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settembre 2015
Cari lettori,
un anno fa avevamo, con entusiamo, avviato questa avventura:
un sito diverso, basato sulla più assoluta autonomia da ogni legaccio, sia
economico che mentale.
Convinti, e lo siamo tutt'ora, che la Via del percorso esistenziale sia una via
difficile, piena di ostacoli, ma che per essere percorsa impone una libera scelta,
senza condizioni.
Ad oggi,dopo un anno di lavoro, preso atto delle scarsità dei lettori,( meno di
duemila) ma soprattutto avendo verificato che il metodo proposto non è stato
accolto, dopo una pausa di riflessione, visti i costi di affitto del dominio - che
nel frattempo sarebbero triplicati, coerenti con la scelta di non accettare nessuna
forma di finanziamento, abbiamo deciso di disdire il contratto.
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Aggiornata la sezione Tradizione Sistemi filosofico-religiosi con la presentazione del testo Sapienziale di
Bruno Secondin "Profeti del Dio vivente". Potete trovarla accedendo alla sezione recesioni di cattolicesimo
ed Ordini monastici.
Con l'Auspicio possa essere di conforto ed ausilio a tutti i Vindanti ed i ricercatori in cammino, oltre i
"sistemi chiusi", oltre "la dualità".
Ecco il link diretto alla pagina
http://www.armonia-online.eu/tradizione-e-sistemi-filosofico-religiosi/cattolicesimo-ordini-
monastici/recensioni/
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Meditare sul Monte Athos
28/06/2015
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Solstizio d'Estate
21/06/2015
Inauguriamo una nuova pagina nella sezione "Perle sul sentiero" con uno scritto sapienziale sul Solstizio
d'estate.
Con l'Auspicio possa contribuire al bene ed al progresso del Creato e quindi anche di tutti noi.
BUON SOLSTIZIO
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Giornata mondiale dello Yoga 21 giugno 2015 Yoga Day 21th June 2105
09/06/2015
L'ONU ha dedicato il 21 giugno allo Yoga. Il giorno del Solstizio d'estate potrà essere celebrato sotto il
segno dell'Armonia e dell'Amore Universale.
Abbiamo dedicato una pagina all'evento, nella sezione Yoga, dove potrete trovare la risoluzione dell'ONU ed
alcuni documenti sugli eventi programmati.
La pagina è stata aggiornata con alcune immagini dell'evento ed il link al sito idayofyoga.
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aggiornata la pagina Nutraceuti e cibi funzionali
22/05/2015
La pagina è stata aggiornata inserendo, per gentile concessione dell'Autore, il Sommario ed un primo estratto
dal testo.
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Papa Francesco e la Fabbrica della Pace
12/05/2015
La pagina dedicata a Papa Francesco è stata aggiornata con l'articolo sulla "Fabbrica della Pace".
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Nutraceutica
09/05/2015
La sezione "Nutraceuti e cibi funzionali", in Stile di vita e nutrizione, è stata aggiornata con la recensione ed
alcuni estratti dal libro "Nutraceuti e cibi funzionali", recentemente pubblicato da Cassandra Studio.
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Aggiornata la pagina Esperienze
25/04/2015
Nella sezione Stile di vita ed alimentazione è stata aggiornata la pagina "esperienze". Potrete trovare delli
ispirazioni visive...
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Il "Velo" dell'Ego
10/03/2015
Nella sezione "Perle sul sentiero", alla fine della stessa, una riflessione sull'Ego.
Chiunque si sia posto la domanda "chi sono?" ha sperimentato come l'ego sia il multiforme "guardiano della
soglia" che ci fronteggia lungo la Via......
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La Via presuppone perseverante pazienza ed umiltà
07/02/2015
Nella sezione Officina, alla fine, potete trovare un estratto da una edificante parabola Taoista sul tema. Che
possa essere fonte di ispirazioni positive.
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per aiutarvi nella navigazione nel sito, e nello scoprire concordanze forse non
immaginate, oltre la mappa, potete utilizzare :
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Antecedenza e Susseguenza
Materia ed Anima
Stile e Armonia
Essere, in ogni situazione, positivi verso gli altri (riconoscendoli come parte di noi
stessi). Facile a dirsi….
Parole come Tolleranza, ma anche Amore, hanno subito una profonda alterazione di
Significato, una distorsione che le ha portate, nell'accezione comune, ad identificare
contenuti ambigui, se non addirittura negativi.
Quindi "Tolleranza" come positiva predisposizione del cuore e della mente verso gli
altri, come azione volitiva di "comprendere" anche ciò che ci appare distante. Oltre la
specifica manifestazione di causa-effetto contingente.
Ciascuno può verificarlo, facendo riferimento a qualsiasi argomento, dai più semplici
(opinioni sullo sport, sull‘alimentazione, sulla politica) ai più complessi (visioni sulla
Filosofia, sulla Religione, sull‘Esistenza).
In un sistema aperto che già esiste: sono le barriere che costruiamo a non farcelo
vedere.
Al solo sentire nominare una parola che evoca qualcosa di estraneo al ―nostro‖
schema di categorie preconcette, automaticamente si disattiva l‘attenzione verso il
messaggio che ci si sta offrendo: come se fossimo aggrediti nelle sicurezze (effimere)
del nostro ―sistema chiuso‖. Scatta, spesso senza rendercene conto, un immotivato
istinto di difesa; non ascoltiamo più, siamo troppo concentrati ad ―arrampicarci sullo
specchio‖, pur di trovare argomenti che possano opporsi….. a ciò che neanche stiamo
ascoltando.
Proviamo a verificare, magari come osservatori esterni ( difficile farlo con noi stessi),
a seguire in modo imparziale le dinamiche tra altre persone.
Con il “sentito dire” identifichiamo tutto ciò che è memorizzato nella nostra mente e
che ha come sorgente qualcosa detto o scritto da ―terzi‖. Difficilmente la sorgente è
un‘informazione primigenia, originaria.
Veniamo così ad un problema di fondo: le nostre (presunte tali) opinioni e o
convinzioni, da cosa derivano? Quali sono le loro radici?
Qualunque sia l‘argomento, siamo immersi nel “ho sentito dire” o nel ―quello ha
detto che”.
Cercare, conoscere, valutare, con mente ed animo libero, le radici delle nostre
opinioni e le radici delle opinioni altrui.
Qualunque sia l‘argomento, cerchiamo innanzitutto una coerenza positiva con noi
stessi: se lo conosciamo di ―seconda mano‖, per “sentito dire” o ―letto da
terzi”, mettiamo in dubbio i nostri preconcetti e verifichiamoli alla luce delle fonti-
sorgenti.
Come secondo impegno, asteniamoci dal giudicare gli altri, chiunque essi siano,
rispettiamoli per il percorso che stanno facendo.
Siamo Viandanti e Giardinieri che ricercano il Bene ovunque sia, senza preconcetti,
categorie o schemi mentali.
LA"RETE"
"La rete", ossia internet, è oramai lo strumento di comunicazione più diffuso.
Consente di "scriverci e leggerci" quando siamo lontani.
Ci possiamo trovare di tutto, com'è normale nella dualità.
C'é tanto di negativo....... facile a trovarsi.
C'é tanto di positivo, solo a volerlo cercare.
Questo sito, per scelta, non intende porsi in "alternativa a".... ma "insieme a".
Per questo, per quanto di nostra conoscenza, rinvieremo sempre, con specifici
collegamenti ("link") ai siti dove è possibile consultare le "sorgenti originali"
oppure accedere a contributi ricchi di Ispirazione e di Significato.
Da parte nostra, cercheremo per quanto nelle nostre capacità e possibilità, di
essere un punto d'incontro, ma anche un punto di smistamento, senza la
presunzione di "reinventare" ciò che altrove già esiste.
I nostri visitatori, pertanto, troveranno per ogni argomento, sia i nostri
contributi originali che i rimandi ai siti dove si potranno approfondire gli stessi,
accompagnate da letture proposte sul tema.
Anche i collegamenti, comunque, sono da intendersi "provvisori": se conoscete
qualche sito dove lo stesso argomento è trattato con più ricchezza, fatecelo
sapere, lo inseriremo con piacere, grati del vostro contributo.
I "SIMBOLI"
I simboli sono un linguaggio universale.
Certamente, ogni aspetto della Tradizione ha dei simboli propri.
Resta un dato di fatto verificabile, che molti "simboli chiave" sono comuni e li
ritroviamo in tutti i tempi, in tutti i luoghi.
Forse perchè sono oltre il tempo e lo spazio come li percepiamo con i nostri
sensi e la nostra mente razionale.
Le immagini che proponiamo rimandando a "Quello" dove il linguaggio verbale
si ferma.
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L'officina
Sulla strada sono disseminati strumenti, mezzi, opportunità….
Camminando lentamente, con la consapevolezza in ogni passo,
lo sguardo rivolto al cammino che andiamo noi stessi costruendo,
a tutto ciò che incontriamo in quel momento e in quel luogo
possibilità di evoluzione, le più diverse si rivelano….
strumenti, i più materiali e faticosi, i più intellettuali e sofisticati, i più sottili e
coinvolgenti,
parlano all‘animo di chi vuole ascoltare
risvegliano una sensibilità sopita
sostengono una mente affannata , indirizzano emozioni,
sollevano uno spirito compresso.
Libri ove ritrovare parti di sé, la Sapienza degli Antichi,
le intuizioni di altri ricercatori,
un percorso da sperimentare,
un metodo per avere cura di sé in modo semplice,
la possibilità di accrescere le conoscenze,
un gruppo di persone con il quale imparare a crescere,
un Maestro -che tale non si definisce- che ci trasmette la sua Arte,
la pazienza per dedicare una parte di sé agli altri…
L‘officina è sempre piena, ed è ovunque…
qui raccogliamo alcuni spunti ed opportunità , incontrate e sperimentate.
Alcuni integrati nella vita,
altri vissuti fino a che hanno esaurito il loro benefico effetto e lasciato lo spazio
ad altre esperienze.
Possibilità… siamo tutti diversi, per ognuno c‘è un tempo ―giusto‖….
Gli strumenti sono sparsi per l‘Armonia e nelle nostre vite
attenzione e vigilanza guidano la scelta delle risonanze autentiche.
Affiniamo il nostro sentire, guardiamo a fondo, tendiamo l‘orecchio,
percepiamo gli odori, sfioriamo le consistenze ….
Metodo e Stile
Percorrere la Via non è semplice. All'inizio abbiamo necessità di dotarci di
strumenti adeguati, da far propri, sperimentandone l'efficacia concreta. Ma
Armonia implica anche Stile: gli strumenti devono consentirci di apprenderlo, o
meglio, ritrovarlo in noi, togliendo il "Velo" che lo cela.
Come proposta di meditazione, alcuni brani tratti da Platone. Li abbiamo
sperimentati con risultati positivi....Se desiderate leggere il testo integrale, fate
riferimento alla Bibliografia ed ai link.
Problemi aperti
Questo è un sito di ricerca, orientato al positivo ed al bene: coloro che lo
curano, è bene precisarlo, sono dei Viandanti, dei ricercatori, a volte
Giardinieri, comunque apprendisti, non Maestri.
Non abbiamo verità preconfezionate, certezze assolute, ne dogmi.
Il che non significa essere "ignavi", ne tantomeno passivi.
Cerchiamo e sperimentiamo, innanzitutto su noi stessi, spesso con difficoltà....
Gli ostacoli fanno parte del cammino, stimolano e fanno da antitodo a false
certezze o approssimazioni di comodo.
Come libera scelta l'essere, sempre e comunque, positivi: non abbiamo
controindicazioni in tal senso.
Nel Cammino, dentro e fuori di noi, cerchiamo di utilizzare al meglio gli
strumenti della discriminzaione e del distacco.
Essere "Osservatori" è impresa ardua, essendo, come siamo, immersi nel
sistema che vorremmo osservare.
In questa sezione cercheremo di riportare, in modo quanto più possibile scevro
da ignavia e protagonismo (tipiche manifestazioni dell'Ego) i dubbi di fondo
irrisolti, scaturiti durante il percorso.
L'Azione positiva è sempre presente, imprescindibile. L'esito, spesso, incerto.
Il problema è duplice:
Esistono reali "Maestri"?
Esistono reali "Discepoli"?
Ovvero, facile trovare chi si ritiene Maestro, facile che desidera essere
Discepolo.
Se fosse così semplice, con tutti i Maestri e discepoli che apparentemente ci
sono in giro, le cose dovrebbero funzionare al meglio, il destino evolutivo
dell'Umanità sarebbe assicurato.
Se la realtà che ci circonda è quella che è, forse qualcosa non sta funzionando.
Abbiamo l'impressione che in molte delle strutture organizzate che sono eredi
della "Tradizione" (ci riferiamo esclusivamente a quelle che in qualche modo
sono legittimate dalla continuità della trasmissione iniziatica, del resto non
intendiamo neanche parlare coerentemente con l'approccio positivo del sito)
continui ad avere il sopravvento l'aspetto organizzativo attinente la profanità
(cariche, gestione amministrativa ed economica).
Non che al loro interno non vi siano esempi significativi di Adepti degli di tale
nome, esempi viventi di come la Via possa realmente condurre
all'Illuminazione....Che quindi rifuggono dalle cariche, dalle prebende, dalle
luci della ribalta...
Già gli Antichi sapevano che un corpo sano e una mente sana si accompagnano ad
una visione positiva della vita e ad una accresciuta vitalità ed armonia.
Possiamo trovare, nelle varie manifestazioni della Tradizione, evidenziato l‘aspetto
della cura dell‘intera persona, corpo ed anima insieme, che costituiva uno stile di vita
―salutare‖.
E possiamo applicarlo, oggi, alla nostra vita, arricchito dei contributi di numerose
ricerche scientifiche.
Un regime alimentare che rispetti le reali necessità -in termini nutrizionali- di ogni
specifico organismo; che sia sufficiente ed adeguato rispetto alla vita che la persona
conduce. Secondo varie ricerche scientifiche di questi ultimi decenni viene
considerata salutare una alimentazione su base prevalentemente vegetale.
Il movimento: dalla corretta postura statica e dinamica, alle camminate di buon passo,
ad una attività fisica costante e continuativa (la ginnastica degli antichi Greci) che
può essere la pratica yoga, nuoto, bicicletta, lo sport che preferiamo.
Una attività "mentale": studio, ricerca, lavoro, impegni nei vari campi in cui
"sentiamo" di realizzarci e di contribuire al nostro ed altrui benessere (che poi
coincidono).
Conoscenza di Sé e sviluppo della coscienza di Sé. Conosci te stesso è anche
conoscere il proprio corpo e ascoltarlo. Allora capiremo anche il perché del ―nulla di
troppo― (scolpito anch‘esso sul Tempio di Delfi).
E‘ quello che stiamo facendo, oggi, nella nostra vita?
Cosa ci frena; quali sono i nostri ―meccanismi psichici‖, le attitudini, l'impronta
caratteriale, gli automatismi e gli schemi appresi?
Quale il nostro atteggiamento prevalente verso la vita?
Divenire consapevoli delle emozioni che ci attraversano troppo spesso
automaticamente, che sorgono dentro di noi come retaggio del passato, reazione al
presente o previsione del futuro. Da attori passivi ad osservatori, coltivando
l'orientamento verso la positività, ed agendo solo quando liberi da reazioni.
La spiritualità come anelito di un corpo libero da affanni e di una mente disciplinata;
a sua volta libera da categorie e dogmi. Una elevazione possibile solo se si sono ben
piantate le proprie radici nel mondo.
Come l‟albero i cui rami sono tanto più rigogliosi e svettanti verso il cielo, verso il
sole fonte di vita, quanto più le radici sono profonde e ramificate nella terra da cui
esso trae l‟altro suo nutrimento. Dall‟unione di alto e basso nasce e scorre al suo
interno la Vita.
La creatività infine è forse la più grande risorsa dell‘ essere umano; essa attraversa
tutta la nostra vita.
Essa è la capacità di creare e ricreare il mondo (come diceva D. W. Winnicott), di
stupirsi e provare meraviglia, come ci accadeva da bambini.
Dovrebbe risuonare come musica di sottofondo dell‘esistenza , che ogni tanto
irrompe con veemenza dando vita a grandi opere d‘arte.
La prima, la più importante: noi stessi!
Ogni giorno della nostra vita può essere un opera d‘Arte; non l‘anelito ad una
perfezione ossessiva ed irraggiungibile, ma l‘espressione della parte migliore di noi,
unendo ―tecnica e fantasia‖.
La creatività la possediamo tutti; nessuno ce lo insegna, pochi la incoraggiano.
Ce l‘abbiamo dentro fin da bambini…poi dove va?
Essa manifesta l‘esistenza di una parte del nostro cervello (l‘emisfero destro) che può
dare armonia e vitalità alla razionalità, al ragionamento, alla tecnica.
Perché creatività è innovare trovando associazioni diverse tra oggetti conosciuti,
trascendere le funzioni imposte, guardare con occhi diversi cose nuove, saper
applicare le esperienze passate a ciò che è nuovo.
Forti dell‘antica Sapienza, spiccare il volo.
Parafrasando M.L.King qualsiasi lavoro un uomo sia chiamato a fare dovrebbe
farlo “…così come Michelangelo dipingeva, o Beethoven componeva, o Shakespeare
scriveva poesie.”
Essa dona leggerezza e fiducia al creatore.
Uno stile di vita salutare ha come elemento fondamentale una corretta nutrizione.
La dieta viene oggi intesa come una restrizione alimentare dalla durata limitata posta
in essere per ottenere alcuni effetti -esclusivamente a livello fisico e sintomatico-
altrettanto limitati e talora reversibili (perdita di peso o in caso di malattie).
Spesso essa viene affiancata solo in modo marginale da attività fisica e supporto
psicologico.
La Dieta nell'antica Grecia era l'insieme delle regole che disciplinavano tutti gli
aspetti della vita quotidiana necessari per mantenere la salute: cura del corpo e cura
dell'anima ("conosci te stesso e abbi cura di te" dicevaSocrate riprendendo
l‘insegnamento degli Antichi riportato sul tempio di Apollo a Delfi).
Essa comprendeva regole alimentari, attività fisica e riposo, attività intellettuale, cura
dell' atteggiamento mentale, gestione delle emozioni, etc.
Anche la moderazione era una regola: μηδὲν ἄγαν, «nulla di eccessivo».
Un nuovo ordine che determinava un cambiamento globale nella propria vita.
Siamo pronti a cambiare?
Più volte al giorno assumiamo alimenti per nutrirci.
Mangiamo per fornire al nostro organismo le sostanze necessarie a mantenerlo in vita
e in salute. Preservandone la complessa struttura, sostenendone le funzioni,
permettendogli di reintegrare le perdite.
E' vero tutto questo?
Vero Nutrimento è ogni sostanza in grado di contribuire all'equilibrio generale del
corpo e della mente, dello spirito.
La mente insieme alle emozioni, e alle abitudini, contribuisce a determinare la
motivazione verso un tipo particolare di cibo e questa può coincidere in misura
maggiore o minore con i reali bisogni nutrizionali dell'organismo.
Il cibo influenza la mente: il funzionamento del cervello è legato a processi
biochimici che si attivano in presenza di specifici Nutrienti.
Mente e corpo sono da sempre collegati.
Un modo di mangiare salutare -nutrirsi consapevolmente- si inserisce
spontaneamente in uno stile di vita altrettanto salutare.
Un punto di partenza
“Mi piace suggerire una dieta a base di alimenti integrali e a base di vegetali.
Con ciò intendo dire verdure integrali che includono molti ortaggi colorati. La
frutta integrale, i cereali integrali e i legumi, il più vicino possibile al modo in
cui sono stati preparati dalla natura, senza aggiungere molto olio, grasso o
zucchero. Credo anche che sia ottimale consumare gran parte del nostro cibo
nella sua forma cruda. Con ciò, sto parlando di insalate, frutta fresca e
verdura fresca….”
T. Colin Campbell
*****
"Essere vegetariani è una scelta che tutti dovrebbero considerare sia per proteggere
la propria salute, sia per senso di responsabilità individuale: per una più equa
distribuzione delle risorse alimentari nel mondo, per la difesa del nostro pianeta e
per evitare le sofferenze cui vengono sottoposti gli animali. lo sono vegetariano da
sempre, o meglio da quando ho iniziato a scegliere la mia alimentazione. Credo che
non si possa mangiare un essere che si ama e trovo incoerente chiunque dichiari di
amare gli animali, ma non esiti a ingoiarli. Su questa posizione molto ha influito la
mia infanzia, trascorsa in una cascina alle porte di Milano. Vivendo insieme agli
animali ho preso presto coscienza che tutti i mammiferi (non solo il proprio cane o il
proprio gatto) sono evoluti, intelligenti, ti riconoscono, ti seguono, ti amano, sono
nevrotici, sono gelosi, hanno comportamenti quasi umani, per cui mi è sempre
sembrato che facessero parte della famiglia. Da allora il pensiero di macellarli è per
me intollerabile. Inoltre sono pacifista; da uomo che ha vissuto la guerra in prima
persona sono diventato intollerante verso ogni forma di violenza, anche quella
perpetrata nei confronti degli animali, che non possono difendersi. Dedicandomi poi
alla ricerca contro il cancro ho scoperto che il consumo eccessivo di carne ed i
grassi di origine animale, oltre a essere all'origine delle malattie più gravi della
nostra era come quelle cardiovascolari, il diabete, l'obesità - può provocare anche
alcune forme di tumore. Addirittura il 30% dei tumori è dovuto a un'alimentazione
troppo ricca di grassi saturi, quelli appunto di origine animale; alcune forme. come
il cancro intestinale, sono poi direttamente correlate al consumo di carne, mentre
altre, come il tumore dell'endometrio sono legate all'obesità. Al contrario frutta e
verdura sono scrigni di preziose sostanze che consentono di neutralizzare gli agenti
cancerogeni, di "diluirne" la formazione e di ridurre la proliferazione delle cellule
malate. Gli antiossidanti in particolare proteggono l'organismo dai radicali liberi,
cioè da quelle molecole che, per la loro instabilità chimica, possono alterare la
struttura delle membrane cellulari e del materiale genetico. Questo spiega il perché
la dieta vegetariana è altamente protettiva nei confronti di molte malattie e perché di
solito i vegetariani vivono più a lungo degli onnivori. Un ulteriore sostegno alla mia
scelta vegetariana viene dalla sua maggiore sostenibilità. Ormai sappiamo che il
consumo di carne è la causa principale dell'ingiustizia alimentare nel mondo, che fa
si che metà del pianeta muoia per poco cibo e l'altra metà muoia per troppo cibo. Nel
mondo 800 milioni di persone soffrono la fame perché gran parte del terreno
coltivabile è dedicato a farvi nascere foraggio e cibo per gli animali da carne. Per
nutrire gli allevamenti a livello mondiale si utilizza quasi il 50% dei cereali, ma gli
animali trasformano in carne da consumare solo il 10% circa del cibo che ricevono.
Un consumo che riguarda una minoranza della popolazione, che eccede nelle
quantità causando danni alla propria salute. La riduzione del consumo di carne, e il
suo progressivo abbandono, è dunque un gesto alla portata di ciascuno di noi, per
contribuire a ridurre la forbice fra fame e opulenza nel mondo, oltre che a
proteggere l'ambiente e rispettare i diritti di tutti gli esseri viventi. Umberto Veronesi
La Dispensa
Dispensa delle 4 stagioni
Il secco da tenere sempre ed usare a seconda dei gusti, dei piatti, del clima.
Si consiglia di usare prodotti da coltivazione biologica.
Dispensa d’Autunno
Fresco di stagione secondo il clima e la regione
Frutta
fichi terminano presto in settembre
uva continua fino ad ottobre novembre
cachi o loti ottobre novembre
mele particolarmente dolci e succose
pere
kiwi
agrumi:
limoni sempre presenti
arance da fine ottobre quelle italiane
mandarini
cedri
avocado
melograno
banane
frutta esotica presente in questo periodo:
mango coltivato; quelli selvatici sono piccoli e la polpa è scarsa
ananas tondo o allungato (provenienza Asia o Africa)
papaya più rara
La qualità della frutta esotica è legata al momento della raccolta e al tipo di trasporto, oltre che al tipo di coltivazione.
Può accadere che venga raccolta acerba e non maturi bene o vada a male ancor prima di maturare.E' consigliabile
almeno acquistarla con certificazione bio
Verdure
pomodori ciliegino, datterino, casalino, da sugo, a grappolo,
etc. peperoni melanzane zucchine romanesche col fiore fagiolini
cetrioli fino ad ottobre
broccoli e cavolfiore presenti dall‟inizio autunno per tutto l‟inverno
carciofi, finocchi e porri da ottobre
cardi e cime di rapa da novembre-dicembre
cipolle
carote, prezzemolo, bietola, ravanelli e insalate tutto l‟anno
verza liscia e riccia cavolo
barbabietole
topinambur
sedano rapa
patate
batata americana rossa
zucca da settembre
verdure a foglia:
cime di rapa, broccoletti
bieta a coste, bietina, bieta rossa,
cicoria
cavolo nero
spinaci da settembre
erbe selvatiche:
ramolaccio, misticanza, cicorietta, menestrella
le insalata sempre presenti:
lollo, gentilina, foglia di quercia e cappuccina le più tenere,
lattuga romana rilassante ottima anche in aggiunta a centrifughe
radicchi, canasta, scarola
le erbe aromatiche fresche:
ultimo basilico, salvia e rosmarino, maggiorana e timo
*** *** ***
Dispensa d' inverno
Fresco di stagione secondo il clima e la regione
Frutta
cachi o loti gli ultimi della stagione
agrumi fino a maggio circa
Arance, Clementine, Limoni, Mandaranci, Mandarini,Cedri Pompelmi
avocado
banane
kiwi
mele
pere
noci, mandorle, pistacchi
Castagne continuano dall'autunno fino a febbraio circa
frutta esotica presente in questo periodo:
mango coltivato; quelli selvatici sono piccoli e la polpa è scarsa
ananas tondo o allungato (provenienza Asia o Africa)
papaya più rara
Verdure
Barbabietole e rape fino a febbraio
carciofi fino a maggio circa cambiando le qualità: dagli spinosi delle Isole ai
"romaneschi" tondi e grossi
broccoli, broccoletti e cime di rapa: foglie e fiori con gambi
commestibili arrivano ad aprile
cavolfiori, cavolo cappuccio, cavolini di Bruxelles
biete e spinaci (ci accompagnano fino a maggio)
cicoria e cicorietta selvatica
finocchi
asparagi le primizie alle soglie della primavera
cipolline fresche cominciano a comparire
porri
zucche
Continuiamo a trovare:
bietola, verze, carote, insalata di ogni tipo (radicchi, valerianella, scarola,
lattughe, indivie, cappuccina, lollo, rughetta coltivata e selvatica, etc.)
patate e patate dolci
ravanelli
Tra le erbe fresche:
prezzemolo, rosmarino, salvia, timo, maggiorana
*** *** ***
Dispensa primaverile
Fresco di stagione secondo il clima e la regione
Frutta
Arance e mandarini almeno per tutto marzo
banane
mele
kiwi
pere
nespole intorno ad aprile
ciliegie, fragole albicocche iniziano a maggio
fichi, prugne, susine si affacciano tra fine maggio e primi di giugno
pesche
melone tarda primavera
frutti di bosco da maggio ad ottobre:
fragoline, mirtilli, lamponi, ribes, more
a seconda delle zone
frutta esotica ancora presente:
mango coltivato; quelli selvatici sono piccoli e la polpa è scarsa
ananas tondo o allungato (provenienza Asia o Africa)
papaya più rara
Verdure
Aglio
asparagi
barbabietole e rape
broccoli, broccoletti, cavoli, verze, cavolfiori in esaurimento
carciofi, cipolline fresche, finocchi, insalate
melanzane, peperoni a metà stagione circa
porri, sedano, carote novelle
ravanelli
zucca cominciano quelle estive
zucchine e fiori di zucca
pomodori
patatine novelle
piselli, fave, fagioli
***
In questa sezione troverete ricette crudiste che hanno come ingredienti:
frutta fresca
verdure
frutta secca dolce
frutta secca oleosa
cereali e pseudocereali germogliati
legumi germogliati
germogli di erbe
Insalate vegane
Queste insalate sono dei Primi Piatti. Le verdure crude, come la frutta
fresca, vengono digerite -dopo una accurata masticazione che le riduce
quasi in crema e le amalgama alla saliva ricca di enzimi- a livello intestinale
dove rilasciano tutti i loro benefici nutrienti. Per tale motivo è
fondamentale che esse siano consumate ad inizio pasto, quando lo stomaco
è ancora vuoto.
Le dosi sono per 1 persona, a meno che non sia diversamente specificato
Insalata Invernale
Ingredienti
Condimento
***
Insalata verza rossa e mela
Ingredienti
Condimento
1 cucchiaio da dessert di senape in grani (senza zucchero aggiunto o
solfiti)
1 cucchiaio grande di succo di limone
3 cucchiai d‘olio extravergine d‘oliva
1 pizzico di sale se serve (la senape contiene sale )
***
L’insalata folle di Amy Webster (Simplement cru)
Ingredienti
Condimento
***
Insalata “profondo rosso con note di verde e bianco”
Ingredienti
Condimento
Con lo Spiralizer fate degli spaghetti di zucca e irrorateli con il succo del
limone; aggiungete 3-4 piccoli pizzichi di sale, un poco di origano e lasciateli
ad insaporirsi, dopo averli girati bene con le mani.
Pelate i casalino e tagliateli a pezzi grossi.
Tagliate a pezzetti sottili la cipolla.
Potete snocciolare le olive o lasciarle intere.
