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FASCICOLO I GENNAIO-APRILE 2020

ISSN 0017-0089
GIORNALE CRITICO
DELLA

GIORNALE CRITICO DELLA FILOSOFIA ITALIANA - Anno XCIX (CI) - Fascicolo I


FILOSOFIA ITALIANA
FONDATO

DA

GIOVANNI GENTILE

SETTIMA SERIE VOLUME XVI


ANNO XCIX (CI), FASC. I

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GIORNALE CRITICO
DELLA

FILOSOFIA ITALIANA

FONDATO

DA

GIOVANNI GENTILE

SETTIMA SERIE VOLUME XVI


ANNO XCIX (CI), FASC. I

CASA EDITRICE LE LETTERE

FIRENZE
Con la pubblicazione del primo fascicolo del 2020 il «Giornale critico della fi-
losofia italiana» festeggia il suo centesimo anno di vita: un’età eccezionale, che
lo pone tra i periodici più illustri e più longevi della cultura filosofica in Italia.
Ma non si tratta solo di un traguardo. Dopo la scomparsa di Maurizio Torrini,
che della rivista è stato per lunghissimo tempo la guida preziosa e instancabile,
il «Giornale» intende entrare, con un rinnovato assetto editoriale, in un’ulte-
riore fase della sua esistenza. Non per realizzare progetti troppo ambiziosi o di
carattere generale, bensì per offrire i risultati di ricerche che, pur muovendosi
all’interno di una tradizione storiografica consolidata, cercheranno di allargarne
l’orizzonte avvalendosi di nuovi strumenti di indagine e avventurandosi su ter-
reni meno esplorati. Non è una scommessa, quanto un impegno all’altezza dei
tempi. Alla fine di un secolo di vita, la tradizione si conserva adeguatamente
solo rinnovandola: basterebbe questo per legittimare la speranza di un proficuo
lavoro comune.

M. F.
SOMMARIO DEL FASCICOLO

ANNIBALE MOTTANA, La matematizzazione della realtà fisica nel Rinascimento.


Fatti, strumenti e induzioni prima della ‘rivoluzione scientifica’ . . . . . . 9

PENSIERO MEDIEVALE E MODERNITÀ.


LA LEZIONE DI TULLIO GREGORY

LORIS STURLESE, Tullio Gregory e la storia delle filosofie medievali . . . . . . . . . . 39


CARLO BORGHERO, L’inquieta modernità di Tullio Gregory . . . . . . . . . . . . . . . 54

Studi e ricerche:
XIN ZHU, La force de la pauvreté chez Machiavel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
SIMON PIETRO CALISTI, Locke, materia e pensiero. Nuove considerazioni sul
cartesianesimo di David-Renaud Boullier . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100
GIULIANA DI BIASE, A forgotten document on freedom of cursing and swearing.
The anonymous «Vindication» of 1746 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118
ANDREA ORSUCCI, Come il «santuario dell’universo» divenne «santuario della
parola»: Alberto Savinio interpreta la filosofia di Otto Weininger . . . . . 129

Discussioni e postille:
GIANLUCA BRIGUGLIA, Note sulle tendenze attuali della storiografia su Marsilio da
Padova . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149
GIULIA BELGIOIOSO, Descartes a Napoli: un affaire ancora aperto . . . . . . . . . . . 161

Note e notizie:
«Anteros sive contra amorem» di Battista Fregoso (Alfonso Paolella) . . . . . . . . 167
Con «Pascal et son libertin» (Simon Pietro Calisti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170
La società possibile. Una lettura del «Contrat social» di Jean-Jacques Rousseau
(Marco Menin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 174
Barbarie in età moderna e contemporanea (Antonella Del Prete) . . . . . . . . . . . 176
Marxismo e filosofia della praxis: da Labriola a Gramsci (Marco Diamanti) . . . 177
Il Benedetto Croce di Gennaro Sasso in due recenti volumi (Jonathan Salina) . 181
L’edizione degli scritti inediti di Ernst Cassirer (Massimo Ferrari) . . . . . . . . . . 189
«Unity and Aspect» di Andrew Haas (Davide Sparti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191
La filosofia e la sua storia (Studi in onore di Gregorio Piaia) (Paul Richard
Blum) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 194

Libri ricevuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 197


TULLIO GREGORY E LA STORIA DELLE FILOSOFIE
MEDIEVALI

1. Nato a Roma il 28 gennaio 1929, Tullio Gregory compì i primi


anni di formazione nella “Roma città aperta”, nel periodo più buio del-
la seconda guerra mondiale. Dei suoi insegnanti liceali ricorderà, mol-
ti anni dopo, il grande latinista Antonio Traglia; ma l’incontro che
avrebbe segnato la sua biografia intellettuale in modo decisivo fu quel-
lo, avvenuto nel 1944, con Ernesto Buonaiuti, il grande studioso di sto-
ria del cristianesimo. Così, a distanza di settant’anni, Gregory rievo-
cava questa sua esperienza: «Ho avuto la fortuna di conoscere Buo-
naiuti quando pochi mesi dopo l’arrivo degli Alleati a Roma l’YMCA,
la Young Men’s Christian Association, organizzò dei corsi di greco
neotestamentario […] tenuti da Buonaiuti. Io ero un po’ avanti con
gli studi, avevo 14 anni. […] Buonaiuti incuriosito da questo ragazzo
che andava a lezione il pomeriggio del sabato, mi disse una volta: “Ma
tu che fai qui?” Io dissi: “Mi interessano i suoi corsi”. Mi rispose: “Vi-
sto che ti interessano queste cose vienimi a trovare: tieni però presen-
te che io sono uno scomunicato vitando, se sei cattolico e intendi se-
guire tutte le norme della tua chiesa, non puoi venire da me”»1.
Buonaiuti era, allora, doppiamente perseguitato: dal Fascismo che
lo aveva cacciato dall’università, perché nel 1931 aveva rifiutato il giu-
ramento al regime2; e dal Vaticano che, accusandolo di modernismo,
lo aveva fatto oggetto di un crescendo di sospensioni e condanne, si-

