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ANALISI PSICOLOGICA DELL’INTOLLERANZA

E DEL RAZZISMO

Mi sono spesso chiesto: come nasce, come si genera il fenomeno del


razzismo? Quali sono le cause più profonde dell’essere umano che ci
fanno pensare in modo falso ed illusorio che esiste una divisione, una
diversità o un elemento che ci separa l’uno dall’altro?

Vediamo come possiamo risolvere questo quesito che tormenta l’uomo da


secoli.

Intanto esaminiamo verso chi, verso quali categorie si può essere


intolleranti o nei casi estremi razzisti, ad esempio:

- Si può essere intolleranti verso chi è diverso da noi per cultura,


colore della pelle, religione, paese, credenze, ideali, mentalità,
ideologie politiche, usi e costumi ed altro.

- In definitiva possiamo dire che ciò che accomuna tutte le forme


di intolleranza e razzismo come elemento principale è “l’essere
diversi per qualche elemento”

- Così alcuni sono intolleranti verso coloro che hanno una


religione diversa dalla propria

- Altri sono intolleranti verso coloro che hanno una ideologia


politica diversa dalla propria

- Un’altra divisione razzista è data tra coloro che hanno una


cultura diversa dalla propria

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- Una delle forme di razzismo più malvagie sono quelle che si sono
avute (e che purtroppo in alcuni casi ci sono ancora) tra coloro che
hanno un colore della pelle diversa dalla propria

- Anche il paese dal quale si proviene può essere una “scusa” per
generare intolleranza e razzismo

- A volte si ha difficoltà ad accettare le persone diversamente abili,


perché possono suscitare dolore, tristezza, pietismo, impotenza,ecc.

- Persino le scelte sessuali possono essere oggetto di intolleranza,


come ad esempio la difficoltà nel passato ed ancora oggi ad accettare
persone omosessuali e bisessuali.

Come abbiamo potuto notare le forme di intolleranza e di razzismo vero


e proprio sono molteplici ma una cosa li accomuna tutte:

“l’essere diversi dalle altre persone per qualche elemento in


particolare”

Ma come nasce questa mentalità, questo modo di pensare irrazionale, a


volte inconscio di non accettare chi è diverso da noi?

Perché ritroviamo queste forme di intolleranza e razzismo da secoli in


tante popolazioni e perché non sono ancora sparite nell’era moderna?

Intanto possiamo dire che affinché esista una forma di intolleranza ci


deve essere una dualità, due persone, due popoli, due gruppi etnici,
due religiosi, ecc.

Poi il secondo elemento è: cosa prova una persona confrontandosi


con un’altra diversa da sé per qualche aspetto o qualche elemento?

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Alcune persone sono portate a pensare che ciò in cui credono, ciò che
pensano, il paese dove nascono, la cultura e la religione ricevuta, il
proprio colore della pelle, gli usi e costumi acquisiti, le proprie scelte
sessuali, siano un valore assoluto, cioè tutto ciò che fa parte del proprio
mondo e vissuto interiore è la verità, è la cosa giusta, è il punto di
riferimento assoluto, e tutto ciò che si discosta da questo è sbagliato,
bisogna cambiarlo.

Ma vediamo cosa può succedere in una persona intollerante a livello


emotivo, interiore, cosa suscita in lui la “diversità” degli altri rispetto al
proprio modo di essere e di vivere.

La persona intollerante o razzista di fronte ad una persona che è diversa


da lui può:

- Sentirsi attaccato

- Può pensare che la propria religione e le proprie idee possano essere


sbagliate.

- Può avere paura degli altri diversi da lui, perchè non li conosce bene, e
non sa come reagiranno, come si comporteranno con lui.

- Può pensare che uno o qualche aspetto diverso notato negli altri, possa
esserci, insinuarsi dentro di lui, e questo può generargli paura, può fargli
cadere un mondo addosso, un mondo in cui aveva creduto fino ad allora, e
questo a volte è intollerabile da accettare per lui/lei. Ad esempio
confrontarsi con un’altra religione può far nascere il dubbio che quella
religione è più adatta al proprio modo di pensare; oppure stando a contatto
con una persona instabile mentalmente, può far pensare che una parte di

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malattia mentale ci sia anche dentro di lui; stando vicino ad una persona
omosessuale, ci si può sentire a disagio perché si può immaginare che una
parte di omosessualità c’è anche dentro di lui; si può avere difficoltà ad
accettare anche usanze, cibi, rituali, modi di vestire, lingua, musica diverse
ed altro ancora, perché ci può crollare un mondo addosso, anche se in
realtà basta avere una mentalità più aperta pensando che il mondo è fatto
di persone diverse, di mentalità diverse, di colore della pelle diverse, di
religioni diverse, di usi e costumi diversi, e quindi perché noi dovremmo
avere in mano la verità assoluta di quello che pensiamo e crediamo?

