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ABBATTIMENTO DELL’AZOTO E RIFLESSI AMBIENTALI DELL’IMPIANTO DI
TRATTAMENTO DI LIQUAMI ZOOTECNICI E DIGESTATO CLF MODIL
1
CANDIRACCI

Alessandro Chiumenti, Roberto Chiumenti, Barbara Piaia, Paolo Segantin 2

La tecnologia

La tecnologia di trattamento dei liquami e/o digestato liquido CLF MODIL CANDIRACCI consiste
nella trasformazione degli effluenti di allevamento liquidi e/o digestato in materiale palabile con
l’impiego di materiale organico a basso contenuto di umidità (paglia trinciata, truciolo di legno,
segatura, stocchi di mais trinciati – se sufficientemente asciutti, ecc.) distribuito preventivamente in
un reattore a sviluppo orizzontale.
La “vasca” di trattamento ha lunghezza fino a 120 m, larghezza fino a 20 m e altezza delle pareti
fino a 1,6 m. Una attrezzatura meccanica, su carroponte, percorre giornalmente su binari l’impianto
effettuando dapprima (andata e ritorno) la distribuzione in superficie del liquame e/o digestato e
successivamente (andata e ritorno) la movimentazione e l’ossigenazione della biomassa.

Schema dell’impianto con in evidenza: 1. la


“vasca” di trattamento, 2. la canaletta di carico
dei liquami, 3. il carroponte di distribuzione e
ossigenazione della massa , 4. l’unita’ di
autodislocamento, azionamento dei rivoltatori
(5) e insufflazione dell’aria

Il prelievo dei liquami dalla canaletta perimetrale viene effettuato con pompa trituratrice, in grado
di prelevare anche liquami con materiale organico in sospensione.
La distribuzione nel caso di liquami molto liquidi, come ad esempio i liquami suinicoli e il digestato
di impianti di digestione anaerobica dopo separazione liquido/solido, viene effettuata per
tracimazione da una canaletta posizionata anteriormente al carroponte. Nel caso in cui sia previsto
l’utilizzo di liquami con contenuto di sostanza secca superiore al 5-6% viene preferito il carico con
distributore centrifugo, con una serie di tubazioni che distribuiscono più uniformemente il liquame.

Macchina con distributore dei liquami di tipo


centrifugo con in evidenza l’apparato di distribuzione
(a sx) e a canaletta (sopra) (foto: Chiumenti A.)

1
Risultati di monitoraggi condotti nell’ambito del progetto RiducaReflui di Veneto Agricoltura – Regione Veneto
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Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli studi di Udine

1
Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali
dell’Università degli studi di Udine
Fase di rimescolamento – ossigenazione cocleare in impianti con substrato in truciolo di legno
(sinistra) e paglia (destra). (foto: Chiumenti A.)
La fase di rimescolamento della massa viene attuata abbassando le 5 coclee montate sul carroponte,
il cui ruolo è quello di omogeneizzare la massa ed ossigenarla convogliando, ad opera di un
compressore, aria sul fondo della “vasca” attraverso le cavità presenti nelle coclee.
Le condizioni di aerobiosi indotte portano a reazioni esotermiche nella massa, con temperature fino
a 60°C, con intensa evaporazione dell’acqua presente nei liquami.

Il ciclo di trattamento è dell’ordine di 4-5 mesi ed a fine ciclo è disponibile un prodotto palabile con
umidità dell’ordine del 70-80%, con i livelli più alti con cicli più lunghi e con maggiori dosaggi di
liquami. Per ciascun ciclo la quantità di materiale “assorbente” viene indicata pari a circa 180 kg/m3
di “vasca”.
La quantità di liquami o di digestato distribuibile giornalmente nell’impianto è indicata dell’ordine
di 18-20 litri /m3 di vasca”.

IMPOSTAZIONE DEL LAVORO SPERIMENTALE

I monitoraggi condotti sono stati impostati con la finalità prioritaria di verificare la sostenibilità
ambientale del processo, finora ritenuto sì in grado di abbattere l’azoto contenuto negli effluenti di
allevamento in entità anche superiori al 60%, ma cui si addebitavano impropriamente consistenti
emissioni di ammoniaca e, quindi, di significativo impatto ambientale (5,6). Finalità dello studio era
anche quello di verificare se per questi impianti fosse necessario ricorrere ad un impianto di
trattamento dell’aria (scrubber).
Le prove sono state condotte inizialmente in un allevamento suinicolo della Lessinia (VR), per poi
essere estese ad altri impianti della pianura padana e del centro Italia.

