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Cartesio

Il dubbio come punto di partenza per la riflessione


La vita e le opere

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artesio nasce nel 1596, nella Router in Francia e la famiglia è di piccola nobiltà. Cresce in un collegio
La Flèche, rigido e gesuitico che offrirà a Cartesio tutti gli strumenti per le sue future dottrine sia
filosofiche che scientifiche. Nel 1616 si laurea in diritto presso Poitier, ma non è soddisfatto di questa
formazione poiché legata alla tradizione scolastica. Si reca a Parigi, ma non si troverà bene in quanto non
riesce a trovare se stesso dunque si arruola nell’armata del principe di Nassau che partecipa alla guerra dei 30
anni. Si trasferisce un po’ in tutta Europa da Ufficiale Militare, dirà qui che sta “conoscendo il grande libro
della vita”.
Nel 1619 racconta nel Discorso sul metodo di vedere in sogno un nuovo metodo della nuova scienza
matematica geometrica, dunque serve fondare un metodo nuovo del sapere scientifico. Fa il voto alla
Madonna di Loreto presupponendo che se riuscirà a formare un nuovo metodo scientifico andrà in
pellegrinaggio alla Madonna di Loreto. Negli anni successivi, Cartesio ancora in guerra, continua a ritornare
su questo sogno e getta le basi del suo metodo. Nel 1629 si trasferisce in Olanda e inizia a scrivere i
fondamenti del metodo. Cartesio in Olanda entra in polemica con l'Establishment dell’epoca e le sue teorie
saranno apprezzate e avversate dagli accademici del tempo.
Nel 1649 viene invitato dalla Regina di Svezia presso la corte in quanto ha scritto Le passioni dell’anima,
dove analizza le passioni e prova a darne una spiegazione logico-matematica, affascinata da questo testo lo
invita. Cartesio morirà qui in quanto prenderà una polmonite data dalle passeggiate filosofiche fatte all’alba
con la regina.
Le opere principali: Discorso sul metodo, pubblicandolo come appendice ad altri saggi, Meditazioni
filosofiche, in cui Cartesio presenta delle riflessioni filosofiche, Principi di filosofia e Le passioni dell’anima.

Il metodo
Cartesio è attanagliato dal dilemma di come distinguere il vero dal falso, dilemma comune anche a Platone,
come distinguere il vero dal falso per produrre la scienza senza appellarsi a principi di autorità dogmatici o
divini. Il metodo di Cartesio si fonderà sulla ragione, con un nuovo razionalismo moderno che ha la pretesa
di essere scientifico che vuole fondare le verità scientifiche e che deve eliminare il soprannaturale, le verità
dogmatiche e i principi di autorità. Tutti i saperi si devono fondare sulla ragione, dall’etica alla politica,
dall’astronomia alla geometria.
Questa ragione fonda il metodo cartesiano che deve avere queste caratteristiche: universale, fecondo,
matematico in quanto è la chiave di lettura del mondo, di avere una garanzia ultima metafisica, il garante
ultimo del metodo è Dio.

I presupposti del metod


Cartesio è padre del razionalismo moderno che si distingue da quello antico di Democrito, di Aristotele.
Cartesio è un autore egemonico della cultura moderna del ‘600, nelle università il pensiero cartesiano è
prevalente facendolo diventare un vero e proprio filosofo con poteri accademici dominanti.
La filosofia di Cartesio poggia sulla ragione che è lo strumento che deve guidare l’uomo nel mondo,
distinguere il vero dal falso e accostarsi alla verità. L’uomo è caratterizzato dall’essere un animale razionale,
possiede la ragione che è una facoltà che permette all’uomo stesso di discernere cosa è vero e cosa è falso.
Il razionalismo cartesiano si fonda anche sul buon uso della ragione, razionalismo si basa sul fatto che tutti
gli uomini sono dotati di ragione, ma non basta possederla ma bisogna saperla applicare bene e in modo
corretto. L’essenziale nella vera intelligenza è applicare in modo buono la ragione, l’intelligenza rimane
potenza astratta se non passa all’atto, cioè l’applicazione.
Cartesio vuole fondare un metodo che distingua il vero dal falso con un corretto uso della ragione, il metodo
razionale moderno sviluppato dal filosofo Cartesio in contrapposizione, ma anche in complementazione, con
il metodo di Galileo.
Il metodo delle scienze sarà quello di Galileo mentre quello della matematica di Cartesio, i due metodi si
toccano e si influenzano. Per Galileo la verifica non è una enumerazione, ma è la prova finale fatta in
laboratorio con la verifica del cimento.

