Psw: risorsequarantino21
Per parlare di teoria organizzative ci possiamo servire di uno schema molto esaustivo:
Sono state le teorie sviluppate meno recentemente ma sono le più conosciute e hanno
una vitalità abbastanza alta.
SISTEMA MECCANICO:
- Organizzazione scientifica del lavoro (Taylor) = secondo Taylor bisogna va innovare
all’intero delle organizzazioni che erano inefficaci ed inefficienti. Secondo lui
bisogna passare da una logica artigianale (un pezzo alla volta) a una disciplina
scientifica vera e propria. Vuole quindi sostituire lo studio scientifico del lavoro
alle opinioni, conoscenze individuali, prassi, tradizione. Ciò quindi segna il
passaggio dalla logica “artigianale” a quella “industriale”. La nuova filosofia di
Taylor è si basa sulla teoria del missionario che si faceva carico di un messaggio
da condividere per il progresso dell’umanità.
I concetti su cui si basa la teoria taylorista erano:
- cessare di occuparsi della divisione del surplus (del valore aggiunto della
produzione industriale), occuparsene voleva dire perpetuare la difesa dei
padroni perla quota del loro profitto e le istanze dei lavoratori per avere più soldi
per la propria attività (= evitare la lotta di classe). Voleva costruire un sistema
organizzativo che distribuisse soldi a tutti e fosse vantaggioso anche per gli
operai.
- sostituire i tempi e i metodi di lavoro fino a quel momento utilizzati con
tecniche nuove e mutuate dallo studio scientifico del lavoro.
Da questi due concetti si sviluppano poi i principi fondamentali:
- studio scientifico del lavoro (= applicare al lavoro una modalità ottimale
attraverso delle modalità scientifiche: campionare un numero adeguato di
modalità empiriche, scomporre il lavoro in operazioni semplici ed elementari,
rilevare il tempo richiesto per fare queste operazioni cercando di diminuirlo il più
possibile, scegliere il procedimento più rapido, effettuare lo stesso studio per le
attrezzature)
- selezione e addestramento scientifico della manodopera
- collaborazione tra direzione e lavoratori (= direzione e lavoratori mantenendo
salde le loro diverse competenze e autorità, doveva cercare di cooperare e
lavorare assieme)
- ristrutturazione delle responsabilità tra direzione e lavoratori (= la direzione
deve programmare mentre i lavoratori eseguire, non ci può essere commistione
tra i due livelli. TU NON SEI QUI PER PENSARE MA PER FARE CIÒ CHE STA
SCRITTO NELLE REGOLE CHE CI SIAMO DATI).
Taylor dava molta importanza a tempi e metodi, in quanto era convinto che fosse
utile abbreviarli entrambi. Secondo lui bisognava:
- fare un campionamento delle attività
- scomporre il lavoro nelle sue componenti principali e misurazione dei tempi
- scelta delle modalità e degli strumenti più adatti per eseguirlo in modo
efficiente
I principi di Taylor nascono dal pensiero positivista che aveva una serie di principi
base:
- determinismo (= coinvolgimento che ogni fenomeno della realtà è una funzione
esprimibile in termini matematici)
- scomponibilità (= dividere ogni problema in parti fondamentali per arrivare ad un
processo che mi porta di volta in volta attraverso piccoli passa alla conclusione)
- sperimentazione = basata sul metodo empirico (=osservare e capire quali sono le
modalità più efficienti per svolgere un lavoro)
Oltre ad avere molti seguaci l’OSL ebbe anche diverse critiche tra cui:
- formula contingente = la teoria prese corpo in un contesto in cui si poneva il
problema di inserire velocemente nella fabbrica
manodopera immigrata dalle campagne.
- utopia tecnocratica = far sì che le persone interagiscano in modo ottimale con le
macchine.
- strumento di sfruttamento (critica marxista) = il lavoro concepito secondo
questi principi comporta alienazione.
- Direzione Amministrativa (Fayol) = è complementare al taylorismo, in quanto si occupa
di organizzare il lavoro direttivo e non operaio.
La funzione manageriale consiste nel:
- prevedere
- organizzare
- comandare
- coordinare
- controllare
I principi di direzione sono:
- divisione del lavoro = basata sulla specializzazione
- unità di comando = ogni persona deve uno e un
solo capo e deve esserci una determinata gerarchia.
- span of control = quanti dipendenti deve avere un
capo, ovvero la forma ottimale.
Enfasi sul metodo scientifico e sulla funzione del reparto manageriale.
- Burocrazia (Weber) = siamo abituati a dare un significato negativo a questa parola
perché noi è un luogo statale. È la modalità più efficiente per
organizzarsi in una società moderna sia in contesti economici sia
in contesti di pubblica utilità, basata su:
- regole e procedure standard (mansioni routinarie)
- compiti specializzati e ben definiti
- gerarchia dell’autorità (con poteri di supervisione e controllo)
- competenza tecnica (come criterio di assunzioni invece di
favoritismi)
- separazione tra posizione di lavoro e persona
- archivi per custodire la memoria
Applicare questi principi significa creare una azienda precisa,
rapida che costruisce cose standard, coesa con una autorità
precisa e una riduzione di contrasti ma soprattutto un potere dato
dalle regole e non dai soggetti.
Ci sono alcune ambiguità, in quanto c’è il rischio di un acquisto di
potere eccessivo spesso porta alla sottrazione dal controllo,
oppure è un sistema considerato disumano perché esclude i
sentimenti, perché le persone sono esecutori di un mansionario.
SISTEMA ORGANICO:
Le due teorie prendono in considerazione l’uomo, considerato un fattore di produzione,
una rotella di un ingranaggio. Teorizzano il primato degli aspetti informali su quelli formali.
Si devono creare organizzazioni più umani e dove si crea un ambiente di lavoro più
vivibile.
Ci sono due tesi:
- le human relations non sono altro che il superamento dell’organizzazione scientifica del
lavoro che non considerava nel modo giusto gli uomini.
- lubrificante dell’OSL, la considerazione degli uomini diventa importante quando la
tecnologa diventa molto rigida. Quando gli uomini ricschiano di sopportare con fatica la
durezza della fatica dei ritmi imposti e quindi il compito dell’organizzazione è dare ascolto
agli uomini, che se ascoltati agiscono in modo più produttivo (esperimento di Hawthorne).
- Neo Human Relations = possiamo distinguere due filoni all’interno di questa teoria:
- motivazionalisti = bisogna tener conto dei bisogni dell’uomo
che possono essere ordinati secondo una scala gerarchica
(piramide di Maslow). Secondo Herzberg invece esistono due
tipi di bisogni: di igiene (che se soddisfatti non danno origine a
una soddisfazione ma tolgono insoddisfazione) motivanti (che
se soddisfatti danno anche soddisfazione).
- sviluppo individuale e organizzativo = si occupa dei capi,
dell’autorità. Likert afferma che per cambiare l’organizzazione
bisogna cambiare i capi e ne fa una classifica: autoritari
sfruttatori, autoritari benevoli, consultivi e partecipativi, ed è
compito dell’organizzazione trasformare i primi negli ultimi.
Bisogna insegnare ai capi autoritari ad utilizzare la
partecipatività e il coinvolgimento. Per McGregor si parte da
due teorie: Teoria X (la maggior parte degli individui non ama il
lavoro, preferisce essere diretto, non vuole avere
responsabilità e di esercitare discrezionalità) e Y (individui
sanno assumersi le responsabilità, sono capaci di
autocontrollo del proprio operato se valorizzati e disponibilità
motivarsi e organizzarsi rispetto al lavoro o all’organizzazione
di pertinenza. McGregor individua azione e operazioni per
avere nell’organizzazione teorie Y.
Queste teorie però dicono nulla sulla tecnologia, operano come se non esistesse e come
se le persone non fossero condizionate da essere e soprattutto si concentrano sui ruoli
manageriale e non i semplici lavoratori.