Materiali e metodi utilizzati.

Per ciascuno dei cicli di monitoraggio si sono effettuati.


- pesatura di tutto il materiale di riempimento delle “vasche” e di quello immesso durante il
ciclo;
- pesatura a fine ciclo del materiale in uscita dalle “vasche”;
- controllo della quantità di liquami caricata nel ciclo (con misuratore di portata);
- definizione delle caratteristiche dei liquami caricati (SS, SV, COD, pH, NH3, TKN);
- definizione delle caratteristiche dell’effluente palabile ottenuto (SS, SV, pH, NH3, TKN,
indice di umificazione);
- monitoraggio emissioni;
- monitoraggio parametri di processo (ossigeno, Redox, temperatura);
- definizione della spesa energetica.

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Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali
dell’Università degli studi di Udine
Per la definizione delle emissioni (NH3, N2O, CH4, Metilmercaptani) si è rilevata l’emissività
specifica della superficie emittente (mg GAS/m2 ora) secondo la metodica della “camera statica”,
monitorata in continuo con analizzatore foto-acustico Bruel&Kjaer 1302, fino a raggiungimento
della saturazione3.
Le prove sono state ripetute indicativamente una volta alla settimana in più punti della “vasca”
prima del rivoltamento, dopo lo spandimento dei liquami e dopo il rivoltamento della massa in
fermentazione.

3
Il metodo della camera chiusa o statica (closed or static chamber or enclosure) - misura di flusso - si basa sulla
determinazione della velocità di incremento della concentrazione (dC/dt) all'interno di una camera chiusa posizionata
sulla superficie emittente (Chiumenti et al., 2007). Il flusso di gas viene misurato per mezzo della seguente relazione:

 
 mg 
dC  3 
 mg 
 
m  V m
h  m2   dt h 
3

 
Fgas
A m2

dove V è il volume interno della camera chiusa utilizzata ed A è la sua superficie di intercettazione, mentre dC è la
variazione di concentrazione del gas nell’intervallo di tempo dt.

Schema del collegamento del sistema a camera chiusa all'analizzatore multi gas (sopra) ed esempio delle rette
di regressione per la determinazione del coefficiente di emissività (sotto).

120

100 A RIPOSO DAL GIORNO


PRECEDENTE
y = 13,075x + 14,061
DOPO DISTRIBUZIONE
80
NH3 (mg/m3)

LIQUAMI
y = 5,1043x + 10,588 DOPO FASE
60
RIVOLTAMENTO
y = 0,9396x + 7,1023 Lineare (A RIPOSO DAL
40 GIORNO PRECEDENTE)
Lineare (DOPO
20 DISTRIBUZIONE LIQUAMI)
Lineare (DOPO FASE
0 RIVOLTAMENTO)
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
TEMPO (MINUTI)

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Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali
dell’Università degli studi di Udine
Per quanto riguarda le emissioni di H2S si sono effettuate misure di concentrazione nelle diverse
fasi di gestione mediante strumento KD Engineering Air Boxx Monitor.
Per quanto concerne le emissioni odorose sono state fatte alcune determinazioni olfattometriche con
Olfattometro dinamico Mannebeck a quattro postazioni4.

Camera statica
Tubo di aspirazione

Analizzatore BRUEL&KJAER utilizzato per la


definizione della emissività dell’impianto

Olfattometro MANNEBECK TA7


del Dipartimento

Per le analisi sui campioni di liquami e materiale palabile oltre al laboratorio del Dipartimento si è
utilizzato il laboratorio del Consorzio Interuniversitario INCA (c/o depuratore di Treviso)
convenzionato con la nostra U.O. per il progetto.

Ossimetro, sonda di temperatura


e datalogger utilizzati

4
L’olfattometro dinamico Mannebeck TO7, a quattro postazioni, utilizza per la determinazione del livello di ”odore” di un campione
di aria “sporca” un panel di quattro persone cui viene inviato in sequenza una miscela di aria “sporca” e aria “pulita con
concentrazioni crescenti finché l’odore viene percepito. La misura termina nel momento in cui tutti i pannellisti percepiscono
l’odore.
I risultati ottenuti vengono poi registrati su computer, via MS DOS, il quale controlla tutto il sistema, esclusa la diluizione del
campione che viene regolata manualmente direttamente sullo strumento tramite delle valvole.
I campioni da analizzare vengono prelevati mediante un cilindro in materiale plastica provvisto di pompa aspirante. All’interno del
cilindro viene posto un sacchetto in Nalophan della capacità di circa 8 litri che con l’attivazione del sistema aspirante si riempie con
l’aria campione. Il materiale dei sacchetti non interferisce con la qualità del campione.
La soglia di percezione viene definita come la diluizione del campione che porta alla percezione dell’odore con una probabilità del
50%, ossia per la quale la risposta positiva viene data dal 50% degli analisti.
La concentrazione di odore viene definita numero di diluizioni per raggiungere il valore soglia di apprezzabilità.