1 T. GREGORY, Intervento al Convegno «Ernesto Buonaiuti nella cultura italiana ed eu-


ropea del suo tempo tra modernismo e mondo evangelico», reg. 30 ottobre 2015
(https://www.radioradicale.it/scheda/457393/). Si veda anche l’intervista di A. Gnoli, «La
Repubblica», 3 marzo 2019.
2 Sulla vicenda intellettuale di Buonaiuti si veda la sua autobiografia: E. BUONAIUTI, Pel-
legrino di Roma. La generazione dell’esodo, a c. di M. Niccoli, intr. di A. C. Jemolo, Bari, La-
terza 1964, e F. PARENTE, Buonaiuti Ernesto, in Dizionario Biografico degli Italiani, XV, Ro-
ma, Istituto della Enciclopedia Italiana 1972, pp. 112-122.
40 loris sturlese

no alla massima scomunica, che imponeva ai fedeli di non rivolgere


nemmeno la parola al colpito (“vitando”, 1926). Proprio negli anni del-
l’incontro con Gregory, Buonaiuti concludeva il terzo volume della
sua Storia del Cristianesimo3, e il S. Uffizio era all’opera per decretare
la condanna definitiva di tutta la sua produzione scientifica. E la rein-
tegrazione sulla cattedra, avviata dopo la caduta del fascismo, si sareb-
be rivelata una beffa, perché il Concordato del 1929 continuava a pre-
cludere a un ex-sacerdote come lui l’insegnamento universitario. Per-
ciò Buonaiuti venne sì reintegrato, ma distaccato a dirigere l’Edizione
nazionale delle opere di Gioacchino da Fiore, che aveva avviato con
un volume nel 19304 e che è peraltro documento di un impegno filo-
logico di non poco conto, e caratterizza bene i suoi interessi medievi-
stici, rivolti soprattutto allo scavo della tradizione del cristianesimo
morale, profetico e mistico (Gioacchino, Dante, Eckhart), vista come
alternativa alla scolastica, alla philosophia perennis e alla cristallizzazio-
ne extrastorica del dogma.
Del maestro modernista, Gregory divenne assistente nel tempo li-
bero dalle lezioni ginnasiali e apprese il metodo del lavoro storico-fi-
lologico e dell’importanza del lavoro sui testi, in biblioteca5.
Dei lavori di Buonaiuti sul Medioevo, Gregory darà giudizi a vol-
te limitativi, rimarcando la parzialità della sua presentazione della for-
tuna di Gioacchino nella Scolastica6 oppure rilevando il tradizionali-
smo di certe sue posizioni filosofiche7; ma in sede di bilancio sugli stu-
di di medievistica nella prima metà del Novecento gli dedicherà am-
pio spazio e gli riconoscerà il merito di aver «aperto una linea di ricer-
ca che privilegia la storia della spiritualità e dell’esperienza religiosa co-
me luogo proprio ove nascono le forme diverse del pensiero cristia-
no»8. Un tema, questo, sul quale Gregory ritornerà più volte in tutta
la sua opera.

2. Nell’anno della prematura scomparsa dello studioso moderni-

3 E. BUONAIUTI, Storia del Cristianesimo, Milano, dall’Oglio 1942-1944.


4 GIOACCHINO DA FIORE, Tractatus super quatuor Evangelia. Prima edizione sui codici di
Padova e di Dresda, a c. di E. Buonaiuti, Roma, Tipografia del Senato 1930.
5 T. GREGORY, Intervento, cit.: «[…] le mattine libere andavo in Casanatense per Buo-
naiuti (era il dopoguerra e si andava a scuola un giorno di mattina, uno di pomeriggio)».
6 T. GREGORY, Mundana sapientia. Forme di conoscenza nella cultura medievale, Roma,
Edizioni di Storia e Letteratura 1992, pp. 275 e 285.
7 T. GREGORY, Per i sessant’anni della Casa Laterza, «Belfagor», XVII, 1962, pp. 701-
713: 709: «[…] ancorato al suo intransigente realismo aristotelico […]».
8 T. GREGORY, Speculum naturale. Percorsi del pensiero medievale, Roma, Edizioni di
Storia e Letteratura 2007, p. 232.
tullio gregory e la storia delle filosofie medievali 41

sta (1946), Gregory iniziava i suoi studi presso la facoltà di filosofia


della Sapienza romana9. La storia della filosofia medievale vi era, in
quegli anni, insegnata per incarico da un’altra grande figura di studio-
so del pensiero cristiano, Bruno Nardi. E fu proprio sotto la guida del
Nardi che Gregory scelse di muovere i primi passi della sua carriera
scientifica, preparando una tesi di laurea sui rapporti fra tradizione pla-
tonica e speculazione sulla natura nel XII secolo. Il suo secondo mae-
stro era una figura dalla biografia accademica non meno contrastata
del primo. Insegnante liceale, con dottorati a Lovanio e Firenze e mez-
zo secolo di infaticabile attività di medievista alle spalle, Nardi si era
da tempo imposto all’attenzione internazionale con fondamentali con-
tributi su Dante e sull’aristotelismo scolastico e rinascimentale. Dove-
va le sue difficoltà di carriera al fatto di essere ex-sacerdote: Giovan-
ni Gentile, suo grande estimatore, si era mosso, nel 1941, per procu-
rargli a Roma una chiamata per chiara fama, ma si era scontrato con
l’opposizione della Nunziatura apostolica, irriducibile nel richiedere
l’osservanza dei patti lateranensi10. Il meritato riconoscimento sareb-
be arrivato nel 1951, quasi sulla soglia della pensione, con la nomina
a professore straordinario alla Sapienza.
La scelta dell’argomento della tesi non fu sicuramente, per Gre-
gory, dettata dalla volontà di allinearsi agli interessi del maestro, che
dal XII secolo non era mai stato particolarmente attratto. Il confron-
to con la storiografia neo-tomista passava, per Nardi, attraverso la ri-
lettura delle discussioni sull’aristotelismo parigino, sulla reinterpreta-
zione del ruolo di Alberto il Grande, su Dante e sull’aristotelismo
quattro- e cinquecentesco11. Lo studio della tradizione platonica me-
dievale si collocava su una linea di ricerca parallela, invero non meno
critica rispetto all’immagine di un Medioevo teleologicamente domi-
nato dalla “sintesi tomista”, ma che cercava in una revisione storica dei
concetti di filosofia e di teologia la chiave per un adeguato accesso al
pensiero di un’epoca che era apparsa sino ad allora il luogo di mito-
logie prive di qualsiasi rigore filosofico. In quegli anni la storiografia
si stava muovendo. Nel 1939, Raymond Klibansky aveva proposto di

