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Facoltà di Filosofia
Istituto di Ricerca della non Credenza e delle Culture (ISA)
Corso FL2035: “La non-credenza e l’ateismo: lettura ed analisi di
testi filosofici”
«La teologia divina e soprannaturale […] si giova anche di verità note per lume
naturale, e se ne serve come di ministri e per così dire, di strumenti per perfezionare i
propri discorsi e per esplicare le verità divine»1; è quindi la metafisica una serva della
teologia, ma anche il suo fondamento basico che la tiene unita. Dev’essere una conoscenza
scientifica, che offra una cognizione certa ed evidente di cose necessarie2.
Riguardo al suo oggetto, Suarez ritiene che Dio sia quello praecipuum, cioè
principale, ma non adeguato3; è la sua parte più importante. E questo perché l’oggetto della
metafisica è l’ente in quanto reale4.
1
FRANCISCO SUAREZ, Disputationes Metafisicae, Proemio.
2
Cf. Ibidem, I, 3, 2.
3
Cf. Ibidem, I, 1, 11.
4
Cf. Ibidem, I, 1, 26.
Distingue anche tra il concetto formale e l’oggettivo. Il primo è «l’atto stesso […]
con cui l’intelletto concepisce qualche realtà o ragione comune»5. Invece l’oggettivo è
«quella realtà o quella ragione che attraverso il concetto formale è […] conosciuta» 6. E
bisogna che, per parlare dell’ente e della sua scienza, consideriamo le cose secondo una
razione astratta, con cui le si può conoscere tutte, senza le loro particolarità. E così
dev’essere il concetto oggettivo di ente: un concetto semplicissimo, il più vuoto di
contenuti e così comune a tutto. Così si può parlare di Dio e delle creature sotto una stessa
ragione.
Per primo, parlando dell’ente, la metafisica può dimostrare come gli convengano
necessariamente certi attributi. E questo lo fa riflettendo sul concetto astratto di esso e i
suoi contenuti virtuali7. Queste ragioni più determinate sull’ente, che troverà la metafisica,
serviranno poi per svolgere ulteriori dimostrazioni, alcune delle quali su Dio riguardo a
quello che Egli ha in comune con gli altri enti.
5
Ibidem, II, 1, 1.
6
Ivi.
7
Cf. Ibidem, II, 2, 34.
8
Ibidem, XXVIII, 1, 3.
9
Cf. Ibidem, XXVIII, 1.
2
riconoscere che l’ente creato non rende ragione di sé stesso, e che è dunque necessario
affermare che il necessario prima inteso esista di fatto10.
Il fatto che sia uno solo, si mostra sia a posteriori, traendo direttamente
dall’esperienza di un universo armonico, o mediante la prova metafisica 11, cioè che ad un
ente tale ripugna ogni moltiplicazione. Da questo seguirà che Egli sia la Causa Prima, che
abbia potenza infinita, e che sia il fine ultimo delle cose 12, e altre molte caratteristiche
come il fatto di essere una sostanza, la attualità, immensità, la sua scienza, la sua volontà,
ecc.
Ma, insomma, la concezione di Dio in Suarez, sembra di essere una riduzione alle
esigenze formali della ragione, seguendo un percorso di rapporti logici. Questo fa che la su
validità rimanga sempre soggetta alla presupposizione dell’infallibilità dell’evidenza
razionale. Inoltre, in questo modo, l’unità di Dio viene disintegrata in una serie di
immagini differenti e forse inconciliabili, come ad esempio, la necessità del suo agire
contro la sua libertà.
Bibliografia
10
Cf. Ibidem, XXIX, 1, 20-21.
11
Cf. Ibidem, XXIX, 2.
12
Cf. Ibidem, XXIX, 3.
3