REFLEX DIGITALE
gilberto maltinti
www.gilbertomaltinti.it
gilberto@gilbertomaltinti.it ringrazio il fotografo Lorenzo Monacelli
339.7781836 per la preziosa collaborazione
La parola fotografia prende
origine da due termini
greci: φως (phos) luce e
γραφίς (graphis) scrivere.
Fotografare significa
disegnare con la luce.
FOTOGRAFARE VUOL DIRE
GUARDARSI INTORNO
CONCRETAMENTE.
Macchina fotografica/fotocamera, luce, colore,
inquadratura, bilanciamento del bianco,
composizione, obiettivi, diaframma, tempo,
sensibilità, flash, esposizione, luminosità,
profondità di campo.
La luce bianca è formata dalla fusione dei colori/lunghezze d'onda che ne formano lo
spettro. I colori si ottengono quando la luce bianca attraversa un prisma. Isaac Newton
nel 1666 dimostrò così che i colori derivano dalla scomposizione della luce bianca del
sole e che senza luce essi non esistono.
Come? Fece passare i raggi della luce solare da una fessura e poi attraverso un prisma
trasparente. Il raggio di luce bianca derivato dalla diversa inclinazione delle facce del
prisma si scompose in fasci di luce colorati: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco e
viola.Isaac Newton definì spettro solare questa sequenza di colori.
La luce bianca è la combinazione di tutti i colori dello spettro solare.
Le onde elettromagnetiche
Il nostro occhio percepisce una parte delle onde luminose. A questa parte
corrisponde uno spettro di sette colori: rosso, arancio, giallo, verde, l’azzurro,
indaco e violetto. L’oggetto che riflette tutte le onde luminose appare bianco che
è la somma di tutti i colori. L’oggetto che assorbe tutte le onde senza restituirle
ai nostri occhi viene percepito nero. Quello che assorbe tutte le onde tranne
una, ha il colore corrispondente a quell’unica onda (esempio: un oggetto che
non assorbe il rosso, e che quindi lo riflette, viene percepito rosso).
il colore / il bianco / il nero
Il bianco è la somma di tutti i colori. Il nero è l'assenza di tutti i
colori. L’oggetto che riflette tutte le onde luminose appare
bianco, mentre l’oggetto che assorbe tutte le onde viene
percepito dai nostri occhi nero. L’oggetto che assorbe tutte le
onde tranne uno, ha il colore corrispondente a quell’unica
onda (esempio: l'oggetto che non assorbe il rosso, viene visto
dai nostri occhi rosso).
ANCORA LUCE
propagazione, riflessione, diffusione
dispersione, rifrazione, diffrazione sono i
fenomeni fisici che contraddistinguono LA LUCE.
Una sorgente di luce (esempio: una lampadina)
emette luce propria, mentre gli oggetti illuminati
diffondo in tutte le direzione la luce da cui
vengono investiti.
propagazione
La diffrazione è un fenomeno
ondulatorio. Quando la luce
incontra un ostacolo con un
foro si propaga al di là di
questo in tutte le direzioni.
Ancora luce
La luce è l'elemento fondante della
fotografia sia analogica che digitale.
Questa colpisce il soggetto.
Attraverso le lenti dell'obiettivo, la
macchina cattura la luce diffusa dal
soggetto e la memorizza dopo un
processo chimico/elettronico su
pellicola/sensore.
fotografia
TECNICA + STRUMENTI + CULURA =
BUONA FOTOGRAFIA.
Dietro ad ogni fotografia si rintraccia la personalità, lo
stile, il bagaglio tecnico e culturale di ciascuno.
tipi:
. SPORTIVA
. GIORNALISMO/REPORTAGE
. NATURA/PAESAGGIO
. MEDICO/SCIENTIFICA
. PUBBLICITA'/STILL-LIFE
Scattare con sensore digitale
CCD: acronimo per Charge Coupled Device, ovvero dispositivo ad
accoppiamento di carica. Il nome deriva dal metodo usato per
leggere l'informazione dal sensore una volta registrata l'immagine:
le cariche di ogni "riga" del sensore sono "accoppiate" a quelle
della riga precedente, in modo che quando la prime si spostano, le
seconde si muovono per prenderne il posto.
