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Esami passati FDI

Domanda:
Differenza tra archi orientati e non.

Risposta:

Gli archi oriemtati hanno una direzione, un verso e vengono rappresentati come delle
frecce che collegano due nodi, invece gli alìrchi non orientati non hanno verso, e vengono
rappresentati come delle linee che collegano due nodi.
Inoltre, mentre gli archi orientati sono delle coppie di nodi nella relazione E ⊆ V × V ,
con V l'insieme di nodi, gli archi in un grafo non orientato sono in E ⊆ P2 (V ) dei
sottoinsiemi di cardinalità 2 dell'insiemew dei nodi V . Si noti che l'insieme {x, x} =
{x} ha cardinalità 1, quindi non esistono cappi in un grafo non orientato.
I grafi non orientati, quindi, possono essere visti come dei grafi orientati con il doppio del
grado di ingresso e di uscita per ogni nodo. Formalmente, sia G = (V , E) un grafo non
~ ~
orientato, e G = (V , E ) il grafo orientato associato ad esso.

~
E = {(x, y) ∈ V × V  ∣ {x, y} ∈ E } : V ↔ V

Domanda:

Quando una relazione è antisimmetrica?

Risposta:
(R : A ↔ A eˋ antisimmetrica) ⇔ (∀a, b ∈ A. ((a, b) ∈ R  ∧  (b, a) ∈
R ⇒ a = b)).
Pertanto, ne segue il teorema di caratterizzazione:
R  ∩  Rop ⊆ idA

Domanda:

Differenze tra la matrice di adiacenza di un grafo orientato e non. L'elemento Aij cosa
può contenere?
Risposta:

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Una matrice di adiacenza è una modalità di rappresentazione grafica dei grafi. Consiste in
una griglia quadrata di lato ∣V ∣, nelle cui celle i valori possono essere 1, se esiste un arco
dal nodo della riga al nodo della colonna, 0 altrimenti. Dunque, se in un grafo orientato
possono esserci tutte le configurazioni possibili di zeri e uni, la matrice di adiacenza di un
grafo non orientato presenta la diagonale contenente sempre valori nulli, in quanto non
esistono cappi, pssia archi da un nodo allo stesso, e i valori speculari rispetto ad essa, in
quanto, non essendo orientati, gli archi possono essere percorsi sia in una direzione che
nell'altra.
Quindi l'elemento Aij può contenere un qualsiasi valore nel caso di un grafo orientato, in
particolare 1 esiste la coppia (i, j)∈ E , 0 se non esiste. Nel caso di un grafo non
orientato può contenere 1 se {1, 0} ∈ E , 0 se {i, j} ∈ / E oppure i = j . Inoltre,
qualsiasi sia il suo valore, ∀i, j ∈ V .(Aij = Aji ), ma soltanto nel caso in cui il grafo
non sia orientato.

Domanda:

Cosa è un circuito Euleriano? Differenza tra cicruito e ciclo.


Risposta:

Un cicuito Euleriano è un circuito che attraversa tutti gli archi di un grafo una e una sola
volta.
Un circuito è un walk chiuso, ossia un percorso che da un nodo ritorna allo stesso in un
numero di passi arbitrario, che attraversa ogni arco al più una sola volta.
Un ciclo, invece, è un circuito che attraversa ogni nodo al più una sola volta.

Domanda:
Condizione di esistenza di un circuito Euleriano.
Risposta:
Un circuito Euleriano può esistere se e solo se ogni nodo ha grado pari, un trail euleriano
da x ad y, con x = y se e solo se gli unici due nodi ad avere grado dispari sono il nodo
di partenza e quello di arrivo.

Domanda:
Cosa è un'interpretazione logica del primo ordine?
Risposta:

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Un'interpretazione logica su un alfabeto del primo ordine A = (C, F , P, V) è una
coppia I = (D, α), dove D è il dominio ed α è un associazione, definita
induttivamente come:
αC : C → D è una funzione che associa ad ogni elemento c ∈ C il proprio valore
nel dominio
αF = {αFn }n∈N+ è una famiglia di funzioni che associano ad ogni simbolo di
funzione una funzione αFn (f) : D n → D .
αP = {αPn }n∈N è una famiglia di funzioni che associano ad ogni simbolo di
predicato un sottoinsieme A ⊆ D n . Nel caso n = 0,  αP 0 : P0 → Bool associa
ad ogni simbolo di predicato un valore booleano.

Domanda:
Qual è la tecnica per definire la semantica di una formula data la sua interpreatzione?
Risposta:
Per definire la semantica di una formula secondo una data interpretazione si fa uso di una
funzione r : V → D,  x ∈ V,  d ∈ D , definita come:

r[x ↦ d](y) = {
d x=y
r(y) =y
x

Di più sulle dispense.

