiene ad avvisare eutifrone che nel rispondere a questa domanda
non deve dare un ESEMPIO di santità o di empietà, ma deve dire che QUALE È L’ELEMENTO IN COMUNE CHE HANNO
TUTTE LE COSE EMPIE E TUTTE LE COSE SANTE. §§§§ attenzione il tema 3) è fondamentalissimo. È un pilastro della
filosofia di Platone e della filosofia dell’Europa
UN ESEMPIO DI CONVERSAZIONE, RAGIONAMENTO SOCRATICO: IL DIALOGO CON EUTIFRONE. LETTURA COMUNE §§§
1) Cos’è l’IRONIA socratica? Quando Socrate sente dire da Eutifrone che egli SA cosa è santo e cosa è empio, ecco che
lo elogia, lo corteggia, lo esalta, e fingendosi di essere un suo allievo lo prega lo supplica di fargli da maestro, di
insegnargli questo sapere; allora si mette a ragionare insieme a lui, non a battagliare con lui, ma a esaminare insieme il
saper che Eutifrone possiede. Ecco allora l’IRONIA. È scimmiottare l’interlocutore, essere uno specchio in cui egli si
riflette e si conosce. Inevitabilmente questo esaminare insieme questo conversare e ragionare mostra che il sapere
dell’interlocutore è incoerente o falso o vago o impreciso, insomma che non vale nulla. A questo punto l’interlocutore
prima viene portato in cielo e poi cade malamente sulla terra. Suscitando avversione verso Socrate. §§§§ Andiamo
avanti nella lettura comune§§§ 2) la grande domanda socratica < CHE COS’È SANTO?>, < CHE COS’È EMPIO?>, LA
FORMULA < CHE COS’È QUESTO?>. È l’esigenza di una DEFINIZIONE. Ma che cos’è una definizione? Qui Eutifrone nel
rispondere alla domanda incorre in un fraintendimento. Invece di dare LA FORMA (EIDOS) di ciò che è santo e di cio
che è empio, dà un ESEMPIO. Infatti la sua risposta è: < santo è non fare quello che ha fatto mio padre e cioè di far
morire un servo>. Socrate fa notare < tu, Eutifrone, mi hai dato un esempio di santità, ma ci sono molte cose sante,
allora io volevo sapere da te che cosa HANNO IN COMUNE tutte queste cose sante, cioè la loro FORMA O
STRUTTURA.>. Notate che tutti gli interlocutori di Socrate nei Dialoghi platonici incorrono in questa ‘confusione’. Ma è
proprio cosi sbagliato dare esempi a chi ci chiede che cosa è santo? Pensateci bene! A questo punto Eutifrone capisce
e dà a Socrate una DEFINIZIONE : < ebbene santo è cio che è caro agli dei>. Qui di nuovo ironicamente Socrate elogia e
accarezza Eutifrone esaltandolo, ma per offrirgli senza turbarlo una richiesta di chiarimento: < O Eutifrone, tu prima mi
hai detto che gli dei sono spesso in guerra tra di loro a causa delle diverse opinioni che hanno sulle cose. Ma allora
qualcosa potrebbe essere caro a un dio e a un altro no. Dunque potrebbe accadere che l’azione di tuo padre è santa
per un dio e empia per un altro dio. Dunque la tua DEFINIZIONE, il tuo SAPERE, non è coerente e cade in
contraddizione>. Notate la forza esistenziale e la serietà di questa acuta osservazione di Socrate. Perché Eutifrone sta
sbattendo in galera suo padre in base a un SAPERE CONFUSO E CONTRADDITTORIO. §§§§ Socrate allora invita di
nuovo Eutifrone a dare una nuova DEFINIZIONE. Cioè a non essere più BANALE, lo invita a SBANALIZZARE le proprie
idee le proprie credenze, cioè a SBANALIZZARE se stesso, la propria esistenza. Socrate lo invita a ‘partorire’ un sapere
piu sano. Socrate si paragona a sua madre. La madre faceva la levatrice, aiutava a far partorire ma era sterile, cosi
socrate aiuta gli altri a partorire il sapere, ma lui era sterile di sapere, vuoto di sapere, ignorante.§§§ Meravigliatevi di
queste conversazioni! Non c’erano prima di Socrate, erano una novità. Il potere di queste conversazioni! Liberare un
individuo dai pregiudizi dalle false credenze che rovinano la vita, e fare vuoto nella sua esistenza affinché egli si metta
a cercare le credenze sane che lo allontanino dai guai§§§ CAMBIA LA TUA VITA!
