Sei sulla pagina 1di 20

Gestione delle emergenze

Finalità del piano: Salvaguardare la vita umana

Principali obiettivi: 1 limitare l’incidente, 2 attivare i sistemi antincendio in caso di


incendio, 3 limitare i danni alle persone e alle cose, 4 soccorrere e aiutare le persone
a evacuare con particolare attenzione ai disabili, 5 collaborare con i pompieri e altre
autorità fornendo tutte le informazioni necessarie, 6 isolare la zona, 7 verificare che
i sistemi antincendio siano sempre funzionanti.

In particolare per il rischio incendio il piano deve assicurare la prevenzione e limitare


al massimo il rischio, descrivendo come affrontare il rischio residuo.

Rif. Normativi: Dm Sicurezza Antincendio del 98, DPR 37 del 98 Regolamento


Prevenzione incendi, ma soprattutto il D.Legislativo 81 del 2008 (Testo unico
sicurezza).

Art. 18 del testo unico: Il Datore di Lavoro o Dirigente scolastico deve:

 Identificare le persone che devono curare la prevenzione e incaricati di


soccorrere le persone ecc…
 Curare che i lavoratori / studenti conoscano le istruzioni per la gestione delle
emergenze e come evacuare l’edificio
 Fare in modo che le misure previste siano adeguate al numero dei lavoratori /
studenti, dimensione dell’edificio ecc…

Art. 43: Il datore di lavoro:

 Organizza i rapporti con le autorità preposte alla gestione delle emergenze;


 Designa tutte le persone per la gestione delle emergenze, squadre di soccorso
ecc…
 Informa i lavoratori / studenti dei pericoli che possono esserci
 Da le istruzioni a tutti perché in caso di pericolo per il quale occorre evacuare,
tutti possono smettere le loro attività e recarsi in luogo sicuro.
 Fa in modo che tutti sappiano cosa fare anche se non trovano il loro riferimento
(superiore o professore)
 Garantisce la presenza e i mezzi per affrontare l’emergenza incensio (estintori,
idranti, ecc…)
Il datore di lavoro in generale deve curare che siano prevenuti gli incendi, che siano
controllati e funzionanti tutti i sistemi anticendio e che il personale sappia cosa deve
fare (come evacuare e in generale come comportarsi) in caso di incendio e attuare le
esercitazioni periodiche.

La manutenzione e i controlli dei sistemi antincendio è prevista anche dal DPR 37 del
98. Tutto è annotato in apposito registro a disposizione dei controlli dei Vigili del
Fuoco.

Il testo unico prevede che debba esserci il Piano di Emergenza per tutte le attività
con almeno 10 dipendenti (o meno di 10 ma soggette al controllo dei Vigili del
Fuoco), le altre non devono avere un piano scritto ma devono comunque osservare
le regole antincendio.

In funzione della tipologia di industria o attività, sono previste diverse periodicità di


controllo dei vigili del fuoco.

Il piano di emergenza

Nel P.E. devono essere identificati:

 I locali e le vie di fuga


 I nominativi degli incaricati all’emergenza
 I sistemi di sicurezza
 Devono essere verificate le vie di fuga, gli allarmi, impianti per l’emergenza,
ascensori ecc..
 Tutte le procedure che devono essere seguite dai lavoratori (evacuazione,
controllo degli apparecchi, per assistere i disabili ecc…)
 Planimetrie indicanti le posizioni di tutte le cose utili (cassette di pronto soccorso,
vie di fuga, interruttori elettrici, ecc…)

Incaricati alla gestione dell’emergenza (soccorso, incendio, evacuazione)

 Scelti e addestrati:
o Minimo 2 per ogni luogo di lavoro
o 2 per ogni piano
o 2 ogni 20 lavoratori
o 2 per ogni persona disabile
Il PE riguarda tutti i principali rischi di disastri (terremoto, incendio, fuga di gas,
crollo dell’edificio, allagamento, ecc…).

Per i disabili deve essere previsto uno Spazio Calmo (luogo sicuro ove far evacuare i
disabili che non sia di intralcio alle normali vie di fuga).