In una tazza fate un‘emulsione di olio, aceto di mele, un pizzico di sale, 4
pizzichi di peperoncino e il resto dell‘origano.
Se la zucca ha rilasciato acqua scolatela e poi conditeli con l‘emulsione olio-
aceto, le olive, i pomodori a pezzi (senza acqua)
Guarnite il piatto con i germogli.
Spolveratelo intorno con origano e peperoncino.
Base
Verdure
Condimento
P.s.:
L‟elenco delle verdure non è tassativo, l‟importante è che ci sia varietà
secondo la stagionalità.
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UTOPIA
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CONTATTI
PRIVACY
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Tritare tutto secondo il proprio gusto e l‘uso: si può ottenere una crema o un
impasto granuloso.
***
Crema o patè di ceci
per 2 persone
Formaggi vegani
Formaggio semplice di anacardi
***
Burro di Anacardi
Questo è un impasto di base che si può usare insieme ad altri ingredienti per
creare dolcetti, cioccolatini, praline.
Oppure per mantecare un risotto o una pasta conditi con vegetali anche crudi.
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Farcia centrale
1 ananas piccolo-medio
1 tazza di anacardi (reidratati per 4 ore)
3 cucchiaini di Psyllium (addensante vegetale)
1 pizzico di sale
Copertura
Tritate con un robot da cucina le noci del Brasile in pezzetti piccoli con la
scorza di limone; unite dopo la banana, il succo del limone e l‘olio di cocco. (si
può unire a mano la crema di banane ben schiacciate con la forchetta).
Mettete la base direttamente nel piatto da dolce aiutandovi, per la forma, con il
cerchio di una tortiera apribile, foderato con pellicola alimentare.
Mettete in frigo a rassodare bene.
Farcia: tritate l‘ananas, compresa la parte centrale, dopo averlo tagliato a
pezzetti, gli anacardi ammorbiditi, lo psyllium, il pizzico di sale.
Mettete in una ciotola nel freezer a rassodare (non surgelare).
Copertura: frullate i cachi con la buccia (ben pulita), lo psyllium e la vaniglia.
Mettete in una ciotola a rassodare bene nel freezer.
Quando le mousse saranno compatte stendetele sulla torta: centralmente la
mousse di ananas, sopra quella di loti. Lasciate un pò di mousse di loti da parte
per rifinire il dolce lateralmente.
Rimettete il dolce intero nel frigorifero, tenendo il cerchio della tortiera fino al
momento di portare in tavola.
Una mezz‘ora prima consigliamo di mettere il dolce nel surgelatore (senza
surgelarlo).
Essendo un dolce a base di frutta fresca va consumato il prima possibile; più si
conserva più nutrienti si perdono.
leggi alla fonte
***
I quadretti crudi di Lea
(da una ricetta originale di Lea Volpe)
Base:
unite i due ingredienti quando ancora il burro di cacao è liquido; quando si sta
rapprendendo stendetelo in una sfoglia di ½ cm. circa di spessore, formando un
rettangolo di (circa) 15cm. x 10cm. Mettete in freezer a solidificare (senza
congelare)
Parte centrale:
6 albicocche reidratate
1 Cucchiaio di uvetta
1 cucchiaino di psyllium
frullate tutto insieme. Spalmate il composto sopra la base in uno strato dello
spessore di almeno 1 cm. Mettete in freezer a solidificare (senza congelare)
Sopra:
Cuocete il riso -dopo averlo ben risciacquato- in un tegame largo con acqua e
brodo vegetale.
Tagliate il fungo "a dadolata", unite l'aglio spremuto e i datterini tagliati a
pezzetti molto piccoli, origano e sale.
Scolate il riso (il grado di cottura dipende dal gusto) e nello stesso tegame
mettete ad ammalvire il condimento per pochi minuti.
Nel liquido che si forma sciogliete bene il burro di canapa.
Amalgamate con il riso e spolverate il piatto con origano e peperoncino.
***
Crema di cavolfiore
Per 2 persone
Sommario
NUTRACEUTICA (o NUTRICEUTICA), una nuova scienza
Bibliografia
NUTRACEUTICA NUTRIGENOMICA ED EPIGENETICA
Bibliografia
I NUTRACEUTI
Prebiotici
Probiotici
Acidi grassi
Metaboliti secondari
Altre sostanze nutraceutiche
Bibliografia
CIBI FUNZIONALI: Origini, Regolamentazione, Health Claims
Origini
La regolamentazione in Giappone
La regolamentazione in Occidente
Health Claims
Bibliografia
CIBI FUNZIONALI O FUNCTIONAL FOOD
Alimenti funzionali
Schema “funzionale”
Bibliografia
INTEGRATORI NATURALI E SUPERFOODS
Normativa relativa agli integratori
Integratori naturali
Superfoods
Bibliografia
PROGETTI EUROPEI E NUOVI SVILUPPI DELLA SCIENZA
Progetti europei
Nuovi sviluppi della scienza
Bibliografia
CONCLUSIONI
Sguardo d‟insieme
Politica economica, ambiente e benessere
Bibliografia
Indice dei nomi
APPENDICE I - MACRONUTRIENTI
APPENDICE II- MICRONUTRIENTI: VITAMINE MINERALI FIBRE
APPENDICE III – ACIDI GRASSI
APPENDICE IV - L‟ACQUA
Estratti
Dal cap.1 - Nutraceutica, una nuova scienza
Un Nutraceutico è un alimento salutare o “alimento-farmaco” (il suffisso “ceutico” sta ad
indicare una funzione benefica sulla salute umana) che associa alle sue caratteristiche nutrizionali
le proprietà funzionali e salutari di altri suoi componenti.
Con tale termine si indicano sia le proprietà nutritive, che le capacità terapeutiche del cibo.
Il suo utilizzo nell‟alimentazione in modo adeguato contribuisce alla prevenzione cosiddetta pro-
attiva.
Ogni alimento ha la sua proprietà “Nutraceutica”.
Si può dunque preservare la propria salute semplicemente mangiando ….”bene”!
Il consumo regolare di frutta e verdura fornisce la maggior parte degli elementi necessari al
normale sviluppo e al mantenimento in buona salute dell'organismo. Numerose
ricerche collegano questi alimenti ad un diminuito rischio di patologie croniche.
Tra i circa 30.000 fitocomponenti identificati nei vegetali, tra i 5.000 e i 10.000 sono presenti negli
alimenti vegetali di uso comune.
È raccomandato da molte parti e in alcuni Paesi anche con pubblicità capillare di assumere
almeno cinque porzioni al giorno di frutta e verdura. Ciò garantirebbe una quota notevole di
fitocomponenti Nutraceutici (5).
(ad esempio: nella capitale francese, per le strade e nei metrò, vi sono cartelloni pubblicitari che
ricordano questa regola di salute sia sotto forma di messaggio unico, sia come “sottotitolo” a
pubblicità di altri cibi meno salutari).
Una dieta varia ed equilibrata consente di introdurre i principali Nutraceuti necessari per il
buon funzionamento ed il benessere generale della persona.(op, cit. pg.3)
.......
DI QUALE CIBO PARLIAMO?
Novel foods o cibi nuovi: cibi o ingredienti di cibi non utilizzati in quantità significative per
abituale consumo o prodotti con procedimenti che comportano una significativa modificazione
nella loro composizione o nel valore nutrizionale o ancora nell‟utilizzo previsto.
Per il Regolamento CE 258/1997, in vigore dal 15 maggio 1997, i Novel Foods sono alimenti o
ingredienti non commercializzati o non usati nella CE prima del 15 maggio 1997.
Quella dei Novel Food è una categoria eterogenea in relazione alla novità proposta; l‟unico
denominatore comune è rappresentato dalla mancanza di storia di consumo. Il regolamento è
stato introdotto per accertare la sicurezza di nuove sostanze proponibili come alimenti o
ingredienti alimentari (13).
La norma sui novel foods è finalizzata ad accertare solo la sicurezza dei prodotti, mentre la
rivendicazione degli effetti fisiologici o delle proprietà salutistiche passa attraverso l‟applicazione
del Regolamento 1924/2006 sui claims (descrizione degli effetti del cibo).
Esempi di decisioni favorevoli sui Novel Food
Polpa disidratata del frutto del Baobab;
Bevande di riso addizionate di fitosteroli e fitostanoli;
Acido linoleico coniugato CLA come ingrediente;
Preparati a base di frutta prodotti mediante pastorizzazione ad alta pressione (8 Kbar per 6
min. a 20°C invece che 85°C per 10 min.);
Succo di noni (frutto di Morinda citrifolia): i dati disponibili depongono per l’accettabilità del
succo, ma non per particolari effetti benefici, superiori a quelli di altri succhi di frutta;
Licopene< >: preparati da varie fonti come nuovi ingredienti;
Bibliografia
Salute
G. Canguilhem, Il normale e il patologico, 1998, Biblioteca Einaudi
G. Canguilhem ,Sulla medicina Scritti 1955-1989, Piccola Biblioteca Einaudi,
Filosofia, Torino 2007
Delio Salottolo, Etiche, Per una Critica della ragion medica,Alcune note a
partire dagli scritti sulla medicina di Canguilhem
Stefania Consigliere, recensione di Georges Canguilhem, Il normale e il
patologico, Torino,Einaudi, 1998
Editorial What is health? The ability to adapt. Lancet 2009; 373: 781.
Link
Alimentazione Vegetale
Chef
http://www.matthewkenneycuisine.com
http://matthewkenneycuisine.tumblr.com
http://www.rawfoodrecipes.com
http://www.crudessence.com
http://www.nudocrudo.net
www. cacaopuro.com
www.detoxyourworld.com
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Frequenze e Vibrazioni
432Hz la musica rigenerante
Il suono, in tutte le epoche, è stato riconosciuto come una modalità di guarigione.
I suoni della natura sono accordati a 432 Hz e non a 440 Hz come la musica che solitamente
ascoltiamo.
Mozart e Verdi componevano e accordavano i loro strumenti a 432 Hz.
Gli Stradivari erano intonati a 432 Hz.
La frequenza a 432 Hz, usata dai più grandi compositori quali Mozart e Beethoven...ma anche i Pink
Floyd, risulta essere molto più piacevole e tocca con maggior precisione i punti sensibili del nostro
cervello rispetto al diapason, ormai universale, a 440-441 Hz. Agisce infatti da agente rilassante,
calmante, meditativo, antistress.
Le onde Alfa sono stimolate positivamente da frequenze a 432 Hz, favorendo così un equilibrio tra i due
emisferi cerebrali.E' efficace in caso di ansia, stress ed insonnia.
La frequenza 432, è alla base di tutta la creazione e tutte le altre frequenze in Natura, le ruotano
intorno.
Stimola la produzione di serotonina e riduce gli sbalzi d'umore, generando effetti positivi quali:aumento
energia positiva,ottimismo,sensazione di benessere,espansione della coscienza con intuizioni mentali e
spirituali,eliminazione graduale di microonde da telefonini,ripetitori,satelliti artificiali,ecc.
In particolare, le musiche a 432 Hz con l'aggiunta di battiti binaurali a 8 Hz, svolgono un'azione
specifica per la sincronizzazione graduale dei due emisferi cerebrali.
Ascoltate e provate voi stessi!!!
Onde delta
Hanno una frequenza tra 0,1 e 3 Hz e sono associate al più profondo rilassamento
psicofisico. Le onde cerebrali a minore frequenza sono quelle proprie della mente
inconscia, del sonno senza sogni, dell'abbandono totale. In questo senso vengono
prodotte durante i processi inconsci di auto generazione e di autoguarigione.
Il fenomeno della risonanza
Nel 1665 il fisico e matematico olandese Christiian Huygens, tra i primi a postulare
la teoria ondulatoria della luce, osservò che, disponendo a fianco e sulla stessa
parete due pendoli, questi tendevano a sintonizzare il proprio movimento
oscillatorio, quasi <volessero assumere lo stesso ritmo>. Dai suoi studi deriva quel
fenomeno che oggi chiamiamo 'risonanza'. Nel caso dei due pendoli, si dice che uno
fa risuonare l'altro alla propria frequenza. Allo stesso modo e per lo stesso principio,
se si percuote un diapason, che produce onde alla frequenza fissa di 440 Hz, e lo si
pone vicino a un secondo diapason 'silenzioso', dopo un breve intervallo
quest'ultimo comincia anch'esso a vibrare. La risonanza può essere utilizzata anche
nel caso delle onde cerebrali. Studi che si sono serviti dell'elettroencefalogramma
hanno mostrato un’evidente correlazione tra lo stimolo che proviene dall'esterno e le
onde cerebrali del soggetto in esame. Inizialmente, le ricerche in questo campo
utilizzavano soprattutto la luce; poi, si è passati ai suoni ed alle stimolazioni
elettromagnetiche. Ciò che si è osservato è che se il cervello è sottoposto a impulsi
(visivi, sonori o elettrici) di una certa frequenza, la sua naturale tendenza è quella
di sintonizzarsi. Il fenomeno è detto 'risposta in frequenza'. Per esempio, se l’attività
cerebrale di un soggetto è nella banda delle onde beta (quindi, nello stato di veglia)
e il soggetto viene sottoposto per un certo periodo a uno stimolo di 10 Hz (onde
alfa), il suo cervello tende a modificare la sua attività in direzione dello stimolo
ricevuto.
Il soggetto passa dunque ad uno stato di rilassamento proprio delle onde alfa.
I due emisferi cerebrali
Il cervello umano è suddiviso in due emisferi:
Destro:- sintetico (comprende l'insieme delle parti), concreto, spaziale (coglie le
relazioni nello spazio), intuitivo (usa sensazioni e immagini), analogico (usa le
metafore), irrazionale, olistico (percepisce le strutture di assieme), atemporale e
non-verbale. E' la sede delle attività creative, della fantasia.
E sinistro:- E' analitico (comprende i dettagli), astratto (giunge all'interno, partendo
dal dettaglio), lineare (lavora in ordine sequenziale), Logico, numerico, razionale,
simbolico, temporale, verbale. E' la sede di - di tutte quelle attività che coinvolgono il
linguaggio, la scrittura, il calcolo.
I due emisferi sono uniti da una lamina orizzontale di fibre nervose, il cosiddetto
<corpo calloso>. Ogni emisfero ha competenze proprie: l'occhio sinistro, l'orecchio
sinistro e tutta la parte sinistra del corpo sono connesse all'emisfero destro; l'occhio
destro, l'orecchio destro e tutta la parte destra del corpo sono connesse all'emisfero
sinistro. I due emisferi, poi, funzionano in modo diverso; elaborano, cioè, tutti i
processi informativi, secondo modalità distinte. Per come si è finora strutturata, la
nostra società da' una maggiore rilevanza alle modalità di pensiero dell'emisfero
sinistro, tanto che fino a poco tempo fa i neurologi definivano <minore> l'emisfero
destro. Ma, una visione più bilanciata delle due componenti, un maggiore equilibrio
tra le funzioni, un’armonia tra razionalità e fantasia è ciò che, oggi, forse, l’umanità
necessita con più urgenza. Uno strumento semplice ed efficace per riequilibrare il
potere dei due emisferi cerebrali è il suono Come abbiamo visto, ogni attività
cerebrale emette onde particolari, che possono entrare in risonanza con le onde
sonore esterne. In questo modo il cervello viene 'veicolato' attraverso il suono,
stimolato a sintonizzarsi su una frequenza (e quindi sull’attività cerebrale che le
corrisponde), portato a funzionare come un insieme.
Consigli per l'ascolto
E' obbligatorio usare le cuffie stereo per l'ascolto del brano, infatti l'induzione di
onde alfa, come spiegato sopra, funziona con la differenziazione netta delle diverse
frequenze ascoltate da un orecchio separatamente dall'altro.
Se si ascolta il brano con le casse del computer l'orecchio destro percepirà entrambi
i suoni, e così il sinistro, quindi non avremo più una differenziazione netta delle
frequenze e l'effetto sarà nullo.
Tenere un volume medio-alto, in modo che le onde vibratorie si possano sentire
chiaramente ma che allo stesso tempo non diano oppressione ai timpani o senso di
fastidio.
E' importante che dalla scheda sonora vengano tolti tutti gli effetti di ambiente,
spaziali, 3d e cose del genere, in quanto simulano, alterando il suono originale,
delle ambientazioni particolari, che possono compromettere l'effetto delle onde alfa.
E' da evitare assolutamente l'ascolto durante attività che richiedono molta
attenzione; per esempio, mentre si è alla guida dell'automobile o si è al controllo di
sistemi di sicurezze e cose del genere.
I brani:
Le onde cerebrali hanno una frequenza che l'orecchio umano non coglie. Ma,
l'avvento dell'elettronica e dell'informatica applicata al settore musicale ha dato la
possibilità di utilizzare tali frequenze, veicolandole attraverso onde sonore.
Nei brani viene utilizzata una particolare tecnica, chiamata ritmo biauricolare, che
opera in questo modo: se l'orecchio sinistro viene stimolato con un suono portante
alla frequenza, poniamo, di 500 Hz (Hertz) e l'orecchio destro con uno a 510 Hz, la
differenza di 10 Hz viene percepita dal cervello (e solo dal cervello, perché è una
frequenza che sta la di fuori dello spettro sonoro).
Il cervello è così stimolato ad entrare in risonanza con il 'ritmo biauricolare' di 10 Hz
(onde alfa) e, di conseguenza, con l'attività corrispondente: rilassamento, calma,
tranquillità.
Le onde alfa accentuano la concentrazione e favoriscono la meditazione.
Onde Oceaniche
Questo brano ha come sottofondo l'infrangersi delle onde dell'oceano sugli scogli e
sulla spiaggia.
L'ascoltatore non entra immediatamente in uno stato di stimolazione costante di
onde alfa ma vi è accompagnato in modo naturale; il brano inizia con onde alfa alla
frequenza superiore, cioè quella vicina alla veglia in allerta, e piano piano
diminuiscono di frequenza fino ad arrivare ad un'induzione di profondo
rilassamento. "
Premi qui per collegarti e scaricare il brano dalla fonte (www.guruji.it)
http://www.guruji.it/areaftp/ondealpha/alpha.mp3
Onde oceaniche
Cascate d'Acqua
Questo brano ha una particolarità molto interessante; durante l'ascolto del file si
percepisce, sempre più presente, un fragore di grandi acque scroscianti che
proviene dall'interno della testa dell'ascoltatore; come se ci si trovasse di fronte ad
un immensa cascata, ma che questa fosse all'interno della testa di chi ascolta. Per
avere questo effetto è obbligatorio l'utilizzo delle cuffie stereo.
Il livello di onde alfa è molto potente e di bassa frequenza, porta l'ascoltatore ad
uno stato molto profondo di coscienza.
Premi qui per collegarti e scaricare il brano dalla fonte (www.guruji.it)
http://www.guruji.it/areaftp/alphacascate/alpha_cascate.mp3
Cascate d'acqua
Psicobiorisonanza
In questa sezione ospitiamo i contributi di Francesca Romano, Maestra di
Canto, che ha sviluppato il metodo della Psicobiorisonanza.
I testi inseriti in questa sezione sono soggetti a copyright, gli stessi comunque
sono liberamente scaricabli o altrimenti utilizzabili con il vincolo relativo alla
citazione della fonte.
Per un'introduzione alla tematica è possibile consultare il testo:
"Iniziazione alla voce-terapia. La voce educa la mente e il corpo canta" edito
dalle Mediterranee, citato nella sezione link e bibliografia.
Le logoterapie e le modalità per l'educazione della parola e del canto spesso non
riescono a rimuovere alcuni impedimenti psicofisici alla corretta emissione del
suono.
Se la sonorità fisica viene liberata da contrazioni e costrizioni, può esprimere
appieno tutte le sue potenzialità e offrire a qualsiasi persona effetti benefici,
eliminando difficoltà, traumi e finanche mutismi.
Ritrovare o scoprire la propria voce, parlare con un timbro piacevole, cantare
incantando, eliminando difficoltà, limiti, esercizi avvilenti, traumi e anche
mutismi.
Spingersi quindi oltre le logoterapie e le tecniche di educazione alla parola e al
canto, rimuovendo gli impedimenti psicofisici alla corretta emissione del suono
vocale.
La sonorità fisica, liberata da contrazioni e costrizioni, può esprimere appieno
tutte le sue potenzialità. Non educare il corpo, lasciare invece che esso liberi la
mente, attraverso pratiche innovative ed efficaci che consentono di utilizzare
appieno le potenzialità del corpo, cassa di risonanza della voce umana.
© Francesca Romano
Osservare
Giocare con il modo di stare nello spazio
Ascoltare la propria risonanza
Riscoprire la propria natura fatta di ossa, acqua, aria attraverso i quali passano
le vibrazioni del suono.
Ritrovando il proprio equilibrio strutturale e psichico: hara......
Bibliografia e Link
Francesca Romano," Iniziazione alla Voce-terapia" , la voce educa la mente e
il corpo canta, Iniziazione, Mediterranee, Roma 2010
http://www.francescaromano.net
https://www.youtube.com/watch?v=M8NKvNGdQOk&feature=youtu.be
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STILE DI VITA E NUTRIZIONE
SUONO, VOCE, VIBRAZIONE
EVOLUZIONE DELLE SCIENZE
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ARTE
TRADIZIONE E SISTEMI FILOSOFICO RELIGIOSI
YOGA
LE PERLE SUL SENTIERO
UTOPIA
CODICE ETICO
CONTATTI
PRIVACY
DISCLAIMER
* Il matematico e crittografo inglese Alan Turing fu probabilmente il primo ad anticipare negli anni
‘50 questo concetto poi sviluppato da E. Lorenz.
"Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato,
potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo
un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza.‖ (Alan Turing, Macchine calcolatrici ed
intelligenza, 1950)
*****
Pensiamo di fare una cosa gradita indicando alcuni link di You tube dove
potrete accedere a delle presentazioni di base sui temi di questa sezione:
Materia ed energia parte prima
Materia ed energia parte seconda
Oltre la materia... tutto è energia parte prima
Olre la materia... tutto è energia parte seconda
Principio di indeterminazione di Heisenberg
Niels Bohr e la fisica quantistica parte prima
Niels Bohr e la fisica quantistica parte seconda
per chi volesse approfondire (il video sono in inglese):
Quantum Entanglements
Einstein's General Theory of Relativity
Per proseguire nella sezione, seleziona gli argomenti sulla colonna di destra,
oppure....
Pnei:psico-neuro-endocrino-immunologia
Dopo la psicosomatica che aveva sottolineato la relazione reciproca tra corpo e
psiche, la psiconeuroendocrinoimmunologia o PNEI, ha avviato lo studio e la
scoperta delle più specifiche interconnessioni tra il sistema nervoso,
l‘endocrino e l‘immunitario, e tra questi e la psiche.
La nostra identità organica, psichica, emozionale.
E‘ stato un punto d‘arrivo per la scienza occidentale: finalmente l‘organismo
umano è stato considerato come un sistema complesso formato da tante ―parti‖
o sottosistemi in continua e vitale relazione tra di loro e con l‘ambiente esterno.
In che modo modo la mente e il corpo si influenzano reciprocamente?
Come funziona il rapporto tra emozioni e il loro substrato biochimico?
Biologia e Nutrigenomica
Ambiente=responsabilità. Geni=fatalismo
―La vita della cellula è controllata dal suo ambiente fisico ed energetico e non dai
suoi geni. I geni sono solo dei programmi utilizzati per costruire le cellule, i tessuti e
gli organi, l‘ambiente si comporta come un ―appaltatore‖ che legge e decide di
impiegare determinati programmi genetici, ed è il vero responsabile del carattere
della vita cellulare. E‘ la consapevolezza che una cellula individuale ha
dell‘ambiente, e non i suoi geni, che mette in moto i meccanismi della vita.
…se ogni cellula individuale è controllata dalla propria consapevolezza
dell‘ambiente, la stessa cosa vale per l‘essere umano composto di miliardi e miliardi
di cellule. Così come avviene per una cellula individuale, il carattere della nostra vita
non è determinato dai nostri geni, ma dalle risposte agli stimoli ambientali che
azionano la vita…..‖
(“La biologia delle credenze” di Bruce Lipton).
Nutrigenomica
La nutrigenomica studia il modo in cui la nutrizione interagisce col genoma
influenzando l‘espressione dei geni senza modificarne la sequenza.
In particolare la nutrigenomica considera gli effetti delle molecole degli
alimenti sui geni e di conseguenza sulla salute.
Il DNA viene influenzato ma non vi è mutazione genetica.
L‘ambiente in genere –fattori nutrizionali, stressors di vario tipo ed
inquinamento -e la nutrizione in particolare determinano modificazioni
chimiche del gene che a loro volta possono portare a mutamenti
nell‘espressione genetica.
La ricerca scientifica ha evidenziato come vi sono due fattori, due processi, che,
seppur agendo con meccanismi diversi, sono alla base della maggior parte delle
patologie croniche:
stress ossidativo
infiammazione cronica
Biologia e Nutrigenomica
Ambiente=responsabilità. Geni=fatalismo
―La vita della cellula è controllata dal suo ambiente fisico ed energetico e non dai
suoi geni. I geni sono solo dei programmi utilizzati per costruire le cellule, i tessuti e
gli organi, l‘ambiente si comporta come un ―appaltatore‖ che legge e decide di
impiegare determinati programmi genetici, ed è il vero responsabile del carattere
della vita cellulare. E‘ la consapevolezza che una cellula individuale ha
dell‘ambiente, e non i suoi geni, che mette in moto i meccanismi della vita.
…se ogni cellula individuale è controllata dalla propria consapevolezza
dell‘ambiente, la stessa cosa vale per l‘essere umano composto di miliardi e miliardi
di cellule. Così come avviene per una cellula individuale, il carattere della nostra vita
non è determinato dai nostri geni, ma dalle risposte agli stimoli ambientali che
azionano la vita…..‖
(“La biologia delle credenze” di Bruce Lipton).
Nutrigenomica
La nutrigenomica studia il modo in cui la nutrizione interagisce col genoma
influenzando l‘espressione dei geni senza modificarne la sequenza.
In particolare la nutrigenomica considera gli effetti delle molecole degli
alimenti sui geni e di conseguenza sulla salute.
Il DNA viene influenzato ma non vi è mutazione genetica.
L‘ambiente in genere –fattori nutrizionali, stressors di vario tipo ed
inquinamento -e la nutrizione in particolare determinano modificazioni
chimiche del gene che a loro volta possono portare a mutamenti
nell‘espressione genetica.
La ricerca scientifica ha evidenziato come vi sono due fattori, due processi, che,
seppur agendo con meccanismi diversi, sono alla base della maggior parte delle
patologie croniche:
stress ossidativo
infiammazione cronica
Bibliografia
Coscienza
con la ―C‖
preesistente al cervello, al di là della mente, oltre i pensieri,piano ―metafisico‖;
coscienza cosmica, proprietà dell‘intero Universo,
già presente in ogni essere a livelli diversi, in ogni parte dell‘essere;
espansa e totale, ma velata dagli schemi appresi, dal rumore dei pensieri.
Consapevolezza
conoscere e prestare attenzione a ciò che si fa mentre lo si sta facendo, attimo
per attimo, senza valutazioni;
presenza dell‘unitàmente-corpo-spirito nel qui e ora; chiara comprensione,
autocoscienza.
Per proseguire nella sezione, seleziona gli argomenti sulla colonna di destra,
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Verso la Bellezza
Quando in noi si arrende la dualità discriminante sorge la consapevolezza che si
affida, senza preferenze, come onda del mare, alla vita.
Un invito a raccogliere e riunire i frammenti d'anima che ci siamo persi tra le asperità
dell'esistere sopravvivendo tuttavia sin qua!
Ma se si rimane intrattenuti e governati dai nostri tanti "Io" è come essere nati solo
biologicamente.
Questo percorso è un procedere verso la "Bellezza" per manifestare quanto la Vita
attende da ognuno di noi!
E' una condivisione rivolta a chi ne custodisce già tutto l'anelito nel proprio intimo.
E' un percorso dalla sapienza alla saggezza.
E' un "viaggio" dialettico e intenso che ci consentirà di disincagliare le nostre
ricchezze per procedere verso il nostro Essere reale.
Anima Mundi
Ospitiamo un contributo che ci è stato offerto, con questa premessa:
Seguire un percorso di viandante pieno di domande, piuttosto che di certezze, comporta una forte
ritrosia alla comunicazione scritta, ritenuta limitativa rispetto alla comunicazione diretta, meglio
se non verbale. L‟approssimazione più vicina alla condivisione di uno stato “sub-specie
interoritatis”, senza alcuna pretesa di assegnarle un valore assoluto, è quella “Bocca-Orecchio”.
Ulteriore ritrosia è quella a “personalizzare” l‟opera svolta, sempre incompiuta: è un‟illusione
fuorviante ritenerci “possessori” del pensiero espresso: ogni sua manifestazione è il risultato
soggettivo dell‟espressione di molteplici significati che “non appartengono” al singolo, bensì
all‟ambiente in cui ci si trova, che ne è il vero portatore, in quanto legittimo “Tesoriere”.
*** *** ***
Anima mundi. Ritorno dall’esilio?
Riflettere e meditare sull‘Anima Mundi (sarebbe forse più efficace l‘espressione ―Anima
del Cosmo‖, se non altro per evitare il rischio di essere travisati ed omologati ad un approccio neo-
panteistico oltremodo fuorviante) è impresa ardua. In primis per un semplice fatto ―operativo‖, di
scelta del modo in cui comunicare uno ―stato dell‘Essere‖ che si ritiene inesprimibile.