9 Archivio Tullio Gregory, http://www.iliesi.cnr.it/ATG/. Ivi anche A. Russo, Bibliogra-


fia di Tullio Gregory, Iliesi 2019, con collegamenti a riproduzioni di articoli in accesso aper-
to. Si noti però che attualmente la Bibliografia non è completa, mancando qualsiasi riferi-
mento alle recensioni e agli articoli nella stampa quotidiana.
10 P. FALZONE, Nardi, Bruno, in Dizionario Biografico degli Italiani, LXXVII, Roma, Isti-
tuto della Enciclopedia Italiana 2012, pp. 770-772: 771.
11 T. GREGORY, Introduzione, in B. NARDI, Dante e la cultura medievale, nuova ed. a c.
di P. Mazzantini, introd. di T. Gregory, Roma-Bari, Laterza 1985, pp. VII-XLIV: XV.
42 loris sturlese

affiancare, al grande progetto dell’Aristoteles latinus, un Plato Lati-


nus12. Eugenio Garin veniva pubblicando i primi articoli della futura
raccolta di Studi sul platonismo medievale13; in Francia, M.-D. Chenu
lavorava ad un approfondimento del significato e del valore teologico
della riflessione del XII secolo14.

3. Studiare la tradizione platonica significava, all’inizio degli an-


ni ’50, cercar nuove strade nella storia della filosofia e della teologia
medievali. Ottenuta la laurea (1950), già nell’anno successivo Gregory
pubblica due contributi su questo Giornale critico della filosofia ita-
liana: il primo è una dotta e asciutta messa a punto per escludere l’at-
tribuzione del Compendium philosophiae a Guglielmo di Conches, già
sostenuta da Carmelo Ottaviano15. Il secondo è un impegnativo sag-
gio sul concetto di «anima mundi», nel quale vengono ricostruite le
diverse posizioni sull’anima cosmica al tempo di Guglielmo di Con-
ches ed Abelardo, e le conseguenti condanne promosse da Bernardo
e Guglielmo di St. Thierry16. A questi segue nell’anno successivo, sem-
pre sul Giornale, un intervento sulla scuola di Chartres17, che investi-
ga il nuovo concetto di natura con il quale i filosofi del XII secolo
prendono congedo dalla povera e a volte puerile cosmologia biblica
patristica, fondamentalmente disinteressata allo sviluppo di una scien-
za della natura. Gregory rivendica, rispetto a una storiografia che ave-
va troppo spesso letto la «rinascenza del XII secolo» in chiave lette-
raria e classicheggiante, l’importanza della ripresa degli studi scienti-
fici e di autori come Platone, Plinio, Calcidio, Macrobio, Galeno e
Ioannizio. Le resistenze dell’ortodossia furono forti. La concezione di
una natura autonoma «che si andava enucleando nella scuola di Char-
tres non doveva certo piacere a quei tali teologi che, fedeli alla vec-
chia ermeneutica biblica e meno aperti ai progressi della cultura, so-
no pronti ad accusare di eresia, di «modernismo», quanti cercano di

12 R. KLIBANSKY, The Continuity of the Platonic Tradition during the Middle Ages. Out-
lines of a Corpus Platonicum Medii Aevi, London, The Warburg Institute 1939.
13 E. GARIN, Studi sul platonismo medievale, Firenze, Le Monnier 1958; fra gli articoli
ripresi nel volume è anche il saggio Per la storia della tradizione platonica medievale, «Gior-
nale critico della filosofia italiana», 1949, pp. 125-150.
14 M.-D. CHENU, La théologie au douzième siècle, Paris, Vrin 1957: la maggior parte de-
gli articoli raccolti nel volume datano ai primi anni Cinquanta.
15 T. GREGORY, Sull’attribuzione a Guglielmo di Conches di un rimaneggiamento della
Philosophia mundi, «Giornale critico della filosofia italiana», 1951, pp. 119-125.
16 T. GREGORY, L’anima mundi nella filosofia del XII secolo, «Giornale critico della fi-
losofia italiana», 1951, pp. 494-508.
17 T. GREGORY, L’idea della natura nella scuola di Chartres, «Giornale critico della filo-
sofia italiana», 1952, pp. 433-442.
tullio gregory e la storia delle filosofie medievali 43

meditare sulla fede soddisfacendo le esigenze intellettuali dell’am-


biente in cui vivono»18.
Questi lavori si consolidano, nel 1955, in una monografia su Gu-
glielmo di Conches e il suo secolo19, che ne presenta la teologia filoso-
fica, la dottrina centrale dell’anima del mondo e l’idea di natura attra-
verso un sottile lavoro di analisi storica e filologica dei suoi testi editi
e inediti.
Si tratta di capitoli minuziosi, condotti su testi inediti e con una
straordinaria densità di informazione, volti alla ricostruzione nei det-
tagli dei quadri concettuali in un momento di trapasso, nel quale l’in-
terpretazione simbolica agostiniana e altomedievale viene messa alla
prova dal massiccio ingresso di un complesso di traduzioni dall’arabo
(e dal greco) di testi medici, astronomici, astrologici, fisici. Fra questi,
le opere di Aristotele incominciano sì a circolare, ma in quantità mi-
noritaria e collegate inestricabilmente a testi di tradizioni ben diverse
(si pensi al Liber de causis). All’impatto con questi testi, pensatori co-
me Guglielmo di Conches e i suoi contemporanei più avvertiti reagi-
scono riattivando testi della tradizione platonica altomedievale come
il Timeo, Macrobio, Marziano Capella, ed elaborano una nuova idea
della natura come un complesso di fenomeni non più dipendenti dal-
l’arbitraria volontà del Creatore, ma retto da leggi necessarie dipen-
denti dalla causalità celeste. Motivi stoici ed ermetici si dispongono su
una griglia metafisica di aggregazione che è quella del platonismo ti-
maico. Non ha senso, secondo Gregory, distinguere filosofia e teolo-
gia in questo unitario progetto: «Teologia e filosofia si unificano […]
sul piano della sapientia agostiniana che è la meta ultima dello spirito
e, nella sua integrità non raggiungibile da mente umana, si identifica
con il Verbo»20. «Solo quando si identificherà la filosofia con l’aristo-
telismo, cioè con un sistema speculativo nato prima della rivelazione
del Verbo, quella che fino allora era stata la filosofia cristiana, specu-
lazione nata sulla fede, cioè su una nuova e più larga esperienza, si chia-
merà teologia ed evidentemente si porrà come estranea alla preceden-
te filosofia»21.
La teologia del XII secolo si inserisce anch’essa all’interno di una
unitaria concezione del sapere insieme con le altre scienze dello spiri-