A cura di Fabio Silvestri 1

La verifica di Galileo è un esperimento, che se da un dato certo, ti permette di elaborare una legge
matematica, fisica o geometrica, ma è l’esperimento che prova la mia tesi di partenza, nel caso di correttezza
afferma che la mia ipotesi è presente in natura.
La verifica di Cartesio è di tipo matematica, di controllo dei passaggi, un metodo di tipo matematico.
Il metodo di Galileo è quello della scienza moderna, poiché necessita della verifica da laboratorio; quello di
Cartesio è quello della matematica moderna.
Quello che hanno in comune i due metodi è il linguaggio, quello matematico-scientifico.
L’obiettivo di Cartesio è dotare l’umanità di un metodo e qua c’è tutto l’essere dubbioso di Cartesio, il
metodo serve a orientarmi tra la verità e la falsità, togliere e oltrepassare i dubbi. Il filosofo del dubbio inizia
dal dubbio per creare un metodo che orienta ed elimini i dubbi.
I prerequisiti del metodo, non le regole del metodo:
I. Il metodo deve essere un metodo vero, che ci distingua il vero dal falso, che porti a una conoscenza
vera.
II. Il metodo deve essere un metodo valido.
III. Il metodo deve essere un metodo universale, deve essere sempre vero e sempre valido in tutti i campi
IV. Il metodo deve essere un metodo fecondo, applicabile a tutte le discipline e a tutti i campi
V. Il metodo deve avere un linguaggio matematico.
VI. Il metodo deve avere un garante metafisico, Dio che è la certezza ultima su cui si poggia il metodo.

Le regole del metod


Il metodo cartesiano è presentato nel Discorso sul metodo che Cartesio pubblica come appendice di altre
opere. Le motivazioni che hanno portato Cartesio a ricercare un metodo sono gran parte biografiche, stesso
discorso l’opera viene scritta in prima persona, quasi in modo diaristica. L’opera contiene l’esaltazione di un
metodo razionale, matematico, universale e metafisico, la presentazione di un metodo che è destinato a
guidare l’uomo all’interno della conoscenza. Il problema cartesiano è andare al di là delle conoscenze
frammentarie, opinabili, andare al di là dell'incertezza. È ossessionato dal dubbio, dalla conoscenza dubbiosa
e dall’impossibilità di conoscere la verità vera e certa, stessa ossessione anche nel mondo greco come con il
platonismo.
Le regole del metodo sono quattro:
I. L’evidenza, bisogna accogliere come vero soltanto ciò che è evidentemente tale, il punto di partenza del
metodo è l’evidenza, prendere per vere le cose che sono evidentemente vere, dunque le cose che per
essere vere non necessitano di nient’altro in quanto hanno l’evidenza in sé. La chiarezza e l’essere
distinto è una prerogativa della verità.
II. L’analisi, dopo esser partito da ciò che è evidente di per sé si passa all’analisi del problema. Si deve
descrivere il problema nelle parti semplici, suddividere il problema in parti semplici. Prendere il
problema articolato e dividerlo in parti semplici, chiarire le parti.
III. La sintesi, dopo aver scomposto in parti semplici il problema e averlo analizzato si deve riunire e
compiere una sintesi di tutte le parti semplicemente affrontate nella totalità complessiva. Ma la totalità
complessiva, analizzata in parti semplici, non sarà più una totalità articolata, ma semplice.
IV. L’enumerazione, secondo Cartesio ogni nostro passaggio analitico e sintetico deve essere numerato per
poi controllare se tutti i passaggi sono stati compiuti in maniera corretta, controllare di non aver
dimenticato delle parti o di aver commesso degli errori. La regola dell’enumerazione è una verifica dei
passaggi fatti.

Per Galileo il momento della verifica è un esperimento fatto e riproposto in natura, che se mi dà un risultato
vero e certo mi permette di definire una legge matematica certa, invece la verifica per Cartesio è una verifica
a tavolino, non laboratoriale, una verifica matematica di controllo dei passaggi. La verifica di Galileo è di
tipo laboratoriale empirica, quella cartesiana metodologica matematica di enumerazione che fa sì che il
metodo di Cartesio sia la metodologia della matematica. La comune è il linguaggio matematico, il problema
che rimane in sospeso nel metodo cartesiano è l’autosufficienza del metodo.

