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Ora andiamo ad approfondire i temi nel primo libro, il primo tema che incontriamo è quello
Etico politico, qui abbiamo una discussione su come si vive in modo giusto e cosa è la
giustizia, il modo in cui inizia il dialogo però molto casuale perché abbiamo un evento dove
Socrate sta scendendo con Glaucone verso il Pireo (il porto di Atene) esso si trova nella
parte più bassa della città. Mentre scendono incontrano Polemarco, il quale è il figlio di
Cefalo, un commerciante di origine Siracusane. I due protagonisti vengono invitati nella casa
di Cefalo e dopo aver parlato un po' con il padrone di casa, danno inizio al vero Dialogo
filosofico, il posto non è scelto a caso perché il Pireo non si trova nella polis e permette di
osservare da lontano la Polis di Atene, inoltre il Dialogo si svolge di notte durante la quale vi
è una festa religiosa dei Traci, che erano gli abitanti del tempo del Pireo (Festa della dea
Bendis).
Questa atmosfera descritta da Platone ricorda il pensiero Orfico-Pitagorico, il quale è una via
di acceso al pensiero differente rispetto alla Razionalità, all’inizio del dialogo Socrate
discende nel Pireo, per fare un vero e proprio punto della situazione sulle sue credenze,
Socrate nella repubblica cambia totalmente rispetto ai dialoghi giovanili di Platone, l’autore
sta ottenendo una sempre più maggiore autonomia rispetto al maestro. Spesso Scorate nel
dialogo verrà smentito e verrino costruite delle tesi, non tutte le tesi verranno smentite. Nei
dialoghi giovanili chiunque andava contro Socrate veniva smentito da lui, Socrate nella
Repubblica diventa un ente di costruzione non più un personaggio che distrugge le idee
degli avversari.
Prima dell’inizio del Dialogo, abbiamo una piccola introduzione, una volta entrati nella casa
di Cefalo inizia il vero e proprio dialogo, Cefalo ragiona, data l’età avanzata, su cosa ci sia
dopo la morte e quali punizioni aspettano gli ingiusti nell’Ade, e qui che si cerca di ricordare
quanto si è stati ingiusti in vita, non usa però ma il termine giustizia usa solamente il termine
ingiustizia, Socrate invece non nasconde il termine giustizia bensì lo rende esplicito, Socrate
rispondendo a Cefalo traduce dal linguaggio corrente di Cefalo, una domanda filosofica,
infatti si chiede cosa sia la vera GIUSTIZIA. Socrate vuole richiedere l’esibizione di un
concetto universale che esclude il riferimento ai singoli casi di comportamento, vuole la vera
ed universale definizione di giustizia. Il criterio di giustizia di Cefalo è per Socrate
insufficiente perché i vari casi particolari si smentiscono tra di loro. Cefalo sostiene secondo
Socrate una certa idea di giustizia, Socrate esplicita questa visione come un non bisogna
avere debiti data la vita vissuta da Cefalo, il quale era un commerciante e quindi la sua
filosofia di vita si basa sulle sue proprie esperienze, cioè la sua idea di giustizia è particolare
e non universale perché si basa esclusivamente sulla sua vita. Bisogna però dire che la vita
quotidiana e la filosofia sono in un rapporto di dipendenza reciproca vale a dire che senza
l’una non vi è altra, la filosofia nasce dalla vita e torna alla vita stessa.
Il timore di Cefalo presuppone una determinata idea di giustizia che però come detto è
particolare e non è universale, Socrate non ha già raggiunto la vera giustizia, ma vuole
raggiungerla all’interno del logos della situazione dialogica; quindi, nemmeno Socrate sa
come essere davvero giusti, vuole però andare a fondo dell’argomento. Il dialogo continuerà
ad espandersi includendo sempre nuovi personaggi, per raggiungere il concetto della
Giustizia, che nemmeno Socrate conosce.
Si arriverà al punto di svolta, l’arrivo di Trasimaco genera grandi problemi a Socrate, visto la
sua mancanza di tatto e la completa freddezza nella sua esposizione.