Le teorie classiche seppur formulate circa cent’anni fa, si trovano ancora oggi nelle
aziende, nel modo di operare di molte organizzazioni. Le versioni ovviamente sono
aggiornate.
LEZIONE 3: TEORIE ORGANIZZATIVE CONTINGENCY
28 Settembre 2020
Sono teorie che riguardano il sistema aperto. Sono le teorie maggiormente utilizzate per
organizzare e analizzare molte organizzazioni. Le caratteristiche fondamentali si basano
su due presupposti:
- rottura con il presupposto delle teorie classiche per cui esiste un modo migliore per fare
organizzazione= l’organizzazione può efficace ed efficiente è quella che si integra meglio
con l’ambiente. La modalità classica con ci operare è l’adattamento.
- non esiste un modello universale di organizzazione
- l’organizzazione è un sistema aperto in continuo interscambio con l’ambiente esterno
Le ricerche del Tavistock Institute sulle condizioni di lavoro. Trist fa una ricerca su una
miniera di carbone e sulla nuova adozione di una tecnologia.
L’adozione di una nuova tecnologia in una miniera di carbone, che consentiva il taglio
meccanico su larghi fronti di gallerie sotterranee, aveva suggerito di passare da una
organizzazione basata su squadre autonome e professionalizzate ad una organizzazione
tayloristica. Con tale cambiamento ci si aspettava un forte aumento di produttività che però
non avvenne. Si verificarono forti tensioni, scioperi e un calo di produzione dovuti alla
perdita della professionalità degli operai. Questa nuova organizzazione prescindeva dalle
competenze tecniche acquisite fino a quel momento e quindi questi nuovi meccanismi
annullavano le competenze, tanto che i capi operai avevano le stesse competenze degli
operai semplici. I ricercatori quindi suggerirono di usare macchine più compatibili con e
professionalità possedute, una tecnologia che garantisse una pace sociale e riconoscesse
le aspettative e le esigenze dei lavoratori. Il risultato teorico ha dimostrato che esistono
due differenti ordini di variabili (tecniche -hard e sociali- soft) che concorrono in egual
misura a definire un sistema organizzativo. Tali variabili vanno conciliate tra loro (joint
optimization). Il sistema è aperto verso l’ambiente circostante e la leadership
dell’organizzazione funge da interfaccia con l’ambiente esterno. Non è vero che la
tecnologia impone un solo modello organizzativo.
L’organizzazione che disegnano non c’era più il modo migliore di operare ma il modello di
organizzazione che tende più degli altri all’equilibrio dell’ambiente interno e la coerenza
dell’ambiente esterno. No modello ottimale ma possibile e coerente.
Gli approcci sono diversi:
- rapporti tra organizzazione e tecnologia = sulla base di uno studio su 100 imprese nel
South Essex la Woodward desume che ci sono forme di organizzazione
più “adatte” in rapporto a:
- tecnologie di piccola serie (strumenti musicali, abbigliamento di lusso,
cantieri navali ecc.)
- tecnologie di grande serie (automobili, elettrodomestici ecc.)
- tecnologie di processo/produzione continua (
Guardare al tipo di tecnologia utilizzata, che può dar luogo ad
organizzazioni più o meno efficaci ed efficienti.
- rapporti tra organizzazione e dimensioni = Il modello di organizzazione è collegato alle
dimensioni di un’impresa. Quanto più grande è un’impresa, tanto
maggiori sono:
- la specializzazione dei compiti
- la standardizzazione delle procedure
- la formalizzazione delle comunicazioni interne
Le organizzazioni più grandi tendono ad essere più tayloriste e
quindi organiche rispetto a quelle più piccole.
- rapporti tra ambiente e struttura = l’efficacia dell’impresa è funzione delle combinazioni
fra configurazione dell’ambiente e configurazione
dell’organizzazione. Diverse parti dell’organizzazione
possono avere ambienti di riferimento (task-
environment) differenti. Esiste una correlazione diretta
fra grado di incertezza dell’ambiente e grado di
flessibilità delle strutture organizzative. Al crescere
dell’incertezza ambientale aumenta il bisogno di
differenziazione e l’integrazione (o coordinamento).
Studiano tre tipi di situazioni organizzative ovvero:
ricerca e sviluppo, commerciale e produzione (le loro
caratteristiche e l’ambiente che sta attorno).
- rapporti tra sistemi e ambiente = Burns e Stalker parlano di sistemi meccanici
(suddivisone rigida dei compiti, alta definizione dei
compiti, rigida gerarchia, molte regole, controllo da
parte del vertice, comunicazione verticale) e sistemi
organici (compiti adattati tramite il lavoro di gruppo,
scarsa definizione dei compiti, poca gerarchia, poche
regole, controllo diffuso “tra pari”, comunicazione
orizzontale – a due vie. Esiste però una relazione
diretta tra sistemi meccanici e ambiente rigido e sistemi
organici e ambiente flessibile.
- rapporti tra organizzazione e strategia = studia il processo di adeguamento organizzativo
collegato a strategie di crescita dell’impresa.
- strategie di espansione = corrispondo a
strutture funzionali centrate sull’efficienza
- strategie di differenziazione = corrispondono a
strutture divisionali centrate sull’efficacia
Le teorie contingency sono state molto criticate in quanto l’adattamento
dell’organizzazione all’ambiente non è rappresentata da una legge di corrispondenza
biunivoca tra tipo di ambiente e tipo di struttura. L’impresa può cambiare ambiente o
modificarlo (non solamente “subirlo”). Viene sottostimato il peso dei fattori culturali e
politici interni nel determinare la configurazione dell’organizzazione.
1.Quali sono gli elementi costitutivi del successo di McDonald? Modello organizzativo e
strategia di business.
Business idea (dipendenti, fornitori e franchising) scelta dei franchising e nell’investimento
sui dipendenti e sulla sua formazione. Il rapporto tra business idea e sistema
organizzativo = coerenza. Fattori caratterizzanti della business idea? Qualità del prodotto
(= controlli sulla materia prima e con i fornitori migliori), rapidità del servizio (= garantito il
servizio h24 e in un determinato tempo avrai il pasto. Anche perché inizialmente era
destinato alle persone che avevano poco tempo e vogliono mangiare velocemente),
rapporto qualità-prezzo, luogo pulito. C’è un’idea standardizzata del cliente, che diventa
una garanzia. È un ambiente competitivo, ma è leader stabile, in quanto all’inizio
mancavano i competitor. Una macchina organizzativa in grado di mantenere quella
business idea.
3. garantire un’altra qualità dei prodotti nonostante le nuove richieste degli acquirenti
tedeschi, mancanza di coordinazione tra i diversi settori.
4.
5.
Il punto di partenza è l’individuo che diventa più importante del sistema. Non è più un
individuo addomesticato che si adatta ma porta delle caratteristiche (driver) che vanno a
influenzare i risultati.
Teorie che si pongo in termini critici rispetto alle teorie contingency, che si pongo avanti e
criticano una serie di aspetti che secondo loro non sono validi. Uno degli attacchi principali
è posta alla definizione di ambiente e l’idea che le organizzazioni si devono adattare
all’ambiente che è la manovra fondamentale per costruire le organizzazioni.
Questi aspetti sono l’affermazione che l’adattamento dell’organizzazione all’ambiente non
è rappresentato da una legge di corrispondenza biunivoca, cioè secondo certi ambienti è
possibile un solo tipo di organizzazione, ma secondo loro in situazioni di permissività
ambientale forme organizzative più efficienti possono convivere con forme organizzative
meno efficienti.
Un'altra critica fatta alle teorie contingency fa riferimento al fatto che non esiste una sola
manovra, che è quella di adattarsi all’ambiente, ma esistono diverse altre possibilità, tra
cui la possibilità di cambiare o di modificare l’ambiente da questo punto di vista.
