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spirituale, mentre nello stato d’animo determinato dall’altra gioia i pensieri che vengono certamente non
lo sono. Questa gioia è l’ambito in cui lo Spirito ci parla di più.
I grandi maestri spirituali cominciavano il discernimento proprio individuando la differenza tra sentimenti
apparentemente molto simili o che possono addirittura essere confusi. Ignazio si descrive
nell’Autobiografia, come un «uomo dedito alla vanità del mondo». Costretto a stare a letto, leggeva i
romanzi cavallereschi del tempo, e si gonfiava immaginandosi nelle vesti dell’uno o dell’altro
personaggio, alla conquista delle più belle donne di tutta la Spagna, vincitore nei fatti d’arme che avrebbe
compiuto al loro servizio. Ed era sempre contento, portato via da questi pensieri in cui restava assorbito
anche per delle ore senza accorgesene. Ma quando ebbe finito di leggere tutti i romanzi cavallereschi della
casa, finirono per dargli una vita di Cristo e un libro sulle storie dei santi. Visto che non c’era nient’altro
da leggere, Ignazio dovette accontentarsi di questo. Dato che aveva il cliché mentale di sentirsi eroe
dappertutto, quando leggeva le vite dei santi si identificava con san Francesco, san Domenico, si fermava
a pensare che se san Francesco e san Domenico avevano fatto così, sicuramente lo doveva fare anche lui.
Poi, cominciando a riflettere su ciò che aveva letto, pensando ai romanzi cavallereschi e ai santi, iniziò a
notare due gioie diverse, un anche, quando lo abbandonava lo lasciava arido e scontento, e l’altra che non
solo gli dava consolazione e non euforia, ma abbandonandolo lo lasciava contento e allegro. Meravigliato
di questa differenza, cominciò a riflettere e a conoscere la diversità degli spiriti che si agitavano in lui che
più tardi ha scoperto frutto di due diverse ispirazioni, l’una del demonio, l’altra di Dio.
La regola fondamentale
Il discernimento si muove al confine tra la psicologia e lo spirituale: si tratta di capire all’interno del mio
mondo che cosa è di Dio, come Lui mi si comunica. Così il discernimento da un lato si occupa di una
sfera puramente psichica – come osservare i sentimenti, i pensieri, i cambiamenti di stati d’animo – e
dall’altro dischiude queste realtà alla loro dimensione spirituale. Questa prima regola considera lo stato di
pace. A livello psicologico, noi sperimentiamo la pace quando la componente razionale e quella
sentimentale sono orientate sullo stesso oggetto. Quando, al contrario, si è orientati con il sentimento ad
una cosa e con il raziocinio ad un’altra, si sperimenta inquietudine, turbamento, desolazione, abbattimento
e via dicendo. Il nostro orientamento cioè non è più integro, perché con il raziocinio e con il sentimento si
è protesi a due oggetti diversi.
Psichicamente non è così immediata la distinzione tra la pace che accompagna la persona orientata nella
giusta direzione dalla pace che accompagna la persona orientata sull’oggetto sbagliato. Ed è proprio per
questo che il discernimento è necessario e che non è facile. Come si intuisce subito, non è tanto
importante concentrarsi su come ci si sente e su che cosa si sente, piuttosto occorre vedere da ove
proviene tale sentire e dove mi porta, i pensieri che ne derivano dove mi spingono. Oggi, sotto un grande
influsso della psicologia, nella formazione spirituale si rischia di insabbiare l’arte del discernimento, dal
momento che si evita il combattimento spirituale e, non appena la persona comincia a star male, a non
sentirsi bene, si è subito pronti con vari mezzi psicologici per aiutarla a uscirne fuori,a sentirsi meglio. C’è
sempre qualcuno che si preoccupa di come aiutarla a non sentirsi male. Gi si fa cambiare il lavoro,
l’ambiente, le persone intorno ecc. Ma questo significa azzerare la possibilità di una lettura spirituale della
giornata, della storia, della vita stessa. Invece è molto importante cominciare a vedere quali sono i pensieri
che vengono in questi stati d’animo, dove orientano. Si può scoprire con grosse sorprese, che un certo
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stato d’animo di disaggio, di tristezza, di inquietudine, è suscitato dallo Spirito santo, come vedremo più
avanti. Allora, se non accettiamo che la vita spirituale abbia anche momenti – che possono essere pure
prolungati – di malessere, si sfugge all’azione dello Spirito santo e Dio non può dirci nulla.
