Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
dello Spettacolo
Editoriale
Xenia Camerini
L’attuale quadro normativo internazionale della tutela del patri-
monio culturale mondiale
fascicolo 2
Alfonso Contaldo, Flaviano Peluso
Nota alla sentenza Corte di Cassazione – Sez. 1 a Civile Sent.
dicembre 2018
14 luglio 2017 n. 2039
Fabio Ferrazza
La necessità di disporre di informazione statistica territoriale
inerente al settore culturale e il progetto PanoramaSpettacolo
Francesca Forgione
L’insegnamento della danza e le nuove regole: un’opera in-
compiuta
Antonio Mastrogiacomo
2/2018
Fare i conti con la storia: il caso del reimpiego
Eugenio Picozza
Tutela e promozione dell’arte e della cultura
ISBN 978-88-31222-05-1
euro 28,00
Antonio Mastrogiacomo
Fare i conti con la storia: il caso del reimpiego
1. Introduzione
1. Resta opportuno indicare come medium la stessa percezione, secondo il portato benjaminia-
no proposto nel saggio sulla riproducibilità tecnica; nella vulgata viene solitamente inteso come
medium il dispositivo, quasi ad estendere questa riflessione: «la modalità in cui si organizza la
percezione umana – il medium in cui essa si realizza – non è condizionata solo in senso naturale,
ma anche in senso storico». W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica,
Donzelli, Roma, 2012, p. 51.
2. Si rimanda alla versione di Esperienza e povertà contenuta nel testo W. Benjamin, a cura di A.
Pinotti e A. Somaini, Aura e choc, Einaudi, Torino, 2012, pp. 364 – 369.
3. Si veda W. Benjamin, Piccola storia della fotografia, Abscondita, Milano, 2015.
4. W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, cit.
5. Per il dibattito sulle diverse versioni del saggio si rimanda al testo I Modern Times di Benjamin
di F. Desideri in W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, cit., pp. VII
– XLV e al testo a cura di M. Montanelli, M. Palma, Tecniche di esposizione. Walter Benjamin e la
— 88 —
fare i conti con la storia: il caso del reimpiego
9. Si veda R. Picone, Reimpiego, riuso, memoria dell’antico nel medioevo in Verso una storia del restauro.
Dall’età classica al primo Ottocento, a cura di S. Casiello, Alinea, Firenze, 2008, pp. 31-60.
10. Aa.Vv., Enciclopedia dell’Arte Medioevale, Treccani, Roma 1998, vol. IX, pp. 876- 883. Si può
consultare la stessa voce “reimpiego” a cura di A. Esch al link http://www.treccani.it/
11. F. Bottari, F. Pizzicannella, I beni culturali e il paesaggio. Le leggi, la storia, le responsabilità,
Zanichelli, Bologna, 2007, pp. 92-93
— 89 —
rivista di diritto delle arti e dello spettacolo
stra come non si avvertisse alcuna frattura con un passato legittimato a mo’
di opera aperta e dunque suscettibile di nuovi orientamenti.
A tal proposito, scrive Picone:
tale continuità con il passato s’innesta in una concezione del tempo non misura-
to, mutevole di luogo in luogo e caratterizzata dalla compresenza di percezioni
diverse come l’oscillazione quasi pendolare delle generazioni, il moto circolare
delle stagioni, dei mesi o dell’anno liturgico, il tempo locale dei regni, dei go-
verni, della guerra, della peste o della carestia, la segmentata sequenza delle ore,
segnata da rare clessidre, che serve sì a spezzare il tempo ma in tratti che non si
dispongono necessariamente l’uomo dopo l’altro12 .
In questo senso resta opportuno ravvisare come il passato sia stato reim-
piegato da un lato a livello fisico incorporando le vestigia entro le fondazio-
ni edilizie, dall’altro per finalità di pregio nell’osmosi tra sostegno fisico e
ideologico, permettendo a motivazioni di ordine economico di sugellarne
altre di carattere pratico: «il desiderio di far rifluire nelle nuove costruzioni
la forza e la gloria di quelle antiche implica la consapevolezza che queste
ultime costituiscono un riferimento ideale e culturale di alta qualità artisti-
ca»13 . Non deve sorprendere questo riferimento ideologico del reimpiego
se opportunamente comparato ai diversi casi della letteratura, che propone
in modo continuato e fortemente intermittente la ripresa di modelli come
elemento ad alto gradiente di riconoscibilità.
Il caso della letteratura ellenistica sembra offrire un rapido confronto lad-
dove i richiami callimachei ai telchinei sottendono l’esplicito riferimento al
mondo epico, la poesia teocritea resta chiaramente debitrice nei confronti di
Esiodo senza dimenticare l’andatura epica delle Argonautiche di Apollonio
Rodio come ripresa del modello omerico.