Un'altra teoria afferma che le organizzazioni seguono nella loro costruzione, nella loro vita
un percorso di selezione naturale, per cui tendono a adattarsi alle organizzazioni he più
vivono e hanno successo piuttosto che analizzare il proprio ambiente.
Un ulteriore teoria critica l’idea di Weick, ovvero l’ambiente non esiste, è qualcosa che
ognuno vede, è soggettivo. E quindi l’ambiente aziendale è quello visto attraverso le lenti
delle persone che osservano l’organizzazione.
STRUTTURE
Organigramma = è la rappresentazione grafica della struttura e ha finalità di
formalizzazione (chi fa che cosa) e comunicazione delle responsabilità.
Avere un unico punto dove tutti sanno co e è formalmente strutturata
l’azienda. Sono fatti da caselle collegati in linee orizzontali e verticali,
ogni casella è chiamata Posizione: è la singola “casella”
dell’organigramma e individua una responsabilità organizzativa formale
Il contenuto specifico di cosa fa una determinata posizione organizzativa
è dato dalle Mansioni: insieme di compiti/attività affidate a una
posizione organizzativa. È una sorta di elenco, il documento che
contiene le mansioni si chiama “job descrition” ed è un documento
importante.
All’interno di un organigramma abbiamo due diversi generi di caselle/posizioni:
- Le posizioni di Staff: unità organizzative investite di una responsabilità consultiva, di
servizio rispetto alla linea (“supportano lo sviluppo del business”),
ad esempio, legale, comunicazione, ecc. [COLLEGAMENTO
ORIZZONTALE IN ORGANIGRAMMA] sono degli esperti,
specializzati in specifiche aree, aree che di per se non fanno
business ma aiutano le posizioni di linea a fare business.
- Le posizioni di Linea: unità organizzative investite della responsabilità diretta di fare il
business, presidiando le “attività primarie”, ad esempio,
produzione, vendite, ecc. [COLLEGAMENTO VERTICALE IN
ORGANIGRAMMA], attività primarie che caratterizzano la
realizzazione concreta del business.
Sempre negli organigrammi noteremo che alcune volte troveremo delle linee continue e
altre volte delle linee tratteggiate. Quando siamo di fronte a una linea continua significa
che siano di fronte a un:
- Rapporto gerarchico: indica la dipendenza da una posizione gerarchica sovraordinata
(con facoltà formale di “premiare/punire”), rappresentata
graficamente da una linea continua. Indica il mio capo gerarchico
ovvero che ha una prerogativa formale di potermi premiare e
punire, mi può dire cosa fare
Altre volte invece la casella si trova collegata ad altre caselle dell’organigramma con una
linea tratteggiata e quindi parliamo di un:
- Rapporto funzionale: indica la dipendenza da una posizione di indirizzo metodologico
(con facoltà formale di “suggerire il modus operandi”),
rappresentata graficamente da una linea tratteggiata. Si tratta di
una relazione me no forte in cui la casella superiore ha una
responsabilità di indirizzo metodologico, il come fare le cose.
Una casella può avere nello stesso momento sia un capo gerarchico sia un capo
funzionale. Ad esempio, essere un servizio di risorse umane che opera all’interno di un
business unità attiva in Italia queste risorse umane avranno un capo gerarchico (capo
dell’area Italia che dirà cosa fare) quado questa casellina dovrà fare questo dovrà tenere
conto cha ha anche un collegamento funzionale tratteggiato con una funziona a livello
corporate che opera in tutto il mondo e questa funzione risorse umane centrale con la
quale vi è un collegamento funzionale indicherà come farlo.
Span of control: numero di posizioni dipendenti da una posizione gerarchicamente
superiore. Quando lo span of control è ridotto l’organizzazione tende a
verticalizzarsi perché ogni capo ha sotto poche persone quindi si
sviluppa un’organizzazione molto verticalizzata, dove è molto gerarchica
e il potere è tutto in alto e in basso si esegue quello che è richiesto,
quando invece lo span of contro è ampio e ogni capo ha tante posizioni
sotto di se l’organizzazione tende ad essere “flat”/piatta quindi una
piramide larga, con pochi livelli e schiacciata, l’organizzazione tenderà a
decentrare il potere decisionale, l’autonomia di agire verso il basso.
Differenza tra due organi che a volte vengono confusi:
Consiglio di Amministrazione: esprime la composizione proprietaria e affida la gestione
a un Amministratore Delegato (AD/CEO). Si siedono
coloro che detengono le quote di proprietà, definisce i
macro-indirizzi, e poi affidano a un amministratore
delegato la gestione dell’azienda. Un CEO siede in
consiglio di amministrazione e poi gestisce l’azienda
Comitato di Direzione: organo di gestione dell’organizzazione, composto dall’AD e dai
Direttori delle principali unità (funzioni/divisioni). È un organo
diverso, che si colloca dentro il nostro organigramma tipicamente
composto dal vertice organizzativo che è il CEO più i direttori
delle più importanti funzioni (il direttore della produzione, il
direttore della finanza, il direttore commerciale) queste figure
creano un comitato che si riunisce periodicamente per allineare la
gestione delle diverse parti dell’azienda tra di loro
La struttura organizzativa la possiamo definire come un processo di divisone e
ricomposizione orizzontale e verticale del lavoro. L’organizzazione quando nasce quando
il compito è troppo difficile per il singolo, c’è un momento in cui però anche il più
straordinario degli imprenditori si rende conto che la sua start up non può più gestirla da
solo e deve iniziare a dividere il lavoro, quindi affidare dei pezzi di responsabilità a qualcun
altro ed è in questo moment che nasce la struttura organizzativa il cui compito troppo
complesso per il singolo viene articolato in sotto compito che vengono affidati a nuove
posizioni che nascono nella struttura e ognuna gestisce un pezzo di questo compito
complesso. Quale è la migliore struttura organizzativa? Dipende, nel senso che noi
abbiamo varie strutture possibili, nessuna di queste è perfetta, ogni struttura ha dei punti di
forza e dei punti di debolezza. Quale è allora il compito di un progettista organizzativo?
Capire nella specifica situazione ambientale, di mercato, di business, tecnologica quel
delle opzioni strutturali è più adatta, ovvero quale struttura riesce nello specifico contesto a
esprimere più i suoi punto di forza e soffrire meno dei suoi punti di debolezza. Ci sono vari
tipi di strutture organizzative. Partiremo dai due modelli fondamentali che sono la struttura
funzionale e la struttura divisionale (o anche chiamata struttura per business unit). Sono
una il contrario dell’altra. Poi ci concentreremo sulla struttura matrice (incrocio delle due
sopra). Poi ci saranno le strutture per progetti che hanno una caratteristica peculiare
ovvero sono strutture temporanee ovvero strutture che nascono per rispondere a un
problema specifico (es il lancio di un prodotto) quando il risultato è raggiunto la struttura
scompare. Poi vedremo i modelli più nuovi come le strutture di tipo ibrido, di tipo
orizzontale e di tipo modulare.
STRUTTURA FUNZIONALE
È il modo più semplice di dividere il lavoro. Prevede una divisione del lavoro sulla base
delle specializzazioni funzionali (produzione commerciale, amministrazione, personale,
acquisti, ricerca e sviluppo). Per riconoscere che struttura è dobbiamo partire dalla
direzione generale e vedere cosa c’è subito sotto, in questo caso abbiamo delle funzioni
quindi la risposta è facile ovvero stiamo parlando di una struttura funzionale. Se avessi
invece delle divisioni avrei una divisionale, se le avessi entrambe avrei una struttura a
matrice.