Sicurezza antincendio – Uffici DM del 2006)

 Regole per ridurre la probabilità di incendio, per controllare gli impianti, per
formare e informare il personale, pianificare la gestione dell’emergenza in caso di
incendio
 Tutto deve essere annotato nel registro dei controlli.
 Devono essere esposte le planimetrie con i percorsi da seguire, scale, ubicazione
degli estintori ecc …

Esistono regole dedicate e specifiche per le attività commerciali (DM del 2010) . Per i
centri commerciali deve essere prevista una gestione unitaria dell’emergenza. Deve
essere previsto un Centro di gestione dell’emergenza. Nelle strutture sanitarie oltre i
100 posti letto deve essere predisposto in apposito locale dotato di tutto quello che
serve per la gestione dell’emergenza (comunicazione, gestione antincendio ecc…).
Inoltre devono essere li situate tutte le planimetrie dell’edificio e deve essere
accessibile ai vigili del fuoco. Deve inoltre essere previsto un servizio permanente di
gestione della Sicurezza, incluso nel piano di emergenza.

Conservazione delle Condizioni di Sicurezza (DPR 151/11)

Le condizioni di sicurezza antincendio devono essere mantenute. Per questo esiste


un documento chiamato “Certificato di Prevenzione Incendi” che secondo il nuovo
Regolamento antincendio è il risultato del controllo periodico effettuato dai Vigili del
Fuoco (prima invece era un documento rilasciato alla fine di apposita richiesta) e
non ha più una scadenza (secondo il DPR del 98 era invece valido per 3 o 6 anni).

Sistema di Gestione della Sicurezza (SGSA)

Il sistema di prevenzione incendi deve essere redatto in un apposito documento


sottoposto presentato all’organo di controllo e deve essere periodicamente
verificato.

Esso segue il seguente schema:

 Identificazione dei pericoli e valutazione dei Rischi


o Il documento deve indicare i criteri per l’individuazione dei pericoli
valutandone la probabilità e la gravità. Quindi indica i programmi
previsti per raggiungere gli obiettivi di sicurezza: analisi storica degli
eventi, stima della probabilità di accadimento, valutazione delle
conseguenze, accettabilità del rischio, adozione dei provvedimenti
migliorativi.
 Organizzazione e Personale
o Il documento deve contenere i ruoli e le responsabilità previste nella
gestione della sicurezza nell’organizzazione dell’azienda, identificare le
necessità di formazione e definire le regole per i dipendenti e/o altri
lavoratori esterni.
o In particolare il Responsabile del Sistema di Gestione deve:
 Proporre le scelte/politiche aziendali per la gestione del piano
 Proporre i piani di miglioramento
 Elaborare le procedure per la gestione dell’emergenza
 Verificare l’attuazione del piano e aggiornare periodicamente la
documentazione
 Effettuare verifiche interne (audit) e a seguito della rilevazione di
criticità promuovere gli interventi correttivi
 Relazionare sullo stato del Sistema e sulle eventuali azioni di
miglioramento.
o Deve inoltre essere prevista la necessaria attività informativa,
formativa e di addestramento per tutto il personale inclusa la verifica
dell’efficacia di queste. A esempio, la conoscenza del Regolamento di
Sicurezza, delle politiche di prevenzione incendi ecc…
o Per quanto riguarda la Formazione e l’Addestramento devono essere
previsti specificatamente in relazione alle mansioni del personale anche
con la partecipazione a corsi esterni e al conseguimento di specifici
attestati laddove richiesti dalla Legge.

 Controllo Operativo
o Il Sistema di Gestione della Sicurezza deve prevedere le procedure per il
controllo operativo di tutte le attività dello stabilimento quali:
 Gestione della documentazione
 Gestione della manutenzione e delle modalità operative
 Gestione degli acquisti del materiale necessario
o Deve essere prevista la redazione di un apposito Manuale Operativo
per la gestione e il funzionamento dei sistemi pericolosi e antincendio.
o Deve essere prevista la redazione di un apposita procedura per la
gestione della Manutenzione dei sistemi dell’azienda e antincendio
(periodicità di manutenzione, criteri di scelta delle ditte che la
eseguono, registrazione degli interventi)
o Deve essere prevista una apposita procedura per la gestione degli
acquisti (approvvigionamento) di materiali inerenti i sistemi di
sicurezza, e per l’affidamento a esterni dei lavori.
 Gestione delle modifiche
o Il Sistema di gestione della sicurezza deve prevedere apposite
procedure per le modifiche da apportare agli impianti e/o ai sistemi di
sicurezza o a altri elementi (impianti, processi, organizzazione del
lavoro, se sono temporanee o permanenti ecc…).
 Pianificazione dell’emergenza
o Il Sistema di Gestione deve prevedere le procedure da seguire in caso di
incidente per:
 controllare e contenere le conseguenze dell’incidente
 attivare quello che serve per la protezione delle persone interne
all’azienda
 comunicare l’evento alle autorità e alla popolazione ove
necessario
 attivare gli interventi di ripristino dell’ambiente dopo l’incidente
 Controllo delle prestazioni
o Il sistema deve prevedere la rilevazione dell’efficacia del sistema
misurando quindi gli eventi relativi a:
 Incidenti avvenuti e evitati
 Infortuni
 malfunzionamenti e anomalie
 info-formazione e addestramento
 manutenzione
o Allo scopo devono essere previsti degli Audit (indagini di controllo)
aziendali per verificare se il Sistema presenta delle criticità, formulando
delle proposte di intervento e correzione (es. conformità alle leggi,
attuazione degli interventi correttivi segnalati, efficacia della
Formazione ecc…)
 Revisione del sistema
o Produzione di una Relazione di revisione periodica che illustra le
verifiche di ispezione sui temi sopraindicati oggetto di Audit e quindi lo
stato complessivo di adeguatezza del Sistema.

