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Il fu Mattia Pascal

Il fu Mattia Pascal, romanzo dello scrittore siciliano Luigi Pirandello, pubblicato nel
1904, è il simbolo della crisi storica ed esistenziale dell’uomo moderno: il
protagonista del libro è l’emblema dell’assurda condizione dell’uomo che,
prigioniero delle maschere sociali, realizza quanto la sua vita sia pervasa dalla
relatività.
Pirandello affronta in questo romanzo il tema della ricerca dell’identità reale, una
necessità insita in tutti gli uomini e una chimera irraggiungibile perché andare oltre la
propria maschera è impossibile. Non a caso nel finale del racconto il protagonista
constaterà di non poter essere altro al di fuori di Mattia, anche dopo aver tentato di
essere Adriano Meis, il suo alter ego attraverso il quale aveva cercato di vivere la sua
nuova vita lontano da tutto quello che lo rendeva immobile, instabile e precario.
In quest’opera si assiste per la prima volta all’utilizzo dell’umorismo. La realtà viene
distorta, ridotta all’assurdo, ma al di là del riso che questo suscita, vi è la sofferenza
del protagonista; scatta dunque il “sentimento del contrario”, tragico e comico sono
indissolubilmente congiunti. La novità investe anche l’impianto narrativo, non
troviamo più la narrazione in terza persona da parte di un narratore esterno, ma il
romanzo è raccontato dal protagonista stesso, in forma retrospettiva; inoltre il
racconto è focalizzato sul personaggio mentre vive i fatti, vi è quindi un punto di
vista soggettivo, mutevole, che non fornisce una prospettiva certa sugli eventi.
Mattia Pascal vive a Miragno, un immaginario paese della Liguria, insieme alla sua
famiglia. Quando con il fratello Roberto entra in possesso dell’eredità del padre, che
in vita era riuscito ad accumulare denaro grazie al gioco d’azzardo, decide, insieme al
resto della famiglia, di fare amministrare la somma a Batta Malagna che, però, si
rivela ben presto un disonesto. Mattia e Roberto, dal canto loro, sono entrambi poco
attenti alle sorti economiche della famiglia e non si preoccupano minimamente delle
magagne che l’amministratore compie derubandoli dei loro soldi: sono troppo
impegnati a divertirsi per occuparsi della loro eredità.
La situazione peggiora quando Mattia compromette la nipote dello stesso Malagna
mettendola incinta. Costretto a sposarla con un matrimonio riparatore e senza soldi a
causa della cattiva gestione dell’eredità paterna, è costretto, suo malgrado, a lavorare
presso una biblioteca e a vivere con la moglie a casa dei suoceri. La vita in quella
casa è terribile, soprattutto a causa della presenza di sua suocera, che non ha per
niente stima di Mattia. La vita matrimoniale con la sua sposa è davvero un inferno e
la perdita delle due figlie amplifica il distacco tra i due.
Mattia decide quindi di partire. Sceglie come meta Montecarlo per tentare di
arricchirsi con il gioco, via facile e poco sicura, e la fortuna gira dalla sua parte
quando vince un’ingente somma di denaro alla roulette. È l’occasione per riscattarsi.
Pascal decide quindi di ritornare a casa, più ricco e più consapevole, per cambiare in
meglio la sua vita.
Sulla strada del ritorno verso il paese, però, accade l’impensabile: legge su un
giornale che a Miragno è stato ritrovato il corpo, in evidente stato di decomposizione
e quindi davvero irriconoscibile, di un suicida e tutti hanno pensato che fosse lui.
Mattia Pascal è morto. In un primo momento lo stupore lo assale ma un’idea gli fa
immediatamente cambiare prospettiva: questa è l’occasione giusta per fuggire da
quella vita piena di frustrazione e miseria.
Mattia è deciso a dare una svolta alla propria vita, che considera inconcludente e poco
felice e perciò, cogliendo questa occasione caduta dal cielo, sceglie per sé il nuovo
nome di Adriano Meis, convinto di poter sfuggire ad ogni miseria e a tutte le
insoddisfazioni che lo affliggono.
Trascorre il primo periodo viaggiando tra Italia e Germania, e alla fine si trasferisce a
Roma, prendendo una casa in affitto dal signor Paleari. Ben presto si accorge che la
sua nuova vita ha dei limiti pesantissimi, causati dal fatto di non esistere veramente.
Tutte le convenzioni sociali gli sono precluse: non ha documenti d’identità, subisce
un furto e non lo può denunciare e soprattutto non può sposare la figlia del
proprietario di casa, di cui si è innamorato. Adriano non esiste e Mattia si ritrova più
frustrato di prima. Decide così di abbandonare la nuova identità e inscena un suicidio.
Con questo trucco in grado, di nuovo, di mistificare la realtà, Mattia riprende la sua
vecchia, e unica, identità reale venendo al mondo una seconda volta come Mattia
Pascal.
Pascal torna nel suo paese natio ma trova una situazione completamente diversa da
quella che aveva lasciato: sua moglie, si è risposata e ha avuto una figlia con Pomino,
un suo vecchio amico. Tutto è cambiato, la gente del paese è andata avanti mentre lui
era intento a crearsi una nuova vita e questo determina il suo isolamento: ormai
Mattia Pascal non può più riprendersi ciò che era suo perché intorno a lui l’assetto
sociale che regolamenta l’esistenza lo ha depennato da tempo. Il nome e il cognome,
la famiglia, il matrimonio, che sono cardini della vita di ognuno, per lui non sono
punti fissi. Di solido a Miragno c’è solo la sua tomba, o meglio, la lapide di
quell’uomo morto di cui aveva approfittato per cambiare vita, con inciso il suo nome
sopra. Non ha più niente ed è per questo che è condannato a riprendere il suo impiego
di bibliotecario, vivendo ritirato in una vita solitaria con un’unica distrazione: fare
visita, di tanto in tanto, alla sua tomba!

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