La superficie del sensore è formata da milioni di minuscoli fotositi disposti secondo una
griglia regolare. Questi "fotositi" sono in effetti i micro-sensori che effettuano la
conversione da fotoni in elettroni.
Il sensore può soffrire del cosiddetto "rumore": la carica elettrica di ogni singolo fotosito
viene trasportata via durante la lettura da circuiti di trasporto e amplificazione.
Ogni fotosito ha il suo circuito; lievi alterazioni del segnale dovute a microscopiche
imperfezioni nei circuiti formano una sorta di "disturbo" sull'immagine, sempre uguale (il
rumore).
Nei sensori CMOS più moderni, speciali circuiti filtro addizionali cancellano il "rumore"
basandosi su una sua misurazione effettuata in fabbrica. Ogni chip CMOS ha infatti il
proprio "schema" di rumore. Queste operazioni di filtraggio influiscono sulla rapidità
generale delle operazioni.
Come si presenta il rumore:
Il rumore nelle immagini digitali si evidenzia prevalentemente come una certa granulosità o
puntinatura monocromatica e/o come puntini o macchioline colorate evidenti soprattutto nelle aree
uniformi come il cielo, o in quelle sottoesposte con poco dettaglio.
Il rumore di un sensore aumenta in funzione della temperatura del sensore stesso, e della
sensibilità ISO impiegata per la ripresa. Con riferimento alle fotocamere compatte, con valori ISO
fino a 100 il rumore rimane appena visibile, fino a 200 accettabile, da 400 e oltre diventa un
problema serio.
Le camere reflex professionali sono quasi esenti da questo problema, disponendo di sensori più
complessi, con dimensioni fino a 24x36 mm (full frame), oltre che di software di elaborazione e
controllo assai sofisticati.
Se i segnali elettrici in uscita dal sensore non sono abbastanza ampi per poter essere utilizzati,
devono essere amplificati, e più i segnali sono deboli maggiore dovrà essere il grado di
amplificazione. Ogni amplificazione comporta un aumento del segnale utile ma anche un aumento
del rumore originale, più una certa quantità di rumore introdotto dal processo stesso.
Il livello di rumore può essere determinato dai seguenti fattori:
Dimensioni del sensore. Un sensore grande è generalmente meno rumoroso di uno piccolo
Dimensioni/densità dei pixel. A parità di dimensioni del sensore, più megapixel significa più dettaglio
ma anche più rumore
Sensibilità ISO impiegata. Poca luce = alto valore ISO = maggiore amplificazione del
segnale = più rumore
Forte compressione jpeg
Tempi di posa. Tempi lunghi (1-2 sec.) producono rumore cromatico
emperatura del sensore
Processi produttivi e materiali impiegati
2. Usare una reflex digitale dotata di sensore di grandi dimensioni. Una fotocamera
con sensore "full frame" a ISO 1600 produce un rumore paragonabile a quello di
una compatta a ISO 100.
ISO 100 il gatto risulta mosso per via del tempo di scatto lento: 1/8 F:6.3
In compenso la foto è priva di rumore
RUMORE
ISO 1600 il gatto abbastanza fermo per via del tempo di scatto veloce: 1/125 F:6.3
Però la foto presenta più rumore
SCATTARE CON ALTI ISO
PRO CONTRO
- Tempo di esposizione più veloce - Rumore di fondo su zone d’ombra
- Maggiore luce di sfondo con il flash o sottoesposte
- Riduzione del dettaglio
DETTAGLI
ISO ISO
100 1600
Come si forma una foto a colori
SENSORE DIGITALE. Normalmente in un sensore il
25% dei fotositi registra il rosso, il 25% il blu e il 50%
registra il verde. Il motivo della preferenza sul verde è
che anche l'occhio umano risulta essere più sensibile a
questo colore rispetto agli altri due. Per rendere
sensibili ad una particolare lunghezza d'onda i fotositi,
davanti ad essi viene posto un filtro che lascia passare
solo le lunghezze d'onda volute. In pratica davanti al
fotosito viene posto uno strato trasparente e colorato
in rosso o verde o blu. Questi filtri vengono disposti
secondo uno speciale schema a scacchiera (es: schema
di Bayer). Con l'applicazione del filtro Bayer ogni
fotosito registra solo un terzo delle informazioni
necessarie alla definizione esatta del colore, ovvero
solo uno dei tre colori primari. Ma le fotografie a
colori... mostrano tutti i colori! Come otteniamo quelli
mancanti? Vengono calcolati per interpolazione, dedotti
da un algoritmo di calcolo che prende in considerazione
i valori registrati dai fotositi adiacenti ed effettua una
stima.