Domanda.
Quando una formula si dice valida nel calcolo proposizionale?
Risposta:
Una formula proposizionale si dice valida se è soddisfatta da qualsiasi interpreatazione.

Domanda:
Definizione di induzione strutturale. Cosa distingue le clausole basi da quelle induttive?
Risposta:

L'induzione strutturale è una generalizzazione dell'induzione sui naturali, basandosi su


concetti ancora più generalizzati: termini e segnature.

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I termini sono definiti in relazione alle segnature, famiglie di insiemi di simboli di
funzioni di una certa arieà n, ossia il numero di argomenti che tali funzioni prendono in
input. I simboli di funzione di arietà 0 sono detti costanti.

Quindi, data una segnatura F , l'insieme degli


F termini è il più piccolo insieme tale da
contenere ogni c ∈ F0 e per n termini e per ogni funzione di arietà n, f(t1 , t2 , ..., tn ).
Quindi, il meccanismo dell'induzione strutturale ha come clausole basi delle condizioni
poste sui termini costanti, e come clausole induttive delle condizioni poste sulla funzione
e sui termini che essa prende in input.

Domanda:
Definizione di relazione di ordinamento, distinzione tra parziale e non

Risposta:
R : A ↔ A è una relazione di ordinamento se è transitiva, riflessiva e antisimmetrica,
inoltre, una relazione viene detta di ordinamento totale se ogni coppia di elementi è in
relazione. Formalmente, se (∀a, b ∈ A. ((a, b) ∈ R  ∨  (b, a) ∈ R)).
R : A ↔ A transitiva ⇔ (∀a, b, c ∈ A. ((a, b) ∈ R  ∧  (b, c) ∈ R  ⇒
(a, c) ∈ R))
R : A ↔ A riflessiva ⇔ (∀a ∈ A. ((a, a) ∈ R))
R : A ↔ A antisimmetrica ⇔ (∀a, b ∈ A. ((a, b) ∈ R ∧ (b, a) ∈ R ⇒ a =
b))

Domanda:
In cosa consiste la chiusura riflessiva su una relazione?

Risposta.
La chiusura riflessiva su R : A ↔ A consiste nell'estendere la proprità riflessiva alla
relazione, quindi facendo sì che per ogni elemento a in A, esista la coppia (a, a) ∈ R.

All'atto pratico, la chiusura riflessiva si ottiene con R ∪ idA .

Domanda:
La relazione < è di ordinamento?

Se si fa la chiusura siflessiva su <, che relazione si ottiene?


Risposta:

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La relazione < non è di ordinamento in quanto è:

Transitiva, ∀n, m, o ∈ N. (n < m  ∧  m < o ⇒ n < o);


∃n, m
Antisimmetrica, in quanto  ∈ N. (n < m ∧ m < n), essendo la premessa
dell'implicazione sempre falsa, l'implicazione stessa è sempre vera;
∃n ∈
Non è riflessiva,  N. (n < n)
Applicando la chiusura riflessiva su <, si ottiene la relazione ≤, che è di ordinamento, in
quanto alle due proprietà precedenti si aggiunge anche la riflessività, ed inoltre è anche un
ordinamento totale, siccome ∀n, m ∈ N, (n ≤ m  ∨  m ≤ n).

Domanda;

Cosa è un DAG?
Risposta:

Un DAG è un grafo orientato aciclico (dall'inglese Directed Acyclic Graph), in cui i nodi
con grado d'ingresso 0 sono detti sorgenti e quelli con grado d'uscita 0 sono detti pozzi.
Sia G = (V , E) un DAG. E ⋆ è una relazione di ordinamento parziale, questo perché
oltre ad essere riflessiva e transitiva per definizione, è anche antisimmetrica, poiché, se
esistessero due coppie (x, y), (y, x) ∈ E ⋆ , x = y, allora esisterebbe un walk chiuso
che attraversa sia x che y e/o viceversa, ma questo contraddice l'ipotesi che nel grafo non
esistono cicli.

Domanda:

Cosa è un ordinamento topologico in un DAG?


Risposta.

Un ordinamento topologico è una biiezione η : V → n che associa ad ogni nodo un


numero naturale tale che ∀(u, v) ∈ E. (η(u) < η(v)).