Vantaggi/punti di forza:
- FAVORISCE IL RAGGIUNGIMENTO DI OBIETTIVI DI EFFICIENZA
- FAVORISCE LO SVILUPPO DELLA FORMAZIONE SPECIALISTICA = perché le
persone lavorando, facendo tutti sempre lo stesso mestiere si
specializzano e la specializzazione produce efficienza. Curva di
apprendimento ovvero continuando a ripetere un’attività diventiamo
sempre più bravi ed efficienti nel portarla a termine
- PERMETTE DI SFRUTTARE LE ECONOMIE DI SCALA
- FAVORISCE IL CONTROLLO CENTRALIZZATO
- ACCENTRA LE RESPONSABILITA’ DI PROFITTO = rapidità di decisone tutte
concentrate nella direzione generale perché se ci pensiamo
questo è l’unico luogo dove si ha una visione a 360° del business.
Quando le persone non sanno bene cosa fare rimandano il
problema ai livelli sopra di loro fino a che il problema arriva alla
direzione generale che accentrando il potere decisionale decide e
da ordini punitale a ciascuno rispetto al da farsi
- CONSENTE UNA GESTIONE RAPIDA DELLE ECCEZIONI OPERATIVE
Svantaggi/limiti:
- PROBLEMI DI COORDINAMENTO (conflittualità tra funzioni) = ci saranno problemi di
frammentazione, ogni funzione si concentra solo su suoi obiettivi,
vede il business solo nella sua prospettiva e fatica ad avere una
visione complessiva e quindi si genera frammentazione e difficoltà
di comunicazione e coordinamento trasversale tra le funzioni.
- RIGIDITÀ E LENTEZZA DI RISPOSTA AI CAMBIAMENTI ESTERNIà
- NON SI SVILUPPANO COMPETENZE MANAGERIALI
- RESISTENZA ALLA DIVERSIFICAZIONE PRODOTTI/MERCATI
- NON SI FAVORISCE L’INNOVAZIONE
- BUROCRATIZZAZIONE = nessuno non si assuma mai la responsabilità complessiva
che
è ciò che interessa ai clienti
In quali contesti questa struttura è adatta?
- RIDOTTA VARIETA’ DI PRODOTTI
- CICLO DI VITA DEL PRODOTTO LUNGO
- ELEVATA STABILITA’ AMBIENTALE = perché essendo una struttura che fa fatica ad
adattarsi ai cambiamenti provenienti dall’esterno sta bene in
contesto stabili e quindi non in mercati competitivi.
Quali possono essere alcune caratteristiche che danno stabilità al contesto? Quando
abbiamo una gamma di prodotti limitata, prodotti dal ciclo di vita lungo così io li definisco,
continuo a operare sempre sulle stesse routine s non sono costretto a cambiare:
- TASSO DI INNOVAZIONE BASSO
- ORIENTAMENTO ALL’EFFICIENZA = far gestire l’azienda in modo efficiente
- MERCATO MATURO = perché in un mercato maturo è chiaro che i margini di guadagno
sui nostri prodotti si abbassano, se i margini sono bassi mi serve
una struttura efficiente, senza sprechi, senza ridondanze
STRUTTURA DIVISIONALE
Divide il lavoro non sulla base delle funzioni ma sulla base di altri criteri così detti di output
cioè guarda fuori al mercato che possono essere le linee di prodotto, mercati serviti o le
aree geografiche, questi sono 3 modi diversi di strutturare le divisioni. Quindi posso avere
delle divisioni che posso chiamare anche business unit di prodotto, di mercato e di aree
geografiche.
Struttura divisionale per linea di prodotto: In questo caso siamo in una produzione
tessile, in cui una divisione si occupa di abbigliamento (vestiti finiti), un’altra divisione si
occupa dei tessuti, e un’altra divisione fa tessuti per il mondo dell’arredamento. Abbiamo
uno staff di finanza, di pianificazione e controllo, servizio legale, relazioni sindacali che
sono al servizio dell’organo superiore in questo caso della direzione generale. Il business
lo fanno la direzione generale e le tre divisioni. Quei 4 staff invece sono al servizio della
direzione generale come consulenti interni, aiutano a fare il business.
La struttura divisionale al suo interno poi è di fatto una classica piramide funzionale,
dobbiamo immaginare che per ciascuna divisione ha al suo interno tutte le funzioni
necessarie per operare in quel suo spicchio di mercato. Di fatto è una grande azienda fatta
di altre aziende più piccole. È come se avessimo una grande azienda ma al suo interno ha
altre 3 aziende (una che si occupa di abbigliamento, una che si occupa di tessuti, e una
che si occupa di arredamento) dove ogni divisione avendo al suo interno tutte le leve
funzionale che servono per competere è caratterizzata da forte autonomia e indipendenza,
le divisioni lavorano ciascuna per conto proprio, non hanno necessità di gestire particolari
interdipendenze. Questo ha anche un riscontro di tipi formale in quanto i direttori di
divisione di fatto sono dei piccoli general manager che firmano un conto economico e
rispondono dei risultati di business complessivi, cosa che i nostri direttori di funzioni di
funzioni non sono responsabili di business. Fare la professione di top manager in una
struttura divisionale è diverso che farla in una funzionale, in una divisionale infatti il ruolo
non è tanto di gestire operativamente il business ma di fare più un lavoro di visone futura.
Dall’altra parte il direttore generale di una struttura divisionale è un grande allenatore di
persone perché deve ogni giorno gestire questi cavalli di razza che corrono per portare a
casa i risultati e a volte si fanno anche le scarpe l’uno con l’altro, deve essere un bravo
coordinatore in modo che questi 3 che hanno di fatto delle loro aziende autonome alla fine
però remino tutti nella direzione complessiva della quale il direttore generale è
responsabile.
Struttura divisionale per area geografica: In questo caso abbiamo diviso per nord
America, Europa e Asia.
Struttura divisionale per i mercati: In questo caso ho 3 mercati diversi: o fornisco
determinati materiali a dei grossisti che poi li rivendono a dei dettaglianti o fornisco
direttamente a dei dettaglianti o posso avere ei trasformatori che prendono i materiali e ne
fano qualcosa d’altro. In base a cosa io decido di fare una struttura per prodotto, per
mercati o per area geografica? Devo capire quale di queste tre variabili è quella che mi
crea maggiore differenziazione, cioè io ho una diversità che è soprattutto nei prodotti, nelle
aree geografiche o nei mercati? E questo dipende dal business. Per fiat è ovvio che faccio
delle divisioni per prodotto. altre aziende hanno un prodotto omogeneo come Italcementi
di Bergamo e qui la divisione è nel territorio, perché non può sostenere i costi di produrre il
cemento a Bergamo e portarlo in Kazakistan, in Egitto è troppo costoso, deve radicarsi nei
territori con degli stabilimento che forniscono delle dite edili del posto, quindi ci sarà la
divisione per aree geografiche e Italcementi avrà la sua divisione in Egitto, in Kazakistan e
in Vietnam perché è il luogo l’elemento più differenziante invece il prodotto è lo stesso.
Invece per esempio il mercato della telefonia mobile, uno degli elementi con cui oggi
segmentano il mercato è in base al profilo del cliente (clienti consumer, business, giovani).
Vantaggi/punti di forza:
- EFFICACE COORDINAMENTO INTERFUNZIONALE
- FAVORISCE LA CRESCITA TRAMITE LA DIVERSIFICAZIONE
- LA RESPONSABILITA’ DI PROFITTO È DISTRIBUITA
- FAVORISCE LA FORMAZIONE DI QUADRI DIRETTIVI CON CAPACITÀ
MANAGERIALI
- CONSENTE ELASTICITA’ OPERATIVA E TEMPESTIVITA’ DI RISPOSTA AGLI
STIMOLI AMBIENTALI (efficacia)
Svantaggi/limiti:
- CON LO SVILUPPO DIMENSIONALE OGNI DIVISIONE TENDE A PRESENTARE I
PROBLEMI TIPICI DELLA STRUTTURA FUNZIONALE
- ELEVATO COSTO A CAUSA DI DUPLICAZIONI FUNZIONALI
- AUMENTANO I PROBLEMI DI COORDINAMENTO (tra divisioni)
- POSSIBILE INSORGENZA DI CONFLITTI TRA DIVISIONI (allocazione delle risorse,
utilizzo staff centrali)
- E’ NECESSARIO COORDINARE GLI OBIETTIVI DIVISIONALI CON QUELLI GLOBALI
In quali contesto questa struttura è adatta?