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dell’Università degli studi di Udine
Le determinazioni del potenziale di ossido-riduzione (redox) sono state effettuate con le stesse
modalità dell’ossigeno, utilizzando una sonda portatile di tipo elettrolitico realizzata dalla ditta
Steiel.
Non essendo possibile il monitoraggio in continuo della temperatura di processo per l’impossibilità,
di posizionare stabilmente delle sonde a causa del periodico rivoltamento meccanico della massa, si
è ricorsi alla rilevazione manuale e parzialmente alla registrazione tra due cicli di lavoro della
macchina. Le rilevazioni sono state effettuate mediante sonda pt100 e mediante termocamera a
infrarossi della FLIR.

GLI IMPIANTI MONITORATI

1. Bosco Chiesanuova (VR)

L’impianto (77 x 10m) oggetto del monitoraggio è installato in un allevamento suinicolo con 1.000
scrofe a ciclo aperto (vendita dei suinetti a 25-30 kg) nel Comune di Bosco Chiesanuova (VR) a
1200 m s.l.m.. Nell’impianto vengono trattati tutti i liquami prodotti (circa 8.000 m3) in due o tre
cicli annui. L’azienda utilizza solo paglia sfibrata.

Panoramica dell’allevamento (sopra) e l’impianto di trattamento dei liquami (a destra) (foto: A.


Chiumenti)

2. Castel Gabbiano (CR)

L’impianto (90 x 10 m) è operativo in un allevamento di vacche da latte (800 UCG) nel Comune di
Castel Gabbiano (CR) ed opera sul digestato dell’impianto biogas della potenza di 250 kW.
L’azienda utilizza come biomassa truciolo di legno, stocchi trinciati e il separato solido ottenuto
nella separazione liquido/solido adottata anche per avere del materiale di lettiera per l’allevamento.

La struttura del capannone in prefabbricato in c.a.(sopra), l’impianto biogas dell’allevamento con in primo
piano l’impianto di separazione liquido/solido a destra in alto e vista del complesso zootecnico a destra sotto.
(foto: A. Chiumenti)
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3. Vescovato (CR)

L’impianto (90x12,5m) è instalato in un allevamento di suini a ciclo chiuso nel Comune di


Vescovato (CR) ed opera liquami suinicoli.
L’azienda utilizza come biomassa truciolo di legno, stocchi trinciati e paglia.

Panoramica dell’allevamento e dell’impianto (in struttura prefabbricata d’acciaio). (foto: Chiumenti A.)

4. Montefalco (PG)

L’impianto (90 x 8,5m) opera in un allevamento di suini in post-svezzamento nel Comune di


Montefalco (FG) ed opera utilizzando digestato da liquami suinicoli. L’impianto di biogas è un
plug-flow modificato dotato di coibentazione, miscelazione ed accumulatore pressostatico. Il biogas
viene utilizzato in un gruppo di cogenerazione da 50 kWe.
L’azienda utilizza come biomassa truciolo di legno e paglia.

Sopra: primo piano dell’impianto biogas di tipo plug-flow ;


a sinistra vista del complesso zootecnico; sotto a sx
l’impianto (foto: Chiumenti A.

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Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali
dell’Università degli studi di Udine
RISULTATI DEL MONITORAGGIO DELL’IMPIANTO DI BOSCO CHIESANUOVA

Ossigeno e redox

I valori rilevati sono caratterizzati da ampia variabilità, dovuta sia alla quantità di biomassa
presente, alla sua umidità e al momento della rilevazione (con valori ovviamente massimi subito
dopo il passaggio delle coclee e insufflazione di aria) con valori massimi di 75% della saturazione.
L’ambiente è risultato caratterizzato da una alternanza di zone aerate e anossiche: in alcune fasi
della gestione le zone anossiche sono risultate prevalenti, con valori redox prossimi a quelli dei
liquami, anche attorno a – 320 mV, eccetto dopo le fasi di rivoltamento con incrementi del redox
fino a +40 mV.
Sull’andamento del processo di abbattimento dell’azoto sono in corso approfondimenti in
collaborazione con il Dipartimento di microbiologia dell’Università degli studi di Verona e si
stanno avviando una nuova collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell’Università di
Perugia, che sta seguendo già da due anni un impianto operante su digestato da reflui suinicoli.