18 Ivi, p. 439.
19 T. GREGORY, Anima mundi. La filosofia di Guglielmo di Conches e la Scuola di Char-
tres, Firenze, Sansoni 1955.
20 Ivi, p. 276.
21 Ivi, pp. 277-278.
44 loris sturlese

to. Si può cogliere probabilmente in queste idee una eco del Buonaiu-
ti, il quale nella sua Storia aveva caratterizzato il “Medioevo latino pre-
scolastico” rovesciando in positivo la tradizionale lettura come epoca
di confusione concettuale e di panteismo22: nell’epoca precedente la
Scolastica «mancava innanzi tutto una distinzione formale fra il domi-
nio della filosofia e quello della teologia, fra l’ordine delle verità razio-
nali e quello delle verità rivelate. Di rimbalzo vi era implicitamente can-
cellata la separazione fra la natura e la grazia, fra la zona in cui si eser-
citano le insite capacità dell’essere razionale e la sfera misteriosa del-
le comunicazioni carismatiche». Si trattava di una «visione, che pote-
va definirsi prevalentemente mistica, dello sviluppo delle attitudini
umane nella conquista dell’Assoluto […]».
Gregory si asterrà sempre – in ciò più fedele al magistero del Nar-
di – da siffatte appassionate generalizzazioni; ma che le avesse ben me-
ditate, lo dimostra un saggio apparso nel 1952 nel primo volume del-
la rivista romana Rassegna di filosofia che tracciava un informatissimo
bilancio del contributo filosofico della “nuova teologia” (Danielou, de
Lubac), appena stroncata dalla enciclica Humani generis di Pio XII23.

4. Negli anni successivi, Gregory allarga il campo della sua ricer-


ca. Si muove verso il Rinascimento, pubblicando rassegne storiografi-
che24, e dedicando a Nardi un grosso saggio sulle vicende della censu-
ra della Nova de universis philosophia, il capolavoro del platonico Fran-
cesco Patrizi. È di nuovo un pensatore «eretico», preso di mira nel
1592 dall’Inquisizione romana, a essere messo a fuoco attraverso un
erudito studio sul manoscritto delle tre redazioni delle Declarationes
in quaedam suae philosophiae loca obscura, seguito dalla pubblicazio-
ne di ampi testi dell’Apologia e delle Declarationes stesse25. Vera e pro-
pria monografia è l’impegnativo capitolo “Aristotelismo” nella Gran-
de Antologia Filosofica26. Contemporaneamente prosegue a ritroso lo
studio della tradizione platonica altomedievale. Con la raccolta Plato-

22 E. BUONAIUTI, Storia del Cristianesimo, II, Milano, dall’Oglio 19603, pp. 502-503.
23 T. GREGORY, Cattolicesimo e storicismo, «Rassegna di filosofia», I, 1952, pp. 49-66.
24 T. GREGORY, Gli studi italiani sul pensiero del Rinascimento, I. La polemica sul Rina-
scimento, «Rassegna di filosofia», I, 1952, pp. 201-213; II. Platonismo e Aristotelismo, «Ras-
segna di filosofia», II, 1953, pp. 51-62. Grande attenzione ricevono gli studi di Nardi e di
Eugenio Garin. Il primo incontro scientifico con i testi di Garin è documentato anche da al-
cune recensioni pubblicate in «Rassegna di filosofia», I, 1952, pp. 266-267, II, 1953, p. 101.
25 T. GREGORY, L’Apologia e le “Declarationes” di Francesco Patrizi, in Medioevo e Ri-
nascimento. Studi in onore di Bruno Nardi, I, Firenze, Sansoni 1955, pp. 385-424.
26 T. GREGORY, Aristotelismo, in Grande Antologia Filosofica, diretta da M. F. Sciacca,
VI, Milano, Marzorati 1964, pp. 607-837.
tullio gregory e la storia delle filosofie medievali 45

nismo medievale, nella quale confluiscono tre saggi pubblicati sul Gior-
nale fra il 1953 e il 1957, mette in luce inedite e insospettate discus-
sioni filosofiche nel XI secolo, con particolare attenzione alla fortuna
del Timeo platonico e con ampio riferimento a materiali manoscritti27.
Il secondo capitolo del libro, su Manegoldo di Lautenbach, verrà ac-
colto, tradotto in tedesco, nel fortunato volume sul Platonismo nel
Medioevo28 a cura di Werner Beierwaltes.
Nello stesso anno, inizia una serie di articoli su un autore allora
non particolarmente frequentato, e che verranno raccolti cinque anni
dopo nel libro Giovanni Scoto Eriugena29: la discesa dall’uno al molte-
plice, la teofania, l’incarnazione, l’escatologia sono punti nodali che
vengono esaminati nel loro contesto storico e nelle loro fonti di un nuo-
vo platonismo, questa volta mediato dalla Patristica orientale. Poi,
nuovamente alla ricerca di temi e personaggi al di fuori dell’interesse
della storiografia tradizionale, scrive sull’escatologia nella Scolastica
duecentesca30 e richiama l’attenzione su due monumentali opere pla-
tonizzanti del Due- Trecento quasi completamente inedite e allora pra-
ticamente sconosciute: lo Speculum di Enrico Bate e l’Expositio su Pro-
clo di Bertoldo di Moosburg31. La segnalazione di quest’ultimo auto-
re («che attende un paziente studioso che ne pubblichi il testo»32) sol-
leciterà un progetto di edizione critica concluso da pochi anni33.
Nel 1962, questa instancabile attività di medievista a tutto tondo,
svolta nelle funzioni accademiche di assistente a Roma e di professo-
re incaricato di Storia della filosofia a Lecce, garantisce a Gregory la
cattedra romana di Storia della filosofia medievale. La lezione del Nar-
di, che indicava nell’attenzione filologica al testo e nella cura di fonti
e contesti la via maestra per l’innovazione nello studio del pensiero e