- ALTA ETEROGENEITA’ (prodotti, mercati, geografie, ecc.)
- CICLO DI VITA DEL PRODOTTO BREVE
- ELEVATA INSTABILITA’ AMBIENTALE (necessità di reattività e decentramento)
- ORIENTAMENTO ALL’EFFICACIA
- MERCATO IN SVILUPPO = perché ha troppi costi e non può andare bene in un mercato
maturo
STRUTTURA A MATRICE
Combina due criteri, prende i due criteri base funzionale e divisionale e li mette insieme.
Perché? La General-Elettric grande impresa si chiese perché dovevano per forza
scegliere tra l’essere efficienti con una struttura funzionale o efficaci con una struttura
divisionale. Se mettono insieme e i due criteri potrebbero essere al contempo efficaci ed
efficienti. Sulla carta è una cosa bellissima. Al vertice c’è sempre la direzione generale, ma
sotto alla direzione generale in verticale trovo subito le funzioni (amministrazione,
produzione e vendite), ma se seguo questa linea trovo anche delle divisioni di prodotto.
sotto al vertice ho entrambe le logiche. Se questa struttura funziona ho i vantaggi di
entrambe, ma il problema è che far funzionare questa struttura è estremamente
complicato. Se prendiamo una persona che si occupa di vendite per la linea di prodotto A
quello che subito c mostra una differenza rispetto alle due strutture viste prima è che
questa persona ha due linee di riporto vuol dire che questa persona ha 2 capi e questo è
una rivoluzione. È una rivoluzione perché si ha sempre avuto un solo capo perché se non
si sa cosa fare si chiede al capo che darà una risposta, la gerarchia univoca semplifica i
processi. Nella struttura a matrice il fatto di voler essere al contempo efficienti ed efficaci si
sacrifica questo principio, tutte queste persone hanno due capi (un capo funzionale e uno
di business). E quindi cosa accade? Accade che avendo 2 capi, questi 2 capi sono
orientati a criteri diversi e finiranno per darmi input contrastanti.
Vantaggi/punti di forza:
- RIUNISCE GLI EFFETTI DEL MODELLO FUNZIONALE E DI QUELLO DIVISIONALE
- EFFICACE COORDINAMENTO INTERFUNZIONALE
- ELEVATA TEMPESTIVITA’ DI RISPOSTA AGLI STIMOLI AMBIENTALI
- SVILUPPO DI CAPACITA’ MANAGERIALI
Svantaggi/limiti:
- DUPLICITA’ DELL’AUTORITA’
- DIFFICOLTA’ A GESTIRE LE PRIORITA’
- DIFFICOLTA’ PSICOLOGICHE PER L’AMBIGUITA’ DELLA STRUTTURA
- COSTI DI ADATTAMENTO CULTURALE DELLE PERSONE
- ELEVATO LIVELLO DI CONFLITTUALITA’
- DIFFICOLTA’ A STABILIRE LE RESPONSABILITA’
- NECESSITA’ DI INVESTIMENTO IN ABILITA’ NEGOZIALI
Non esiste una struttura migliore dell’altra ma ognuna ha degli svantaggi e vantaggi, e
ogni struttura è adatta a un contesto piuttosto che ad un altro.
Nela struttura funzionale si potrebbe fare una riunione settimanale in cui riunisco tutti i capi
delle varie funzioni contrastando così la verticalizzazione che è tipica di questa struttura.
Nella struttura divisionale potrebbe accadere che le divisioni entrino in conflitto per
usufruite del servizio offerto dallo staff centrale. Quindi si potrebbe stabilire delle regole
precise, un programma formalizzato con cui si richiede un servizio per esempio legale o di
finanza e in che modo si definiscono le priorità di accesso.
Se vado nella struttura a matrice so che uno dei più grandi problemi è che ciascuna delle
persone all’interno d questa struttura ha il problema della doppia autorità, del doppio capo,
quindi situazioni ambigue, non c’è chiarezza, si generano spesso conflitti e incertezze. Si
potrebbe contrastare questa ambiguità lavorando sui meccanismi di selezione e quindi
scegliendo delle persone per ricoprire queste posizioni che abbiamo certe caratteristiche
personali come capacità di sopportare situazioni incerte, oppure posso fare investimenti
importanti sulle abilità negoziali, sulla gestione di conflitti.
STRUTTURA ORIZZONTALE
L’idea della struttura orizzontale è quella di mettere al centro della propria logica il cliente,
potremmo dire che tutte le strutture viste finora ragionano sostanzialmente in chiave
verticale cioè pensano solo ad essere gerarchie verticali che in maniera ordinata svolgono
le loro attività. La struttura orizzontale cerca di rivoluzionare questo concetto e da dove
trae origine? Trae origine dall’azienda automobilista Toyota che si fonda su questa
struttura, e il punto di partenza quindi è il cliente, il sistema p un sistema così detto pull
(sistema che parte dal cliente, vede cosa vuole, vede quanta ne vuole e si organizza a
ritroso in modo da garantire il miglior flusso orizzontale possibile verso il cliente) e non
push (sistema che produce prodotti e li spinge con il marketing verso il mercato cercando
di convincere i clienti). Quindi l’idea di base delle strutture orizzontali è che mettono il
cliente al centro. Il cliente può essere un cliente esterno ma può essere anche un cliente
interno. Nella fotto sopra si vede il processo di sviluppo di nuovi prodotti e in questo caso il
cliente è il cliente è finale cioè noi abbiamo cercato di capire cosa vogliono i clienti e
abbiamo formato un processo dedicato (analisi di mercato, ricerca, pianificazione di
prodotto e testing) quindi questo è un cliente esterno. In altri casi però, come il secondo
processo di acquisto e logistici nella foto il cliente è interno ovvero il cliente può essere la
produzione (in questo caso quando dico analisi di mercato sto cercando di capire cosa
vuole il mio cliente interno, che cosa gli serve, quindi lo vado a comprare, organizzo il
flusso di materiali e poi lo distribuisco). Sotto la responsabilità del process owner (cioè il
titolare, il proprietario di un processo) finiscono attività che tipicamente sarebbero
distribuite suddivise tra varie funzioni aziendali invece in questo caso le integro sotto una
stessa responsabilità. Un altro aspetto è che spesso in queste strutture le responsabilità
sono affidate a dei team e non a dei singoli, in questo caso sia a livello di top
management, ma la logica di team la troviamo anche sulle singole fasi del processo (come
ad esempi il processo di testing è in mano ad un team). Quindi la struttura orizzontale
lavora con logiche d team, decentra molto verso il basso le responsabilità decisionali e ha
questa logica di integrazione orizzontale forte nelle mani del process owner.
