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Sommario
VITA e OPERE ....................................................................................................................... 2
POETICA ................................................................................................................................ 3
CONTESTO STORICO: .......................................................................................................... 3
CICLO DEI VINTI .................................................................................................................... 4
VITA DEI CAMPI .................................................................................................................... 5
TEMATICHE ....................................................................................................................... 5
FANTASTICHERIA ................................................................................................................. 6
I MALAVOGLIA (Prefazione) .................................................................................................. 7
VITA e OPERE
Discreto, solitario e riservato pur mantenendo sempre un tratto cortese, contrario a qualsiasi
forma di pubblicità, chiuso in una sorta di costante malinconia: erano questi gli aspetti del
Verga. Ne emerge l'immagine di un uomo sensibile, ma dal carattere difficile, per il quale
l'approdo al Verismo, rappresentò forse il mezzo ideale per nascondere se stesso dietro la
propria opera
POETICA
CONTESTO STORICO:
TEMATICHE
Preceduta da una raccolta di carattere intermedio come
Primavera e altri racconti (Brigola, 1876), in cui comunque
l’autore manifestava il suo favore per le posizioni del
realismo letterario, Vita dei campi riunisce testi già usciti su
rivista nel biennio 1878-1880. Nel corso degli anni l’autore rivede più volte Vita dei campi,
aggiungendo o togliendo testi e intervenendo spesso sulla forma delle novelle stesse;
tuttavia, è la prima edizione del 1880 a riassumere al meglio i criteri e le linee portanti del
“metodo” verista.
Le trame delle novelle ricostruiscono allora il microcosmo di un mondo arcaico ed ancestrale,
che spesso risulta del tutto alieno rispetto alle abitudini urbane e borghesi dei lettori (come
spiega Fantasticheria, il testo di apertura che ha un’importante funzione di introduzione e
prefazione complessiva). I temi portanti della raccolta sono così la radicale distanza tra il
mondo moderno e l’incontaminato mondo di natura siciliano (come in Jeli il pastore), l’analisi
impietosa delle leggi di sopraffazione del più debole (come in Rosso Malpelo), i drammi
dell’amore e della gelosia (come in Cavalleria rusticana, La lupa o Guerra di santi), senza
dimenticare l’importanza di chiarire i risvolti teorici della propria scrittura (la Prefazione
all’Amante di Gramigna).
Verga arriva a Vita dei campi dopo anni determinanti per la sua formazione: il contatto con il
gruppo milanese degli Scapigliati, la lettura dei grandi maestri del naturalismo francese (dal
Balzac della Commedia umana fino allo Zola del ciclo dei Rougon-Macquart) e il crescente
interesse di quegli anni per la cosiddetta “questione meridionale” (sostenuta dall’inchiesta La
Sicilia nel 1876 dei parlamentari Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino e dalle Lettere
meridionali dello storico Pasquale Villari) indirizzano evidentemente i gusti verghiani,
stimolati pure dall’amicizia con Luigi Capuana (uno dei primi teorici del verismo) e dalla
costante riflessione teorica su mezzi e finalità dell’atto narrativo.
FANTASTICHERIA
La novella può essere divisa tematicamente in 4 parti, la prima, formata dal breve capoverso
iniziale, ha la funzione di introdurre il lettore nella vicenda. La seconda parte presenta le
reazioni della dama di fronte alla vita degli abitanti di Aci-Trezza, cioè la sua incapacità a
capire come essi possano vivere un’esistenza così umile. La terza parte, ripresa nel finale,
sancisce l’inconciliabilità del mondo nobiliare della dama con quello genuino e povero dei
pescatori. La quarta, infine, accenna alle vicende di alcune persone che saranno poi i futuri
personaggi dei malavoglia.