UN ESEMPIO DI CONVERSAZIONE, RAGIONAMENTO SOCRATICO: IL DIALOGO CON EUTIFRONE. LETTURA COMUNE.
§§§ Ragionando, conversando, dialogando con Socrate, Eutifrone viene portato da Socrate a riflettere sul suo sapere
cosa è santo e dunque sul suo agire verso suo padre, insomma a ragionare sulla sua esistenza sul suo esserci o essere
nel mondo. Eutifrone entra per la prima volta nella dimensione del CONOSCI TE STESSO. Che è la dimensione
caratteristica del filosofare di Socrate. LA VITA NON È DEGNA DI ESSERE VISSUTA SE ALMENO UNA VOLTA NON HAI
ESAMINATO TE STESSO. QUESTA È LA VIRTÙ. Dunque Eutifrone corregge la sua DEFINIZIONE e la riformula così : <
SANTO È CIÒ CHE È VOLUTO DA TUTTI GLI DEI>. a questo punto, sempre con il suo stile IRONICO (adulando elogiando
Eutifrone come maestro che istruisce il suo allievo Socrate che fa le mosse di ignorare tutto e che brama sapere),
Socrate fulmina Eutifrone con una richiesta acutissima di essere più preciso nella definizione circa quel ‘CIÒ CHE È
VOLUTO DA TUTTI GLI DEI’. E dice: < ma gli dei vogliono il santo o il bene perché è santo oppure il santo o il bene è tale
perché è voluto dagli dei? Il primo caso nega l’onnipotenza divina, gli dei stessi devono sottostare a quell’entità che
chiamiamo bene e devono ubbidire. Nel secondo caso abbiamo l’onnipotenza divina, tutto cio che gli dei vogliono è
bene, fosse anche la guerra e la sofferenza degli umani. Notate la potenza la forza di pensiero di Socrate. Non c’è
dubbio che il sapere cosi come lo ha formulato Eutifrone è ancora vago e confuso e quindi lo potrebbe mettere nei
guai o far passare dei guai agli altri, a suo padre. Eutifrone se vuole avere una vita BUONA, se vuole BENE-ESSERE,
dovrebbe continuare a esaminare se stresso a conoscere se stesso, ma la sua risposta è < adesso Socrate devo andare,
hanno aperto il portone del tribunale>. Mi lascia una amara sensazione questa risposta. Eutifrone torna a immergersi
nella BANALITÀ DEL VIVERE DI TUTTI, nella corrente dei guai. LA VIA DELLA SBANALIZZAZIONE E DELLA AUTENTICITÀ,
DELL’ESSERE SE STESSI, AUTONOMI, E NON BURATTINI IN MANO AL BURATTINAIO, È DIFFICILE QUASI IMPOSSIBILE,
SIAMO TALMENTE PRESI DA... PASSIVI E NON ATTIVI. Alla fine Socrate rimane solo, con in piu una accusa di essere un
uomo cattivo da cui è chiamato a difendersi. Ma io non ce lo vedo come uno che si difende, piuttosto andrà in
tribunale a CANZONARE tutti (questa è la mia interpretazione dell’APOLOGIA DI SOCRATE) §§§ DITE LA VOSTRA
SOCRATE 7 §§§ L’ATTEGGIAMENTO RAZIONALE DELLE CONVERSAZIONI SOCRATICHE §§§ LA VIRTÙ DEL VUOTO §§§ IL
BENE §§§ L’essenziale della filosofia di Socrate è dunque IL SAPERE DI NON SAPERE O MEGLIO L’AMMISSIONE O LA
CONSAPEVOLEZZA DI NON SAPERE. §§§ Qui vorrei attirare la vostra attenzione sull’ATTEGGIAMENTO RAZIONALE delle