27 T. GREGORY, Platonismo medievale. Studi e ricerche, Roma, Istituto storico italiano


per il Medio Evo 1958.
28 Platonismus in der Philosophie des Mittelalters, hrsg. v. W. Beierwaltes, Darmstadt,
Wissenschaftliche Buchgesellschaft 1969, pp. 366-380. Nella stessa raccolta è incluso, alle
pp. 343-365, il primo capitolo del libro su Giovanni Scoto Eriugena del 1963 (v. la nota se-
guente).
29 T. GREGORY, Giovanni Scoto Eriugena: tre studi, Firenze, Le Monnier 1963; 2. ed. ac-
cresciuta: Giovanni Scoto. Quattro studi, Premessa di E. Menestò, Spoleto, Centro Italiano
di Studi sull’Alto Medioevo 2011.
30 T. GREGORY, Escatologia e aristotelismo nella scolastica medievale, «Giornale critico
della filosofia italiana», 1961, pp. 163-174.
31 T. GREGORY, Platone e Aristotele nello Speculum di Enrico Bate di Malines. Note in
margine a una recente edizione, «Studi medievali», s. III, III, 1961, pp. 302-319.
32 Ivi, p. 305.
33 BERTHOLD VON MOOSBURG, Expositio super Elementationem theologicam Procli, 8
voll., hrsg. von U. Jeck, B. Mojsisch, M. R. Pagnoni-Sturlese, F. Retucci, A. Sannino, L. Stur-
lese, I. Tautz, I. Zavattero, Hamburg, Meiner 1980-2014.
46 loris sturlese

della cultura medievale34, si è evoluta, probabilmente sotto l’influen-


za di Garin – che negli stessi anni lavora sugli analoghi temi del plato-
nismo e dell’idea di natura35 e che nel 1956 pubblica le sue riflessioni
sulla categoria di «unità» nella storiografia filosofica36 – in un proget-
to che punta a mostrare la irriducibile molteplicità delle filosofie e del-
le teologie, delle molteplici forme di ragione che le sostengono, dal sim-
bolismo all’interpretazione allegorica alla ratio mystica, come tutte le-
gittime forme di interpretazione del mondo delle proprie esperienze,
fra le quali la fede è, nel Medioevo, elemento primario. Sono, questi, i
tratti che caratterizzeranno anche la produzione successiva del Gre-
gory medievista, che sarà sempre proiettata a gettar luce sulle diversi-
tà e sulle discontinuità per tracciare «una storia pluralistica delle filo-
sofie come forme diverse con cui gli uomini hanno cercato di organiz-
zare le proprie esperienze in rapporto alle condizioni reali, ai contesti
culturali, agli interrogativi del tempo in cui sono vissuti» piuttosto che
a proporre «una disciplina sempre identica a se stessa, strutturata se-
condo alcuni eterni e massimi problemi; disciplina che cresce su se stes-
sa procedendo in un rarefatto mondo di essenze immutabili»37.
Un atteggiamento laico, che i censori del suo primo maestro avreb-
bero sicuramente tacciato di “storicismo” e di “relativismo”, ma che
nondimeno riconosce la fondamentalità dell’esperienza religiosa nella
sistemazione filosofica medievale, con il risultato di considerare la teo-
logia come la vera filosofia del Medioevo cristiano.

5. Padrone di un metodo efficiente e ben collaudato, caratterizza-


to da una rigorosa e feconda attenzione ai testi e ai loro contesti, Gre-

34 T. GREGORY, Bruno Nardi, «Giornale critico della filosofia italiana», 1968, pp. 469-
501. Giova ricordare le parole con le quali si concludeva questo saggio (p. 500): «Era pre-
sente, in tutti i suoi lavori, una lezione di metodo: diffidente verso coloro che “chiusi nella
loro specola teoretica, senza scomodarsi colla ricerca e la critica dei documenti e delle testi-
monianze, indispensabili al giudizio storico, pretenderebbero di dedurre a priori gli eventi
della storia universale”, consapevole che la storia della filosofia mal si comprenderebbe se
non si risolvesse in una più ampia storia della cultura e non si tenesse conto, vicino ai “gran-
di”, di “quelle forme di pensiero che persistevano non solo nelle masse popolari e incolte,
ma altresì nei ceti borghesi di media cultura, nella nobiltà, nelle corti principesche e nel cle-
ro”, Nardi ha mostrato come di fronte ad affrettate generalizzazioni assuma significato pro-
fondamente innovatore la ricerca paziente e minuta, anche ai fini di prospettive d’insieme
che proprio dalle sue ricerche emergono, rinnovate, concrete, popolate di uomini vivi; ed è
questa una lezione che Nardi ha dato non attraverso ampi discorsi metodologici […] ma con
l’esercizio concreto del suo lavoro di storico».
35 Vedi sopra, nota 15.
36 E. GARIN, L’«unità» nella storiografia filosofica, «Rivista critica di storia della filoso-
fia», XI, 1956, 206-217, ripresa nell’influente volume La filosofia come sapere storico, Bari,
Laterza 1959, pp. 11-32. Sul tema della «pluralità delle “filosofie”» si veda ivi, p. 123.
37 T. GREGORY, Speculum naturale, cit., p. 224.
tullio gregory e la storia delle filosofie medievali 47

gory apre, negli anni Sessanta, un nuovo fronte di ricerca: il pensiero


del Seicento, che a partire dagli studi su Gassendi, metterà sempre più
a fuoco la componente critica, antiteologica, scettica o libertina del se-
colo cartesiano38. Su questo pur importante aspetto della produzione
di Gregory, motivato fra l’altro dal fatto che nel 1967 passerà alla cat-
tedra di Storia della filosofia tenendola per ben trentasette anni, non
ci fermeremo, se non per rilevare la sua complementarità con l’impe-
gno medievistico, che proseguirà ininterrotto per tutto il resto della sua
carriera e che lo porterà fra l’altro ad una intensa partecipazione alla
vita della Société Internationale pour l’Étude de la Philosophie Médié-
vale. Iscritto alla Société nel 1960, ne è tesoriere nel 1963, assessore dal
1964 al 1972, vicepresidente (1972-1977) e settimo presidente (1987-
1992). Durante la sua presidenza e su sua proposta (1988) la SIEPM
avvia la tradizione degli incontri regionali annuali e la relativa serie di
pubblicazioni (ad oggi 20 volumi)39.
I congressi mondiali quinquennali della SIEPM gli offrono una tri-
buna di eccezione per presentare la sua idea di una «storia pluralisti-
ca delle filosofie».
In quattro occasioni diverse tiene relazioni plenarie che lasciano
il segno nella storia della disciplina: al terzo congresso della SIEPM,
primo svoltosi in Italia (Passo della Mendola, Trento) nel 1964, mette
a tema L’idea di natura nella filosofia medievale prima dell’ingresso del-
la Fisica di Aristotele delineando da un lato le fonti e le fasi del con-
solidamento di una idea di natura come complesso ordinato di feno-
meni retti da una «legitima causa et ratio», ma d’altro lato mostrando
come questa concezione sia inscindibilmente legata a dottrine astrolo-
giche e magiche gravide di conseguenze per la posizione dell’uomo nel
mondo ed il suo impegno intramondano40. Sono tesi già elaborate nel-
la monografia sull’Anima mundi, ma che appaiono come un sasso get-
tato improvvisamente nel tranquillo stagno della medievistica interna-
zionale, a quel tempo ancora dominata ampiamente da interessi me-
tafisici e refrattaria all’allargamento a tematiche giudicate allora come
del tutto non filosofiche.
Al quinto congresso di Madrid, nel 1972, sollecita, con esplicito