Fantasticheria è un racconto che serve a Verga come introduzione ai Malavoglia. Ma più che
un racconto, lo si direbbe una lettera d’amore ironicamente nostalgica, indirizzata dallo
scrittore a una dama elegante e superba, di cui era forse l’amante. Nella lunga lettera che
inizia con l’avverbio fiabesco e nostalgico “una volta” lo scrittore ricorda le 48 ore di vacanza
e d’amore trascorse ad Aci Trezza in compagnia della dama. Dama che non viene identificata
per nome, soltanto con un “voi” le si rivolge lo scrittore, assecondandone dunque solo in parte
il capriccio che la vuole nominata in un libro e che tuttavia riesce a rimanere impressa nella
mente del lettore. Merito del suo vestitino grigio e del manicotto di volpe azzurra, della sua
andatura superba anche se a volte sbadata, e dei suoi occhi arditi. Tutti elementi che lo
scrittore distribuisce nel testo a poco a poco e che compongono una descrizione della dama
che si intreccia ai ricordi di quel breve soggiorno comune ad Aci Trezza.
Il racconto contrappone in modo netto la condizione economica e sociale della dama a quella
dei pescatori catanesi. Il contrasto viene sviluppato insistendo su vari aspetti. Colpisce, per
prima cosa, lo stacco tra l’abbigliamento sofisticato ed elegante della dama e quello lacero
dei popolani. A questi segni ben visibili si aggiunge poi un contrasto invisibile, ma forse
anche più profondo. E’ il contrasto delle mentalità. Per la dama, infatti, sarebbe impensabile
vivere tutta una vita in quello sperduto paesino siciliano. E non riesce a capire, dunque, come
gli abitanti di quel paesino si ostinino con tanta tenacia a restarvi attaccati, nonostante tutte le
avversità del clima, il ritmo sempre uguale delle occupazioni, la chiusura nel cerchio della
famiglia. Eppure, commenta lo scrittore, si tratta di un modo di vivere. E non ci si può
permettere di giudicarlo così come pretende la dama, osservandolo dalla distanza di un
cannocchiale. Bisogna piuttosto cambiare strumento di osservazione, prendere un
microscopio e cercare di studiare le cause profonde di un tale ostinato attaccamento alla terra
e alla famiglia. I Malavoglia saranno proprio lo studio al microscopio delle vicende e dei
protagonisti già presenti in Fantasticheria.
I MALAVOGLIA (Prefazione)
Soddisfatti i bisogni materiali dei pescatori siciliani, la ricerca diviene avidità di ricchezze, e si
incarnerà in un tipo borghese, Mastro don Gesualdo. Poi diventerà vanità aristocratica nella
Duchessa di Leyra, e ambizione dell’Onorevole Scipioni, per arrivare all’Uomo di lusso.
Quello di Verga è uno sguardo progettuale con un’ampia prospettiva, che illustra come
l'avidità di ricchezze sia un forte propellente per ogni ordine e ceto sociale; l’idea di questo
ciclo romanzesco, ispirato dai Rougon-Macquart di Émile Zola e simbolicamente dedicato ai
"vinti" dalla macchina sociale, mette in luce tutta la finezza letteraria e sociologica di Verga.
Verga non nega l'effetto delle grandi rivoluzioni economiche e sociali che stanno cambiando il
mondo di fine Ottocento, egli sottolinea come il risultato complessivo di questa "fiumana"
(termine che evoca di per sé l'impetuosità e l'inarrestabilità del mutamento storico) possa
nascondere le vicende individuali di chi è stato sopravanzato e sconfitto. Verga vuole
denunciare le contraddizioni sottese alla società a lui contemporanea:
Il risultato umanitario copre quanto c'è di meschino negli interessi particolari che lo
producono; li giustifica quasi come mezzi necessari a stimolare l'attività dell'individuo
cooperante inconscio a beneficio di tutti. Ogni movente è legittimato dal solo fatto della sua
opportunità a raggiungere lo scopo del movimento incessante.
La posizione dell’osservatore non coinvolto nella fiumana ha dei precisi risvolti conoscitivi, in
quanto se il progresso e la ricerca del bene materiale ha i suoi risvolti negativi, “l’osservatore
ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare
dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate”. A questo proposito si
affianca la ricerca stilistica dello scrittore verista, che deve trovare per ogni romanzo le scelte
letterarie migliori per la sua indagine. Al salire della scala sociale infatti, “i tipi si disegnano
certamente meno originali, ma più curiosi, per la sottile influenza che esercita sui caratteri
l’educazione, ed anche tutto quello che ci può essere di artificiale nella civiltà”.
FONTI:
http://www.oilproject.org/lezione/vita-dei-campi-giovanni-verga-riassunto-tematiche-
poetica-5074.html
http://www.liberliber.it