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6 Residui
6 Residui
Luigi Greco
Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie
dell’Informazione
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Residui
Calcolo del residuo nei poli
Applicazioni alla decomposizione in fratti semplici
Esempio
Tenendo presente lo sviluppo di Laurent della funzione
1
f (z) = = −(z − 1)−1
1−z
intorno a z0 = 1, vediamo subito che il residuo è Rf [1] = −1.
Esempio
Tenendo presente lo sviluppo di Laurent della funzione
1
f (z) = = −(z − 1)−1
1−z
intorno a z0 = 1, vediamo subito che il residuo è Rf [1] = −1.
La funzione
g (z) = z −2
ha residuo nullo in z0 = 0, ma non è olomorfa in tale punto, che è
un polo doppio:
f olomorfa anche in z0 ⇐
6 R[z0 ] = 0 .
Posto
1 1
g (z) = −f ,
z z2
risulta Rf [∞] = Rg [0].
Luigi Greco: Metodi 20/21 8/80
Residui
+F D −Γ1
z1 −Γ2
δ z2
D0 δ
z1
z2
zn
z1
D
z2
zn
Esempio
Verifichiamo la tesi del II teorema dei residui nel caso della funzione
1 1 1
= − , (7)
z2 − 3z + 2 z −2 z −1
che ha poli semplici nei punti 1 e 2 ed è olomorfa all’∞.
Esempio
Verifichiamo la tesi del II teorema dei residui nel caso della funzione
1 1 1
= − , (7)
z2 − 3z + 2 z −2 z −1
che ha poli semplici nei punti 1 e 2 ed è olomorfa all’∞.
Osservazione
L’enunciato del I teorema dei residui estende quello del teorema di
Cauchy, che riguarda il caso in cui non ci siano singolarità.
Osservazione
L’enunciato del I teorema dei residui estende quello del teorema di
Cauchy, che riguarda il caso in cui non ci siano singolarità.
Osservazione
L’enunciato del I teorema dei residui estende quello del teorema di
Cauchy, che riguarda il caso in cui non ci siano singolarità.
È possibile dare metodi elementari per il calcolo del residuo nei poli.
È possibile dare metodi elementari per il calcolo del residuo nei poli.
Ne ricaviamo
lim (z − z0 ) f (z) = lim c−1 + (z − z0 ) O(z) = c−1 + 0 = c−1 .
z→z0 z→z0
Ne ricaviamo
lim (z − z0 ) f (z) = lim c−1 + (z − z0 ) O(z) = c−1 + 0 = c−1 .
z→z0 z→z0
A(z)
f (z) = . (9)
B(z)
A(z)
f (z) = . (9)
B(z)
A(z0 )
Rf [z0 ] = . (10)
B 0 (z0 )
Esempio
Per calcolare il residuo della funzione
ez
sin z
in 0, possiamo usare (10):
e z
R[0] = = 1.
cos z z=0
Esempio
Nell’applicare (10) la scelta delle funzioni A e B non sempre è
unica.
Esempio
Nell’applicare (10) la scelta delle funzioni A e B non sempre è
unica.
z2 + z + 2
.
cos z (z 2 − z)
Esempio (continuazione)
Una scelta naturale è
Esempio (continuazione)
Una scelta naturale è
A(z) z2 + z + 2
= .
B 0 (z) − sin z (z 2 − z) + cos z (2 z − 1)
Esempio (continuazione)
La scelta
z2 + z + 2
A(z) = e B(z) = z 2 − z
cos z
porta una leggera semplificazione nel calcolo della derivata:
Esempio (continuazione)
La scelta
z2 + z + 2
A(z) = e B(z) = z 2 − z
cos z
porta una leggera semplificazione nel calcolo della derivata:
A(z) z2 + z + 2 1
0
= · .
B (z) cos z 2z − 1
Esempio (continuazione)
La scelta
z2 + z + 2
A(z) = e B(z) = z 2 − z
cos z
porta una leggera semplificazione nel calcolo della derivata:
A(z) z2 + z + 2 1
0
= · .
B (z) cos z 2z − 1
Esempio
Per calcolare hπ i
R ; tan z
2
Esempio
Per calcolare hπ i
R ; tan z
2
π
possiamo usare (10), poiché 2 è zero semplice di cos z.
Esempio
Per calcolare hπ i
R ; tan z
2
π
possiamo usare (10), poiché 2 è zero semplice di cos z.
Dunque
hπ i sin z
R ; tan z = = −1 .
2 − sin z z= π
2
Esempio
Per calcolare
ez − 1
R 0;
1 − cos z
Esempio
Per calcolare
ez − 1
R 0;
1 − cos z
non possiamo usare (10), poiché 0 è zero doppio di 1 − cos z.