Vantaggi/punti di forza:
- PROMUOVE LA FLESSIBILITA’ E LA VELOCITA’ DI REAZIONE AI CAMBIAMENTI NEI
BISOGNI DEI CLIENTI
- FOCALIZZA L’ATTENZIONE VERSO LA CREAZIONE DI VALORE PER IL CLIENTE
- OGNI DIPENDENTE HA UNA VISIONE PIU’ AMPIA DEGLI OBIETTIVI
ORGANIZZATIVI
- PROMUOVE IL LAVORO DI GRUPPO E LA COLLABORAZIONE
- MIGLIORA LA QUALITA’ DELLA VITA DEI DIPENDENTI OFFRENDO LORO
OPPORTUNITA’ PER UNA CONDIVISIONE DELLE RESPONSABILITA’, LA PRESA DI
DECISIONI, E PER FARSI CARICO DEI RISULTATI
Svantaggi/limiti:
- LA DETERMINAZIONE DEI PROCESSI CHIAVE È DIFFICILE E LUNGA
- RICHIEDE CAMBIAMENTI NELLA CULTURA, NELLA PROGETTAZIONE DELLE
MANSIONI, NELLA FILOSOFIA DI MANAGEMENT E NEI SISTEMI INFORMATIVI E DI
RICOMPENSA
- I MANAGER TRADIZIONALI POSSONO ESSERE RESTII AD ABBANDONARE
POTERE E AUTORITA’
- RICHIEDE UNA FORMAZIONE SIGNIFICATIVA DEI DIPENDENTI PER PERMETTERE
LORO DI LAVORARE IN MANIEREA EFFICACE IN AMBIENTI DI GRUPPO
ORIZZONTALI
- PUO’ LIMITARE LO SVILUPPO DI COMPETENZE APPROFONDITE
STRUTTURA A RETE (O MODULARE)
È una struttura molto diffusa nel nostro paese perché è tipica delle piccole imprese. Le
piccole imprese fanno fatica a competere con i grandi giganti verticalmente integrati
perché sono piccole, hanno poca massa critica, fanno fatica a ottenere economie di scala.
Allora rimediano costruendo delle reti, in questo esempio abbiamo la nostra azienda che di
fatto è questo hub centrale dove ci sono alcune attività, poi invece all’esterno in una logica
di outsourcing ho messo la produzione, la distribuzione, l’amministrazione e finanza e il
marketing che faccio fare a qualcun altro. Quindi la struttura a rete è una struttura che mi
consente di essere molto flessibile, di adattare la mia dimensione alle necessità del
mercato. Quindi imi tiene leggero su costi, mi dà flessibilità ma naturalmente mi fa perdere
il controllo perché i servizi che vediamo nei rettangoli azzurri li sto andando a comprare da
qualcuno che i può fare bene ma me li può anche fare male, è il rischio del buy e
dell’outsourcing.
Vantaggi/punti di forza:
- CONSENTE ANCHE ALLE ORGANIZZAZIONI DI PICCOLE DIMENSIONI DI OPERARE
SU SCALA GLOBALE E ATTINGERE A RISORSE INTERNAZIONALI
- CONFERISCE ALL’AZIENDA UN AMPIO RAGGIO D’AZIONE SENZA GRANDI
INVESTIMENTI IN IMPIANTI, MACCHINARI O STRUTTURE DI DISTRIBUZIONE
- CONSENTE ALL’ORGANIZZAZIONE DI ESSERE ALTAMENTE FLESSIBILE E DI
FORNIRE UNA RISPOSTA RAPIDA AI BISOGNI MUTEVOLI
- RIDUCE I COSTI AMMINISTRATIVI
Svantaggi/limiti:
- I MANAGER NON HANNO IL CONTROLLO SU MOLTE ATTIVITA’ E MOLTI
DIPENDENTI
- RICHIEDE UNA GRANDE QUANTITA’ DI TEMPO PER GESTIRE LE RELAZIONI E I
POTENZIALI CONFLITTI CON I PARTNER
- COMPORTA IL RISCHIO DI FALLIMENTO ORGANIZZATIVO SE UN PARTNER NON
EFFETTUA LE CONSEGNE O CESSA L’ATTIVITA’
- LA FEDELTA’ DEI DIPENDENTI E LA CULTURA AZIENDALE POSSONO ESSERE
DEBOLI PERCHE’ I DIPENDENTI HANNO LA SENSAZIONE DI POTER ESSERE
SOSTITUITI DA SERVIZI A CONTRATTO
STRUTTURA IBRIDA
È il modello che più spesso troveremo nelle organizzazioni di grandi dimensioni. L’idea
dell’ibrido è d’avere al contempo funzioni e prodotti, può sembrare come la struttura a
matrice ma in realtà non c’è nessun incrocio come si vede nella foto sopra. Nella matrice
le funzioni e i prodotti si incrociano qui invece ci sono delle strutture di prodotto (come
carburanti, lubrificanti prodotti finanziari), quindi io ho 3 divisioni all’interno delle quali ci
saranno determinate attività funzionali, ma alcune (finanza, tecnologia e risorse umane)
non sono presenti perché le ho tenute in alcune funzioni centrali, quindi non ho l’incrocio
ma ho alcune attività che rimangono dentro le divisioni ed altre sono centralizzate a livello
funzionale. Quale è l’idea sottostante alla struttura ibrida? L’idea è che io devo cercare di
contemperare l’essere efficace e l’essere efficiente, cioè attraverso le strutture di prodotto
che sono delle divisioni cerco di essere efficace, flessibile tenendo però alcune attività
accentrate cerco di guadagnare efficienza. La struttura ibrida in qualche modo idealmente
si mette a metà strada tra un modello funzionale e un modello divisionale. Se io ho scelto
di avere una struttura ibrida mi trovo al centro e se il mercato dovesse diventare più aspro,
più centrato sull’efficienza posso funzionalizzarmi, essendo a metà strada mi sposta
sempre di più verso la funzione, se al contrario io vedo che il mercato deve essere rapido,
che bisogna conquistare quota allora posso decidere di spostarmi verso una struttura
divisionale. In sintesi, la struttura ibrida è una struttura che sta a metà di un ideale pendolo
tra funzionale e divisionale e che proprio perché è già in mezzo può più rapidamente
adattarsi a una maggiore funzionalizzazione o una maggiore divisionalizzazione. Oggi è
molto diffusa perché le aziende devono velocemente adattarsi a quello che succede sul
mercato.
Con il caso di oggi ci si vuole concentrare sull’passaggio da una struttura divisionale a una
struttura funzionale. Si evidenzierà come la decisione di questo passaggio parta da
cambiamenti che avvengono nell’ambiente dell’organizzazione, e che, in forza di questi
cambiamenti, l’organizzazione debba dare una risposta diversa, che può passare solo da
una struttura di tipo funzionale. Sul come si passa da una struttura divisionale a una
funzionale si possono fare più di una ipotesi. In questo caso si analizzeranno due ipotesi:
- l’ipotesi avanzata dal direttore generale
- l’ipotesi avanzata dal direttore del personale
e si valuteranno vantaggi e svantaggi di ciascuna delle due ipotesi, e non solo riguardo la
capacità di rispondere alla necessità dell’ambiente, ma anche l’equilibrio interno e di
relazioni di potere.
1. Ricostruire le ragioni che in passato hanno portato Superconfort ad adottare una
struttura divisionale. Quali i vantaggi e gli svantaggi di una struttura di questo tipo?
2. Quali sono le ragioni che portano Superconfort a ritornare a una struttura funzionale?
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di una struttura di questo tipo?
Nel 1983 Superconfort per la prima volta non raggiunge un utile. Il mercato diventa più
flessibile, saturo e stabile e quindi il cliente diventa più sensibile al prezzo. Superconfort
deve ridurre i costi e diventare più efficiente. L’ organizzazione si trova davanti alla
necessità di passare da una struttura divisionale (una struttura per output, che guarda
all’esterno) ad una struttura funzionale (struttura per input, che guarda all’interno).
Struttura funzionale = tipo di struttura che prevede una divisione del lavoro sulla base delle
specializzazioni funzionali.
Le principali caratteristiche della struttura funzionale:
- favorisce il raggiungimento di obiettivi di efficienza
- favorisce un controllo centralizzato
- non favorisce l’innovazione e la diversificazione (ambiente stabili in cui il mercato è meno
dinamico, è adatta quando si producono pochi prodotti)
- particolarmente adatta per ambienti stabili
- personale ampiamente esperto
3. Si provi ad identificare le ragioni alla base delle diverse posizioni del Dr. Bui e del Dr.
Cori circa la posizione della logistica e confrontate le “buone” ragioni dell’uno e
dell’altro?