Andamento della temperatura

Nel primo ciclo di monitoraggio l’andamento della temperatura della biomassa è risultato
decrescente con valori medi dell’ordine dei 50°C nei primi 15 giorni per scendere a valori
dell’ordine di 30°C a fine ciclo (a 150 giorni). Nelle zone con maggiore presenza di paglia le
temperature si sono mantenute più alte raggiungendo i 60°C e valori prossimi ai 40°C anche a fine
ciclo.
Ciò evidenzia la necessità di garantire nella “vasca” ad inizio ciclo una quantità di biomassa
adeguata. Nel primo ciclo monitorato è stata utilizzata paglia sfibrata che consente di avvicinarsi ai
valori ottimali di 180 kg/m3 di biomassa; tuttavia, si è dimostrato molto utile il rabbocco con nuova
paglia durante il ciclo. Non a caso i valori più elevati della temperatura si sono ottenuti in queste
aree. Nel secondo ciclo si è utilizzata paglia non sfibrata, caratterizzata da una minore massa
volumica ad inizio ciclo, con una conseguente riduzione del quantitativo utilizzato: in questo caso
risulta maggiore la necessità di reintegro e minore la capacità assorbente della paglia.

Esempio di rilevazione con fotocamera termica: si può notare una fascia a


temperatura maggiore corrispondente al percorso delle coclee.

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Per quanto concerne le temperature le rilevazioni in superficie (fotocamera ad infrarossi) hanno
evidenziato di non rispecchiare necessariamente quelle sotto-superficiali, ma di consentire di avere
una buona rappresentazione dei fenomeni fermentativi. Le differenze massime tra superficie e
interno della”vasca” sono risultate < 10°C. Tale strumento, inoltre consente di avere indicazioni
accurate soprattutto in fase di rivoltamento della biomass

Foto termica di una zona del cumulo a maggior concentrazione di paglia: si può
notare una maggiore temperatura corrispondente

Il bilancio di massa

Nel primo ciclo di monitoraggio si è ottenuta una notevole riduzione della massa principalmente per
effetto dell’evaporazione di acqua: il prodotto finale, infatti, rappresenta circa il 7,8% rispetto alla
massa in ingresso, con una conseguente riduzione di ben 92,2% della massa. Di questa percentuale,
il 3,4% rappresenta la perdita di sostanza secca dovuta a degradazione della sostanza organica,
mentre il restante 88,8% è dovuto all’evaporazione.
Bilancio di massa del primo ciclo monitorato.

  Qtà caricata Qtà a fine ciclo Riduzione di massa


t t % t %
liquami 4.541
paglia 225
totale 4.766 370 7,76 4.396 92,24

Caratteristiche delle matrici in input e del prodotto finito (primo ciclo).

SS SV TKN C organico
C/N
% % ST g/kg g/kg
liquami 1,5 45 3,5 3,9 1,1
paglia 77 n.d. 4,5 n.d. n.d.
prodotto finale 21 74,5 15,7 90,7 5,8

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Nonostante il secondo ciclo si sia svolto in periodo invernale, con punte di -18°C, si è ottenuta una
buona riduzione di massa, anche se leggermente inferiore al ciclo precedente: la perdita di massa è
risultata dell’86,1%, di cui 2,3% per emissione di gas per degradazione di sostanza secca, ed il
restante 83,8% per evaporazione.
La maggiore quantità percentuale di massa residua va attribuita anche alla non ottimale gestione
dell’impianto nel quale la quantità di paglia caricata è risultata inferiore, con un rapporto ponderale
liquami/paglia pari a 26 contro i 20 del ciclo precedente. Queste due variabili hanno contribuito a
mantenere la temperatura della massa su livelli inferiori a 35°C e ad ottenere del prodotto a fine
ciclo una umidità media dell’88%, contro il 77% del primo ciclo.

Bilancio di massa del secondo ciclo monitorato.

Qtà caricata Qtà a fine ciclo Riduzione di massa


t T % t %
liquami 3205,40
paglia 125,00
totale 3330,40 463,20 13,91 2867,20 86,09

Caratteristiche delle matrici in input e del prodotto finito (secondo ciclo).

SS SV TKN C organico
C/N
% % ST g/kg g/kg
liquami 1,1 45,0 3,1 1,97  0,64 
paglia 78,0 75,0 4,5 339,33  75,41 
prodotto finale 12,0 83,0 6,1 57,77 9,17

Primo ciclo Secono ciclo:


Ripartizione della massa in output Ripartizione della massa in output

88,8% 83,8%

13,9% prodotto finale


7,8%
2,3% vapore
3,4%
perdita ST (gas)

Ripartizione della massa in output dal primo e dal secondo ciclo.