conversazioni socratiche. Vi è il rifiuto dell’ATTEGGIAMENTO TRAGICO, IRRAZIONALE O DIONISIACO, come poi lo
chiamerà Nietzsche nella NASCITA DELLA TRAGEDIA . IL CONOSCI TE STESSO passa per la via dei RAGIONAMENTI
LOGICI, per la via dell’ANALISI DEL SENSO DELLE NOSTRE FRASI con le quali esprimiamo il nostro sapere i nostri valori
piu cari. < qual’è il senso della parola <empio>?> sembra domandare Socrate a Eutifrone. < O Eutifrone, rendi le tue
idee le tue conoscenze le tue credenze chiare e distinte cosi eviterai i guai a te e agli altri>. L’atteggiamento razionale
di Socrate di fronte alla vita è una novità nel mondo greco dominato dai miti e dalle tragedie di Eschilo Sofocle. La
VIRTÙ allora è esattamente il permanere nella consapevolezza di non sapere, nel VUOTO DI SAPERE: il virtuoso esce
fuori dalla banalità del vivere, è uno sbanalizzatore §§§ Nell’APOLOGIA DI SOCRATE però se siete stati lettori attenti
scopriamo che Socrate SA DAVVERO QUALCOSA DI IMPORTANTE. Egli risponde ai giudici < la morte che gli accusatori
vogliono infliggermi non mi fa male. Primo perché nessuno di noi sa se è un bene o un male. Secondo perché
ALL’UOMO BUONO NON PUÒ ACCADERE NULLA DI MALE, MA IL MALE RICADE SEMPRE SU CHI LO FA NON SU CHI LO
RICEVE>.§§§§ è una affermazione , è un sapere sconvolgente, se ci pensate. Ma come capire questa affermazione
morale? Sembra paradossale. Socrate non teme la morte, non la sente come una sofferenza che gli stanno facendo,
perche è in pace con se stesso nella consapevolezza di non avere fatto alcuna azione cattiva. Anche se lo torturassero
e quindi sentisse dolori, egli non starebbe subendo alcun MALE. Niente e nessuno puo scalfire il suo BENE-ESSERE, il
suo vivere FELICE. La similitudine dell’oro splendente. Posso con il martello fare a pezzi L’oro, ma non diminuirebbe il
suo splendore. Il suo splendore è inscalfibile dal martello nella sua immaterialità. Così anche se Socrate venisse fatto a
pezzi il suo essere BUONO, il suo stare BENE, non sarebbe scalfito da questa sofferenza. Ci ricorda l’imperturbabilità
dei maestri indiani dello Yoga o della meditazione. I suoi discepoli la chiamarono AUTARCHIA, cioè il totale governo di
se o AUTONOMIA. Ricordare ARISTIPPO quando andava dalla escort: < io governo e non sono governato>§§§
attenzione! Ciò indusse Platone a teorizzare che in noi c’è una parte, che chiamerà < ANIMA> che si contrappone al
corpo e con cui noi ci dovremmo identificare, che sarebbe esattamente questa lucentezza dell’oro che non puo subire
il male.§§§§ pensateci su§§§ Alla fine dell’APOLOGIA Socrate dice che L’UOMO DEVE AVER CURA DELLA SUA ANIMA
PIÙ CHE DEL SUO CORPO§§§ Pensateci su

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