La Combustione
La combustione è una reazione chimica per la quale una sostanza combustibile e
una sostanza comburente si genera una sorgente di calore e/o il fuoco.

La combustione può generare o meno fiamme superficiali, l’assenza della fiamma


indica che il combustibile non genera più sostanza volatili nell’aria.

Il comburente tipicamente è l’ossigeno. Perché si sviluppi la combustione deve


inoltre essere presente un INNESCO (scintilla) che genera la reazione tra
combustibile e comburente. Perché parta l’incendio i 3 elementi devono essere
presenti contemporaneamente. L’innesco per provocare l’incendio deve avere:

 una temperatura in grado di attivare il combustibile


 una durata tale da attivare il combustibile
 apportare sufficiente calore

L’innesco può attivare l’incendio per (sorgenti di innesco):

 accensione/contatto diretta con il combustibile (scintille da saldatura, fiammiferi


ecc…)
 accensione/contatto indiretto con il combustibile, tipicamente per irraggiamento
termico (dal sole o da altro incendio a esempio)
 attrito (sfregamento di due elementi che producono calore)
 autocombustione per calore prodotto dallo stesso combustibile

L’incendio si estingue per:

 esaurimento del combustibile;


 soffocamento (separazione tra combustibile e comburente)
 raffreddamento (fino a temperatura per il quale il combustibile non è in
condizione di bruciare).

Gli incendi si classificano in:

A. Incendi di solidi combustibili


B. Incendi di liquidi infiammabili
C. Incendi di gas infiammabili
D. Incendi di metalli combustibili

Le fasi dell’incendio

 Ignizione, rappresenta la fase di avvio dell’incendio a seguito dell’innesco. Il


suo sviluppo dipende dalla quantità di aria nell’ambiente dal tipo di
combustibile ecc…
 Propagazione, produzione di gas tossici, fumo, aumento delle temperature
 Incendio generalizzato, forte aumento delle temperature, molto fumo,
autoaccensione di altri combustibili vicini, ecc…
 Spegnimento, graduale raffreddamento e dissipazione (sparizione) dei fumi e
dei gas

Il Microclima
E’ il complesso dei parametri climatici che caratterizzano un ambiente di lavoro e
determinano il benessere termico del lavoratore.

Il D.lgs 81/08 definisce la valutazione dei rischi e le misure di prevenzione e i


requisiti dei luoghi di lavoro.

Requisiti dei luoghi di lavoro (Titolo II)

Salvo eccezioni è vietato che si debba lavorare in luoghi chiusi che non abbiano le
seguenti caratteristiche:

 protezione dal caldo e dal freddo quindi con sufficiente isolamento termico e
acustico
 sufficiente ricambio di aria; quindi di aria salubre data da aperture esterne o
da impianti di condizionamento (se utilizzato questo deve essere mantenuto
funzionante)
 la temperatura deve essere adeguata all’organismo umano tenuto conto del
tipo di lavoro e considerando altri fattori quali il grado di umidità
 la temperatura dei bagni, dei locali di riposo e di altri spazi deve essere
adeguata all’utilizzo degli stessi
 le finestre devono essere protette per evitare una esposizione eccessiva ai
raggi solari, sempre in relazione alla tipologia di lavoro
 in caso non si riesca a mantenere la temperatura corretta, i lavoratori devono
essere dotati dei mezzi idonei per la protezione
 deve essere controllato anche il grado di umidità nei locali chiusi (no nebbia)

Il D.Lgs definisce che ai sensi dell’applicazione del decreto sono considerate:

 norme tecniche (regole scritte definite)


 le buone prassi (soluzioni tecniche coerenti con la legislazione vigente)
 linee guida (regole generali, raccomandazioni) definite da organi dello stato
(Ministeri, INAIL ecc…)

Il ricambio d’aria (RA) è necessario e definito in funzione del tipo di lavoro che si
svolge nel locale; deve essere immessa dall’esterno e ventilata e presa ove non c’è
inquinamento.