Il primo ostacolo è trovare una risposta al quesito: una dissertazione teorica, pur con le
migliori intenzioni, può essere effettivamente proficua e di ausilio, nell‘attuazione dell‘opera di
trasmutazione esistenziale?
Quello cui rimanda l‘espressione Anima Mundi, in effetti, non è forse uno stato dell‘Essere,
intermedio tra i ―Piccoli Misteri‖ (primo ―solve et coagula‖ finalizzato al ―Nosce te ipsum‖) ed i
―Grandi Misteri‖ (ultimo ―solve et coagula‖ di compimento dell‘Opera di reintegrazione nell‘Uno –
Sommo Bene)?
E‘ possibile esprimersi su Anima Mundi senza aver completato, non solo formalmente, la
purificazione dai vizi e l‘interiorizzazione delle Virtù? Come evitare di esporre un astratto concetto
teorico, avulso dal risultato di una necessaria trasformazione interiore?
Sotto questo profilo, ―Anima mundi‖ non è comunicabile né spiegabile, solo condivisibile
tra coloro che sono prevenuti a ―gustarne il sapore‖, da coloro – se ve ne sono – che sono già
passati oltre e che, in uno stato di contemplazione, con silenziosa benevolenza, ricolmi di
misericordia, alimentano la nostra speranza.
Per evitare ogni equivoco, chi scrive non è tra essi, ne consegue che non avrebbe il diritto di
dissertare sull‘essenza ciò che non è vissuto. Resta il desiderio, se non la presunzione, di essere tra
coloro che forse vi ci stanno avvicinando, attratti dall‘Ispirazione che ne fa percepire, sia pure in
modo oscuro e sfuggente un vago ―sapore‖.
Se tali dubbi e premesse hanno un fondamento, prima di andare oltre ed avventurarci in terre
sconosciute, indispensabile un ―lavoro a specchio‖ chiedendoci con sincerità:
Non siamo sempre pronti a stigmatizzare le imperfezioni altrui, mai le nostre, prigionieri
nella Torre dell'io, spesso convinti di essere cambiati, mentre siamo solo imbalsamati, nel Dogma
della nostra Esistenza? Dogma dell‘Io‖, che desidera prendere, mai donare?
Lo scopo dell‘opera non è forse quello di riuscire finalmente a vedere intorno a noi solo e
sempre Fratelli e Sorelle da Amare come e più di noi stessi, ricambiati dello stesso Amore?
Forse è questa la via? Trasmutare l'io in un Se, per poi fondersi nell'Uno.
Come operare affinché ciò avvenga? L'Anima Mundi, in anagogia con la Shekinah (o tutti
gli altri nomi equivalenti con cui la Tradizione la chiama), è ―in esilio‖. A noi il compito di ―farla
tornare‖ ricomponendo i frammenti scissi in cui ci manifestiamo.
Nella consapevolezza dei nostri limiti attuali, possiamo operare soltanto ad un livello più
basso, coerente con lo stato dell‘essere in cui ci dibattiamo. Il presente scritto, pertanto, senza
alcuna pretesa di organicità, è un tentativo di riproporre alcuni frammenti di autori che, nell‘ambito
della Tradizione occidentale, dopo Platone, hanno ―vissuto‖ l‘Anima Mundi, quindi - come
susseguenza - scritto su di essa legittimamente, con conoscenza diretta. Elemento comune a tutti, di
là dalle forme storicamente determinate, è il ruolo di ―testimoni‖ della possibilità del percorso
iniziatico avente come meta la reintegrazione. I frammenti che si propongono alla riflessione sono
sia di Opere scritte sia di Opere figurative, entrambi ritenuti essenziali per i reciproci rimandi e
allusioni. Essendo l‘immaginario ―centro‖ di questo contributo coincidente con Macrobio, si
suggerisce un contemporaneo ascolto delle arie del ―Sogno di Scipione‖ di Mozart, meglio se con il
libretto a portata di mano; la magia delle voci femminili che cantano della pietra, dell‘acqua e del
vento è già ―oltre‖.
Anima mundi è in esilio?
L‘ipotesi che si formula è che l‘Anima Mundi sia ―in esilio‖, percepito nella manifestazione
attraverso delle ―fluttuazioni‖ forse identificabili lungo la linea del tempo profano che ―scorre‖. Nel
divenire, storicamente determinato e attinente lo stato dell‘essere più grossolano, si alternano
momenti di disvelamento ad altri di occultamento del significato simbolico, ma ancor più
anagogico, dell‘Anima Mundi. A supporto di tale ipotesi, saranno proposti alla riflessione alcuni
testi ed immagini che, a partire da Platone, arrivano ai nostri tempi, esprimendosi a volte in modo
esplicito e netto, altre volte in modo velato.
Prima di procedere oltre nel lavoro di ricerca/proposta, si ritiene doveroso esplicitare, per
averli sempre ben presenti, alcuni rischi incombenti, tipici delle espressioni scritte basate su ―dati
storici‖. Innanzitutto occorre superare il vezzo di utilizzare il pensiero per categorie, oltrepassare
l‘erudizione sterile, avere consapevolezza che di alcuni argomenti indissolubilmente legati agli stati
dell'Essere individuali (comuni alle varie "Vie" dell'unica Tradizione: alchimia, qabalah e sufi, ma
anche tao e advaita vedanta) non è possibile parlare.
Ogni ricercatore in cammino, non dovrebbe rispettare il dovere esistenziale di esprimersi
esclusivamente di ciò che ―E‘‖ effettivamente vissuto?
Al riguardo ci soccorrono metodologicamente due pensatori che si collocano in prossimità
storica del punto culminante di quello che si propone alla meditazione come ―ultimo esilio e
occultamento‖ forzoso di Anima Mundi, avvenuto intorno al 1618-20.
Iniziamo con Cartesio, che in apertura della ―prima meditazione‖, evidenzia il dubbio posto
alla base delle sue riflessioni:[1]
“Già da qualche tempo, ed anzi fin dai miei primi anni, mi sono accorto di quante falsità ho
considerato come vere, e quanto siano dubbie tutte le conclusioni che poi ho desunto da queste
basi; ho compreso dunque che almeno una volta nella vita tutte queste convinzioni devono essere
sovvertite, e di nuovo si deve ricominciare fin dai primi fondamenti, se mai io desideri fissare
qualcosa che sia saldo e duraturo nelle scienze.”
Anche Leibniz, nel suo ―Dialogo tra un uomo politico e un ecclesiastico‖ [2], ci viene in
ausilio, mettendoci in guardia dal rischio sempre incombente di confondere l‘erudizione con la
Sapienza:
“Il che viene dal fatto che non trattiamo la maggior parte delle questioni se non per divertimento o
per esibirci, non per arrivare ad una conclusione che possa avere una qualche influenza nella
pratica della vita. Così come quelli che fanno filosofia nelle scuole disputano delle virtù, dei vizi e
delle passioni, senza che ciò li tocchi minimamente.”
Infine sull‘impossibilità che in un convegno o in un lavoro scritto si possa comunicare "sub
specie interioritatis"[3],così come operare la "Rimembranza", giova
rammentare Gemisto Pletone che, in risposta alle critiche sulle dottrine non
scritte di Platone[4], chiarisce il modus operandi proprio degli Iniziati:
“A Scolario che accusava Platone di non aver sistematicamente esposto una compiuta dottrina,
Gemisto rispondeva: C‟è tuttavia una cosa che, tra tante altre, ti sfugge: non è per mancanza di
conoscenze che Platone non ha scritto niente sulle scienze, è perché egli stesso e prima di lui i
Pitagorici giudicavano cosa buona non scrivere su tali questioni, ma trasmetterle oralmente ai loro
discepoli, col pensiero che costoro sarebbero stati più saggi se avessero ritenuto tali scienze nella
loro anima e non nei libri; perché quanti credono di possederle nei libri non si danno cura di
possedere le scienze, in modo continuativo, nell'anima.”
Allora, "Di Platone non immemori", parafrasando la felice espressione di Moreno Neri riferita
ad Arturo Reghini, tentiamo di raccogliere alcuni frammenti di un filo d'oro smarrito, senza il quale
difficilmente possiamo osare sperare di trasmutarci in amorevoli giardinieri capaci di seminare e
alla fine raccogliere le tre mele dell'oro dei filosofi.
Il punto di partenza è il Platone del Timeo[5],
che pur non essendo oggetto di
trattazione, è posto a base e fondamento, insieme al Plotino delle Enneadi [6],
dell‘intero lavoro.
Platone: "Così, secondo un ragionamento probabile, si deve dire che questo mondo è un essere
vivente, dotato di anima e d‟intelligenza, generato ad opera della Provvidenza di Dio”(Timeo, cap.
30, 68, pg 91)
Plotino: ―L'Anima, dunque, essendo una per sé comparte l‟unità ad altri, ma anch‟essa la riceve
da un altro” (Enneadi, VI, 9, , pg 1339)
Dopo Platone, verso il primo occultamento ed esilio. Proclo
La Sapienza di Platone trova un tardo, originale epigono in Proclo, che ne testimonia
esplicitamente la vitalità.
Proclo fa riferimento innanzitutto al Timeo: l'anima appartiene allo stesso livello ontologico-
gerarchico delle realtà matematiche (anch'essa, soprattutto l'anima del mondo, ha una valenza
matematico-geometrica) ed è prodotta dall'unione di Uno e Molti (Proclo riprende la dottrina
platonica della fusione di diversi elementi; cfr. Timeo, 34a-36d).[7]
ribadito il vertice ultimo rappresentato dall‘Uno-Bene:
“Bisogna quindi dire che gli dei sono privi di malvagità. Bisogna ricordare infatti anche che la
condizione divina è fondata per gli dei stessi sul bene. Come infatti le anime singole derivano
dall'anima universale e gli intelletti particolari dall'intelletto perfetto, così dal primo bene e meglio
ancora - se ci si può esprimere così – dalla stessa bontà e dall'unità di tutti i beni discende la
molteplicità dei beni assolutamente primi, per i quali l'essere coincide con il bene e l'uno.”[8]
nonché la susseguente Opera del Demiurgo rispetto all‘Anima Mundi:
“Ed inoltre il Demiurgo stesso, nella produzione dei generi che vengono dopo di lui, al
contempo è per essi principio causale di unità ed è anche originatore delle divisioni di ogni sorta.
In effetti, dopo aver realizzato l'anima come un unico intero, la distingue in parti e potenze
multiformi; e proprio in riferimento ad esso Platone stesso non ha disdegnato di chiamare
"sezionamenti" queste distinzioni e queste divisioni essenziali: «da li ancora sezionò delle parti e le
pose nello spazio intermedio tra le prime». E di nuovo tra quelle ulteriormente divise: «E cosi la
mescolanza, dalla quale aveva ricavato queste sezioni, a questo punto l'aveva utilizzata per
intero».”[9]
Ci offre un‘interpretazione di notevole fascino, laddove rende esplicita una ―triade‖ tutta al
femminile, che meriterebbe una trattazione a parte per le dirompenti implicazioni che contiene:
“Tre dunque sono queste monadi generatrici di vita, Artemide, Persefone e la nostra signora e
padrona Atena; e la prima è sommità di tutta quanta la triade, che converte verso se stessa la terza
monade, la seconda è potenza vivificante dell'universo nella sua totalità, la terza infine è intelletto
divino e incontaminato, che comprende in un'unità la totalità delle virtù; in ogni caso Timeo mette
in luce ciò, chiamando Atena «amante del sapere», in quanto è ricolma di conoscenza intellettiva e
di vera sapienza, ed «amante della guerra», in quanto causa della potenza incontaminata e
protettrice del coraggio in tutte le sue forme; e a sua volta , lo Straniero di Atene <mette in luce
ciò>, appellandola «core» nel senso di "vergine" ed in quanto è pura da ogni forma di conversione
verso l'esterno.”…. D'altra parte il fatto di «entrare in contatto con ciò che è mosso» e con
l'ambito della generazione, dovrebbe essere in modo specifico il carattere proprio di un'anima: in
effetti quest'ultima è colei che viene a conoscere tutto ciò che è generato, ha diretta comunione con
esso ed entra in contatto in qualche modo con esso che è soggetto ad un continuo movimento. [10]
In vista dell’esilio. Macrobio ed il Sogno di Scipione.
Se a Proclo, pur in un periodo di crisi dell‘Impero, era stato consentito esprimersi in modo
libero, il dilagante dogmatismo dell‘unica religione di stato ammessa e il concomitante
imbarbarimento, a Macrobio resta il compito di ―fissare l‘eredità‖ prima del buio incombente ed il
rischio di una ―damnatio memoriae‖:
“Poi Platone, che aveva riconosciuto, grazie al retaggio della dottrina pitagorica- e alla divina
profondità del suo genio, che, senza questi numeri, non ci può essere alcun rapporto di
proporzione, nel suo Timeo formò l'Anima del Mondo attraverso la composizione di questi numeri
grazie all'ineffabile provvidenza del divino demiurgo”.[11]
Ferma restando l‘importanza ―strategica‖ dell‘opera di Macrobio, nell‘economia della presente
proposta, per un‘analisi puntuale della stessa e in particolare del ―Commento al Sogno di Scipione‖
si rimanda alla preziosa opera di Moreno Neri.
Il filo che lega il ―Roman della Rose‖ alla Divina Commedia, ancorché ampiamente studiato, è
forse destinato a un‘ulteriore approfondita indagine e meditazione da parte degli Iniziati. Tra i due
poli s‘intravede una galassia aperta, dove i contatti tra gli Adepti operanti all‘interno delle tre
religioni monoteiste non escludono coloro che, con modalità estremamente guardinghe,
mantenevano vivi i Misteri.
Dante, epigono dei Fedeli d‘Amore, Ordine probabilmente più ―Aperto‖ e Sapiente di quanto
appaia, potrà permettersi di dichiarare le ―chiavi di lettura‖ con cui decodificare anche i versi
apparentemente più innocenti. In possesso dell‘avvertenza di scrutare cosa si cela sotto ―il velame
de li versi oscuri‖, conseguentemente istruiti a cercare, oltre il Simbolo, il Significato ultimo, quello
anagogico, siamo giunti in prossimità del confine con il nuovo svelamento di Anima Mundi
Nuova manifestazione di Anima Mundi
L‘Anima Mundi, dopo secoli di cauto occultamento e di sistematica ―cifratura‖, vive un
secondo periodo di trasparente, luminosa visibilità. Oltre ed in concomitanza alle mutate condizioni
―politiche‖, ampiamente note e documentate, che portarono all‘Umanesimo ed al Rinascimento, va
riconosciuta la determinate funzione di ―innesco‖ svolta da Giorgio Gemisto Pletone. Sull‘opera
svolta da questo Adepto, portatore della continuità iniziatica della Tradizione occidentale, si
rimanda ancora una volta al determinate contributo (peraltro tutt‘ora in corso) di Moreno Neri, che
ne sta curando la traduzione e pubblicazione commentata delle opere. Senza Pletone, ma anche
Bessarione, sarebbe difficile immaginare l‘humus, verrebbe da dire ―la terra che gli è propria‖ nella
quale è stato piantato il seme che avrebbe dato tanti meravigliosi frutti. L‘Accademia platonica di
Careggi, infatti, ebbe il ruolo di illuminare nuovamente, ―alla luce del Sole‖, la Tradizione. Ne
riportiamo due esempi paradigmatici, Marsilio Ficino e Botticelli.
Ficino
Con Marsilio Ficino, instancabile traduttore ed esegeta, il ―Filo d‘oro‖ della Tradizione, quindi
di Anima Mundi, è nuovamente rivitalizzato e geometricamente dispiegato il messaggio di Platone
ma anche di Pitagora…. ed oltre.
“Ma mi sia concesso qui di dialogare un po' con i Pitagorici. Poiché ogni grandissima
molteplicità va ridotta a un piccolo numero, un piccolo numero a poche unità, poche unità a
un'unica unità, è necessario ricondurre l'infinita moltitudine delle anime che vivono in ogni sfera
del mondo ad alcune anime più eccellenti esistenti in quella stessa sfera, ad esempio a dodici anime
principali. Ma perché precisamente a dodici anime principali? Perché come l'unico corpo del
mondo, secondo gli antichi, contiene dodici arti e questi moltissime articolazioni, così l'unica
anima del mondo contiene dodici anime e queste moltissime altre. In questo cuore vive l'anima
principale di tutta la costellazione. Là dunque i Pitagorici collocano le dodici anime divine. Nel
cuore dell‟Ariete Pallade; nel cuore del Toro Venere; dei Gemelli Febo particolare; del Cancro
Mercurio; del Leone Giove particolare; della Vergine Cerere; della Libra Vulcano; dello
Scorpione Marte; del Sagittario Diana; del Capricorno Vesta; dell'Acquario Giunone; dei Pesci
Nettuno. Anche nell'ultima sfera, la Terra, vi sono dodici tipi di vita umana.‖ [15]
“Cosicché, se nelle cose bontà e unità sono una sola cosa, anche al di sopra di esse l'uno che è
primo e il bene primo sono la medesima cosa. Per cui l'uno e bene primo presiede immediatamente
alla mente che è una; la mente che è una presiede alle menti che sono molte, prima di tutto forse
alle dodici menti guida, e alle dodici dozzine poste al di sotto di esse, e poi a tutte le numerosissime
menti; infine presiede all'unica anima del mondo, che è alla guida delle dodici anime delle dodici
sfere. Le dodici anime presiedono alle dodici dozzine delle anime, il che significa che l'anima di
ciascuna sfera presiede alle dodici anime più eccellenti nella propria sfera. Infine le dodici dozzine
di anime presiedono alle innumerevoli altre anime, infatti in ogni sfera le dodici anime principali
guidano le altre anime della sfera. Questo coro di Muse canta e danza in eterno, come dice Orfeo,
secondo ritmi musicali, per volere di Apollo stesso: cioè: <Tutto il cielo governi con la tua cetra
canora>. Ma ci siamo fin qui intrattenuti abbastanza con i Pitagorici. Ora torniamo all'ordine
stabilito da Platone.” [16]
“Dunque, come il corpo sta in relazione al corpo, così l'anima in relazione all'anima. Pertanto i
corpi separati tra loro per luogo, natura, figura, quantità e moto posseggono anche una specie e
un'anima separate; mentre quelli congiunti posseggono specie ed anima congiunta. Tuttavia sopra
le singole anime vi è un'unica anima cosmica. Unica infatti deve essere l'opera vivente di un unico
artefice vivente. L'essere vivente non è unico, se non attraverso un'unica vita. Non ha un'unica vita,
se non ha un'unica anima. A ragione, celandosi, come ritengono i più, in tutte le sfere un'unica
materia prima per sé informe, unica deve essere l'anima di essa.”[17]
“Un'unica natura viene da un'unica anima. E questo divino animale non deve essere meno
unito di qualsivoglia altro animale, se è vero che è il più potente di tutti. Dunque, se fra gli altri
animali ogni corpo è governata da una sua anima unica, a maggior ragione le membra di questo
animale cosmico sono unite da un'unica anima. E se essa sta in relazione al proprio corpo, così
come la nostra anima in relazione al nostro corpo, è presente tutta intera in ogni parte del cosmo
non diversamente da come la nostra è presente in ogni parte del nostro corpo, altrimenti non
potrebbe unire, vivificare e muovere perfettamente l'universo. Come la natura sta in relazione al
corpo, così l'anima è in relazione alla natura. Dunque, come nel corpo dell'universo vi è ovunque
una natura universale, così nella natura dell'universo vi è ovunque un'anima universale.” [18]
Botticelli
Al contributo di Ficino (pur con i suoi limiti oggetto di facili quanto ingenerose critiche
odierne), indissolubile dallo spirito aleggiante sull‘Accademia platonica di Careggi, va legato quello
di Botticelli, che ci ha donato una ―summa‖ altamente simbolica ed anagogica di Anima mundi;
nell‘Opera cui è stato successivamente dato il nome di ―Primavera‖, possiamo riconoscere una vetta
assoluta di ermetica, esplicita sintesi di Anima Mundi. Siamo, questo si propone alla riflessione e
verifica, all‘apice del suo svelamento. Sulla cifra noetica dell‘Opera nulla è dicibile, essendo il suo
recondito Significato dominio esclusivo dell‘Ispirazione di ciascuno. Per quanto, viceversa, attiene
la possibile descrizione del simbolo, pur rispettandone l‘intrinseca poliedricità, si rimanda al
pregevole, recente contributo di Vincenzo Guzzo e Gaspare Licandro: [19]
L'Ermetismo neoplatonico del Rinascimento fu animato da una visione archetipica del cosmo,
trovò vivissima espressione nel linguaggio simbolico e fece sintesi tra alchimia, astrologia, cabala
e magia. Discordia-concors e concordia-discors, ossia Armonia come superamento dei contrari,
coincidentia oppositorum, unità attraverso la diversità, ma anche coesistenza di unità e diversità,
et-et e persino est-est ma, comunque, mai aut-aut, in questa visione non più medievale.[20]
Sull'autorità di Plotino, la «voluptas» dei sensi è il modello della gioia dell'anima e l'estasi
divina è paragonabile alle passioni degli amanti. Ficino e l'Accademia neoplatonica insistettero
che la «voluptas» e la gioia erano più importanti del conoscere e che, inoltre, esse offrivano una
sorta di discernimento interiore.. . Per i neoplatonici (voluptas) era in genere sia sensuale
voluttuosità che una beatitudine trascendente i sensi". Chiediamoci adesso chi è la figura che
chiude questo magico corteo. È il Mercurio dei latini, è 1'Ermes dei greci da cui deriva il nome di
Ermete Trismegisto, nonché i termini: "ermetica", "ermetismo", ecc.[21]
Qui Maschile e Femminile si sono uniti e si sono trasformati. L'Ermafrodito che comprende in sé
tutto il processo alchemico è simbolo e paradigma di ciò che accade, di ciò che si muove, di ciò che
esprime e armonizza l'intera scala musicale. Questo archetipo si affina in quello dell'Androgino e
conferisce nobile valore a tutto il percorso di trasformazione della natura che trova alchemica
sacralizzazione in Venere e piena sublimazione tramite Mercurio….. Tutto questo percorso è stato
frutto della progressiva rivalutazione della funzione del nostro emisfero cerebrale di sinistra,
deputato alla conoscenza razionale e alchemicamente solare. Deve agire però congiuntamente con
l'altra metà del cielo psichico, ossia con il contributo dell'altro emisfero del nostro cervello, quello
destro, alchemicamente lunare, che si fonda sulla capacità intuitiva e sugli approcci extrarazionali
che questo nostro tempo riscopre e che tende a rivalutare anche se con infantilismi e con pesanti
confusioni ed estremizzazioni concettuali o ideologiche. Questa coniunctio, se alchemicamente
corretta, conduce sempre ad Armonia.[22]
Ma è in Germania, con Schelling e Goethe che Anima Mundi sopravvive e può nuovamente
tantare di manifestarsi in modo esplicito [29]
Faust - CHORUS MYSTICUS
Ogni cosa che passa
é solo una figura.
Quello che é inattingibile
qui diviene evidenza.
Quello che é indicibile
qui si é adempiuto.
L‟eterno Elemento Femminile
ci trae verso l'alto.
Jung e la riscoperta dell’Anima Mundi nell’alchimia
Nella confusa frammentazione del novecento, particolarmente significativo è il percorso
esistenziale di Jung, che dedica gli ultimi anni della sua vita e della sua ricerca al tentativo di
trovare una risposta alle ispirazioni esistenziali che lo avevano segnato sin dai suoi primi anni,
tramite uno studio (sic!) quanto mai erudito dell‘Alchimia, quindi di Anima Mundi come traspare
da tale prospettiva, di cui si riportano alcuni passi.
“Acqua e spirito, spesso, si identificano. Dice ad esempio Ermolao Barbaro: esiste anche
un'acqua celeste o, meglio, divina degli alchimisti, nota sia a Democrito che a Ermete Trismegisto,
da loro chiamata ora acqua divina, ora succo scita, ora pneuma, cioè spirito, della natura
dell'etere e quintessenza delle cose. Rolando chiama l'acqua "potere spirituale", uno spirito di
"natura celeste" Christophorus Steebus dà un'interessante spiegazione dell'origine di quest'idea: Lo
Spirito Santo, covando le acque sovracelesti (Genesi i. 3), ha prodotto un potere che permea tutte le
cose nel modo più sottile, riscalda e, insieme con la luce, genera nel regno minerale del mondo
inferiore il serpente mercuriale, nel regno vegetale i1 verde benedetto e nel regno animale la virtù
formativa, in modo che lo spirito sovra celeste dell'acqua, unito alla luce, possa essere chiamato
giustamente anima del mondo. Steebus aggiunge che le acque celesti, vivificate dallo spirito,
sarebbero subito entrate in un movimento circolare da cui sarebbe sorta la perfetta forma sferica
dell'anima mundi. Il "rotondo" è quindi una componente del‟”'anima mundi", e potrebbe essere
questo il segreto custodito da Zosimo. Tutte queste idee si riferiscono espressamente al Timeo di
Platone.”[30]
E ancora,
“In Khunrath la scintilla è la medesima cosa dell'elisir: "Ora l'elisir viene chiamato
propriamente splendor fulgureus o scintilla perfecta Unici Potentis ac Fortis (...) è la vera aqua
permanens e sempreviva."' L'humiditas radicalis è "animata (...) da una scintilla dell'Anima del
Mondo, perché lo spirito del Signore ha pervaso tutto il globo. Anche questo pensatore parla di una
pluralità di scintille: "Ci sono invero (...) scintille ignee dell'Anima del Mondo o della Luce della
Natura, disperse o disseminate - per volontà divina - nella fabbrica del grande mondo o, attraverso
di essa, in tutti i frutti degli elementi, dappertutto."La scintilla è connessa con la dottrina
dell‟Anthropos: "Il Filius Mundi Maioris (...) è ricolmo, animato, pervaso (...) da una scintilla del
Ruach Elohim, lo spirito, l'alito, il vento o soffio del Dio triuno, dal (...) corpo, dallo Spirito e
dall'Anima del Mondo, o dallo zolfo e dal sale, da Mercurio e dalla scintilla universale della Luce
della Natura." Le "scintille dell‟Anima del Mondo" erano già presenti nel Caos, nella prima
materia all'origine del mondo”.[31]
L’anima mundi nella visione di Hillman
Diversamente dal suo maestro, Hillman non cerca l‘Anima Mundi tentando di decodificare il
messaggio alchemico, preferisce scegliere decisamente di ricollegarsi alla Tradizione tramite un
esplicito rimando a Marsilio Ficino.
“Parlare, chiedere ascolto nel mondo, comporta oggi che si parli al mondo, perché tra il
nostro pubblico c'è anche il mondo; anch'esso ascolta quello che diciamo. Dunque le mie parole
sono rivolte al mondo, ai suoi problemi, alle sofferenze della sua anima. Io parlo infatti da
psicologo, da figlio dell'anima, che parla alla psiche. Questa espressione: “figlio dell'anima” ci
introduce direttamente in una modalità rinascimentale, nella Firenze del Rinascimento, sulle orme
di Marsilio Ficino, che è stato il primo a porre l'anima al centro della propria visione, una visione
che non esclude nessuna cosa del mondo perché la psiche comprende in se il mondo: tutte le cose
presentano un‟anima. Ogni più piccola cosa della nostra artificiale vita urbana ha importanza
psicologica.” [32]
Con tali premesse non stupisce come sia potuto pervenire alla formulazione di parole
profetiche e drammatiche nella nostra attualità, dette in una conferenza letta in italiano a Firenze,
nell'ottobre del 1981:
“Il traffico, la scuola, i tribunali e il sistema giudiziario, i giganti dell'industria, le
amministrazioni locali, il sistema finanziario e bancario: sono in preda al collasso, o vicini al
crollo e quindi da puntellare. Parole come collasso , disfunzione, stagnazione , calo della
produttività , depressione e crollo valgono oggi tanto per le persone umane quanto per i sistemi
oggettivi, pubblici, e per le cose che ne fanno parte. Il crollo si estende a tutte le componenti della
vita civile...... I nuovi sintomi sono la frammentazione, la settorializzazione, l'iperspecializzazione,
la depressione, l'inflazione, la perdita di energia, l'uso di linguaggi settoriali e la violenza.