Tutti questi aspetti diversi quindi può generare:

- la paura dell’altro

- la paura di perdere potere

- la difficoltà di mettersi in discussione

- la difficoltà ad accettare di non avere più una verità assoluta

- la paura di confrontarsi

- la paura di perdere qualcosa

- l’insicurezza

- la nascita di un dubbio

- il rinunciare a qualcosa in cui si era creduto da tanto tempo

- la difficoltà ad accettare che un aspetto diverso dell’altro vi


sia “dentro di noi”

- la paura che nasca una “destabilizzazione interiore” nel


confrontarsi con altri diversi da noi
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- la paura di perdere un equilibrio interiore

- non riescono ad immedesimarsi in un’altra persona

Tutto questo porta una persona che sente una diffidenza nell’altro, o lo
vede come un estraneo, nei casi più gravi come un nemico, o una minaccia
a causa della sua diversità nei propri confronti a far scricchiolare dentro di
lui idee, credenze, modi di comportarsi, stili di vita, cultura ed altro, così
anziché accettare il fatto che possa esistere anche un altro modo di
pensare, un altro modo di vivere, di credere, di mangiare, di vestirsi, di
agire o di comportarsi, di rapportarsi alla vita, ecc, questa persona
comincia ad avere paura, o a dubitare in ciò in cui ha fino ad allora
creduto, vissuto, sperato, praticamente è come se gli stesse crollando un
mondo che per lui era l’unico esistente fino a quel momento, e tutto questo
può generare in lui la mancanza di accettazione di una diversità non solo
esterna, nelle altre persone, ma esistente dentro di lui, nascosta fino a
quel momento.

Dal punto di vista psicologico le persone intolleranti, o che hanno


difficoltà ad accettare un aspetto diverso della vita, sono persone
egocentriche, narcisiste, nei casi più gravi di intolleranza sono persone
egoiste, hanno una paura inconscia profonda dell’altro diverso da sé,
hanno un senso di onnipotenza (che li porta a pensare di essere superiori
all’altro), pensano di avere la verità assoluta, hanno un pensiero di tipo
assoluto verso le cose (e non relativo, basato sul rispetto delle idee altrui)
hanno una mentalità chiusa, e tutti questi aspetti, se non vengono
esaminati, studiati o meglio ancora analizzati in una persona, possono
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dar luogo a un fanatismo esagerato, che può travalicare
nell’intolleranza, nella non accettazione dell’altro, nel razzismo, e negli
scontri etnici, che in realtà hanno una radice, una causa profondamente
psicologica, riguarda cioè il vissuto personale delle persone che lo
vivono.

Quelle persone che hanno invece una capacità ad accettare gli altri modi di
pensare, di credere, di vivere, che hanno un grande rispetto delle idee
altrui, degli altri modi di pensare, di agire, di vivere, queste persone hanno
una mentalità aperta verso ogni modo di fare e di pensare, tendono ad
essere altruiste, si sentono parte di un tutto, sono bendisposte ad accettare
modi diversi di pensare e di vivere, hanno una buona capacità di
relazionarsi con gli altri, hanno un pensiero relativo (e non assoluto ) sono
tolleranti verso gli altri, sono evoluti interiormente, sono persone sensibili
ed empatiche, sanno immedesimarsi in un’altra persona e sentire le
emozioni di un altro, inoltre non hanno paura di sentire una diversità
“dentro sé stessi”, una diversità che si scontra con un mondo in cui si è
vissuti ed educati sino ad allora.

Come vengono visti gli immigrati

Negli ultimi anni il fenomeno dell’immigrazione và aumentando, a


causa del fatto che nel mondo continuano ad esserci dei paesi in cui non
si muore di fame, o addirittura benestanti e ricchi, e dall’altra ci sono
paesi in cui la povertà ha raggiunto dei livelli incredibili, intollerabili
che possono portare ad una continua sofferenza o morte per le persone
che ci vivono, se gli altri paesi non li aiutano.

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Prima che si riesca tutti assieme a ridare autonomia e benessere a questi
paesi (ricordiamo l’Africa, molti paesi del sud America e dell’Asia) ci
vorranno anni.

Di conseguenza molti abitanti dei paesi poveri emigrano negli stati


ricchi, in cui non si muore di fame, in cui c’è possibilità di avere un
lavoro e quindi di mantenere la propria famiglia, ed in cui c’è la
possibilità di rifarsi una vita.

Ma andiamo ad analizzare qual è l’immagine che gli abitanti di un paese


ricco hanno rispetto agli immigrati poveri che raggiungono il proprio
paese che continuano ad aumentare, per cercare di inserirsi, per trovare
un lavoro, per comprare casa, e purtroppo alcuni anche per delinquere.