Un ordinamento topoligico quindi permette di disporre tutti i nodi in maniera orizzontale


in modo tale da poter rappresentare ogni arco come una freccia da sinistra a destra.
Inoltre, ogni DAG ha almeno un ordinamento topologico, siccome, per induzione:

[Caso base]:
V =Ø
⇒ ∣V ∣ = 0
⇒η:V →0

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⇒ η = ØV ,0
[Passo induttivo]:
∣V ∣ = n + 1
⇒ (∃v ∈ V . (d−
v = 0))
sia V = V \{v}, G′ = (V ′ , E ′ )

⇒ ∣V ′ ∣ = n
⇒ ∃η′ : V ′ → n [per hp. induttiva]

sia η : V → n + 1,  ∀x ∈ V . η(x) = {


η′ (x) x ∈ V ′

n x∈V

Domanda:
Siano A, B due insiemi, e sia F un(A, B) l'insieme di tutte le funzioni da A in B. Qual
è la cardinalità dell'insieme?

Risposta:
∣F un(A, B)∣ = ∣B∣∣A∣
Lo dimostriamo facendo vedere che esiste una biiesione tra i due insiemi, in particolare,
che F un(A, B) ≅ Bn , supponedno che ∣A∣ = n.

Definiamo una funzione

seq : F un(A, B) → Bn
seq : f ↦ f(a1 ), f(a2 ), ..., f(an )

dove f(a1 ), f(a2 ), ..., f(an ) è una sequenza di lunghezza n di elementi di B,


mentre a1 , a2 , ...an
∈ A., e seq è una funzione che associa ad ogni f ∈
F un(A, B) una sequenza di n elementi.
Definiamo una funzione :

fun : Bn → F un(A, B)
fun : b1 , b2 , ..., bn ↦ {(ai , bi )∣ i ∈ {1, ..., n}}

che associa ad ogni sequenza di n elementi di B un'insieme di coppie ordinate, in


particolare una funzione.

Quindi dimostriamo che seq; fun = idF un(A,B ) :


Sia f ∈ F un(A, B)

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seq; fun(f)
= fun(seq(f))
= fun(f(a1 ), f(a2 ), ..., f(an )))
= fun(b1 , b2 , ..., bn )
= {(ai , bi )∣ i ∈ {1, .., n}}
=f
Dimostriamo adesso che fun; seq = idB n :
Sia b1 , b2 , ..., bn ∈ Bn
fun; seq(b1 , b2 , ..., bn )
= seq(fun(b1 , b2 , ..., bn ))
= seq({(ai , bi )∣ i ∈ {1, ..., n}})
= seq(f)
= b1 , b2 , ..., bn

Domanda:

Sia X un insieme, con ∣X∣ = n.


Qual è la cardinalità dell'insieme delle parti di X ?

Quanti possibili sottoinsiemi P3 (X) esistono?


Risposta:

∣P(X)∣ = 2∣X ∣ = 2n
∣P3 (X)∣ = ( ∣X3 ∣ ) = (n3 )

Domanda:

Enunciare il proncipio di sostituzione

Risposta.

Q⇔R
[PDS]
P ⇔ P [Q /R ]

La regola di inferenza qui sopra riportata è il principio di sostituzione, il quale stabilisce


che se Q ⇔ R è una tautologia, allora anche P ⇔ P [Q /R ] lo è. Questa notazione
rappresenta l'equivalenza logica tra la formula P e la stessa la cui sottoformula Q è stata
sostituita con una equivalente R.

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Essendo inoltre P , Q ed R variabili proposizionali, il principio di sostituzione assicura
l'esistenza di infinite tautologie.

Domanda:

Quando un proof system è corretto? Quando invece è completo?

Risposta.

Un proof system per Δ (un insieme di assunzioni) è un insieme di regole di inferenza R


che da n premesse permettono di dimostrare una conseguenza. Il principio di sostituzione
sopra enunciato è una regola di inferenza del proof system adottato per le dimostrazioni
del calcolo proposizionale. Inoltre, se n = 0, la regola è detta assioma, se n > 0 la
regola è detta regola di inferenza propria.

Un proof system è corretto se:

∀P ∈ Δ, Γ ⊆ Δ. (Γ ⊢R P ⇒ Γ ⊨ P )

Un proof system è completo se:

∀P ∈ Δ, Γ ⊆ Δ. (Γ ⊨ P ⇒ Γ ⊢R P )

In sintesi, la correttezza di un proof system è data dal fatto che P è corretta a partire da
ogni sottoinsieme di Δ se è conseguenza logica delle premesse in Δ (o in un suo
sottoinsieme Γ ), è completo se per ogni preposizione P vera esiste un sottoinsieme di Δ
tale da poter essere premessa per dimostrare P .

Domanda:

Quando una formula è soddisfacibile? Come si dimostra?

Risposta:
Una formula si dice soddisfacibile se esiste almeno un'interpretazione che la renda valida,
quindi per dimostrare la soddisfacibilità di una formula basta trovare un'interpretazione
che la renda valida.

