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MATEMATICA
3° Lezione
6/10/2017
MODULO 2
Il Numero
NOTA BENE INIZIALE
Nel 1958 sono definiti gli "Orientamenti per la Scuola Materna" (D.P.d.R. 11
giugno 1958, n. 784). A. Moro, ministro della Pubblica Istruzione
Compaiono i seguenti temi:
-Educazione religiosa
-Vita morale e sociale
-Educazione fisica e igienica
-Educazione intellettuale
-Educazione linguistica
-Disegno libero
-Canto corale
-Giuoco e lavoro
Nel tema Educazione intellettuale compare solo un cenno sull’aspetto delle
quantità: molti, pochi, uno, prime quantità numeriche
Nel 1969 sono promulgati, con il D.P.R. 10 settembre 1969, n. 647, gli
"Orientamenti dell'attività educativa" M. Ferrari Aggradi,
ministro della Pubblica Istruzione.
Anche in essi non compare alcun tema che si riferisca esplicitamente al
numero.
Ecco infatti l’elenco dei temi:
- Educazione religiosa;
- Educazione affettiva, morale e sociale;
- Gioco ed attività costruttive e di vita pratica;
- Educazione intellettuale;
- Educazione linguistica;
- Libera espressione grafico pittorica e plastica;
- Educazione musicale;
- Educazione fisica;
- Educazione sanitaria.
L’intelligenza numerica preverbale
A partire dagli anni ottanta numerosi studi hanno
permesso di concludere che fin dalla nascita il bambino è
in grado di discriminare il numero di oggetti di insiemi
presentati visivamente (superando pertanto la
concezione piagetiana che subordina l’acquisizione del
numero al raggiungimento di altre capacità)
Il bambino cioè ha come innata la capacità di discriminare
la numerosità di un insieme, cioè quella che in
matematica viene chiamata cardinalità. (vedi appendice)
Perché numerosità e non quantità? Per evitare
confusione, infatti la quantità è stimabile anche senza
numeri, come ad esempio quando si deve stabilire in
quale contenitore c’è maggiore quantità di liquido.
Nel libro «Da dove viene la matematica» di George Lakoff e
Rafael E.Nunez vengono dettagliate le abilità numeriche con cui i
bambini vengono alla luce e descritti i relativi esperimenti.
PROVATE
Quanti sono?
La capacità di confrontare numerosità
• È una capacità biologicamente fondamentale
• Risulta difficile dimostrarne il carattere innato,
perché la prova decisiva sarebbe la
formulazione verbale
• Gli indizi percettivi possono avere la meglio su
quelli numerici (vedi Piaget)
• I tempi di raffronto dipendono dalla distanza:
maggiore è la distanza tra i numeri più veloce
è la risposta
Il modulo numerico
Il neuropsicologo Brian Butterworth (che scrisse un saggio dal
titolo ‘The Mathematical Brain’, in Italia edito nel 1999 dalla Rizzoli
con il titolo "Intelligenza matematica. Vincere la paura dei numeri
scoprendo le doti innate della mente") è un sostenitore della tesi
innatista del ‘cervello matematico’.
Egli ritiene infatti che i nostri cervelli possiedano dei circuiti
specializzati per categorizzare il mondo in termini di
numerosità; secondo la sua tesi le capacità numeriche
costituiscono un ‘modulo cognitivo’ in cui le abilità
matematiche sono geneticamente codificate e presenti fin
dalla nascita.
Le differenze individuali, che riguardano capacità più
avanzate, insorgono successivamente e sono riconducibili agli
strumenti concettuali forniti.
Grazie quindi alle scoperte sopra esposte , è stata
definitivamente superata la credenza che l’acquisizione
dei concetti numerici si verifichi tardi nello sviluppo del
bambino; si ritiene comunque che prima dei sei anni la
rappresentazione di numerosità sia facilmente sviata da
indizi percettivi.
• Processi lessicali
• Processi semantici
• Processi sintattici
• Processi di counting
Processi lessicali
• Dare un nome ai numeri, cioè
attribuire un’etichetta verbale
alla quantità
• Leggere i numeri
• Scrivere i numeri in codice
arabico
Esempi di attività
Il supporto ritmico favorisce la
Cantilene e filastrocche
memorizzazione e il recupero
con i numeri
dell’informazione
Accompagnare il nome
Per avviare all’incremento
dei numeri con le dita e
numerico per aggiunta di una
osservare che le quantità
unità
aumentano
• sei
• sette
• otto
• nove
Un gioco
Processi sintattici
Il problema della sintassi riguarda la notazione posizionale
dei numeri, cioè le particolari relazioni spaziali tra le cifre.
Tale problema non viene affrontato di fatto nella scuola
dell’infanzia, ma, come anticipazione del significato della
posizione delle cifre che ne modifica il valore, si possono
introdurre riflessioni sulla differenziazione per attributi, per
funzioni, per dimensioni.
Si possono anche introdurre i concetti di primo, secondo,
ultimo e grande, medio, piccolo come precursori del valore
della posizione
Esempi di attività
• Da un insieme di oggetti scegliere quelli che
hanno un particolare attributo.
