Sei sulla pagina 1di 4

(la scheda libro è divisa in argomenti, anche se “le fasi essenziali della vicenda”, “le tematiche” e “i

personaggi” si possono considerare come un'unica sezione)


scheda libro - svolta da Gaia Pino

Possiamo salvare il mondo prima di cena,


perché il clima siamo noi
di Jonathan Safran Foer

TITOLO: Possiamo salvare il mondo prima di cena, perchè il clima siamo noi; titolo
originale: We are the Weather, Saving the Planet Begins at Breakfast.

AUTORE: Jonathan Safran Foer. Foer è nato a Washington. Ha frequentato la Princeton


University, dove gli sono stati assegnati vari premi di scrittura creativa. Prima di
cominciare a scrivere frequentò per un certo periodo la Mount Sinai School of Medicine.
Nel 2000 gli è stato assegnato il premio per la narrativa della rivista Zoetrope: All-Story.

È stato pubblicato su diversi giornali importanti come The New York Times. Ha scritto
diversi romanzi, alcuni dei quali sono stati anche protagonisti di film.
Foer ha poi scritto Se niente importa, in cui descrive l'impatto ambientale degli
allevamenti intensivi, le sofferenze patite dagli animali da macello e la sua decisione di
abbracciare il vegetarianismo per rispetto dei diritti degli animali. Nel novembre 2010 ha
pubblicato Tree Of Codes, un'opera realizzata ritagliando parole di un libro già esistente.
Invece nel 2019 pubblica Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perchè il clima siamo
noi, il libro in questione.

TRADUZIONE (a cura di): Irene Abigail Piccinini

CASA EDITRICE/ANNO DI PUBBLICAZIONE: Io possiedo la seconda edizione tascabile


Guanda pubblicata nel Gennaio 2021, la prima edizione risale al 2019 e appartiene alla
casa editrice UGO GUANDA EDITORE (in Italia).

GENERE: saggio, libro di autoaiuto

FASI ESSENZIALI DELLA VICENDA:


Il libro si suddivide in tanti e brevi paragrafi che hanno diverse proprietà, possono
trattarsi di vicende storiche o personali; inoltre, alcune pagine presentano elenchi
puntati che raccontano cosa accade utilizzando numeri e cifre in percentuale e non.
Nella prima parte del libro l’autore fa, inoltre, riferimento a persone, alcune anche di
una certa importanza e che quindi hanno il “potere” di aiutare in qualche modo, che
invece negano l’esistenza di un tale problema, definendolo in alcuni casi una “fake
news”, oppure semplicemente conoscono tutte le informazioni ma le considerano poco
importanti, poco rilevanti, quasi come se “se ne stessero lavando le mani”.
Il quarto capitolo del libro ha come titolo Disputa con l’anima in cui l’autore inscena una
discussione con la propria coscienza.
Inoltre dopo il “libro” vero e proprio vi si trova un’Appendice dedicata all’analisi di una
singola percentuale statistica sull’impatto in termini di CO2e dell’allevamento intensivo.

PERSONAGGI: Il protagonista della storia è difficile da distinguere, si direbbe sia lo


stesso autore, dovuto anche alla presenza di alcuni racconti personali. Ma il vero
protagonista non è solo uno, a mio parere, il vero protagonista è la popolazione della
terra, in quanto l’autore si riferisce a noi, sia per indicare la causa di questo “malessere”
sia per indicare “qualcuno” a cui chiedere aiuto.

SPAZIO: il pianeta terra

NARRATORE: il narratore è lo stesso autore. Si ha un narratore di tipo onnisciente.

FOCALIZZAZIONE: Il punto di vista è zero.

DISCORSO (tecniche di rappresentazione delle parole e dei pensieri dei


personaggi): Si trovano sia discorsi indiretti che diretti, ma prevale il discorso indiretto.
REGISTRO LINGUISTICO: Il lessico è familiare, semplice e immediato.