Domanda:
Data la formula C ∧ (¬(Q ⇒ T )), trovare un'interpretaziomne che la renda vera.
Risposta:

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I = {(C, t), (Q, t), (T , f)}

Domanda:

Cardinalità di A ∪ B, A × B.

Risposta:
∣A ∪ B∣ = ∣A∣ + ∣B∣ − ∣A ∩ B∣
∣A × B∣ = ∣A∣ × ∣B∣

Domanda:
Quando una relazione è univalente?

Risposta:

Sia R : A ↔ B una relazione.

(R univalente)
def

(∀a ∈ A. (∀b, b′ ∈ B.((a, b) ∈ R  ∧  (a, b′ ) ∈ R ⇒ b = b′ )))

In altri termini, una relazione si dice univalente se ogni elemento dell'insieme di partenza
è in relazione con al più un elemento dell'insieme di arrivo.

Domanda:

Cosa è un'interpretazione nel calcolo proposizionale?

Risposta:
Un'interpretazione I nel calcolo proposizionale è una funzione che associa ad ogni
variabile proposizionale un valore booleano.

Domanda:

Cosa vuol dire che una formula è una tautologia?

Risposta:

Una formula è una tautologia se è vera per ogni interpretazione.

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Domanda:

P ⇒ ¬P , quando è vera? E' una tauologia, una contraddizione, è soddisfacibile?


Risposta.

La formula P ⇒ ¬P è vera per l'interpretazione I = {(P , f}, ma falsa per


l'interpretazione I = {(P , t}, quindi è una formula soddizfacibile, ma non una
tautologia, pertanto neanche una contraddizone.

Domanda:

Definizione di vicinato e grado dei nodi nei grafi orientati.

Risposta:
Sia G = (V , E) un grafo orientato.
Vicinato in ingresso di un nodo:

∀x ∈ V . N + (x) = {y ∣(x, y) ∈ E}


Vicinato in uscita di un nodo:
∀x ∈ V . N + (x) = {y ∣(y, x) ∈ E}
Grado in ingresso di un nodo:

d+ +
x = ∣N (x)∣
Grado in uscita di un nodo:

d− −
x = ∣N (x)∣

Domanda:

Data la matrice di adiacenza di un grafo orientato:

Cosa è la somma dei valori in una riga?


Cosa è la differenza dei valori in una colonna'

Che differenza c'è tra la somma dei gradi in uscita e in entrata?

Come si vede che la somma dei gradi in uscita è uguale alla somma dei gradi in entrata
nella matrice?

Risposta:

La somma dei valori in una riga rappresenta il grado in ingresso del nodo della riga,
mentre la somma dei valori di uhna colonna rappresenta il grado in uscita del nodo della

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colonna.

La differenza della somma dei gradi in entrata e in uscita è nulla, dalla matrice si evince in
quanto tale differenza è pari alla somma dei valori su tutte le rige meno i valori su tutte le
colonne, ossia la somma di tutti i valori contenuti nella matrice meno la stessa somma.

Domanda:

Considerando la matrice di adiacenza dei grafi non orientati:

Definire l'Hand Shaking lemma e spiegarlo.

Come si vede il grado di un nodo dalla matrice?

Come é data la somma dei gradi della matrice?


Risposta:

Sia G = (V , E) un grafo non orientato.

∑ dx = 2∣E∣
x∈V

Qui di sopra è riportato l'Hand Shaking lemma per i grafi non orientati. Il lemma
stabilisce, nel caso dei grafi orientati, che la domma dei gradi in ingresso sia pari a quella
dei gradi in uscita di ogni nodo, e che siano quindi entrambe uguali alla cardinalità della
relazione che contiene tutti gli archi.

Nel caso di un grafo non orientato, invece, ci convinciamo che la sommatoria dei gradi di
ogni nodo sia pari al doppio dell'insieme che contiene tutti gli archi facendo capo al grafo
orientato assocato ad esso, il quale, per ogni arco del grafo non orientato, contiene due
archi, uno entrante ed uno uscente dper ogni nodo.

Da ciò ne consegue che il grado di ogni nodosarà uguale alla somma dei valori della
rispettiva riga della matrice, o della rispettiva colonna, in quanto uguali.

Per queste due ragioni, la somma dei gradi di una matrice è pari al doppio della cardinalità
dell'insieme degli archi.

Domanda:
Cosa sono permutazioni, disposizioni, combinazioni?

Darne le rispettive formule.

Risposta:

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Data una sequenza di n elementi, una permutazione è un modo di disporre gli elementi
prendendone ognuno una sola volta.

Tutte le possibili permutazioni P (n) su una sequenza di n elementi sono n!.


Convincersene è piuttosto semplice, in quanto in prima posizione c'è possibilità di
scegliere n elementi, in seconda posizione n − 1 elementi e così via.