Le emissioni in atmosfera

Il monitoraggio delle emissioni condotto su gas ritenuti pericolosi per l’ambiente ha consentito di
escludere la presenza di NOx, e di evidenziare che le altre emissioni di gas azotati rilevate (NH3 e
N2O) - riportate nelle tabelle seguenti – si attestano su valori di non significativa rilevanza.

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N2O I° ciclo Emissività media Emissioni ciclo
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mg/m ora g/m2 giorno Kg
A riposo 12,50 0,300 41, 80
Spandimento
e rivoltamento 32,50 0,781 108,90
N-N2O I° ciclo mg/m2 ora g/m2 giorno Kg % N input
A riposo 4,00 0,095 13,30 0,08
Spandimento
e rivoltamento 10,70 0,249 34,60 0,21

NH3 I° ciclo Emissività media Emissioni ciclo


mg/m2 ora g/m2 giorno Kg
A riposo 10,46 0,251 35,00
Spandimento
e rivoltamento 120,31 2,887 402,40
N-NH3 I° ciclo mg/m2 ora g/m2 giorno Kg % N input
A riposo 8,61 0,207 28,80 0,17
Spandimento
e rivoltamento 99,10 2,378 331,40 1,98

Nel secondo ciclo di trattamento monitorato (settembre/gennaio 2011) si sono confermati i dati di
emissività della biomassa e il bilancio dell’azoto del primo ciclo, con dati non significativamente
diversi.

N2O II°ciclo Emissività media Emissione ciclo


mg/m2 ora mg/m2 giorno Kg
A riposo 0,80 19,20 1,67
Spandimento
e rivoltamento 2,72 65,28 5,68
N-N2O II ciclo mg/m2 ora mg/m2 giorno kg % N input
A riposo 0,25 6,11 0,53 -
Spandimento
e rivoltamento 0,87 20,77 1,81 0,02

NH3 II°ciclo Emissività media Emissione ciclo


mg/m2 ora g/m2 giorno Kg
A riposo 10,46 0,251 21,80
Spandimento
e rivoltamento 120,31 2,887 251,24
N-NH3 II ciclo mg/m2 ora g/m2 giorno kg % N input
A riposo 46,00 1,104 96,06 0,80
Spandimento
e rivoltamento 122,00 2,928 254,77 2,12

Come ovviamente prevedibile, ben diversa è risultata l’emissività del cumulo tra un ciclo di
lavorazione e il successivo e nella fase attiva (indicativamente 1 ora per la distribuzione e 5 ore per
il rivoltamento) contro le 18 ore di “riposo”.
Per quanto concerne gli altri gas, i rilievi effettuati hanno evidenziato i seguenti valori medi di
emissioni.
Per il metano i valori registrati nel primo ciclo sono risultati molto maggiori rispetto al secondo
ciclo: ciò sembra potere essere accreditato all’effetto della temperatura di processo, mantenutasi
decisamente più alta rispetto al ciclo invernale.

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CH4 I° ciclo Emissività media Emissione ciclo
g/m2 ora g/m2 giorno kg % SS in
A riposo 2,690 64,51 8.991 3,73
Spandimento
e rivoltamento 4,240 101,86 14.196 5,88
C-CH4 I° ciclo g/m2 ora g/m2 giorno
A riposo 2,020 48,38 6.743 2,79
Spandimento
e rivoltamento 3,180 76,39 10.647 4,41

CH4 II° ciclo Emissività media Emissioni ciclo


2
g/m ora g/m2 giorno kg % SS in
A riposo 0,014 0,34 29,24 0,02
Spandimento
e rivoltamento 0,434 10,42 906,30 0,70
C-CH4 II° ciclo g/m2 ora g/m2 giorno kg % SS in
A riposo 0,010 0,25 21,93 0,02
Spandimento
e rivoltamento 0,325 7,81 679,72 0,5

Il confronto con l’emissività della vasca di liquami aziendale (anche se mantenuta pressoché vuota)
emerge dalla tabella seguente
CH4 I°ciclo vasca 4,24 g/ora . m2
II° ciclo 1,02 g/ora . m2
CH4 I°ciclo 3,08 g/ora . m2
impianto*
II° ciclo 0,12 g/ora . m2
* media ponderata nelle 24 ore considerando 6 ore di attività dell’impianto

Tenuto conto del fatto che le superfici della vasca dei liquami e dell’impianto sono analoghe, si può
affermare, sulla base dei dati rilevati, che l’impianto non modifica sostanzialmente le emissioni in
atmosfera.
Per i metil-mercaptani i valori di emissioni rilevate sono indicate nelle tabelle seguenti.