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Dal dubbio al cogito ergo sum

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artesio passa alla storia come il filosofo del dubbio che poi si rifugerà in una certezza metafisica, Dio.
Cartesio elabora le quattro regole del metodo, ma per fondare il metodo si pone una successiva
domanda: qual è l’evidenza che non ha bisogno di null’altro per essere evidente, l'evidenza prima da
cui partire per usare il metodo.
Per andare alla ricerca di tale evidenza, Cartesio, userà il dubbio, un dubbio metodico, cioè dubiterà di tutto,
un dubbio iperbolico, dubiterà di tutto in maniera radicale. Le evidenze sono realmente evidenti o le devo
presupporre come reali? Applicare un metodo radicale sta a domandarsi, la realtà che è difronte a me è come
è o mi appare come non è? Io che mi sto interrogando sulla realtà, esisto realmente o anche io sono una
apparenza?
Per rispondere alla domanda se esiste una evidenza reale ontologicamente primaria da cui partire, io debbo
dubitare di tutto in maniera radicale. Il procedimento cartesiano si chiama procedimento metodologico del
dubbio, è il dubbio assunto come metodo, un dubbio metodologico. Poiché io voglio fondare una
conoscenza reale e certa devo eliminare tutto ciò che è dubitabile, poiché ciò verso cui io nutro il dubbio, non
è certo e allora non assumo dentro al mio metodo qualcosa che è dubitabile certo non è. All’interno del
processo di conoscenza si elimina tutto quello che potrebbe essere dubbioso, perché poteva essere falso.
Poiché talvolta i nostri sensi ci ingannano, deformando le nostre sensazioni e rendendole false, Cartesio fa
partire da qui il dubbio iperbolico. Se i sensi mi ingannassero sempre, come si può ragionare anche sui più
ragionamenti di geometria più semplici? Il dubbio metodico si fa iperbolico arrivando a dubitare non solo dei
miei sensi, addirittura che la realtà che ci circonda è un'illusione siccome a volte nei sogni si crede che quello
che sta accadendo sia vero, talmente vero che quando ci si sveglia non si ha la percezione del sogno, si prova
a immaginare che tutta la vita sia un’illusione. Questo è il dubbio iperbolico che significa che tutta la realtà
sia solo un sogno, un sogno di un demone giocoso che ha deciso d'ingannare e di creare un’altra realtà.
Non importa se questa visione sia vera, ma importa di capire cosa ci sia di vero di una realtà che io posso
mettere nel dubbio in maniera totale, e dunque il dubbio.
Nella prima e nella seconda meditazione filosofica, opera che Cartesio scrive quattro anni dopo il Discorso
sul metodo, che si chiama Meditazioni metafisiche, nelle prime due meditazioni si concentra sul dubbio.
Nella seconda meditazione da Cartesio ci viene detto che come i sensi hanno potuto ingannare una volta, lo
potrebbero fare ancora e dunque si deve dubitare dei sensi. Non viene accettato nulla poiché potrebbe esserci
un genio ingannatore che ha creato delle regole matematiche ingannevoli, dunque il mondo in cui si vive è il
prodotto di un genio maligno. Si dubita di tutto, finanche dei propri sensi poiché possono ingannare, anche
della realtà, perché potrebbe essere illusoria anche se sto rimandando alla vera realtà in quanto si rimanda
alla semplicità dei numeri, dei rapporti matematici e geometrici, ma potrebbe essere che anche il sogno di
una realtà che sto sognando non fosse anch’essa un inganno, cioè un’ipotesi assurda. Il mondo che è stato
creato è stato formato, non da un Demiurgo razionale, ma da un genio maligno che ha creato un'illusione e
che quando si sogna si sogna un inganno. Dunque i sogni ingannano, i sensi ingannano, la matematica
potrebbe essere un'illusione di un genio maligno, non c’è nulla di certamente vero in questo mondo.
La certezza della mia esistenza come essere pensante è figlia del dubbio iperbolico e metodico perché
secondo Cartesio dubitando metodicamente di tutto ci sarà una cosa di cui io non posso dubitare, il fatto che
io stia dubitando. Si riprende Agostino d’Ippona che criticava gli scettici, i quali dicevano che è impossibile
dire che una cosa è vera, ma è vero che io possa dire che non esistono cose vere, Agostino critica così gli
scettici poiché se di tutto si può dubitare è vero che è vero che di tutto si può dubitare, Cartesio riparte da
qui, come Agostino, così noi possiamo dire che dubito quindi esisto, esisto come essere che sta dubitando.