Una permutazione su un insieme dipende esclusivamente dal numero dei suoi


elementi, formalmente ∣A∣ = ∣B∣ ⇒ ∣P erm(A)∣ = ∣P erm(B)∣.

Possiamo inoltre considerare una permutazione su A come una biiezione π :A→


∣A∣:
∣A∣ = ∣B∣ ⇒ ∣{π : A → ∣A∣}∣ = ∣{π ′ : B → ∣B∣}∣, con π una biiezione.
Se di questi elementi se ne vuole ordinare soltanto m , con m < n, si ha una
P (n)
disposizione D(n, m), in formule essa è definita come P (n−m) , ossia le permutazioni
su tutti gli elementi escludendo le permutazioni sui restanti n − m elementi. Pertanto,
n!
D(n, m) = (n−m)! .

Una combinazione invece è un possibile sottoinsieme di n con k elementi, in cui non


viene quindi considerato l'ordine della disposizione. in formule, esso si presenta come
D(n,k) n
P (k)
= n!
k!(n−k)!
, rappresentato come (k ).

Domanda:

Dare la definizione induttiva di (nk ).

Risposta:

[Clausola base]:
(n0 ) = (nn) = 1
[Clausola induttiva]:

(n+1 n n
k ) = ( k ) + ( k−1 )

Domanda:

an bn non è riconoscibile da un automa. Darne la dimostrazione.


Risposta:

Procediamo con una dimostrazione per assurdo.


Sia A = (S, T , F ) un automa in grado di riconoscer la stringa an bn .

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Quindi:

∃x ∈ S. (⟨⟨x⟩⟩ = L)
∣S∣ = m, m ∈ N
∃y ∈ S, z ∈ F .(x, y) ∈ Tam   ∧  (y, z) ∈ Tbm [def di linguaggio accettato]
∃i ∈ {0, ..., m}xi ∈ S. (x = x0   ∧  y = ym   ∧  (∀j ∈ m.((a, xj )xj+1 ) ∈
T )) [def di Tam ]
Quindi esiste un walk tale che da x = x0 arriva ad xm = y passando per ogni stato
xi , i ∈ {0, ..., m}. Quindi è possibile definire una funzione f : {0, ..., m} → S .
Essendo ∣S∣ = m < ∣{0, ..., m}∣ = m + 1, P HPm m+1
⊢ f nono può essere
= k, f(k) = f(j), xj = xk .
iniettiva, pertanto associerà a due valori j, k, j 

Pertanto (x, y) ∈ Tao , con o = j + m − k < m (assumendo j < k).


Per ipotesi (x, y) ∈ Tam , quindi (x, z) ∈ Tao bm , quindi la stringa apartiene al
= m, il che contraddice l'ipotesi.
linguaggio, tuttavia o 

Domanda:
Quando una relazione è riflessiva?

Come si caratterizza la riflessività?

Risposta:

Sia R : A ↔ A una relazione sull'insieme A.


R riflessiva ⇔ (∀a ∈ A.(a, a) ∈ R)
Il teorema di caratterizzazione per le relazioni riflessive stabilisce che R è riflessiva ⇔
idA ⊆ R.

Domanda:

Qual è la definizione di albero binario?

Dare la definizione di albero binario pieno e albero completo.


Dare una definizione induttiva di una funzione che da true se l'albero é completo,
altrimenti restituisce false.

Risposta:
Un albero binario è un grafo non orientato, connesso, aciclico e non vuoto. Un albero
radicato è unalbero in cui un nodo viene detto radice. I nodi lungo l'unico path tra la radice

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e un nodo generico vengono detti antenati di quel nodo, il nodo superiore ad un altro viene
detto genitore di quel nodo, di cui è il figlio. Un albero si dice k -ario quando ogni nodo ha
al più k figli, in particolare un albero binario è un albero k -ario con k = 2.
Tuttavia, un albero binario può essere visto anche come una struttura definita
induttivamente:
Definiamo l'insieme BT degli alberi binari, definito induttivamente:

[Clausola base] λ ∈ BT , l'albero vuoto


[Clausola induttiva] t1 , t2 ∈ BT ⇒ N(t1 , t2 ) ∈ BT
Un albero binario pieno è un albero in cui tutti i nodi, eccetto le foglie, hanno 2 figli, che
possono essere nulli o meno, ed in tal caso si parla di albero completo.

Procediamo quindi a definire la funzione isComplete : BT → Bool , che restituisce


t se l'albero è completo, f altrimenti.
isComplete(λ) = t
isComplete(N(t1 , t2 )) =

{
isComplete(t1 )  ∧  isComplete(t2 ) t1 = t2
f t1 =
 t2

Domanda:

Data la stringa an bn , scrivere la grammatica che la genera.

