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Il titolo gioca sul duplice significato del termine invenzione, quello attuale
di “atto di concepire e ideare con l’immaginazione” e quello etimologico di
“ritrovamento” 1. È in questa ambiguità del termine che si è persa, nel tem-
po, la possibilità di dare una risposta alla complessità e fluidità delle identità
della Sardegna antica. L’origine ideologica del termine “sardo pellita”, co-
niato in età romana, ha trasformato quei gruppi sociali che abitavano l’isola
in entità astratte, metafisiche, impedendo il loro ritrovamento concreto sul
terreno attraverso indagini scientifiche.
La storia decolonizzata
Nel Novecento, col progredire della ricerca scientifica, il problema della
romanizzazione e dello studio delle molteplici comunità sarde dell’epo-
ca romana viene inserito nel quadro più ampio della resistenza al colo-
17. Lilliu (1971); primi accenni al modello sono già presenti in nuce in Id. (1962).
18. Bénabou (1976).
19. Lilliu (1992), p. 32.
20. Sopravvivenze puniche e persistenze indigene nel Nord Africa e in Sardegna in età roma-
na, Sassari 15-17 dicembre 1989.
21. Bénabou (1990), p. 7.
22. Thébert (1978); Bénabou (1978); Leveau (1978).
23. Thébert (1978).
L’invenzione del “sardo pellita”. Biografia di una ricerca 2127
fig. 1 Cippo di Q(uintus) Volusius Nercau da fig. 2 Iscrizione di Nispeni (da Ga-
Prammas, nel territorio di Sedilo (da Gasperini, sperini, 1992, tav. iii).
1992, p. 586, fig. 8).
fig. 3 Cippo di Q(uintus) Volusius Nercau, particolare della parte superiore (cfr. fig. 1).
fig. 4 Mont’e Prama (Cabras), testa di pugilatore (da Bedini, Tronchetti, Ugas, Zucca,
2012, p. 138).
2130 Alfonso Stiglitz
la raffigurazione schematizzata del viso (fig. 3)32, che rimanda agli stilemi
per così dire archetipici delle antiche statue nuragiche di Mont’e Prama33,
«è una forma simbolica utilizzata per celare identità destinate all’alterità,
confinate nel silenzio e nell’invisibilità» (fig. 4)34.
Con questa schematica illustrazione si vuole proporre il superamento
dell’ideologia (nel senso dell’invenzione del sardo pellita) come schermo
che ha oscurato la realtà, impedendoci di discernere le varie forme che que-
sta ha assunto e ci ha lasciato nelle brume di quell’Oriente inventato dell’en-
tusiasta Albert Morcef, personaggio del conte di Montecristo, che davanti
al racconto di Haydee, la schiava del conte, esclama: «mi trovo in Oriente,
nel vero Oriente, non come l’avrei potuto vedere, ma come lo sogno»35. La
nostra ricerca ha, invece, il compito di restituire la loro storia a quelle donne
e uomini che abitavano in Sardegna in epoca coloniale, non come li sognia-
mo, ma come li avremo potuti vedere realmente.
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32. Per queste raffigurazioni schematiche di volti, A. Mastino rimanda al «ricordo di una
“maschera frontale”, espressione di un mondo magico-spiritico-funerario» che è alla base
di una tradizione (Mastino, Pitzalis, 2003, p. 664).
33. Stiglitz (2010), p. 25.
34. Proglio (2012), p. 5.
35. Dumas (1845), cap. 76.
L’invenzione del “sardo pellita”. Biografia di una ricerca 2131
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