JPEG è l'acronimo di Joint Photographic Experts Group
È un sistema ottico costituito da diverse lenti fissate tra loro, grazie al quale i fasci
di luce che provengono parallelamente da un soggetto inquadrato convergono sul
sensore . La caratteristica principale è la lunghezza focale, la distanza tra il suo
centro ottico e il sensore alla quale viene messa a fuoco l'immagine di un punto
posto all'infinito (distanza focale, o più comunemente focale). La regolazione della
distanza focale consente la messa a fuoco, grazie alla quale il soggetto inquadrato
risulta nitido e definito.
i raggi provenienti da un soggetto molto
lontano (infinito) convergono in un
punto. La distanza tra il centro della
lente e il piano focale (piano su cui si
forma l'immagine nitida del soggetto) è
la lunghezza focale di quella lente.
24 mm 24 mm
70 mm
70 mm
Canon 450D–sensore aps-c Canon 1DS Mark III – FULL FRAME
fattore di conversione 1.6 (per Nikon 1.5)
200 mm 200 mm
luce = acqua / diaframma = rubinetto / tempo di esposizione = tempo di apertura del rubinetto.
ISO = dimensioni della bacinella. 200 ISO sono doppi come sensibilità di 100 ISO, richiedono
quindi un'esposizione dimezzata.
APERTURA DELL'OBBIETTIVO E TEMPO D'ESPOSIZIONE.
ll diaframma e l’otturatore influiscono contemporaneamente sullo scatto fotografico. Come?
Modificando la quantità di luce che impressiona il sensore: il diaframma in rapporto
all'intensità/quantità, l'otturatore in rapporto al tempo. Il diaframma modifica la profondità di
campo permettendo di mettere +/- a fuoco elementi situati nell'inquadratura a distanza differente
l'uno dall'altro rispetto alla macchina fotografica. Il tempo d'esposizione influisce sull'immagine
quando il soggetto si muove.
COMBINAZIONI TEMPO-DIAFRAMMA
Per catturare in modo ottimale l'immagine il sensore deve essere impressionato dalla giusta
quantità di luce. In condizioni di luce normale, non c'è differenza sostanziale tra: tempo
d'esposizione breve con diaframma aperto (1/500 - f/2,8) o tempo d'esposizione lungo con
diaframma chiuso (1/15 – f16). Il sensore cattura la stessa quantità di luce
QUANTITÀ DI LUCE DIMEZZATA + DOPPIO DEL TEMPO DI ESPOSIZIONE = STESSA QUANTITÀ DI LUCE.
Diaframma e profondità di campo
è un anello fisso metallico circolare, sul quale agiscono delle lamelle all'interno
dell'obiettivo che stabilisce la quantità di luce che raggiunge li sensore nel tempo stabilito.
la regolazione del diaframma si chiama apertura. I numeri f/, scala dei diaframmi o stop
sono determinati dalla lunghezza focale dell'obiettivo divisa per il diametro di apertura
effettiva (dipende quindi dal diametro della lente frontale). f/1 - f/1,4 – f/2 – f/2,8 – f/4 –
f/5,6 – f/8 – f/11 – f/16 – f/22 – f/32
Fotografia f/2.8, T 1/6, ISO 100, 18 mm.
Fuoco sul pinguino.
