Sei sulla pagina 1di 2

ANTROPOLOGIA CULTURALE 22/11/21

Tutti gli studiosi sono convinti di porre come inizio dell’Antropocene, la rivoluzione
industriale, perché si sono modificate, radicalmente i rapporti di forza e il rapporto uomo
natura. Il problema che sorge durante la rivoluzione industriale è un problema energetico,
perché l’industria ha bisogno di energia, serve un'energia in grado di mandare avanti le
macchine; quindi, si iniziano ad usare i carburanti fossili, inizia quindi un'erosione delle
materie prime.

L’industria favorisce con un incremento della produzione, la quale era sostentata dall’arrivo
di materie prime dalle colonie; infatti, la rivoluzione industriale nasce in Inghilterra la quale
era il più grande impero coloniale del mondo, ma quello che ci interessa dal punto vista
culturale è il rapporto tra uomo ed ambiente cambia; infatti, la posizione antropocentrica
dell’uomo viene estremizzata quindi la natura è al servizio dell’uomo.
La visione dell’uomo che assoggetta la natura, è tipicamente occidentale; infatti, la maggior
parte delle culture orientali vede l’uomo in stretta relazione di appartenenza con la natura,
uomo e natura sono un tutt’uno e vivono in armonia, l’uomo è dentro la natura. Ma questa
visione antropocentrica trasforma la natura in una serie di materie prime, e questa visione
sarà la strada di acceso all’oggi, dato che ancora oggi vediamo la natura come una serva
silente dell’umanità.
Dopo la Seconda guerra mondiale, vi sono numerosi paesi che sono sottosviluppati rispetto
all’occidente, infatti la maggior parte del mondo è sottosviluppato economicamente
all’occidente, ma per divenire economicamente stabili, è necessario diventare come
l’occidente. I paesi presi in considerazione, però non era consci di essere sottosviluppati
perché non erano mai messi in confronto con gli altri.
L’aumento di produttività dei paesi meno sviluppati porta ad una serie di eventi catastrofici,
infatti dopo che Cina ed India iniziarono la produzione industriale, porta ad un alto consumo
di materie prime, a questo punto abbiamo un aumento dell’inquinamento che porta ad un
ulteriore danno all’ambiente, si genera così un circolo vizioso infinito e sempre peggiore.
È anche sbagliato ad usare il termine antropocene, perché sono gli ultimi uomini ad avere
distrutto la terra, infatti è chiamato, Capitocene, ancora oggi non c’è nessun paese che va
contro la visione sviluppistica, però ci è ancora impossibile trovare una fonte di energia che
premetta di ridurre il consumo, o meglio né abbiamo trovate ma non c’è ancora un modo
per imbrigliarle correttamente.

Poi nella visione capitalistica è necessario lavorare tanto per guadagnare tanto, ma non è
impossibile o meglio sarebbe anche giusto lavorare di meno e guadagnare di meno, ma
riuscire così a dedicare il nostro tempo ad altro, non solo al lavoro.
Il modello industriale, non è dinamico non pensa al futuro, non possiede capacità di
predizione, cioè in caso di eventi gravi il sistema industriale non reagisce, ed infatti viene
paralizzato, mentre in passato si era in grado di reagire. Inoltre, né il sistema polito né il
sistema economico/sociale pensa ai giovani e non pensa al futuro, in passato invece si
vedeva al futuro con ottimismo, ma oramai è impossibile vedere il futuro in tempi incerti e
fragili come i nostri.

L’unica cosa che ci dà un minimo di prospettiva nel futuro è il problema ambientale, che si
sta cercando di rallentare, anche se la maggior parte dei potenti aderisce in maniera fittizia
all’idee di miglioramento dell'ambiente.
Concludendo, anche osservando l’economia e lo sviluppo di un paese siamo in grado dire
che lo sviluppo economico ha portato ad una trasformazione della società e del suo
rapporto con la natura e l’ambiente.

Potrebbero piacerti anche