Rispetto alla necessità di passare da una struttura divisionale, una struttura più centrata
sull’efficacia e quindi il raggiungere i propri obiettivi, a una struttura più centrata
sull’efficienza, ovvero l’ammontare delle risorse per la produzione degli output. Deve
passare dal sapere dare prontamente una risposta agli stimoli del mercato a
un’organizzazione che costa di meno al suo interno.
Sotto un’unica direzione troviamo tutti gli stabilimenti per ogni tipo di prodotto che produce.
Cosa significa avere sotto un’unica direzione i 3 stabilimenti?
Avere meno costi, perché prima ogni divisione aveva il suo stabilimento in cui faceva i
prodotti e non comunicava con gli altri. Ora si può lavorare affinché un processo produttivi
se in comune con l processo produttivi di un altro prodotto possa essere maggiormente
sfruttato.
Cosa significa avere un unico ufficio di progettazione? Anche qui un contenimento dei
costi, perché se si produce una componente in comune con più produzioni non si deve
progettare due volte.
Al centro dell’organizzazione c’è la direzione logistica, cosa troviamo otto la direzione
logistica? Gli acquisti, che prima erano diversi per ogni divisione, vengono ridotti per
evitare una triplicazione. Ovviamente il personale è ridotto e quindi c’è una contrazione dei
costi. Lo stesso vale anche per la programmazione. Ma lo stesso vale soprattutto per la
programmazione, il magazzino e i depositi, prima li si trovava nelle direzioni commerciali
ora sono sotto la direzione logistica.
Cosa cambia quindi?
Un’unica direzione tecnica: tutta la produzione e la progettazione sotto un’unica funzione
PRIMA: ogni divisione produttiva aveva il suo stabilimento e una funzione di progettazione
Direzione logistica: gestione centralizzata degli aspetti di magazzino di tutti i prodotti:
acquisti, programmazione, assistenza tecnica e deposito.
PRIMA: acquisiti ed alla programmazione erano presenti in ogni divisione; assistenza
tecnica e deposito erano collocati nelle divisioni commerciali.
Gli stabilimenti sono sotto un’unica direzione, la progettazione è sotto un’unica direzione
così come gli acquisti. Cosa significa in termini di costi? Una minimizzazione di costi
cercando di mantenere un equilibrio maggiore in azienda. Nel mercato? Mantiene i
depositi periferici, ovvero quello che è il tratto distintivo di Superconfort. I costi sono
contenuti ma non tanto quanto la proposta di Bui. Quest’organizzazione costa un po’ di più
ma mantiene un tratto fondamentale per questa azienda ovvero la flessibilità.
La proposta che lui fa è quindi:
- acquisti, produzione e progettazione sono la direzione tecnica = recupero EFFICIENZA
- magazzino centrale e gli acquisti sotto la direzione tecnica FLESSIBILITÀ
- maGazzini periferici e assistenza tecnica sotto le direzioni commerciali
Conseguenze della proposta di Cori:
- mantiene il tratto distintivo della flessibilità
- mantiene una certa autonomia e flessibilità della direzione commerciale
- attenzione al sistema sociale (efficienza senza rompere gli equilibri)
- non sarà necessaria una figura esterna = ristrutturazione con persone già presenti
ATTENZIONE AL SISTEMA…PIÙ LENTO RECUPERO DI EFFICIENZA.
Coordinamento di primo livello = è quello basato sul tema delle regole, di come dire alle
persone come e cosa devono fare. Non è
particolarmente profondo, le persone si coordinano
semplicemente perché devono rispettare le
organizzazioni su cosa e come farlo. Non appena la
regola e la procedura non sono presenti, queste persone
faticheranno a rimanere coordinate perché non sapranno
come muoversi o come affrontare una situazione non
normata. Management molto direttivo.
Coordinamento di secondo livello = basato sugli obiettivi, non si dice come fare le cose,
ma l’obiettivo in modo che le persone siano libere sul
come arrivarci. Management più partecipativo.
Coordinamento di terzo livello = tipico delle aziende a cultura forte, si controlla
condizionando le premesse cognitive e valoriali, ovvero si
introietta nella testa delle persone dei modi di vedere e
pensare il mondo che le porteranno ad agire in un certo
modo.
La scala dei meccanismi di collegamento e coordinamento orizzontale
- quale situazione trova Prentice al momento della sua nomina nel 1966? Quale strategia
ha in mente?
Attualmente c’è un atto una rivoluzione dell’ambiente del lavoro dovute alle tecnologie
digitali (digital trasformation), si modificano tutte le attività dell’azienda (come produciamo,
come comunichiamo, come vendiamo…) ma cambia anche l’organizzazione del lavoro.
Parliamo da una parte di industria 4.0 e dall’altro di smartworking.
Con il termine 4.0: si intende = “Un insieme di nuove tecnologie, nuovi fattori produttivi e
nuova organizzazione del lavoro che stanno modificando
profondamente il modo di produrre e le relazioni tra gli ù
attori economici compresi i consumatori”
La vera sfida della “quarta” rivoluzione industriale è investire a monte e a valle in attività
“brain-intensive”
Come IOT, big data, adative manufacturing, realtà aumentata, robot di nuova generazione,
artificial intelligence. ci sono diverse tecnologie abilitanti:
- INTERNET OF THINGS (IOT) = dispositivi tecnologici incorporabili in oggetti fisici che
assicurano l'interfaccia tra mondo fisico e digitale e
consentono di comunicare via internet con altri oggetti.
- BIG DATA = insieme di tecnologie che consente di raccogliere ed elaborare la gran
massa di informazioni che transitano su internet in modo veloce, efficiente,
integrato.
- ADDITIVE MANUGACTURING = produzione per aggiunta di materiale attraverso le
stampanti 3D non per sottrazione.
- REALTÀ AUMENTATA = dispositivi indossabili che incrementano quantità. Qualità e
tempestività dell’informazione a disposizione in ambienti reali.
- ROBOT DI NUOVA GENERAZIONE = lavorano al fianco degli uomini senza barriere,
svolgendo compiti complessi (pick, pack and
ship)
- ARTIFICIAL INTELLIGENCE = Hardware e software capaci di “agire” autonomamente,
risolvendo problemi sulla base di algoritmi e in grado di
apprendere
Con il termine smartworking invece si intende = Una modalità di lavoro innovativa basata
su un forte elemento di flessibilità virgola in particolare di
orari e di sede, la cui finalità è incentivare accompagnare un
profondo cambiamento culturale nella concezione del lavoro:
il passaggio dal lavoro a “timbratura del cartellino” al lavoro
“per obiettivi entro scadenze precise”, dove al lavoratore è
lasciata libertà ampia di auto-organizzarsi.
Introdurre flessibilità negli orari e sede di lavoro.
Svincolato da una postazione fissa di lavoro, lo smart worker sceglie da dove lavorare,
quando farlo e con quali strumenti (BYOD – bring your on device). In questo senso, la
tecnologia è uno strumento necessario, al quale si devono affiancare ulteriori requisiti:
- Le regole su cui si basa l’organizzazione aziendale (per esempio quelle relative all’uso
del badge, alla presenza fisica durante le riunioni, all’assegnazione di postazioni
predefinite)
- Gli stili di leadership dei vertici aziendali
- La cultura organizzativa basata su fiducia, collaborazione, condivisione, obiettivi comuni
e socializzazione.