Ponderata centrale
Misurazione media a prevalenza centrale. L'esposimetro sin concentra sulla zona centrale leggendo il
cerchio centrale del diametro di 8/12 mm. Qui sarà calcolata l'80% dell'esposizione, il restante 20% è
calcolato sull'area rimanente.
Spot
Misurazione di una zona molto piccola compresa in un cerchio del diametro di 2/4 mm, circa il 2/3%
dell'inquadratura.
CANON
Valutativa
Calcola l'esposizione su tutta la scena inquadrata. Misurazione standard ottimale adatta alla gran parte dei
soggetti
Parziale
calcola l'esposizione in una porzione centrale (9% circa) della scena al centro del mirino. Una sorta di
"spot allargato". Utile per i controluce
Spot
Misura una porzione piccola del soggetto/scena. Corrisponde circa al 2/4 % dell'inquadratura. Può
essere vincolata al punto di messa a fuoco AF scelto
Nello schema 1 il vertice A1 opposto al punto A cade a fuoco sul sensore. Cosa succede se un altro punto è
più vicino o più lontano rispetto al punto a fuoco? Poiché un obiettivo non può mai mettere a fuoco su due
piani diversi, mantenendo la stessa messa a fuoco dello schema 1 si avrà la situazione dello schema 2, in
cui il punto B1 proiettato dall’obiettivo casca dietro al sensore. Dato che la proiezione della luce è conica, la
superficie proiettata dal punto B, sul piano del sensore sarà un cerchio/circolo detto di confusione. Nel caso
dello schema 1 il cerchio è puntiforme, come il punto A che appare a fuoco, mentre nello schema 2 è un
cerchio e il punto B è fuori fuoco. Per risolvere il problema bisogna intervenire lavorando sul diaframma.
Unendo gli schemi 1 e 2, con il diaframma completamente aperto, abbiamo la situazione dello schema 3, il
punto A è a fuoco ed il punto B no. Basta chiudere il diaframma, e la circonferenza dei coni proiettati dai due
punti diminuisce (vedi schema 4). Come si può vedere, il cerchio di confusione del punto B è notevolmente
più piccolo, risultando così quasi a fuoco sul sensore. Il cerchio di confusione di un maggior numero di punti
nello spazio, davanti e dietro al punto a fuoco scelto, risulta più piccolo, il nostro occhio lo percepisce come
punto e non più come cerchio, mettendolo ugualmente a fuoco. Chiudendo il diaframma, aumenta la
profondità di campo e diminuisce l’effetto sfocato dato dal circolo/cerchio di confusione.
Il flash
è un dispositivo elettronico usato per fotografare in
situazioni ambiente di scarsa illuminazione. Il flash
emette un lampo di luce velocissimo – da 1/1000 a
1/50000 di secondo - a circa 5600 gradi Kelvin. Può
essere usato in automatico: al momento dello scatto
il flash eroga un lampo e questo viene riflesso dal
soggetto. La cellula fotoelettrica misura il lampo
riflesso, in base agli ISO e alla distanza del
soggetto, e provvede ad interrompere l’emissione
lampo non appena sia raggiunta la quantità di luce
Dato il NG, possiamo avere il diaframma
necessaria. In questo modo l’immagine viene da usare e la distanza a cui posizionare il
esposta correttamente. La sua potenza è un valore soggetto:
fisso, il Numero Guida NG scritto nel libretto delle
istruzioni della macchina fotografica se il flash è ● DISTANZA: NG 60 : diaframma F/8=7,5 m
interno o in quello del flash se questo è esterno. Il ●DIAFRAMMA : NG 60/7,5 m = F/8
●NG : diaframma f/8 x 7,5 m= 60
NG (riferito sempre a una sensibilità ISO 100)
permette di sapere fino a quale distanza il nostro
flash può giungere: basta dividere il numero guida
(NG) per l’apertura massima del diaframma della La luce è inversamente
fotocamera. Esempio: NG 20 diviso 4 (l’apertura di proporzionale al quadrato della
diaframma) ed il risultato è 5 (metri), cioè la distanza distanza tra la fonte luminosa e il
massima a cui il soggetto può trovarsi per una soggetto. Così raddoppiando la
corretta esposizione. Se impostiamo ISO diversi da distanza tra il flash e il soggetto,
100 la potenza del flash diminuisce/aumenta in l'area illuminata non raddoppia ma si
proporzione. quadruplica.