Nasce allora la domanda: come sapere su che cosa si è orientati, dal momento che non basta provare la
pace per essere sicuri di essere indirizzati sull’oggetto giusto? Infatti, è facile trovare gente che, attenta a
come si sente, sperimenta la pace e da questo deduce che l’oggetto su cui è orientata vada bene.
Ora gli “oggetti” possibili su cui si è orientati sono solo due – io e Dio -, è quindi abbastanza facile
decifrare quali di questi due oggetti si rivelano in determinati pensieri sorti da uno stato d’animo. Se ci
facciamo la domanda: con questi pensieri e sentimenti vado verso Dio, verso un’apertura più matura,
verso un amore più realista, oppure mi chiudo sempre più in me, mi rassicuro sempre più, mi difendo
meglio e realizzo secondo la mia volontà? – la risposta è facile. Bisogna solo stare attenti a non lasciarsi
ingannare dalle impressioni immediate. Ognuno infatti percepisce che nel quotidiano ci sono dei momenti
in cui facciamo le cose egoisticamente, badando a noi stessi, e ci sono dei momenti in cui le facciamo con
amore e per amore, per Dio, per gli altri. Non bisogna lasciarsi ingannare da queste impressioni e dedurre
il nostro orientamento fondamentale da degli episodi, da dei gesti momentanei, la persona abbraccia la
salvezza, aderisce al battesimo, a Cristo, nel più profondo del suo essere, cioè con tutto il suo cuore, ma è
evidente che nel quotidiano sbaglierà e peccherà ancora.
L’azione dello spirito nemico sulla persona che è orientata a se stessa
Cerchiamo di capire questa dinamica con un esempio: la persona che nel profondo è rivolta a se stessa,
cioè che cerca ancora se stessa, forse nelle azioni quotidiane si può camuffare dietro a gesti belli, religiosi,
sacrosanti, tuttavia essi non riescono a smuovere il suo fondamentale attaccamento alla propria volontà. In
questo lo spirito nemico della natura umana cercherà di tenere uniti raziocinio e sentimento affinché la
persona stia bene in una certa pace e continui ad andare avanti sulla strada sbagliata. In questo caso il
tentatore agisce soprattutto sul sentimento: dà cibo al sentimento con la sensualità, con consolazioni e
piaceri sensuali. Quando dico “sensuali” bisogna intendere le inclinazioni basse, piccole, meschine, cioè,
ad esempio, la preoccupazione di come dovrei essere perché la gente mi accetti, sia applaudito, abbia la
casa calda, il letto morbido, il cibo buono, la gloria, gli applausi, la salute, una bella macchina, il potere,
ecc. E soprattutto la rassicurazione di non avere rogne, difficoltà, di star bene.
Che cosa fa il nemico sul raziocinio, mentre nutre il sentimento? Trova ogni appiglio per confermare che
si è sulla strada giusta, tentando l’autogiustificazione con qualche parola della Scrittura, della regola, degli
autori spirituali, per darsi l’illusione di essere sulla strada giusta
Lo Spirito santo nella persona orientata a se stessa
Lo Spirito Santo cerca di separare ragione e sentimento, provocando così inquietudine, malessere. Perché
il soggetto si fermi, rifletta e si orienti diversamente. Nel caso di una persona orientata a se stessa, lo
Spirito santo non può agire sul sentimento, perché questo è occupato dai piaceri sensuali. Lo Spirito santo
non può agire, perché il sentimento non è aperto per nessuna esca. I sentimenti infatti si gonfiano nei
piaceri sensuali. Quando uno è soddisfatto nei suoi piaceri sensuali, non è disponibile a considerare quelli
spirituali. Senza questi momenti di malessere allora non c’è nessuna conversione. Quando lo Spirito santo
suggerisce allora argomenti – dato che non può far leva sul sentimento – per far comprendere che si è
orientati verso il proprio ombelico, la persona comincia a star male, è abbattuta, turbata, inquieta. Se al
raziocinio si presentano la logica e il pensiero del vangelo, questo infatti può essere “tentato” di dar loro
ascolto. Appena il raziocinio dà retta al pensiero ispirato dal vangelo, gli si accendono come dei flashes
brevissimi, ma di impressionante chiarezza e lucidità, che quella è la via per la vera vita, mentre la sua
non è la giusta. Lo Spirito Santo, agendo sul raziocinio attraverso questi brevi flashes evidenti, continua a
provocare nella persona un malore, un’inquietudine, quasi mordendo la coscienza con la chiarezza della
ragione. E se la persona per un po’ continua a star male, allora anche il sentimento può essere mosso per
un istante verso il vangelo che il raziocinio ha iniziato a considerare. Ci troviamo così in una nuova
situazione: almeno per brevi istanti, l’uomo, sia razionalmente che sentimentalmente è orientato verso il
vangelo, verso Dio. E poiché abbiamo definito l’esperienza di pace come questo integro orientamento, la
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persona ora sta esperimentando di nuovo la pace, ma una pace diversa. Ed è solo allora che essa può
cogliere la differenza tra le due paci.