A livello inconscio quando vediamo che ci sono degli immigrati nel


nostro paese l’immagine che prevale è negativa a causa di questi
elementi che associamo agli immigrati:

- di solito c’è diffidenza perchè non conosciamo queste persone.

- pensiamo che ci possano togliere qualcosa

- pensiamo che stanno invadendo uno spazio che non è loro

- pensiamo che non tutti riusciranno ad integrarsi con la nostra

cultura e con le regole sociali del nostro paese

- c’è poca integrazione tra immigrati e autoctoni, vediamo cioè che


spesso gli uni e gli altri si chiudono in sé stessi, facendo gruppo tra di loro,
dialogano e comunicano tra di loro, ma poco con gli abitanti del luogo.

- non conoscendoli abbiamo un timore inconscio verso di loro

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- a volte inconsciamente ci sentiamo superiori a loro perché non parlano
bene la nostra lingua, perché abitano nel nostro paese, perché devono
adattarsi a noi e non viceversa, perché sono più poveri di noi, quindi può
esserci una sensazione di superiorità rispetto a loro.

Queste paure, questi disagi ed a volte le incomprensioni che possono


esserci tra autoctoni ed immigrati, ci portano a giudicare male la persona
immigrata, a volerla mandare via, in questo modo cerchiamo di risolvere i
nostri dubbi convincendoci che siamo nel giusto e loro (gli immigrati)
nell’errore e quindi devono andarsene, ma in realtà quando vogliamo
rimpatriare una persona immigrata, questo può significare per noi un modo
di eliminare tanti disagi, tante paure inconsce, tanti dubbi, per ristabilire
quel “falso equilibrio” che avevamo prima, continuando però ad avere
un’immagine distorta della situazione e delle persone immigrate

La cosa peggiora quando ci sono delle persone violente provenienti da altri


paesi che delinquono nel nostro.

In questo caso tutte le paure, le diffidenze, le intolleranze che avevamo


prima si rafforzano inconsciamente ed emotivamente, cosicché la
diffidenza, la rabbia e l’intolleranza aumentano sino a sfociare nel
razzismo vero e proprio.

Quando sentiamo dai telegiornali che un immigrato delinque, ruba, rapina


o uccide, spesso accade un fenomeno inconscio, quello della
“generalizzazione” in cui se la persona che delinque è di un dato paese, si
pensa che tutti o quasi tutti gli abitanti di quello stesso paese debbano
essere delinquenti, quindi spesso c’è una distorsione psicologica ed

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inconscia che ci fa pensare che ciò che fa una sola persona equivale a ciò
che fanno tutti, ma questa è un’illusione psicologica, non è reale.

Ragionando su questo fenomeno, possiamo constatare che esso appartenga


ad una dinamica prettamente psicologica, inconscia, emotiva, irrazionale
che deve essere analizzata e compresa affinché non diventi una legge a
livello personale o sociale.

Ora vediamo le emozioni, i vissuti che le persone non tolleranti possono


avere quando si trovano in contatto con immigrati che si trovano nel
proprio paese, le emozioni prevalenti possono essere:

- stupore

- paura

- incomprensione dell’altro

- fastidio

- tensione

- risentimento

- rabbia

- non sentirsi più liberi

Attraverso l’analisi dei fenomeni inconsci di cui ho parlato sopra, tutte


queste reazioni emotive negative possono cambiare col tempo:

- imparando a conoscere coloro che vengono da un altro paese, a


dialogare con loro, a comunicare con chi è diverso da noi

- imparando a capirli

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- identificandoci con loro possiamo sentire il loro dolore a livello
empatico, le loro difficoltà, e questo ci aiuta a rispettarli e ad
accettarli

- imparando ad accettare la loro diversità ed il loro modo


diverso di vivere, di pensare, di relazionarsi con gli altri, ecc

- imparando dai loro modi nuovi e diversi di vivere, possiamo


arricchire noi stessi interiormente ed evolverci tutti

- avendo una mente aperta verso di loro e verso il loro modo


differente di essere e di vivere

- avendo con loro uno scambio culturale, religioso, di pensiero

- superando la paura e la diffidenza che a volte ci accompagna

Come possiamo notare, il fenomeno dell’intolleranza e del razzismo ha


delle connotazioni prettamente psicologiche ed emotive, e si basa anche
e soprattutto su una visione unilaterale, piccola, chiusa, oscura, irrazionale
egoistica ed egocentrica della vita, dell’essere umano, del vivere insieme, e
della difficoltà di sentirsi parte dell’universo e non i padroni dell’universo.

Quando riusciremo a vedere il mondo come una grande famiglia, in cui


quando una persona ha bisogno di aiuto viene in modo naturale e
spontaneo aiutata dagli altri membri della “famiglia mondo”, piano piano
questi fenomeni psicologici inconsci spariranno dalla nostra mente.

Rolando Tavolieri

www.ti-aiuto.com

www.aiutopsicologico.org

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