Risposta:

⟨⟨X⟩⟩ ::= a⟨⟨X⟩⟩b ∣ ϵ

Domanda.

Si consideri la funzione:

La funzione è definita induttivamente o ricorsivamente? Perché?

Dare la definizione di precedenza indotta. Quando è ben data?

Risposta.

La funzione è definita ricorsivamente e non induttivamente, poiché definita per un caso


base e due casi che non necessariamente richiamano la funzione su argomenti più piccoli.

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Definiamo la relazione di precedenza indotta:

: A → B, la relazione di precedenza indotta ≺rec :


Data una funzione ricorsiva rec
A ↔ A,  ≺rec = {(x, y) ∈ A ×
A ∣ rec(y) eˋ definita direttamente in termini di rec(x)}
Chiaramente, definendo una funzione in maniera ricorsiva, si vuole fare in modo che
le iterazioni finiscano producendo un risultato, riconducendosi al caso base. Dunque
una definizione ricorsiva è ben data se questo avviene per ogni valore del dominio di
funzione, altrimenti la definzione non è ben data.

In particolare:

Sia x un caso base, ossia un valore tale che (∀x, v ∈ A.((x, v) 


∈≺rec )). Allora:
rec è ben definita se (∀a ∈ A. (∃n ∈ N. (a, x) ∈≺nrec ))
Espresso in altri termini, sia {yn }n∈N ⊆ A, se una definizione ricorsiva è ben
data la catena di successione seguentemente illustrata termina:

y0 ≻rec y1 ≻rec ... ≻rec yn = x

Altrimenti si crea una catena discendente infinta del tipo:

y0 ≻rec y1 ≻rec ... ≻rec yn ≻rec ...

Domanda:

Dimostrare che una relazione è ben fondata se e solo se la sua chiusura transitiva lo è.
Risposta:

Dividiamo la dimostrazione in due fasi:

R : A ↔ A è ben fondata ⇒ R+ è ben fondata


R : A ↔ A è ben fondata. Siccome R ⊆ R+ , è banalmente vero.
R : A ↔ A è ben fondata ⇐ R+ è ben fondata
R+ è ben fondata.
Sia a ∈ A, e b ∈ A un elemento per il quale è definito un caso base per R ⇒
(a, b) ∈ R+ .
O la coppia (a, b) ∈ R, oppure (a, b) ∈ Rn per qualche naturale n > 0. Ma
siccome ∀n ∈ N+ .(Rn ∈ R+ ) per definizione di chiusura transitiva, allora la

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relazione è ben fiondata.

Domanda:

Mostrare che ∃x ∈ N.(∃y ∈ N.(∀z ∈ N.(x = z y )))


Risposta:

Per dimostrare la quantificazione esistenziale, basta far vedere che esiste almenu u
elemento nell'insieme di riferimento tale da soddisfare la prorpietà, mentre invece la
quantificazione universale va dimostrata facendo vedere che non esistono elementi
dell'insieme di riferimento che non rispettano questa proprietà.

Quindi basta porre x = 1,  y = 0 e la proprietà è dimostrata.

Domanda:

Mostrare la caratterizzazione della relazione surgettiva.

Sfruttare questo fatto per dimostrare che se due relazioni R, S sono surgettive, allora
R; S è surgettiva.
Risposta:

R : A ↔ B surgettiva ⇔ idB ⊆ Rop ; R


Siano R : A ↔ B, S : B ↔ C due relazioni surgettive, si vuole quini dimostrare che
R; S è una relazione surgettiva, in altri termini:
idC ⊆ (R; S)op ; R; S = S op ; Rop ; R; S ⊆ S op ; idB ; S ⊆ S op ; S ⊆ idC .

Domanda:

Com'è definita una grammatica libera da contesto?

Cosa è un linguaggio?

Risposta:

Una grammatica G su un alfabeto A è una coppia (S, P ) dove S sono i simboli non
terminali ( in particolare S ∩ A = Ø ) e P un insieme di produzioni, che mettono in
relazione l'insieme di si simboli non terminali S con delle stringhe w ∈ (A ∪ S)⋆ .

Un linguaggio su un alfabeto A è un insieme di stringhe di lunghezza arbitraria


appartenenti ad A⋆ , definito induttivamente come:

[Clausola base]: ϵ ∈ A⋆ , la stringa vuota

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[Clausola induttiva] w ∈ A⋆ ∧ a ∈ A ⇒ aw ∈ A⋆
Quindi, possiamo considerare un linguaggio L come L ⊆ A⋆ .

Domanda:

Cosa vuol dire Γ ⊨P?


