scrittore e chimico italiano, nato a Torino il 31 luglio
1919.Dopo essersi laureato con la lode e dopo aver conquistato un ottimo posto di lavoro; Levi provò sulla propria pelle il significato delle nuove leggi, le cosiddette leggi razziali, che lo stato fascista emanò tra il 1939 e il 1940. Il 13 dicembre 1943 fu arrestato dai fascisti venendo prima inviato in un campo di raccolta a Fossoli e nel gennaio 1944 deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreo. Scampato al lager, tornò in Italia, dove si dedicò con impegno al compito di raccontare le atrocità viste e subite. La sua opera più famosa è “Se questo è un uomo” nella quale l’autore racconta le sue esperienze nel campo di concentramento nazista ed è considerato un classico della letteratura mondiale. Il romanzo comincia nel 1943: è il 13 dicembre quando Primo Levi viene catturato dai fascisti e viene trasportato nel campo di detenzione italiano di Fossoli, vicino a Modena. I detenuti in questo campo successivamente venivano inviati nei diversi campi di concentramento come Auschwitz, Levi fu inviato precisamente a Monowitz, un lager satellite di Auschwitz. Il viaggio verso il campo di concentramento è straziante: c'è un treno pieno di persone che affrontano questo viaggio nel quale le condizioni igieniche erano totalmente assenti, il cibo era pochissimo e l’acqua arrivava solamente attraverso pompe d’acqua che venivano utilizzate dai nazisti. Molte persone tra cui anziani e bambini non sopravvivevano al viaggio, una volta giunti ad Auschwitz i prigionieri vengono divisi tra di loro per sesso, età e condizioni fisiche. Primo Levi, giunto nel campo di concentramento racconta le regole del lager e la struttura del campo. Come prima cosa i prigionieri vengono lavati, rasati e viene loro tatuato sul braccio un numero che sarà, da ora in poi, il loro "nome". Levi è il numero 174517. La vita nel lager è difficilissima: diventa complicato persino capirsi perché tutti parlano lingue diverse. Altro problema fondamentale descritto dall’autore è l'assenza di cibo: procurarsi da mangiare non è un diritto e tanti non riescono ad avere nemmeno una minima razione di cibo. Primo Levi racconta poi la situazione igienica del lager: la pulizia è praticamente inesistente e non prendersi cura di sé stessi è il primo passo verso la perdita di umanità e la morte. Sporchi, malnutriti, impossibilitati a parlare, i prigionieri perdono qualsiasi tipo di attaccamento o fiducia nella vita. Primo Levi durante il suo periodo nel campo di concentramento rimane ferito ad un piede e viene trasportato al Ka-Be, ovvero l’ospedale del campo. Levi per 20 giorni riesce a non lavorare e a non soffrire il freddo, il suo pensiero infatti va continuamente ai suoi amici e agli uomini detenuti che continuano a morire come mosche in quelle condizioni di vita terrificanti. Terminata la convalescenza Levi viene assegnato al Block 45 dove trova il suo amico Alberto e gli racconta dei suoi incubi notturni ricorrenti che lo perseguitano e non gli permettono di dormire. Levi si è rimesso e deve tornare a lavorare, il suo compito consiste nel trasportare pezzi di legno per costruire una ferrovia. Si tratta di un lavoro molto duro e di fatica che non è abituato a gestire, ma per fortuna, in tutto quell'orrore c'è anche chi mantiene un briciolo di umanità e così l'autore viene aiutato dal suo compagno di camerata. Primo Levi fa così una distinzione tra i detenuti: i sommersi e i salvati. I primi sono coloro che rispettano le regole ufficiali e, per questo motivo, sono i primi a morire. I salvati invece sono uomini che lottano con tutte le loro forze per la vita e si aggrappano a essa con le unghie e con i denti cercando di assumere una posizione di rilievo nel Lager. Proprio per cercare di trovare un lavoro migliore nel campo, Primo Levi e il suo amico Alberto decidono di fare un esame di chimica per lavorare nel laboratorio appena creato dai tedeschi. Si tratta di un esame difficile perché è in tedesco, ma superarlo significa avere un lavoro migliore e quindi una maggiore possibilità di sopravvivere. Nel periodo successivo nel campo di concentramento le condizioni di vita sono sempre più tragiche e difficili da sostenere, Levi però viene assunto nel laboratorio di chimica per cui aveva sostenuto l'esame e questo per lui significa aumentare le probabilità di sopravvivenza. Successivamente i nazisti vogliono portare via i prigionieri sani e ucciderli nell'esodo: Primo Levi sarebbe tra questi, ma si trova in infermeria per la scarlattina e quindi non parte; Alberto invece, il suo amico, parte per la marcia della morte e di lui non si saprà più nulla. Primo Levi si salva così rimanendo in infermeria e sopravvivendo ai bombardamenti nascondendosi in una baracca e attendendo l'arrivo dei russi: è il 27 gennaio 1945. Tra i personaggi più celebri vi sono: Alberto, Arthur e Charles. Alberto è il migliore amico di Levi all’interno del campo. E’ un giovane venticinquenne di origine italiana, che, appena entrato nel lager, ha dimostrato una grande capacità di adattamento. Lo sostengono l’intelligenza e l’istinto, inoltre Alberto capisce un po’ di francese e capisce quando gli parlano tedeschi e polacchi capendo subito cosa deve fare. Lotta per la sopravvivenza eppure egli non riuscirà a sopravvivere. Arthur è un piccolo e magro contadino francese che, alla fine del romanzo, fra la fuga dei tedeschi e l’arrivo dei russi, aiuterà con il connazionale Charles a sfamare le molte persone malate rimaste come loro nel campo. Charles è un insegnante di trentadue anni di nazionalità francese. E’ un uomo forte sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista morale, è comprensivo, deciso nelle sue azioni ed è coraggioso. Il tema di quest’opera è far si che attraverso la testimonianza di Levi, in futuro, l’uomo possa restare libero, perché la dignità di una persona non può essere troncata da stupide e inutili illusioni di potere. La lettura di questo libro dovrebbe essere consigliata a tutto il genere umano perché esso è una testimonianza come le menti umane possano essere comandate e trasformate da un assoluto pazzo come Hitler e possano ferire gli altri esseri umani. Questo libro testimonia la mancanza di umanità che i nazisti avevano nei confronti di coloro che erano internati nel campo, i prigionieri rappresentano la mancanza di umanità e la perdita di essa, porta gli esseri umani a perdere la propria dimensione umana ed essere paragonata a bestie. Questo libro mi ha insegnato non solo l’importanza della storia ma anche l’importanza di seguire alcune testimonianze per non commettere in futuro altri orrori simili.