Qualora volessimo scendere nel dettaglio, sarebbe utile una analisi les-
sicografica per individuare quei lemmi che avrebbero conferito valore alla
scrittura grazie al reimpiego – è il caso di dirlo – di parole calde della tradi-
zione. Attraverso questo richiamo viene dunque segnalato come operazioni
di reimpiego possano essere riscontrate in ogni ambito della cultura qualora
depositarie di un certo equilibrio fra mezzi teorici e fini pratici. In conclu-
sione di paragrafo resta indicativo sottolineare, ai fini di una congrua conte-
stualizzazione storica, come questo uso del frammento si leghi ad una arte
della memoria tipicamente medioevale: un passato smembrato, frazionato e
solo in seguito inglobato in una nuova costruzione sembra suggerire quel
passaggio della Summa tomistica secondo cui le immagini della memoria
sono la conoscenza sensibile14 .
12. R. Picone, Reimpiego, riuso, memoria dell’antico nel medioevo, cit., p. 33.
13. Ibidem.
14. «Ci sono quattro cose che aiutano l’uomo a ben ricordare, la prima è che egli disponga le
— 90 —
fare i conti con la storia: il caso del reimpiego
cose che desidera ricordare in un certo ordine, la seconda è che aderisca ad esse con passione, la
terza è che le riporti a similitudini insolite, la quarta è che le richiami con frequenti meditazioni»T.
D’Aquino, De memoria et reminiscentia commentatiun, Ed. R. M. Spiazzi, Torino-Roma, 1949, p. 85.
15. R. Picone, Reimpiego, riuso, memoria dell’antico nel medioevo, cit., p. 33.
16. Per un approfondimento analitico si veda C. Menale, I beni culturali nell’ordinamento giuridico
italiano, in F. Dell’Aversana (a cura di), Manuale di diritto delle arti e dello spettacolo, PM edizioni,
Varazze, 2016.
— 91 —
rivista di diritto delle arti e dello spettacolo
Roma nova che hor si vede, quanto grande ch’ella su sia, quanto bella, quanto
ornata di pallaggi, chiese [...], tutta è fabbricata di calce di marmi antichi! [...]17 .
4. Reimpiego altro
17. Il testo integrale della missiva di Raffaello a papa Leone X è disponibile al link
https://goo.gl/1Jxwdf.
18. «Il restauro architettonico, nell’accezione che ha dato al termine la cultura moderna, ha inizio
sul finire del XVIII secolo e precisamente nel 1794, anno del decreto con il quale la Convenzione
storica francese proclamava il principio della conservazione dei monumenti. A partire da questa
data, assistiamo a vari modi di esercitare la tutela dell’opera architettonica.» Si rimanda al testo di
S. Casiello, Conservazione e restauro nei primi decenni dell’Ottocento a Roma in S. Casiello (a cura
di), Verso una storia del restauro. Dall’età classica al primo Ottocento, Alinea, Firenze, 2008, p. 273.
19. A.Pinotti, A. Somaini, Cultura visuale. Immagini sguardi media dispositivi, Einaudi, Torino,
2016, p. XVI.
20. A tal proposito si veda il saggio di H. Steyerl, In defense of the poor image, in «e-flux journale»,
10, 11-2009, consultabile al sito http://www.e-flux.com/journal/in-defense-of-the-poor-image/
— 92 —
fare i conti con la storia: il caso del reimpiego
— 93 —
rivista di diritto delle arti e dello spettacolo
5. Conclusione
dei mezzi esistenti dell’espressione culturale, cioè a dire ogni cosa dal cinema fino alla pittura.
Questo è quello che i situazionisti riassumono nella loro teoria del détournement. Come è critica
del suo contenuto, così l’arte deve essere critica della sua forma assoluta. Tale lavoro è una sorta di
comunicazione che, riconoscendo i limiti della sfera specializzata della comunicazione egemonica,
conterrà ora la sua propria critica.» G. Debord, I situazionisti e le nuove forme d’azione nella politica e
nell’arte, Nautilus, Torino, 1990.
26. Si veda a tal proposito il capitolo Montaggio ludico. Il cinema post moderno in F. Vitella, Il
montaggio nella storia del cinema. Tecniche, forme, funzioni, Marsilio, Venezia, 2009, pp. 150-182.
27. A tal proposito si veda il paragrafo Il montaggio come strumento analitico: dagli atlanti di
immagini al found footage, in Cultura visuale, op. cit., pp. 94-106 e M. Bertozzi, Recycled Cinema.
Immagini perdute, visioni ritrovate, Marsilio, Venezia, 2013.
28. Un rimando al lavoro è disponibile al link https://goo.gl/fSWP9X.
— 94 —
fare i conti con la storia: il caso del reimpiego
— 95 —