Esempio
Per calcolare
ez − 1
R 0;
1 − cos z
non possiamo usare (10), poiché 0 è zero doppio di 1 − cos z.
ez − 1 ez − 1 z2
R[0] = lim z = lim = 2.
z→0 1 − cos z z→0 z 1 − cos z
nei punti 0, 1, 3:
nei punti 0, 1, 3:
1 1
R[0] = 2 = ;
(z − 4 z + 3) cos z z=0 3
nei punti 0, 1, 3:
1 1
R[0] = 2 = ;
(z − 4 z + 3) cos z z=0 3
1 1
R[1] = = ;
(2z − 4) sin z z=1 −2 sin 1
nei punti 0, 1, 3:
1 1
R[0] = 2 = ;
(z − 4 z + 3) cos z z=0 3
1 1
R[1] = = ;
(2z − 4) sin z z=1 −2 sin 1
1 1
R[3] = = .
(2z − 4) sin z z=3 2 sin 3
Luigi Greco: Metodi 20/21 28/80
Calcolo del residuo nei poli
A(N−1) (z0 )
Rf [z0 ] = N . (11)
B (N) (z0 )
A(N−1) (z0 )
Rf [z0 ] = N . (11)
B (N) (z0 )
(z − z0 ) f (z) =
Esempio
Calcoliamo nuovamente
ez − 1
R 0;
1 − cos z
Esempio
Calcoliamo nuovamente
ez − 1
R 0;
1 − cos z
D( e z − 1) e z
R[0] = 2 2 =2 = 2.
D (1 − cos z) z=0 cos z z=0
Esempio
La funzione
sin z
f (z) =
1 − cos z
ha in z0 = 0 un polo semplice, essendo tale punto zero semplice
del numeratore e zero doppio del denominatore.
Esempio
La funzione
sin z
f (z) =
1 − cos z
ha in z0 = 0 un polo semplice, essendo tale punto zero semplice
del numeratore e zero doppio del denominatore.
Esempio
Generalizziamo l’esempio precedente.
Esempio
Generalizziamo l’esempio precedente.
Esempio
Generalizziamo l’esempio precedente.
Rf 0 /f [z0 ] = N .
Esempio (continuazione)
Mediante la (8) troviamo facilmente che, se z0 è polo di ordine N
di f , risulta
Rf 0 /f [z0 ] = −N .
Esempio (continuazione)
Mediante la (8) troviamo facilmente che, se z0 è polo di ordine N
di f , risulta
Rf 0 /f [z0 ] = −N .
Esempio (continuazione)
Mediante la (8) troviamo facilmente che, se z0 è polo di ordine N
di f , risulta
Rf 0 /f [z0 ] = −N .
e quindi abbiamo
+∞
X
N
(z − z0 ) f (z) = cn (z − z0 )N+n .
n=−N
In tale sviluppo
c−1 = Rf [z0 ]
è il coefficiente della potenza (z − z0 )N−1 . Pertanto
In tale sviluppo
c−1 = Rf [z0 ]
è il coefficiente della potenza (z − z0 )N−1 . Pertanto
Esempio
La funzione
1
f (z) =
z 2 (1− z)
ha in z0 = 0 un polo doppio; calcoliamo il residuo.
Esempio
La funzione
1
f (z) =
z 2 (1− z)
ha in z0 = 0 un polo doppio; calcoliamo il residuo.
Esempio (continuazione)
Il residuo può essere calcolato anche in applicazione del II teorema
dei residui, osservando che l’unica altra singolarità di f è il polo
semplice 1 e con la formula (8) abbiamo
R[1] = −1 .
Esempio (continuazione)
Il residuo può essere calcolato anche in applicazione del II teorema
dei residui, osservando che l’unica altra singolarità di f è il polo
semplice 1 e con la formula (8) abbiamo
R[1] = −1 .
Inoltre, poiché
lim z f (z) = 0 ,
z→∞
Esempio (continuazione)
Il residuo può essere calcolato anche in applicazione del II teorema
dei residui, osservando che l’unica altra singolarità di f è il polo
semplice 1 e con la formula (8) abbiamo
R[1] = −1 .
Inoltre, poiché
lim z f (z) = 0 ,
z→∞
Pertanto ricaviamo
R[0] = −R[1] = 1 .
Esempio (continuazione)
Volendo evitare il ricorso alla formula (12), possiamo usare la
linearità.
Esempio (continuazione)
Volendo evitare il ricorso alla formula (12), possiamo usare la
linearità.