Possono essere definiti ambienti:

 moderati (senza particolari criticità di temperatura)


 severo freddo (ambiente ove il corpo rischia di scendere sotto la temperatura
rettale di 36 gradi con rischio di assideramento). Deve essere evitato questo
rischio con le necessarie protezioni a partire dai piedi e dalle mani e alla testa.
Vestiti adeguati e protezioni per gli occhi quali le maschere. I lavoratori fragili
non possono operare sotto 1 grado di temperatura.
 severo caldo (temperature + di 42 gradi ove si compromette la saluta fisica
dell’individuo, stress termico). Sono quindi necessari interventi per
mantenere la temperatura al massimo entro i 38 gradi e/o effettuare altri
interventi per riportarlo a moderazione (caratteristiche del vestiario, turni
brevi, acclimatazione, bevande e altri interventi sull’ambiente quali
schermatura delle fonti di calore ecc…)

L’uomo regola da solo l’equilibrio termico in un ambiente moderato.

I parametri che identificano l’equilibrio termico sono:


 temperatura dell’aria
 temperatura radiante
 velocità del ricambio d’aria
 umidità
e per l’uomo
 isolamento termico (vestiti)
 metabolismo

Da questo si calcola il PMV (Voto Medio Previsto) che è un indice di benessere


dell’individuo. La condizione di benessere si ha quando l’organismo dell’individuo
riesce facilmente a operare la termoregolazione (il corpo che riesce ad adattarsi
sudando a esempio….). La scala del PMV esprime la percezione termica in 7 punti.
Neutrale (0) molto caldo (+3) o molto freddo (-3). La situazione ottimale di PMV è va
da -0,5 a + 0,5, PPD > 10%. (percentuale di soggetti insoddisfatti della temperatura
di un ambiente.

Questa condizione è necessaria ma non sufficiente, devono essere infatti evitati altri
fenomeni per assicurare il benessere termico quali: pavimenti non troppo caldi o
troppo freddi, ambiente che si riscalda o raffredda troppo velocemente, correnti
d’aria, distribuzione del calore nell’ambiente.

I Videoterminali
Apparecchiature con uno schermo. Per postazione del Videoterminalista si intende
l’insieme dell’apparecchio della scrivania, della seduta ecc…

E’ definito videoterminalista l’addetto che opera almeno 20 ore alla settimana con il
Video. Il Datore di Lavoro nel documento valutazione dei rischi sulla salute dei
lavoratori deve considerare:

 i rischi per la vista e per gli occhi


 i problemi di postura
 le condizioni igieniche ed ergonomica

Il DL deve quindi:

 garantire la Sorveglianza sanitaria (visite periodiche di idoneità ogni due anni


sopra i 50 anni di età, o ogni 5 anni sotto, o specialistiche in caso di necessità);
 garantire gli strumenti di correzione se servono;
 organizzare le mansioni per evitare l’uso continuo e costante del VDT
 garantire una pausa di 15 minuti ogni 120 quando l’attività a VDT è svolta
continuativamente per 4 ore
 garantire la formazione sul corretto utilizzo dello strumento

L’analisi del posto di lavoro implica la valutazione:

 dei rischi per la vista e per gli occhi


 se ci sono problemi legati alla postura o altro
 condizioni igieniche ed ergonomiche

Devono essere evitati i disturbi visivi (causati da contrasti di luminosità troppo


elevati, distanza errata, scarsa luminosità, aria troppo secca, vista non corretta
ecc..). I disturbi visivi possono causare patologie gravi (cataratta, glaucoma,
peggioramento della miopia ecc…).

Sono sintomi di disturbo visivo: secchezza, lacrimazione, fastido alla luce, mal di
testa ecc…

Per prevenire i disturbi è necessario che il video non sia esposto a riflessi di luce, sia
correttamente posizionato per evitare posizioni innaturali del collo, che sia alla
giusta distanza (50-80 cm) e che sia correttamente regolata la luminosità e/o il
contrasto.

E’ opportuno durante la giornata effettuare alcuni esercizi per prevenire i disturbi


visivi quali:

 socchiudere le palpebre ogni tanto


 seguire con lo sguardo il soffitto
 guardare oggetti lontani
 effettuare le pause previste
 ruotare i bulbi oculari
 rinfrescare gli occhi se si hanno le lenti a contatto

Una postura errata può determinare anche disturbi al sistema muscolo – scheletrico

Possono essere causa di DMS posture fisse per molto tempo mentre altre (mani
braccia) si muovono incessantemente, oppure pressioni muscolari che impediscono
il corretto afflusso di sangue.