Metilmercaptani Emissività media Emissioni ciclo


I° ciclo g/m2 ora g/m2 giorno kg % SS in
A riposo 0,12 2,9 401 0,17
Spandimento
e rivoltamento 0,98 23,6 3.285 1,36

Metilmercaptani Emissività media Emissioni ciclo


II ciclo g/m2 ora g/m2 giorno kg % SS in
A riposo 0,48 11,5 1.002 0,74
Spandimento
e rivoltamento 1,56 37,4 3.257 2,42

Il confronto tra le emissioni dell’impianto e di quelle della vasca di liquami aziendale emerge dalla
tabella seguente.

Metil Mercaptani I°ciclo vasca 0,28 g/ora . m2


II° ciclo 0,55 g/ora . m2
Metil Mercaptani I°ciclo 0,33 g/ora . m2
impianto*
II° ciclo 0,75 g/ora . m2
* media ponderata nelle 24 ore considerando 6 ore di attività dell’impianto

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In merito alle emissioni di H2S, le rilevazioni di concentrazione effettuate in tutte le fasi di gestione
hanno evidenziato valori compresi tra 0,0 ppm e 0,2 ppm, con i valori più alti rilevati nelle fasi di
rivoltamento e spandimento: si tratta di valori prossimi alla soglia minima dello strumento
utilizzato.
Per tutti i gas monitorati si è, comunque, su valori di gran lunga inferiori a quelli definiti dal
Decreto 152/2006 e s.m.i. sia in termini di valore delle emissioni, sia in termini di flusso di massa.

Emissione di odori

In termini di impatto da odori molesti in nessuno dei quattro impianti in monitoraggio si sono
evidenziati problemi di emissioni maleodoranti. Anche nei momenti di spandimento dei liquami
non sono avvertibili odori a pochi metri dall’impianto.
Le prove olfattometriche effettuate hanno evidenziato:
- sull’impianto nella fase di “riposo” max 30 UO/m3
- sull’impianto durante la distribuzione dei liquami max 100 UO/m3
- sulla vasca dei liquami una concentrazione di odore del campione max 190 UO/m3

I dati riferiti all’impianto sono da considerarsi inferiori alla soglia di “odore significativo”.

Non si sono ancora fatti rilievi sugli impianti con utilizzo di digestato; si presume di ottenere valori
inferiori per la fase di distribuzione, data la stabilizzazione del liquame.

Bilancio dell’azoto

Si è definito sulla base del contenuto di azoto totale contenuto nel liquame dell’allevamento. Sulla
base delle analisi effettuate5 è risultato un apporto totale di azoto dall’allevamento pari a 15,7 t nei
180 giorni di durata del ciclo. Tale valore va considerato congruente con il numero di capi allevato
e in linea anche con i valori di cui al Decreto 7 aprile 2006.
Considerato l’azoto presente nella biomassa a fine ciclo, risultante dal controllo ponderale di tutta la
massa e dal controllo analitico, l’abbattimento dell’azoto è risultato del 65,42%. Nel secondo ciclo
l’abbattimento di azoto è risultato leggermente superiore 72,21%.

100,00
16,76
18 100
N input
16 90

14 80 N prodotto finito
70
12 N-NH3
60
10 34,58
N (t) 5,79 % 50 N-N2O
8
40
6
30
4 0,33 20 1,98
0,03 0,21
2 10
0 0

Bilancio dell’azoto nel primo ciclo di monitoraggio

5
Il contenuto di azoto totale nei liquami è risultato compreso nel campo 2.500-4.000 mg/litro con una media ponderata
elaborata con il test di Duncan
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100,00

18 100 N input
16 90
N prodotto finito
14 10,50 80
12 70 N-NH3
10 60
N (t) % 50 N-N2O
8 27,79
2,92 40
6
0,25 30
4 0,00 2,43 0,02
20
2 10
0 0

Bilancio dell’azoto nel secondo ciclo di monitoraggio

Monitoraggio degli altri impianti

I monitoraggi recentemente avviati negli altri impianti hanno consentito di rilevare dati che finora
stanno confermando i risultati ottenuti nell’impianto della Lessinia. In particolare, si stanno
evidenziando dati analoghi per l’emissività, pur utilizzandosi matrici organiche diverse per il
riempimento della “vasca”.