FLASH SU PRIMA/SECONDA TENDINA
prima tendina: sincronizzazione del lampo prodotto dal flash con l’apertura della prima tendina dell'otturatore.
Come? Si scatta, la prima tendina si apre e quando arriva a fine corsa scatta il flash, poi la seconda tendina
parte, si chiude e l’esposizione termina. FLASH SU PRIMA TENDINA: f/2.8, T 1,6 secondi, ob. 24-70 mm
seconda tendina:sincronizzazione del lampo prodotto dal flash prima della chiusura
della seconda tendina. Si scatta, parte un primo flash, sincronizzato sulla prima tendina,
il sensore è esposto alla luce per il tempo stabilito, poco prima della chiusura della
seconda tendina parte il secondo flash. La modalità flash su seconda tendina è detta
slow-synch/slow-flash/fill-flash/sincronizzazione lenta. Per Nikon: REAR.
POSSIBILITA’ DI SCATTO CON FLASH SU PRIMA
TENDINA E TEMPO DI ESPOSIZIONE LUNGO
Flash interno su prima tendina: f/4.5, T 2.5 sec, Flash interno su prima tendina: f/5, T 2
12 mm, ob. 10-20 mm sec., 14 mm, ob. 10-20 mm
regola dei terzi
Henri Cartier-Bresson:
dietro la Stazione di
Saint-Lazare, Parigi,
1932
A B C
Quando nell'inquadratura c'è un solo soggetto/punto di interesse, è meglio applicare la
regola della sezione aurea. Come? inserendo il soggetto leggermente più al centro rispetto
alla regola dei terzi, ai 5/8, meglio se a destra.
Concretamente cosa differenzia un'inquadratura applicando con la regola dei terzi da una
composta applicando la sezione aurea? Quest'ultima pone il soggetto più verso il centro,
ottenendo un solo punto di equilibrio, mentre quella con la regola dei terzi porta i soggetti
verso i bordi della fotografia, offrendo al lettore più punti di equilibrio.
UN RICHIAMO DI MATEMATICA
RICORDATE LE PROPORZIONI?
II formaggio sta ai maccheroni come il ketchup sta
all’hamburger
Con i numeri:
100:60 = 60:36
In parole povere: se divido 100 diviso 60 ottengo lo stesso
numero che ho se divido 60 diviso 36.
Cioè 1,6 periodico
Che si dice:
60 è medio proporzionale tra 100 e 36.
UN RICHIAMO DI MATEMATICA
Questo concetto si può applicare alla geometria.
Un segmento si può dividere come in questa figura
A B C
● Jean Baudrillard. Fotografia l'ombra del reale (articolo tratto da Ombre et Photo, a cura di Francois L'Yvonnet,
Paris, L'Herne, 2004, pag. 231-232. Articolo tradotto in italiano su La repubblica del 30/04/2009. Ne ho molte copie,
fatemi sapere se ne avete bisogno)
● Graham Clarke, La fotografia una storia culturale e visuale. Piccola biblioteca Einaudi Mappe
Geoff Dyer, L'infinito istante saggio sulla fotografia. Edizioni Einaudi
●
Olivier Lugon, Lo stile documentario in fotografia da August Sander a Walker Evans 1920/1945, Edizioni Electa
●
● Gabriele Basilico, Architetture, città, visioni. Riflessioni sulla fotografia. Bruno Mondadori
TRA I TANTI DI LIBRI SUI PIU’ GRANDI FOTOGRAFI VE NE SUGGERISCO ALCUNI DA ME PARTICOLARMENTE
AMATI
Cesare Zavattini Gianni Berengo Gardin, Un paese vent'anni dopo, Edizioni Einaudi Letteratura