Esempio
Consideriamo la funzione razionale
z 4 + 2z 2 + 1
f (z) = .
z 2 (z 2 + 4z + 1)
Esempio
Consideriamo la funzione razionale
z 4 + 2z 2 + 1
f (z) = .
z 2 (z 2 + 4z + 1)
√
Essa ha un polo doppio in 0, poli semplici nei punti −2 ∓ 3; il
punto ∞ è di olomorfia, in quanto f converge, e
Esempio
Consideriamo la funzione razionale
z 4 + 2z 2 + 1
f (z) = .
z 2 (z 2 + 4z + 1)
√
Essa ha un polo doppio in 0, poli semplici nei punti −2 ∓ 3; il
punto ∞ è di olomorfia, in quanto f converge, e
Esempio (continuazione)
√
calcolo effettivo, vale la pena notare che −2 − 3 e
Per il √
−2 + 3 sono reciproci, quindi
√ z 2 + 2 + z −2
R[−2 ∓ 3] =
2z + 4 z=−2∓√3
√ √
(−2 ∓ 3)2 + 2 + (−2 ± 3)2
= √
∓2 3
Esempio (continuazione)
√
calcolo effettivo, vale la pena notare che −2 − 3 e
Per il √
−2 + 3 sono reciproci, quindi
√ z 2 + 2 + z −2
R[−2 ∓ 3] =
2z + 4 z=−2∓√3
√ √
(−2 ∓ 3)2 + 2 + (−2 ± 3)2
= √
∓2 3
e dunque
√ 8
R[−2 ∓ 3] = ∓ √ .
3
Esempio (continuazione)
In 0 usiamo (12):
d z 4 + 2z 2 + 1
R[0] = = −4 .
dz z 2 + 4z + 1 z=0
Esempio (continuazione)
In 0 usiamo (12):
d z 4 + 2z 2 + 1
R[0] = = −4 .
dz z 2 + 4z + 1 z=0
Esempio (continuazione)
In 0 usiamo (12):
d z 4 + 2z 2 + 1
R[0] = = −4 .
dz z 2 + 4z + 1 z=0
Esempio (continuazione)
Pertanto il residuo di f coincide con quello della funzione
z −2
h(z) = = f (z) − g (z) :
z 2 + 4z + 1
d 1
R[0; f ] = R[0; h] = 2
= −4 .
dz z + 4z + 1 z=0
Esempio (continuazione)
Per calcolare il residuo in ∞ usiamo il lemma 1:
R[∞; f ] = lim z [1 − f (z)]
z→∞
z 2 (z 2 + 4z + 1) − (z 4 + 2z 2 + 1)
= lim = 4.
z→∞ z (z 2 + 4z + 1)
Esempio (continuazione)
Per calcolare il residuo in ∞ usiamo il lemma 1:
R[∞; f ] = lim z [1 − f (z)]
z→∞
z 2 (z 2 + 4z + 1) − (z 4 + 2z 2 + 1)
= lim = 4.
z→∞ z (z 2 + 4z + 1)
Esempio
Calcoliamo il residuo della funzione
ez
f (z) =
1 − cos z
nel polo doppio z0 = 0.
Esempio (continuazione)
In base alla (12), abbiamo
z2 e z
R[0] = lim D
z→0 1 − cos z
(2z e z + z 2 e z )(1 − cos z) − z 2 e z sin z
= lim
z→0 (1 − cos z)2
Esempio (continuazione)
L’ultimo limite vale 0, in quanto in quanto (esiste finito e) la
funzione è dispari.
Esempio (continuazione)
L’ultimo limite vale 0, in quanto in quanto (esiste finito e) la
funzione è dispari.
Dunque
R[0] = 2 .
Esempio (continuazione)
L’ultimo limite vale 0, in quanto in quanto (esiste finito e) la
funzione è dispari.
Dunque
R[0] = 2 .
Conviene in effetti più semplicemente scrivere
z2 e z z2 z2
D = ez + ez D
1 − cos z 1 − cos z 1 − cos z
z 2
e notare che l’ultimo termine D 1−cos z è funzione dispari, in quanto
derivata di una funzione pari, quindi (il limite) in 0 si annulla.
Esempio (continuazione)
Ricordando lo sviluppo di Mac Laurin di e z , scriviamo
z2 3
ez 1+z 2 + z3! + · · ·
= +
1 − cos z 1 − cos z 1 − cos z
e l’ultimo termine è olomorfo in 0, poiché 0 è zero doppio del
numeratore.