Sono cause di questo a esempio:


 errata disposizione della scrivania o del computer
 telefono tenuto tra collo e spalla
 tronco proteso in avanti
 posture scorrette
 altre attività anche extra lavorative (sport ecc…)

Anche i polsi e le mani possono essere troppo sollecitate dall’attività sulla tastiera o
sulla scrivania.

Se non corretti i DMS possono portare a micro lesioni, infiammazione dei tendini, o
anche ad altre disfunzioni fisiche.

Sono tipici : le tendiniti, tunnel carpale con fomicolii e perdita di forza delle mani,
artrosi cervicale (indolenzimento del collo ecc…)

Per evitare questi disturbi: scegliere le attrezzature adatte, avere la corretta postura
rilassata, variare la posizione del corpo, fare le pause, regolare con cura l’altezza del
monitor, tenere gli avambracci ben distesi e i polsi dritti.

Il sedile deve essere regolato in modo che: i piedi siano ben a terra, lo schienale
sorregga correttamente la schiena, che si possano appoggiare gli avambracci sul
tavolo, che le ginocchia siano circa a 90°.

Anche tastiera e mouse devono essere correttamente posizionati.

Il Piano di lavoro deve essere sufficientemente ampio per evitare posizione


scomode, di colore chiaro non riflettente, sufficientemente profondo per garantire
la corretta distanza per il monitor.

L’ambiente deve avere un microclima confortevole (arieggiamento e corretta


temperatura).

L’organizzazione del lavoro deve essere tale da non creare stress o disturbi
(monotonia, ripetitività, troppa complessità, software troppo complicato ecc…);
quindi deve essere scelto un programma di lavoro facile e comprensibile, data la
giusta formazione e garantire le pause.

Non sono giustificate paure per gli schermi per radiazioni o campi elettromagnetici
ecc…
Sono utili esercizi per gli avambracci, per le braccia e le spalle (stiramenti) e per la
schiena (flessioni da seduti).

Rischi psicosociali (stress da lavoro correlato)


L’insieme delle variabili organizzative, gestionali e ambientali possono causare un
danno psicologico e determinare forti effetti negativi sulla persona.

Ogni organizzazione (scolastica) deve avere l’obiettivo di sviluppare il potenziale di


chi ci lavora; cioè tenere in equilibrio:

 le esigenze dei lavoratori;


 le regole e le priorità che (la scuola) si è data
 le criticità e le opportunità individuate
 i vincoli di natura contrattuale e normativa
 esigenze e aspettative delle famiglie e degli studenti

Ci sono molti riferimenti normativi che descrivono le condizioni per il benessere


psico fisico dei lavoratori:

 della Commissione Europea


 Circolare INAIL n. 71 del 2003
 Direttive del Ministero della Funzione Pubblica
 Del Testo Unico 81/2008

E’ importante perché vi è una stretta correlazione tra stress, infortunio sul lavoro o
errore e riduzione della qualità della vita delle persone.

Inoltre vi è una tutela giuridica che tutela in modo globale la salute dell’individuo:

 Costituzione Art. 32
 Art 2087 del Codice Civile
 Accordo europeo sullo Stress da lavoro correlato
 D.Lgs 81/08

Nel piano sanitario 2005-2008 sono identificati i fenomeni di “mobbing” e di “born-


out” come rischi per la salute emergenti.

I fattori che incidono sulla salute nei luoghi di lavoro quali i cambiamenti
organizzativi, l’orientamento spinto al risultato, l’orario di lavoro hanno una
rilevanza profonda sul benessere nel luogo di lavoro.
La Commissione Europea conferma la necessità di promuovere un approccio globale
al benessere sul luogo di lavoro in quanto il lavoro stesso e a situazione lavorativa
individuale sono fondamentali per il benessere della persona.

Obiettivi della Commissione:

 Promuovere il mutamento dei comportamenti dei lavoratori e dei datori di


lavoro con orientamento alla salute
 Integrare la salute e la sicurezza nei programmi di formazione
 Sensibilizzare in tal senso le imprese
 Identificare nuovi rischi potenziali negli ambienti di lavoro

Per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la depressione è una delle cause
principali della inabilità al lavoro e l’ambiente di lavoro è un ambiente privilegiato
per salvaguardare la salute mentale.