Risposta:

Γ è conseguenza logica di P se ogni suo modello è anche modello di P . Un modello, per


una preposizione, è un'interpretazione I che rende valida la proposizione.

Domanda:

Enunciare il principio delle buche e dei piccioni.

Risposta.

Sia f : A → B una funzione, con ∣A∣ > ∣B∣. Il principio delle buche e dei piccioni, in
inglese pigeonhole principle, stabilisce che f non sarà mai iniettiva.

Più in generale, il concetto può essere esteso alle relazioni, in quanto nell'insieme
Rel(A, B), non esisterà mai una relazione sia totale che iniettiva. Infatti, se esistesse, si
avrebbe ∣A∣ ≤ ∣B∣, contraddicendo l'ipotesi.

Domanda:

Cosa è una componente fortemente connessa?

Cosa firmano le componenti fortemente connesse in un grafo?


Risposta:

Dato un grafo G = (V , E), una componente fortemente connessa SCC ⊆ V è una


relazione tale che:
∀(x, y) ∈ SCC 2  . (x, y) ∈ E + ;
SCC è un insieme massimale, infatti SCC ′ ⊆ V ∧ SCC ⊆ SCC ′ ⇒
SCC = SCC ′ ;
Se un nodo non fa parte di nessuna componente fortemente connessa, allora esso
stesso è l'unico elemento di una di esse.
Le componenti fortemente connesse di un grafo formano uana partizione di esso.

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Un grafo contenetìnte una sola componente fortemente connesso si dice fortemente
connesso.

Domanda.

Cosa è un grafo bipartito?

Proprietà sugli archi nei grafi bipartiti completi.

Risposta:

Un grafo G = (V , E) si dice bipartito quando esistono due partizioni di V tali che non
esistono archi tra due elementi della stessa partizione, formalmente:

Siano V1 , V2 due partizioni di V , in particolare V1 ∪ V2 = V ∧ V1 ∩ V2 = Ø.


Allora ∀(x, y) ∈ E. (x ∈ V1 ⇒ y ∈ V2 ).

Un'altra notazione per i grafi bipartiti è K∣V1 ∣,∣V2 ∣ .

Sia un path hamiltoniano un walk che attraversa una ed una sola volta ogni nodo di un
grafo.

Dunque esistono 2(n!)2 path hamiltoniani nel grafo bipartito completo Vn,n e
n!(n−1)!
2
cicli hamiltononiani:

Assumendo di partire da una delle due partizioni, il cammino vedrà alternarsi un


elemento della partizione di partenza con uno della partizione di arrivo, ed avrà
lunghezza pari alla cardinalità dell'insieme totale dei nodi. Possiamo quindi prendere
qualsiasi permutazione di entrambe le partizioni, ed alternarle a piacimento.
Chiaramente, il tutto raddoppiato in quanto si può scegliere di partire da entrambe le
partizioni ottenendo un riscontro equivalente.

Per il discorso relativo ai cicli hamiltoniani,esiste lo steso numero di path hamiltoniani


e di cicli, ma alcubi, ossia quelli composti dalla stessa sequenza di nodi, sono
equivalenti. Il numero di clicli hamiltoniani è ottenibile dividendo ogni ciclio per il
doppio della sua lunghezza, ossia per il numero di nodi di V , in qunato ognuno di
questi costituisce una rotazione del ciclo, scegliendo un nodo di partenza diverso ma
2(n!)2 n!(n−1)!
ottenendo lo stesso ciclo. Quindi 2⋅2n = 2
Esistono n!(n − 1)! path hamiltoniani in un grafo bipartito Kn,n−1 :
L'unico modo per ottenere un path hamiltoniano è partendo dalla partizione con n
nodi, ottenendo così una sequenza di nodi in cui si alternano nodi della prima e della
seconda partizione, i quali possono essere permutati. In questo caso, non potendo
scegliere la partizione iniziale, non è possibile raddoppiare il risultato.

Esami passati FDI 18


Domanda:
Definire le proprietà Totale, Univalente, Iniettiva, Surgettiva con la logica dei predicati.

Risposta:

R : A ↔ B totale ⇔ (∀a ∈ A. (∃b ∈ B.(a, b) ∈ R))


R : A ↔ B univalente ⇔ (∀a ∈ A(∀b, b′ ∈ B.(a, b) ∈ R ∧ (a, b′ ) ∈
R ⇒ b = b′ ))
R : A ↔ B iniettiva ⇔ (∀b ∈ B.(∀a, a′ ∈ A.(a, b) ∈ R ∧ (a′ , b) ∈ R ⇒
a = a′ ))
R : A ↔ B Surgettiva ⇔ (∀b ∈ B.(∃a ∈ A.(a, b) ∈ R))

Domanda:

Se R : A ↔ B è totale, che relazione c'è tra ∣R∣ e ∣A∣ e tra ∣R∣ e ∣B∣?
Risposta:

∣R∣ ≥ ∣A∣
∣A∣ > ∣B∣ ⇒ ∣R∣ > ∣B∣
∣A∣ ≤ ∣B∣ ⇒ ∣R∣ ≤ ∣B∣

Domanda:

Date n persone in un ristorante e un tavolo con k posti:

Quanti modi di scegliere le k persone si hanno?