L’azione dello Spirito santo sulla persona orientata a Dio
Che cosa cercherà di fare in lei lo Spirito di Dio? Mantenere raziocinio e sentimento orientati a Dio,
affinché la persona non cambi in niente. Quando un cristiano crede solo a livello ideale, accade facilmente
che abbia un pensiero molto elevato, strutturato, anche profondo, ma senza sapore, staccato dal sentire del
cuore. Allora la persona scopre in sé una sorta di dualismo: con la testa difende dottrine alle volte anche
austere, severe, ma con il sentimento o con i sensi vive immersa nella sensualità del mondo. Quando una
persona è seriamente orientata a Dio, lo Spirito Santo nutre il sentimento con la consolazione spirituale. In
questa vicinanza con il Signore, si infiamma l’amore, ci si sente sollevati e attirati dalle cose che
sappiamo non ci inganneranno, che rimarranno. Si accresce la speranza e, anche se si vede la propria
debolezza o persino il proprio peccato, più forte ancora è la certezza della salvezza. Anzi, la persona è
capace di piangere, di commuoversi profondamente a causa della salvezza donataci dal nostro Signore.
In questa situazione di consolazione spirituale, come agisce sul raziocinio lo Spirito santo? Allo stesso
modo in cui agisce il nemico della natura umana sull’uomo orientato a se stesso: cerca ragioni a ciò che si
sta provando. In questo senso, sono molto importanti la tradizione, la Chiesa, le vite dei santi, perché è
attraverso queste realtà che Dio agisce per rafforzare la mia mente. Così, in questo modo, raziocinio e
sentimento aderiscono verso la stessa direzione, verso lo stesso orientamento, creando nella persona una
integralità.
Lo spirito nemico sulla persona orientata a Dio
Come invece agisce lo spirito nemico sulla persona che nel profondo è orientata verso Dio? Cerca di
distaccare il raziocinio dal sentimento, in maniera che si rompa l’equilibrio della persona e il sentimento
rimanga orientato dove è, mentre il raziocinio cominci a indirizzarsi altrove, di modo che la persona
sperimenti l’inquietudine. Il nemico agisce soprattutto sul raziocinio, suscitando falsi ragionamenti,
creando o aumentando impedimenti, ingigantendo ostacoli e fatiche. Come si riconosce un falso
ragionamento? Dal fatto che si conclude sempre con la preoccupazione di come starò io, di che cosa farò
io. Dal fatto cioè che porta ad una preoccupazione per l’io. La persona può anche meditare sulla Trinità,
ma se in questa meditazione si inserisce un falso ragionamento, sarà portata a preoccuparsi di sé, di come
sarà, di che cosa dirà la gente, di quante cose difficili la aspettano… Oppure, se medita la Sacra Scrittura,
cominceranno a sorgere ragionamenti che portano allo scredito della Parola di Dio, al dubbio che sia
veramente autentica, se occorra prenderla tutta sul serio, ecc. Normalmente il falso ragionamento si scopre
dalle paure che semina nell’anima, paure che sono segnate più o meno esplicitamente dal timore di ciò
che può capitare all’io.