Abbiamo edifici anoressici, un mercato paranoide, una tecnologia maniacale.”[33]
E ancora:
“Perciò il chiamare paranoide un'azienda significa esaminare come essa si presenti in
atteggiamenti difensivi, in sistematizzazioni e codici segreti; significa esaminare la relazione
delirante tra le cose che produce e il modo in cui ne parla, che rende tanto spesso necessarie
vistose distorsioni del significato di parole come buono, onesto, vero , sano. Il chiamare un edificio
catatonico o anoressico significa esaminare come si presenta, i comportamenti che rende manifesti
nella sua struttura così alta, scheletrica, rigida, scarna, senza un filo di grasso, nella sua facciata
vitrea, nella sua freddezza desessualizzata, nella rabbia repressa ma esplosiva, e nell'atrio vuoto
suddiviso da pilastri verticali. Il chiamare i consumi maniacali rimanda alla soddisfazione
istantanea, alla rapida eliminazione, all'intolleranza per le interruzioni (consumo a getto
continuo); all'euforia del comprare senza pagare (carte di credito) e alla fuga delle idee resa
visibile e concreta nella pubblicità di giornali e televisione. Mentre il chiamare l'agricoltura
tossicomane rimanda al suo bisogno ossessivo di raccolti sempre più elevati, che a loro volta
impongono dosi sempre più elevate di stimolanti chimici (fertilizzanti) e distruttori indiscriminati
(pesticidi, diserbanti) a spese di altre forme di vita e fino all'esaurimento del suo corpo, che è la
terra.”[34]
In conclusione ci lancia un monito e una possibile speranza che non possiamo ignorare:
“Ma noi fermiamoci sul cuore estetico della tradizione antica e di Firenze. È questo cuore
che voglio ridestare a una risposta estetica al mondo. Non sarà mai possibile percepire l‟anima
mundi, se l'organo di questa percezione rimane inconscio perché è concepito solo come pompa
fisica o come personale scrigno dei sentimenti.”[35]
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13-18
Pico della Mirandola G., Conclusiones nongentae, Olschki, Città di
Castello,1995
Pico della Mirandola G., Dell‟Ente e dell‟Uno, Bompiani, Milano, 2010
Pico della Mirandola G., Heptaplus, Arktos, Carmagnola, 1996
Pico della Mirandola G., Horatio de hominis dignitate, Studio tesi, Pordenone,
1994
Platone, Dialoghi, Einaudi, Torino, 1976
Platone, Timeo, Bompiani, Milano, 2000
Pletone G.G., Trattato delle virtù, a cura di M. Neri, Bompiani, Milano, 2010
Plotino, Enneadi, a cura di G. Faggin, Bompiani, Milano, 2000
Proclo, Teologia platonica, Bompiani, Milano, 2005
Proclo, Tria opuscula- provvidenza libertà male, Bompiani, Milano, 2004
Raphael, Iniziazione alla Filosofia di Platone, Asram Vidya, Roma, 2008
Reale G., Per una nuova interpretazione di Platone alla luce delle «dottrine
non scritte, Milano, 2010
Silesius A., Il pellegrino cherubico, San Paolo, Milano, 1989
Yeats W.B. , Anima Mundi, Guanda, Milano, 1998
Yeats W.B. , Rosa alchemica, SE, Milano, 2005
Post scriptum:
Il lavoro, in effetti, rappresenta solo un primo abbozzo/tentativo di affrontare il
tema dell'Anima Mundi. Avulso dal contesto per il quale è stato predisposto ha
due ulteriori limitazioni strutturali.
La prima, interna al tema, è lo sviluppo parziale dello stesso. Manca del tutto,
infatti, la premessa sulla genesi nell'ambito della Tradizione Occidentale:
Platone e Plotino sono solo accennati.
È inoltre completamente assente la visione della Qabbalah: gli aspetti relativi a
Bina, Yezirah e la Shekinah andrebbero completamente sviluppati.
È altresì assente la visione dei Veda e delle Upanisad, oltremodo complessa, in
particolare per la difficoltà di una comprensione/consapevolezza adeguata di
Hiraņyagarbha (“Il modo in cui viviamo ha la sua anima”, Radhakrishnan,
Filosofia indiana, pg 158), Mahat, Māyā/ Prakŗti (sinonimi, nella comune
sostanza metafisica della Grande Madre: " Sappi allora che Prakrti é Māyā",
Svetasvara Upanisad IV, 10) con particolare riferimento a Patanjali e
Shankara.
La seconda limitazione, decisamente essenziale, è la completa assenza della
collocazione di Anima Mundi nella visione Platonica complessiva. La
trattazione dell'Uno-molti, meriterebbe uno specifico lavoro.
NOTE
[1] Descartes R., Méditations métaphysiques, Flammarion, Paris, 1992 pgg 56-
57
[2] Leibniz G.W., Dialoghi filosofici e scientifici, Bompiani, Milano,2007 pgg
214-215
[3] Negri P: (alias Arturo Reghini), “Sub specie interioritatis”, in
“Introduzione alla Magia a cura del Gruppo di Ur”, vol I, Ed Mediterranee,
Roma, 1997 pgg 13-18
[4] Pletone G.G., Trattato delle virtù, a cura di M. Neri, Bompiani, Milano,
2010 pgg 146-47
[5] Platone, Timeo, Bompiani, Milano, 2000
[6] Plotino, Enneadi, a cura di G. Faggin, Bompiani, Milano, 2000
[7] Proclo, Tria opuscula- provvidenza libertà male, Bompiani, Milano, 2004,
nota 72 pg.764
[8] Proclo, Tria opuscula- provvidenza libertà male, Bompiani, Milano, 2004,
pg 503
[9] Proclo, Teologia platonica, Bompiani, Milano, 2005, Libro V, pg. 817
[10] Proclo, Teologia platonica, Bompiani, Milano, 2005, pg. 919
[11] Macrobio, Commento al sogno di Scipione, Bompiani, Milano, 2007, pg
445
[12] Lucarelli P., L‟Anima del Mondo [13] Lucarelli P., Gnosi ermetica e
alchimia. La Kore Kosmou e le sublimazioni del Mercurio [14] de Lorris G. -
de Meung J. Le roman de la rose / par Guillaume de Lorris et Jean de Meung ;
publ. d'après des ms. par Ernest Langlois. Paris, 1914-1924. Gallica B.N.F.
N0005155_PDF_1_-1DM
[15] Ficino M., Teologia platonica, Bompiani, Milano, 2011, pg.261
[16] Ficino M., Teologia platonica, Bompiani, Milano, 2011, pg.265
[17] Ficino M., Teologia platonica, Bompiani, Milano, 2011, pg.277
[18] Ficino M., Teologia platonica, Bompiani, Milano, 2011, pg.279
[19] Guzzo V. Licandro G., La primavera di Botticelli, Acireale, Roma, 2012
[20] Guzzo V. Licandro G., La primavera di Botticelli, Acireale, Roma, 2012,
pg 78
[21] Guzzo V. Licandro G., La primavera di Botticelli, Acireale, Roma, 2012,
pg 35
[22] Guzzo V. Licandro G., La primavera di Botticelli, Acireale, Roma, 2012,
pg 79
[23] Pico della Mirandola G., Conclusiones nongentae, Olschki, Città di
Castello,1995
[24] Barmont L. L‟esoterismo di Albrecht Dűrer, Luni, Milano, 2003
[25] Agrippa E.C., La filosofia occulta, (studio introduttivo di A. Reghini)
Mediterranee, Roma, 1991, Cap XI pgg. 22-23
[26] Agrippa E.C., La filosofia occulta, (studio introduttivo di A. Reghini)
Mediterranee, Roma, 1991, Cap XI pgg. Pgg. 152-153
[27] Maier M., Atalanta fugiens, Mediterranee, Roma, 2002
[28] Fludd R., Utriusque cosmi majoris scilicet et minoris metaphysica, physica
atque technica historia, 1617-1618, BNF N6107388
[29] Goethe J.W. , Faust, Mondadori, Milano, 1970
[30] Jung C.G., Studi sull‟alchimia (opere vol XIII), Boringhieri, Torino, 2002,
pg 95
[31] Jung C.G., Mysterium coniunctionis (opere vol XIV), Boringhieri, Torino,
2002, pg 57
[32] Hillman J. , L‟anima del mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, Milano,
2002, pg 119
[33] Hillman J. , L‟anima del mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, Milano,
2002, pg 125
[34] Hillman J. , L‟anima del mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, Milano,
2002, pg 133
[35] Hillman J. , L‟anima del mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, Milano,
2002, pg 137
[36] Cecconi G., L‟Acacia, n.1 2011
Anima Mundi
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Bibliografia
Eros Selvanizza –“ La dimensione universale della coscienza” (a cura di
Gianna Lombardi e Andrea Zini –conferenza 25/04/2014) in Yogaitalia,
anno 20, n 85 pgg 15-19, giugno 2014;
Eckart Tolle, “Il senso vero della tua vita”, Armenia, Milano, 2012;
Marina Borruso, “L‟insegnamento di Eckart Tolle”, Armenia, Milano ,
2011;
Il Castiglioni-Mariotti, Vocabolario della lingua latina
www.filosofia.unipd.it
www.theravadin.wordpress.com
www.webster-dictionary.org
www.accesstoinsight.org- A Glossary of Pali and Buddhist Terms - ©
2005 (Traduzioni dall‟inglese dell‟A. del testo).
F. Giommi -Prefazione all‟edizione italiana di Z. Segal, Mark Williams,
John Teasdale, “Mindfulness Al di là del pensiero attraverso il
pensiero”, Bollati Boringhieri, Torino, 2006;
La "Vita di Siddharta il Buddha" di Thich Nhat Hanh - Narrata e
ricostruita in base ai testi canonici pali e cinesi-Ubaldini Ed.
www.lameditazionecomevia.it
L. Pirandello , L'Umorismo,Garzanti libri, 2008
M.Proust, Il Tempo Ritrovato in Alla Ricerca del Tempo Perduto,
L'Arte è per noi l'espressione della creatività -che ognuno ha dentro di sè- in
qualunque forma e con qualunque mezzo, purchè sia sempre presente il rispetto
dell'Artista verso se stesso e verso gli altri.
E' insieme Libertà e Rispetto per la Vita.
Con la Verità nel cuore.
La mostra dei lavori degli Artisti presenti nelle varie sezioni è un piccolo
esempio delle infinite possibilità dell‘espressione creativa, risorsa di ogni
persona indipendentemente dall‘ età e dal carattere, dal lavoro e da ogni altro
interesse.
Siamo tutti Artisti: la creatività è in ognuno di noi e la possiamo manifestare in
ogni cosa che facciamo.
La vera creatività è quella che arriva a permeare tutta la nostra vita.
“…se la vocazione di un uomo è quella di fare lo spazzino, deve spazzare le
strade come fosse Michelangelo che dipinge o Beethoven che compone musica
o Shakespeare che scrive poesie…” diceva Martin Luther King.
Il vero capolavoro che ognuno di noi è chiamato a creare è realizzare se stesso,
attuando quel progetto di vita per cui si trova, IN QUESTO MOMENTO, IN
QUESTO MONDO, A TESSERE QUESTA STORIA.
Una storia, da CREARE un passo dopo l‘altro, seguendo il ritmo del Cuore e il
flusso dell'Universo.
***
La creatività manifestata introduce Armonia nella Vita.
Arte e dualità
A volte incontriamo degli Artisti che sono riusciti a trasmetterci Significati
profondi. Delle dualità, della loro genesi ma anche le possibili vie verso il loro
superamento.
Ve ne proponiamo degli esempi.
Ambrogio Lorenzetti ha simbolizzato in modo magistrale la dualità esistente
tra Vizi e Virtù, illustrando in modo concreto il risultato di entrambe. Iniziare
con Lorenzetti ha anche un significato specifico: la via che conduce "oltre la
dualità" inizia dalla manifestazione, dalla vita di ogni giorno, da ogni azione
che compiamo. Solo una volta consolidato lo stato dell'essere che esprime in
modo concreto le virtù, controllando al comtempo i vizi, saremo in grado di
intraprendere i successivi passi verso la reintegrazione. La Via è
intrinsecamente Operativa, costellata di "Azioni positive".
Lorenzo Lotto, da parte sua, ci ha lasciato in eredità delle perle dotate di sottili
simbolismi, al contempo difficili da decifrare e di una immediatezza
disarmante. Ad ognuno la libertà di risuonare e di approfondire. Ci limitiamo a
segnalare il simbolismo della "bilancia", che ha una valenza rintracciabile in
molte forme della Tradizione.
Ambrogio Lorenzetti
*** *** ***
Lorenzo Lotto
Per proseguire nella sezione, seleziona gli argomenti sulla colonna di destra,
oppure....
Pittura, scultura....
Scultura
Lavori in creta con smalti a fuoco (900°-1000°) o decorazioni a freddo.
Dopo la prima cottura abbiamo la terracotta il cui colore può variare in funzione
del tipo di creta utilizzato. I più adatti alle sculture o modellato sembrano
essere -dopo lunga sperimentazione- la Montelupo, la Sansepolcro, la Pirofila.
Queste ultime due sono rossastre.
Scelto il pezzo da realizzare, si taglia con il filo da "pesca" una quantità
adeguata dal blocco di creta (di solito di 25 kg; varia in funzione del tipo).
e lo si sbatte per terra tagliandolo in due pezzi e sovrapponendoli nello stesso
verso; lavoro che va ripetuto per eliminare eventuali bolle d'aria.
Qualunque tecnica si adotti (aggiungere o togliere pezzetti; colombino) ogni
pezzo di creta va ben pressato all'altro.
Durante la lavorazione il lavoro va tenuto umido con un panno bagnato e
strizzato e poi chiuso con telo o busta di materiale eco.
Finito il lavoro e una volta che è ben asciutto si può procedere alla cottura,
anche sovrapponendo vari pezzi. Se si vogliono ottenere effetti di colore opaco
si possono unire all'impasto di argilla morbida degliossidi.
Sul pezzo cotto possono essere passati degli smalti adatti per il"gran fuoco".
Possono essere già diluiti (barattolo) oppure in polvere (la loro stesura richiede
una certa pratica; appaiono più adatti a pezzi uniformi che si sviluppano in
orizzontale, che a figure) .
Tra le marche italiane Colorrobbia Art.
Una volta che lo smalto è asciutto si procede alla seconda cottura.
Vi sono tecniche più complesse (Lustri) che richiedono una terza cottura o a
"piccolo fuoco".
In alternativa alla seconda cottura si possono usare, per decorare i lavori finiti di
terracotta, degli smalti "a freddo" specifici per ceramica o porcellana.
Pittura ad Olio
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Cuore d'Infanzia
Ci son persone che saranno sempre presenti nella lontananza
dei chilometri o nel groviglio del tempo,
son come lucciole nella notte buia o dei fari nel mezzo d'una tempesta.
Il mio cuore d'infanzia s'affaccia,
con dolcezza propone ai miei occhi delle immagini dei ricordi sbiaditi
odori e suoni che sempre accompagnano la mia corsa.
Fedeli amici di un'anima sensibile
oscurano i falsi bisogni,
proponendo bellezze rare.
Sei un mio ricordo d'infanzia,
dolce e delicato
e sorriderò e godrò per questo,
perchè il mio cuore d'infanzia t'è legato.
C. B.
Il dono più bello che si possa ricevere..
Rumi
Sono morto come minerale e come pianta sorto.
Sono morto come pianta e ancora risorto come animale.
Sono morto come animale e risorto come uomo.
Perché temere allora di divenire meno morendo?
Ancora una volta morirò come uomo.
Per risorgere come un angelo perfetto
dalla testa alla punta dei piedi.
Ed ancora quando da angelo soffrirò la dissoluzione
Io muterò in ciò che supera l'umano concetto.
tratto da: http://www.sufi.it/sufismo/poesia
Link
Arti Visive
www.lilianabordoni.it
Guido e Lea Bordoni
Lea Volpe Bordoni
Bibliografia
Cleide Baldascini, Cuore D‟Infanzia e L‟Autunno di un‟Amicizia, Les
Cahiers du Troskij Cafè‟- Mes Amis", Montegrappa Ed..
Cleide Baldascini, Gli Occhi della Verità in 6 Luoghi di Parole, Aletti
Editore.
Armonia oltre la dualità
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Tradizione e sistemi Filosofico-Religiosi
Tradizione
E' un concetto chiave che non ha connotazioni storiche o geografiche. La
Tradizione si colloca "oltre il Tempo e lo Spazio", dai quali è indipendente.
La Tradizione è UNA, anche se assume forme esteriori diverse, a volte
apparentemente contraddittorie.
E' UNA in quanto UNA è l'origine del tutto, che viene dall'UNO.
Con il termine UNO (comune e riscontrabile in tutte le forme che la Tradizione
assume ) si riconosce il nostro limite umano, che non è in grado di definire
l'indefinibile.
Nelle sezioni che seguono, un tentativo di presentare le varie forme che la
Tradizione ha assunto, ricercando in esse l'essenza unica che tutte le accomuna:
il messaggio dell'Uno che, caratteristica costante, è Amore.
Tenendo sempre presente che la dimensione della Tradizione è quella
dell'Esistenza, nel suo significato più pieno.
Avvertenza: è ben presente la necessità di evitare ogni forma di sincretismo,
oltremodo deleterio e controproducente, ma anche di svilirla riconducendola
"nel tempo e nella storia". Nel suo essere Uno, sorgente del molteplice, la
Tradizione ci riconduce laddove non esistono confini, solo Armonia ed Ordine.
Sentiamo come Dovere Esistenziale percepirne con l'Ispirazione l'essenza
vitale, che siamo continuamente chiamati a rinnovare.
Caratteristica comune a tutte le forme che la Tradizione ha assunto è rappresentata
dall'Iniziazione. Esistono varie forme di iniziazione. Tutte presuppongono l'esistenza di
un Iniziato avente la prerogativa di poter Trasmettere l'Iniziazione a colui che è nelle
condizioni di poterla riceve. Questa è una verità assiomatica.
L'esistenza di testi scritti che descrivono un aspetto della Tradizione, i suoi fondamenti
ed i suoi riti consente a chiunque li legga di farli propri, in vario modo, restando
comunque "all'esterno" di tale Tradizione.
Altra cosa è "vivere" la Tradizione dall'interno, azione che comporta un percorso
esistenziale completo e complesso, dove la "conoscenza" teorica è solo un aspetto, uno
strumento utile per la trasformazione del proprio essere.
L'accesso alla Scuola Pitagorica, all'Accademia Platonica così come l'abbracciare una
Fede ( sia essa Ebraica, Cristiana, Mussulmana o Indu) sono esempi concreti dell'aspetto
"Iniziazione".
Quindi con Tradizione si allude ad un "percorso esistenziale" che coinvolge l'Essere
nella sua totalità. L'aspetto "culturale" ne rappresenta perciò solo un aspetto, importante
ma parziale.
Un link dove è possibile trovare una panoramica generale con contributi stimolanti sui
vari aspetti della Tradizione è:
http://www.axismundi.biz
Filosofia
Il significato per noi non può che essere quello semantico-letterale, vale a dire
"Amore per la Sapienza" . Per Filosofia, che è anch'essa UNA, il vertice e la
genesi sono rappresentati dalla METAFISICA, ciò che è oltre la fisica, ovvero
la manifestazione "grossolana" e le leggi che regolano il mondo manifestato.
Il termine Filosofia è tipicamente proprio del mondo e della cultura occidentale
e delle forme che in esso ha assunto la Tradizione. Nella sezione Yoga, ad
esempio, tale termine non verrà trovato, in quanto in oriente la Tradizione ha
assunto forme nelle quali non esiste un corrispettivo di Filosofia ovvero di
Religione. Resta l'identità sostanziale, che corrisponde a quella che, nella
nostra cultura, chiamiamo "metafisica" e che trova il suo analogo orientale nei
Veda e nel Tao.
Liberandoci dalle trappole del pensiero per categorie e dei dogmatismi dei
"sistemi chiusi", potremo accedere all'intuizione dell'unica Verità; indicibile,
non esprimibile con il linguaggio delle forme, che coperta da un velo, attende
solo di essere raggiunta.
Religione
Conformemente ai principi di Tolleranza e di assenza di ogni forma di
dogmatismo, dichiariamo il più profondo rispetto per ogni credenza religiosa.
Ciò premesso, ribadiamo con forza che crediamo fermamente nel principio
della "NON VIOLENZA"nel senso più ampio, assoluto e senza eccezioni
possibili. La non violenza ed il rispetto verso noi stessi e verso ogni forma di
essere vivente, senza nessuna discriminazione è il punto di partenza
irrinunciabile della nostra visione esistenziale. Ciò premesso, nella sezione
Religione, potrete trovare dei link a siti sorgenti delle stesse. I brani da noi
inseriti in tali sezioni, saranno sempre ed esclusivamente quelli che portano un
messaggio positivo di Pace e di Bene per il creato.
Tradizione e Conoscenza
Riteniamo che sia preliminarmente opportuno chiarire il significato del termine
"Tradizione", che nulla ha a che vedere con l'accezione profana normalmente
utilizzata.
A tale scopo riportiamo un brano di Raphael che consideriamo illuminante:
"La Tradizione è rappresentata da un corpus di Conoscenze che si esprime a
diversi gradi e comparti dell'operare umano.
Conoscenze che non provengono dal pensiero dualistico individuato, ma
discendono dal "Cielo" tramite coscienze qualificate affinchè l'ente possa
reintegrarsi nell'Ordine universale...
Tutto ciò è Ritmo, e la stessa vita è rito.
Nel tempo-spazio questa Conoscenza viene adattata ai vari popoli
concretizzandosi in ciò che possiamo chiamare i Rami tradizionali dell'unica
conoscenza primordiale.
Se quest'ultima rappresenta il tronco, il Centro, fondamento unico metafisico e
sovrastorico, i vari Rami ne sono le sue diramazioni."
A questo punto viene toccato un punto particolarmente sensibile, sul quale
invitiamo ad una profonda riflessione e meditazione:
"Laddove...un semplice Ramo tradizionale, fra i tanti, cerca di appropriarsi
dell'unico tronco sovrastorico, particolarizzandolo ed esclusivizzandolo ai
propri fini, abbiamo un rovesciamento dei valori: l'Universale dipende dal
particolare e non viceversa."
il testo ci fornisce una proposta operativa al dubbio sul "che fare?:
" Se in un particolare periodo storico, per la potenza dell'inconscio collettivo
dissacrante che stordisce anche i migliori, è difficile trovare Coscienze
sovraindivduali, basta preparare quei singoli già predisposti per favorire eventi
futuri.....
D'altra parte se la vera metanoia per i più non può attuarsi, allora si lasci che
il ciclo si volga inesorabilmente al tramonto..."
Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, il messaggio è positivo,
collocandsi nella scia dell'Evoluzione:
Dopo il tramonto vi è sempre l'alba, e l'umanità non è la prima volta che
subisce questa alternanza di tenebra-Luce.
Chi è fisso nel Principio che è e non diviene non ha nulla da temere.....vi sono
necessità cosmiche che sanno rimediare alla cecità di enti che hanno preferito
la tenebra alla Luce, la morte all'Immortalità, il non-essere all'Essere"
(dalla Prefazione alla Bhavagadgita, ed Asram Vidya, pgg 34-36)
*** *** ***
Tradizione e Metafisca
Utilizzando il linguaggio consolidato in occidente, la Tradizione trova il suo
campo di espressione privilegiato nella Metafisica.
Scienza suprema, che è ben oltre ciò a cui l'accezione consolidata negli ultimi
secoli fa riferimento.
Proponiamo alcune considerazioni al riguardo, come spunti di meditazione
preliminari:
" Per quanto riguarda l'aspetto metafisico questo non può essere rinchiuso in
quello che può essere definito "sistema"; esso ha infinite possibilità di essere,
mentre il principio causale è già determinato, già qualificato, avendo in sé
quegli archetipi, o semi, che si svilupperanno lungo il tempo-spazio, ma al di là
dei quali non può andare; quindi la metafisica tende alla visione ultima di ciò
che è il fondamento dell'intero conoscibile. Lo stesso "Mondo delle idee" di
Platone (Uno-molti) è già molteplicità per cui, a ragione, egli ha posto l'UNO-
Bene quale fondamnto metafisico di tale molteplicità....
La molteplicità senza l'unità non può né spiegarsi né concepirsi: l'uno unifica e
regge l'Armonia di un cosmo, senza l'Uno quel cosmo andrebbe alla deriva,
anzi non avrebbe inizio."
Raphael, Upanishad, introduzione pg.XVII
I misteri Eleusini
Questo contributo, che possiamo offrire grazie alla gentile concessione
dell'Autore, è un saggio pubblicato sulla rivista Acacia, numero 2 del 2011. Ne
e vietata ogni riproduzione anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore,
Giovanni Corbo.
AVVERTENZA: non tutti i dispositivi sono in grado di visualizzare il testo. Chi lo
desidera puó richiedercelo inviandoci un messaggio alla sezione Contatti.
"I quattro sensi della Scrittura saranno condensati nel XIII sec. da un distico del
domenicano Agostino di Dacia:
Littera gesta docet, quid credas allegoria
moralis quid agas, quo tendas anagogia
(Lo scritto insegna il comportamento, l'allegoria ciò in cui credi, la morale
ciò che fai, l'anagogia ciò cveso cui tendi)
In alcuni autori si parla di lettera, morale, mistica, in altri di lettera, allegoria, morale,
anagogia.
Tratto da: http://www.bicudi.net/materiali/esegesi_padri.htm
leggi tutto alla fonte
Questo tuttavia io posso dire di tutti quelli che hanno scritto e scriveranno dicendo di
conoscere ciò di cui io mi occupo per averlo sentito esporre o da me o da altri o per
averlo scoperto essi stessi, che non capiscon nulla, a mio giudizio, di queste cose. Su di
esse non c‟è, né vi sarà, alcun mio scritto. Perché non è, questa mia, una scienza come
le altre: essa non si può in alcun modo comunicare, ma come fiamma s‟accende da
fuoco che balza: nasce d‟improvviso nell‟anima dopo un lungo periodo di discussioni
sull‟argomento e una vita vissuta in comune, e poi si nutre di se medesima. Questo
tuttavia io so, che, se ne scrivessi o ne parlassi io stesso, queste cose le direi così come
nessun altro saprebbe, e so anche che se fossero scritte male, molto me ne affliggerei. Se
invece credessi che si dovessero scrivere e render note ai più in modo adeguato e si
potessero comunicare, che cosa avrei potuto fare di più bello nella mia vita, che scriver
queste cose utilissime per gli uomini, traendo alla luce per tutti la natura? Ma io non
penso che tale occupazione, come si dice, sia giovevole a tutti; giova soltanto a quei
pochi che da soli, dopo qualche indicazione, possono progredire fino in fondo alla
ricerca: gli altri ne trarrebbero soltanto un ingiustificato disprezzo o una sciocca e
superba presunzione, quasi avessero appreso qualche cosa di augusto. Ma di questo
voglio parlare ancora e più a lungo, e forse, dopo che avrò parlato, qualcuna delle cose
che dico riuscirà più chiara. V‟è infatti una ragione profonda, che sconsiglia di scrivere
anche su uno solo di questi argomenti, ragione che io ho già dichiarata più volte, ma
che mi sembra opportuno ripetere.
(Platone, Lettera VII, tratta da: UNIROMA, dove è possibile scaricare l'intero testo)
Silenzio e Parola
Dal MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
PER LA XLVI GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI
SOCIALI
"Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione"
[Domenica, 20 maggio 2012]
Cari fratelli e sorelle,
all‘avvicinarsi della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2012,
desidero condividere con voi alcune riflessioni su un aspetto del processo
umano della comunicazione che a volte è dimenticato, pur essendo molto
importante, e che oggi appare particolarmente necessario richiamare. Si tratta
del rapporto tra silenzio e parola: due momenti della comunicazione che
devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo
e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si
escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un
certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando,
invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e
significato.
Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono
parole dense di contenuto. Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi
stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore
chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro,
scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare,
di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno
confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno
spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena.
Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più autentici della
comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il
corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le
preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di
espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una
comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e
quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami.
Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa
essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o
accessorio. Una profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente
tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad
analizzare i messaggi; e ciò fa sì che si possano condividere opinioni
ponderate e pertinenti, dando vita ad un’autentica conoscenza condivisa. Per
questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di
“ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni.
.......
Questo incessante flusso di domande manifesta, in fondo, l’inquietudine
dell’essere umano sempre alla ricerca di verità, piccole o grandi, che diano
senso e speranza all’esistenza. L’uomo non può accontentarsi di un semplice
e tollerante scambio di scettiche opinioni ed esperienze di vita: tutti siamo
cercatori di verità e condividiamo questo profondo anelito, tanto più nel
nostro tempo in cui “quando le persone si scambiano informazioni, stanno
già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro
ideali” (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
2011).
.........
Nella contemplazione silenziosa emerge poi, ancora più forte, quella Parola
eterna per mezzo della quale fu fatto il mondo, e si coglie quel disegno di
salvezza che Dio realizza attraverso parole e gesti in tutta la storia
dell’umanità.
........
Parola e silenzio. Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad
ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare....
Dal Vaticano, 24 gennaio 2012, Festa di san Francesco di Sales
Link sorgente:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/communications/documents/hf_ben
-xvi_mes_20120124_46th-world-communications-day_it.html
Immagini e musica
Senza commenti, solo una proposta: ascoltare mentre meditate sull'immagine,
in attesa delle Ispirazioni che verranno.
Testi consigliati
Sapienza
[21] perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano
anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
[22] E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi
una cosa sola.
[23] Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che
tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
Giovanni, 17,21-23
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[32] La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e
un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma
ogni cosa era fra loro comune.
Atti 4,32
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*** *** ***
Papa Francesco
Dedichiamo questa pagina ad alcuni messaggi di Papa Francesco.
La scelta è basata sulla convinzione che non debbano esistere "barriere" di
nessun tipo: aperti all'ascolto di ogni messaggio, indipendentemente da chi lo
offre, purchè sia orientato al pensiero positivo.
Anche questa sezione risponde ai principi ispiratori del sito: tolleranza, rispetto
delle convinzioni di ciascuno, rispetto incondizionato di ogni forma di vita,
orientamento al bene.
Laudato sì
Non aggiungiamo altre parole, visto che quelle dell'enciclica sono parole
viventi, aggiungerne altre, anche qui sarebbe superbia.
Vi proponiamo di leggere quindi direttamente il testo, leggerlo, leggerlo,
rileggerlo e meditarlo. Vi riportiamo il testo ed indichiamo il link alla fonte.
Per poi porci alcune domande, nel caso ci troviamo in sintonia, " Ed io cosa sto
facendo? Ho coscienza e consapevolezza della gravità del problema? Come
decido di operare, concretamente? Solo con belle parole e bei discorsi, che
celano la comoda ignavia del non decidere e di approfittare, fin che posso,
della situazione?"
papa-francesco_20141125_strasburgo-parlamento-europeo
Discorso del Santo Padre al Parlamento Europeo del 25 novembre 2014
papa-francesco_20141125_strasburgo-parla[...]