Cogito ergo su
Nel momento in cui ci si mette a riflettere sul dubbio si è certi che io stia pensando, ma se sto pensando
certamente esisto come pensiero che pensa, dubito ergo cogito, ergo sum, ma non sum un uomo in carne e
ossa, ma esisto come sostanza pensante. Cogito ergo sum, è l’evidenza delle evidenze e l’evidenza prioritaria
su cui Cartesio fonda il metodo ed è nelle mani di un essere che è essere in quanto pensante. Il problema da
risolvere è l’apparenza di quello che sta al di fuori del nostro pensiero, dunque affidarci ai nostri sensi che,
come già detto, possono ingannarci oppure essere stati creati da un genio maligno. Se anche dovesse esistere
un genio maligno che ha creato il tutto, non si esclude il fatto che io esista come pensiero poiché di fatto si
sta pensando al dubbio della creazione da parte di un genio maligno.
Si può dubitare di tutto, ma la certezza è esistere come pensiero pensante e dubitante, ma non si ha la
certezza di quello che c’è intorno, ma la res cogitans è una auto evidenza, cioè ognuno di noi è una sostanza
pensante nel momento in cui dubita su tutto quello che esiste. Dunque il dubbio metodico iperbolico ci ha
portato a una evidenza, l’esistenza della res cogitans, noi siamo sostanze pensanti che decidiamo di usare un
metodo.

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Il dualismo cartesiano

I
l dualismo cartesiano è uno degli aspetti principali della filosofia razionalista di Cartesio. Lui è il filosofo
che più di tutti ha distinto due sostanze: la res cogitans e la res extensa, la prima è l’anima, lo spirito e il
pensiero, l’insieme di tutte le attività intellettive dell’uomo ed è tipica dell’uomo; la seconda è la materia,
il corpo.
L’uomo è l’unione delle due res, di corpo e di pensiero, una creatura unica e particolare nell’universo,
l’unione di res cogitans e res extensa. Ma queste due essenze sono diametralmente opposte in quanto il
pensiero è libero, inesteso e volontario, mentre il corpo è meccanico, ha una estensione ed è necessaria, una è
materiale l’altra no. A partire da questa riflessione nascono tanti dilemmi, innanzitutto Cartesio è sostenitore
del corpo come macchina guidata dai nervi, come se fosse un orologio dove tutti i meccanismi sono
perfettamente uniti e in armonio, l’uomo macchina e ingranaggio. I corpi sono dotati di automatismi, che
hanno la sua massima espressione nel corpo degli animali in quanto macchine senz'anima. Gli uomini hanno
un’anima, cioè una intelligenza che si esprime tramite il linguaggio, un linguaggio complesso e articolato che
permette all’uomo di essere libero e razionale. C’è un rapporto tra anima e corpo dato innanzitutto dalla
presenza della ghiandola pineale, centro dell’anatomia e di studi medici, una parte non doppia all’interno del
cervello umano e che raccoglie tutti gli input esterni provenienti dai sensi. Tutte le sensazioni che si provano
vengono sintetizzate dalla ghiandola pineale, dove avviene il raccordo tra anima e corpo. Il corpo e l’anima
sono uniti, dalla ghiandola pineale, ma anche distaccati poiché si trovano agli antipodi.

Azioni e passioni
Cartesio inizia uno studio, nell’opera Le passioni dell’anima, sulle interazioni dell’anima e del corpo, tipiche
oggi degli scienziati e dei neuroscienziati. Come il corpo influenza e interagisce la mente? Una domanda
strettamente contemporanea di altissimo livello. Inizia a studiare le passioni dell’anima. L’uomo ha due
funzioni: le azioni e le passioni.
Le azioni sono volontarie, cioè l’anima comanda ai nervi di agire, viene solleticata la ghiandola pineale a
fare un determinato tipo di azione. Le passioni invece non sono volontarie, ma involontarie causate
nell’anima da forze meccaniche che procedono senza essere controllate, non si può decidere d'innamorarsi,
ma si può decidere di fare sesso, non si può decidere di essere gelosi. Le passioni derivano da azioni
meccaniche involontarie del nostro corpo e non sono né nocive né positive, in quanto possono esserlo
entrambe ma di se per se non lo sono, ma possono anzi essere utili poiché azioni come la gioia e la
meraviglia rendono la vita degna d'essere vissuta. Le passioni mi possono indicare come vivere in quanti
possono dare dei buoni consigli, ovviamente l’uomo più felice è colui che domina le passioni. Bisogna con la
volontà controllare le sensazioni più smodate, altrimenti si diventa schiavi delle stesse.