I fattori di rischio psico sociale nel lavoro sono molteplici:

 Fattori ambientali (temperatura, rumore, ecc….)


 Contesto del lavoro (mansione, ruolo, sviluppo di carriera, trasferimenti,
relazioni interpersonali, equilibrio tra lavoro e tempo libero….)
 Contenuto del lavoro (tipo di attività, carico e ritmi di lavoro)

I rischi sono: Stress / Mobbing / Burnout (l’uno non esclude l’altro, possono essere
causa-effetto)

STRESS: insieme di reazioni fisiche che si manifesta quando le richieste di


prestazione lavorativa sono superiori a quello che il lavoratore può o si sente di
fornire. Da senso di ansia, di inadeguatezza, può colpire chiunque. Fasi dello stress
secondo SELYE sono (Allarme, Resistenza, Esaurimento).

BURNOUT

Forma estrema si stress quando chi ne è colpito si sente senza via d’uscita,
bruciato / consumato dal proprio lavoro. Colpisce molte professioni ma in
particolare quelle legate all’aiuto alle persone (infermieri, insegnanti, medici….).
Possono essere cause del burnout: le caratteristiche della persona, le aspettative
professionali, (aspetti soggettivi) la discrepanza tra capacità lavorative e carichi di
lavoro, mancanza di autonomia decisionale, in generale clima dell’organizzazione
(aspetti organizzativi).
I sintomi principali sono:

 senso di stanchezza e esaurimento, perdita del sonno, mal di testa (aspetti


somatici);
 depressione, bassa stima di sé, resistenza ad andare al lavoro, rabbia e
risentimento (aspetti psicologici)

In sintesi è la carica emotiva mal elaborata che emerge nelle forme di ansia e tutto
quanto sopra citato (depressione, apatia, ecc…).

4 Fasi: 1 aspirazioni ideali, 2 stress lavorativo con squilibrio tra richiesta di lavoro e
prestazione, 3 esaurimento con ansia, si pensa di non essere in grado di fare nulla, 4
totale apatia e disinteresse dal lavoro.

Prevenire il burnout: formazione sulle capacità relazionali, gruppi di supporto,


incontri periodici e comunicazione.

I docenti sono una categoria esposta ai rischi psico sociali oltre a quelli fisici già noti
(laringopatie). I tratti dell’insegnante a rischio sono l’anzianità di servizio,
l’aggressività, mania di persecuzione, trasferimenti frequenti, assenze, accanimento
verso gli studenti.

Possono essere osservati dei tratti che evidenziano i disturbi negli insegnanti che
possono quindi indicare la necessità di intervento (trasandatezza, cambi di umore,
ecc…). Gli interventi possono consistere in strutture di counseling e ascolto per
superare queste fasi.

Un’organizzazione che previene stress e burnout è caratterizzata da questi elementi:

 Comfort ambientale
 Ascolto
 Comunicazione
 Apertura all’innovazione
 Equità
 Chiarezza di obiettivi
 ….

Le indagini sullo stress da lavoro correlato sono condotte indagando 5 aree:

 Dati oggettivi
 Condizioni ambientali
 Contesto e contenuto del lavoro
 Fattori soggettivi

misurando i fattori quali: assenteismo, conflittualità, lamentele, problemi


disciplinari, violenze sul lavoro ecc…

Movimentazione dei carichi


Attività che richiedono il sollevamento di pesi da parte del lavoratore che possono
comportare lesioni dorso lombari (schiena) o altri pericoli.

Il datore di lavoro deve adottare tutte le misure necessarie a evitare il sollevamento


di carichi tra le quali adottare ove possibile mezzi meccanici. Se non è possibile
utilizzare mezzi meccanici e serve il sollevamento manuale il datore di lavoro deve
adottare tutte le misure per limitare i rischi (informazione ai lavoratori sulle corrette
modalità operative ecc…) quindi:

 Valuta le condizioni di sicurezza


 Adotta tutte le misure necessaria a evitare lesioni dorso lombari
 Sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori

In particolare fornisce informazioni sul peso del carico, sulle modalità corrette di
sollevamento e garantisce, in generale, la formazione.

Il rischio di lesione dorso lombare si manifesta ove:

 Il carico è troppo pesante


 E’ difficile da afferrare
 E’ in equilibrio instabile
 Deve essere sollevato distante dal tronco
 In generale può causare lesioni al lavoratore

Può quindi comportare uno sforzo fisico eccessivo.