E se si vuole contare l'ordine delle persone?

E l'ordine in un tavolo circolare?

Risposta:
n n! n!
Ci sono (k ) = k!(n−k)!
modi di scegliere le k persone, D(n, k) = (n−k)! se si vuole
D(n,k) n!
tener conto dell'ordine e k = k(n−k)! nel caso di un tavolo circolare.

Domanda:
Se si ha una biiezione tra due insiemi, che rapporto c'è tra la loro cardinalità?

Esami passati FDI 19


Risposta:

Sia i : A → B una biiezione. Allora ∣A∣ = ∣B∣.

Domanda:

Differenza tra induzione e ricorsione.

Dare una definizione induttiva che non è univalente.


Rispota.

Induzione e ricorsione sono sistemi molto simili, infatti l'induzione stessa è un caso
particolare di ricorsione, la quale, però, a differenza della prima, non basa i casi ricorsivi
su una funzione che è necessariamente richiamata su termini in input più piccoli di quelli
iniziali.

Una definizione induttiva sui naturali del tipo

⎧0 n=0
F (n) = ⎨1 n=1

F (n − 1) n≥1

non è univalente, in quanto gli insiemi su cui sono stabiliti i casi non sono disgiunti.

Domanda.

Ricostruire la biiezione tra P(A) e F un(A, Bool).

Come si può far vedere che la una funzione tra due insiemi è una biiezione?

Risposta:
Definiamo una funzione i : P(A) → F un(A, Bool), che mappa ogni sottoinsieme di
A nella sua funzione caratteristica, definita come:

χB (a) = {
t a∈B
f a∈
/B
i
B ⊆ A ↦ χB

Per dimostrare che due insiemi sono in biiezione, basta mostrare che esiste una biiezione,
che per definizione è invertibile, che composta con la sua funzione inversa restituisce
l'identità sull'insieme di partenza.

Esami passati FDI 20


Quindi, per mostrare che P(A) ≅ F un(A, Bool), mostriamo che esiste una funzione
inversaj di i tale che i; j = idP (A) e che j; i = idF un(A,B ool) .

Definiamo quindi j : F un(A, Bool) → P(A) come:

Sub(f) = {x ∈ A ∣ f(x) = t} ⊆ A
j
f : A → Bool  ↦  Sub(f)

Mostriamo adesso che per ogni B ⊆ A, i; j(B) = j(i(B)) = Sub(χB )B, il che è
immediato:

a ∈ Sub(χB ) ⇔ χB (a) = t ⇔ a ∈ B
Mostriamo inoltre che ∀f ∈ F un(A, Bool). (i(j(f)) = χS ub(f ) = f):
χS ub(f ) (a) = t ⇔ a ∈ Sub(f) ⇔ f(a) = t.

Domanda.

Quali proprietà hanno IdA , relazione completa e relazione vuota? (tra Totale,
Univalente, Iniettiva, Surgettiva)
In quale caso la relazione vuota è anche totale e surgettiva?

In quale caso la relazione completa è anche univalente e iniettiva?

Risposta:

Essendo la relazione d'identità una biiezione, essa è sia totale, univalente, iniettiva,
surgettiva. La relazione vuota tra insiemi vuoti, mentre invece se gli insiemi sono non
vuoti è soltanto univalente e iniettiva. La relazione totale, invece, è soltanto totale e
surgettiva, a meno che gli insiemi non siano entrambi vuoti o composti da un solo
elemento.

Domanda:
Quando un grafo è un albero? In questo caso, qunati archi ha?

Risposta:

Un albero, per definzione, è un grafo non vuoto, non orientato e aciclico il cui numero di
archi è pari al numero di nodi meno uno.

Dimostriamo per induzone:

[Caso base]:

Esami passati FDI 21


n = 1 ⇒ 0 archi, banalmente.
[Passo induttivo]:

Albero con n + 1 nodi:

Rimuoviamo una foglia, ottenendo un albero con esattamente n nodi, e per ipotesi
sappiamo che ci sono n − 1 archi. Reinserendo la foglia, si formerà un nuovo arco
verso quella foglia, ed uno soltanto, poiché l'albero è un grafo aciclico, per un totale di
n archi.

Domanda:

Esami passati FDI 22

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