VANTAGGI:
- meno inquinamento
- work & life balance
- maggiore efficienza
SFIDE:
- sicurezza informatica
- rischio isolamento e burnout (diritto alla disconnessione)
- perdite di capacità innovativa
Nei prossimi anni, tutte le organizzazioni dovranno fare i conti con alcune sfide legate alla
sostenibilità sociale ed ambientale delle loro attività:
- cambiamento climatico
- transazione energetica equa
- ridistribuzione della ricchezza
- economia circolare
- nuova mobilità
CULTURA ORGANIZZATIVA:
I principi di fondo che un gruppo ha inventato, scoperto o sviluppato, mentre imparava ad
affrontare i problemi di adattamento alle condizioni ambientali esterne e di integrazione
interna, che hanno funzionato abbastanza bene da essere considerati validi e che perciò
vengono insegnati ai nuovi membri come il giusto modo di percepire, pensare e sentire in
relazioni a tali problemi.
Apple nasce nella metà degli anni 70 con due ragazzi e un garage, che però riescono a
costruire una delle imprese più importanti al mondo.
Hanno fatto ciò che l’intuito li ha portati a fare, e questi principi si sono tramandanti ha chi
ha iniziato a lavorare con loro, sono stati trasmessi e sono serviti come mezzi di
integrazione interna.
Esperienza collettiva = quella che hanno fatto i fondatori dell’azienda
Esercitazione della competenza distintiva
Coesione ed efficienza organizzativa
Stabilizzazione dei valori e del campo simbolico
Idealizzazione
Come si può vedere la cultura? Ci si può muovere su tre livelli:
Artefatti= insieme degli oggetti, le strutture fisiche, i colori che vediamo e gli ambienti, essi
condizionano il modo di vedere il mondo ed esprimono la cultura.
Ingredienti per la formazione di una cultura:
- le esperienze di successo
- la presenza di leader carismatici che producono “sense-making” e lo
tramandano attraverso lo story-telling (funzione sciamanica)
- l’emergere di una metafora di base (root metaphor) che dà ordine al mondo e
riduce le dissonanze cognitive
I rischi:
- scarsa flessibilità/rigidità (resistenza al cambiamento)
- senso di tradimento in caso di modifiche al sistema o a suoi elementi.
(demotivazione, perdita di identità)
- blocco ai processi di pensiero (innovazione)
Potere = è una delle possibilità di gestire, ridurre o risolvere il conflitto, quando l’accordo
razionale non è utilizzato. È la capacità di una persona o di un’unità
organizzativa di influenzare altre persone o unità organizzative per conseguire i
propri obiettivi inducendole a fare qualcosa che altrimenti non avrebbero fatto.
POTERE = capacità di una persona di influenzare altre persone per conseguire i
risultati desiderati autorità non fa riferimento alla posizione
organizzativa
AUTORITÀ= fluisce lungo la gerarchia verticale, è accettata dai subordinati ed è
conferita a posizioni organizzative
Le diverse fonti di potere organizzativo sono:
- posizione formale
- risorse assegnate (persone, finanziarie, ecc…)
- controllo delle informazioni
- know-how, competenze
- autorevolezza, leadership
- stima di relazioni/connessioni (network)
Politica = è l’attivo utilizzo del potere per ottenere i risultati desiderati, è l’attività attraverso
cui viene esercitato il potere per influenzare gli altri e ottenere il risultato in
condizioni di conflitto o incertezza.
Tattiche per aumentare la base di potere: - occuparsi di aree ad alta incertezza
- creare dipendenza
- fornire risorse
- soddisfare contingenze strategiche
tattiche politiche per l’utilizzo del potere: - creare coalizioni
- espandere il network e costruire alleanze
- assegnare persone fedeli a posizioni chiave
- aumentare le competenze e la credibilità
tattiche per aumentare la collaborazione: - creare dei meccanismi di integrazione
- usare il confronto e la negoziazione
- attuare la rotazione dei membri
- porre obiettivi comuni
Gli individui e i gruppi utilizzeranno il proprio POTERE e l’attività POLITICA per gestire le
differenze e gli inevitabili conflitti.
LEADERSHIP:
Perché ci si occupa di leadership? Perché è un fenomeno che ha da sempre
accompagnato la vita delle organizzazioni. La leadership «emerge» nella vita dei gruppi.
Dietro un risultato di successo di una organizzazione c’è il contributo di un esercizio di
leadership.
Ci sono 4 funzioni della leadership:
- cognitiva = riguarda la rappresentazione di quello che accade. Il leader definisce le
relazioni tra i fatti, costruisce ordine e priorità, collega in modo logico la
catena mezzi fini, fornisce griglie di interpretazione della realtà, semplifica,
modifica e sviluppa gli schemi esistenti. Spiegare i rapporti causa-effetto,
chiarire gli obiettivi, le strategie e le modalità organizzative. Interpretare lo
schema competitivo e indicare lo sviluppo futuro dell’organizzazione.
- affettiva = sostiene, rincuora, riconosce il valore delle persone, consente uno spazio di
elaborazione della identità personale e collettiva nel lavoro, legittima la
dimensione emotive. Dare sostegno emotivo. Rassicurare, contenere le ansie
e le paure. Spingere all’azione, motivare. Creare un clima accogliente.
- politica= il leader assicura il controllo e la stabilità della organizzazione, gestisce i
conflitti, assicura il consenso rispetto alle strategie, incide sulle premesse
decisionali dei membri dell’organizzazione. Suscitare consenso e convergenza
verso gli obiettivi. Superare i conflitti e le resistenze interne. Eliminare
incertezze e ambiguità. Orientare i comportamenti delle persone.
- culturale-simbolica = la capacità di attribuire significati alle situazioni e ai fatti, di
comunicare questi significati in modo efficace, di definire la realtà e
legittimare tale definizione, di favorire interpretazioni comuni e
condivise. Esprimere ciò che gli altri sentono ma non sono in grado
di formulare. Inquadrare le esperienze in schemi comprensibili.
Costruire appartenenza attraverso simboli e riti. Dare un senso alle
cose e tradurlo in un linguaggio significativo per la gran parte delle
persone.
Reclutamento e selezione = porta d’ingresso del ciclo di gestione delle risorse umane.
È il momento inziale del ciclo RU, l’attività che permette alle
persone di attraversare il perimetro tra ambiente e
organizzazione.
Finalità = garantire l’acquisizione di nuove risorse per
incrementare, sostituire o rinnovare l’organico
aziendale mediante fase e attività specifiche.
Quanto è adeguato il sistema di reclutamento in relazione a ciò che ci serve oggi ma
soprattutto domani, ovvero se si sta facendo una selezione di persone adatte a quello che
sta succedendo oggi e quanto sia in grado di allungare lo sguardo e immaginare cosa
potrà succedere tra qualche tempo e quindi scegliere una persona capace di cambiare e
adattarsi.
Processo di reclutamento e selezione:
Formazione
Cos’è la formazione nelle organizzazioni?
Insieme di attività pianificate per facilitare l’apprendimento della conoscenza (sapere = è la
conoscenza teorica, il quadro di riferimento generale), delle capacità professionali ( saper
fare = sono le competenze tecniche e professionali specifiche del ruolo o funzione). E de
comportamenti (saper essere = sono le competenze trasversali, relazionali ed emotive),
utili alle persone per svolgere il proprio ruolo professionale.
Quali caratteristiche hanno gli altri potenziali? Capacità cognitive, competenze sociali,
efficacia gestionale, motivazione, energia
ma la definizione non è univoca
Chi sono gli altri potenziali: Tre categorie = NEOLAUREATI IN INGRESSO
GIOVANI CON 3-5 ANNI DI ESPERIENZA
MANAGER MIDDLE (QUADRI) o SENIOR
CON POSSIBLITA’ DI CRESCITA IN
POSIZIONI DI DIREZIONE
…stimolati dal cambiamento continuo
…attratti da esperienze in settori/funzioni diverse
…alla ricerca di apprendimenti
La carriera per le risorse “ad alto potenziale” può essere:
- percorsi di crescita accelerati
- forte utilizzo della leva formativa
- esposizione internazionale
- frequenza e varietà degli stimoli professionali