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papa-francesco_20141125_strasburgo- Consiglio-europa
Discorso del Santo Padre al Consiglio d'Europa del 25 novembre 2014
papa-francesco_20141125_strasburgo-consi[...]
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Indichiamo doverosamente il link alla fonte, dove chi lo desidera potrà leggere
il testo nella sua integralità:
Angelus del 26 ottobre 2014
NATALE sei tu
―Il Natale di solito è una festa rumorosa: ci farebbe bene un po di silenzio per
ascoltare la voce dell Amore.
Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasciare entrare
Dio nella tua anima.
L'albero di natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della
vita.
Gli addobbi di natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua
vita.
La campana di natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri
con la bontà la pazienza l'allegria e la generosità.
Gli angeli di natale sei tu quando canti al mondo un messaggio di pace di
giustizia e di amore.
La stella di natale sei tu quando conduci qualcuno all incontro con il Signore.
Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai.
La musica di natale sei tu quando conquisti l armonia dentro di te. Il regalo di
natale sei tu quando sei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando
soffri.
Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta
di fianco.
Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi nel silenzio della notte
il Salvatore del mondo senza rumori ne grandi celebrazioni; tu sei sorriso di
confidenza e tenerezza nella pace interiore di un natale perenne che stabilisce il
regno dentro di te.
Un buon natale a tutti coloro che assomigliano al natale.‖
leggi alla fonte
Madre
Riportiamo alcuni brani dal discorso del 7 gennaio, in calce potrete trovare il
link alla fonte sorgente, dove leggere il testo integrale. Evidenziature del testo
in grassetto a cura della redazione di Armonia.
Madre
Ogni persona umana deve la vita a una madre, e quasi sempre deve a lei molto
della propria esistenza successiva, della formazione umana e spirituale.
La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico....
viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata
nel suo ruolo centrale nella società.
Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli
per ―risparmiare‖ sulle spese sociali.
..... Forse le madri, pronte a tanti sacrifici per i propri figli, e non di rado anche
per quelli altrui, dovrebbero trovare più ascolto. Bisognerebbe comprendere di
più la loro lotta quotidiana per essere efficienti al lavoro e attente e affettuose in
famiglia; bisognerebbe capire meglio a che cosa esse aspirano per esprimere i
frutti migliori e autentici della loro emancipazione.....
Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico.
“Individuo” vuol dire “che non si può dividere”. Le madri invece si
“dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e
farlo crescere.
Sono esse, le madri, a odiare maggiormente la guerra, che uccide i loro figli.
Tante volte ho pensato a quelle mamme quando hanno ricevuto la lettera: ―Le
dico che suo figlio è caduto in difesa della patria…‖. Povere donne! Come
soffre una madre! Sono esse a testimoniare la bellezza della vita.
Sì, essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una
scelta di vita. Cosa sceglie una madre, qual è la scelta di vita di una madre? La
scelta di vita di una madre è la scelta di dare la vita. E questo è grande, questo è
bello.
Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno
testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la
forza morale......
leggi il testo integrale alla fonte
Padre
Riportiamo alcuni brani dal discorso del 4 febbraio, in calce potrete trovare il
link alla fonte sorgente, dove leggere il testo integrale. Evidenziature del testo
in grassetto a cura della redazione di Armonia.
Il Padre
Ogni famiglia ha bisogno del padre.....
Oggi ci soffermiamo sul valore del suo ruolo, e vorrei partire da alcune
espressioni che si trovano nel Libro dei Proverbi, parole che un padre rivolge al
proprio figlio, e dice così: «Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio, anche il
mio sarà colmo di gioia. Esulterò dentro di me, quando le tue labbra
diranno parole rette» (Pr 23,15-16).
Non si potrebbe esprimere meglio l‘orgoglio e la commozione di un padre che
riconosce di avere trasmesso al figlio quel che conta davvero nella vita, ossia un
cuore saggio. Questo padre non dice: ―Sono fiero di te perché sei proprio
uguale a me, perché ripeti le cose che dico e che faccio io‖. ......
Gli dice qualcosa di ben più importante, che potremmo interpretare così:
―Sarò felice ogni volta che ti vedrò agire con saggezza, e sarò commosso
ogni volta che ti sentirò parlare con rettitudine. Questo è ciò che ho voluto
lasciarti, perché diventasse una cosa tua: l’attitudine a sentire e agire, a
parlare e giudicare con saggezza e rettitudine.....
Ti ho fatto sentire un affetto profondo e insieme discreto, che forse non hai
riconosciuto pienamente quando eri giovane e incerto.
Ti ho dato una testimonianza di rigore e di fermezza che forse non capivi,
quando avresti voluto soltanto complicità e protezione.
Ho dovuto io stesso, per primo, mettermi alla prova della saggezza del
cuore, ... e trovare le parole giuste per farmi capire. ...Sono felice di essere tuo
padre”. È così ciò che dice un padre saggio, un padre maturo.
Un padre sa bene quanto costa trasmettere questa eredità: quanta vicinanza,
quanta dolcezza e quanta fermezza.....
La prima necessità, dunque, è proprio questa: che il padre sia presentenella
famiglia. Che sia vicino alla moglie, per condividere tutto, gioie e dolori,
fatiche e speranze. E che sia vicino ai figli nella loro crescita: quando giocano e
quando si impegnano, quando sono spensierati e quando sono angosciati,
quando si esprimono e quando sono taciturni, quando osano e quando hanno
paura, quando fanno un passo sbagliato e quando ritrovano la strada; padre
presente, sempre.
Dire presente non è lo stesso che dire controllore! Perché i padri troppo
controllori annullano i figli, non li lasciano crescere.
I padri devono essere pazienti. Tante volte non c‘è altra cosa da fare che
aspettare; pregare e aspettare con pazienza, dolcezza, magnanimità,
misericordia.
Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa
anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole,
sentimentale.
Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza
risparmiarsi. ....
i figli hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai
loro fallimenti. Faranno di tutto per non ammetterlo, per non darlo a vedere, ma
ne hanno bisogno; e il non trovarlo apre in loro ferite difficili da rimarginare.
leggi il testo integrale alla fonte
Eppure, nello stile del sito, siamo ottimisti e positivi, con il coraggio di essere
oltre le dualità.....
E ancora,
"Dirigiti verso oriente"...ritornare alla proprie radici..
Ma come? Cominciando, questa è la proposta, con:
"No all'ambiguità e si al coraggio":
".. Stiamo cercando di arrivare all'autenticità di noi stessi, per incontrare il
desiderio più genuino con il ritorno alle radici...." (op.cit. pg 51)
per far ciò occorre fare i conti con un monito preciso:
"...incapaci di riconoscere la propria confusione: il benessere e la paura
hanno addormentato la coscienza" di fronte alla sfida il rischio è di voler
essere semplicemente spettatori non coinvolti:
"In altre parole , come spettacolo va bene, ci sarà da divertirsi; ma scegliere
no, meglio vedere prima come finisce." (op.cit. pg 56)
Sono moniti sferzanti, che mettono in luce l'ignavia dietro la quale spesso ci si
nasconde.
Che sia un testo di grande coraggio, che "dice" le cose (quelle normalmente
taciute) come sono, chiamandole con il loro nome (ad esempio: guerra e non
missione di pace come pudicamente viene presentata) queste brevi citazioni lo
dimostrano in modo chiaro:
Sono solo piccoli assaggi, come sempre siamo convinti che ciascuno debba
sempre accedere direttamente al testo integrale, senza mediazioni di sorta: solo
così è possibile evitare distorsioni e fraintendimenti, nonchè
strumentalizzazioni. non esistono scorciatoie.
Per coloro che hanno già operato la scelta esistenziale di "mettersi in cammino",
qualunqe sia la fede o la filosofia di riferimento, queste ultime citazioni
evidenziano domande "brucianti" che colpiscono al centro delle debolezze e
delle problematiche centrali di ogni cammino:
Tanti sono ancora coloro che non sanno come collegare insieme la
Tradizione e il futuro.. (op.cit. pg.139)
"Tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri" (op. cit. pg. 141)
Buona lettura e meditazione, con l'auspicio possa essere di ausilio nel vostro
personale cammino di trasmutazione, verso la Luce che cercate.
Islam - Sufismo
Al-Fâtiha
(L'Aprente)
In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso‖
La lode [appartiene] ad Allah3, Signore dei mondi
il Compassionevole, il Misericordioso,
Re del Giorno del Giudizio.
Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto.
Guidaci sulla retta via,
la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua]
ira, né degli sviati.
Fonte: http://www.sufi.it/Corano/SacroCorano.htm
LINK di approfondimento:
Il Sacro Corano
Sufismo
Siamo convinti che dei Sufi possano parlare solo dei Sufi. Ci permettiamo
comunque di suggerire anche questo sito, dove se ne tratta con il dovuto
rispetto:
mistica islamica
Saggezza da vendere
Un uomo che si chiamava Saifulmuluk aveva dedicato metà della sua vita alla
ricerca della verità. Aveva letto praticamente tutti i libri che trattavano
dell'antica saggezza. Aveva viaggiato in tutti i paesi, conosciuti e sconosciuti,
per udire ciò che i maestri spirituali avevano da dire. Passava le giornate a
lavorare e le notti a contemplare i Grandi Misteri.
Un giorno sentì parlare di un altro maestro ancora, il grande poeta Abdullah
Ansari che viveva nella città di Herat. Si mise in viaggio per andare a trovare il
saggio e quando arrivò a destinazione vide, con sua grande sorpresa, scritto
sulla porta, uno strano annuncio: "Qui si vende la conoscenza".
"Si tratterà di un errore", pensò, "oppure di un deliberato tentativo di dissuadere
i semplici curiosi, perché non ho mai sentito dire che la conoscenza possa
essere comprata o venduta", ed entrò.
Seduto nel cortile interno, curvo sotto il peso degli anni, c'era Ansari in persona
intento a scrivere una poesia. "Sei venuto a comprare la conoscenza?", gli
chiese. Saifulmuluk annuì. Allora Ansari gli chiese di dargli tutto il denaro che
possedeva. Saifulmuluk vuotò la sua borsa: la sua fortuna ammontava a cento
monete d'argento.
"Per questa somma", disse Ansari, "puoi avere tre consigli".
"Che intendi dire?", chiese Saifulmuluk. "Come può un uomo umile come tè,
che si è votato alla saggezza, aver bisogno di denaro?".
"Viviamo nel mondo, circondati da realtà materiali", disse il saggio, "e la
conoscenza che ho mi impone nuove e importanti responsabilità. Dato che
conosco certe cose che gli altri ignorano, devo, tra l'altro, spendere dei soldi per
essere di aiuto, laddove una parola gentile o l'esercizio della Baraka non sono
appropriati".
Prese il denaro e disse: "Ascoltami bene. Il primo consiglio è: 'Una piccola
nube è segno di pericolo".
"Ma è questa la conoscenza?", si meravigliò Saifulmuluk. "Non mi pare che ciò
mi insegni molto sulla natura della verità suprema o sul ruolo dell'uomo nel
mondo".
"Se devi interrompermi", disse il saggio, "puoi riprendere il tuo denaro e
andartene. A che serve conoscere il ruolo dell'uomo nel mondo, se quest'uomo è
morto?".
Saifulmuluk tacque e attese il consiglio successivo. "Ed ecco il secondo
consigliò", continuò Ansari: "Se puoi trovare nello stesso posto un uccello, un
gatto e un cane, prendili con tè e abbine cura fino alla fine".
"Che strano consiglio", pensò Saifulmuluk, "ma forse contiene un recondito
significato metafisico che mi si paleserà se lo mediterò a lungo".
Rimase quindi in silenzio finché il saggio non ebbe elargito l'ultimo consiglio.
"Quando avrai fatto l'esperienza di certe cose che ti sembreranno irrilevanti e se
avrai tenuto conto del consiglio precedente, allora, e solo allora, una porta si
aprirà per tè. Entra da quella porta".
Saifulmuluk avrebbe voluto rimanere presso quello sconcertante saggio per
studiare, ma Ansari lo congedò alquanto bruscamente.
Riprese dunque i suoi pellegrinaggi e andò nel Kashmir, dove studiò con un
maestro. Poi si mise nuovamente a viaggiare attraverso l'Asia Centrale, finché
giunse sulla piazza del mercato di Buchara il giorno stesso in cui aveva luogo
una vendita all'asta. Vide un uomo che portava via un gatto, un uccello e un
cane che aveva appena comprato. "Se non mi fossi trattenuto così a lungo nel
Kashmir", pensò Saifulmuluk, "avrei potuto comprare quegli animali, che fanno
sicuramente pane del mio destino".
Poi cominciò a preoccuparsi perché, anche se aveva visto l'uccello, il gatto e il
cane, non aveva ancora scorto la piccola nuvola. Tutto sembrava andare storto.
L'unica cosa che lo confortò fu rileggere uno dei suoi quaderni, in cui aveva
notato e dimenticato questa sentenza di un anziano saggio: "Gli eventi arrivano
in sequenza. L'uomo crede che tale sequenza sia di un ceno tipo. Talvolta, però,
si tratta di un diverso tipo di sequenza".
Allora si rese conto che, sebbene i tre animali fossero stati venduti all'asta,
Ansari non gli aveva mai detto di comprarli a un'asta. Non si era ricordato dei
termini esatti del secondo consiglio: "Se puoi trovare nello stesso luogo un
uccello, un gatto e un cane, prendili con tè e abbine cura fino alla fine". Così si
mise alla ricerca del compratore per sapere se gli animali erano ancora "nello
stesso luogo".
Dopo molte ricerche, finì per scoprire che l'uomo si chiamava Ashikikhuda e
che aveva comprato quegli animali solo per risparmiar loro la sofferenza di
rimanere confinati nella sala dell'asta, dove erano rinchiusi già da parecchie
settimane in attesa di un compratore. Sì, erano ancora "nello stesso luogo" e
Ashikikhuda fu felice di poterli vendere a Saifulmuluk.
Questi si insediò a Buchara: con gli animali non gli era più possibile continuare
il viaggio. Usciva tutti i giorni per lavorare in una filanda di lana e rientrava la
sera penando alle sue bestie il cibo che aveva comprato con il salario della
giornata. Così, passarono tre anni.
Un giorno, quando era ormai un maestro filatore e viveva con i suoi animali
come membro rispettato dalla comunità, mentre stava passeggiando nei dintorni
della città vide qualcosa che somigliava a una piccola nuvola fluttuare
all'orizzonte. Quella nuvola era così insolita che rinfrescò improvvisamente la
sua memoria. E gli tomo in mente il primo, consiglio: "Una piccola nube è
segno di pericolo".
Saifulmuluk tomo immediatamente a casa, riunì i suoi animali e fuggì verso
occidente. Quando arrivò a Isfahan, era quasi senza soldi. Qualche giorno dopo
seppe che la nuvola che aveva visto era una nube di polvere sollevata da un'orda
di conquistatori che avevano saccheggiato Buchara e massacrato i suoi abitanti.
Allora si ricordò le parole di Ansari: "A che serve conoscere il ruolo dell'uomo
nel mondo, se quest'uomo è morto?".
La gente di Isfahan non amava particolarmente gli animali, e tantomeno i
filatori e gli stranieri, sicché Saifulmuluk si ridusse ben presto in miseria. Si
buttò a terra gridando: "Oh, Catena dei Santi! Oh, Beati! Oh, voi che siete stati
trasformati! Aiutatemi voi, perché sono al punto in cui i miei soli sforzi non mi
sostengono più e i miei animali soffrono la fame e la sete".
Mentre giaceva al suolo, tra la veglia e il sonno, in preda ai morsi della fame e
rassegnato a lasciarsi guidare dal destino, vide, chiara come un oggetto in pieno
giorno, l'immagine di un anello d'oro incastonato con una gemma dai colori
cangianti, che scintillava infuocata come il mare fosforescente dalle cui
profondità emanano verdi bagliori. Una voce, o ciò che sembrava essere una
voce, gli disse:
"Questa è la corona d'oro dei tempi, il Samir di Verità, l'anello stesso di rè
Salomone, il figlio di Davide - la pace sia sul suo nome - i cui segreti devono
essere custoditi".
Guardandosi intorno, vide l'anello rotolare in una cavità del terreno. Gli sembrò
di essere sulla riva di un ruscello, sotto un albero, vicino a una roccia dalla
forma strana. All'alba, sentendosi più riposato e in grado di sopportare la fame,
Saifulmuluk si mise a vagare nei dintorni di Isfahan. E, come se in qualche
modo se l'aspettasse quasi senza poterne spiegare il motivo, scoprì il ruscello,
l'albero e la roccia. Sotto la pietra
si nascondeva una cavità. Vi infilò un ramoscello ed estrasse fanello che aveva
già visto nelle singolari circostanze appena descritte.
Mentre lavava l'anello nel corso d'acqua, Saifulmuluk esclamò: "Se è veramente
l'anello del Grande Salomone - che il suo nome sia benedetto! - concedi, spirito
dell'anello, una degna fine alle mie difficoltà".
Allora la terra fu come scossa e una voce tuonò come un vortice nelle sue
orecchie: "Nei secoli dei secoli, buon Saifulmuluk, ti auguriamo la pace. Sei
l'erede del potere di Salomone, figlio di David - che la pace sia con lui! -
maestro dei Ginn e degli uomini. Io sono lo schiavo dell'anello. Sono ai tuoi
ordini, maestro Saifulmuluk!".
"Conduci qui i miei animali e porta loro del cibo", disse immediatamente
Saifulmuluk, senza dimenticarsi di aggiungere: "Per il Grande Nome e in nome
di Salomone, nostro Maestro, comandante dei Ginn e degli uomini, su di lui il
saluto!".
Aveva appena finito di pronunciare queste parole, che gli animali apparvero
ognuno col suo cibo preferito. Allora strofinò l'anello e lo spirito dell'anello gli
parlò ancora. Era come un ruggito per le sue orecchie: "Ordinami, e qualunque
sia il tuo desiderio, sarà esaudito, ad eccezione di ciò che non può essere
esaudito, maestro dell'anello".
"Dimmi, nel nome di Salomone - che la pace sia con lui! - è questa la fine, dal
momento che, per ordine del mio maestro, il Khwaja Ansari di Herat, devo
provvedere al benessere dei miei compagni fino alla fine?".
"No", rispose lo spirito, "non è la fine".
Saifulmuluk rimase in quel luogo e chiese al Ginn di costruire una casetta e un
rifugio per i suoi animali, insieme ai quali viveva. Ogni giorno, il Ginn
provvedeva al loro sostentamento e i passanti si meravigliavano davanti alla
santità di Saif-Baba, 'Padre Saif, come chiamavano "colui che viveva di nulla,
circondato da animali selvaggi e domestici".
Saif-Baba studiava gli appunti che aveva preso durante i suoi viaggi e
contemplava le sue esperienze. Il resto del tempo, osservava i tre animali e
studiava il loro comportamento. Ognuno reagiva a modo suo ai suoi
incitamenti. Egli incoraggiava le loro qualità e scoraggiava i loro difetti, e non
si stancava mai di parlar loro del grande Khwaja Ansari e dei tre consigli. Di
tanto in tanto passavano degli uomini devoti che spesso lo invitavano a
discutere con loro o a studiare le particolari Vie che seguivano. Ma egli
rifiutava. "Ho un compito da svolgere, datomi dal mio maestro", rispondeva
semplicemente. Un giorno, ebbe la sorpresa di sentire il gatto parlargli con un
linguaggio che riusciva a comprendere: "Maestro", disse il gatto, "tu hai un
compito e devi portarlo a termine. Ma non ti sorprende che il momento, che tu
chiami 'la fine', non sia ancora arrivato?".
"No, in verità, non mi sorprende", rispose SaifBaba, "perché, per quanto ne so,
potrebbe durare ancora cent'anni".
"È qui che sbagli", disse l'uccello, che si era unito alla conversazione, "perché
non hai imparato ciò che avresti potuto dai vari viaggiatori che sono passati di
qui. Siccome ti sembravano tutti diversi - così come noi animali ti sembriamo
diversi l'uno dall'altro - non ti sei reso conto che sono stati tutti inviati dalla
stessa fonte del tuo insegnamento, dallo stesso Khwaja Ansari, per vedere se hai
sviluppato abbastanza percezione per seguirli".
"Se così fosse", disse Saif-Baba, "e non lo credo affatto, potete spiegarmi com'è
possibile che un semplice gatto e un minuscolo passerotto possano dirmi ciò
che io, che pure ho beneficiato di interventi miracolosi, non sono in grado di
vedere?".
"È semplice", dissero entrambi all'unisono. "Ti sei talmente abituato a guardare
le cose in modo univoco, che i tuoi difetti sono visibili anche alla mente più
ordinaria".
Quelle parole preoccuparono Saif-Baba. "Così, avrei potuto trovare da molto
tempo la porta di cui parla il terzo consiglio, se fossi stato correttamente
armonizzato?". "Sì", disse il cane, unendosi alla discussione. "La porta si è
aperta una dozzina di volte nel corso di questi ultimi anni, ma non l'hai vista.
Noi l'abbiamo vista aprirsi, ma, essendo animali, non potevamo dirtelo".
"Allora, come mai ora potete dirmelo?".
"Puoi capire il nostro linguaggio perché tu stesso sei da poco diventato un po'
più umano. Ma ti resta solo un'altra possibilità, perché stai invecchiando".
Saif-Baba pensò inizialmente: "Deve essere un'allucinazione". Poi si disse:
"Non hanno il diritto di parlarmi in questo tono; sono il loro maestro e fonte del
loro sostentamento". Infine, un'altra parte di sé si mise a pensare: "Se si
sbagliano, non ha alcuna importanza. Ma se hanno ragione, per me è terribile.
Non posso correre questo rischio". Così si mise in attesa della sua opportunità.
Passarono i mesi. Un giorno, un derviscio errante piantò la sua tenda davanti
alla porta di Saif-Baba. Strinse amicizia con gli animali e Saif decise di
confidarsi con lui. "Allontanati!", disse il derviscio seccamente; "tutte queste
considerazioni sul maestro Ansari non mi interessano affatto, così come non mi
interessano tutte le tue storie sulle tue nuvole, la tua ricerca, le tue
responsabilità nei confronti degli animali, e anche sul tuo anello magico.
Lasciami in pace! So di cosa dovresti parlare, ma non so di cosa stai parlando"'.
Disperato, Saif-Baba invocò lo spirito dell'anello, ma il Ginn si limitò a
rispondere: "Non ti dirò ciò che non va detto. So bene, invece, che soffri della
^malattia chiamata 'pregiudizio nascosto permanente'. Questo pregiudizio
controlla i tuoi pensieri e ostacola il tuo progresso sulla Via".
Saif-Baba andò allora dal derviscio, che era seduto sull'uscio della porta. "Che
devo fare, perché mi sento responsabile dei miei animali e, per quanto mi
riguarda, sono confuso e non mi sento più guidato dai tre consigli?".
"Hai parlato con sincerità", disse il derviscio. "È un inizio. Affidami i tuoi
animali e ti darò la risposta".
"Ma io non ti conosco; mi chiedi troppo!", protestò Saif-Baba. "Come puoi
chiedermi una cosa simile? Ti rispetto, ma mi rimane un dubbio ...".
"Ben detto!", disse il derviscio. "Le tue parole non rivelano la tua
preoccupazione per il benessere dei tuoi animali, bensì la tua mancanza di
percezione nei miei confronti. Se ti affidi all'emozione o alla logica per
giudicarmi, non puoi beneficiare del mio aiuto. Sei ancora avido, in un certo
senso, dato che rivendichi il tuo diritto di proprietà sui 'tuoi' animali. Vattene,
com'è vero che mi chiamo Darwaza!".
Ora 'Darwaza' significa porta. Ciò diede molto da pensare a Saif-Baba. Non
poteva trattarsi della 'porta' preannunciata dallo sceicco Ansari? "Potresti essere
la 'Porta' che cerco, ma non ne sono sicuro", disse al derviscio Darwaza.
"Sparisci, tu e le tue speculazioni!", gli urlò il derviscio. "Non vedi che i primi
due consigli si rivolgevano alla tua mente e che l'ultimo può essere colto solo
dalla tua percezione?".
Saif-Baba trascorse altri due anni nella confusione e nell'ansietà. Poi,
improvvisamente, vide la verità.
Chiamò i suoi animali e li congedò con queste parole: "Ora siete liberi. Questa è
la fine". Mentre stava pronunciando queste parole, vide che gli animali avevano
ormai una forma umana ed erano trasformati. Accanto a lui c'era Darwaza, ma
le sue sembianze erano ora quelle del grande Khwaja Ansari in persona. Senza
pronunciare una parola, Ansari aprì una porta nell'albero che innalzava i suoi
rami sulla riva del ruscello e, nel varcare la soglia, Saif-Baba scoprì un
prodigioso sotterraneo dove erano incise, in lettere d'oro, le risposte alle
domande sulla vita e la morte, sulla natura della morte e la natura dell'uomo,
sulla conoscenza e l'ignoranza, che lo avevano tormentato per tutta la vita.
"È l'attaccamento alle forme esteriori", disse la voce di Ansari, "che ti ha
ostacolato in tutti questi anni. In un certo senso, a causa di questo attaccamento,
per tè è troppo tardi. Ora puoi prendere l'unica parte di saggezza che ti è ancora
accessibile".
***
Questa storia evidenzia, tra l'altro, un tema prediletto dai Sufi: la Verità
"tenta di manifestarsi" nell'umanità; appare e riappare a ogni uomo sotto
spoglie difficili da penetrare e che, a prima vista, possono non avere alcun
rapporto l'una con l'altra.
Solo lo sviluppo di una "percezione speciale" permette all'uomo di seguire il
cammino di questo processo invisibile.
Fonte:
http://www.sufi.it/sufismo
Immagini e musica
Senza commenti, solo una proposta: ascoltate mentre meditate sull'immagine,
in attesa delle Ispirazioni che verranno.
Sufi - La Danza del Cosmo
Il Sufi a volte danza, ma mentre danza, al centro rimane assolutamente
immobile: "il centro del Cosmo".
La danza è il Cosmo, tutto è in movimento, ma al centro la Coscienza osserva
in silenzio, indisturbata.
Ebraismo - Kabbalah
Come introduzione generale, si suggerisce di visitiare il portale di Wikipedia:
Wikipedia - portale Ebraismo
Per la Torah, la fonte consultata è :
Torah.it
dove potrete trovare, oltre ai testi in ebraico, le taduzioni in italiano della Torah
e del Talmud.
*** *** ***
Genesi 1
1 In principio creò Iddio il cielo e la terra.
2 E la terra era deserto e solitudine, ed
oscurità era sulla faccia dell‘abisso; ed
un vento di Dio [cioè fortissimo]
agitavasi sulla faccia dell‘acqua.
3 Dio disse: Sia luce; e fu luce.
4 Iddio vide la luce essere buona cosa; e
Iddio separò la luce dall‘oscurità.
5 Dio chiamò la luce Giorno, e l‘oscurità
chiamò Notte. Così fu una sera, e fu
una mattina; (cioè) un giorno.
6 Iddio disse: Siavi uno strato in mezzo
alle acque, e separi acque da acque.
7 Iddio fece lo strato, il quale separò le
acque che sono di sotto allo strato dalle
acque che sono di sopra allo strato; e fu così.
8 Iddio chiamò lo strato Cielo.
Così fu una sera, e fu una mattina;
(cioè) un secondo giorno.
9 Iddio disse: Raccolgansi le acque di
sotto al cielo in un luogo solo, in guisa
che apparisca l‘asciutto; e fu così.
10 Iddio chiamò l‘asciutto Terra, ed il
ricettacolo delle acque chiamò Mare. E
Dio vide che (ciò era) bene.
11 Iddio disse: Produca la terra erba,
erbaggi forniti di seme, alberi fruttiferi facienti
Fonte: traduzione italiana della Torà di Samuel David Luzzatto
Link: http://www.archivio-torah.it/testotorah/01.pdf
La Kabbalah (Qabalah)
lo Zohar ed il Sepher Yetzirah
La Sapienza della Kabbalah (termine tradotto anche come Qabalah) a lungo
conservata esclusivamente attraverso la trasmissione iniziatica da "Maestro a
Discepolo", è in parte oggi accessibile anche al pubblico "profano".
O meglio "sembra esserlo" a chi ci si avvicina in modo superficiale.
Al di la dei testi reperibili, restano due ostacoli posti a tutela dell'essenza di
questo aspetto della Tradizione.
Il primo è un ostacolo linguistico. I testi della Kabbalah sono scritti in Ebraico,
una delle linge sacre.
Il secondo ostacolo è rappresentato dall'essere, a tutti gli effetti, un percorso
iniziatico e non "culturale". La Kabbalah, come le altre forme pure della
Tradizione, va vissuta come percorso esistenziale.
Al suo interno la Kabbalah ha una regola normalmente rispettata: può scriverne
solo chi ne è autorizzato, e chi lo fa deve limitarsi a ciò che effettivamente "ha
vissuto" direttamente.
Per questo, con rispetto, ci asteniamo dallo scriverne e ci auto-limitiamo,
fornendo semplicemente, oltre il collegamento a Wikipedia, dei link a siti che
riteniamo di elevato spessore, nei quali sarà possibile approfondire l'argomento.
Come sempre, senza nessuna pretesa di essere esaustivi e nel pieno rispetto
della libera ricerca individuale.
Zohar
Dello Zohar ( Il libro dello splendore) che ne rappresenta la fonte primaria, è
possibile reperire il testo originale. Di traduzioni complete in italiano, per
quanto di nostra conoscenza, non ve ne sono.