Nel caso dell’impianto di Castel Gabbiano, anche se l’impianto opera su digestato di impianto
biogas, i valori delle emissioni sono molto simili a quelli degli altri due impianti operanti su liquami
suinicoli tal quali.
In questo periodo (aprile 2011) si sta continuando il monitoraggio, iniziato con liquami bovini
dell’allevamento e proseguito dai primi di dicembre con il digestato e proseguirà fino a fine ciclo
con controllo ponderale e qualitativo della biomassa. Proseguiranno anche i monitoraggi
nell’impianto di Montefalco (PG).

CONCLUSIONI

I monitoraggi condotti, che stanno continuando soprattutto su impianti operanti con digestato,
hanno evidenziato la compatibilità ambientale dell’impianto di trattamento CLF MODIL
CANDIRACCI sia in termini di emissioni di gas serra e gas acidificanti, sia in termini di emissioni
maleodoranti ed hanno messo in luce come non sia necessario ricorrere al confinamento
dell’impianto e trattamento dell’aria. Anzi, si ritiene che il loro funzionamento debba essere fatto in
ambiente “aperto”, contrariamente anche dagli scriventi in altra sede affermato.
Infatti, contrariamente a quanto emerge nella pur scarsa bibliografia sull’impianto, la tecnologia si
dimostra molto interessante perché contribuisce alla riduzione dell’azoto degli effluenti di
allevamento e/o del digestato, in entità anche superiore al 70%, con una quota assai limitata di
emissioni di ammoniaca e protossido di azoto e senza impatto olfattivo.

L’altro aspetto degno di menzione è la qualità del materiale ottenuto che ha evidenziato un indice di
umificazione6 < 0,5: nel monitoraggio dell’impianto di Bosco Chiesanuova si è rilevato un Hi =

6
Hi = Humification index è un indice di stabilità definito dal rapporto tra la frazione non umificata e quella umificata
di una matrice. Un buon livello di umificazione si ha con Hi = 0,5; valori più bassi dell’indice corrispondono a maggior
livello di umificazione.

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0,32 nel primo ciclo e Hi = 0,58 nel secondo ciclo, valore questo da considerarsi comunque
positivamente considerando l’andamento non ottimale del processo per insufficiente uso di
biomassa e per una distribuzione eccessiva di liquami nella seconda parte del ciclo. L’ Hi = 0,12
(Castel Gabbiano) non ha bisogno di commento.

impianto 1 - I° ciclo
1,00 impianto 1 - II° ciclo
impianto 2

indice di umificazione
0,80

0,60
Indici di umificazione effettuati sul
0,58
prodotto a fine ciclo (impianto 1) e 0,40
prima della fine del ciclo (impianto 2) 0,12
0,20 0,32

0,00
Che in questi impianti la riduzione
dell’azoto avvenga con limitatissime emissioni di ammoniaca e di protossido di azoto, come è
risultato in tutti e quattro gli impianti è già stato recepito dall’ARPA di Cremona che ha monitorato
per un anno uno di questi impianti con controllo in remoto delle emissioni (2009).
Anche se non si hanno ancora precise spiegazioni scientifiche su come in questi impianti avvenga il
processo di trasformazione dell’azoto organico e ammoniacale in azoto molecolare,
l’individuazione di batteri Anammox7 sembra consentire una interpretazione del fenomeno di
trasformazione dell’azoto diversa dal classico processo di nitro/denitrificazione.
E’ d’altra parte, ormai acquisito che oltre ai principali processi biologici coinvolti nel ciclo
dell’azoto, rappresentati dalla fissazione dell’azoto, mineralizzazione, nitrificazione e
denitrificazione, esistano processi non attribuibili all’azione di batteri ossidanti dell’ammoniaca e
di batteri denitrificanti (Hayatsu et al, 2008). Recenti studi, hanno dimostrato e stanno dimostrando
come in realtà molti altri microorganismi siano coinvolti, evidenziando la complessità di questo
insieme di processi.
Oltre ai batteri è stato dimostrato come anche Eukarya ed Archea siano coinvolti nel ciclo
dell’azoto (Hayatsu et al, 2008) ed è stato scoperto, inoltre, che la denitrificazione può essere
operata anche da funghi (Shoun et al., 2006). La trasformazione dell’ammoniaca in azoto
molecolare, inoltre, non necessariamente passa per le classiche fasi di nitrosazione, nitrificazione e
denitrificazione, ma può avvenire anche secondo il processo Anammox attuato da Brocadia,
Kuenenia e Scalindua, tutti caratterizzati da un simile metabolismo (Op den Camp et al., 2006): in
questo processo di demolizione anaerobica l’ammoniaca subisce processi di ossidazione in
condizioni di anossia, con i nitriti come accettori di elettroni.
L’attività di questi batteri, attualmente in fase di studio in molti processi ambientali (depurazione
biologica), appare caratterizzata da una notevole versatilità potendo indurre la trasformazione di
composti dell’azoto fino ad ottenere azoto molecolare non solo utilizzando i nitriti come accettori di
elettroni, ma anche utilizzando acidi organici, in caso di carenza di ammoniaca, per ridurre i nitrati
in nitriti, i nitriti ad ammoniaca per poi arrivare alla produzione di azoto molecolare (Op den Camp
et al., 2006).
Non a caso, i batteri Anammox, scoperti soltanto in tempi recenti (1995), sono stati identificati
come responsabili dei processi di rilascio di azoto molecolare in atmosfera principalmente dagli
oceani, raggiungendo anche il 50% di emissione di N2 rispetto al totale (Song et al., 2010); sono
stati individuati in sedimenti lacustri, negli estuari dei fiumi e in diverse tipologie di suoli, anche
caratterizzati da basse temperature, come il permafrost ed in prossimità di ghiacciai, oltre che in