38 T. GREGORY, Scetticismo ed empirismo. Studio su Gassendi, Bari, Laterza 1961;


Theophrastus redivivus. Erudizione e ateismo nel Seicento, Napoli, Morano 1979; Etica e re-
ligione nella critica libertina, Napoli, Guida 1986; Vie della modernità, Firenze, Le Monnier
Università 2016, Michel de Montaigne o della modernità, Pisa, Edizioni della Normale 2016.
39 Rencontres de Philosophie Médiévale, Turnhout, Brepols 1994- (20 vol. pubblicati).
La serie è attualmente diretta da A. Beccarisi (Lecce).
40 T. GREGORY, Mundana sapientia, cit., p. 101 (la relazione occupa le pp. 77-114).
48 loris sturlese

riferimento alle posizioni della scuola cattolica di Lovanio, un supera-


mento del tradizionale approccio metafisico alla filosofia medievale, e
prende le distanze da un metodo che astrae dalle persone dei filosofi
e dalle loro condizioni storiche per muovere verso una ricerca del
«proprio» di una filosofia «in senso stretto» usata come metro di mi-
sura della «verità» volta a volta raggiunta41. La relazione susciterà un
vivace dibattito, e ancora nel 1987, a vent’anni di distanza da quella
ormai lontana discussione, Fernand Van Steenberghen sentirà il biso-
gno di ribadire le sue ragioni contro le obiezioni del «collega roma-
no»42. Anche la relazione tenuta a Helsinki nel 1987 – all’ottavo con-
gresso SISPM, ospitato in una sede nota per l’approccio analitico e lo-
gico-semantico dei suoi affiliati – è rivolta ad accentuare la pluralità e
la radicale diversità delle Forme di conoscenza e ideali di sapere nella
cultura medievale, per arrivare alla conclusione: «I percorsi diversi del
pensiero medievale, la critica assidua della filosofia per le istanze del-
la teologia, così fortemente sottolineate dal Gilson, rendono a nostro
avviso impossibile seguire l’illustre maestro nel tentativo di individua-
re una “metafisica nuova” creata dalla teologia scolastica, fuori del
tempo, la cui “verità”, «indépendente de l’état de la science en tout
moment de l’histoire, reste aussi permanente que la lumière de la foi
dans laquelle elle est née». Può darsi che questa metafisica nuova – li-
bera da ogni condizionamento storico – possa costituire un utile e pio
sostegno ai fautori della philosophia perennis nel cielo dei purissimi en-
ti di ragione ove anche la chimera può rivendicare un suo posto; ma
lo storico dovrà piuttosto sottolineare come, pur partendo da una co-
mune esperienza di fede, la riflessione teologica venga utilizzando e tra-
sformando concetti filosofici ereditati dal passato così da creare siste-
mi speculativi in rapporto alle differenti opzioni filosofiche, che ne con-
dizionano a loro volta le strutture e gli esiti»43.
A quarant’anni di distanza dal primo intervento, nella relazione
conclusiva al XII congresso SIEPM di Palermo (2007) Gregory trac-
cerà il quadro di una disciplina ormai mutata (anche con il suo essen-
ziale contributo) sotto l’eloquente titolo: Per una storia delle filosofie
medievali. Ecco quanto scrive con riferimento al tema del congresso

41 La conception de la philosophie au Moyen Age, in Actas del V Congreso Internacional


de Filosofía Medieval, I, Madrid, Editora Nacional 1979, pp. 49-57.
42 F. VAN STEENBERGHEN, La conception de la philosophie au moyen âge. Nouvel examen
du problème, in Philosophie im Mittelalter. Entwicklungslinien und Paradigmen, hrsg. von I.
P. Beckmann u. a., Hamburg, Meiner 1987, pp. 187-199.
43 T. GREGORY, Mundana sapientia, cit., pp. 53-54 (la relazione, che dà il titolo alla rac-
colta, occupa le pp. 1-59).
tullio gregory e la storia delle filosofie medievali 49

(«Universalità della ragione – Pluralità delle filosofie nel Medioevo»):


«vorrei anzitutto sottolineare come l’uso del plurale per la filosofia
[…] sancisca – direi a livello istituzionale, dato che la nostra Société
rappresenta una grande comunità di studiosi – la fine di una visione
monolineare della storia della filosofia medievale, che, se poteva tro-
vare nell’hegelismo la più radicale giustificazione teoretica, si era di fat-
to imposta nello studio del pensiero medievale per l’egemonia a lun-
go esercitata dalla neoscolastica e in particolare dal neotomismo […]
In realtà siamo al termine di un lungo cammino e di non marginali di-
battiti che hanno investito il campo della storiografia filosofica, a lun-
go condizionata dall’idea di una filosofia che procede fuori dal tempo
secondo una sua interna e sistematica coerenza»44.
E dopo aver fatto riferimento all’importanza dalle «nuove edizio-
ni di testi, dalle opere di Alberto Magno a Eccart, da Occam al Cor-
pus Philosophorum Teutonicorum Medii Aevi» che «hanno di fatto di-
segnato un più complesso panorama storiografico, non solo con gli stu-
di pubblicati, ma per il largo spazio dato a testi di ottica e di medici-
na, di astrologia e di oniromanzia, insieme a traduzioni latine di testi
greci e arabi», concludeva45: «Questo congresso di Palermo è dunque
il punto di arrivo di un lungo percorso ecdotico e storiografico, segnan-
do anche la fine del mito della “unità dell’esperienza filosofica”, se-
condo una formula cara a Étienne Gilson. E non solo rifiuta l’uso al
singolare di filosofia per dare spazio alle filosofie, ma fa entrare di pie-
no diritto nella storia di queste le religioni storiche e l’ermetismo, la
mistica come la magia, le filosofie regionali […], le letterature volga-
ri, la pluralità dei linguaggi, mentre sottolinea efficacemente come l’in-
contro fra culture diverse sia strutturalmente essenziale alla civiltà me-
dievale».
Ma se la mitica «unità dell’esperienza filosofica» si dissolve nelle
filosofie al plurale, allora – proseguiva implacabile riflettendo sul te-
ma dell’«Universalità della ragione»46 – «forse è lecito chiedersi se an-
che qui non si possa tentare un plurale: se dietro l’identità di un ter-
mine non siano veicolati significati e realtà diverse, diversi modi di
concepire la ragione e i suoi usi. La pluralità delle filosofie non com-
porta una pluralità di ragioni?».