Esempio (continuazione)
Ricordando lo sviluppo di Mac Laurin di e z , scriviamo
z2 3
ez 1+z 2 + z3! + · · ·
= +
1 − cos z 1 − cos z 1 − cos z
e l’ultimo termine è olomorfo in 0, poiché 0 è zero doppio del
numeratore. Pertanto
ez
1+z
R 0; = R 0;
1 − cos z 1 − cos z
1 z
= R 0; + R 0;
1 − cos z 1 − cos z
Esempio (continuazione)
Nell’ultimo membro,
1
R 0; = c−1 = 0 ,
1 − cos z
Esempio (continuazione)
Nell’ultimo membro,
1
R 0; = c−1 = 0 ,
1 − cos z
z2
z
R 0; = lim = 2.
1 − cos z z→0 1 − cos z
Esempio (continuazione)
Come ulteriore possibilità per il calcolo del residuo, osserviamo che
1 2
− 2
1 − cos z z
ha in 0 una singolarità eliminabile.
Esempio (continuazione)
Come ulteriore possibilità per il calcolo del residuo, osserviamo che
1 2
− 2
1 − cos z z
ha in 0 una singolarità eliminabile. Infatti
z2
1 2 − 1 + cos z
− 2 = 22
1 − cos z z z
(1 − cos z)
2
Esempio (continuazione)
Come ulteriore possibilità per il calcolo del residuo, osserviamo che
1 2
− 2
1 − cos z z
ha in 0 una singolarità eliminabile. Infatti
z2
1 2 − 1 + cos z
− 2 = 22
1 − cos z z z
(1 − cos z)
2
e ricordando lo sviluppo di Mac Laurin di cos z vediamo che
numeratore e denominatore hanno entrambi in 0 uno zero di ordine
4.
Luigi Greco: Metodi 20/21 50/80
Calcolo del residuo nei poli
Esempio (continuazione)
Ne segue
ez ez
R 0; = R 0; 2
1 − cos z z /2
e l’ultimo residuo è più facile da calcolare:
Esempio (continuazione)
Ne segue
ez ez
R 0; = R 0; 2
1 − cos z z /2
e l’ultimo residuo è più facile da calcolare:
ez
R 0; 2 = 2 D e z |z=0 = 2 .
z /2
Esempio
Non sempre è lecito sostituire un infinitesimo equivalente.
Esempio
Non sempre è lecito sostituire un infinitesimo equivalente.
La funzione
z
(14)
(1 − cos z)2
ha in 0 un polo di ordine 3.
Esempio
Non sempre è lecito sostituire un infinitesimo equivalente.
La funzione
z
(14)
(1 − cos z)2
ha in 0 un polo di ordine 3.
z2
Sostituendo 1 − cos z con 2, otteniamo l’espressione
z 4
= = 4 z −3 (15)
(z 2 /2)2 z3
Esempio (continuazione)
Mostriamo che il residuo della funzione in (14) non è nullo.
Esempio (continuazione)
Mostriamo che il residuo della funzione in (14) non è nullo.
z4
z 1 2
R 0, = lim D .
(1 − cos z)2 2 z→0 (1 − cos z)2
Esempio (continuazione)
Mostriamo che il residuo della funzione in (14) non è nullo.
z4
z 1 2
R 0, = lim D .
(1 − cos z)2 2 z→0 (1 − cos z)2
Esempio (continuazione)
L’ultima espressione ha in 0 un polo semplice:
2 2
z z [ z2 − (1 − cos z)] [ z2 + (1 − cos z)]
− = z 2 2
(1 − cos z)2 (z 2 /2)2 (1 − cos z) z
2
Esempio (continuazione)
L’ultima espressione ha in 0 un polo semplice:
2 2
z z [ z2 − (1 − cos z)] [ z2 + (1 − cos z)]
− = z 2 2
(1 − cos z)2 (z 2 /2)2 (1 − cos z) z
2
M = 1 + 4 + 2 = 7,
Esempio (continuazione)
L’ultima espressione ha in 0 un polo semplice:
2 2
z z [ z2 − (1 − cos z)] [ z2 + (1 − cos z)]
− = z 2 2
(1 − cos z)2 (z 2 /2)2 (1 − cos z) z
2
M = 1 + 4 + 2 = 7,
N = 2 (2 + 2) = 8 .