• Da un insieme di oggetti scegliere quelli che
svolgono una particolare funzione.
• Differenziare l’unità dall’insieme (es. pecore-
gregge).
• Individuare in una terna il primo, il secondo e
l’ultimo o il grande, il medio e il piccolo.
Processi di counting
Il counting è la capacità che permette di
rispondere alla domanda «Quanti sono?»;
• richiede l’integrazione dei diversi aspetti
inclusi nel numero
• prevede l’acquisizione delle abilità introdotte
precedentemente e sintetizzate nei principi di
Gelman e Gallistel
Esempi di attività
all’aritmetica
dei numeri naturali
e oltre
Come si passa dalle abilità numeriche innate ad una
comprensione profonda della matematica?
Secondo alcuni studi recenti nel campo delle scienze
cognitive sembra che la struttura cognitiva della
matematica faccia uso di un apparato concettuale che
costituisce il pensiero quotidiano ordinario.
Quanto segue è una sintesi dell’ipotesi proposta da
George Lakoff e Rafael E.Núñez nel testo già citato «Da
dove viene la matematica» , che riguarda in particolare
l’estensione del modulo numerico innato all’aritmetica
Lakoff-Núñez
La metafora concettuale
Studi recenti hanno mostrato che i concetti astratti sono
compresi in termini di concetti più concreti attraverso le
metafore; spesso vengono usate inconsciamente e
automaticamente, sono cioè parte dell’inconscio cognitivo.
L’emotività , ad esempio, viene compresa in termini di
calore: ‘Si conoscono, ma non hanno ancora rotto il
ghiaccio’.
La somiglianza è concettualizzata in termini di vicinanza
fisica: ’Questi colori sono molto vicini’ , ‘Negli anni i nostri
gusti sono andati divergendo’.
Le metafore concettuali, quindi, fanno parte del nostro
modo di pensare.
Lakoff-Núñez
La metafora concettuale
La metafora concettuale, quindi, è un meccanismo cognitivo che
permette di ragionare su un tipo di cose come se fosse un altro;
essa si basa, cioè, su due domini concettuali, dove un dominio
viene compreso nei termini di un altro.
• Il dominio concettuale da cui sono tratte le espressioni
metaforiche è detto dominio sorgente.
• Il dominio concettuale che si tenta di capire è detto dominio
obiettivo.
Le metafore concettuali impiegano tipicamente un concetto
astratto come obiettivo e un concetto concreto o fisico come
sorgente.
Il processo metaforico va tipicamente dal concreto all'astratto, e
non nella direzione opposta; di conseguenza, i concetti astratti sono
compresi in termini di concetti-campione concreti.
Lakoff-Núñez
La moltiplicazione e la divisione
Per questa operazione è necessario riferirsi contemporaneamente a
numeri e collezioni: bisogna infatti eseguire operazioni sulle collezioni
un certo numero di volte. Il meccanismo cognitivo che permette di
estendere la metafora «l’aritmetica è collezione di oggetti» da addizione
e sottrazione a moltiplicazione e divisione è la miscela metaforica: il
dominio sorgente è la miscela collezione di oggetti-aritmetica, il
dominio obiettivo è sempre l’aritmetica.
Due sono i modi di pensare moltiplicazione e divisione
Moltiplicazione Divisione
• Per unione: n collezioni di m • Per suddivisione: suddividere
oggetti una collezione in n piccole
• Addizione ripetuta: si aggiungono collezioni di m oggetti
per n volte m oggetti • Sottrazione ripetuta: si tolgono
ripetutamente per n volte m
oggetti
Lakoff-Núñez
Dominio sorgente: Dominio obiettivo:
miscela collezione di oggetti- aritmetica
aritmetica
L’unione di A sottocollezioni di grandezza
B per formare un’unica collezione di
grandezza C
Oppure 𝐴∙𝐵 =𝐶
Aggiungere A volte collezioni di
grandezza B per ottenere una collezione
di grandezza C
Lo zero
Nella nostra esperienza quotidiana cosa succede quando da una collezione
togliamo tutti gli oggetti?
Quello che rimane non è una collezione, è un’assenza, ma se vogliamo che il
risultato sia un numero dobbiamo concettualizzare tale assenza come una
collezione, la collezione vuota.
LA METAFORA DELLA COLLEZIONE ZERO
La mancanza di oggetti per
La collezione vuota
formare una collezione
Lo zero
Da tutto ciò consegue la neutralità dello zero rispetto
all’addizione :
Aggiungere una collezione di
grandezza A alla collezione
Addizionare A a 0 dà A
vuota produce una collezione di
grandezza A
a 2
1 3
b
c e 5
4
d
La cardinalità di un insieme
Dato un insieme A, consideriamo tutti gli insiemi
ad esso equipotenti. La caratteristica comune a
tutti questi insiemi viene chiamata cardinalità.
La cardinalità è quindi espressione della
quantità, della numerosità e i numeri naturali
sono il linguaggio adatto per rappresentare il
nuovo concetto, che si esprime con il simbolo: #
Es.: #A=5