44 T. GREGORY, Per una storia delle filosofie medievali, «Studi medievali», s. III, XLIX,
2008, pp. 1-17: 1 e 3.
45 Ivi, pp. 5-6.
46 Ivi, cit., p. 6.
50 loris sturlese

6. I ventisette saggi raccolti nei due grossi volumi già citati – Mun-
dana sapientia e Speculum naturale – costituiscono il lascito più impor-
tante del Gregory medievista. Si tratta di lavori che si muovono fra IX
e XIV secolo, nei quali i temi dell’escatologia, del platonismo fisico,
dell’astrologia, dell’ermetismo, della magia, dell’ordine essenziale del
cosmo e della solidarietà di questa visione gerarchica con la metafisi-
ca aristotelica si intersecano fra loro, rivelando novità, permanenze, in-
terazioni reciproche e «tipi o usi diversi della ragione cui di volta in
volta corrisponde una diversa concezione e organizzazione del sape-
re». «Compito dello storico non è quello di allineare su uno stesso pia-
no di sviluppo – secondo schemi naturalisticamente evoluzionistici –
queste forme differenti, né di scegliere tra esse o fuori di esse un mo-
dello come canone di valutazione; egli dovrà piuttosto intendere – al
di sotto di parole identiche – il presentarsi di contenuti nuovi, pur nei
reali nessi con il passato, distinguendo […] i significati diversi che la
ragione viene ad assumere in relazione alle storiche condizioni del-
l’uomo: alla luce di queste diversità si potrà forse meglio comprende-
re l’orbe intellettuale che l’uomo, in nome della sua ragione, di volta
in volta, costruisce»47. Si avverte, in queste righe, una eco della «diver-
sité rebelle» di Paul Vignaux, uno storico al quale Gregory fu anche
personalmente molto legato48.
Molti di questi saggi fissano in forma scritta interventi a congressi
e convegni di studio, e sembra quasi che questa dimensione, esercitata
sempre con il rigore di puntuali osservazioni testuali, dotti riscontri e
conseguenti inedite prospettive, sia apparsa a Gregory, ad un certo pun-
to, la più congeniale e la più funzionale ai suoi obbiettivi che, almeno
a partire dagli anni Sessanta diventano quelli di destrutturare il modo
tradizionale di studiare la filosofia medievale e promuovere una nuova
stagione storiografica. Fortunati lavori dedicati alla manualistica univer-
sitaria e liceale mostrano poi come da queste premesse potessero deri-
vare presentazioni innovative anche a livello di opere di sintesi: penso
in particolare alla Storia della filosofia di Laterza, scritta in collabora-
zione con Francesco Adorno e Valerio Verra49, che gli garantì per de-
cenni una incisiva influenza su ampie fasce della cultura italiana.

47 T. GREGORY, Mundana sapientia, cit., p. 76.


48 P. VIGNAUX, Philosophie au Moyen Age, précédé d’une Introduction nouvelle et sui-
vi de Lire Duns Scot Aujourd’hui, Albeuve, Castella 1987, p. 64. T. GREGORY, Ricordo di Paul
Vignaux, «Giornale critico della filosofia italiana», 1989, pp. 129-143.
49 F. ADORNO, T. GREGORY, V. VERRA, Storia della filosofia. Con testi e letture critiche,
Bari, Laterza 1973 [199413]; Manuale di storia della filosofia, Roma-Bari, Laterza 1996.
tullio gregory e la storia delle filosofie medievali 51

7. Il quadro del contributo di Tullio Gregory alla medievistica in-


ternazionale non sarebbe completo se non comprendesse almeno un
riferimento alla linea di ricerca che egli aprì negli anni Sessanta e che
perseguì con grande energia non solo con scritti ma anche con un as-
siduo impegno istituzionale. Si tratta del progetto di un Lessico intel-
lettuale europeo, avviato nel 1964 come Gruppo di ricerca CNR, pro-
mosso poi a Centro di studio nel 1970, e consolidato infine nel 2001
come «Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee»
del CNR50. Non fu questo, in verità, un progetto specificamente me-
dievistico, e le attività dell’Istituto del Lessico hanno avuto risonanza
massima sulla storia della filosofia moderna perché il fuoco della ri-
cerca fu subito posto sulla transizione fra il latino scolastico medieva-
le e le lingue vernacolari del Seicento e Settecento. E tuttavia le linee
programmatiche del Lessico (elaborate con la collaborazione di Tullio
De Mauro e condivise con Eugenio Garin, che del Centro fu presiden-
te) non facevano riferimento a periodi, ma a una maniera di fare sto-
riografia che Gregory era venuto, come abbiamo visto, elaborando
proprio con riferimento al pensiero medievale: «offrire strumenti per
una storia delle idee strettamente legata alla storia del lessico, convin-
ti che le idee non vivono in un mondo iperuranio, pure e immacolate,
ma si incarnano nei segni linguistici, impuri, spesso ambigui; segni lin-
guistici che sono portatori di una lunga storia, crocevia di esperienze
molteplici nell’intrecciarsi di correnti di pensiero e di lingue diverse,
nella continua trascrizione e traduzione da una ad altra cultura. Sono
i segni di un’ininterrotta translatio studiorum»51.
In queste righe Gregory tracciava il bilancio di un’iniziativa che
portò, nel corso degli anni, alla pubblicazione di una serie di 128 vo-
lumi, fra i quali gli atti di quindici colloqui internazionali di argomen-
to filosofico-lessicografico, e nella quale sin dagli inizi il Medioevo si
presentò come uno snodo fondamentale della translatio studiorum: in-
fatti la serie si apriva significativamente con l’edizione di un glossario
ebraico-italiano del Duecento52. L’enfasi posta sul testo, sulla testura

