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IVG

Art.545 c.p. Aborto di donna non consenziente, reclusione dai 7-12 anni.
Art.546 c.p. Aborto di donna consenziente, chi causa l’aborto ad una donna consenziente è punito con una reclusione
dai 2 ai 5 anni, pena che viene applicata anche alla donna in questione. Se invece la donna è incapace di intendere o
volere o se il consenso è estorto con la violenza, si applica la pena dell’art.545.

Sentenza Corte Cost. n.27/1975- Punti focali:


1.Limiti dell’art. 54 c.p.
2.Il diritto alla salute di chi è già persona (donna) prevale sul diritto di chi persona deve ancora diventare (embrione);
3.Si parla di pericolo non solo della vita ma anche della salute della donna in gravidanza;
4.Salvaguardia della vita del feto;
5.Illegittimità costituzionale dell’art 546: non prevede che la gravidanza possa venir interrotta quando l’ulteriore
gestazione implichi danno o pericolo grave, medicalmente accertato e non altrimenti evitabile per la salute della madre.

L.197/78 Tutela Sociale della Maternità e sull’Interruzione Volontaria di Gravidanza


Lo stato garantisce il diritto alla procreazione, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana fin
dall’inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza non è un mezzo per il controllo delle nascite.
All’art.2 si definisce il minore e il suo diritto a gestire la propria sessualità, garantendo, attraverso strutture sanitarie e
consultori, i mezzi necessari (“libera scelta”) alla procreazione cosciente e responsabile.
Per l’ivg entro i primi 90 giorni, la donna che accusa circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la
maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica si rivolge ad un consultorio, una struttura
socio-sanitaria abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia.
Il medico di fiducia, compie gli accertamenti sanitari necessari, valuta con la donna e con il padre del concepito le
circostanze che la portano a chiedere l’ivg, la informa sui diritti a lei spettanti e sugli interventi di carattere sociale cui
può fare ricorso, nonché sui consultori e le strutture socio-sanitarie.
Se si riscontra l’esistenza di condizioni tali da rendere urgente l’intervento, il medico rilascia immediatamente alla donna
un certificato attestante l’urgenza con il quale la donna può presentarsi ad una delle sedi autorizzate a praticare l’ivg.
Se non viene riscontrato il caso di urgenza, il medico, rilascia la copia di un documento, firmato anche dalla donna,
attestante lo stato di gravidanza e l’avvenuta richiesta e la invita a soprassedere per 7 giorni. Trascorsi, la donna può
presentarsi, per ottenere l’ivg, presso una delle sedi autorizzate.
Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, hanno il compito, di esaminare con la donna e con il padre del concepito,
quando la donna lo consenta, le possibili soluzioni dei problemi che portano a volere l’ivg.
L’interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi 90 giorni, può essere praticata: 1.quando la gravidanza o il parto
comportino un grave pericolo per la vita della donna; 2.quando siano presenti processi patologici, tra cui quelli relativi
ad anomalie o malformazioni del feto, che determinano un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Questi processi patologici vengono verificati da un medico tenuto a fornire la documentazione sul caso e a comunicare
la sua certificazione al Direttore sanitario dell’Ospedale per l’intervento da praticarsi immediatamente.
Quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, il medico deve adottare ogni misura per salvaguardarlo.
Il personale sanitario non è tenuto a procedere all’ivg, quando sollevi obiezione di coscienza con preventiva
dichiarazione; questa deve essere comunicata al medico provinciale e, nel caso di personale dipendente, anche al
Direttore sanitario. L’obiezione di coscienza non può essere invocata quando l’intervento è indispensabile per salvare la
vita della donna in imminente pericolo. L’obiezione di coscienza si intende revocata con effetto immediato, se chi l’ha
sollevata prende parte a procedure o ad interventi per l’ivg.
La richiesta dell’ivg secondo le procedure della presente legge è fatta personalmente dalla donna.
Se la donna è di età inferiore ai diciotto anni, è richiesto l’assenso di chi esercita la potestà o la tutela. Tuttavia, nei primi
90 gg, quando vi siano seri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione dei genitori o del tutore, oppure
queste, rifiutino il loro assenso, il personale sanitario, emette entro 7 giorni dalla richiesta una relazione, corredata del
proprio parere, al giudice tutelare del luogo in cui esso opera. Il giudice tutelare, entro 5 giorni, può autorizzare la donna
con atto non soggetto a reclamo a decidere l’ivg. Qualora il medico accerti l’urgenza dell’intervento a causa di un grave
pericolo per la minore senza sentire il giudice tutelare, certifica l’esistenza delle condizioni che giustificano l’interruzione
in via d’urgenza.

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