Anche le caratteristiche dell’ambiente di lavoro possono comportare l’aumento del


rischio:

 Lo spazio libero di movimento è insufficiente


 Il pavimento è sconnesso e quindi vi è il rischio di caduta con il carico
 L’altezza non è sufficiente
 Il punto d’appoggio è instabile
 Le temperature sono inadeguate

Il rischio peraltro aumenta se:

 Lo sforzo fisico è prolungato e quindi è troppo sollecitata la colonna


vertebrale
 Non vi è sufficiente riposo tra uno sforzo e l’altro
 La distanza di sollevamento è eccessiva
 Il ritmo di lavoro è troppo elevato

Il lavoratore rischia ulteriormente se non è perfettamente idoneo alla mansione


oppure se indossa calzature errate o è carente di formazione.

Rischio elettrico
L’elettrolocuzione (scossa elettrica) avviene quando il corpo umano è attraversato
dall’elettricità. Il danno e il pericolo sono condizionati da:

 Intensità della corrente


 Durata del contatto con le parti elettriche

La folgorazione può essere per contatto diretto (tocco direttamente la fonte


elettrica), oppure contatto indiretto (si tocca un oggetto che a sua volta è a contatto
con la fonte elettrica).

Inoltre l’elettricità può causare incendi e campi elettromagnetici dannosi.

La realizzazione di un impianto elettrico deve essere fatta a regola d’arte da


professionisti che rilasciano apposita certificazione, in quanto se l’impianto non è
realizzato bene ci possono essere rischi significativi e ma anche mancata copertura
dalle assicurazioni. L’impianto deve essere dotato della “messa a terra” (cavo
interrato collegato all’impianto) che consente la dispersione di scariche elettriche in
caso di malfunzionamento degli apparecchi (frigorifero, lavatrice ecc…). Il colore dei
fili della messa a terra è sempre giallo/verde.

Si deve sempre utilizzare la spina che va correttamente dentro lo specifico tipo di


presa. Inserire a esempio una spina Schuko in una normale può determinare la
mancanza del collegamento di terra, vanno usati sempre gli adattatori.
Si deve evitare di impilare prese multiple in un’unica presa, in caso di necessità
utilizzare le ciabatte. In ogni caso anche le ciabatte non devono essere
sovraccaricate per evitare surriscaldamenti.

Gli interruttori differenziali sono protezioni che tolgono la linea elettrica in caso di
cortocircuiti, sovraccarichi o scosse, hanno quindi una funzione “salvavita”. Devono
essere testati periodicamente (pulsante T). Dovrebbero essere presenti in tutti gli
impianti. Esistono anche interruttori di tipo “magnetotermico” che hanno anch’essi
uno scopo di protezione e interrompono il flusso elettrico. Questi scattano quando
vi è una situazione di elevato assorbimento di corrente che può creare
surriscaldamenti. Questi tipi di interruttori sono normalmente presenti nei quadri
elettrici.

Non tutti gli apparecchi necessitano del collegamento all’impianto di terra perché
sono dotati di un sistema di isolamento interno (apparecchi di classe II).

Le prolunghe possono essere utilizzate per soluzioni temporanee ma è opportuno


che non siano usate in modo “fisso”; le prolunghe è opportuno che prevedano
sempre attacchi da 16Ampere (spine grosse) oppure Schuko e non da 10Ampere
(quelle piccole).

Sono importanti sugli apparecchi i “marchi” di sicurezza che garantiscono la corretta


costruzione (tipo marchio CE, il marchio IMQ).

Le principali regole di sicurezza sono:

 Non toccare mai apparecchi elettrici con le mani bagnate (l’acqua è un


conduttore);
 Non toccare l’impianto elettrico senza prima aver tolto la corrente
 Non usare riduttori da spina 16A a presa 10A
 Non togliere mai la spina tirando il filo
 Prima di togliere la spina spegnere l’apparecchio
 Non aprire mai apparecchi elettrici se prima non è stata tolta la spina
 Quando si lascia un ambiente per molto tempo, staccare la corrente generale
 Attenzione ai bambini nell’uso degli apparecchi elettrici
 Verificare che i cavi non siano scoperti o rotti
 Acquistare sempre apparecchi con i marchi di sicurezza (preferibilmente IMQ)
 Conservare i manuali d’uso e manutenzione degli apparecchi
 Non utilizzare apparecchi elettrici in prossimità della vasca da bagno
 Evitare l’uso di prolunghe per apparecchi a elevato assorbimento di corrente

Rischio rumore
Suono che dà fastidio.

Suono si produce da una fonte che propaga ONDE che sono trasmesse all’orecchio
attraverso l’aria o acqua. Il timpano dell’orecchio percepisce le VIBRAZIONI e il
nostro cervello elabora il suono.