50 T. GREGORY, Il Lessico intellettuale europeo, «Accademia Nazionale dei Lincei, An-


no CDVIII-2011. Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Memorie. Lectio Brevis.
Anno accademico 2010-2011», s. IX, vol. 28/3, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei 2011,
pp. 507-523.
51 Ivi, p. 507.
52 Un glossario filosofico ebraico-italiano del 13. secolo, a c. di G. Sermoneta, Roma, Edi-
zioni dell’Ateneo 1969. Negli anni successivi apparvero lavori di grande interesse medievi-
stico, come P. MICHAUD-QUANTIN, Études sur le vocabulaire philosophique du Moyen Age, Ro-
ma 1971, A. MAIERÙ, Terminologia logica della tarda scolastica, Roma 1972 e R. ROQUES, Li-
bres sentiers vers l’érigénisme, Roma 1975.
52 loris sturlese

linguistico-concettuale e sull’approccio semasiologico ai termini filo-


sofici portò Gregory a intuire con largo anticipo le prospettive di dia-
logo fra informatica e scienze umane e le grandi potenzialità che sa-
rebbero potute venire dallo sviluppo dei metodi di trattamento auto-
matico dei dati. Funzionalizzò sempre però l’uso delle macchine al
suo progetto storico-filosofico, tenendo fermo che le parole della ter-
minologia filosofica sono “identiche” soltanto in apparenza, e sono
destinate a diventare indicatori di contenuti sempre nuovi: per cui il
linguaggio filosofico appare caratterizzato da una «polysémie radica-
le» che richiede di essere decifrata sempre attraverso il riferimento «à
l’horizont culturel et historique de l’auteur»53 e lo studio delle tradu-
zioni diviene il luogo di elezione per comprendere i diversi modi del-
l’appropriazione di termini e concetti da parte delle diverse culture,
in una «translatio linguarum»54 che si muove sullo sfondo delle gran-
di migrazioni delle idee, degli studi, dei popoli, che hanno segnato la
storia dell’umanità.
Il pensiero medievale è di nuovo al centro dell’ampio saggio de-
dicato da Gregory nel 2013 alla complessa fenomenologia della pre-
senza del demonio nella storia e nella vita cristiana55. Il diavolo è «il
principe di questo mondo», ed è un «elemento essenziale della spiri-
tualità medievale e della prima età moderna», che vive in «un conti-
nuo certamen con i demoni malvagi», ubiqui, insidiosi e potenti. «Da
un punto di vista storico non sembra quindi corretto il tentativo di se-
parare la concreta esperienza dell’incontro con il demonio dalla rifles-
sione filosofica e teologica che – nei vari contesti culturali – ha inteso
darne una giustificazione e sistemazione razionale, perché questa non
avrebbe motivo né oggetto senza quella esperienza»56. Il diavolo è qui
il filo conduttore di una ricerca che, più che approdare alla peraltro
ovvia conclusione che la credenza nell’esistenza di Satana è assoluta-
mente centrale nel Cristianesimo, ricostruisce puntualmente i diversi
quadri concettuali nei quali volta a volta è stata integrata l’esperienza
del demonio, le loro mutazioni storiche, le discussioni, le incertezze e
anche le drammatiche conseguenze di una presenza vissuta come rea-

53 T. GREGORY, Rapport sur les activités du «Lessico Intellettuale Europeo», I colloquio


internazionale del Lessico Intellettuale Europeo, a c. di M. Fattori e M. L. Bianchi, Roma,
Edizioni dell’Ateneo 1976, pp. 21-43: 26.
54 T. GREGORY, Translatio linguarum. Traduzioni e storia della cultura, Firenze, Olsch-
ki 2016.
55 T. GREGORY, Principe di questo mondo. Il diavolo in Occidente, Roma-Bari, Laterza
2013.
56 T. GREGORY, Principe di questo mondo, cit., p. 57.
tullio gregory e la storia delle filosofie medievali 53

le: guerre sante, persecuzioni, roghi. Nell’accento sulla radicale stori-


cità delle cristallizzazioni dogmatiche si può forse cogliere un’eco di
ormai lontane istanze «moderniste», ma è una singolare coincidenza
che negli stessi anni anche Kurt Flasch, che negli anni Settanta aveva
curato la ristampa di Loisy in Germania, abbia intrapreso un’analoga
indagine storica sul diavolo e i suoi angeli57.

8. Al termine della sua «chasse sans gibier»58 nelle lande del Me-
dioevo e nei terreni della modernità, Gregory ci lascia un modello di
metodo storiografico, a proposito del quale credo si possano ben evo-
care le parole con le quali egli, dieci anni fa, tracciava un affettuoso
Ricordo di Eugenio Garin59: «[…] se osserviamo bene,» la sua produ-
zione «è prevalentemente legata a saggi (anche amplissimi), note cri-
tiche, edizioni di testi, con una manifesta diffidenza per le sintesi, per
i ben costrutti e organici quadri di insieme. La sua è una storiografia
fatta tutta di ricerche puntuali e puntigliose, proponendo letture nuo-
ve, analizzando autori di grande significato e altri pressocché scono-
sciuti. Ove i testi, le situazioni storiche concrete, fuori di ogni schema-
tismo classificatorio, sono le tessere di un mosaico che nella diversità
dei colori riflette una variegata realtà, facendo vivere gli autori con la
loro voce, nel contesto che fu loro proprio, con tutte le irriducibili di-
versità e frammentarietà di percorsi diversi. Anche i saggi più ampi si
sottraggono ad ogni semplificazione, ad ogni riduzione sistematica,
anzi ricercano piuttosto le discontinuità, le ambiguità, le contraddizio-
ni, le stratificazioni, così di singoli testi come dell’opera tutta di un au-
tore o di un’epoca». Tullio Gregory parlava di Garin, ma intendeva,
io credo, anche se stesso60.

LORIS STURLESE

57 K. FLASCH, Der Teufel und seine Engel. Eine neue Biographie, München, Beck 2015.
Le ristampe di Loisy, realizzate dalla Minerva Verlag di Francoforte, datano agli inizi degli
anni Ottanta.
58 T. GREGORY, Le plaisir d’une chasse sans gibier. Faire l’histoire des philosophies: con-
struction et déconstruction, «Giornale critico della filosofia italiana», 2014, pp. 485-510.
59 T. GREGORY, Eugenio Garin: un ricordo in Normale, «Quaderni di storia», LXXII,
2010, pp. 11-29: 23-24.
60 Una versione più breve e senza note di questo articolo è stata pubblicata con il tito-
lo Ricordo di Tullio Gregory in «Bulletin de philosophie médiévale», 61 (2019), VII-XII.
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GIORNALE CRITICO
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SETTIMA SERIE VOLUME XVI


ANNO XCIX (CI), FASC. I

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