Le dimostrazioni dell’esistenza di Dio

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e il dubbio ci porta alla certezza dell’esistenza dell’Io come essere pensante, il passaggio successivo è
come abbiamo la certezza in un processo conoscitivo del mondo esterno? Per eliminare il dubbio nel
rapporto res cogitans e res extensa Cartesio ricorre a Dio, ritorna a Dio e a dover dimostrare l’esistenza
di un Dio che non inganni che garantisca la corrispondenza biunivoca dalla mia mente al mondo esterno. La
certezza che il mondo esita è data da Dio.
Per Cartesio le idee sono il contenuto della mente umana, per Platone le idee sono entità reali e perfette
nell’Iperuranio, per Tommaso d’Aquino le idee sono presenti nella mente di Dio. Le idee sono il contenuto
della mente e sono tre tipi:
I. L’idea avventizia, l’idea che avviene dall’esterno e che colpisce gli uomini attraverso i sensi e
l’esperienza.
II. Le idee fattizie, le idee fabbricate dall’uomo, l’uomo è creatore d'idee.
III. Le idee innate, nella mente esistono anche delle idee innate, che non derivano dall'esperienza ed è l’idea
di Dio.

Dio essere perfett


Cartesio dice che l'idea di Dio è l’idea di un essere perfetto, perfezione che è il punto di partenza per
l’esistenza di Dio.
Prima dimostrazione: l’uomo è essere pensante e anche corporeo, ma l’uomo essendo cogito può produrre
idee, ma un’idea perfetta non può essere derivata da un essere imperfetto dunque l’imperfezione non crea la
perfezione ed essendo Dio l’idea di perfezione, che l’uomo ha nella mente, non può essere stata creata da un
essere che non è perfetto.
Seconda dimostrazione: secondo Cartesio se fosse stato l’uomo a creare l’idea di Dio perfetta, perché l’uomo
non si è altrettanto creato perfetto? L’uomo è imperfetto e se fosse creatore della perfezione, si sarebbe creato
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a sua volta perfetto. Dunque la prima dimostrazione l’idea di Dio che è perfetta non può derivare
all’imperfezione, la seconda è uguale in quanto l’imperfezione non può produrre la perfezione altrimenti si
creerebbe perfetta.
Terza dimostrazione: la prova ontologica matematizzata dell’esistenza di Dio, come dalla definizione di
triangolo non può che non derivare che la somma degli angoli interni non può derivare che la somma di due
angoli retti così dalla definizione di Dio non può derivare l’esistenza. Dalla definizione di triangolo ne deriva
che ha tre lati, tre angoli e che la somma interna degli angoli è 180, così dalla definizione di Dio non può
essere che non esista. Dunque come dalla definizione dell’angolo ha la somma interna pari a 180 così dalla
definizione di Dio ne deriva che esiste.
Dimostrare l’esistenza partendo da una definizione non è altro che una tautologia, il concetto di Dio è che
non può non esistere dunque esiste. Cartesio ha dovuto partire da questa antica conclusione di Anselmo
perché vuole blindare il suo sistema.
Dio mi afferma che le sensazioni provenienti dall’esterno sono vere poiché Dio è buono e non inganna, usa
Dio come garante tra res cogitans e res extensa. Dio garantisce la veridicità della natura ed è garante
dell’ordine del mondo, un ordine matematico e geometrico, delle leggi fisiche e matematiche.

La morale provvisoria
Cartesio è un filosofo teoretico, la maggior parte del corpus di Cartesio è teoretico, una filosofia teoretica
della matematica e della geometria. Cartesio si occupa anche di etica e sviluppa una filosofia pratica che noi
possiamo estrapolare da due opere: Discorso sul metodo e Le passioni dell’anima, nella prima vi è una parte
dedicata all’etica e nella seconda vi è una fortissima trattazione dedicata all’anima.
Nella terza parte del Discorso sul metodo elabora la morale provvisoria che debba guidare gli uomini nella
loro vita etica, una morale regolativa. Tre regole da seguire per vivere in comunità e vivere in equilibrio con
moderazione:
I. La prima regola recita la seguente formula, l’uomo deve seguire le leggi del proprio paese e deve seguire
i costumi, gli usi e le tradizioni della propria comunità.
II. Essere fermo e risoluto nell’azione e seguire con costanza un’opinione senza avere dubbi. Anche quando
ti assalgono dei dubbi, se hai scelto una strada, devi continuare a percorrerla, non dare spazio al
tentennamento o al dubbio. Questa morale indica la perseveranza come valore lungo la strada già
intrapresa.
III. Vincere se stessi piuttosto che la fortuna, che cambiare l’ordine del mondo, reprimere i propri obiettivi e
i propri sogni piuttosto che cambiare radicalmente la propria vita. Dunque devi accettare l’ordine del
mondo e reprimere aspettative e desideri che sono irrealizzabili.

A cura di Fabio Silvestri 5

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