In ogni caso, qualsiasi traduzione, per quanto accurata, difficilmente riesce a
trasferire il Significato simbolico ed analogico della fonte originale, malgrado
gli sforzi del traduttore.
Sepher Yetzirah
Del Sepher Yetzirah ( Il libro della Formazione) non si ha certezza di chi ne sia
l'autore ne il periodo in cui è stato scritto.
Secondo alcune interpretazioni la datazuine è di 2.000 anni A.C., anche se le
fonti disponibili sono di epoca medioevale.
Ci sono diverse fonti del Sepher Yetzirah, tra le quali il codice di Luria, è
quella ritenuta maggiormente attendibile.
La Tradizione vedica
Anche nella Tradizione Vedica troviamo l'UNO, come fondamento ultimo
dell'esistenza. Eccolo in uno dei documenti scritti più antichi della storia
umana, il Nasadiya Sukta.
" 12. Solo con la corretta investigazione si finisce per comprendere che la
corda è stata scambiata per l‟illusorio serpente, facendo così cessare ogni
timore e sofferenza.
17. Solo colui che usa il discernimento, il distacco, la calma con le qualità
concomitanti, e che aspira ardentemente alla liberazione può investigare sul
Brahman.
18. I Saggi hanno detto che per la realizzazione occorre praticare quattro
qualificazioni, senza le quali l‟attuazione del Brahman può fallire.
19. La prima è la discriminazione tra reale e irreale, la seconda è il distacco da
ogni frutto dell‟azione sia in questo mondo sia in altri, la terza è costituita dal
gruppo delle sei qualità, quali la calma mentale, ecc., e la quarta è
l‟aspirazione ferma e ardente alla liberazione.
20. Il discernimento tra reale e irreale si fonda sull‟incrollabile convinzione
che solo Brahman è reale e che l‟universo fenomenico è non-reale.
21. Vairāgya è il distacco da tutti i godimenti transitori, da quelli corporali a
quelli corrispondenti allo stato di Brahmā. La rinuncia, fondata sulla
riflessione personale e sull‟insegnamento del guru, dev‟essere applicata a tutti
gli organi e a tutte le condizioni di godimento.
22. Sama è la condizione di mente pacificata che contempla costantemente la
meta, dopo essersi distaccata dalla molteplicità degli oggetti sensibili perché
ne ha messo in evidenza la loro vacuità.
23. Dama, o autodominio, si ha quando si staccano i due gruppi di organi
sensoriali dai loro oggetti corrispondenti, riportandoli ai loro rispettivi centri.
Il raccoglimento è reputato perfetto quando gli oggetti esterni cessano di
mettere in moto le modificazioni mentali.
24. Titiksa, o la pazienza, è quella condizione che sa accettare le afflizioni
senza risentimento o ribellione, trovandosi libera da ogni ansietà e da ogni
lamento.
25. Sraddha è l‟aderenza fiduciosa alla verità esposta nelle Scritture e dal
proprio guru; con essa si perviene ad apprendere il reale.
26. Samadhana, o fermezza mentale, è quella condizione in cui la buddhi è
costantemente concentrata sull‟assoluto Brahman, senza cadere nel gioco
mentale.
27. Mumuksuta, o l‟anelito all‟emancipazione, è quella determinazione di
apprendere la propria reale natura affrancandosi da tutte le forme di schiavitù,
da quelle relative al senso dell‟io a quelle del corpo grossolano create
dall‟ignoranza.
37. Vi sono anime sante, serene e magnanime che, simili alla primavera,
effondono una benefica influenza per il bene dell‟umanità. Costoro, avendo
trasceso l‟oceano delle nascite e delle morti, per un atto d‟amore aiutano i loro
simili a trascenderlo a loro volta.
38. Invero è nella natura del magnanimo di aiutare gli altri a rimuovere
l‟incompiutezza, come la luna spontaneamente rinfresca la terra arsa dagli
infuocati raggi del sole.
52. Se un peso che si porta sulla testa è tanto gravoso da provocare spossatezza
e dolore, esso può essere alleggerito anche da altri. Ma se si soffre la fame, la
sete, e così via, questa sofferenza nessuno può allontanarla se non se stessi.
53. Per riacquistare la propria salute, un malato deve seguire la giusta dieta e
prendere le prescritte medicine. Non potrà guarire se altri prenderanno per lui
i relativi farmaci.
54. È per la propria illuminazione, è per l‟esperienza diretta, e non per la
mediazione di un erudito, che l‟aspirante alla realizzazione riconosce la vera
natura delle cose. La bellezza della luna può essere conosciuta mediante i
propri occhi e non dalla descrizione che possono farne gli altri.
58. L‟eloquenza sonora rappresentata da un fiume di parole, l‟abilità di
esporre o commentare le scritture, l‟erudizione stessa servono solo alla propria
soddisfazione, ma nei riguardi della liberazione tutto ciò è proprio inutile.
60. Quelle scritture composte da una moltitudine di parole non formano altro
che una foresta impenetrabile in cui la mente facilmente si smarrisce. Il saggio
aspirante deve applicarsi con zelo a sperimentare da sé la vera natura
dell‟ātman.
62. Una malattia non se ne va pronunciando semplicemente il nome della
medicina, occorre che questa sia ingerita, così non sperare che, con la
semplice ripetizione del nome Brahman, tu possa conoscere il Sé.
65. Un tesoro nascosto nelle profondità della terra può essere trovato solo
quando è scoperto il luogo esatto e quando si scava, rimuovendo i blocchi di
terra e di pietra. Mai esso potrebbe uscire chiamandolo solo per nome. Così
per afferrare la risplendente verità del Sé, nascosto dalla māyā e dai suoi
effetti, dobbiamo conformarci alle istruzioni di un conoscitore del Brahman e
seguire poi la riflessione, la meditazione, ecc. Il Sé non può emergere e
manifestarsi con semplici ragionamenti sofistici.
68. Ascolta attentamente ciò che ora ti dirò, o sagace discepolo. Seguendomi in
modo corretto, tu sarai in grado di spezzare, senza esitazione, la catena delle
trasmigrazioni.
69. Il primo gradino che porta alla liberazione è il distacco (vairāgya) dalle
cose periture; il secondo consiste nel coltivare la quiete mentale,
l‟autodominio, la pazienza (sama, dama, titiksa) e, inoltre, nell‟astenersi da
tutte quelle azioni indicate dalle Scritture.
70. Poi viene l‟ ”ascolto” dell‟insegnamento, la riflessione (mananam) su ciò
che è stato udito, la meditazione di lunga durata sulla Verità; dopo questa
prassi, l‟aspirante diventa un Muni e potrà raggiungere il supremo stato non-
differenziato (avikalpam), realizzando così nella stessa vita, la beatitudine..."
leggi tutto il testo alla fonte
*** *** ***
neti, neti
non è questo, non è questo
Una meditazione sull'UNO, sulla sua assoluta indicibilità, collegata
all'iniziazione, quale passaggio obbligato per procedere verso la sua intuizione,
ci viene offerta da una della Upanisad più antiche, che suggeriamo di leggere
integralmente (vedi bibliografia). Ve ne riportiamo un breve estratto:
Brhadāranyaka Upanişad
III.IX.26 “Quello non è così, non è così…. E’ inafferrabile perché in
verità non può essere percepito, è indistruttibile perché in verità non
può essere distrutto, privo di contatto perché in verità non è toccato da
nulla, non è limitato, non vacilla e non soffre pena….”
In questo śloka l‟Upanişad si innalza a livello metafisico proponendo Brahman
come “non è così, non è così” perché qualunque qualificazione, attributo o altro
non può rispondere a ciò che è Brahman. “In che senso?” si domanda Śankara
nel suo commento: “perché trascende tutte le proprietà degli effetti, pertanto non è
afferrabile….non può essere percepito” con la mente o qualsiasi strumento di
contatto...(Upanişad, Bompiani op. cit. pgg. 155 e 159)
III.IX.23 “….Su cosa è fondato il Soma?. Sulla iniziazione. Su che cosa
è fondata l’iniziazione? Sulla Verità. Per questo, di uno che sia stato
iniziato, dicono: costui afferma la verità. Invero sulla verità è fondata
l’iniziazione. In che cosa è fondata la verità? Sul cuore, rispose allora,
perché la verità la si conosce attraverso il cuore. Invero, solo nel cuore è
stabilita la verità. E’ proprio cosi, Yajňavalkya”. ...(Upanişad, Bompiani op.
cit. pg. 153).
La figura di Śiva come una delle principali divinità hindu, Dio poliedrico,
possessore di una elaborata mitologia e portatore di una metafisica sofisticata,
prende corpo e si afferma infine coi Purāṇa[19], quei testi religioso-filosofici
che espongono cosmologia e filosofia hindu attraverso le narrazioni delle storie,
testi trascritti all'incirca fra il III e il XII secolo.
(SA) (IT)
« yadātamas tan na divā na rātrir na « Là dove non vi è oscurità, - né notte,
san na cāsac chiva eva kevalaḥ tad né giorno, - né Essere, né Non essere,
akṣaraṃ tat savitur vareṇyaṃ prajñā ca - là vi è il Propizio, solo, - assoluto ed
tasmāt prasṛtā purāṇī » eterno; - là vi è il glorioso splendore -
di quella Luce dalla quale in principio
- sgorgò antica saggezza. »
(Śvetāśvatara Upaniṣad, IV, 18. Traduzione dal sanscrito in inglese diRaimon Panikkar in I
Veda vol. I. Milano, Rizzoli, 2008, p. 113)
leggi tutto alla fonte
Mahashivaratri
Nella sacra notte del Buon auspicio denominata Mahashivaratri, grazie ad una
particolare congiunzione di pianeti, qualsiasi pratica spirituale compiuta durante
questa notte viene considerata particolarmente benefica ed efficace. Solo in
questa notte, e una volta all'anno, la luna è a 1/16 delle proprie dimensioni.
Tutti conoscono la stretta relazione che c'è fra la luna e la mente. Essendo la
forza della luna molto debole, anche la mente è debole, per questo è più facile
concentrarsi sulle pratiche spirituali, riuscire ad ottenere una purificazione a
livello molto profondo e aprirsi all Grazia Divina.
È una grande opportunità per offrire a Shiva, l'aspetto purificatore di Dio, le
negatività e tutto ciò che è di ostacolo all'espressione del nostro più alto Sé.
Vedanta.it
Per coloro che desiderano avvicinarsi, ma anche approfondire, la "non dualità "
(ma forse è più corretto "l'oltre la dualità"), presentiamo con gratitudine, a
coloro che non lo conoscono, il sito Vedanta.it che si dedica a vari progetti
sulla Tradizione filosofica d'Oriente e d'Occidente.
La connotazione di sito "no-profit", l'elevato livello dei contenuti, la serietà
dell'intero impianto, rappresentano tutti elementi positivi, peraltro non così
diffusi in un settore dove abbondano mercificazione della Tradizione
e proposte di basso livello autoreferenziate.
Riportiamo il link al sito
Www.vedanta.it
e la visualizzazione del file pdf del Quaderno n.19 dedicato all'insegnamento
della meditazione di Sri Ramana Maharshi.
Registrandosi al sito è possibile accedere a tutto il materiale messo a
disposizione.
Leggi tutto.......
La Mente appare come "mistero velato". Malgrado gli sforzi e gli innegabili
progressi di quella che definiamo "scienza", resta tutt'ora un misetero
apparente-mente insondabile. Offriamo come contributo di riflessione, alcune
considerazioni tratte da un piccolo ma prezioso lavoro di una piccola casa
editrice ( EdizioniPorpora) che offre come dono tante perle di saggezza.
Dall' Introduzione a
La misteriosa mente e il suo controllo
di Sw Chidananda:
"...L'argomento trattato, il controllo della mente, è di primaria importanza per
il ricercatore spirituale. L'rrequietezza della mente è l'ostacolo più grande
durante la meditazione, quindi la costituzione ed il funzionamento della mente
sono elementi essenziali da conoscere se si vuole riuscire ad avere il controllo
su di essa........Lasciamo all'aspirante spirituale la possibilità di trarre il
massimo beneficio dalla lettura di questi argomenti...."
Dal testo:
"...... La conoscenza della misteriosa mente è antica. Dall'alba della
civilizzazione, queste verità sono state esposte dai Grandi Maestri....
In Occidente, la conoscenza della mente umana è stata acquisita tramite quello
che è conosciuto come il “metodo scientifico”. E‟ stato più o meno un
approccio induttivo. Gli scienziati hanno cercato di studiare il comportamento
degli individui e dal loro comportamento di dedurne certi fatti relativi alla
mente e poi generalizzarli. Essi quindi procedevano “dall‟esterno all‟interno”.
In Oriente l‟investigazione è stata eseguita su una linea completamente
differente. Il loro è stato il metodo dell‟intuizione, e il loro approccio è
proceduto “dall‟interno all‟esterno”. Questo metodo, sebbene di natura
induttiva, è stato provato attraverso la durata del tempo, essere al di là di ogni
errore, perché la sua iniziale premessa era infallibile - in quanto era basata
sull‟intuizione....."
***
Prāna Vāyu
Apāna
Udāna Vāyu
Samāna Vāyu
Vyāna Vāyu
Sincronizza gli altri Vāyu: è la forza aggregante del nostro sistema. pervade tutto
il corpo ed è associato alla circolazione e a tutto ciò che riguarda il "prendere-
restituire". E' localizzato tra le orecchie e gli occhi, nei lati del collo, nelle caviglie
e in generale nella parte posteriore del corpo. Governa il sistema circolatorio e
attraverso di esso i muscoli e le articolazioni ed è responsabile della postura, del
movimento e della coordinazione. Decompone il corpo fisico alla morte.
Per coloro che desiderano leggere alla fonte testi di Giordano Bruno, forniamo
i link:
Letteratura italiana - De gl'eroici furori
Letteratura italiana -Spaccio della bestia trionfante
In cerca di Ipazia
dal mito massonico, passando per la notorietà, alla realtà
esoterica. Rielaborazione del contributo al Convegno IPAZIA (Filosofa e
Scienziata IV-V sec. d.C.) – Inno alla Libertà – Fondamentalismi passati e
recenti,
di Moreno Neri
… grazie agli studi che si sono succeduti, è stato riunito tutto ciò che si può
sapere oggi su questa donna straordinaria, sul suo assassinio e su ciò che di lei è
stato detto. C‘è quindi la possibilità di soddisfare sull‘argomento ogni curiosità.
Vorrei invece abusare della vostra pazienza per toccare alcune altre questioni
che a me paiono di cruciale importanza.
La prima questione riguarda due domande fondamentali che sono chi uccise
Ipazia e perché? Alla prima delle questioni la risposta c‘è, anche se c‘è ancora
qualcuno che la mette in discussione. Autori del terribile linciaggio furono i
parabalani, una sorta di milizia privata paramilitare impiegata dal patriarca per
difendere i propri interessi al tempo in cui i conflitti teologici erano
particolarmente violenti. Questi chierici, reclutati tra la popolazione di più
infimo rango, avevano alcuni compiti infermieristici di assistenza ai malati,
quello di Ma il compito principale di questa truppa di circa 500 uomini era
quello di seminare il terrore e mantenere l‘ordine religioso nella città di
Alessandria.
Sul perché è stata uccisa, se ci limitiamo a leggere le opere degli storici, la
risposta sembra più difficile….
Sulle ragioni, nei diversi studi che si sono moltiplicati, a dispetto della scarsità e
brevità delle fonti che riferiscono l‘incidente e il suo contesto, ogni storico,
scrittore e scienziato inclina a diverse possibilità. Ed è tale la varietà di
interpretazioni, tendente a rafforzare la particolare inclinazione dell‘interprete,
che anch‘io faccio fatica a riassumerle.
Nel 361 ad Alessandria era stato assalito il Tempio di Mitra. Nel 391 il
patriarca Teofilo, predecessore e zio di Cirillo, scoprì e distrusse il Tempio di
Dioniso, il cui culto misterico era celebrato in grande segreto, e incitò i cristiani
ad abbattere il Serapeo, il Tempio di Serapide, dove era contenuta l‘ultima
importante biblioteca della civiltà classica. Cirillo divenuto patriarca di
Alessandria nel 412 avviò un sistematico programma di oppressione ed
eliminazione contro le altre religioni, in primo luogo contro la fiorente
comunità ebraica di Alessandria (si parla dell‘espulsione di circa centomila
persone dalla città con confisca dei loro beni e distruzione delle sinagoghe),
contro i politeisti pagani e contro gli eretici cristiani (novaziani – anche di essi
confiscò i beni – e nestoriani contro cui condusse un‘aspra battaglia).
Ipazia era considerata da Cirillo una minaccia al potere della Chiesa ad
Alessandria. Era molto amica del prefetto dell‘Egitto Oreste che aveva
l‘incarico di amministrare la città e la cui influenza rappresentava la sola forza
equilibratrice contro il patriarca Cirillo, tendente ad usurpare la condizione e
l‘autorità della magistratura civile. Viceversa Oreste era in pessimi rapporti con
Cirillo ed era stato più volte attaccato dai monaci. Sebbene fosse considerata
un‘ellena, ossia una pagana, sono noti i suoi stretti legami con molti cristiani.
Uno dei suoi discepoli, il fedele Sinesio, come già sappiamo, divenne un
vescovo. Lo stesso Oreste era un battezzato, altri cristiani suoi amici erano
potenti uomini di corte e nobili. Tutti erano considerati una minaccia per
Cirillo. La filosofia di Ipazia, il suo insegnamento, i consigli che dispensava
potevano dunque essere considerati un pericolo per l‘ortodossia cristiana e
poteva essere sospettata di avere connessioni con l‘uno o l‘altro gruppo
perseguitato.
Rispetto al semplice schema dello scontro tra cristianesimo e paganesimo alcuni
storici preferiscono dar spazio a un piano assai più complesso e che dà conto di
una lotta che, pur combattendosi nelle forme tipiche della disputa religiosa, è
innanzitutto funzionale al primato politico e sociale, al potere. In questo senso
Ipazia, per i sostenitori di Cirillo e del potere temporale della Chiesa, era
l‘ultimo degli idoli da abbattere. Ipazia fu fatta fuori come una pedina nelle
rappresaglie di questa partita a scacchi tra potere civile e potere religioso. Fu un
assassinio politico. E ancora. Anche se la maggior parte dei resoconti del tempo
pongono maggior enfasi sull‘impatto sociale della sua vita piuttosto che sui suoi
contributi alla scienza e alla matematica, non va dimenticato che, nella
campagna propagandistica, il suo insegnamento era presentato come magia.
Suo padre come lei praticavano l‘astrologia; si dedicava agli strumenti musicali;
la si ricorda, poi, come inventrice di un areometro, di un idrometro, di un
apparecchio per la distillazione e di un astrolabio. È difficile che l‘accusa di
stregoneria fosse creduta da chi diffuse la diceria, ma poteva essere accettata dai
parabolani, notoriamente incolti e superstiziosi. Giovanni di Nikiu considera il
linciaggio della donna filosofo una meritata punizione, perché Ipazia seduceva e
abbindolava Oreste e gli altri suoi discepoli con la magia e i suoi inganni
satanici. In questo senso Ipazia è la prima strega bruciata dai cristiani. Fu uccisa
perché era una scienziata. C‘è, pertanto e infine, il fatto che era una donna e
questo la rendeva ancor più vulnerabile……..
Consentitemi di tornare al capostipite degli studi ipaziani: al nostro John
Toland. Il suo opuscolo non contiene solo un attacco alle gerarchie
ecclesiastiche che hanno tradito lo spirito originario di Gesù Cristo, ma vi è
anche inserito, già a quel tempo, un elemento profondamente pro-
femminista……
Toland in un altro suo precedente scritto – nella prefazione alle Letters to
Serena (1704) – si domandava se «l‘esclusione delle donne dalla cultura sia
effetto di un‘abitudine inveterata o derivi piuttosto da un progetto esplicito» e,
data per dimostrata l‘eguaglianza intellettuale in entrambi i sessi, dichiarava –
in un‘epoca in cui le donne diversamente dagli uomini non avevano diritti – che
se esse avessero avuto gli stessi vantaggi ed opportunità di un uomo libero
sarebbero state «capaci di ogni genere di miglioramento».
Ciò che si vuol dire è che, grazie a Toland, la figura di Ipazia come simbolo
della sapienza femminile si è frequentemente prestata alla causa del
protofemminismo e del femminismo. Sarebbe insieme simbolo della distruzione
del genio femminile del tradizionale mondo classico greco-romano ed emblema
dell‘avvento della società patriarcale e misogina del potere ecclesiale e della
riduzione al silenzio della voce femminile per molti secoli a venire…….
Nel corso di questo contributo da contenere in limiti accettabili, non è possibile
analizzare il ruolo del femminile nel divino e nel sacro: si pensi alla Grande
Madre in Occidente e alla Shakti in Oriente, alla Pistis Sophia gnostica, alla
Beatrice di Dante e alle donne dei Fedeli d‘Amore, all‘Amata del sufismo …
sono tutte immagini esoteriche declinate al femminile.
Ma, pur non essendoci la possibilità in questa sede di occuparci dell‘archetipo
tradizionale della Sapienza muliebre, quantomeno il fatto che Sinesio, quando
era già vescovo, continuasse a chiamar Ipazia «madre, sorella e maestra» (meter
kai adelphè kai didáskale), attira la nostra attenzione sull‘iniziazione femminile,
ossia sulla trasmissione di un‘influenza spirituale sia in senso attivo che
passivo…
Anche in questo caso ci dobbiamo ridurre a constatare l‘enormità di una
presunta, inesistente e mai esistita iniziazione solare…...
Apuleio (ai misteri di Eleusi, di Mitra, ai misteri di Iside e Osiride, al culto dei
Cabiri a Samotracia e a tanti altri di minor notorietà), se sentisse queste parole,
si farebbe quattro sonore risate. Nell‘Asino d‘oro o Metamorfosi, il suo eroe,
Lucio, dopo essere stato iniziato ai Misteri di Iside in Grecia, per la precisione
nel tempio di Cencrea nei pressi di Corinto, poi a quelli di Osiride a Roma,
riceve la terza consacrazione, l‘iniziazione suprema. Non vi sono, quindi, due
iniziazioni diverse, una solare e una lunare, una per l‘uomo e una per la donna,
ma due gradi o due fasi, isiaca-lunare e osiridea-solare, o alchemicamente via
umida e via secca, che equivalgono ai piccoli misteri e grandi misteri.
Scopo dell‘iniziazione è il superamento di ogni dualismo e consiste nel formare
un essere unico (possiamo dire androgino), su uno stato di coscienza spirituale
superiore, rimanendo la diversificazione o polarità solo sul piano
materiale…….
Platonicamente educati da Ipazia, non è il mondo che cambia….siamo noi che
cambiamo. Le forme del mondo fenomenico che nascono sotto una determinata
forma, mutano e periscono, sono solo prototipi o copie dell‘Idea del Bello o
dell‘Essere. Come è dunque pensabile che l‘iniziazione, che è la seconda
nascita o realizzazione del vero sé, possa essere un fatto di identità sessuale?
Ipazia, eroina pagana massacrata dai cristiani, o eroina degli ariani massacrata
dagli ortodossi, o ancora un‘eroina dei civili cristiani di Costantinopoli
massacrata dagli intemperanti cristiani d‘Alessandria; e più di recente eroina
anticlericale, vittima della gerarchia ecclesiale; eroina protestante, vittima della
chiesa cattolica; eroina del romanticismo ellenizzante, vittima dell‘abbandono
da parte dell‘Occidente della civiltà greco-romana; eroina del positivismo,
vittima dell‘oppressione della religione sulla scienza; e, in ultimo, eroina del
femminismo, vittima della misoginia cristiana. In breve, vittima di qualsiasi
fondamentalismo religioso, Galileo in gonnella, martire del libero pensiero,
bandiera della laicità, proto-femminista.
… Permettetemi di non contrappormi a nessuna di queste tesi su Ipazia, ma di
essere aperto a tutte le interpretazioni, a tutte le molteplici sfaccettature del
recupero d‘Ipazia, salvo che non siano manipolazioni. Ognuna di esse svolge il
suo ruolo, perché c‘è posto per tutti i punti di vista. Tutte le distinzioni possono
essere risolte, armonizzate e trascese se consideriamo Ipazia un simbolo.
Proprio perché il simbolo racchiude in sé molteplici significati, talvolta
apparentemente diversi tra loro ma sempre intimamente correlati, e, col
riunificare valori separati, ricrea un ordine ed un‘armonia superiore, una
costante assoluta. Possiamo ancora considerare che tutte le chiavi interpretative,
anche ideologiche, descrivono sempre l‘irrompere del caos, delle tenebre,
dell‘ignoranza e della discordia contro l‘ordine, la luce, la conoscenza e
l‘armonia o il ciclo inevitabile del declino. In questo senso su Ipazia è stata
costruita un‘intelaiatura pronta a farne un archetipo.
E adesso posso rispondere perché Ipazia è stata uccisa. Permettetemi, a questo
punto, parafrasando un celebre principio metodologico chiamato il rasoio di
Occam e che recita «a parità di fattori la spiegazione più semplice è da
preferire»…: Ipazia è stata uccisa per ignoranza, fanatismo e ambizione.
…………
C‘è chi pensa che le scelta esoterica significhi allontanarsi dal mondo,
confondendo una sua personale inclinazione, peraltro del tutto legittima, con la
nozione di esoterismo, che ci affida, invece, il compito come secondi demiurghi
di portare l‘Intelligibile nel sensibile e che ci vuole operai che preparano i
mattoni con cui più tardi noi stessi o altri più felici architetti potranno elevare
un più bello e duraturo Tempio dell‘Umanità sul modello di quello cosmico.
Ma il razionalismo che nega ogni principio di ordine superiore o demiurgico e
si richiama alla sola ragione razionale e che pensa di lavorare al Bene e al
Progresso dell‘Umanità, indica spesso il fare e non anche il come essere.
Numerosi sono quelli che si immergono interamente nella preparazione del
cambiamento sociale; rari, rarissimi quelli che, per realizzarlo, se ne vogliono
prima rendere degni.
Ipazia rappresenta quella Tradizione ininterrotta di filosofi – tra i non pochi
esempi possibili pensiamo a Pitagora, Socrate, Platone – che non hanno mai
rinunciato ad agire sulla città, a trasformare la società, a rendere servizio ai
propri concittadini, ad agire secondo giustizia. Che hanno sempre saputo, in
altri termini, che la vita filosofica comporta un impegno comunitario (il
platonico rientro nella caverna).
Ma che hanno sempre avuto altrettanto chiaro che questo impegno esige
preliminarmente un duro e intenso lavoro su se stessi. Comporta togliere,
raschiare, lisciare, ripulire la nostra pietra, levare da essa il superfluo,
raddrizzare ciò che è obliquo, purificare ciò che è fosco e renderlo brillante……
Stiamo, allora, dalla parte di Ipazia. Stiamo dalla parte del canone di verità,
stiamo dalla parte della Tradizione.
Consapevoli che in questa età del ferro, il nostro kali-yuga, un tempo oscuro ma
certo non eterno, il martirio dell‘iniziato o dell‘iniziata più che cruento è una
pena sottile e dissimulata. Il patimento che si soffre ha una forma raffinata,
ardua da vedere e che difficilmente si manifesta, perché non culmina nello
spargimento di sangue ma deve verificarsi lentamente, quotidianamente, senza
sangue o sofferenza fisica, in un patire continuo che è un agire contro ogni
forma di intolleranza. Ma anche, occorre sottolinearlo, deve essere uno
spogliarsi dello stereotipo della tolleranza. È questo, infatti, un termine ignoto
agli Antichi che non erano tolleranti, perché, non essendo intolleranti, non ne
avevano bisogno.
Quando ci saremo liberati da questa incrostazione…, allora avremo raggiunto la
capacità di pensare in modo plurale ciò che ci circonda, di amarlo e rispettarlo,
di essere aperti e flessibili, perché nell‘En To Pan, l‘Uno il Tutto, siamo tutti
stelle e astri dello stesso infinito firmamento.
E questa sarà la buona novella del ciclo futuro.
Quello in cui si potrà dire: Eccoti, Ipazia, risorta tra noi!
ed ora..... lo Yoga
La parola Yoga è un termine sanscrito che trova la sua prima espressione
organica in forma scritta negli "Yoga Sutra" di Patanjali.
Partendo da questo punto fermo, subito emergono due problemi (apparenti)
Chi era Patanjali?
Quando sono stati scritti gli Yoga Sutra?
Per la prima domanda sono state formulate varie ipotesi, nessuna ad oggi
consolidata.
Per la seconda sono state formulate varie ipotesi, quella più accettata, ma non
certa è che gli Yoga sutra siano stati redatti circa 2400 anni fa.
Perchè problemi "apparenti"? Semplicemente perchè allora non ci si curava di
mettere la data di edizione ed ancor meno di "firmare" con il proprio nome le
Opere.
Su questo troverete che tutti concordano, così come nessuno nega che il testo
scritto degli "Yoga Sutra" sia un testo che con termini occidentali possiamo
definire "Esoterico" o "Ermetico", comunque "iniziatico": in concreto,
Tradizione trasmessa esclusivamente da Maestro a Discepolo, "bocca-
orecchio", con il vincolo della riservatezza.
Dove non esisteva preclusione alcuna all'essere Discepolo o a divenire Maestro,
essendo unico requisito quello di desiderare con determinazione di percorrere la
Via. Maestro e Discepolo (a sua volta potenziale futuro Maestro) sapevano
come trovarsi e riconoscersi.