Il numero delle vibrazioni in un secondo determina la “lunghezza d’onda” che si


misura in Hertz.

L’intensità è la pressione delle vibrazioni che arriva al nostro orecchio (si misura in
Decibel DB).

Dal timpano il suono arriva alla coclea che con le sue ciglia attiva il nervo che collega
l’orecchio al cervello. Quando le ciglia perdono la loro elasticità si riduce la capacità
uditiva (ipoacusia).

Sono definiti acuti i suoni con l.o. sopra i 2000 Hz e gravi invece i suoni con l.o. sotto
i 250 Hz. Il rumore può essere stabile (costante) variabile (non
sempre/intermittente) impulsivo, cioè di breve durata ma molto intenso.

Il rumore in funzione della sua durata e intensità può provocare danni all’apparato
uditivo e anche ad altri organi del nostro corpo.

 Sono danni uditivi diretti quelli provocati direttamente all’orecchio e possono


nel tempo causare ronzii, riduzione della capacità uditiva o sordità.
 Sono danni extrauditivi indiretti quelli correlati come insonnia , aumento della
pressione (apparato cardiocircolatorio), ansia (sistema nervoso) , gastriti
(apparato digerente) ecc..

I danni acuti sono causati da forti rumori impulsivi o continui superiori a 140 Db. Si
possono avere dolori acuti, vertigini e indebolimento dell’udito.

I danni cronici sono un danneggiamento permanente dell’udito con perdita parziale


o totale della capacità uditiva, ronzii continui, senso di ovattamento.

Il rischio sul lavoro quindi deve essere valutato in funzione di:


 Livello di rumorosità (misurata)
 Durata dell’esposizione (misurata)
 Effetti sulla salute
 Informazioni da parte dei costruttori degli apparecchi
 Informazioni sulla salute dei lavoratori

Sono inseriti i valori di azione INFERIORI o SUPERIORI (inferiori a 80 Db, superiore a


85 Db, limite 87 Db).

Le misurazioni devono essere aggiornate ogni 4 anni, la normativa stabilisce 4 classi


di rischio:

 Rischio assente < 80 Db


 Rischio lieve tra 80 e 85 Db
 Rischio consistente tra 85 e 87 dB
 Rischio grave sopra 87 dB

Se i valori inferiori di azione sono superati, il Datore di Lavoro effettua le periodiche


attività di misurazione e fornisce ai lavoratori i dispositivi DPI. I lavoratori possono
chiedere di essere sottoposti a sorveglianza sanitaria.

Se si superano gli 85 db il Datore di Lavoro:

 Elabora specifici programmi per la riduzione del rumore


 Indica con cartelli i luoghi ove vi è la forte esposizione al rumore e ne delimita
le aree
 Sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori
 Deve assicurarsi che i lavoratori indossino i dispositivi DPI.

Se si superano gli 87 dB il Datore di Lavoro

 Deve porre in atto immediate misure per riportare i valori entro i limiti
 Individua le cause dell’esposizione eccessiva
 Modifica le misure di Prevenzione e Protezione per evitare che si ripeta di
nuovo.

Sotto gli 80 db è sufficiente:

 l’informazione sul rischio rumore


 i valori limite di esposizione
 di quali sono i metodi di misurazione
 le misure adottate per limitare il rischio rumore

 qual è l’uso corretto dei DPI
 procedure di lavoro corrette per evitare l’esposizione al rischio rumore.

Le principali misure di Prevenzione e Protezione sono:

 adozione di sistemi di lavoro che evitino la produzione di rumore


 scelta di attrezzature adeguate (che facciano poco rumore)
 insonorizzazione del luogo di lavoro
 progettazione adeguata del luogo di lavoro
 adeguata informazione e formazione sull’uso degli apparecchi

Nella scuola il rumore (degli alunni) può creare un danno alle corde vocali degli
insegnanti costrette ad urlare (malattia professionale). Inoltre anche
l’insegnamento e la comunicazione ne possono risentire.

La qualità acustica degli edifici scolastici sono in ottica di insonorizzazione sono


contenuti nel DM 18/12/1975 spesso disatteso. Il livello medio di rumorosità delle
classi varia tra i 65 e gli 80 dB.

Le principali cause sono:

 rumori di fondo
 voci degli alunni
 scarsa insonorizzazione delle aule

Nella logica di prevenzione e protezione quindi sarebbe opportuno intervenire in


particolare sull’insonorizzazione delle aule.

Potrebbero piacerti anche