7
Individuati anche dalla U.O. del progetto RiducaReflui del prof. Guercini in processi di compostaggio (2010)

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paludi, erbai e terreni agricoli (Humbert et al., 2010). Nei terreni è stata riscontrata una maggiore
eterogeneità di generi rispetto a quella individuata negli ambienti marini.
Alcuni autori evidenziano come il processo Anammox possa essere ritenuto responsabile del 50%
di emissione di N2 dai suoli agricoli della South Carolina ed andrebbero considerati come parte
integrante del ciclo del suolo (Song et al., 2010) e come l’ambiente più indicato allo sviluppo di
questi batteri sia rappresentato da interfacce anossiche/ossiche, tanto più se caratterizzate da alte
concentrazioni di azoto minerale (Humbert et al., 2010).
Partendo da tali premesse, e ritenendo doveroso avviare approfondimenti scientifici sul tema, si
sono avviati approcci microbiologici (Dip. Microbiologia dell’Università degli studi di Verona) e
biochimici (Dip. Chimica dell’università degli studi di Perugia).

Se sulla spesa energetica si possono fornire delle indicazioni (2-3 kWh/m3 di liquame affluente), per
il costo della biomassa la quantificazione è più difficile, dipendendo dai materiali usati e dal loro
prezzo di mercato. Se si considera il prezzo attuale della paglia, per un processo ben gestito il costo
per m3 di liquame affluente risulta dell’ordine di 4-5 euro; un valore più contenuto va accreditato a
miscele di biomasse (paglia, truciolo, compost da “verde”, ecc).
Tra i benefici del trattamento da valutarsi anche in termini economici ci sono:
- l’elevata riduzione della massa da gestire, con un quantitativo di prodotto che può essere
indicato dell’ordine del 15%8,
- la trasformazione dei liquami in un prodotto palabile
- la notevole riduzione dell’azoto da gestire agronomicamente (60-70%) con conseguente
riduzione dei costi per la “concessione di terreni”.
Per gli impianti a valle di un processo di digestione anaerobica si ha anche la possibilità di
eliminare l’utilizzo agronomico diretto del digestato, potendosi essiccare tutto il digestato
compostato sfruttando l’energia termica resa disponibile dal co-generatore.
Quanto al costo dell’impianto va menzionata la possibilità di azzerarlo con ricorso alla copertura
con impianto fotovoltaico.

Aprile 2011

8
I valori dei monitoraggi completi sono risultati inferiori

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dell’Università degli studi di Udine
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BIOMASSE VEGETALI <10% POLLINA >90%

VASCA MISCELAZIONE

energia
elettrica
biogas
DIGESTORI

STOCCAGGIO

paglia / truciolo legno..


digestato
liquido energia
termica

IMPIANTO
COMPOSTAGGIO

digestato
solido

SANITIZZAZIONE
DIGESTATO SOLIDO

CESSIONE A TERZI

Schema a blocchi di uno degli impianti biogas da 1 MWe con reflui avicoli e trattamento del
digestato in progetto in Provincia di Brescia. L’impianto prevede due unità di “compostaggio” per
una superficie di 5.000 m2 e un capannone per lo stoccaggio ed essiccazione del digestato
compostato di 3.000 m2, tutti con impianto fotovoltaico (1 MWp).

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