Provare per credere: il testo in se è costituito da brevissime frasi ( "Aforismi"),
di difficile traduzione e di ancor più complessa interpretazione.
Comunque, nessuno nega che gli "Yoga Sutra" rappresentino il primo testo
fondante dello Yoga nella sua completezza. In precedenza ne troviamo
testimonianze importanti, ma comunque parziali, in alcune Upanishad vediche.
LoYoga , vale la pena ricordarlo, costituisce una delle sei "visioni" o "prospettive"
ortodosse della Tradizione Vedica ("Darsana").
Per questo riteniamo di definire uno "spartiacque" di metodo: da un lato gli Yoga Sutra,
dall'altro le successive intepretazioni.
Nelle pagine tematiche, per scelta, tratteremo esclusivamente dello "Yoga
classico", senza ulteriori aggettivi, laddove con "classico" si fa esplicito
riferimento agli Yoga Sutra di Patanjali.
" Lo Yoga, quando vissuto e praticato con perseveranza, può dare un nuovo
assetto a schemi mentali consolidati di cui siamo spesso le prime vittime:ci
insegna a conntrollare l'onda delle emozioni, a vivere l'eterno presente, in cui
ogni azione diventa una forma meditativa che dona pace a noi e agli altri.
Grazie agli insegnamenti dei Maestri, possiamo sperimentare la presenza di
diversi livelli coscenziali di cui non eravamo consapevoli..... per arrivare a una
visione universale, coscienti della presenza del Divino."
Porzia Maria Favale
***
Come riflessione preliminare, notiamo che gli Yoga sutra sono divisi in quattro
sezioni:
Samadhi pada
Sadhana pada
Vibhuti pada
Kaivalya pada
Dove la prima, il Samadhi pada, descrive con linguaggio iniziatico la Via della
realizzazione nel suo stato più puro.
Ciò è chiaro sin dal primo sutra: "Atha yoganusasanam", letteralmente "ora
(sullo) yoga complete istruzioni".
Essendo indirizzata ad Adepti avanzati, già inseriti nella trasmissione diretta da
Maestro a discepolo, dopo averla letta e meditata, non resta che procedere con il
secondo pada, quello sulla Sadhana, che descrive le varie fasi del percorso sin
dall'inizio. Gli argomenti e le istruzioni sono quelli del cosidetto "yoga esterno"
(bahir yoga): Yama, Nyama, Asana, Pranayama e Pratyahara.
Spingersi oltre, al terzo e quarto pada, allo Yoga interno ( Antar-Yoga) non riteniamo
possa essere oggetto di trattazione scritta.
La via dello Yoga, come tutte le vie iniziatiche, è nata e si è sviluppata come "catena
iniziatica" dove la Trasmissione è riservata al rapporto diretto "bocca-orecchio" del
Maestro verso il discepolo, legati indissolubilmente da un rapporto esistenziale globale.
Il fatto che oggi siano disponibili i testi scritti può essere di aiuto per una prima presa di
contatto. Intraprendere il percorso è tutt'altra cosa, ed è impensabile poterlo fare senza la
guida diretta di un Maestro.
Guida importante per poter affrontare gli Asana, imprescindibile per avvicinarsi al
Pranayama ed al Pratiahara.
Oltre, solo un Maestro può valutare modi e tempi per introdurre il Discepolo agli stati
dell'essere superiori.
A scanso di fraintendimenti: a nessuno è preclusa la via dello Yoga, ma essendo un
percorso esistenziale globale comporta dei rischi se non effettuato con adeguata
preparazione e le dovute cautele.
Restano aperti due problemi, entrambi altamente critici:
Il "Maestro".
Oggi, nel Kaliyuga (epoca di estrema decadenza) esistono ancora i "Maestri"?
A guardarci intorno, scrutando nella "rete" , troviamo molti che si auto-definiscono tali.
Troviamo anche tanti (troppi?) testi pubblicati da personaggi pubblicizzati come tali.....
Senza inoltrarci all'interno delle strutture che a vario titolo si richiamano ai vari rami
della Tradizione.
Sono veri Maestri?
Ma il "Maestro", nella Tradizione iniziatica, non dovrebbe essere "invisibile",
rivelandosi solo all'allievo pronto ad intraprendere la "Via"?
L'allievo, ovvero l'aspirante Adepto.
Quanti sono coloro che sono determinati ad intraprendere una via, la "Via", irta di
ostacoli, di difficoltà, lunga e senza garanzia di esito positivo?
I testi sapienziali avevano già posto il problema: difficile trovare il Maestro, ancor più
difficile trovare l'allievo..
Entrambe premesse indispensabili per poter rendere vivo l'aforisma: " Quando l'allievo è
pronto, il Maestro si rivela".
A guardare l'apparenza, abbiamo abbondanza sia dei primi che dei secondi.
È proprio cosí?
Non avendo risposta, vi giriamo il dubbio.
Strettamente connesso alla domanda: lo yoga è o non è parte integrante della
Tradizione?
Ovvero, Patanjali, o comunque l'autore degli Yogasutra, era o no un Iniziato che parlava
ad altri Iniziati?
Ovviamente il discorso non vale per coloro che sono interessati esclusivamente agli
aspetti "ginnici" o "salutistici" delle Asana; che sono e restano solo la terza tappa (senza
dimenticare che la terza tappa, senza le prime due, viene privata delle sue basi) di un
percorso unico che si sviluppa progressivamente in tutti gli otto livelli, fusi uno
nell'altro, che è lo Yoga.
YAMA
Ahimsa
Satya
Asteya
Brahmacarya
Aparigraha
NYAMA
Shausha
Santosha
Tapas
Svadhyaya
Ishvara pranidhana
YAMA
Yama (dalla radice Yam, contenere, controllare, trattenere) viene tradotto con
i seguenti significati:
35. ॥ ३५॥
ahimsapratishthayam tatsannidhau vairatyagah
Ahimsa: è il primo ad essere introdotto, il suo significato è non-violenza,
mansuetudine, amore e rispetto per ogni forma vivente, inclusi noi stessi.
"Essendo fermamente stabilito nella non-violenza, ogni ostilità intorno a noi
cessa"
36. ॥ ३६॥
satyapratishthayam kriyafalashrayatvam
Satya: "cioè che è", la verità, non falsità.
"Essendo fermamente stabilito nella veridicità, si realizza la base sulla quale si
generano i frutti dell'azione"
37. थ ॥ ३७॥
asteyapratishthayam sarvaratnopasthanam
Asteya: non appropriazione, onestà.
"Essendo fermamente stabilito nell'onestà, tutti i gioielli si manifestano"
38. ॥ ३८॥
brahmacharyapratishthayam viryalabhah
Brahmacharya: continenza, padronanaza dei sensi, astinenza sessuale.
"Essendo fermamente stabilito nella contineneza e nella padronanza dei sensi,
si ottiene un coraggio indomabile."
39. थ थ ॥ ३९॥
aparigrahasthairye janmakathantasanbodhah
Aparigraha: non possessività.
"Divenuti fermi nella non possessività, si acquisisce la conoscenza dell'origine
della nascita"
NIYAMA
Niyama viene tradotto con i seguenti significati:
43. ॥ ४३॥
kayendriyasiddhirashuddhikshayat tapasah
Tapas: disciplina/austerità che genera un "calore che non brucia".
"Mediante la disciplina le impurità vengono distrutte, raggiungendo la purezza
degli organi di senso"
44. ॥ ४४॥
svadhyayad ishtadevatasanprayogah
Svadhyaya: l'osservazione di se e delle sacre scritture, il lavoro a specchio con
se stessi.
"Attraverso l'auto osservazione si ottiene l'unione con la divinità"
45. ॥ ४५॥
samadhisiddhirishvarapranidhanat
Ishvara pranidhana: l'abbandono nei confronti della divinità.
"Con l'abbandono nei confronti della divinità si raggiunge la super-coscienza
(enstasi)"
Samadhi pada
Sutra I.33
॥३३॥
Maitrīkaruņāmuditopekşāņm sukhaduĥkhapuņyāpuņyavişayāņām
bhāvanātaśchittaprasādanam
Maitrī: la benevolenza
karuņā: la compassione
mudita: la letizia
upekşāņm: l'indifferenza
sukha: la gioia
duĥkha: la sofferenza
puņyā:la virtù
apuņya: il vizio
vişayāņām: degli oggetti
bhāvanātah: l'esercizio, l'atteggiamento
chitta: della mente
prasādanam: la purificazione
In questo sutra vengono identificate le azioni positive per raggiungere la
pacificazione della mente; il sutra introduce quindi i vari metodi, tra i quali il
pranayama che è oggetto dei sutra seguenti.
La mente viene purificata e pacificata, rispetto agli oggetti della gioia della
sofferenza della virtù e del vizio, mediante l'esercizio (l'atteggiamento) della
benevolenza, della compassione, della letizia e dell'indifferenza.
Sutra I.34.
॥ ३४॥
prachchhardanavidharamabhyan va prannasya
prachchhardana: Rechaka, l'espirazione
vidharanabhyam: Kumbhaka, la ritenzione
va: oppure
prannasya: del respiro
Il sutra da le vie per superare gli ostacoli che possiamo incontrare nel percorso
dello Yoga ( Sutra 30). Tra esse il Pranayama.
Traduzione possibile: (si possono superare gli ostacoli mediante...)oppure
attraverso la ritenzione del respiro dopo l'espirazione .
Sadhana pada
Sutra II.50.
॥ ५०॥
bahyahabhyantarastambhavrittih
deshakalasankhyabhih paridrishtah dirghasukshmah
bahyah: esterno
abhyantara:interno
stambhavrittih: stato di sospensione, soppressione
desha: luogo
kala:tempo
sankhyabhih:numero
paridrishtah:misurato
dirgha:tenuto a lungo, prolungato
sukshmah: lieve, sottile (in senso esoterico)
(Il Pranayama può essere) interno, esterno o "sospeso", dipendente e regolato
dal tempo di esecuzione, dal luogo in cui è eseguito, dal numero di cicli
respiratori..... ( pian piano, con il progredire della pratica e della
consapevolezza, diventa) prolungato e sottile.
Sutra II.51.
थ ॥ ५१॥
bahyabhyantaravishayakshepi chaturthah
Bahya:esterno
abhyantara:interno
vishaya:oggetto
akshepi:trascendente
chaturthah:quarto
Il "quarto" Pranayama è trascendente rispetto (sia al
Pranayama)esterno (che al Pranayama) interno.
In tal modo è possibile giungere allo stato superiore di coscienza, ovvero, come
la Tradizione c'insegna, a "togliere il Velo":
Sutra II.52.
॥ ५२॥
Tatah kshiyate prakashavaranam
Tatah:così, in questo modo
kshiyate:si dissolve (viene tolto)
prakasha: la Luce
avaranam: (ciò) che vela
In tal modo viene tolto il velo che occulta la Luce
Potremmo chiderci come mai siamo sommersi da tanti libri sullo Yoga, spesso
di scarso valore, mentre le fonti storiche originali sono reperibili con grande
difficoltà (a meno di non conoscere il sanscrito....)?
Partiamo dal secondo "pada" degli Yoga sutra, quello sulla "Sadhana", (vale a
dire il percorso iniziatico a cui si avvicina chiunque non sia già naturalmente
dotato di caratteristiche individuali eccezionali: il primo "pada" è infatti
dedicato al "Samadhi", ovvero "la conoscenza diretta della verità... quando il
soggetto, l'oggetto e la stessa conoscenza diventano uno", che in effetti riguarda
la fase finale e realizzativa del percorso).
Dalle Upanishads
Tat Tvam Asi - Tu sei quello
Che l‟uomo sollevi se stesso soltanto con il suo proprio Sé; che egli non
abbassi se stesso, perché questo Sé soltanto è l‟amico di se stesso e questo Sé
soltanto è il nemico di se stesso.
Colui che ha lo stesso atteggiamento verso gli amici, i nemici, i generosi, gli
indifferenti, i neutrali, gli odiosi, i parenti, i giusti e gli ingiusti, eccelle.
In verità lo Yoga non è possibile per chi mangia troppo, né per chi non mangia
affatto; né per chi dorme troppo, né per chi è (sempre) sveglio.
Mahāvākya
(grandi sentenze)
Aham brahmasmi
(Io sono Brahman)
Brhadaranyaka Upaniśad
*** *** ***
Prajnanam brahma
(Brahman è intelligenza pura)
Rg Veda
72. Hai ascoltato tutto ciò, Oh Arjuna, con una mente concentrata? E‟ stata
distrutta l‟illusione della tua ignoranza, Oh Dhananjaya?
Arjuna disse:
73. Distrutta è la mia illusione, perché io ho ritrovato la mia conoscenza
(memoria) attraverso la Tua Grazia, Oh Krishna. I miei dubbi si sono dileguati.
Agirò in accordo alla Tua parola.
Sanjaya disse:
74. Cosi ho udito questo meraviglioso dialogo tra Krishna e la grande anima
Arjuna, che fa rizzare i capelli.
75. Attraverso la Grazia di Vyasa ho udito questo supremo e segretissimo Yoga
direttamente da Krishna, il Signore dello Yoga, dichiarato da Lui stesso.
E' importante collocare nel tempo la redazione dei tre testi "classici" sullo
Yoga. Il periodo in cui furono redatti è oltremodo significativo. In Oriente,
come in Occidente, la Tradizione cercava di vivificarsi in modo evolutivo, nel
pieno rispetto della sorgente comune. Come in tutti i periodi di transizione, di
fronte ai segni di instabilità e confusione, gli Adepti si preoccupavano di
preservare i "semi".
Il Significato comune dei tre testi, pur nelle notevoli differenze tra loro, è
rappresentato dal ribadire i principi fondanti; nel caso specifico dello Yoga,
l'essere una Via unica verso l'Uno. Via unica da salvaguardare dalle insidie
della frammentazione e distorsione, Via nella quale la Trasmissione viene
confermata essere "da Maestro a discepolo". Non a caso, nei tre testi,
l'avvertenza della riservatezza è continuamente richiamata.
Nello specifico, la Shiva Samitha utilizza un linguaggio iniziatico fortemente
simbolico, di difficile comprensione per i non Adepti, l'Hatayoga pradipika
offre descrizioni apparentemente più esplicite, mentre la Gheranda Samitha si
colloca nel mezzo.
I testi ci forniscono, sia pure indirettamente, indizi circa l'evoluzione avvenuta
nello yoga ed il modo di interpretare il messaggio di Patanjali "filtrato" dalla
galassia delle sette e movimenti succedutisi nel corso dell'evoluzione storica.
E' importante rammmentare che se da un lato lo yoga classico è una Visione
(Darsana) completa in se stessa, d'altro canto parti di esso sono state
ampiamente utilizzate, spesso con rilevanti modificazioni, da altre Vie della
Tradizione.
Presentiamo comunaue insieme i tre testi, come triade unitaria nell'essenza del
messaggio che è stato reso manifesto.
Una meditazione dei testi sarà sicuramente utile per cercare di afferrare
l'insegnamento degli Yoga-sutra di Patanjali.
Tripura Sundari
Ganesha-yantra
Gayatri mantra
OM
BHUR BHUVA SVAHA
TAT SAVITUR VARENYAM
BHARGO DEVASYA DHEEMAHI
DHIYO YONAH PRACHODAYAT
TRADUZIONE LETTERALE
OM: L'UNO INDICIBILE
BUHR: LA TERRA
BHUVAH: L'ATMOSFERA
SVAHA: IL CIELO
TAT: COLUI
SAVITUR: IL SOLE (IL DIVINO CHE GENERA E ILLUMINA LA
VITA)
VARENYAM: L'ASSOLUTO, IL MIGLIORE TRA I TANTI
BHARGO : QUELLA LUCE SUPREMA CHE DIMORA NEL SOLE
E DISTRUGGE I SEMI DEL KARMA
DEVASYA: DIVINITA' CHE GENERA LO SPLENDORE
DELL'UNIVERSO
DHEEMAHI: MEDITIAMO
DHIYO YO NAH: NEL NOSTRO INTELLETTO
PRACHO DAYAT: POSSA RISPLENDERE
ॐ Om Mitrāya Namah
(Saluti all‘amico di tutti).
ॐ Om Ravayé Namah
(Saluti a colui che risplende).
ॐ Om Sūryāya Namah
(Saluti a colui che induce l‘attività).
ॐ Om Bhānavé Namah
(Saluti a colui che illumina).
ॐ Om Khagāya Namah
(Saluti a colui che si muove veloce attraverso il cielo).
ॐ Om Pushné Namah
(Saluti a colui che dà forza).
ॐ Om Hiranyagarbhāya Namah
(Saluti al Sè cosmico dorato).
ॐ Om Mārichāyé Namah
(Saluti al Signore dell‘alba).
ॐ Om Adityāya Namah
(Saluti al figlio di Aditi).
ॐ Om Sāvitré Namah
(Saluti alla benevolente madre).
ॐ Om Arkāya Namah
(Saluti a colui che è degno di essere lodato).
ॐ Om Bhāskarāya Namah
(Saluti a colui che conduce all‘illuminazione).
onuN1468961.pdf
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La Federazione Italiana Yoga il 21 giugno, in occasione della Giornata Mondiale dello Yoga
proclamata dalle Nazioni Unite, sarà rappresentante ufficiale per l‘Italia di questo evento mondiale,
organizzato dal Ministero dello Yoga del Governo Indiano, avendo ottenuto il patrocinio
dell‘Ambasciata dell‘India a Roma ed il riconoscimento del Ministero AYUSH (nuovo Ministero
Autonomo dello Yoga).
Nella stessa giornata celebrativa la nostra socia Antonietta Rozzi è stata invitata dal Ministero
Indiano a rappresentare lo Yoga in Italia al primo Congresso Mondiale dello Yoga a Delhi il 21 e 22
giugno 2015.
Gli insegnanti FIY ed i soci effettivi hanno la straordinaria opportunità di partecipare a questo
evento internazionale come protagonisti ufficiali con attività nella propria zona o città.
Le iscrizioni all‘evento devono giungere alla segreteria FIY entro il 1/06/15.
Il 21 giugno 2015, nella propria scuola o in collaborazione con Comuni ed Enti locali,
eventualmente anche insieme con altri insegnanti federali, si seguirà un programma ufficiale e
comune, stabilito a livello internazionale dal Ministero AYUSH:
• alle ore 10.30 lettura di testi inviati dal Ministero e dalla FIY;
• alle ore 11.00 una seduta di yoga, guidata da uno o a turno da diversi insegnanti
federali, così come preparata dal Ministero Indiano;
• alle ore 12.30 un momento meditativo di recita del mantra Om e dello Shanti Path,
che ci unirà ad altri gruppi nel mondo intero.
Ci auguriamo la partecipazione di tutti per creare forza, energia positiva, coerenza e per affermare i
principi di autenticità e qualità dello Yoga, che la FIY diffonde da oltre 40 anni e che sono
riconosciuti anche attraverso questo evento speciale.
A tutti coloro che sono giunti fino a questo punto, auguriamo di poter vivere il
21 giugno, il Solstizio d'estate, sotto il segno dell'Armonia,dedicando,dal
profondo del cuore, l'Ausipcio che segue:
Sarve Bhavantu Sukkinah,
Sarve Santu Niramayah
Sarve Bhadrani Pasyantu Maa Kascit Duhkha Bhagbhavet Shantih Shantih Shantih
Qui di seguito alcuni link a siti web specificatamente orientati alla Trasmissione dello
Yoga classico:
Federazione Italiana Yoga
European Union of Yoga
Sarva Yoga International
Sivananda
English Divine Life society -downloads
ARMONIA
“L'Armonia è fondata sulla sintesi della conoscenza, sulla
comprensione che tutti dualismi, in ultima analisi non sono altro
che polarità risolventisì dell'Unità.
Questa visione poggia anche sull'idea del Bello inteso come
Accordo di tutte le note manifeste.
L'Armonia ignora l'esistenza del brutto, del separatismo e del
conflitto come concordemente vengono intesi.
L'Armonia così concepita è omnicomprensione e quindi non-
contrapposizione.”
(Raphael, “Tu sei Quello”, pg. 94)
"Ogni cosa è profondamente intrecciata con le altre; e sacro il filo che tiene legate le
cose. Nessuna, certamente, può dirsi estranea a un'altra. Congiunte, anzi, le une alle
altre, cospirando in un ordine, danno ordine a un unico ordinato mondo....."
Marco Aurelio, Ricordi, VII, 9
Le Api e la Tradizione
"Come le api assaporano il nettare di fiori diversi, così il sadhaka coglie in altre fedi
insegnamenti che gli permettono di apprezzare meglio la propria"
B.K.S. Iyengar, tratto da "Teroria e pratica dello Yoga", pg 37
fonte:
Pensieri e parole
per approfondire:
Aforismi di Gandhi
Realizzazione coscienziale
Possedere un semplice concetto filosofico o metafisico è una cosa, ―realizzarlo‖
nella coscienza è, invero, tutt‘altra cosa.
Tra le due: avere una semplice cognizione e realizzare quella cognizione, corre
l‘Abisso, un grande Abisso…..‖senza sostegni‖.(Raphael)
Agelus Silesius,
"Il pellegrino cherubico", San Paolo, 1989, pgg 156-57
Il modo naturale
tratto da un messaggio ricevuto da L.P.
"Cari Amici, dobbiamo convincerci che quello che stiamo cercando non può consistere
in qualcosa di tangibile o di sperimentabile a nostra volontà.
E‟ qualcosa di molto Reale ma che è al di là della conquista dei sensi e quindi della
mente e che di conseguenza non può essere spiegata a parole, a concetti.
Fondamentalmente la nostra ricerca deve operare con una modifica dello stato
mentale, una purificazione del cuore e della mente, e la conquista di virtù che
svelino la nostra Divinità nascosta.
La base di operazione deve poi essere la consapevolezza totale della unicità
dell‟Essere Cosmico,
“Dio è Uno senza un secondo”
“ Per conoscere la Realtà si deve raggiungere un livello d
ove il soggetto e l’oggetto sono uno e lo stesso.”
Qual è il nostro errore fondamentale? Noi vogliamo che quello che stiamo
cercando sia un oggetto per noi, così che possiamo possederlo, o possiamo conquistarlo.
Anche se abbiamo in mente un certo tipo di unione, noi pensiamo che questa sarà una
unione che possiamo apprezzare, conoscere, di cui gioire. Non possiamo immaginare
una unione dove noi scompariamo, ma dove siamo ancora lì. Quindi, frustrati,
continuiamo a cercare, o ancora più frustrati semplicemente abbandoniamo la ricerca......
Forse anche questo è un nostro problema. Noi non crediamo proprio in
questo. Perché? Perché siamo alla ricerca di qualcosa di tangibile. Anche se
questa esperienza è l‘esperienza più sottile, noi vogliamo qualcosa di tangibile.
Ma se questa è un‘esperienza, c‘è qualcosa di più grande che conosce questa
esperienza, non importa quanto sottile possa essere, non importa come sia
unificante.
Noi possiamo dunque essere abbastanza semplici, quasi come bambini,
e semplicemente credere .........nella verità che UNO solo esiste senza un
secondo, e che noi siamo Quello.
Se facciamo questo, ci sentiremo obbligati a esprimere quella unicità nelle
nostre vite quotidiane.
Perciò nel modo più naturale noi esprimeremo le istruzioni di G. a tutti noi:
“ Sii buono e fai il bene”
Non piangere...
Non piangere per i tuoi limiti
e per ciò che vorresti avere
Piangi per ciò che hai e
non apprezzi
(Loredana Fanciulli)
Tu sei Divinità
di Sw Chidananda
L'Oceano e le Onde
L‘oceano è la sorgente, il supporto e la realizzazione finale di milioni e miliardi
di onde sopra la sua superficie, mai disturbato dalle infinite innumerevoli onde
che agitano la sua superficie!
Ugualmente, l‘unica grande Realtà, l‘Essere Cosmico, la sorgente e l‘origine di
innumerevoli milioni di universi rimane sempre l‘unica non duale Esistenza, il
grande silenzio, la grande pace, presente e nascosta come il più sottile del
sottile.
Quella Realtà è la vostra essenziale eterna identità.......
Possa quella Realtà splendere nella vostra coscienza come il vostro vero ― Io
sono ―.....
Sw Chidananda
La "Bilancia" ed il passare "oltre"
Armonia e positività sono attigui,
vanno volentieri a braccetto.
Spesso, nella manifestazione, siamo attratti dall'applicazione della legge della
Bilancia, che altri Adepti ci hanno lasciato in eredità.
Farlo a volte è positivo, soprattutto se rappresenta un'applicazione
dell'equilibrio tra rigore e misericordia.
Altre volte è un rischio, soprattutto se riferito ad eventi profani, come quello del
breve racconto che segue:
"Tanto tempo fa, in un lontano paese, i cittadini erano giunti alla convinzione
che, dopo tanti sforzi e sofferenze, erano giunti ad un stato di positivo
equilibrio, il migliore che si potesse immaginare. Equilibrio tra doveri e diritti,
equilibrio tra doveri e diritti della collettività (che chiamavano Lo Stato) e
doveri e diritti del singolo. Tutto sembrava funzionare "nel miglior modo
possibile", con una reciproca profonda fiducia, garantita dal Principe sovrano.
Purtroppo, in quel tempo e luogo lontani, ad un certo punto cominciarono ad
accadere fenomeni strani.
Un contadino si era dimenticato di conservare la ricevuta per le tasse pagate
alla collettività (finalizzate al benessere di tutti) per il lavoro che
quotidianamente svolgeva, con sudore e con fatica.
Dopo qualche tempo, forse mesi, forse anni..... gli giunse una lettera.....
ma lui, analfabeta, non sapeva leggere....
allora si recò da un vicino e gli chiese il favore di fargli capire cosa c'era
scritto.
Il testo, in modo anonimo e distaccato, più o meno diceva che: " non risultando
il pagamento.... ove non fosse stata prodotta prova dello stesso..... o pagava o
avrebbero proceduto d'ufficio"
Avendo pagato sempre, non pagò di nuovo.....
finchè un giorno dei signori con l'aria arrogante non si presentarono da lui per
sequestrargli i campi su cui lavorava......
Era proprio disperato...........
Non sapeva come fare.
Poi si ricordò che aveva un credito verso il Principe del suo paese, che non era
stato ancora onorato.
Allora torno dal suo amico che sapeva leggere e scrivere e gli dettò questa
lettera:
"Egregio, illustrissimo Principe,
mi trovo in difficoltà, mi sono dimenticato di conservare la ricevuta delle tasse
pagate, ed ora mi hanno sequestrato i campi su cui lavoravo.... Pazienza,
colpa mia di non aver conservato la ricevuta, non certo dei vostri solerti
Funzionari....
Però una possiblità ancora esiste: se la Signoria vostra illustrissima avesse la
compiacenza di versarmi il credito che mi spetta.... potrei risollevarmi, ri-
pagare le tasse e riprendere a lavorare. Con rispetto e devozione, il vostro
contadino X ( come analfabeta, era d'uso in quel tempo e luogo lontani firmarsi
con la X).
Passaro mesi senza risposta,
fu scritta un'altra lettera di sollecito...
poi la risposta arrivò, " E' vero, avete un credito, la prodedura per il rimborso
è stata avviata"......
Speranzoso il contadino attese, giorni, mesi, anni......
Nel frattempo un suo vicino parente morì. Con immediata solerzia gli uffici del
principato ebbero la notizia e chiesero il pagamento delle tasse di successione
e ogni altro onere....
Arrivò, con un anno di ritardo, anche una lettera indirizzata al defunto, con la
quale gli si ingiugeva di pagare alcune tasse..... pena azioni di rivalsa.
Il nostro contadino restò allibito: rivalsa contro un morto?
Cercò di non pensarci e sollecitò di nuovo il pagamento del credito dovuto.....
Il cui esito positivo, dopo qualche anno, fu comunicato alla vedova.....
Nel frattempo, il contadino, preso dalla disperazione, si era suicidato."
Cosa dire?
Intanto, per fortuna, queste sono cose che accadevano tanto tempo fa, in luoghi
lontani.
Per fortuna oggi le cose vanno molto meglio: la "legge della bilancia", ovvero
doveri e dirittti speculari, funziona, ci viene ribadito ogni istante, come
dubitarne?
Comunque, se voi viveste in luoghi dove simili spiacevoli eventi dovessere
casualmente verificarsi, suggerisco di non rinunciare, costi quel che costi, al
pensiero positivo: mai farsi trascinare nella spirale della negatività,
rischieremmo di esserne risucchiati ed alimentarla ulteriormente.
Il nostro bene più prezioso è la libertà di pensiero dentro di noi.
Bene intangibile, proteggiamolo anche di fronte alle situazioni paradossali che
possono presentarsi.
Esseatci Aenneaenne
EGO E AUTOCONTROLLO
di SWAMI CHIDANANDA
Riportiamo un breve estratto dal volumetto pubblicato dalle edizioni "Porpora",
già citate. Chi volesse approfondire può accedere al sito e scaricare il testo
completo in formato pdf.
La linea di questo sito esclude ogni approccio "commerciale", quindi anche
pubblicitario. Se citiamo la fonte è esclusivamente per un motivo di correttezza
etica. Tanto più quando la fonte stessa ha tra i suoi principi informatori la
diffusione del pensiero positivo, senza scopo di lucro, tanto meno di
proselitismo: è uno spartiacque che condividiamo.
Presentiamo questo breve estratto in quanto ci pone di fronte, tutti nessuno
escluso, ad uno specchio dal quale normalmente sfuggiamo....l'egoismo
dell'IO/EGO, che "E'" il velo che occulta e ci priva della visione della Luce,
qui ed ora, "hic et nunc".
Cos‟è l‟Ego?