TEMATICHE: Ovviamente, il tema centrale di tale saggio è il cambiamento climatico che


è visto (ed è) ciò che “distruggerà” la terra, e questo a causa nostra.
Accanto al cambiamento climatico, ci siamo noi, che siamo il tema, o meglio, lo scopo di
quest'opera, in quanto lo scopo dell’autore è quello di darci i giusti strumenti per poter
avere una nostra opinione, ci fornisce ciò che serve per comprendere la situazione e
formulare una nostra ipotesi; quindi si parlerà di alimentazione (da qui deriva il titolo, in
quanto si tratta di una specie di invito a consumare meno prodotti animali, spiegato
meglio nel libro), ma non solo, perché si parla di allevamento, un’altra causa provocata
dall’uomo, di viaggi in aereo e in macchina, i quali sarebbe meglio diminuire, e fare
anche meno figli.

Dall’avvento dell’agricoltura, circa dodicimila anni fa, gli esseri umani hanno distrutto l’83%
di tutti i mammiferi selvatici e la metà delle piante.

Il 60% di tutti i mammiferi presenti sulla terra sono animali allevati a scopi alimentari.

L’umanità sfrutta il 59% di tutta la terra coltivabile per nutrire il bestiame.

L’allevamento è responsabile del 91% della deforestazione amazzonica.

Il 70% degli antibiotici sono utilizzati per il bestiame.

L’allevamento è responsabile del 37% delle emissioni antropiche di metano e del 65% di
protossido di azoto.

COMMENTO: Un libro che non si può ridurre ad un solo tema, secondo me è questo; sì
certo, abbiamo una cornice che ci imposta il libro su “clima & alimentazione” ma oltre a
questo, ciò che in fondo mi ha colpito maggiormente è la varietà di argomenti, anche se
trattati in breve; nessuno mi aveva mai raccontato che il vero volto della prima donna
afroamericana che si rifiutò di cedere il posto ad un bianco in Alabama non era in realtà
quello di Rosa Parks, ma quello di Claudette Colvin (a proposito, uno dei miei paragrafi
preferiti), infatti appena letto le prime righe ho subito pensato a Parks e poi? Fregata!

Ciò che questo libro ha di particolare, ciò che lo distingue da tutti gli altri è che con tutte
quelle storie che vengono raccontate come preambolo e che sembrano, sì interessanti
ma nulla di più, in realtà iniziano a creare una sorta di base di pan di spagna per poi
coprirlo con alcuni strati di cioccolato che rappresentano quello che è l’obiettivo dello
scrittore: farci notare, comprendere, analizzare ciò che succede oltre alla porta di casa,
anzi anche nella casa stessa.

Ciò che mi ha fatto più riflettere è stata questa frase (una delle tante): oltre a non essere
una storia facile da raccontare, la crisi del pianeta non si è dimostrata una buona storia.
Non solo non riesce a convertirci, non riesce neppure a interessarci. Si può dire che io sia
molto interessata all’argomento, partecipo alle manifestazione quando si presenta
l’occasione, guardo documentari, come per esempio l’ultimo “kiss the ground”, guardo
anche la mia alimentazione, e questo lo devo più che altro a mia madre, in quanto
prima di me si è interessata all’argomento e ha scartato da subito alcuni cibi, come le
uova, infatti le uniche uova che ho in caso provengono direttamente dalle mie galline;
per quanto riguarda le pietanze a base di latte invece, a casa mia si beve solo latte di
soia, avena o riso; e infine (solo per questa lista) l’unica carne che mangiamo a casa è
“carne di fiducia” proveniente da amici di mio padre che possiedono un pascolo e che se
ne prendono cura; ma nonostante io sia interessata, effettivamente ciò che faccio non
aiuta molto, almeno considerandomi un singolo di un’intera comunità che invece fa
l’opposto di ciò che ho deciso di fare. Non dico certo che sia facile dedicarsi
completamente a questo stile di vita, già bere il latte di riso è faticoso, ma secondo me
se tutti quanti ci dassimo “una svegliata” e ognuno di voi facesse anche solo un piccolo
gesto, potremmo risolvere almeno in parte al male che in questi anni noi e i nostri
discendenti abbiamo provocato, perché dopotutto abbiamo solo una terra quindi
dobbiamo prendercene cura.

Forse non siamo in grado di suscitare emozioni forti riguardo al destino della nostra casa.

Se non dimostriamo la nostra solidarietà attraverso piccoli sacrifici collettivi, non vinceremo
la guerra, e se non vinceremo la guerra perderemo la casa in cui è cresciuto ogni essere
umano che sia mai vissuto.

Potrebbero piacerti anche