Esempio (continuazione)
Dunque per la (8) (usando lo sviluppo di Mac Laurin di cos z)
z2 z2
2 [ 2 − (1 − cos z)] [ 2 + (1 − cos z)]
z
R 0, = lim z 2 2
(1 − cos z)2 (1 − cos z) z
z→0
2
z4 z2 z2
[ 4! ] [ 2 + ] 16 2
= lim z 2 z 2 4
2
= = .
z→0 4! 3
2
Esempio (continuazione)
Dunque per la (8) (usando lo sviluppo di Mac Laurin di cos z)
z2 z2
2 [ 2 − (1 − cos z)] [ 2 + (1 − cos z)]
z
R 0, = lim z 2 2
(1 − cos z)2 (1 − cos z) z
z→0
2
z4 z2 z2
[ 4! ] [ 2 + ] 16 2
= lim z 2 z 2 4
2
= = .
z→0 4! 3
2
1 dN−n
(z − z0 )N f (z) ,
c−n = lim N−n
(16)
(N − n)! z→z0 dz
per n = 1, . . . , N.
P(z) R(z)
R(z) = = S(z) + . (18)
Q(z) Q(z)
Q(z) = a0 + a1 z + · · · + aN z N (19)
dove c, z0 ∈ C (c 6= 0) e n ∈ N.
dove c, z0 ∈ C (c 6= 0) e n ∈ N.
Esempio
Decomponiamo in fratti semplici la funzione:
1
f (z) = .
z 2 (1− z)
Esempio
Decomponiamo in fratti semplici la funzione:
1
f (z) = .
z 2 (1− z)
La decomposizione è
Esempio
Decomponiamo in fratti semplici la funzione:
1
f (z) = .
z 2 (1− z)
La decomposizione è
Q(z) = Q(z̄) .
Q(z) = Q(z̄) .
(z − z0 ) (z − z0 ) = (z − σ)2 + ω 2 = z 2 + p z + q ,
dove p = −2 σ e q = σ 2 + ω 2 .
(z − z0 ) (z − z0 ) = (z − σ)2 + ω 2 = z 2 + p z + q ,
dove p = −2 σ e q = σ 2 + ω 2 .
∆ = p 2 − 4 q = −4 ω 2 < 0 .
Luigi Greco: Metodi 20/21 67/80
Fratti semplici nel campo reale
In generale, il polinomio Q avrà degli zeri reali a due a due distinti
x1 , . . . , xk ,
N1 + · · · + Nk + 2 (M1 + · · · + Mh ) = N (25)
Q(x) = aN (x−x1 )N1 · · · (x−xk )Nk (x 2 +p1 x+q1 )M1 · · · (x 2 +ph x+qh )Mh ,
(26)
con i trinomi di secondo grado che vi figurano aventi ciascuno
discriminante negativo.
α+jβ α (x − σ) − β ω
2 Re =2 . (29)
x −σ−jω (x − σ)2 + ω 2
Esempio
Decomponiamo nel campo reale la funzione
1
R(x) = .
(x − 1) (x 2 + 1)
Gli zeri del denominatore sono 1 e ∓j, tutti semplici, quindi poli
semplici di R.
Esempio
Decomponiamo nel campo reale la funzione
1
R(x) = .
(x − 1) (x 2 + 1)
Gli zeri del denominatore sono 1 e ∓j, tutti semplici, quindi poli
semplici di R.
Inoltre
1 1 1 −1 + j
R[1] = , R[j] = = = .
2 (x − 1) 2 x x=j
2 (−1 − j) 4
Esempio (continuazione)
Con le notazioni precedenti, abbiamo
1 1
σ = 0, ω = 1, α=− , β= .
4 4
Esempio (continuazione)
Con le notazioni precedenti, abbiamo
1 1
σ = 0, ω = 1, α=− , β= .
4 4
Dunque
1 1 1 −x − 1
R(x) = + .
2 x − 1 2 x2 + 1
c(x − σ) + d
R(x) = ,
(x − σ)2 + ω 2
ax + b a(x − σ) + b + aσ
R(x) = = .
x2 + px + q (x − σ)2 + ω 2
dove
Q̃(z) = (z − z1 )N1 −1 · · · (z − zk )Nk −1
(con riferimento alla (21), gli eponenti sono tutti abbassati di una
unità) e P̃ è un polinomio di grado minore di N − k.
Esempio
Scriviamo mediante la formula di Hermite
1
.
(z 2 + z + 1)2
Esempio
Scriviamo mediante la formula di Hermite
1
.
(z 2 + z + 1)2
Essendo
√ !2
1 2
2 3
z +z +1= z + + ,
2 2
Esempio
Scriviamo mediante la formula di Hermite
1
.
(z 2 + z + 1)2
Essendo
√ !2
1 2
2 3
z +z +1= z + + ,
2 2
√
1 3
troviamo (con z + 2 al posto di z e ω = 2 )
!
1 1 1 d z + 21
2 2
= 3 +
(z + z + 1) 24 z 2 + z + 1 dz z 2 + z + 1