L‟ego è la consapevolezza della propria individualità.
E‟ basata e si identifica con un particolare corpo fisico e con un nome dato ad
esso dai genitori.
Questo corpo non era qui prima della sua nascita.
E‟ apparso ad un certo punto nel tempo.
Prima di quel momento questo corpo non esisteva.
Anche il nome non esisteva prima che il corpo venisse in essere e cessa di esistere
con la sua morte.
Quindi l‟ego, che è basato sul corpo e sul suo nome, non ha alcuna reale o
durevole base.
Esso ha il supporto molto instabile e inaffidabile poggiando sul corpo e sul suo
nome.
Poiché l‟ego è basato sul corpo, il risultato è la sua identificazione con il corpo.
L‟ego è il sentimento della propria superiorità.
La qualità universale che caratterizza al 999 per 1000 tutto il genere umano è
l‟egoismo.
L‟uomo sente: “Io sono qualcosa, sono il centro dell‟universo. Tutte le cose sono
fatte per me. Sono la cosa più importante” e non gli piace essere trascurato.
Vuole che gli altri lo riconoscano come qualcosa di importante.
Esso afferma se stesso…..
L‟ego è molto difficile da identificare perché non sappiamo in quale
particolare forma esso effettivamente persiste.
Anche le più grandi sagge persone sono state molte volte totalmente ingannate
dalle differenti forme che l‟ego assume.
Voi starete guardando all‟ego in qualche forma particolare e troverete che esso
non c‟è affatto. Così non sarete più in guardia; sarete privi di attenzione su una
falsa forma che l‟ego ha ora completamente rimosso.
Ma con vostra sorpresa, vi accorgerete che esso è stato sempre presente.
Ha così completamente cambiato la sua forma, che non lo trovate nella forma che
precedentemente assumeva, ma ora è in una forma totalmente diversa che non
riconoscete affatto.
Prediligere l‟ego, supportarlo, proteggerlo, combattere per esso, desiderare di
esprimerlo, di mostrarlo, manifestarlo ad ogni momento – questo è considerato
dall‟individuo come il bisogno e la necessità maggiore.
L‟ego è quindi, il valore primario e fondamentale per mezzo del quale l‟individuo
affronta la vita.
L‟atteggiamento dell‟individuo verso tutte le cose nella vita proviene dall‟ego.
Io, e il resto del mondo; io, e tutti gli altri – dove questo „io‟ è più importante di
tutti gli altri. Questa è la coscienza individuale: orientata verso l‟ego, basata
sull‟ego, sospinta dall‟ego e incitata dall‟ego. Noi siamo pronti a perpetuarlo; lo
proteggiamo.
Quando l‟individuo non è risvegliato, pensa che l‟ego sia la cosa più
importante.
Questa è follia, questa non è saggezza. La saggezza si trova nel rinunciare e nel
trascendere l‟ego.
Il bene più grande è la perdita dell‟ego….
L‟individuo è schiavo di se stesso, si lega da solo e deve portare il carico di se
stesso fino a quando è caro a se stesso, adora se stesso e da un‟enorme
importanza a se stesso (tutte queste sono espressioni dell‟ego).
E‟ solo quando uno è preparato ad offrire se stesso, che quel fardello viene
sollevato e quella casa – prigione – non esiste più.
Allora soltanto l‟individuo non è più a lungo uno schiavo.
Egli è libero.
Questo piccolo „io‟ (ego) è tutto quello che il piano terreno connota e denota.
In ogni tempo, sempre, c‟è angoscia per il piccolo „io‟: nascita, morte, vecchiaia e
malattia……
L‟essenza della vita divina è la distruzione del piccolo „io‟, la totale rinuncia
del sé e del vivere per se stessi e dedicarsi al servizio altruistico verso tutti.
Il verso conclusivo della preghiera di San Francesco è:
“Perché è nel morire al piccolo sé che noi nasciamo a vita eterna”…….
E‟ solo quando il piccolo „io‟ scompare che uno può sollevarsi e procedere
nell‟esperienza della vera libertà spirituale.
Quello che si frappone tra l‟anima individuale e l‟anima universale è l‟ego – il
senso dell‟individualità separante.
I saggi dicono che questo ego è la barriera tra l‟uomo e Dio, tra l‟umano ed il
divino.
E‟ saggezza riconoscere che quello che si frappone tra noi e Dio è il nostro ego.
Quello che fa da ostacolo tra la schiavitù e la liberazione è l‟ego.
L‟anima dell‟individuo è legata dalla schiavitù del suo proprio ego.
La saggezza è riconoscere la Verità di questa schiavitù…..
Dolori, sofferenze, complicazioni, conflitti, diatribe, disarmonie e discordie che si
trovano in questa vita terrena, sorgono a causa dell‟ego.
Quindi se uno vuole vivere armoniosamente, come una famiglia, una famiglia
spirituale, c‟è la necessità di essere saggi e non permettere all‟ego di causare
conflitti e disarmonie l‟uno con l‟altro.
Un senso di competizione, intolleranza, invidia, gelosia, desiderio di essere meglio
degli altri – tutto ciò è sorgente di sofferenza basata sull‟ego.
Noi tutti cerchiamo felicità e pace ma adottiamo un codice di condotta
contrario che ci priva della nostra pace e felicità........
Stabilitevi nel Sé
di Sw Chidananda
Splendente Immortale Atman (l'Uno indicibile)! Amati e benedetti figli del
Divino! L‟obiettivo centrale, il supremo scopo della vita come concepito dalla
visione Vedica era che l‟uomo non è venuto qui per piangere e lamentarsi, per
soffrire e morire; è venuto qui non per morire ma per l‟immortalità, non per
la sofferenza ma per la Beatitudine Suprema, non per sforzarsi ed essere
irrequieto ma per la Pace Suprema ed Eterna Soddisfazione.
Questa era la grande dichiarazione Vedica (la Tradizione Indu, basata sulla
Visione) basata sulla personale visione ed Esperienza trascendente dei veggenti
Vedici. (Atmanubhava, Aparokshanubhuti).
Dichiarando questo, essi chiamarono l‟anima individuale a fare questo
viaggio verso questo obiettivo.
“Risvegliatevi e non fermatevi finché la grande destinazione non è
raggiunta. – Alzatevi, svegliatevi, avendo raggiunto il saggio, siate
illuminati.” (Katha Up-1,3,14.)
Nel corso dei secoli, successive generazioni di santi e saggi hanno chiamato
l‟umanità a non perdere di vista l‟obiettivo e aspirare sempre ad esso,
raggiungerlo e diventare benedetti. “ E‟ il vostro diritto di nascita. Venite, venite.
Perché volete senza necessità prolungare la vostra schiavitù? Perché ritardate
questa grande Esperienza che vi sta aspettando, per la quale siete stati
destinati?” Questa è l‟umana eredità globale, rivelata grazie al supremo stato di
Beatitudine raggiunto dai nostri saggi e veggenti dell‟era delle Upanishads
("Seduti ai piedi del Maestro").
Quello che è essenziale nella vita e molto importante, è il movimento verso questo
grande Obiettivo di Perfezione. Noi siamo nati come esseri umani, ma siamo
venuti qui per ripartire come totalmente perfetti esseri Divini.
Prakriti (Natura) è sempre attivamente manifesta nella forma di sattva,
rajas e tamas (i tre modi/attributi della manifestazione: sattva=Armonia, Luce,
equilibrio - rajas=energia, fuoco, passione - tama= inerzia, oscurità, passività ). La
mente è parte integrante di Prakriti (La Natura, La Grande Madre).
Secondariamente, la ragione per oscillare tra queste due coppie di opposti è che
l‟individuo aspirante spirituale non conosce il giusto modo per diventare ben
stabilito nell‟obiettivo, cosa che è solo possibile se uno ha una ferma, assoluta
fede e una incrollabile convinzione ( shraddha & vishvas).
“Uno che ha totale fede in Dio raggiunge la suprema illuminazione, la Saggezza
che libera” (Gita 4-39).
Il vostro sforzo spirituale diventerà fruttuoso solo se voi avete diligentemente
coltivato fede in Dio, fede in voi stessi, fede nell‟efficacia della vostra sadhana (la
via Iniziatica individuale), fede nel grande Obiettivo, fede nel vostro Guru
(Maestro) e nelle parole del Guru.
“Siate sopra i tre attributi, andate al di là degli opposti.”(Gita 2-45)
Quello stato di essere al di la delle coppie degli opposti è il vostro stato
reale.
La necessità è quella di smettere di essere quello che non siete, di non
essere dimentichi del Sé, ma di essere sempre consapevoli della vostra
essenziale natura.
Poi voi vi stabilirete nel supremo stato di Beatitudine e Pace.
e quindi non-contrapposizione.”
L'Armonia
"... poiché l'Armonia è unità nei molti: essa è tanto maggiore quante più sono le cose e
quanto più esse sono apparentemente disordinate e tuttavia insperatamente ricondotte, in
virtù di qualche stupefacente rapporto tra di loro, al più pieno accordo"
G. W. Leibniz, "Dialoghi filosofici", pg. 27, Bompiani, Milano
Marco Aurelio
"Ogni cosa è profondamente intrecciata con le altre; e sacro il filo che tiene legate le
cose. Nessuna, certamente, può dirsi estranea a un'altra. Congiunte, anzi, le une alle
altre, cospirando in un ordine, danno ordine a un unico ordinato mondo....."
Marco Aurelio, Ricordi, VII, 9
Sub Specie interioritatis
Testimonianza di Arturo Reghini
Sono trascorsi oramai molti anni da quando ebbi, per la prima volta, coscienza
della immaterialità.
Ma, nonostante il fluire del tempo, l'impressione che ne provai fu così vivida,
così possente, da permanere tuttora nella memoria, per quanto sia possibile
trasfondere e ritenere in essa certe esperienze trascendenti; ed io tenterò, oggi,
di esprimere, humanis verbis, questa impressione, rievocandola dagli intimi
recessi della coscienza.
Il senso della realtà immateriale mi balenò nella coscienza all'improvviso, senza
antefatti, senza alcuna apparente causa o ragione determinante. Circa
quattordici anni fa stavo un giorno, fermo ed in piedi, sul marciapiede del
palazzo Strozzi a Firenze, discorrendo con un amico; non ricordo di che ci
intrattenessimo, ma probabilmente di qualche argomento
concernente l'esoterismo; cosa del resto senza importanza per l'esperienza che
ebbi. Era una giornata affatto simile alle altre, ed io mi trovavo in perfetta salute
di corpo e di spirito, non stanco, non eccitato, non ebbro, libero da
preoccupazioni ed assilli. E, ad un tratto, mentre parlavo od ascoltavo, ecco,
sentii diversamente: la vita, il mondo, le cose tutte; mi accorsi subitamente della
mia incorporeità e della radicale, evidente, immaterialità dell'universo;
mi accorsi che il mio corpo era in me, che le cose tutte erano interiormente, in
me; che tutto faceva capo a me, ossia al centro profondo, abissale ed oscuro del
mio essere. Fu un'improvvisa trasfigurazione; il senso della realtà immateriale,
destandosi nel campo della coscienza, ed ingranandosi col consueto senso della
realtà quotidiana, massiccia, mi fece vedere il tutto
sotto una nuova e diversa luce; fu come quando, per un improvviso squarcio in
un fitto velario di nubi, passa un raggio di sole, ed il piano od il mare sottostanti
trasfigurano subitamente in una lieve e fugace chiarità luminosa.
Sentivo di essere un punto indicibilmente astratto, adimensionale; sentivo che
in esso stava interiormente il tutto, in una maniera che non aveva nulla di
spaziale. Fu il rovesciamento completo della ordinaria sensazione umana; non
solo l'io non aveva più l'impressione di essere contenuto, comunque localizzato,
nel corpo; non solo aveva acquistato la percezione
della incorporeità del proprio corpo, ma sentiva il proprio corpo entro di sè,
sentiva tutto sub specie interioritatis...........
Pietro Negri, alias Arturo Reghini
Solstizio d'Estate
Inauguriamo questa nuova pagina con il contributo di un Maestro della
Tradizione Occidentale, ricevuto da un altro Maestro che ci ha donato questa
"Perla" di Sapienza. Non è importante conoscerne i nomi, è essenziale leggere
con animo puro il messaggio che ci viene donato.
Se avete ulteriori contributi da proporre, scriveteci, li prenderemo in positiva
considerazione.
LA SIMBOLOGIA SOLSTIZIALE
Per capire il significato della festa di S. Giovanni Battista occorre riflettere sul simbolismo
solstiziale: è noto che tutte le religioni seguono un culto della luce e del sole, intesi come fonte di
calore, conforto e vita. Pensiamo a come Zarathustra si consultò con il sole prima di decidere di
scendere agli uomini a recare il proprio messaggio.
I cicli solari si dividono in due solstizi (estate e inverno) e due equinozi (primavera e autunno).
Il solstizio d'estate segna il giorno più lungo dell'anno, quello d'inverno il più breve.
Quindi, secondo una certa logica, la grande festa da celebrare è quella di San Giovanni Battista, il
giorno del trionfo della luce sulle tenebre.
Ma il saggio deve, leggendo oltre le apparenze immediate, ricordarsi che il 25 giugno sarà un giorno
nel quale si registrerà una piccola conquista di spazio da parte del buio, che continuerà
progressivamente ad aumentare fino al solstizio d'inverno.
Inizia così quel giorno il semestre del sole discendente che si concluderà con il solstizio d' inverno
quando l'astro sembrerà morire, dissolvendosi fra le brume dell'orizzonte. In quel giorno di
dicembre tutto sembrerà perduto agli uomini giusti, e le tenebre avranno il loro terribile momento di
trionfo.
Il sole di San Giovanni Battista è dunque un sole che muta direzione: un sole colpito a morte senza
apparenti speranze di salvezza. Ma la ragione ci dice che il seme non è morto, sta solo riposando
sotto la terra in attesa di germogliare, quando, dopo quel giorno, la luce inizierà a riconquistare il
proprio vantaggio per poi rinascere come "sole nuovo".
Quindi il giorno da celebrare da parte dei saggi non è il solstizio d'estate ma quello d'inverno. Prova
ne sia il fatto che la chiesa romana, quando ha voluto sopprimere le festività pagane, e non
potendolo fare ha dovuto limitarsi a sostituirle con le proprie, ha fatto coincidere la natività, la più
grande, la più importante e solenne, curiosamente e con scarsa coerenza, dopo soli 20 giorni dall'
immacolata concezione o dopo tredici mesi se si vuole, ma comunque proprio due giorni prima del
solstizio d' inverno.
Il 24 giugno accadono, secondo leggende diffuse in ogni paese del mondo, fenomeni contrastanti:
da un lato la discesa di forze benefiche, solari e lunari, dall' altro l'apparizione di esseri malvagi.
Tutte queste leggende sono collegate ad un evento che, pur svolgendosi in cielo, ha un riflesso sulla
terra, secondo un'astro-logica, diffusa in ogni tradizione: il 24 giugno il sole, che ha superato di
qualche giorno il punto solstiziale, comincia a decrescere, se pur ancora impercettibilmente, sull'
orizzonte. E' un giorno di agonia per il nostro astro benefico e lucifero.
In Sardegna si afferma che il 24 giugno il sole, prima di sorgere, saltelli tre volte, come fece la testa
del Battista appena staccata dal busto. Nell' Italia meridionale invece si crede che le giovani donne,
all' alba di quel giorno, volgendosi ad oriente potranno vedere sul disco del sole nascente il volto
del santo decapitato.
Nella "Figlia di Jorio" D' Annunzio, riecheggiando leggende della sua terra, fa dire ad Ornella: «E
domani è San Giovanni, fratel caro è San Giovanni. Su la plaia me ne vo' a gire, per vedere il capo
mozzo dentro al sole, all'apparire, per veder nel piatto d'oro, tutto il sangue ribollire.».
In molte località della Sicilia - leggo da Giuseppe Pitrè "Meteorologia popolare siciliana" - la
mattina di S. Giovanni, sul far dell'alba, ogni persona, maschio o femmina, esce per veder girare il
sole.". Siamo nel solstizio d'estate e perciò questa ingenua credenza può essere nata dall'idea
mistificata dall'ignoranza popolare che il sole, nel suo moto apparente, si volta dal tropico per
passare all'equatore.
Rimane però da chiarire perchè sia stato scelto proprio S. Giovanni per celebrare questa ricorrenza e
come si collega il Battista con il periodo solstiziale estivo. La spiegazione più semplice ci giunge
proprio dal vangelo di S. Giovanni: «Nacque allora una discussione - vi si narra - fra i discepoli di
Giovanni Battista ed un giudeo a proposito della purificazione. Andarono perciò dal Battista e gli
dissero "Rabbi, colui che era con te dall' altra parte del Giordano ed al quale hai reso
testimonianza (il cristo), ecco sta battezzando e tutti accorrono da lui" e Giovanni rispose:
"Nessuno può prendere qualcosa se non gli è dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho
detto: "non sono io il cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui… Ora questa mia gioia è
compiuta. Egli deve crescere ed io invece diminuire» (Giovanni III 25-30).
Il sole che incomincia a calare dopo il solstizio d'estate rappresenterebbe quindi il Battista, detto
anche dalle voci popolari "Giovanni che piange", contrapposto all' Evangelista, detto "Giovanni che
ride", a sua volta strettamente collegato con il solstizio d' inverno e celebrato appena due giorni
dopo la nascita del Cristo. E' evidente che i due santi sono strettamente collegati ai solstizi, appunto
perchè le loro feste si sono sovrapposte a radicate tradizioni precristiane, come del resto è avvenuto
con il natale che, notoriamente, deve il proprio nome ad una festa pagana, proibita dal IV secolo d.c.
chiamata «Natalis solis invicti» festa della nascita del sole.
In molti simbolismi, relativi a diverse dottrine, due tangenti parallele in un cerchio sono
considerate, fra gli altri significati, una rappresentazione dei due Giovanni. René Guenon nel suo
"Simboli della Scienza sacra" scrive: «se il cerchio è considerato una figura del ciclo annuale, i
punti di contatto di queste due tangenti, diametralmente opposte l'una all' altra, corrispondono ai
due punti solstiziali. »
Nelle antiche tradizioni greche i due solstizi erano chiamati porte: "Porta degli dèi" quello invernale
e "Porta degli uomini" quello estivo. Nella sua "Odissea" Omero descrive un misterioso antro
situato nell' isola di Itaca, nel quale si aprivano due porte: «l'una, volta a Borea, è la discesa degli
uomini, l'altra che si volge a Noto è per gli Dèi, e non la varcano gli uomini, ma è il cammino degli
Immortali. ».
Secondo Omero la porta degli uomini si volge a Borea, cioè a nord, perchè al solstizio d' estate il
sole si trova a nord dell'equatore celeste; mentre quella degli Dèi è volta a Noto, ovvero a sud,
perché l'astro al solstizio invernale si trova a sud dell'equatore celeste.
Il neopitagorico Numenio di Apamea commenta i versi spiegando che l'antro era il simbolo del
cosmo comunicante con il «cielo» attraverso due porte simboliche: «… di esse né l'una è più a sud
del tropico invernale, né l'altra è più a nord del tropico d' estate. Il tropico d' estate è in
corrispondenza del Cancro, quello d' inverno del Capricorno … Le regioni settentrionali
appartengono alle anime che discendono nella generazione, e quindi giustamente la porta
dell'antro volta a nord è accessibile agli uomini. Le regioni meridionali non sono un luogo degli
Dèi ma di chi ad essi ritorna, e proprio per questo il poeta disse che che è cammino non di Dèi ma
di immortali, espressione che si addice anche alle anime perchè sono immortali o in sé o nella loro
essenza. » Queste due porte, oltre che nella "Fisica" di Parmenide, sono citate anche in numerosi
testi romani ed egiziani.
La celebrazione romana dei saturnali avveniva quando il sole era nel Capricorno e durante tale festa
gli schiavi indossavano le vesti degli uomini liberi e tutti si scambiavano reciprocamente ogni cosa.
Questo significava che, tramite questa porta del cielo, coloro che sono stati schiavi, diventeranno
liberi grazie alla festa in onore di Saturno e alla casa a lui attribuita, ritornando a vivere ed
allontanandosi dal mondo della genesi tramite una autentica rigenerazione. Nella tradizione romana
la custodia delle porte, incluse quelle solstiziali, era affidata al misterioso dio bifronte, Janus,
Signore dell' eternità, come lo cantano i versi del "Carmen Saliare" di Terenzio: «Tu sei il buon
creatore, di gran lunga il migliore degli altri re divini … cantate in onore di lui, del padre degli
dèi, sacrificate al dio degli inizi ».
Giano tiene uno scettro nella mano destra ed una chiave nella sinistra. Il primo rappresenta il potere
regale, la seconda è l'emblema del potere sacerdotale. Insieme i due simboli rappresentano il potere
assoluto del Dio al quale Ovidio fa dire nei Fasti: «Io solo custodisco il vasto universo, ed il diritto
di volgerlo sui cardini è tutto in mio potere». Dunque Giano è colui che ruota sulla sua terza faccia
nascosta e invisibile, Asse del mondo che rinvia al simbolismo solstiziale. E ancora diremo che
Giano è il sole, e quindi 'gemino' o duplice, in quanto signore delle porte celesti. Basta pensare
anche all' etimologia del suo stesso nome: in latino ianua significa porta, la radice y-a significa
passaggio. Pertanto possiamo concludere che il nome Giano significa "colui che conduce da uno
stato all' altro", dunque l'Iniziatore.
In questo senso si pensi alla tradizione degli iani, con la loro funzione catartica di eliminare ogni
impurità dalla persona che vi passava. Ed agli archi di trionfo, attraverso i quali i vincitori subivano
una palingenesi interiore partecipando, come eroi, alla luce divina.
Nel cristianesimo Giano viene rappresentato come l'immagine profetica del cristo. Louis
Charbonneau-Lassay, un prete cattolico francese, riferisce che in Francia è stato ritrovato un
cartiglio rappresentante un busto di Giano con lo scettro e la chiave. Descrivendolo commenta:
«Anche Cristo, come l'antico Giano, porta lo scettro regale, e con l'altra mano tiene la chiave dei
segreti eterni, la chiave tinta del suo sangue che aprì all' umanità la porta perduta della Vita.».
Ma perchè al solstizio estivo non si è creata una festa cristiana, mentre i due Giovanni hanno
assunto la funzione di Giano al punto che l'Evangelista si è quasi sovrapposto al Natale? Non mi
sento di escludere che la causa sia la somiglianza fonetica tra Janus e Johannes, che ha causato lo
sdoppiamento-identificazione fra i due santi ed il dio romano.
Ma il nome Giovanni deriva da Jahweh, che naturalmente vuol dire dio, e hanan, che ha il duplice
significato di "misericordia" e "lode", quindi quel nome può significare sia "misericordia di Dio"
che lode a Dio". La prima interpretazione è collegabile al Giovanni che, a causa del proprio destino,
piange. La seconda si adatta al Giovanni che ride. La misericordia è sempre simbolicamente
discendente, perchè si rivolge a chi, avendone necessità, si trova in posizione subalterna; mentre la
lode è naturalmente ascendente in quando sempre rivolta a chi occupa posizioni elevate.
Quindi i due Giovanni ci riconducono ai due solstizi ed alle due metà del ciclo annuale. Il Battista è
colui che introduce gli esseri nella caverna cosmica, nasce al solstizio estivo, ed è simboleggiato dal
sole destinato a declinare per essere sostituito dal nuovo sole del solstizio invernale, come gli fa dire
il suo omonimo nel proprio vangelo.
Ma finché brilla alto nel cielo nutre la terra con le sue energie. Per questo motivo la notte di S.
Giovanni, in Liguria, si accendono i fuochi che, secondo una tradizione diffusa, dovrebbero servire
a guidare e sostenere magicamente il sole che si sta volgendo verso sud.
Inoltre quei magici falò dovrebbero servire ad assicurare buoni raccolti, poichè il fuoco partecipa
alla natura del sole che ha anche una funzione purificatrice, in senso materiale e spirituale; e dunque
protegge campi, animali e uomini dalle streghe e dalle malattie.
Il 24 giugno, chiamato da Shakespeare midsummer day, è identificato in tutto il mondo con il
giorno in cui si svegliano forze benefiche e maligne: fenomeni contrastanti, quindi.
Questa duplicità va ricondotta al simbolismo del solstizio estivo, all' inizio della fase discendente
dell'anno, all' entrata nella caverna cosmica delle anime, dove convivono forze di segno diverso. La
rugiada, per esempio, è un segno positivo, perchè è analoga all' acqua battesimale di Giovanni, ma
anche perchè il segno del cancro è il domicilio della luna, la cui relazione con le acque è ben nota, e
rappresenta il mondo della formazione.
Al Battista si attribuisce un intervento in tutto ciò che si identifica con la vita e la generazione.
Secondo un diffuso proverbio: «la notte di San Giovanni entra il mosto nel chicco» ovvero il chicco
d' uva inizia a inturgidirsi ed a formare gli zuccheri che fermenteranno nel mosto.
Nei momenti dei due solstizi si traggono anche presagi per il futuro, poiché Colui che introduce
nella caverna cosmica conosce ciò che sarà. Le erbe raccolte in quelle notti hanno, si dice, proprietà
miracolose. Gli stessi ribes, detti bacche di S. Giovanni, proteggerebbero dai malefici.
In particolare esiste un fiore, che non è descritto in nessun testo di botanica, che ha la virtù di
rendere invisibile chi lo possiede oltre che di allontanare gli spiriti immondi. E' il fiore di S.
Giovanni che cresce dalla felce proprio in quella notte magica. Il fiore si schiude a mezzanotte
illuminando con una luce quasi solare tutto quanto lo circonda.
E' proprio in quel momento che Satana cerca di impadronirsene. Chi desidera procurarselo, deve
recarsi nella foresta e sedersi accanto alla felce, tracciando con un coltello un cerchio intorno ad
essa ed un altro intorno a sè, due semplici pentacoli protettivi. Quando il demonio gli si avvicinerà
cercando di distrarlo parlandogli non dovrà guardarlo per continuare a fissare il fiore magico.
Naturalmente queste aspettative di benefici materiali sono solo superstizioni, ma sotto un profilo
spirituale il discorso cambia. Ogni fenomeno, come ogni essere, è la rappresentazione di uno o più
archetipi, nascosti da un velo impalpabile che soltanto l'evocazione della mente può rendere più o
meno trasparenti. Se noi riusciamo a percepire quel che è celato nell'oggetto simbolico, possiamo
ottenere un'esperienza spirituale sovramondana autentica, un contatto ontologico con lo o gli
archetipi. Allora l'oggetto simbolico traboccherà di linfa vitale, diventando un'onda propagatrice
della realtà spirituale che rappresenta; sicché le energie divine si comunicheranno al nostro cuore
offrendogli i benefici che gli convengono.
Insomma abbiamo San Giovanni che preserva dalle malattie, che caccia streghe e demoni, che
veglia sulla lealtà e sulle amicizie (non vuole inganni), che predice il futuro, che assicura la
prosperità: tutte funzioni collegate al fatto che egli è la porta attraverso la quale le anime scendono
nel cosmo, uno dei volti del misterioso Giano.
Il simbolismo dei Solstizi deve farci riflettere sul fatto che non coincide con il carattere generale
delle stagioni corrispondenti.
Infatti il solstizio d'inverno apre la fase ascendente del ciclo annuale, quello d'estate la fase
discendente. Da qui deriva il simbolismo greco-latino delle porte solstiziali rappresentato dalle due
facce di Giano e, successivamente, dai due San Giovanni, invernale ed estivo. E' facile constatare
che la porta invernale introduce alla fase luminosa del ciclo e quella estiva alla fase oscura. Si è
notato a questo proposito che la nascita del Cristo avviene nel solstizio d' inverno e quella del
Battista nel solstizio d' estate, come sottolinea la formula evangelica: «Bisogna ch'Egli cresca ed io
decada». (Giovanni 3, 30).
Nel simbolismo cinese il solstizio d'estate corrisponde al trigramma li, al fuoco, al sole, alla testa; il
solstizio d'estate al trigramma k'an, all'acqua, all'abisso, ai piedi; ma il primo è l'origine della
decadenza del principio yang, il secondo l'origine della sua crescita. Nell'alchimia interna la
corrente di energia sale da k'an a li, discende da li a k'an. Si dice anche che la linea yang del
trigramma k'an tende a spostarsi verso il trigramma ch'ien che è il puro yang, la perfezione attiva; e
che la linea yin di li tenda verso k'un, il puro yin, la perfezione passiva. Si tratta nel primo caso di un
movimento ascendente, nel secondo di un movimento discendente; la tendenza luminosa è
preesistente in k'an, la tendenza oscura in li.
Altrove il solstizio d' inverno corrisponde al paese dei morti ed è il segno della loro rinascita; esso è
associato alla gestazione, al parto: è il tempo favorevole al concepimento. In modo analogo nella
tradizione Indù, il solstizio invernale apre la deva-yana, la via degli dei, ed il solstizio estivo
la pitri-yana, la via degli antenati, corrispondenti alle porte degli dei e degli uomini del simbolismo
pitagorico.
Amare quello che consideriamo nostro nemico non è certo un principio di morale
sociale o sentimentale, bensì una legge universale: l‟odio si vince con l‟Amore.
La nèmesi dei Sacri Misteri ci indica che l‟uomo ha la possibilità di agire in modi
differenti, che alimentano l‟Armonia o la disarmonia, con se stesso o con gli altri.
La nèmesi, che è parte della Scienza Sacra, consiste nel rimettere Ordine e
Armonia laddove si è verificata disarmonia o disordine.
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